Lezione Gli strumenti di vigilanza e la disciplina sull adeguatezza patrimoniale degli intermediari finanziari (Basilea 1 e 2)
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1 Lezione Gli strumenti di vigilanza e la disciplina sull adeguatezza patrimoniale degli intermediari finanziari (Basilea 1 e 2)
2 Obiettivi Analizzare la tassonomia degli strumenti di vigilanza Analizzare anche in termini evolutivi la disciplina sull adeguatezza patrimoniale degli intermediari finanziari, contenuta nelle recenti versioni dell Accordo sul Capitale (Basilea 2)
3 Gli strumenti di vigilanza Gli strumenti a disposizione delle Autorità di vigilanza per il perseguimento degli obiettivi di stabilità, efficienza, trasparenza e correttezza dei comportamenti sono comunemente classificabili in quattro categorie vigilanza strutturale vigilanza prudenziale vigilanza informativa vigilanza ispettiva
4 Gli strumenti di vigilanza La vigilanza strutturale è finalizzata ad incidere su i connotati strutturali del comparto, quali il numero degli operatori, la distribuzione delle quote di mercato, i prodotti offerti, ecc. Il fondamento teorico di tale approccio è legato alla relazione SCP: Struttura (del mercato) Condotta (degli intermediari) Performance (degli stessi e del mercato)
5 Gli strumenti di vigilanza Un elevato livello di concentrazione dell offerta (struttura) può generare comportamenti collusivi o conflittuali con conseguente scarsa attenzione all efficienza (condotta) con effetti pregiudizievoli per la clientela, in termini di prezzi elevati o scarsa qualità dei servizi offerti (performance) Pertanto, l intensità della concorrenza spiega la ricerca di performance sempre migliori con conseguente maggiore soddisfazione della clientela
6 Gli strumenti di vigilanza Nel contempo, però, l intensità della concorrenza, funzionale ai fini dell efficienza, non favorisce la stabilità, a causa dell eccessiva selezione degli operatori che può accentuare le situazioni di crisi I principali strumenti di tale categoria riguardano attivazione di barriere all ingresso del mercato, costituite ad esempio dal rilascio di autorizzazioni a contenuto più o meno discrezionale
7 Gli strumenti di vigilanza limiti posti al tipo o gamma delle attività che ogni categoria di intermediari (ogni singolo intermediario) può svolgere controlli sull assetto proprietario e organizzativo degli intermediari (operazioni di fusione, incorporazione, passaggio di controllo, ecc.) interventi amministrativi sulle quantità e sui prezzi dei prodotti e servizio offerti degli intermediari
8 Gli strumenti di vigilanza La vigilanza prudenziale è finalizzata a ridurre i rischi assunti dagli intermediari allo scopo dei mantenere condizioni di solvibilità e liquidità Le Autorità di vigilanza si limitano a dettare le regole del gioco oggettive definite ex ante Tra gli strumenti di tale tipo di vigilanza assumono rilevanza centrale i requisiti del capitale che impongono livelli minimi di patrimonio in funzione della rischiosità degli impieghi assunti
9 Gli strumenti di vigilanza Assolvono a tale tipologia di vigilanza le disposizioni di Basilea, come pure la Direttiva Solvency 2 per le imprese di assicurazione Rappresentano controlli del tipo prudenziali altresì i limiti alla concentrazione dei rischi, alla trasformazione delle scadenza e alle partecipazioni detenibili nonché i requisiti di professionalità e onorabilità richiesti a coloro che svolgono funzioni di amministrazione, direzione e controllo di intermediari finanziari
10 Gli strumenti di vigilanza La vigilanza informativa è costituita dall insieme dei controlli informativi diretti ad aumentare la trasparenza nei confronti del mercato nonché il flusso di informazioni verso le stesse Autorità Le informazioni richieste afferiscono a diversi aspetti quali la condizione economica, patrimoniale e finanziaria, l assetto organizzativo e proprietario, ecc. e hanno carattere periodico o episodico quando l Autorità ne ravvede la necessità
11 Gli strumenti di vigilanza Quando si parla di controlli di trasparenza e correttezza (cd. fair play regulation), la vigilanza informativa si riferisce a tutti gli strumenti volti a sanare la strutturale condizione di asimmetria informativa degli scambi finanziari Per trasparenza si fa riferimento alla chiarezza e completezza delle informazioni fornite agli investitori, i controlli di correttezza afferiscono viceversa alla verifica del rispetto delle norme di comportamento da parte degli intermediari
12 Gli strumenti di vigilanza La vigilanza ispettiva consiste nel controllo effettuato mediante verifiche condotte dall Autorità direttamente presso l intermediario per valutare quegli aspetti difficilmente comprensibili mediante il solo flusso documentale In tal senso, rappresenta il completamento naturale della vigilanza informativa Le ispezione possono avere carattere periodico ovvero avviate sulla base di necessità emerse dalle informazioni rese dall intermediario o da terzi
13 Gli strumenti di vigilanza Gli strumenti di vigilanza protettiva, infine, sono quegli strumenti utili a prevenire la crisi degli intermediari finanziari (ex ante) ovvero di quelli finalizzati a limitarne le conseguenze (ex post) La finalità di tali strumenti è quella di evitare che la situazione di crisi di una banca o intermediario finanziario generi effetti sull intero sistema finanziario (provocando il cd. effetto domino )
14 Gli strumenti di vigilanza In caso di situazioni di vigilanza protettiva ex ante, i sistemi di early warning consistono in flussi informativi tra Autorità e intermediario volti a cogliere tempestivamente i segnali di possibile crisi, al fine di apportare correttivi per scongiurare la definitiva crisi dell intermediario I principali interventi di early warning consistono in due interventi specifici: il Credito di Ultima Istanza (CUI) e l Amministrazione Controllata
15 Gli strumenti di vigilanza Il Credito di Ultima Istanza (CUI) è un finanziamento erogato dalla Banca d Italia per impedire che la condizione di illiquidità di una Banca si trasformi in insolvenza Con l immissione di denaro fresco si tenta di risolvere il momentaneo squilibrio tra flussi in entrata e quelli in uscita, garantendo l operatività e, soprattutto, scongiurando il fenomeno della cd. corsa agli sportelli e conseguente effetto domino sull intero sistema finanziario
16 Gli strumenti di vigilanza L amministrazione controllata, viceversa, consiste nella sostituzione dei precedenti organi decisionali ed esecutivi dell intermediario con i commissari straordinari, ai quali è affidato il compito di accertare la situazione dell intermediario, rimuovere le irregolarità/criticità e adottare qualsiasi provvedimento utile nell interesse dei creditori
17 Gli strumenti di vigilanza Gli interventi di vigilanza protettiva ex post afferiscono, viceversa, a fasi di crisi oramai conclamata dell intermediario Tra gli strumenti protettivi ex post troviamo la liquidazione coatta amministrativa nonché i sistemi di assicurazione dei depositi Nel primo caso, si tratta di una procedura di dismissione degli attivi e contestuale rimborso dei creditori
18 Gli strumenti di vigilanza Nel secondo caso, invece, si tratta degli interventi di assicurazione dei crediti che in caso di insolvenza della banca prevedono il rimborso dei cd. risparmiatori inconsapevoli Anche per gli interventi ex post la vigilanza protettiva tende ad evitare il verificarsi del cd. effetto domino
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20 Adeguatezza patrimoniale delle Banche (da Basilea 1 a 2) La prassi delle Autorità di vigilanza ha fatto registrare una progressiva riduzione del ricorso a strumenti di vigilanza strutturale a vantaggio di quelli di natura prudenziale A livello internazionale il modello prudenziale è riferito a tutte le tipologie di intermediari, in linea con la tendenza al superamento dei paradigmi di vigilanza istituzionale (o per soggetti ) puri, in atto nella gran parte dei sistemi finanziari
21 Adeguatezza patrimoniale delle Banche (da Basilea 1 a 2) Nell ambito della vigilanza prudenziale il capitale degli intermediari costituisce un elemento per garantire la stabilità e solidità degli stessi nonché dell intero sistema finanziario Sul finire degli anni 80 del secolo scorso, le Autorità di vigilanza internazionali riunite nel Comitato di Basilea sottoscrissero un accordo di convergenza sul calcolo dei requisiti patrimoniali minimi in funzione del rischio di credito per i gruppi bancari operanti a livello internazionale
22 Adeguatezza patrimoniale delle Banche (da Basilea 1 a 2) Tale accordo, comunemente definito Basilea 1, è stato recepito nella regolamentazione nazionale di oltre 100 paesi e nella Comunità Europea attraverso apposite Direttive In pratica, veniva stabilito un livello minimo di patrimonio di vigilanza espresso in percentuale (8%) della sommatoria delle esposizioni finanziarie ponderate per il rischio di ciascuna di esse (rischio specifico) e tenuto conto del rischio di mercato (rischio sistematico)
23 Adeguatezza patrimoniale delle Banche (da Basilea 1 a 2) A partire dalla seconda metà degli anni 90, Basilea 1 ha manifestato le proprie carenze con particolare riferimento all evoluzione delle tecniche finanziarie Il Comitato di Basilea ha, pertanto, condotto una sostanziale attività di revisione dell accordo che, a seguito di diverse consultazioni pubbliche dell intera comunità internazionale, ha portato alla pubblicazione del nuovo accordo nel 2004, aggiornato nel 2006, denominato Basilea 2
24 Adeguatezza patrimoniale delle Banche (da Basilea 1 a 2) In Basilea 2 è mutata la cornice di valutazione dell adeguatezza patrimoniale, evolvendosi da una struttura monopilastro (requisiti patrimoniali minimi) ad una basata su tre pilastri Il primo pilastro contiene la definizione dei requisiti patrimoniali minimi in relazione ai rischi di credito, di mercato e operativo
25 Adeguatezza patrimoniale delle Banche (da Basilea 1 a 2) Il secondo pilastro riguarda la valutazione dell intermediario finanziario sull adeguatezza patrimoniale minima di cui al primo pilastro, in funzione delle tipicità operative dello stesso nonché la revisione di tale valutazione da parte dell Autorità di vigilanza Il terzo pilastro stabilisce le informazioni, attuali e previsionali, che l intermediario deve dare al mercato con riferimento ai rischi assunti e al patrimonio di vigilanza
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27 Primo pilastro di Basilea 2: Requisito Patrimoniale Minimo Il primo pilastro rappresenta una revisione del requisito patrimoniale previsto da Basilea 1 Rispetto al precedente accordo, viene introdotto il rischio operativo, in aggiunta a quelli di credito e di mercato, nella determinazione del denominatore del Requisito Patrimoniale Minimo (RPM) vengono, altresì, stabilite la metodologie da utilizzare per determinare la ponderazione delle attività per il rischio di credito
28 Primo pilastro di Basilea 2: Requisito Patrimoniale Minimo Per rischio operativo, si intende la probabilità del verificarsi di perdite causate da disfunzioni dell intermediario a livello di procedure, organizzazione e sistemi interni ovvero da eventi esogeni, incluso il rischio giuridico ed esclusi quello strategico e reputazionale Le metodologie introdotte per la determinazione della ponderazione delle attività in ragione del rischio di credito sono la metodologia standardizzata e quella su rating interni
29 Primo pilastro di Basilea 2: Requisito Patrimoniale Minimo La metodologia standardizzata (Standard Approach) viene adottata dagli intermediari finanziari che adottano sistemi di risk management poco sofisticati dal punto di vista delle stime delle perdite ai fini di vigilanza In tali circostanze, le ponderazioni sono basate, ove esistenti, su valutazioni esterne della qualità creditizia; rating esterni forniti dalle istituzioni di valutazione esterna del merito di credito (ad es. Moody's, S&P, Fitch IBCA).
30 Primo pilastro di Basilea 2: Requisito Patrimoniale Minimo Le ponderazioni consentono di ridurre gli accantonamenti di capitale per gli impieghi verso le aziende con rating molto buoni, mentre per gli impieghi verso aziende con rating medi o senza rating, la ponderazione sarà neutrale (100%) in caso di rating peggiori o di esposizione scaduta, verso azienda in stato di insolvenza, il peso sarà superiore all unità e pari a 150%, richiedendo all intermediario un aumento del valore del patrimonio da detenere
31 Primo pilastro di Basilea 2: Requisito Patrimoniale Minimo Es. di ponderazioni di rischio P i nella metodologia standardizzata Da Da Da Rating S&P AAA a A+ a BBB+ a < BB- Senza rating AA- A- BB Imprese private 20% 50% 100% 150% 100% Considerata la bassissima diffusione in Italia dei rating esterni, questo approccio non produce particolari benefici alle banche
32 Primo pilastro di Basilea 2: Requisito Patrimoniale Minimo Gli intermediari finanziari dotati di strumenti di gestione del rischio più sofisticato possono adottare la metodologia basata su rating interni (IRB - Internal Rating Based approach) Tale metodologia consente di stimare il peso del rischio di credito per ciascuna esposizione sulla base di dati interni dell intermediario, relativi alle perdite effettivamente sostenute Tale metodologia prevede due approcci: di base e avanzato
33 Primo pilastro di Basilea 2: Requisito Patrimoniale Minimo Gli intermediari finanziari sono autorizzati dall Autorità di vigilanza a stimare i valori attesi delle variabili chiave che determinano le perdite: Probabilità di inadempienza - PD (Probability Default); Perdita in caso di inadempienza - LGD (Loss Given Default); Esposizione in caso di inadempienza - EAD (Esposition Amount Default); Durata residua dell esposizione M (Maturity)
34 Primo pilastro di Basilea 2: Requisito Patrimoniale Minimo Nell approccio di base la stima è riferita alla sola PD mentre per le altre si utilizzano stime regolamentari fornite dalla stessa Autorità di vigilanza Le stime dei parametri di rischio sono inserite in una funzione regolamentare stabilita dal Comitato di Basilea che determina l assorbimento patrimoniale (krc)
35 Primo pilastro di Basilea 2: Requisito Patrimoniale Minimo Per quanto attiene alla stima del rischio operativo, introdotto da Basilea 2, ai fini del dimensionamento del Requisito Patrimoniale minimo (RPRO) le metodologie di misurazione previste sono: Metodo di base Metodo standardizzato Metodi avanzati di misurazione
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