La società veneziana del Settecento tra pittura e teatro. «Pietro Longhi e Carlo Goldoni a confronto»

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1 ΑΡΙΣΤΟΤΕΛΕΙΟ ΠΑΝΕΠΙΣΤΗΜΙΟ ΘΕΣΣΑΛΟΝΙΚΗΣ ΤΜΗΜΑ ΙΤΑΛΙΚΗΣ ΓΛΩΣΣΑΣ ΚΑΙ ΦΙΛΟΛΟΓΙΑΣ ΠΡΟΓΡΑΜΜΑ ΜΕΤΑΠΤΥΧΙΑΚΩΝ ΣΠΟΥΔΩΝ: «ΙΤΑΛΙΚΗ ΓΛΩΣΣΑ ΚΑΙ ΠΟΛΙΤΙΣΜΟΣ» ΚΑΤΕΥΘΥΝΣΗ: «ΛΟΓΟΤΕΧΝΙΑ ΚΑΙ ΠΟΛΙΤΙΣΜΟΣ» La società veneziana del Settecento tra pittura e teatro. «Pietro Longhi e Carlo Goldoni a confronto» Η ενετική κοινωνία του Χίλια επτακόσια μέσα από τη ζωγραφική και το θέατρο «Συγκρίνοντας το Πιέτρο Λόνγκι με το Κάρλο Γκολντόνι» TERESA AIUTO ΜΕΤΑΠΤΥΧΙΑΚΗ ΕΡΓΑΣΙΑ ΕΠΙΒΛΕΠΟΥΣΑ ΚΑΘΗΓΗΤΡΙΑ: ΕΥΔΟΚΙΑ ΜΕΛΕΖΙΑΔOΥ ΔΟΜΠΟΥΛΑ ΘΕΣΣΑΛΟΝΙΚΗ 2017

2 Ringrazio vivamente la mia relatrice la Signora Evdokia Meleziadou che, con la dedizione e passione per il suo lavoro, mi ha spalancato le porte di un mondo in cui entravo in punta di piedi. Un altro affettuoso ringraziamento ad Angelos e Zafiris che non mi negano mai sostegno e comprensione anche quando non condividono completamente. 1

3 Indice INDICE 2 PREMESSA 3 VITE PARALLELE E IDENTITA DI INTENTI 6 BREVE INDAGINE STORICO SOCIALE DEL PERIODO E DELL AMBIENTE IN CUI I DUE ARTISTI OPERANO 12 PIETRO LONGHI. VITA E IDENTITA ARTISTICA 19 CARLO GOLDONI. VITA E IDENTITA LETTERARIA 24 CARLO GOLDONI - LA FINTA AMMALATA PIETRO LONGHI - LA DAMA AMMALATA 33 CARLO GOLDONI - IL VENTAGLIO PIETRO LONGHI - DAMA CON VENTAGLIO E CAVALIERE STESO SUL LETTO 39 CARLO GOLDONI - LA BOTTEGA DEL CAFFE PIETRO LONGHI - CONVEGNO DI GENTILUOMINI CHE PRENDONO IL CAFFE E FIGURE MASCHERATE IN UN CAFFE 45 CARLO GOLDONI - L AVVOCATO VENEZIANO PIETRO LONGHI - GLI AVVOCATI 55 CARLO GOLDONI - IL GIUOCATORE PIETRO LONGHI - I GIOCATORI DI CARTE,LA PARTITA A CARTE, LO SVENIMENTO O LA PARTITA A CARTE INTERROTTA. 63 CARLO GOLDONI - IL CAMPIELLO PIETRO LONGHI - LA FURLANA, LA VENDITRICE DI FRITOLE, THE FRITOLE SELLER 78 CONCLUSIONI 86 APPENDICE FOTOGRAFICA 92 RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI 109 SITOGRAFIA 111 2

4 Premessa La società veneziana in genere e quella del 700 in particolare ha esercitato sempre su chi scrive un grande fascino accompagnato a stupore. Quei ricchi signori aristocratici raffigurati nei quadri del periodo che con abiti preziosi ed eleganti, con parrucche e nei finti rivolgono all osservatore uno sguardo vacuo e indifferente sia che partecipino a una festa, a una partita a carte o a un momento più intimo come una cioccolata mattutina, e quei contadini con lo sguardo inespressivo, la cui unica ambizione è quella di gustare una polenta calda, suscitano una grande curiosità mista a un desiderio, altrettanto grande, di approfondire la conoscenza di questo mondo proprio attraverso l analisi di queste raffigurazioni accompagnata dall analisi parallela di testi teatrali. Il teatro infatti era un altra delle massime espressioni artistiche del Settecento veneziano e direttamente collegata alla vita della società. I libretti teatrali documentano in modo fedele le caratteristiche rilevanti di essa, il modo di pensare e il temperamento dei membri che ne fanno parte. Nei monologhi, nelle battute vengono svelati i valori imperanti e quelli emergenti. A seconda che l autore sia conservatore o progressista nell opera teatrale viene dato rilievo ai valori delle generazioni precedenti o alle istanze sociali nuove nate dall esigenza della società di stare al passo con le idee nate negli altri paesi europei. In entrambi i casi però ne emergono i valori che convivono, in modo a volte antitetico, in un determinato periodo storico. I due autori le cui opere verranno studiate nel presente lavoro sono Pietro Longhi per la Pittura e Carlo Goldoni per il Teatro. I motivi per cui si è operato un tale accoppiamento sono così numerosi che verranno ampiamente spiegati in un un capitolo a parte, per il momento basti affermare che molto raramente si può trovare una corrispondenza più riuscita tra un pittore e uno scrittore tanto da creare opere con lo stesso titolo o mettere in evidenza uno stesso personaggio o un usanza o un costume della società, di quella veneziana settecentesca nel nostro caso. Obiettivo del presente lavoro è individuare proprio 3

5 queste immagini o fenomeni comuni studiando l espressione pittorica e letteraria e capire se affrontando lo stesso tema, il pittore e lo scrittore, hanno rilevato lo stesso aspetto o aspetti diversi della società e dei suoi membri e coglierne le differenze nel caso esse sussistano. In altri termini si cercherà di capire, per dirla con un espressione metaforica se la pittura e la letteratura, nel nostro caso, parlano la stessa lingua. Dal punto di vista strutturale, nella stesura dello studio, si procederà in un primo capitolo a un ampia spiegazione dei motivi dello studio parallelo dei due autori, successivamente seguirà una breve esposizione del periodo sociale in cui vivono e operano, in modo da poter distinguere le istanze sociali dalle singole sensibilità artistiche. I due successivi capitoli riporteranno cenni biografici, pensiero e tematiche dominanti dei due autori per dar modo anche a chi non li conoscesse, perchè mai prima attratto da questo tipo di arte, di conoscerli e capire la successiva analisi. Nei capitoli successivi si procederà all analisi parallela delle opere con lo stesso tema e infine se ne trarranno le conclusioni. Lo studio come si è precedentemente affermato avrà ad oggetto opere con lo stesso titolo o opere il cui titolo corrisponde a un personaggio, un fatto o un episodio centrale dell opera dell altro autore. La produzione di tutti e due gli autori è immensa, quindi è stato necessario circoscrivere il campo di azione, soprattutto nel caso di Goldoni il quale ha prodotto opere di natura diversa, e si è deciso di limitare l indagine alle commedie, mentre relativamente a Longhi, si sono esclusi i dipinti religiosi e i ritratti e ci si è limitati alle iconografie riguardanti momenti di vita veneziana. Dopo uno studio generale dei due autori e della loro produzione, si sono letti attentamente cataloghi con i titoli delle loro opere. Ci si è serviti di fonti cartacee come monografie dei due autori o virtuali usando le parole chiave Goldoni-opere e Longhi-opere, nel secondo caso di grande aiuto ci sono stati gli archivi fotografici di Alinari. Operando in questo modo si sono individuate cinque opere con denominazioni o temi corrispondenti che per maggiore chiarezza vengono riportati nella presente tabella: 4

6 Carlo Goldoni - Commedie La finta ammmalata Il Ventaglio La bottega del caffè L avvocato veneziano Il Giuocatore Pietro Longhi - Dipinti La dama ammalata Dama con ventaglio e cavaliere steso sul letto Convegno di gentiluomini che prendono il caffè, Figure Mascherate in un Caffè Gli Avvocati I giocatori di carte, La partita a carte, Lo svenimento o La partita a carte interrotta. Dallo studio generale fatto e dalle opere lette si sono individuati altri due casi in cui, pur non essendoci titoli esattamente corrispondenti, due dipinti di Longhi precisamente: La venditrice di frittole e la Furlana corrispondono rispettivamente a uno dei personaggi e a uno dei momenti determinanti del Campiello e si è deciso di estendere l analisi anche a queste ultime opere.quindi la surriportata tabella deve essere integrata da una riga: Carlo Goldoni - Commedia Il Campiello < La furlana La fritolera Pietro Longhi - Dipinti La Furlana La venditrice di Fritole, The Fritole seller A questo punto si conclude sperando che un altro ricercatore di maggior intuito trovi interessante la ricerca e possa trovare altri argomenti comuni continuando l analisi e permettendo di conoscere ancora meglio questo periodo storico e il modo di pensare di coloro che hanno determinato la storia di questa importante Repubblica. 5

7 Vite parallele e identità di intenti Raramente succede che due artisti costituiscano l uno il corrispondente dell altro in due campi così diversi come possono essere, nel nostro caso, il contesto letterario-teatrale e quello figurativo. Eppure i nostri due artisti lo sono da tutti i punti di vista. Entrambi ebbero gli ideali e le aspirazioni comuni, le medesime doti lo stesso spirito di osservazione e si servirono entrambi degli stessi mezzi, occupando, [...] il medesimo posto nella storia dell arte loro. 1 A dimostrazione di ciò si potrebbe partire da argomentazioni di minore importanza riguardanti la loro vita e il loro modo di agire e di porsi e approdare successivamente a quelle più serie riguardanti l obiettivo della loro attività. Nati entrambi a Venezia a sei anni di differenza l uno dall altro, hanno sin dall adolescenza idee chiare su ciò che desiderano fare nella loro esistenza. Sostenuti da genitori che incoraggiano le loro inclinazioni, fanno le loro scelte in modo indipendente nonostante vivano in una società di tipo conservatore in cui i genitori decidono per i figli anche su temi di carattere personale o sentimentale. Passano la prima parte della loro esistenza artistica nella ricerca del genere che meglio avrebbe potuto far emergere il loro innato talento. Longhi, infatti, prima di dedicarsi alle piccole tele con scene di reali e comuni attività popolari e borghesi che lo resero famoso, si cimentò nella relizzazione di grandi affreschi e a dipinti di carattere religioso non disdegnando neppure la ritrattistica, così come Goldoni si impegnò nella composizione di melodrammi e drammi giocosi, intermezzi per musica, tragicommedie prima di specializzarsi nelle commedie grazie alle quali ebbe successo non solo fra i contemporanei ma anche fra i posteri. Entrambi i nostri autori anche dal punto di vista formativo mirano direttamente all obiettivo, i loro studi non sono generici, riguardano la loro attività e più precisamente la lettura di testi teatrali antichi e contemporanei, italiani ed europei per il nostro poeta di teatro 2 mentre lo studio di pittori e tecniche pittoriche veneziane con 1 Ravà A. (1909) Pietro Longhi in Angeli D. Collezione monografie illustrate Serie:Pittori, Scultori, Architetti. Istituto Italiano d arti grafiche, Bergamo p Petronio G.(1993) L attività letteraria in Italia Palermo, Palumbo p

8 l attenzione rivolta anche ai maggiori esponenti delle arti figurative europee per il nostro poeta dell immagine. Amanti della vita ne godono tutti gli aspetti sia quelli spirituali che quelli prettamente materiali. Il tranquillo Longhi fra un opera e l altra non disdegna «le luganeghe» o il «vino» che il calcografo Remondini gli inviava. 3 Goldoni ci si presenta nelle Memorie una persona pacifica che ama però il rischio, il gioco, i viaggi, le gioie provenienti da avventure fugaci con il gentil sesso ma anche la serenità di un rapporto duraturo. Vivere e conoscere intensamente la vita in tutti i suoi aspetti, inserirsi in tutte le sue pieghe e i suoi risvolti non è forse un modo per rappresentarla meglio? Ed è proprio la rappresentazione della vita quello che essenzia e unisce le opere dei due artisti. Tutti gli aspetti della vita veneziana, i vizi e le virtù, l attività e l inoperosità, le abitudini e i divertimenti costituiscono immagini nelle tele longhiane, creano corrispondenti immagini nello spettatore o nel lettore delle commedie goldoniane. E i Veneziani non soffrivano ad essere rappresentati anche nelle situazioni più umili e non proprio edificanti e lo dimostra il successo fra i contemporanei delle opere dei due autori. 4 Forse perchè coglievano che ciò che si metteva in scena era la loro esistenza, era il vero e che proprio quel vero, quel naturale avrebbe permesso ai posteri di conoscere con la precisione di un documento giornalistico, la storia non delle grandi imprese ma della vita quotidiana del Questi due grandi artisti consapevoli che di quella vita e di quella realtà fanno parte, ma non ne costituiscono parte eletta e giudicatrice, semmai semplici membri, mettono in gioco se stessi, tutti e due si autorappresentano in alcune delle loro opere. Longhi compare nel suoi dipinti: Pittore nello Studio, 5 intento a ritrarre una damina con cicisbeo,[...] nel Convegno di Gentiluomini 6 che prendono il caffè, 3 Pignatti T. (1975)Pietro Longhi dal disegno alla pittura Venezia, Alfieri p. 5 4 Orlandi P. A.nell Abcedario pittorico parlando di Pietro Longhi nel 1753 scrive: Con tale abilità salì a grande credito, ele sue opere si pagano a grandi prezzi. in Romanelli G.(1993) Longhi Elekta, Milano p. 60 Goldoni nelle Memorie parlando della sua Putta Onorata una delle sue primecommedie dice: La Putta onorata, che aveva fatto la chiusura dell anno comico 1748, fu ripresa in apertura dell anno seguente, si sostenne sempre con il medesimo successo... Goldoni C. (1787) Memorie, a cura di Bosisio P. ( 1993) Milano, Mondadori Mémoires II, IV p Appendice fotografica foto n. 1 6 Foto p. 45 7

9 [...] nella Conversazione fra Gentiluomini di Standford[...] e in un Salotto un po ammuffito, fra personaggi quasi caricaturali (già Crema, Stramezzi). 7 Goldoni emerge chiaramente dai panni de L Avventuriero Onorato e come il Coadiutore di Cancelleria delle Baruffe Chiozzotte. Riguardo alla loro attività muovono da posizioni altamente conservatrici per approdare poi a metodi di espressione e rappresentazione vicini agli ideali illuministici e scientifici. Non si dimentichi infatti che, Goldoni inizia la sua Riforma recependo le esigenze di rinnovamento del teatro promosse dai membri dell Arcadia così come è noto che Longhi per rappresentare il vero si valga, come mezzo di espressione, del linguaggio della radicata tradizione pittorica del Rococò 8 ed è questa una delle ragioni per cui si attirano le critiche dell ala conservatrice dei rispettivi avversari. Ma i tratti comuni non si esuriscono nelle similitudini riguardanti la personalità e i metodi di indagine, quelle più importanti riguardano il contenuto delle loro opere. Giandomenico Romanelli (1993) ha sostenuto che: Nessuno può nutrire dubbi sul fatto che vi siano radici teatrali in senso proprio- nel modo in cui Longhi mette-in-scena-i suoi quadri. 9 Le sue carriere, cioè le sue creazioni di serie di opere riguardanti un unico tema non hanno forse come fine ultimo quello di raccontare una storia che costituisce un aspetto dell esistenza? E, procedendo per astrazione inversa, i popolani litigiosi del Campiello o delle Baruffe Chiozzotte, nel caso in cui venissero rappresentati pittoricamente, avrebbero un gesticolare molto diverso da quello delle scene di vita contadina e popolare di Longhi? Amore per il vero e il naturale caratterizza l opera di tutti e due, ma non solo, molti altri valori e abitudini appaiono con la stessa carica espressiva pur nella diversità del veicoli di espressione. Uno di questi è il legame con il passato in contrasto con la presenza di nuove ideologie e istanze sociali provenienti dall ideologia illuminista ai primi albori. In Goldoni lo ritroviamo nelle controversie tra vecchie e nuove generazioni dei Rusteghi mentre in Longhi si concretizza nei diversi ritratti di dogi che rappresentano la grandezza di un passato glorioso in contrasto 7 Pignatti T. (1975) Pietro Longhi dal disegno alla pittura Alfieri, Venezia p. 4 8 Pedrocco F.(1998) Longhi Art dossier Giunti, Firenze p.33 9 Romanelli G.(1993) Longhi Elekta, Milano p. 11 8

10 con la banalità di un Ritratto di famiglia 10 (che di grande ha, ormai, solo il nome) o addirittura con la quotidianità frivola della pettinatura di una dama 11. Pietro Longhi usa un linguaggio pittorico classico, questo linguaggio aggraziato e artefatto nelle pose dei personaggi longhiani può essere paragonato al linguaggio di frasi fatte utilizzato dal Goldoni per far parlare i suoi personaggi. La posa tanto raffinata, armoniosa ed equilibrata quanto falsa ed esagerata del servitore di colore che porge la lettera alla dama, nel dipinto La consegna della lettera del servo moro 12 può essere paragonato ai tanti saluti tanto ossequiosi quanto sdolcinati pronunciati dai personaggi goldoniani quale quello pronunciato dal cavaliere di Ripafratta nella Locandiera: Amici vi sono schiavo (rivolgendosi al conte e al marchese, ultime parole scena III). Il Longhi inoltre ricerca minuziosamente il vero seguendo una personalissima struttura narrativa in cui i singoli elementi delle sue serie tematiche costituiscono le tessere di un puzzle che completo ha, non solo, lo scopo di narrare la società veneziana in generale, ma anche quello di decriverne i diversi momenti e gli aspetti più reconditi. Nel fare ciò ripete gli stessi personaggi e gli stessi oggetti con la stessa simbologia, si pensi al fuso e conocchia nelle Lavandaie, 13 alla vecchia di bruttissimo aspetto che svolge il ruolo di intermediaria, al giovanotto presente nell Allegra coppia, nelle Filatrici e nella Polenta. 14 Allo stesso modo come ha sostenuto Petronio quando di dietro le quinte, entra a dire la sua, Pantalone, è un soffio, sempre, di sanità morale e di buon senso, è la voce veramente di un umanità superiore. 15 In altri termini gli stessi personaggi rappresentano sempre gli stessi valori morali, gli stessi vizi o le stesse virtù. Elementi questi affrontati con lo stesso umorismo e la stessa ironia. Era stato lo stesso Goldoni, a cui il pittore era legato da una profonda amicizia, 16 che cogliendo il fatto che le loro attività, nonostante la diversità dei fronti artistici, si muovevano parallelamente ed elogiando la pittura longhiana, gli 10 Appendice fotografica foto n Ivi foto n.3 12 Ivi foto n 4 13 Ivi foto n 5 14 Ivi foto nn.6,7,8 15 Petronio G. (1971) Carlo Goldoni Commedie Milano, Rizzoli, vol I p Nifosi G.(2008) Arte in opera Dal naturalismo seicentesco all impressionismo vol.4 Bari, Laterza 9

11 ha dedicato il sonetto, noto a tutti gli studiosi: Longhi, tu che la mia musa sorella/ chiami del to pennel che cerca il vero e l ha citato in più opere. 17 L aspetto però che forse più li accomuna e li rende degni della loro fama è il fatto che tutti e due nel rappresentare questo vero questo naturale non hanno avuto precedenti sono stati degli innovatori, Goldoni creando un tipo di commedia nuova, senza le vecchie maschere, meno lasciva, diversa nella forma e nei contenuti mentre Longhi introducendo un tipo di pittura con carattere straordinariamente nuovo per quell epoca caratterizzato da qualità e cadenze assolutamente originali e innovatrici nel panorama pittorico veneziano. 18 Non solo, egli si distingue, anche fra i contemporanei europei specializzati nello stesso genere per la diversità di linguaggio e la delicatezza dei toni. Sintetizzando in poche parole ciò che si è riferito in modo più esteso, tra i due autori si sono individuate le seguenti affinità: Origini e generazione comuni Venezia, Longhi:1701 Goldoni: 1707 Affinità caratteriali Stesso atteggiamento positivo nei confronti della vita e dei propri simili. Amicizia Goldoni dedicò al pittore un sonetto e lo citò in alcune Chiarezza degli obiettivi sin dalla più tenera età Periodo di ricerca del genere più congeniale nell ambito del settore artistico scelto opere definendolo amico Longhi entrò giovanissimo nella bottega del Balestra. Goldoni a 11 anni leggeva commedie di Cicognini. Goldoni: compone altri generi teatrali prima delle commedie. Longhi: dipinge grandi affreschi e dipinti religiosi prima delle scene di vita 17 Romanelli G.(1993) Longhi Milano Elekta, p.5 18 Ivi p.7 10

12 Autorappresentazione opere nelle Inizio da posizioni conservatrici e approdo a principi illuministici Passato e nuove ideologie nella stessa opera Uso di elementi artefatti e ridontanti Uso di personaggi e oggetti simbolici veneziana. Goldoni Avvocato veneziano ecc. Longhi Convegno di gentiluomini ecc. Goldoni parte dall Arcadia Longhi inizia dal Rococò Goldoni: I Rusteghi Longhi:Il parrucchiere Goldoni: espressioni esagerate e ridontanti Longhi: pose esagerate e artefatte Goldoni: Pantalone=saggezza borghese Longhi: conocchia e fuso= sessualità, prostitute Innovazione Goldoni: nuovo tipo di commedia riformata Longhi: nuovo tipo di pittura con cadenze originali Forte aderenza al reale Goldoni: Porta in scena caratteri reali. Longhi: Dipinge scene di vita reale. 11

13 Breve indagine storico sociale del periodo e dell ambiente in cui i due artisti operano Tanti sono gli elementi che contribuiscono alla formazione di un essere umano che ne forgiano il carattere e ne definiscono l entità fisica e sociale. Tra questi fondamentali appaiono l ambiente e contesto storico e sociale. I luoghi e la loro conformazione, le concezioni imperanti, le crisi, gli entusiami collettivi e le aspettative sociali permeano di sè inevitabilmente le azioni e le opere dei singoli individui. Per questo appare doveroso, prima di esaminare le differenze e le similitudini dell opera dei due artisti, far precedere una rapida analisi del periodo storico in cui essi vissero e crearono le opere che oltrepassando quel contesto sono giunte fino ai nostri giorni. Venezia agli inizi del Settecento aveva perso moltissimo della forza e del prestigio che l avevano caratterizzata nei secoli precedenti in cui era signora incontrastata dei mari e della terraferma. Molti sono gli storici che definiscono il settecento veneziano come un periodo di declino e di decadenza che costiuì il preludio della sua fine ad opera di Buonaparte. 19 Certo è che, sia sul piano della politica internazionale che su quello mercantile, la passività è l elemento caratterizzante di quest epoca. Al centro delle controversie europee riguardanti il trono spagnolo la Serenissima decide per una posizione di neutralità. Le era stato chiesto sostegno da ambedue le parti in contrasto sia da Luigi XIV tramite il cardinale Cesare d Entrées che dall imperatore Leopoldo tramite il suo ambasciatore il conte von Lamberg. I membri del Governo della Repubblica decisero di restare al di fuori del conflitto scoppiato immediatamente dopo. Restare al di fuori del conflitto non servì pero a proteggerla dalle conseguenze. I suoi territori vennero devastati dal passaggio degli eserciti e i suoi mari e i corsi d acqua divenuti teatro di battaglie navali erano 19 Del Negro P. (1998) L'ultima fase della serenissima - La politica: La fine della repubblica aristocratica Cap.III Enciclopedia Treccani. Disponibile da ultima-fase-della-serenissima-la-politica-la-fine-della-repubblica-aristocratica_%28storia-di- Venezia%29/ Data di accesso 10/6/

14 divenuti incontrollabili. La fine del conflitto lascia, in questa fase, i confini di Venezia quasi inalterati. Costretta suo malgrado a prendere parte a un altro conflitto per iniziativa della Turchia questa volta, dopo i primi sviluppi negativi, si allea con l impero austriaco e un po grazie all aiuto di questi, un po grazie al caso rappresentato da un devastante temporale, riesce a salvare l assediata Corfù. Nel 1718, precisamente il 21 luglio,viene firmato il trattato che stabilisce definitivamente i confini. Da questo momento in poi nasce la coscienza, non solo nelle aule del potere decisionale ma anche tra i cittadini comuni, che l epoca della grandezza è finita e gli sforzi devono essere rivolti a mantenere a qualsiasi prezzo la stabilità. John Julius Norvich (1989) esprimendo il rammarico dello storico, abituato a dilungarsi menzionando imprese e azioni, per il fatto di dover descrivere circa un secolo in un solo capitolo, riferisce che, successivamente alla pace di Passarowitz: I dogi vengono e vanno; ma gli aspetti importanti dei loro dogadi non sono tanto nelle cose che fecero ma piuttosto in quelle che riuscirono a non fare, le guerre che evitarono, le alleanze che sfuggirono, le responsabilità che ignorarono. 20 Il governo della Serenissima trascura la sua flotta navale da guerra, i cantieri navali veneziani non conservano il primato che avevano detenuto nelle gloriose epoche passate, le vecchie galee di costruzione veneziana sono superate da nuove imbarcazioni estere più snelle, più agili e più economiche in quanto non necessitavano di personale che remasse. La situazione non era migliore per il settore mercantile. I mercanti veneziani riducono le loro pretese, i loro commerci, un tempo di prodotti esotici, soccombono ai nuovi concorrenti stranieri soprattutto olandesi. La Serenissima ripiega sul commercio di prodotti locali come olio d oliva, vino, sale e uva passa. Ma la cosa più umiliante era che Alvise Moceningo iniziò la sua carica con la conclusione di trattati con i governi di Tripoli nel 1764 e del Marocco nel 1765 con cui Venezia si impegnava per i versamenti annuali di complessivamente sessantamila ducati in cambio del diritto di navigare senza molestie in quei mari di cui una volta era 20 Norwich J.J. (1989)Storia di Venezia Dal 1400 alla caduta della Repubblica Mursia, Milano p

15 incontrastata signora 21 Che la fine fosse vicina era una sensazione percepita da parte degli uomini di potere più oculati, infatti Giacomo Nani nel 1871 intitola la relazione da presentare al senato come rendiconto del suo operato I principi d una amministrazione ordinata e tranquilla. In essa si avverte non solo la coscienza di una fine imminente della Repubblica ma anche quella che niente si sarebbe potuto fare per cambiare la situazione. Stando così le cose, qualsiasi riforma appariva inutile, se non dannosa. Venezia doveva invece puntare ad un'amministrazione ordinata e tranquilla, che le avrebbe consentito, tra l'altro, di mascherare la sua impotenza nei riguardi della Terraferma. L'ordine e la tranquillità non erano, in questo caso, soltanto gli indispensabili ingredienti della ricetta politica cara ai conservatori d'ogni tempo e latitudine, ma anche e soprattutto lo strumento che doveva evitare che la Repubblica colasse a picco nel peggiore dei modi 22 Se questo è lo svolgersi degli eventi, dal punto di vista storico e politico, la reazione dei Veneziani nella loro quotidianità può apparire anacronistica e contraddittoria se non si esamina dall aspetto prettamente umano e psicologico. Venezia conscia del suo destino, quasi come un essere umano, non potendo confidare nel futuro, rifugge un presente poco glorioso e si rifugia nella memoria delle glorie passate. Il Settecento è un secolo sovente fustigato dai critici e dai moralisti tradizionali, dai quali è caratterizzato come un'epoca rigurgitante di corruzione e di decadenza. 23 L ineluttabilità del tramonto rende i veneziani avidi di vita, non potendo migliorare il destino già segnato della Repubblica, decidono di migliorare le loro esistenze individualmente e collettivamente godendo appieno di ciò che la vita gli offre proprio in quest ultimo periodo. Così abbelliscono le loro abitazioni dotandole di bellissime e fastose facciate, arredano 21 Ivi p Del Negro P. (1998) L'ultima fase della serenissima - La politica: La fine della repubblica aristocratica Cap.III Enciclopedia Treccani. Disponibile da ultima-fase-della-serenissima-la-politica-la-fine-della-repubblica-aristocratica_%28storia-di- Venezia%29/ Data di accesso 10/6/ Fonsato A.M. (1992) Giudizi letterari di Isabella Teotochi Albrizzi nel carteggio inedito della raccolta Piancastelli. Department of Italian Mc GilI University, Montreal p

16 le loro case con suppellettili di lusso. I mobili di quel periodo si distinguono per le opere di intaglio, gli stucchi rilevati e dorati e soprattutto per lo splendido colore delle lacche nella delicata eleganza della forma, 24 lampadari e specchiere di vetro di Murano troneggiano nelle sale dei ricevimenti, finissime porcellane arricchiscono gli incontri per il caffè. Dal punto di vista sociale tra gli aristocratici si diffondono nuovi modi di evasione rappresentati dall arte e dalla musica. Frequenti sono le rappresentazioni teatrali di prosa e di lirica. Giocolieri, indovini, acrobati e cantastorie rallegrando le viuzze, campi e campielli divertono invece i ceti meno abbienti. Aristocratici e popolani, uomini e donne, laici e clerici, coperti dalle maschere che favoriscono l anonimato, realizzano una improvvisata e involontaria democrazia sociale quando insieme si abbandonano al gioco d azzardo nelle case da gioco e nei ridotti. Di bische e casinò ce ne erano ovunque. Il più frequentato era il Ridotto 25 che nel 1774 venne soppresso dal Governo.[...] I rimedi furono subito trovati e tutto si trasformo in un ridotto: i salotti, i caffè, le case delle cortigiane. 26 Una sfrenata libertà morale ed etica caratterizzava le istituzioni sociali più importanti e i costumi del tempo. Tra gli aristocratici la famiglia era intesa più che altro come famiglia d origine e aveva come scopo la conservazione del patrimonio. Tra figli maschi, non tutti quelli che componevano il nucleo familiare, avevano diritto a sposarsi ma solo uno, gli altri si rivolgevano per soddisfare i loro bisogni fisici e affettivi alle innumerevoli cortigiane che con la loro spregiudicatezza rallegravano la loro esistenza. Le figlie femmine avevano più che altro lo scopo di trovare un marito che gli dava la possibilità di liberarsi dall autorità paterna passando a quella del marito che era meno rigida e più divertente. Il rapporto fra marito e moglie era spesso superficiale: entrambi avevano amanti, figli illegittimi, ed una congerie di altri ruoli e attività 27. Molte donne 24 Panizzuti P. (2012) L artigianato e l arte del 700 a Venezia, sguardo all interno della vita quotidiana Venezia Nascosta Pensieri, Storie, Misteri. Disponibile da Data di accesso 18/6/ I ridotti erano le case di gioco dell epoca, il Ridotto per antonomasia era quello di Palazzo Dandolo a San jose. Dei ridotti si parlerà in modo più esteso e analitico alle pp del presente lavoro. 26 Savani L. (2009) La serenissima repubblica di Venezia. Storia italiana. Disponibile da Data di accesso 18/6/ Fonsato A.M. (1992) Giudizi letterari di Isabella Teotochi Albrizzi 15

17 sposate si facevano accompagnare dai cosiddetti cicisbei che facevano le veci dei loro coniugi assicurandogli le cure e la devozione che dai legittimi compagni non ricevevano, forse perchè anziani e presi dagli affari. Testimonianza concreta di questo stato di fatto costituisce il caso di Isabella Teotochi Albrizzi che, costretta dalla famiglia a sposare un uomo che detestava, passò di amante in amante. Regina dei salotti veneziani, svezzò sessualmente l allora giovanissimo Ugo Foscolo. 28 Suscitò scandalo anche il comportamento di Marina Querini Benzon che arrivò a prostituirsi in un bordello solo per avidità di piaceri. Queste dame coprivano il loro comportamento libertino, i loro amori liberi e sfrontati con l interesse artistico e letterario. Imitando una tendenza francese del periodo, creavano dei salotti grazie ai quali si circondavano di poeti, musicisti, letterati e artisti. Il loro obiettivo principale era quello di far risaltare, l eleganza la bellezza e il talento di cui erano dotate. 29 Moralmente non molto diversa era la sorte delle rappresentanti il sesso femminile che restavano nubili e andavano a popolare i numerosi conventi esistenti all epoca. Questi non erano solo luoghi di preghiera ma luoghi di licenziosità che era appena superata da quella delle case da gioco e dei ridotti. 30 Le suore ricevevano in parlatorio i loro spasimanti; a Carnevale uscivano mascherate e scollate servendosi delle giovani converse come mezzane per le loro tresche. Il De Brosses racconta che nel 1737 scoppiò una rissa fra i monasteri che si contendevano l onore di fornire un amante al nuovo Nunzio Pontificio. 31 Una delle amanti di Giacomo Casanova fu una monaca di alto lignaggio, tale Marina Morosini che, già impegnata con un altro amante consenziente, istaura un ménage à trois. 32 Il matrimonio, in questo secolo, data la scarsa tendenza da parte nel carteggio inedito della raccolta Piancastelli. Department of Italian Mc GilI University, Montreal p Gonzato S.(2015) Venezia libertina Cortigiane, avventurieri, amori e intrighi tra Settecento e Ottocento Vicenza, Neri Pozza. Introduzione 29 Ibidem. 30 Norwich J. J Storia di Venezia Dal 1400 alla caduta della Repubblica Mursia, Milano p Savani L.(2009) La serenissima repubblica di Venezia. Storia italiana. Disponibile da 32 Rapporto a tre in Gonzato S. (2015) Venezia libertina Cortigiane, avventurieri, amori e intrighi tra Settecento e Ottocento Vicenza, Neri Pozza Introduzione 16

18 della classe aristocratica a questo tipo di vincolo, interessa solo al 66 per cento 33 dei nobili veneziani. Era contrassegnato da sfarzo che si estendeva non solo all abbigliamento e ai regali ma anche all arredamento e all addobbo dei luoghi in cui veniva celebrato, era caratterizzato da lunghi cerimoniali e seguito da banchetti allietati da canti e danze. Un altra occasione di divertimento e di svago, che stupiva stranieri e visitatori per il suo clima, era il Carnevale che durava molti mesi, circa sei, ed era pieno di stravaganze. Una di queste stravaganze era costituita dal fatto che, in questo periodo, ci si liberava dagli obblighi che erano imposti ad alcune categorie durante il resto dell anno. Ai patrizi era, infatti, impedito l accesso ai locali pubblichi e la frequentazione di donne mentre le dame erano sempre costrette a uscire accompagnate da un valletto o un cicisbeo. A Carnevale, grazie all anonimato assicurato dalla maschera, ogni tipo di imposizione veniva meno. Come si è già osservato persone di qualsiasi ceto, donne e uomini si ritrovavano, l uno accanto all altro, a infrangere qualsiasi barriera sociale, morale e anche religiosa, dal momento che la maschera era indossata anche dalle monache. É necessario ricordare però che, anche se legata alla suddetta festività, presto la maschera diventa una realtà della quotidianità veneziana e viene indossata come qualsiasi altro accessorio. Comparsa nel Seicento e usata solo dagli uomini nel secolo successivo ebbe un ampissima diffusione. Ne esistevano due tipi: la «bautta o baùtα» e la «moretta». La prima, altamente coprente quasi un costume, era costituita da tre elementi: la larva bianca che copriva completamente il viso, il tabarro, un ampio mantello nero che copriva il capo e scendeva fino a metà della persona, e il tricorno, il tipico copricapo a tre punte. Non era necessario liberarsi della larva neppure per bere o mangiare, una particolare sporgenza di essa permetteva di cibarsi e persino di cambiare il timbro della voce. La moretta invece era di forma ovale poteva essere semplice o arricchita da velette, pizzi e merletti ed era la maschera preferita dalle donne. Aderiva al viso ed era definita muta perchè, essendo sostenuta da un bottoncino attaccato alla maschera e trattenuto con la bocca, impediva di 33 Ivi p

19 parlare a chi l indossava regalandogli un alone di mistero. 34 Una Venezia gaudente e irresponsabile ma dotata di enorme spirito di adattamento che le rende meno doloroso il senso della decadenza. Una Venezia decadente ma non nell ingegno, 35 infatti alla decadenza politica corrisponde la supremazia atristica. Numerosissime sono le personalità che in in questo periodo esprimono il loro talento in vari campi artistici: musica, pittura e teatro. Antonio Vivaldi, Alessandro Marcello, Giambattista Tiepolo, Francesco Guardi, Carlo Gozzi e Pietro Chiari. 36 Tra queste personalità di spicco anche Pietro longhi e Carlo Goldoni. 1) Tiepolo G. (1755) A dance in the country Olio su tela cm 75,6X120, New York. The Metropolitan Museum of Art 37 2)Canaletto (1732) Il ritorno del bucintoro al molo Olio su tela, cm 72X126 Londra, Windsor Castle. 38 3)Guardi F. (1780) La Fiera della Sensa a Piazza San Marco Olio su Tela, cm 61X91, Lisbona Museo Calouste Gulbenkian Arte Antica e Dintorni. La bautta e la moretta (31 Gennnaio 2013) in G+ Serenella Arte Disponibile da: 35 Gonzato S.(2015) Venezia libertina Cortigiane, avventurieri, amori e intrighi tra Settecento e Ottocento Vicenza, Neri Pozza. Introduzione 36 Ibidem 37 Data di accesso15/ 2/ Il%20ritorno%20del%20Bucintoro%20al%20molo%20nel%20giorno%20dell'Ascensione.%20Londra, %20Windsor%20Castle..htm Data di accesso15/ 2/

20 Pietro Longhi. Vita e identità artistica Pier Antonio Falca, in arte Pietro Longhi, nasce a Venezia nel quartiere di Santa Margherita il 15 novembre del 1701 da Alessandro Falca che, seppur citato come orese 40 nei documenti ufficiali, 41 in realta era un gettatore d argento. Il giovane in una prima fase della sua esistenza segue con successo le orme del padre rivelando notevoli capacità nel creare ornamenti per il di lui lavoro. Esperienza questa che gli tornerà utile nella sua successiva professione pittorica, infatti l'essersi esercitato da giovane nell'arte del gioielliere,,[...]arte minuta quant'altre mai può in parte spiegarci,[...] l'amore dimostrato dal Longhi in tutte le sue tele per la esatta riproduzione delle suppellettili e dei mobili. È notevole infatti la fedeltà, la cura scrupolosa sempre manifestate nel disegnare specchiere, lumi,.scodelle, bricchi, vassoi, tazze, piatti, bicchieri, sedie Manifestata successivamente una profonda inclinazione per il disegno e la pittura viene affidato dal padre, all incirca nel 1715, ad Antonio Balestra, un pittore veronese che trovandosi in quel periodo a Venezia per motivi familiari, vi aprì una scuola in cui insegnava con grande dedizione l arte pittorica ai giovani. Fu lui stesso, prima di partire da Venezia nel 1719, che suggerì al giovane di andare a Bologna e affidarsi agli insegnamenti di Giuseppe Maria Crespi, altrimenti detto Lo Spagnoletto. Non vi sono prove precise di un effettivo rapporto di insegnamento anche se gli studiosi sono propensi a crederlo, intravedendo nelle sue opere giovanili come nel San Pellegrino condannato al supplizio (1732) ma anche nella risoluzione di dipingere I Sacramenti forti influenze pittoriche e psicologiche del Crespi. In ogni caso queste potrebbero essere giustificate da una profonda ammirazione per le opere del suddetto pittore. Il figlio Alessandro nel Compendio delle vite dei Pittori veneziani (1762) sostiene che tornò a Venezia dopo alquanti anni di studio. Si suppone che siano circa dieci considerando che prove certe della sua presenza a Venezia si hanno nel 1732 anno in cui sposò Maria Rizzi. È di poco successiva la data in cui gli viene commissionato l affresco La caduta dei Giganti del palazzo 39 Data di accesso15/ 2/ Parola in dialetto veneziano per orafo 41 Viene citata la suddetta professione nell atto di battesimo del figlio Pietro. Pedrocco F.(1998) Longhi Art dossier Giunti, Firenze p.5 42 Ravà A. (1909) Pietro Longhi in Collezione monografie illustrate Serie:Pittori, Scultori. Architetti. Istituto Italiano d arti grafiche, Bergamo pp

21 Sagredo. Gran parte degli studiosi fa risalire alla delusione per il poco successo incontrato dall opera il cambiamento di registro pittorico del Longhi tanto da considerarlo l episodio estremo della carriera sbagliata di Pietro Longhi. 43 Prima di passare a qualsiasi altro tipo di considerazione è doveroso riferire che gli affreschi restaurati mostrano essere di qualità nettamente superiore a quello che sembrava a causa dei danni causati dall umidità e dalle infiltrazioni d acqua. 44 Ma indipendentemente da qualsiasi affermazione riguardante la qualità dell opera è lo studio della personalità dell artista che guida a una conclusione completamente diversa. Il pittore appare, sin dai suoi esordi, avido di conoscenze riguardanti la sua professione, viene a contatto con i pittori veneziani e non, e nonostante non abbia viaggiato risulta perfettamente aggiornato sulle tendenze pittoriche esistenti in Francia, in Inghilterra e in Europa in genere. In molti dei suoi dipinti sono raffigurati quadri di altri pittori che è una delle caratteristiche della pittura fiamminga. Gli studiosi hanno analizzato nei dettagli le sue opere distiguendo dall uso dei chiaroscuri, dalla pastosità o meno delle pennellate, o da numerosissimi altri particolari, l influenza dell uno o dell altro artista con cui venne a contatto direttamente o indirettamente. Non si ritiene opportuno riportare questi dettagli per due ordini di motivi: in primo luogo perchè appare normalissimo, non solo nell arte ma in qualsiasi altra professione, che ci si faccia influenzare dalle tendenze e dall ambiente in cui vive o con cui viene a contatto, in secondo luogo perchè qualsiasi sia stata la fonte o il particolare pittorico che l abbia colpito il Longhi li ha riinterpretati in modo così personale da farlo risultare unico nel suo genere. E il suo genere sono le piccole tele di dimensioni; egli adottò infatti nella maggioranza dei suoi quadri la misura stereotipata di centimetri 61 per 50; quando se ne è scostato, lo ha fatto per scegliere tele ancor più piccole: 58 X 44 ; 52 X 41 ; 42 x In queste piccole tele rappresenta tutto il suo mondo, la società di cui era membro attivo, la sua amata Venezia, in tutti i suoi aspetti. Gli altri famosissimi pittori veneziani come il Canaletto e il Guardi con le loro vedute ci mostrano la fastosità e il fascino dei grandi palazzi che si rispecchiano nei canali. Il Longhi, ospite discreto, entra dentro queste abitazioni nobili, ne descrive con cura minuziosa 43 Pignatti T. (1975) Pietro Longhi dal disegno alla pittura Alfieri, Venezia 44 Pedrocco F.(1998) Longhi Art dossier Giunti, Firenze p.8 45 Ravà A (1909) Pietro Longhi in Collezione monografie illustrate Serie:Pittori, Scultori. Architetti. Istituto Italiano d arti grafiche, Bergamo p

22 non solo gli arredamenti e i tendaggi ma anche le suppellettili, come specchiere decorate, lampadari di cristallo fino ad arrivare agli oggetti più piccoli come le graziose teiere di porcellana o i trasparenti bicchierini di rosolio, rivela le abitudini dei suoi proprietari abbigliati con raffinate sete e bottoni dorati, ne osserva bonariamente, la compostezza, i vezzi, l eleganza ma anche le debolezze e i difetti. Entra anche nelle bettole, nelle dimore della servitù, nelle case povere e ne coglie gli abitanti vestiti in modo molto più misero e con gli occhi spalancati dalla difficoltà della vita, ma che nonostante tutto sorridono delle piccole gioie che essa gli dà, come guardare con desiderio una donna o improvvisare un ballo dopo il lavoro. Nei dipinti longhiani, ogni gesto,ogni movimento, ogni forma sono registrati con la precisione di un tracciato geometrico, come sul tavolo di un laboratorio. 46 Per ottenere questa precisione egli studiò tutta la vita, proprio come uno studente di anatomia con il suo bisturi, scopre gli aspetti più nascosti di questa società in disfacimento e cerca di spiegare cosa si cela dietro la compostezza dei nobili o il gesticolare aperto e scomposto degli umili. Per rappresentarla nel modo migliore ne prepara accuratamente disegni preparatori. Dei suoi disegni 139 sono conservati al Museo Correr di Venezia; in essi annota tutto ciò che osserva, i personaggi, i gesti, il colore e il tipo di tessuto degli abiti, i particolari delle calzature 47. Questi disegni, che accompagnano peraltro quasi tutta la sua produzione, mostrano la ricerca interiore dell artista e la sua graduale maturazione artistica, che raggiunge osservando e recependo tutto quello che poteva dal mondo pittorico contemporaneo non solo veneziano, ma anche francese, inglese ed europeo. Creata la sua identità, vi rimane fedele fino agli ultimi e incerti dipinti della vecchiaia. Non la delusione per l affresco di palazzo Sagredo determina la sua svolta pittorica ma la scoperta che gli erano artisticamente più congeniali certe piccole misure civili trattenimenti cioè conversazioni, riduzioni, con ischerzi d'amori, di gelosie; i quali tratti esattamente dal naturale, fecero colpo. 48 Il successo 46 Romanelli G.(1993) Longhi Elekta, Milano p Pignatti T. (1975) Pietro Longhi dal disegno alla pittura Alfieri, Venezia 48 Ravà A (1909) Pietro Longhi in Angeli D. Collezione monografie illustrate Serie: Pittori, Scultori. Architetti. Istituto Italiano d arti grafiche, Bergamo p

23 raggiunto con queste opere di piccole dimensioni, peraltro già sperimentate nell età giovanile con le piccole tele riguardanti la vita dei contadini, lo incoraggia a continuare. I committenti diventano sempre più numerosi e il Longhi, oltre ad assicurarsi una discreta agiatezza si assicura la benevolenza dei suoi concittadini. Le opere di Pietro Longhi sono state apprezzate da molti critici ma anche denigrate con parole molto aspre come quelle di Giuseppe Fiocco Chiosa che asserisce che si conoscono quasi tutte le frottole dipinte da Pietro Longhi con una tecnica squisita ma senza cervello. 49 Prescindendo da queste critiche così dure anche gli estimatori non fanno a meno di discernere nelle sue opere una sorta di servilismo nei riguardi dei committenti patrizi, rilevando che è abbondantemente superiore il numero delle opere che li ritraggono. Bisogna dire che la vita artistica non esula da quella reale e con questa doveva fare i conti per la sua sussistenza. Se poi si osservano le sue opere non si può negare che i nobili sono rappresentati non solo negli atteggiamenti eleganti e dignitosi ma anche in quelli più intimi che potrebbero esporli al ridicolo come l indossare un paio di pantofole consumate o mostrarsi appena svegli fra le coltri. Ma anche in questa dimensione fortemente domestica appaiono quasi in posa, immobili, senza differenze di espressione quasi intercambiabili, i loro sguardi sono vacui, indifferenti e annoiati. I membri degli strati più bassi della società sono rappresentati in maniera completamente diversa. Gli occhi espressivi dei poveri, dei pitocchi, dei ciarlatani, delle filatrici guardano dritto lo spettatore e lo invitano a scrutare nelle loro vite per comprenderne la durezza della condizione. L artista volto a cogliere il vero rappresenta i suoi personaggi così come li vede con i suoi occhi nella quotidianità, senza cattiveria ma con la consapevolezza e la comprensione di chi in quella società vive e ne conosce tutte gli aspetti. Se la classe patrizia viene rappresentata come superficiale e annoiata e i suoi membri tendenzialmente simili si vede che cosi appariva ai suoi occhi in quel periodo. Non si dimentichi che era questo il periodo in cui per non distinguersi si faceva uso di maschere di cui massima 49 Pedrocco F.(1998) Longhi Art dossier Giunti, Firenze p.27 22

24 espressione è la bautta. Uomo tranquillo, personalità pacifica e conservatrice, nonostante rifugga la popolarità, occupa un posto di rilievo nella società di cui fa parte ed è amato e benvoluto dai suoi connazionali tanto che gli vengono affidati incarichi importanti. Presiede l'accademia di Pittura fondata dalla famiglia Pisani di Santo Stefano e nel 1766 gli viene chiesto di far parte, insieme ad altri artisti di fama in quel periodo, di un altra Accademia delle Arti. Nonostante nella maturità non sia mai voluto uscire da Venezia con le sue opere supera i confini della sua città e anche della sua nazione, essendo confluite molte delle sue opere in gallerie collezioni e musei stranieri come: la National Gallery di Londra e quella di Washington, il Metropolitan Museum di New York, il Louvre e molte collezioni private estere. Ma la cosa più importante è che consegna nelle mani dei posteri la vita di un intero secolo, il 700, analizzando e rappresentando in modo preciso e dettagliato tutti gli aspetti personali e sociali, privati e pubblici della vita dei suoi membri. Morì il 6 maggio 1785 come riferisce il figlio Alessandro d un affar di petto Pignatti T. (1975) Pietro Longhi dal disegno alla pittura Alfieri, Venezia 23

25 Carlo Goldoni. Vita e identità letteraria Carlo Goldoni nacque a Venezia nel 1707 da Giulio e Margherita Savioni modenesi, trascorse un infanzia serena insieme alla madre, dovendo il padre vivere in un altra città per svolgere la professione di medico. Nel 1719 lo raggiunge e trascorre la gioventù alla ricerca di una sua identità professionale. Intraprende studi di vario tipo che abbandona puntualmente mettendo in atto clamorose scappatelle giovanili. Tutto gli viene regolarmente perdonato dalla famiglia, grazie al cui sostegno dopo aver sperimentato studi di medicina, per cui non si sentiva portato e di giuriprudenza che portò a termine ormai maturo, trova il coraggio di fare la sua scelta di dedicarsi interamente ed esclusivamente al mondo teatrale. Goldoni sostiene di avere avuto una profonda inclinazione per il mondo del teatro fin da giovane e che, proprio nella famiglia, essa aveva trovato terreno fertile. Il padre aveva, infatti, fatto costruire un piccolo teatro di marionette con cui rallegrava gli anni dell infanzia del figlio. 51, Lui stesso giovanissimo, all età di nove anni, scrive una commedia per intero e, qualche anno dopo, sperimenta anche l esperienza recitativa, purtroppo poco soddisfacente, nell opera La sorellina di don Pilone. Era questo il periodo in cui il padre, accondiscendendo amorevolmente alla passione del figlio, organizza dei piccoli spettacoli per lui e suoi amici nel Palazzo Antinori con l intento di far esercitare i ragazzi nell arte della recitazione. Gli studi prima di filosofia e poi giurisprudenza vengono regolarente trascurati a favore di quella che all inizio è una passione ma negli anni successivi costituirà l unica vera attività della sua vita, quella di compositore di opere teatrali. La sua dedizione verso questa forma d arte gli procurerà fama, gioie, successi ma anche critiche e profonde delusioni. Delle quali la prima in età giovanile con la composizione de Il colosso che gli costerà l espulsione dal collegio Ghisleri di Pavia dove era stato ammesso grazie alla raccomandazione di parenti di posizione sociale e politica elevata. L opera di carattere satirico, fu ritenuta offensiva nei confronti 51 Goldoni C. (1787) Memorie Milano, a cura di Bosisio P. (1993) Milano, Arnoldo Mondadori Editore Mémoires I pag.28 24

26 delle donne pavesi, delle quali il Colosso, una enorme statua di donna, riportava tutte le grazie e rendeva facile l individuazione delle donne del luogo che ne erano dotate. Fallita la possibilità di studiare diritto civile e canonico a Pavia a causa dell espulsione, frequenta per un periodo l Università di Giurisprudenza a Modena ma anche in questo caso abbandona. La laurea sarà successiva alla morte del padre e gli verrà conferita nel 1731 dall Università di Padova. Gli studi non costituiranno mai l occupazione principale del giovane Carlo che parallelamente svolgerà diverse attività che costituiranno esperienze utili e materiale prezioso per le sue opere soprattutto per le sue commedie. Prima della laurea a ventunanni decide di entrare nei pubblici uffici della Repubblica, prima come semplice aggiunto nella Cancelleria penale della podesteria di Chioggia ( ) e poi quale coadiutore in quella di Feltre ( ). 52 Dopo la laurea entra nell Ordine degli avvocati veneziani e parallelamente scrive due almanacchi satirici e un melodramma l Amalasunta. Profonda amarezza gli arreca la presentazione di quest ultima opera al conte di Prata a Milano, città in cui si trasferì successivamente per motivi attinenti alla sua vita sentimentale. In questo incontro per la prima volta viene a sapere che esistono delle regole nella composizione delle opere drammatico-musicali e che queste riguardano innanzitutto gli attori e secondariamente l opera. 53 La decisione di dedicarsi interamente ed esclusivamente all attività di autore di commedie è di molto successiva al suo matrimonio avvenuto nell agosto del Sebbene mai abbandonata ma svolta parallelamente allo studio o ad altre attività che gli procuravano il sostentamento, l attività teatrale vera e propria ha inizio quando viene recitata a Livorno La donna di garbo grazie al successo della quale il capocomico Medebac gli propone di lavorare stabilmente per lui che era impegnato al teatro Sant Angelo. Lasciò Pisa e l avvocatura e si trasferì a Venezia. Cominciò allora un altra fase della sua vita, quella di «poeta di teatro» professionista, vivente di questa attività e costretto a dedicarsi ad essa con tutte le sue 52 Bonghi G.Biografia Carlo Goldoni in Biblioteca dei Classici italiani 1996 P.p.I Disponibile da 53 Ibidem. 25

27 forze. 54 Da questo momento in poi vive solo esclusivamente per il teatro. Si rende conto che il numero dei teatri a Venezia è molto alto ma la qualità degli spettacoli è bassa, si dedica con tenacia e determinazione alla sua Riforma che non riguarda solo la forma ma anche i contenuti e il linguaggio. Vive grandissimi successi grazie all efficacia alla forza espressiva e al brio di moltissime sue commedie delle quali, quelle più riuscite, continuano ancor oggi ad essere interpretate nei teatri italiani 55 e internazionali. 56 Quando, però, si rende conto che nella sua Venezia, colpito dalle aspre critiche dei suoi avversari, non può continuare a realizzare quello che per tutta la vita aveva perseguito con tenacia e determinazione, accetta la proposta di diventare poeta della Comedìe italienne. Nel 1762 si trasferisce in Francia, il suo carattere irrequieto lo porta ad accettare questa nuova sfida, ricomincia da capo e tenta di riformare commedia la italiana anche in questa nazione in cui trascorre gli ultimi 31 anni della sua vita. In età avanzata, a Parigi, pochi anni prima della sua morte avvenuta nel 1793, scrive la sua autobiografia in lingua francese, i Mémoires, che costituiscono la fonte principale per capire la personalità e la portata della sua Riforma. Nelle affermazioni conclusive dell opera l autore recita: Tutto lo studio da me usato nella composizione delle mie commedie è stato quello di non guastare la natura. La critica delle mie commedie potrebbe avere di mira la correzione dell arte comica, ma quella delle mie memorie non produrrebbe niente a favore della letteratura. Se vi fosse pertanto qualche scrittore, al quale venisse in mente di occuparsi di me non per altro fine che per molestarmi, perderebbe il suo tempo. Sono nato pacifico, ho sempre conservato la calma e nella mia età leggo poco e non leggo che libri dilettevoli. 57 Nonostante le affermazioni dell autore le Memorie sono state non solo ampiamente studiate e commentate per ricavarne notizie 54 Petronio G. ( 1993).L attività letteraria in Italia Palumbo, Firenze p Nel 2007 è stata portata in scena dalla compagnia di Toni Servillo La trilogia della villeggiatura in Ferrone S. La vita e il teatro di Carlo Goldoni Marsilio, Torino p Nel 2006 è stata portata in scena Il campiello dagli attori della Comédie française. ibidem 57 Goldoni C. (1993) Memorie Milano, a cura di Bosisio P. Milano, Arnoldo Mondadori Editore Mémoires III XL pag.28 26

28 utili che aiutassero a capire la personalità e il pensiero del grande commediografo ma sono state usate per mettere in dubbio anche le attestazioni dell autore riguardanti la sua vita privata. Si guarda con sufficienza alle affermazioni dell autore riguardo al suo carattere pacifico e alla serenità della sua famiglia e anche ai riferimenti che lui fa relativi alla sua predisposizione per il teatro, alimentata da un ambiente familiare favorevole. Autorevoli critici hanno parlato, alcuni di intento agiografico, 58 volto a giustificare il suo progetto di riforma del teatro italiano, altri hanno preferito sostituire le parole dell autore violenta inclinazione con attrazione fascinosa. 59 Altri ancora hanno sostenuto che: Il punto di vista di un ottantenne deforma inevitabilmente i fatti narrati, 60 salvo poi a considerare l autobiografia fonte indubbia per attestare la precocità dell attrazione del Goldoni per il teatro e poi per le donne. Ci si chiede perchè chi scrive un libro con il titolo Memorie riguardante avvenimenti e fatti avvenuti nella propria esistenza non abbia il sacrosanto diritto di attribuire a questi fatti la propria interpretazione umana e personale senza destare sospetti di falsità. Quella del Goldoni è forse una delle personalità più discusse del panorama letterario italiano. Relativamente ad essa gli studiosi si sono chiesti quanto fosse colto, quali libri da lui letti avesse potuto contenere la biblioteca paterna 61 o se i riferimenti alle letture fatte fossero vere o copiate da altri autori. 62 Riguardo alle sue opere gli studiosi si sono chiesti se avesse un progetto ben definito di riforma, quale fosse la natura di quel realismo presente nelle sue opere o se fosse cosciente o meno di portare sulle scene ideali illuministici. I giudizi critici sulle sue opere cambiano, non solo con il cambiare delle concezioni dominanti 58 Ferrone S. La vita e il teatro di Carlo Goldoni Marsilio, Torino p Petronio G. (1971) Carlo Goldoni Commedie Milano, Rizzoli p Santagata,M. Carotti,L. Casadei, A.&Tavoni, M. Il filo rosso (2007) Bari: Laterza p Che ai tempi degli studi giovanili abbia letto per la prima volta gli autori antichi (Plauto, Terenzio, Aristofane, i frammenti di Menandro) è quasi un ovvietà: si tratta di scrittori che potevano agevolmente trovarsi nella biblioteca di un borghese colto come era il padre di Goldoni... Ferrone S. La vita e il teatro di Carlo Goldoni Marsilio, Torino p In Siro Ferrone si legge infatti: A una cultura teatrale non superficiale farebbe pensare anche la sua lettera all editore Bettinelli, scritta come prefazione ai Due gemelli Veneziani: qui la ricostruzione della storia nell Argomento,cominciando da Plauto, attraverso Trissino, il Fiorenzuola e altri scrittori, per arrivare al contemporaneo Niccolò Amenta, dimostra se non altro una notevole erudizione, anche se è altrettanto lecito, chiedersi quanto questo catalogo sia frutto di un ansia di autocertificazione e quanto sia traccia autentica di un costume giovanile. Op.Cit.p

29 durante i diversi periodi storici, ma anche nel corso della stessa epoca. Sostenitori e denigratori hanno cercato di imporre le loro tesi nettamente differenti. Situazione presente anche tra i suoi contemporanei infatti, l Abate Chiari e il Gozzi, dall alto delle loro posizioni conservatrici, rimproverano a Goldoni di avere privato la commedia della fantasia dell estro e delle improvvisazioni proprie della Commedia dell Arte a favore della rappresentazione della realtà cruda e insignificante. Al contrario è proprio questa realtà in tutta la sua naturalezza che apprezzano P. Verri e W. Goethe che nelle opere dell illustre autore vedono, in nuce, tutti gli elementi del nuovo modo di pensare illuminista e della nuova sensibilità. Agli inizi dell Ottocento, nonostante le commedie di Goldoni continuino ad essere interpretate e abbiano un grande riscontro di pubblico, le opinioni dei pochi sostenitori si confondono [...] in un vasto mare di indifferenza e di ostilità critica per il teatro goldoniano. 63 I Romantici condannarono le sue opere in quanto lo considerarono superficiale e apassionale, 64 incurante dello stile, della morale e della verosimiglianza ma interessato solo a ottenere successo di pubblico. Nella seconda metà dello stesso secolo, grazie anche alla diffusione della filosofia positivistica, Goldoni è visto come anticipatore del Verismo e riproduttore fedele del mondo Veneziano in tutti i suoi aspetti. In periodi piu recenti il Momigliano, pur accettando il giudizio tradizionale della limitatezza e la superficialità, esalta la sua poesia affermando che: Le sue commedie vivono [...] una giocondità leggera che le avvolge in un pulviscolo di luce 65 e i fatti rappresentati sembrano farsi e disfarsi da sè senza la mano di un poeta che si sia creato gli strumenti e gli espedienti del suo mestiere. 66 Rho invece ha studiato il teatro goldoniano indiduandovi il teatro puro. Il russo Gilegov intravede nella sua riforma del teatro un intero progetto di riforma sociale. 67 L errore principale è stato quello di cercare in Goldoni valori non 63 Ferrone S. La vita e il teatro di Carlo Goldoni Marsilio, Torino p Pasquali A. ( 1979) Introduzione a Carlo Goldoni in Antologia della Letteratura italiana a cura di Angelo Gianni, Mario Balestreri, Angelo Pasquali, vol. II parte II, Ed. D'Anna, Firenze ristampa 1979 Disponibile da 65 Momigliano A. (1959) Saggi goldoniani a cura di V. Branca, Istituto per la collaborazione culturale, Roma 1959 ( n. 5 di «Civiltà veneziana- Saggi» a cura della Fondazione G. Cini) p Ivi p Giudice A. Bruni G. (1973) Problemi e Scrittori della letteratura Italiana Torino, Paravia p

30 attinenti all epoca in cui visse l autore ma propri del periodo storico in cui la critica veniva fatta. Solo inquadrando la figura di Goldoni nel proprio contesto storico e sociale e analizzando la sua personalità dal punto di vista umano possiamo comprendere più a fondo la grandezza dell artista. È il suo modo di interpretare e vivere la vita e osservare gli altri esseri umani che rende le sue opere intramontabili e attuali in ogni epoca e generazione. Uno sguardo attento alle diverse biografie citate nelle note a margine ci mostra una personalità senza dubbio unica, passionale e generosa ma non priva di difetti. Vive in modo intenso ma commette tanti errori, si impelaga in promesse matrimoniali poi non mantenute, è vittima del vizio del gioco tanto che deve riparare in altre città a causa dei debiti ed è incostante negli studi tanto che per laurearsi deve cambiare molte volte città e università. Ma mai un ripensamento, è tollerante e comprensivo con se stesso e con gli altri, ha la certezza che vivere significa rischiare, sbagliare e dopo gli errori ricomiciare. Non si erge al di sopra degli altri esseri umani, non li osserva con critico distacco ma li ama, pur notandone i difetti e le mancanze li accetta bonariamente nella piena coscienza che essi appartengono alla natura umana, con la consapevolezza di far parte di quella realtà storica e sociale strutturata in quel determinato modo. Goldoni non lotta come l'alfieri contro il limite della realtà, non sente l'amara scontentezza di una vita e di una civiltà contro cui l'alfieri reagiva con la sua ansia di infinito, con il suo individualismo titanico, con la sua rivolta preromantica ed eroico-pessimistica. 68 Da intellettuale aperto alla nuova sensibilità illuminista ne percepisce le nuove istanze, sente che i valori sono cambiati come è cambiata la struttura della società in cui nuove forze richiedono spazio e riconoscimento, non ostile ai cambiamenti, si apre una collaborazione simpatizzante con gli altri uomini e ritiene di dover lottare contro quella che Beccaria definì «ruggine dei secoli.»69 Con lucida coscienza della realtà politica e sociale della sua epoca, della sua città e del modus vivendi dei suoi concittadini sa che i comportamenti rivoluzionari sarebbero controproducenti. 68 Binni W. (1968) Introduzione a Carlo Goldoni. In Storia della Letteratura Italiana, direttori Emilio Cecchi e Natalino Sapegno, vol. VI, Il Settecento, ed. Garzanti, Milano 1968, pp Petronio G.(1993) L attività letteraria in Italia Palermo, Palumbo p

31 L oligarchia nobiliare che governava Venezia, gelosa dei suoi privilegi e cosciente della decadenza della Repubblica, difficilmente avrebbe accettato manifestazioni di qualsiasi natura che potessero turbare l ordine delle cose o metterne in pericolo l esistenza. La nuova classe sociale, la borghesia operosa e prudente, sa di essere responsabile del suo destino e quindi rivolge tutte le sue forze all attività economica e non ha nè il tempo nè la competenza per cambiare il sistema. Goldoni, goccia a goccia, instilla nei Veneziani l idea che esistono nuovi sentimenti, nuove idee, una nuova moralità diversi da quelli sanciti dall ordine preesistente. In modo gioioso, ma più efficace perchè avviene su un palcoscenico tra una risata e uno scherzo, il grande autore esprime la sua nuova moralità, il suo nuovo concetto di società in cui tutte le classi sociali hanno un ruolo ugualmente importante e utile. L importante è esserne coscienti e mantenere il proprio posto perchè a rischiare di sconfinare nella classe sociale superiore si diventa ridicoli. A noi di questo secolo, in cui la sostanza e concretezza sono valori dominanti, forse poco importano tutti gli interrogativi che hanno tormentato i critici delle generazioni passate. Volti a reale dobbiamo costatare l evidenza e che il teatro con Goldoni è realmente cambiato in tutti i suoi aspetti nella forma, nella struttura, nei contenuti e nel linguaggio. Le commedie di questo grande autore gradualmente sostituiscono quelle della Commedia dell Arte che aveva dominato per oltre due secoli. Dire che Goldoni ha sostituito i cosidetti canovacci con parti scritte e corrispondenti ai moderni copioni, dapprima per il solo protagonista e poi per tutti gli attori, sarebbe giusto ma limitativo perchè non rende l idea di quanto ciò sia stato innovativo ma laborioso al tempo stesso. L dea che la Commedia dell arte fosse basata sull improvvisazione è in realtà molto semplicistica. Già agli inizi del Settecento si era avvertita l esigenza, dai membri dell Arcadia, 70 di una riforma del teatro comico, forma di spettacolo 70 L Accademia dell Arcadia viene fondata nel 1690, i suoi membri, mirano a un rinnovamento della poetica e del gusto dopo gli estremismi del Barocco e propugnano un ritorno all eleganza e alla semplicità degli scritti latini e greci e a quella degli scrittori classici italiani come Petrarca e Della Casa in Santagata,M. Carotti,L. Casadei, A.&Tavoni, M. Il filo rosso (2007) Bari: Laterza vol. II p

32 in cui dominavano la lascività e la licenziosità. Gli attori, per lo più di basso livello, emarginati dalla vita sociale, osteggiati dalla Chiesa che gli negava la sepoltura in luoghi consacrati, 71 si tramandavano di padre in figlio, non solo i segreti dell arte, ma anche tutto un armamentario di battute e frasi trite e ritrite dopo averle fissate per iscritto, adatte a tutte le situazioni simili rendendo l improvvisazione assai relativa. Il linguaggio era molte volte lascivo e volgare per provocare il riso e il divertimento. All identità di situazioni corrispondeva identità di personaggi, gli attori coperti dalla maschera interpretavano sempre gli stessi tipi sociali; in questi ruoli permanenti del vecchio, del servo degli innamorati, il più largo pubblico riscontrava la durevolezza di schemi sociali, morali, economici che dovevano resistere per il bene della patria. 72 Goldoni elimina la volgarità del linguaggio, il suo umorismo si basa su frasi allusive o maliziose ma non cade mai nel cattivo gusto. Creando parti scritte, nelle prime commedie solo per il protagonista, in quelle successive per tutti gli attori, elimina le maschere che non lasciano intravedere le espressioni e i moti dell animo e successivamente elimina anche i tipi, sostituendoli con individui reali, le persone che lui incontrava ogni giorno, per le strade, per i vicoli, nei campi e campielli della sua Venezia. Sono presenti tutti gli elementi e i tipi che compongono il tessuto sociale con i difetti e le virtù di ogni categoria: nobili attivi e decaduti, ricchi e squattrinati, cavalieri e cicisbei, donne onorate e pettegole, poveri e servi, ma soprattutto un grandissimo numero di esponenti della classe che, già nella prima metà del Settecento, occupa un ruolo attivo e dinamico nella società veneziana cioè la borghesia. L autore esprime la sua immensa simpatia per questo ceto sociale di cui egli stesso fa parte. Non si dimentichi che egli fu uno dei primi artisti che visse della sua arte, legato da un preciso contratto a un determinato impresario a un capocomico. Grazie a ciò, indipendente artisticamente, porta sulle scene i principi morali di essa, principi come l onore, la laboriosità, la reputazione e la collaborazione, che si contrappongono all oziosità e alla grettezza di alcuni nobili. Nelle sue commedie la classe popolare non è più 71 Petronio G.(1993) L attività letteraria in Italia Palermo, Palumbo p Ferrone S. La vita e il teatro di Carlo Goldoni Marsilio, Torino p

33 oggetto di riso o di scherno ma è presente con le sue passioni, i suoi interessi e il suo modo di esprimersi. La sua adesione alle prime istanze innovatrici illuministiche italiane ed europee la esprime, nelle sue commedie, rappresentando i contrasti e la beghe fra le vecchie e le nuove generazioni. Il diritto di seguire nuove regole morali abbandonando vecchie e aristocratiche tradizioni come il duello, sostenendo la libertà di seguire il cuore e i sentimenti anzichè le esigenze del casato e l indivisibilità del patrimonio. Per meglio comunicare con il suo pubblico dedicò immensa cura anche al linguaggio, che allontanandosi dall uso letterario, tende al parlato fino ad arrivare al dialetto in molte delle sue commedie più riuscite. Con tenacia e coerenza, ossequiando solo due grandi maestri il Mondo e il Teatro, tra una risata e l altra, riesce a portare avanti fra mille difficoltà il suo programma di Riforma, a istillare nei suoi concittadini, goccia a goccia, la linfa del rinnovamento riuscendo, con la pratica, in ciò che tanti teorici non erano riusciti a fare. Destreggiandosi fra le bizzarrie degli attori, le esigenze economiche dei teatri e le stravaganze del pubblico che, influenzato dagli avversari o dalle mode imperanti, chiedeva l impossibile, continua imperterrito a fare teatro e a farlo come desidera. Si adatta a presentare personaggi che non apprezza come i cicisbei, a velare le sue critiche, a cambiare origine per non offendere la nobiltà del luogo, così come nelle avversità della sua vita, si era adattatto a cambiare comportamento, abitudini e città e a ricominciare quando le circostanze lo richiedevano. Come un ciottolo, si fa levigare dalle acque del grande fiume della vita per splendere di più al sole. E il sole è proprio il successo delle sue opere nel tempo. E la ragione di questo successo risiede nel fatto che presentano personaggi reali che cercano di adattarsi alla realtà della società che cambia. Esigenza questa presente in tutte le società e in tutti i tempi. 32

34 Carlo Goldoni - La finta ammalata Pietro Longhi - La dama ammalata Longhi P. ( 1740 ca) La Dama ammalata, Olio su tela. Longhi P. ( 1752 ca) Lo Speziale, Olio su tela 54x41cm Venezia, Museo civico Correr x48cm, Venezia, Galleria dell Accademia 74 La commedia La finta ammalata venne presentata dal Goldoni nel Carnevale del 1751 con il titolo Lo Speziale o, sia la finta ammalata e con questo suo titolo originario abbraccia ben due opere di Pietro Longhi, esistendo un altro tra i più noti dipinti che porta espressamente questo titolo. Il ruolo della protagonista venne assunto dalla Signora Medembac, moglie del capocomico donna dal carattere capriccioso e particolare e, anche lei, vittima di patologie immaginarie. Impersonò benissimo il personaggio confermando la correttezza di uno dei principi fondamentali di Goldoni che è quello di adattare il ruolo al carattere e al temperamento degli attori. 75 In quest opera l autore, sempre fedele al vero e al principio che il mondo è teatrabile, riporta il, forse giustificato, pregiudizio esistente all epoca sulle professioni dei medici e dei farmacisti e in genere degli addetti alla cura delle malattie e delle indisposizioni. 73 file:///c:/users/teresa/pictures/akg-images%20-%20la%20dama%20ammalata.html Data di accesso 20/9/ Data di accesso 20/9/ Ferrone S. (2015) La vita e il teatro di Carlo Goldoni Marsilio, Torino p

35 Prima dell Illuminismo infatti i medici avevano una preparazione più teorica che pratica, si limitavano alla prognostica e affidavano il paziente alle cure di speziali, di barbieri e di chirurghi che però erano privi della dignità del medico vero e proprio, dignità assunta dai chirurghi alla fine del Settecento. 76 Per quanto riguarda ad esempio i salassi, a quei tempi, il dottore in medicina riteneva compiuta la sua opera una volta data l indicazione; scelta la vena e decisa la quantità di sangue da far uscire, l operazione veniva poi eseguita da chirurghi, cerusici o barbieri. 77 La trama della commedia è molto semplice, l autore, nella premessa rivolta al lettore, ammette candidamente di avere scelto lo stesso tema centrale di una commedia di Molière intitolata l Amour médecin, in cui il noto commediografo francese esprime tutto il suo disprezzo per l intera categoria. Goldoni figlio egli stesso di un medico, riferendosi nelle Memorie alla professione del padre non ha parole di ammirazione infatti dice di suo padre aveva l accortezza di evitare malattie che non conosceva 78 e successivamente aggiunge: così mio padre non avrebbe dovuto far altro che mostrarsi per avere piu malati di quanti ne potesse desiderare. 79 Anche parlando dello stesso padre, il giudizio positivo, riguardo alla professionalità, ha più a che fare con la posizione sociale e con i guadagni. Nella commedia oggetto di analisi, come si è detto, riprende il tema dell autore francese moderandone i toni e non includendo l intera categoria. Si assicura, inoltre nella Lettera dell autore a chi legge, 80 la benevolenza del proprio medico di famiglia le cui virtù sono impersonate dal dottore degli Onesti. Questi è l oggetto del desiderio di Rosaura, la protagonista che si finge malata pur di 76 Camerano A. Francescangeli L. &Rossi A.(2004) L Insegnamento della Medicina alla Sapienza in Medici e Speziali studio e pratica delle professioni sanitarie nella Roma Pontificia Disponibile da: Data di accesso 20/ 9/ Mion F. (2013)Farmacisti, Ciarlatani e Cerusici in Storia della Farmacia Disponibile da: Data di accesso 20/ 9/ Goldoni C. (1787) Memorie Milano, a cura di Bosisio P. (1993) Milano, Mondadori Mémoires I, II p Ivi p Goldoni C.(1751) La finta ammalata a cura di Ortolani G. (1955 ) Tratto da Tutte le opere di carlo Goldoni Milano, Mondadori p.5 34

36 ricevere le sue visite. La malattia preoccupa immensamente il buon Pantalone, che da padre premuroso, cerca di consultare tutti i medici possibili pur di risolvere il problema di salute della figlia. Rischia in questo modo di incappare nelle mani di quattro persone disoneste: il dottor Merlino Malfatti, medico ignorante buono solo nelle prescrizioni, il dottor Buonatesta che, tronfio della sua preparazione teorica, ripete vuote frasi latine senza però prendere nessuna decisione se non quella di riscuotere la parcella, lo speziale Agapito a cui interessa vendere i suoi preparati e incassarne il prezzo e il chirurgo Tarquinio, il cui obiettivo è quello di fare delle trasfusioni, indipendentente dalla loro necessarietà, con lo stesso obiettivo degli altri. La diagnosi del dottor Onesti, corrispondente alla verità, viene messa in dubbio da Pantalone che è facilmente influenzabile a causa della sua debolezza di padre che, nel rischio di perdere la figlia, diventa facile preda degli altri quattro millantatori. Il lieto fine è assicurato, l amore dell onesto medico farà guarire la malattia (mai esistita) di Rosaura, che grazie all aiuto di un amica, trova il coraggio di svelare i suoi sentimenti. La commedia, in perfetto stile goldoniano presenta elementi della nuove ideologie del periodo di cui il Goldoni si fa portatore e ha il fine didattico. Si avvertono principi di democrazia sociale nelle parole del servitore Fabrizio che, cercando un medico per il fratello, alle parole di Agapito obietta: Signore, la vita di un garzone di stalla val quanto quella del suo padrone. (La finta ammalata Atto I, scena II). Il fine didattico, che è quello di saper distinguere e diffidare dei medici disonesti e degli speziali, si evince invece dalle parole del dottor Onesti A quelli si conveniva una tal paga, perché vivono d impostura, non a me che mi compiaccio unicamente degli onesti profitti. (Atto II, scena XIV) Vorrei piuttosto che tutti voi dagli accidenti di questo giorno imparaste che molti mali provengono dall opinione, che vi sono degli impostori e degli ignoranti; ma che senza paragone è maggiore il numero de medici dotti, sinceri ed onesti. (Atto III, scena XIX) Figura di importanza particolare, forse addirittura il vero protagonista, è quella dello speziale nella cui bottega si svolgono le prime scene. Apparentemente sordo, sente 35

37 perfettamente quando sono in gioco i suoi interessi. Vive in un mondo tutto suo influenzato dalle storie orientali. Nel corrispondente dipinto di Pietro Longhi la malattia della dama, almeno nel titolo, non sembra essere immaginaria, antecedente alla rappresentazione teatrale di circa dieci anni a un primo sguardo non sembra avere carattere dispregiativo nei confronti del medico. Il dipinto mostra quattro personaggi che emergono da un fondo scuro, al centro domina l ammalata che si distingue soprattutto per la colorazione molto più chiara. Il pittore ha rappresentato la sua malattia servendosi di due elementi: il colore e la posizione, infatti il pallore della sua pelle è accentuato dal fatto che la pelle degli altri volti ha una tonalità più scura mentre la testa reclinata all indietro appoggiata su un cuscino e la mano appoggiata al petto ne mostrano la sofferenza. Degli altri personaggi: due, il medico e un membro della servitù, sono disposti in posizione leggermente avanzata mentre la terza, una donna, che rappresenta probabilmente un amica, regge amorevolmente il cuscino. I due terzi del quadro sono occupati da personaggi femminili, mentre al medico viene riservata uno spazio ridotto ed esso è rappresentato nell atto, diremmo anche un po impacciato, di tastare il polso, cioè in un azione di poca importanza rispetto a quelle che può fare il medico. Inoltre se come afferma Bardi (2012) gli elementi posti a sinistra presentano una leggerezza maggiore, 81 la competenza del medico in questione sembra avere minore importanza rispetto all affetto mostrato dalle persone di casa. La poca esperienza del medico sarebbe avvalorata dal disegno preparatorio conservato nel Gabinetto di Stampe e Disegni del Museo Correr. 82 Eseguito con carboncino e gessetto bianco su carta marrone, mostra un medico molto più giovane ma più sciolto nel tastare il polso. Le linee scure, che danno forma all abbigliamento e alla maestosa sedia, degradano 81 Bardi S.(2012) Leggere l immagine, Approcci e strumenti inerpretativi p. 49 Disponibile da: Data di accesso 18/5/ Si tratta del disegno n. 435 la cui illustrazione si trova alla Tav. 3a in Pignatti T. (1975) Pietro Longhi dal disegno alla pittura Venezia, Alfieri. Appendice fotografica foto n.9. 36

38 lentemente verso il volto e diventano delicate e appena accennate quando segnano i contorni del volto e della capigliatura. 83 Nel dipinto Lo Speziale i protagonisti si trovano in una farmacia ed emergono letteralmente dal fondo grazie alla luminosità e alla chiarezza dei colori usati. Dietro a loro ugualmente nitido, ma di colori più scuri, appare un mobile sugli scaffali del quale grandi vasi di ceramica e ampolle di vetro, in modo inequivocabile, rendono l idea del luogo in cui ci si trova. Si tratta di contenitori in cui si tenevano le polveri e i veleni con i quali venivano preparati i rimedi per le malattie e la stessa funzione ha la rigogliosa pianta di aloe che risalta sui lembi chiari del vestito del farmacista. Appoggiato al suddetto mobile, seguendo una tecnica di chiara influenza fiamminga, il Longhi pone il quadro della Natività di Antonio Balestra 84 rendendo così omaggio al suo primo maestro. Gli altri personaggi presenti sono: uno scrivano per le ricette e altre due persone che diligentemente aspettano il proprio turno. Una di loro è un religioso che, diversamente dalle altre rappresentazioni in cui il Longhi ironicamente ci presenta i religiosi in atteggiamenti maliziosi e per niente spirituali, 85 viene presentato intento a leggere la ricetta, forse per dimostrare che di fronte alla paura della malattia ci si dimentica anche dei piaceri materiali. In basso un garzone alimenta una stufa a legna. Si riscontra nell opera quella messa in scena un po teatrale, acutamente osservata da Giandomenico Romanelli (1993) nei quadri di questo autore. La luce proiettata dall alto, infatti ha fissato la scena nel momento in cui il farmacista interviene sulla paziente con movimento deciso. In questo dipinto, Lo Speziale, come nella corrispondente opera di Goldoni, assume il ruolo piu importante grazie alla posizione e all articolazione cromatica. La scena, abilmente costruita, dal pittore sembra esprimere lo stato d animo di tutti i personaggi, quello sofferente della paziente ugualmente illuminata, ma soprattutto quello deciso e anche un po millantatore del farmacista che, sovrastandola, visita la sua paziente in piedi. E 83 Appendice fotografica foto n Pedrocco F.(1998) Longhi Art dossier Giunti, Firenze p. 85 Si osservi lo sguardo del prelato rivolto alla scollatura della donna ne La Tentazione, e l atteggiamento dei clerici che giocano a carte nel Concerto. Appendice fotografica foto n. 10,11. 37

39 per finire ci sembra importante l osservazione di un altro particolare, nella Finta ammalata il chirurgo Tarquinio escama: Il signor Agapito non pensa altro che alle novità, e lascia la spezieria in mano ai suoi garzoni ( Atto I, Scena I ) ed ecco che la presenza dello stesso garzone impegnato in un attività molto più umile viene posto dal Longhi a completare la scena. Un attività medica basata sugli inganni, sugli accordi o inimicizie fra medici, chirurghi e farmacisti disposti a tutto anche alla morte degli stessi pazienti pur di lucrare, è quella descritta da Goldoni per molti medici. Una posizione leggermente dissimile emerge nel primo quadro esaminato, dove in ogni caso, un medico esitante forse addirittura inesperiente, a giudicare dal disegno preparatorio tasta il polso della paziente. Un Farmacista frettoloso che, forse come Agapito lo speziale, sarebbe disposto a sostituire la polvere di perle con la scorza d ostrica 86 è quello illustrato dal Longhi. Tutto è simile nella descrizione letteraria e pittorica, dai vasi con le polveri medicamentose alla presenza del garzone che all occorrenza tiene la bottega. I due artisti fedeli al vero sociale veneziano hanno sviluppato lo stesso tema in modo simile, presentando non solo gli stessi personaggi ma anche, ciascuno con le peculiarità della sua arte, il loro modo di fare e il loro essere sociale. 86 Goldoni C.(1751) La finta ammalata a cura di Ortolani G. (1955).Tratto da Tutte le opere di carlo Goldoni Milano, Mondadori p.13 38

40 Carlo Goldoni - Il Ventaglio Pietro longhi - Dama con ventaglio e cavaliere steso sul letto Longhi P.(n.d.) Dama con ventaglio e cavaliere steso sul letto Carboncino e gessetto bianco; carta giallina; mm 290 x 432 Inv. 454; cat Il ventaglio, oggetto di varie forme e materiali, la cui funzione è quella di procurare vento quando è agitato con la mano, vanta un origine antichissima come testimonia una poesia scritta su di esso da una poetessa cinese risalente al 32 a.c. 88 Non intendiamo tracciarne la storia ma semplicemente spendere poche parole per spiegarne la funzione come elemento decorativo del ricco e fastoso abbigliamento veneziano. I ventagli, oggetti a volte preziosissimi in quanto contenenti parti di materiali come l oro, l avorio, l osso di balena o di tartaruga, vennero diffusi dalla Francia a tutta l Europa. I primi modelli francesi imitavano la produzione cinese. I secoli di maggiore diffusione furono i secoli XVII e XVIII. La pagina, ossia la parte che teneva uniti gli elementi rigidi, poteva essere di seta, di carta, di pizzo o di velo e decorata in modo diverso a seconda del luogo di provenienza. A Venezia, 87 Data di accesso Aurigemma S. Rossi F.& Vacca G. Il ventaglio in Enciclopedia Treccani. It (1937)Disponibile da: Data di accesso

41 pur essendo presente da circa due secoli prima, come si evince da molti dipinti, ebbe il suo periodo di massima diffusione nel 700. Alla sua realizzazione partecipavano artisti di varie categorie tra i quali pittori, nomi importanti sono quelli di Watteau, Bucher e Fragonard e quello dell italiana Rosalba Carrera, collega e amica di Pietro Longhi. Accessorio indispensabile, nell abbigliamento delle dame di quel periodo, nel tempo diventa anche strumento di comunicazione e, a seconda di come si teneva, nascondeva un messaggio particolare. Tenere il ventaglio con la mano destra di fronte al viso era infatti un chiaro invito a farsi seguire, nella stessa posizione con la mano sinistra era un invito a conoscere l altra persona, tenerlo aperto davanti alla bocca serviva a dichiarare di essere sentimentalmete liberi e così via. 89 Sarà forse grazie all importanza assunta da questo accessorio che diventa protagonista nelle opere dei nostri due autori. La commedia Il Ventaglio venne composta da Goldoni in Francia, l opera nasce dalla rielaborazione del testo di una commedia scritta in francese, L éventail, che rappresentata nella capitale francese, si era rivelata un insuccesso. Inviata a Venezia viene rappresentata nel teatro S. Luca nel febbraio del1765. L accoglienza del pubblico fu completamente diversa, e l opera incontrò il favore non solo dei contemporanei ma anche della critica successiva. Rho sostiene che: I credenti nel teatro puro non dovrebbero esitare a proclamarlo [Il Ventaglio] il capolavoro di Goldoni, perche veramente tutto in esso è azione, e che volteggiando di mano in mano simboleggia la capricciosa levità 91 della follia umana che gli dà ogni volta un significato diverso. È una commedia di intreccio, come Il Campiello o Le Baruffe Chiozzotte, in cui la collettività predomina sui singoli personaggi. Un capolavoro di puro montaggio 92 in cui per un momento il Teatro prevale sul Mondo in un libero gioco scenico che si appaga 89 Gli accessori del vestire (2010) in Barocco e Rococo arte, cultura e storia tra Seicento e Settecento Disponibile da: (Data di accesso ) 90 Rho E. (1936) La missione teatrale di Carlo Goldoni Bari, Laterza pp Ibidem 92 Fido F. (1977) Guida a Goldoni Torino, Einaudi p

42 di se. 93 Quasi priva di trama rappresenta i sospetti infondati, l agitazione e i litigi della popolazione di un piccolo paese alla ricerca del ventaglio che Evaristo, uno dei protagonisti, ha comprato per Candida, la donna che ama per sostuire quello da lei rotto. Per la consegna lo affida a una contadina Giannina. La merciaia pettegola, che glielo ha venduto, vorrebbe sapere a chi è destinato e, non ottenendo una risposta, comincia a sospettare e a diffondere con malignità i suoi sospetti. Nascono da ciò una serie di equivoci non solo tra Evaristo e Candida ma anche fra Giannina e Crespino il calzolaio che vorrebbe chiederla in moglie. Equivoci e ripicche che coinvolgono tutto il paese. Si crede che Evaristo abbia delle mire su Giannina e ciò suscita le ire di Crespino, il quasi fidanzato, e di Coronato un altro pretendente di Giannina. Esponenti di tutte le classi sociali sembrano annullare le distanze che li separano nella rincorsa di questo semplice oggetto, il cui leggero vento crea una tempesta che sconvolge tutto il paesino. Grazie ad esso affiorano i malumori e le insoddisfazioni di un esistenza precaria e noiosa. Infatti il ridicolo nasce proprio dal divario fra il gran chiasso [...]e la stupidità della causa. 94 In quest opera, nonostante sia stata composta nella maturità il giudizio dell autore, riguardo alla società e i suoi membri, continua a essere quello delle prime opere, confermando la coerenza nel tempo del suo pensiero. Come in moltissime altre sue opere si ha la presenza di tutte le classi sociali con i loro pregi e difetti. La nobiltà che si presenta in due aspetti: quello del nobile aristocratico orgoglioso povero di sostanze e ricco solo di orgoglio e pretenziosità impersonato dal Conte di Roccamarina e l altro quello di un aristocratico che, dotato di una buona rendita ha un comportamento più modesto e cosciente del fatto che nella nuova società il blasone ha poca utilità. La classe borghese è presente con Geltruda, Candida, Evaristo, Susanna e Timoteo. Rappresentano la parte della società più consapevole del suo ruolo e di quello delle altre classi. Geltruda è vedova e gode di una cospicua rendita lasciatale dal marito. Rispetta i nobili e le tradizioni ma non in modo servile, nè per questo rispetto sacrifica i 93 Ivi p Ferrone S. (2015) La vita e il teatro di Carlo Goldoni Marsilio, Torino p

43 suoi principi. Nel rispetto delle usanze destinerà una somma alla dote della nipote, che ne è priva, ma nello stesso tempo risponde al Conte che propone il Barone del Cedro come futuro marito: Un titolo di nobiltà, fa il merito di una persona. Non credo mia nipote ambiziosa, né io lo sono per sacrificarla all idolo della vanità. 95 ( Il Ventaglio Atto II, scena V) È cosciente che un titolo, pur essendo importante non garantisce le qualità morali di un essere umano. Candida è innamorata di Evaristo, borghese come lei anche se il Barone, un nobile, chiede la sua mano, lei non se ne cura. Cederà alle insistenze di questi solo per vendicarsi della sospetta infedeltà di Evaristo. Quest ultimo, di condizione agiata, è in stretto rapporto con i nobili e ne condivide gli svaghi come quello della caccia. Conosce il valore del denaro ma è disposto a sacrificarne una grande quantità per riacquistare il ventaglio che gli garantisce l amore. Il personaggio, forse più coinvolgente, è quello di Giannina, fiera di sé e della sua condizione esige il rispetto degli altri nei suoi confronti, irascibile e passionale, si ribella all autorità del fratello che vuole disporre del suo matrimonio, rifiuta la protezione del Conte dicendo: Potrà tutto in questo villaggio, ma non può niente nel mio matrimonio. (Atto II, scena VI) Lei rappresenta un personaggio della classe sociale più bassa con fierezza e dignità. Goldoni non rappresenta i ceti più umili come oggetto di riso e di scherno, ma con i loro contrasti, i loro problemi con le loro passioni. Questa è una delle commedie in cui, con il carattere di Giannina, l autore celebra quel terzo stato che sarà oggetto di maggiore attenzione nei Promessi Sposi. 96 In Longhi l opera che riporta nel titolo la parola ventaglio è un disegno contenuto nella raccolta di disegni delle collezioni del Museo Correr e precisamente la Dama con ventaglio e cavaliere steso sul letto. Di questo pittore si hanno infatti, oltre a una ricchissima produzione di opere dipinte a olio su tela, 162 fogli autografi con disegni conservati in maggior numero nel museo citato (139) e altri al Kupferstichkabinett di Berlino(9), alla Morgan 95 Petronio G. (1971) Carlo Goldoni Commedie Milano, Rizzoli p Pasquali A. (1979) Introduzione a Carlo Goldoni in Antologia della letteratura Italiana a cura di Angelo Gianni, Mario Balestreri, Angelo Pasquali, vol. II parte II, Ed. D'Anna, Firenze 42

44 Library (2), al British Museum, alle Gallerie dell Accademia e in pochi altri musei e collezioni private. 97 Da questi disegni secondo Pignatti 98 (1975) si evincerebbe maggiormente la sua indipendenza, unicità e l innovazione rispetto al mondo figurativo contemporaneo, non solo veneziano ma italiano in genere. Si tratta in alcuni casi, ma non sempre, di disegni preparatori di successivi dipinti a olio. Il disegno oggetto di analisi, pur essendo realizzato con dovizia di particolari che puntulizzano sia le figure sia la scena, non pare sia stato realizzato in quanto niente di simile viene raffigurato nei dipinti esistenti e conosciuti. Presenta l interno di una camera da letto con due figure di cui una, quella dell uomo, distesa su un grande letto è semicoperta da quella di una dama. La donna che in maniera evidente assume una posizione dominante, è colta nell atto di rinfrescare il cavaliere disteso. Non sembra essere coinvolta in quello che fa perchè il suo sguardo è rivolto verso lo spettatore e il suo corpo non presenta la minima torsione verso l altro protagonista della scena. Le figure e gli ambienti sono tratteggiate con il carboncino nero che diventa più marcato e sfumato, usato quasi come per la tecnica del pastello, per le ombreggiature che mettono in evidenza le ricche piegature del vestito e le pieghe del letto e sui cuscini. Non sono specificati i tratti del viso, soprattutto del protagonista maschile semicoperto dal ventaglio aperto. L oggetto qui non sembra svolgere una funzione particolare se non quella sua peculiare di dare rinfrescante sollievo o di costituire il mezzo grazie al quale la dama con malizia suscita le grazie del Cavaliere. Estendendo l analisi con lo studio di altre opere che illustravano il ventaglio, si sono individuate altre nove opere in cui si distingue chiaramente quest oggetto. Esse sono: Il pittore nello studio, Il Cavadenti, Il Ciarlatano, La famiglia patrizia del Ca Rezzonico, ( ben due dame nella composizione tengono il ventaglio una semiaperto e l altra chiuso) La famiglia Sagredo, Colloquio tra bautte o venditrice di mele, Il Rinoceronte, Il ritratto di dama, La venditrice di essenze. 99 Si è osservato che l oggetto, a volte aperto altre chiuso, 97 Pignatti T. (1975) Pietro Longhi dal disegno alla pittura Alfieri, Venezia 98 Ibidem. 99 Appendice fotografica foto nn. 1,

45 rappresenta semplicemente un accessorio che completa l abbigliamento delle nobildonne veneziane alla sua epoca e nient altro. Abile cronista del suo tempo, riporta le immagini che il suo occhio vede ogni giorno nelle case e per le strade con tutti i dettagli e i particolari e il ventaglio rappresenta uno di questi particolari. Dall analisi delle opere dei due autori si evince, che in tutte le opere, il ventaglio in sè non assume altri valori o funzioni. Tutti e due gli autori sono d accordo sul fatto che sia un accessorio proprio della classe nobiliare o quantomeno agiata. Non si riscontra nessun dipinto longhiano in cui sia tra le mani di una contadina o di una popolana. Questo concetto viene ribadito a chiare lettere dal Goldoni per ben due volte: una volta per bocca della pettegola merciaia Susanna Gli hanno donato un ventaglio! Cosa vuol fare una contadina di quel ventaglio? 100 (Atto II, Scena I) e una seconda tramite il Conte Avete fatto bene a non darglielo. Non è ventaglio per una contadina. (Atto III, Scena VIII) Sembra essere importante in Goldoni in quanto rappresenta l elemento scatenante di tutti gli equivoci e le discussioni ma in realtà è mezzo strategico che ben si presta alle esigenze compositive e teatrali. Se si esclude l interpretazione un po poetica di Rho, l autore avrebbe potuto ottenere lo stesso risultato con qualsiasi altro oggetto accessorio femminile come una spilla o un ombrellino. 100 Petronio G. (1971) Carlo Goldoni Commedie Milano, Rizzoli p

46 Carlo Goldoni - La bottega del caffè Pietro Longhi - Convegno di gentiluomini che prendono il caffè e Figure Mascherate in un Caffè Longhi P.(1760) Convegno di Gentiluomini Longhi P.(1760) Figure Mascherate in un che prendono il caffè Olio su tela, 61.3X49.5cm. Caffè Olio su tela (n.dm.) Collezione Pasadena, Norton Simon Museum 101 Privata 102 Longhi P.? La bottega del caffè ( ca) Olio su tela, cm 67,3X52 Vicenza, Gallerie di Palazzo Leoni Montanari Data di accesso 10/11/ M_12689.pdf?sequence=1 p.37 Data di accesso 10/11/

47 Il caffè come bevanda e i locali dove esso veniva servito assunsero nel 1600 in tutti i Paesi europei e soprattutto a Venezia proprietà e significati particolari, tanto che non si possono comprendere appieno le due opere senza riportare curiosità e dettagli delucidativi, relativi all importanza assunta da questi elementi nella storia. Tante sono le leggende legate alla nascita e alla diffusione del caffè. Nacque probabilmente in Etiopia dove un capraio di nome Kaldi, osservò che il suo gregge era molto attivo dopo aver ingerito delle bacche rosse, ossia delle bacche di caffè. Così decise anch egli di assaggiarle e scopri l effetto energetico che quest ultime erano in grado di produrre, infatti grazie alle loro proprietà stimolanti trovò l ispirazione e cominciò a scrivere poesie. Portò alcune delle bacche nel vicino monastero e i monaci, dapprima diffidenti, le buttarono nel fuoco, successivamente ne ricavarono un decotto con cui si tenevano svegli durante le preghiere. 104 In Europa il caffè approda proprio grazie ai commercianti veneziani che sulle loro navi portavano tanti prodotti e cibi sconosciuti. L aroma dei chicchi arrostiti venuti dall Oriente conquistò i buongustai europei in modo unico e come il caffè nessun altro prodotto è divenuto fenomeno di costume e simbolo della socialità civile. 105 Nel 1724 fu Venezia a ricevere la prima spedizione di caffe ma successivamente centri di diffusione diventarono Londra, Amsterdam e Marsiglia. Provenendo dal mondo musulmano e avente proprietà eccitanti, il caffè creò problemi di carattere religioso, tanto che si ritenne utile un intervento del Papa a cui si chiedeva la scomunica di questa bevanda ritenuta satanica. L allora Clemente VII però, prima prima di vietarne l uso, volle accertarsene personalmente provandolo. Conquistato dal gusto e dall aroma non solo non la scomunicò ma addirittura la battezzò come bevanda cristiana eliminando così quell ultima remora e permettendone la massima diffusione Data di accesso 10/11/ La storia del Caffè- Storia e origini del caffe-il caffè sul Web ( 2015 Marzo, 4) disponibile da: Data di accesso 10/11/ Covone A. (2010) I Caffè francesi e la vivacità culturale del Settecento Disponibile da: Data di accesso 10/11/ Silva R. M. (2014) Il Caffe come protagonista culturale nella storia itlaliana Faculty of the 46

48 Venezia fu una delle prime città, assieme a Marsiglia, a creare degli spazi pubblici in cui si potesse degustare la nuova bevanda. In luogo centralissimo, in Piazza San Marco venne creata la prima Caffetteria e ben presto locali di questo tipo spuntarono in molte città italiane ed europee. Si ritiene importante sottolineare che essi svolsero non solo la normale funzione di spazio deputato alla degustazione ma diventarono centri di informazione e diffusione di nuove idee illuministe e progressiste. Sarà stato proprio per questo che alcuni illuministi lombardi tra cui i fratelli Verri e Cesare Beccaria chiamarono la loro rivista proprio «Il Caffè». Le Caffetterie, dapprima locali sobri e tranquilli in cui poter conversare, assunsero presto altre funzioni, diventarono centri di mondanità in cui si recavano non solo gli uomini ma anche le donne dopo lo shopping per bere il caffè o la cioccolata altra bevanda allora diffusissima. 107 Col tempo in queste caffetterie diventano punto di ritrovo di importanti personaggi letterari, filosofici e politici i quali gli conferirono ulteriore valore e prestigio trasformandole in veri e propri luoghi di socializzazione in cui si comincia ad assistere a una vera e propria mescolanza sociale. Grazie alle sue proprietà stimolanti ed eccitanti il caffè, veniva associato alle idee progressiste. I caffè letterari, nati in Europa sul finire del 1600, rappresentarono una pietra miliare nell atmosfera di fermento culturale e di innovazione che pervase l intero continente nei secoli successivi e videro la nascita di grandi capolavori e di correnti filosofiche che hanno fatto la storia. 108 Molto spesso questi locali mettevano a disposizione dei loro frequentatori copie di giornali e riviste offrendogli così la possibilità di leggerli e di poterne discutere i contenuti con gli altri avventori favorendo così non il dialogo ma anche il dibattito. Sarà proprio Goldoni che userà il caffè per difendersi dalle meschinità dei suoi avversari, infatti dopo aver scritto il suo Prologo Apologetico della Vedova ne fa stampare copie tremila che fa distribuire nei luoghi Graduate School of Arts and Sciences, Georgetown University p.22 Disponibile da: M_12689.pdf?sequence=1 Data di accesso 23/11/ Ivi p Covone A. (2010) I Caffè francesi e la vivacità culturale del Settecento Disponibile da: Data di accesso

49 di maggiore afflusso di pubblico come circoli, ingressi dei teatri e soprattutto Caffè. 109 L importanza assunta dal caffè sia come bevanda che come locale spinge i due autori, fedeli cronisti della società e di ciò che si sviluppa nel suo seno, a creare opere relative all argomento. Goldoni compone a Mantova nel 1750 La Bottega del Caffè mentre Longhi crea sicuramente due opere: Convegno di Gentiluomini che prendono il caffè e Figure Mascherate in un Caffè. Esiste un altra opera che presenta lo stesso titolo della commedia goldoniana ma su cui la critica non è concorde per quanto riguarda la paternità anche se il Rava nella sua Monografia 110 riguardante il pittore presenta l opera come longhiana. D altronde anche se fosse di un suo seguace o di un esponente della sua scuola non si può fare a meno di osservare che gli imitatori copiano non solo particolari relativi alle tecniche pittoriche ma anche i modi di espressione e, molto spesso ne condividono il pensiero. Inoltre Longhi in tantissimi altri dipinti con titoli diversi, rappresenta camerieri con vassoi su cui troneggiano caffettiere fumanti o personaggi con tazzine di piccole dimensioni (che non possono essere quindi cioccolata) che gustano l aromatica bevanda come nella Lezione di Geografia o nella Visita della Dama 111. La bottega del Caffe è forse l opera che avvicina di più i due autori, grazie ad essa anche Goldoni sembra diventare pittore, un pittore dai toni tenui come potrebbe essere un pastellista o un acquerellista. Con la sua abilità scenografica regala al lettorespettatore uno scorcio di Venezia. Descrive infatti: una strada alquanto spaziosa, con tre botteghe: quella di mezzo a uso di caffè, quella a dritta di parrucchiere e barbiere, quella a sinistra a uso di gioco, o sia di biscazza; e sopra le tre botteghe suddette si vedono alcuni stanzini praticabili appartenenti alla bisca. 112 Con poche rapide pennellate mette al corrente il lettore di quelli che 109 Goldoni C. (1993) Memorie Milano, a cura di Bosisio P. Milano, Mondadori Mémoires II, V p Ravà A. (1909) Pietro Longhi in Angeli D. Collezione monografie illustrate Serie:Pittori, Scultori. Architetti. Istituto Italiano d arti grafiche, Bergamo p Appendice fotografica foto nn.20, Petronio G. (1971) Carlo Goldoni Commedie Milano, Rizzoli Vol I p

50 sono gli svaghi della società veneziana e di come da un semplice caffè si può passare al gioco d azzardo e alla prostituzione ad esso strettamente collegata. Con le stesse tinte tenui descrive la vita di ogni giorno dei protagonisti, con la sua monotonia, con i piccoli pettegolezzi, quella delle piccole cose senza importanza, quella vita che di forte ha solo la corrispondenza con la realtà. Anche i personaggi, ad eccezione di uno, sono un po sbiaditi, senza tinte forti, incapaci di forti passioni o di amori travolgenti. Ci sono due donne, che cercano di salvare il loro matrimonio, e due uomini, i rispettivi mariti, dediti al gioco e agli svaghi extramatrimoniali. Incapaci di resistere al vizio, sacrificano tutto: matrimonio, dignità e denaro, Eugenio si indebita e dà in pegno persino gli orecchini della moglie. Ma fra loro ecco apparire una macchia scura, una tinta forte, è quella di Don Marzio, il Maldicente, il vero protagonista della commedia che è di carattere e non d ambiente come sembrerebbe dal titolo. La bottega del caffè è la seconda della cosiddetta scommessa in cui Goldoni si era impegnato a comporre sedici commedie entro l'anno dopo il fallimento dell Erede fortunata. In essa si attuano tutti i principi della sua Riforma enunciati nel Teatro Comico. 113 Composta inizialmente in dialetto veneziano e con la presenza di due delle vecchie maschere, Brighella e Arlecchino, quando decide di farla stampare, la riscrive in toscano per renderla accessibile a un pubblico più vasto e sostituisce le due maschere con Ridolfo e Trappola. 114 Preoccupato dalle critiche dei rigoristi dichiara nelle Memorie di aver rispettato l'unità di luogo dicendo di non presentare una vicenda una passione, un carattere ma una bottega dove si svolgono più azioni a un tempo. 115 Dà rilievo alla classe sociale che gli è più congeniale, cioè la borghesia, ergendo il caffettiere Ridolfo a simbolo di onestà e lealtà. Questi infatti è ineccepibile in qualsiasi ruolo svolga e in qualsiasi cosa dica: come gestore diversamente dagli altri, dopo sei mesi di attività, continua a servire buon caffè e non brodo lungo 116 (La Bottega 113 Goldoni C.(1787) Memorie Milano, a cura di Bosisio P. (1993) Milano, Mondadori Mémoires II, V pp Fido F. (1977)Guida a Goldoni-Teatro e Società nel Settecento Torino, Einaudi p Petronio G. (1971) Carlo Goldoni Commedie Milano, Rizzoli Vol I p

51 del caffè Atto I, Scena I), come uomo aiuta Eugenio per motivi di gratitudine, perchè non scorda il bene ricevuto dal padre di lui, rispetta il matrimonio proferendo frasi del tipo al matrimonio si porta rispetto (Atto III Scena X) o Separare il marito dalla moglie è una cosa contro tutte le leggi (Atto III Scena X), esprime disprezzo contro il mestiere di chi vive sulle disgrazie, sulla rovina della gioventù (Atto I, Scena III), esalta il suo stato dicendo che non lo scambierebbe mai con quelli che hanno più apparenza e meno sostanza (Atto II, Scena III). Personaggio positivo in questa commedia di contrasti è l esatto contrario di Pandolfo il biscazziere, uomo scaltro e senza scrupoli disposto a sfruttare chiunque anche chi è già rovinato pur di trarne vantaggio. I caratteri opposti dei due gestori sembrano accentuare la differenza tra le attività da loro svolte, il divertimento sano come bere un buon caffè e discutere e quello immorale dei giochi d azzardo. L'intreccio della commedia è tenuissimo; esso vien tessuto quasi tutto sulle azioni del maldicente, il gentiluomo sfaccendato, che si presenta con l'occhialetto per osservare tutto più da vicino. 117 Questo occhialetto simbolo della sua cecità morale, è infatti un occhialetto deformatore 118 con cui distorce la realtà, vede il male là dove non c è e, abile nell uso della parola, insinua, carpisce i segreti, ci ricama sopra creando delle storie a cui anche lui finisce col credere e, cosa più importante, crede di essere nel giusto inconsapevole delle vittime che crea con la sua lingua. La sua punizione, che si concretizza nell isolamento finale da parte dei suoi concittadini, lo costringe ad allontanarsi dalla città. La sua figura appare ancora più misera di quella del gestore della bisca punito dalla legge. In Don Marzio si possono riconoscere tutti i pettegoli, in quanto per costruire il suo personaggio Goldoni avrà copiato tutte le caratteristiche delle persone che incontrava ogni giorno per le strade e nei campielli. Ciò si deduce dalle parole dell Autore a chi legge, volte a introdurre la commedia: I miei caratteri sono umani, sono verosimili, e forse veri, ma io li traggo dalla turba universale degli uomini e vuole il caso che alcuno in essi si riconosca. Quando ciò accade non è mia colpa [...] ma la 117 Marchini-Capasso O. (1907) Goldoni e la Commedia dell Arte, Bergamo Stab. Tipografico Fratelli Borlis p Rho E. (1957) Carlo Goldoni in Letteratura Italiana-I Maggiori, Milano, Marzorati p

52 colpa è del vizioso che dal carattere ch io dipingo, trovasi per sua sventura attaccato 119. Affermazione che rende Goldoni ancora più moderno in quanto ricorda l attuale nota alla fine delle moderne pellicole Ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti è puramente casuale. Andando a estrapolare dall opera ciò che più strettamente ci riguarda, e cioè la concezione dell autore riguardo alla bevanda e ai locali in cui esso viene servito, si può affermare che, relativamente alla prima l autore ne conferma la massima diffusione fra tutti i ceti sociali abbienti e non. Ciò si evince dal dialogo fra Ridolfo e Trappola il suo garzone: Bisogna servir tutti, [...]i lavoranti, i barcaruoli, i marinai [...] Una volta correva l acquavite, adesso è in voga il caffe [...] e ancora E quella signora, dove porto il caffè tutte le mattine, quasi sempre mi prega che io le compri quattro soldi di legna, e pur vuol bevere il suo caffè. (Atto I, scena I) Inoltre lo studio analitico della trama e dei personaggi permette di trarre le seguenti conclusioni: questo tipo di locale viene considerato come luogo di aggregazione e comunicazione in cui c è spazio per tutto per le cattiverie, le azioni virtuose, la critica su problemi sociali come il gioco d azzardo, un luogo insomma in cui l essere umano si rapporta e si misura con i suoi simili, in cui dimostra e impara ciò che è giusto fare o non fare. Uno spazio minimo in cui si realizza il massimo della socilizzazione. 120 Inoltre è sicuramente determinante la scelta di un caffettiere come personalizzazione della virtù trionfante, e [...] il caffè come arena per la vittoria della borghesia, 121 significa che l autore lo considera luogo che offre opportunità di crescita morale e di trionfo della giustizia, un luogo in cui la classe borghese, di cui si sente esponente per eccellenza, trova accoglienza e rispetto. 119 Petronio G. (1971) Carlo Goldoni Commedie Milano, Rizzoli p Bonini N. ( 2010) Carlo Goldoni: parola d onore -Ciclo Conferenze Teatro 2010 promosso dalla facoltà di Scienze linguistiche in collaborazione con il Ctb di Brescia disponibile da: Data di accesso 23/11/ Silva R. M. (2014) Il Caffe come protagonista culturale nella storia itlaliana Faculty of the Graduate School of Arts and Sciences, Georgetown University p.37 Disponibile da: M_12689.pdf?sequence=1 Data di accesso 23/11/

53 La Bottega del Caffè dipinta da Pietro Longhi nel suo Convegno di Gentiluomini che prendono il caffè non può essere paragonata a quella di Ridolfo che è frequentata da avventori di tutte le estrazioni sociali. Nel dipinto infatti è raffigurato un luogo di ritrovo per l aristocrazia, l ambiente è raffinato, finemente arricchito da una tenda di colore leggermente più chiaro della parete e un quadro con una ricca cornice dorata inserito nel dipinto secondo l usanza fiamminga. I muri coperti da carta da parati, in una tinta fredda che ne accresce la solennità, fanno da sfondo al gruppo di persone riunito intorno al tavolo ricoperto da una luminosissima tovaglia bianca. L abbigliamento sia maschile che femminile è quello della nobiltà, con risvolti e scolli guarniti di pelliccia o con rifiniture dorate, i colori accostati in modo armonico sono piu chiari al centro e assumono tonalità più scure ai lati. I presenti, nella tipica posa teatrale longhiana non si distinguono per espressioni particolari del volto, la maggior parte di loro hanno un volto quasi imbambolato. Fanno eccezione l uomo riverso sul tavolo intento a corteggiare la dama e la figura in piedi intenta ad annotare qualcosa in un notes. Ed è proprio questa la figura che chiarisce tutti i dubbi su ciò che l autore vuole comunicare all osservatore. Infatti è uno dei pochi autoritratti del pittore stesso, è emblematico che abbia scelto un caffè per autorappresentarsi forse perchè si conosceva come pittore della società, e il caffè fu parte integrante di quella vita e di Venezia, 122 Questo dipinto ha quindi una funzione celebrativa del locale come luogo di incontro, aggregazione e di socializzazione e in cui l autore, che di quella società si sente membro attivo, ha scelto di superare le sue remore e l ha eletto come luogo deputato a rappresentarlo meglio. Completamente diversa e atta a cogliere più gli effetti della bevanda è l immagine del secondo dipinto, il locale ha meno pretese di quello precedentemente descritto. Lo sfondo è scuro, le figure sono tutte in piedi e tutte mascherate tranne il servitore con il vassoio. L abbigliamento delle due maschere in primo piano è ricco, molto più modesto, invece, quello della figura posta dietro e di profilo. Da una porta dietro a loro si vedono degli edifici con 122 Ivi p.45 52

54 archi e colonne. Se ne desume che l autore abbia voluto cogliere l altra funzione del Caffè, quella di locale per avventori (che possono entrare dalla porta aperta) di tutte le classi sociali e quella di locale in cui ci si possono commettere gesti un po licenziosi come quello dell uomo in maschera che pizzica il fianco della dama anch essa mascherata che le sta davanti. Qua si sono voluti mettere in luce gli effetti energetici della nuova bevanda. 123 Le due figure mascherate, una dietro l altra, vengono usate dall autore in molte altre tele ma soprattutto quelle in cui rappresenta il Ridotto, tipico locale veneziano corrispondente ai moderni casinò. Il fatto inoltre che l autore usa la stessa immagine per rappresentare i due locali mostra la contiguità di questi due tipi di svago. Maggior cura dei particolari riguardanti l arredamento si osservano nella Bottega del Caffè di dubbia paternità. A questo proposito bisogna ricordare che, i dipinti di genere di Pietro Longhi acquistarono una grande fortuna tra gli aristocraci e gli intellettuali veneziani del tempo e ciò determinò in primis, come si è gia riferito nella biografia, un aumento del numero delle committenze; in secundis, diede luogo al nascere di una maniera longhiana seguita fedelmente da tanti altri pittori che, ammirandolo ne condividevano i temi e lo stile. La critica moderna ha individuato gruppi di opere alla Longhi e li ha attribuiti ad autori diversi, dando nomi convenzionali a quelli per cui non potevano risalire a un identità precisa. Non è il caso di quest opera per la quale i critici, che non la attribuiscono al Longhi, ne riconducono la paternità a Johann Heinrich Tischbein, un tedesco attivo nella laguna. 124 Nel dipinto si mostra uno squarcio molto più ampio rispetto ai locali delle precedenti opere; tutto rispecchia la vita e le abitudini del tempo, una delle quali era la minuziosa cura dell arredamento. Sulle pareti scure risaltano, infatti, un enorme specchio con cornice dorata e dei mobili con scaffali, su cui vasi e 123 Sohm, P. L (1982). "Pietro Longhi and Carlo Goldoni: Relations between Painting and Theater."in Silva R. M. (2014) Il Caffe come protagonista culturale nella storia itlaliana Faculty of the Graduate School of Arts and Sciences, Georgetown University p.44 Disponibile da: M_12689.pdf?sequence=1 Data di accesso 23/11/ Vanoli P.( 2014) La fortuna dei modelli di Pietro Longhi in Gallerie d Italia-Palazzo Leoni Montanari Guida Venezia, Marsilio 53

55 ampolle di cristallo e caffettiere di ceramica fanno bella mostra di sè. Due camerieri con vassoi e tazzine sono intenti a servire una dama elegantemente vestita con il suo cicisbeo. Sia la donna che l accompagnatore indossavano la bautta, prima dell ingresso nel locale, perchè la loro larva pende da un lato del capo. Sono abbigliati elegantemente, il tabarro della dama si è aperto scoprendo i meravigliosi fregi dorati del vestito e rivelando all osservatore informazioni importantissime sulla moda del tempo e sull abilità dell autore nel riportare i particolari più minuziosi. Precisione e cura dei dettagli, che sicuramente avrà ammirato e imitato e, che erano proprie del suo maestro. Tra gli altri personaggi presenti: un uomo in bautta cerca di richiamare l attenzione del cameriere perchè vuole ordinare qualcosa per lusingare la dama che l accompagna e una nana ( personaggio caratteristico delle composizioni longhiane) che a sua volta cerca di attirarsi la generosità del cavaliere; forse anche lei potrà quel giorno gustare un caffè o una cioccolata. La posa dei personaggi è sempre quella caratteristica delle composizioni longhiane, sguardi un po imbambolati e inespressivi anche quando guardano l osservatore; un eccezione costituisce lo sguardo di uno dei due cani. Confrontando il dipinto con i due precedenti si avverte la graduale trasformazione di questi tipi di locali nel tempo. Il primo è un locale per aristocratici, nel secondo si ha presenza di persone più umili nel terzo massima promiscuità; nessuno ha scacciato i due cani che, indisturbati, occupano il loro posto. Il caffè è diventato un abitudine e tutti gli esseri vi hanno accesso. 54

56 Carlo Goldoni - L avvocato veneziano Pietro Longhi - Gli Avvocati Pietro L. Gli avvocati, olio su tela, cm 60x48, Firenze, collezione Privata 125 Nel Medioevo lo Stato veniva paragonato al corpo umano di cui le diverse istituzioni costituivano gli organi. L organismo statale per funzionare aveva necessità del corretto funzionamento di ogni organo. Gli uomini di legge corrispondevano agli occhi, le orecchie, la lingua e il fegato. Questa concezione un po poetica assunse un aspetto più pragmatico concretandosi in modo diverso negli ordinamenti dei vari stati; la diversità era determinata dalle varie forme di diritto, dal territorio, dai costumi. Nel tempo quelle giuridiche divennero le professioni più ambite e, intorno al 1500, i loro rappresentanti diventarono sempre più numerosi, tanto che si ghi&source=bl&ots=hqhrnkqi- S&sig=0vPPdFD6BLSYNZJCvtDSrNxC0Bs&hl=el&sa=X&ved=0ahUKEwjj1PST38TRAhUpAZoKHVR1CAEQ 6AEIGDAA Data di accesso 15/12/

57 cominciarono a determinare nei loro confronti rifiuto e sdegno anche a causa della superficialità con cui affrontavano i processi. Naturalmente il cattivo funzionamento del sistema non era imputabile solo a giuristi e ad avvocati, ma anche a leggi obsolete e a una molteplicità di norme create, l una sull altra, per risolvere casi improvvisi. A ciò si aggiungeva l esistenza di leggi statali antitetiche a consuetudini locali che rendeva il quadro ancora più confuso. A Venezia vi era una situazione ancora più particolare, ai problemi citati se ne aggiungevano altri; i giudici erano membri del patriziato che avevano come fine preminente la conservazione della Repubblica per cui si regolavano di conseguenza nei loro verdetti. 126 Gli avvocati dapprima erano anche loro patrizi e la loro funzione difensiva era considerata pubblica, successivamente anche procuratori legali non appartenenti alla nobiltà stipularono contratti privati con cui si assumevano la difesa in giudizio dei loro concittadini e non. Dopo la conquista della Terraferma, infatti, la città lagunare doveva amministrare un territorio quanto mai variegato per cultura, mentalità, istituzioni, diritto e consuetudini. 127 Era arduo il compito degli avvocati in quanto dovevano districarsi in questo groviglio formato da leggi statali, norme e consuetudini locali, e soprattutto dovevano far sì che nel singolo caso concreto si attuasse la giustizia sostanziale, magari impedendo l applicazione di certe leggi che intaccavano i principi di giustizia ritenuti più importanti quali: la verità, il buon senso, la fede e l'equilibrio che la natura aveva dato alle cose. Essi erano ritenuti collaboratori indispensabili, dato che dovevano intromettersi fra le parti interessate e i giudici al fine di chiarire la situazione e di far scaturire dal contrasto dei fatti e delle idee la verità che poi doveva essere consacrata nelle sentenze. 128 Se molti ci riuscirono altri si spinsero al limite della cavillosità compiendo vere e proprie acrobazie giuridiche e procedurali pur di 126 Bellabarba M.(1994) Dal Rinascimento al Barocco - Diritto e istituzioni: lle pratiche del diritto civile: gli avvocati,in Treccani, La cultura italiana, Cap.i Disponibile da: Data di accesso 15/12/ Passarella C.( n. d.) I rettori veneziani e l amministrazione della giustizia in Terraferma, in PAX TIBI MARCE -- Venice: government, law, jurisprudence -- Venezia: istituzioni, diritto, giurisprudenza disponibile da: Data di accesso 15/12/ Cobianchi C.A. - Arangio-Ruiz V. Biondi P. (1930) Avvocatura in Treccani Enciclopedia Italiana Disponibile da: 56

58 far valere le loro ragioni. Non furono pochi i casi di avvocati disposti a tutto pur di allungare le cause e strozzare nel gorgo di spese soverchianti gli sprovveduti clienti: questi dottori "cattivi cristiani" divennero i personaggi preferiti delle satire, delle commedie popolari, dei dialoghi sui modi di reggere gli Stati. 129 Goldoni in numerose opere presenta figure di avvocati, quelle, però in cui esprime più compiutamente le caratteristiche positive e negative, ossia i vizi e le virtù di questa importante categoria professionale sono essenzialmente due: una, dal titolo eloquente, L avvocato veneziano e un altra dal titolo Il Cavaliere e la Dama. Non si può prescindere, in questa sede dallo studio di quest ultima in quanto citata dall Autore stesso nelle note de «L Autore a chi legge» come strettamente connessa alla prima e motivo giustificante della necessità di tracciare una figura positiva. Nell immensa produzione pittorica di Longhi invece si riscontra una sola opera dal titolo Gli Avvocati, se poi, tra le innumerevoli figure imparruccate che popolano i ridotti, le feste in maschera o i parlatori delle monache e in cui i suoi concittadini si potevano riconoscere, ci fossero degli avvocati è un fatto che non ci sentiamo di escludere ma neppure di affermare con certezza scientifica. L Avvocato Veneziano di Goldoni è un opera in cui dimensione umana, professionale e sociale dell autore si fondono così come Mondo e Teatro diventano unità inscindibile. Sul palcoscenico si rappresenta infatti la vita reale e il rappresentarla sottolineando, magari con una punta di ironia, le caratteristiche negative o enfatizzando quelle positive si può migliorare la società che probabilmente eviterà di ripetere ciò di cui ha riso o imiterà quello che ha ammirato. La commedia, il cui titolo originario era semplicemente L avvocato, fu rappresentata nell autunno del 1749 a Venezia e riscosse un discreto successo. 130 È una commedia che pur mantenendo quell aura media e sorridente che è sua 129 Bellabarba M.(1994) Dal Rinascimento al Barocco - Diritto e istituzioni: Le pratiche del diritto civile: gli avvocati,in Treccani, La cultura italiana, Cap.i Disponibile da: Data di accesso 15/12/ Goldoni C.(1787) Memorie Milano, a cura di Bosisio P. (1993) Milano, Arnoldo Mondadori Editore p

59 propria e senza la quale non sarebbe tale 131 assume toni molto seri che ci danno una conferma dell attualità di Goldoni anche a distanza di tanti secoli. Il protagonista Alberto Casaboni è un avvocato che si allontana da Venezia per andare a Rovigo per difendere una causa, procuratagli dal suo amico Lelio, volta ad annullare una donazione nei confronti di una figlia adottiva a favore di un figlio legittimo. Egli dovrà dimostrare che la donazione è stata fatta solo perché, al momento della redazione del contratto, il donante era convinto che non avrebbe avuto altri figli. Alberto, sicuro di se stesso, ritiene che la chiarezza della questione determinerà la vincita della causa, la vicenda però si complica quando viene a conoscere l avversaria del suo cliente, la bella Rosaura. Si innamora di lei, anche se è promessa a un nobile squattrinato, il quale, a sua volta, si intromette nella situazione mirando al denaro della futura sposa e minacciando di abbandonarla alla sua sorte in caso di perdita. Combattuto, fra l interesse personale e quello del suo assistito, l avvocato sacrifica l amore in nome dell onore e della professionalità, salvo poi a riparare al male fatto sposando la Rosaura e assicurando così il lieto fine alla commedia. Quest opera potrebbe definirsi quella dell orgoglio e del riscatto. Creando questa figura di avvocato integerrimo disposto a sacrificare se stesso e i suoi sentimenti per salvare la sua reputazione professionale, celebra un tipo di uomo che assurge a modello sociale, rappresenta cioè, uno di quegli individui che si impongono per la loro intelligenza, il loro spirito di iniziativa, le loro azioni a un ambiente ostile, nel quale il principio di autorità informa ancora la cultura e i rapporti sociali. 132 L avvocato è orgoglioso in primo luogo di se stesso, della preparazione e capacità professionale, è fiero delle sue origini veneziane e del sistema giuridico veneziano superiore a tutti gli altri. 133 Un sistema che predilige l oralità del rito rispetto a quello scritto, dando a tutto il processo carattere di immediatezza e celerità. In questo tipo di rito tutto avviene in udienza, vengono 131 Petronio G. (1971) Carlo Goldoni Commedie Milano, Rizzoli Vol I p Fido F. (1977)Guida a Goldoni-Teatro e Società nel Settecento Torino, Einaudi p Nella parte introduttiva della commedia rivolta al lettore l autore cita espressioni come lo stile del nostro Veneto Foro o ricordevole del primo latte da' Veneti Maestri onorevolmente succhiato. 58

60 presentate le prove documentali e gli argomenti delle parti e delle difese assicurandone la chiarezza e permettendone la comprensione anche agli stranieri che avevano rapporti con Venezia. Goldoni in questa commedia celebra la sua prima professione e servendosi probabilmente dell esperienza allora acquisita, dà un immagine viva del processo, informa il lettore su tutti i dettagli e gli fa ascoltare riprodotte parola per parola e per parecchie pagine le interessanti ma macchinose e drammaticamente inerti perorazioni dei due avvocati, il bolognese e pomposo dottor Balanzoni, e il veneziano incorruttibile Alberto. 134 Fedele alla rappresentazione del reale, fa parlare il protagonista in dialetto e Vianello (1957) sostiene che l improvvisazione e l uso del dialetto nelle arringhe erano una prassi a Venezia e ciò si evince dai documenti sulla pratica forense a Venezia nel Settecento e corrispondono quindi all uso reale. 135 Riscatta la figura dell avvocato maltrattata dalla commedia dell Arte e, in genere, da una tradizione teatrale che la rappresentava come egoista, intrigante e cavillosa. Requisiti questi precedentemente attribuiti dall autore a un altro avvocato, il dottor Buonatesta che assiste Donna Eleonora, ne Il Cavaliere e la Dama. Questo legale, incurante dell indigenza in cui versa la donna, la inganna adducendo difficoltà e cavilli e privandola anche del denaro destinato al cibo fino a quando non viene smascherato dalla figura positiva del Cavaliere. Questo personaggio impersona valori etici positivi e come l Avvocato Veneziano è disposto a sacrificare i suoi sentimenti in nome dell amicizia e della reputazione. Infatti si prepara ad abbandonare la città dicendo: No, donna Eleonora non voglio perdervi per acquistarvi. Conosco la vostra delicatezza; non soffrireste gli insulti di un mondo insano. (Il cavaliere e la dama. Atto III, scena XII) 136 Inoltre in questa commedia si fa l elogio del vivere di mercatura, ossia di quell attività in cui si progredisce grazie all operosità, all ingegno e 134 Fido F.( 2007) Le professioni e il lavoro nel teatro di Goldoni in Atti dell VIII Congresso degli Italianisti Scandinavi Aarhus-Sandbjerg, giugno 2007 p.18 Disponibile da: Data di accesso 2/1/ Vianello N.(1957)La lingua del foro veneto nelle attestazioni dell opera goldoniana, in Studi goldoniani, a cura di Vittore Branca e Nicola Mangini,Venezia-Roma, Istituto per la collaborazione culturale, 1960, pp Petronio G. (1971) Carlo Goldoni Commedie Milano, Rizzoli Tomo I, p

61 all iniziativa privata e i cui valori etici sono tra gli altri la fama e la reputazione. La stessa reputazione che Alberto Casaboni vuole salvare quando dice Caro sior Florindo, omo onesto, omo da ben, abbiè compassion de mi. Son qua a pregarve che me lassè trattar sta causa, che me lassè resarcir quella macchia [...] impressa sull'onorata mia fronte. L'unico patrimonio dell'omo onesto xe l'onor; l'onor xe el capital più considerabile dell'avvocato (L Avvocato veneziano Atto II, Scena XII). L intellettuale borghese è convinto che in una società attiva ogni individuo abbia bisogno dell altro, in questo caso il cliente dell avvocato e l avvocato del cliente. Partendo dalla considerazione che, come afferma, l autore compone quest opera perché era ben giusto che all'onoratissima mia professione dar procurassi quel risalto, che giustamente le si conviene 137 (L Avvocato Veneziano, Autore a chi legge), che nel protagonista si riconosce l autore stesso e che nell introduzione cita anche l altra Commedia in cui si fa l elogio di chi vive con i frutti della proprio onesto mestiere, se ne trae la conclusione che oltre a darci un immagine diversa della professione, voglia anche celebrare se stesso, come intellettuale, poeta di teatro che vive orgogliosamente dei proventi della sua attività. Vuole inoltre suggerire che forse le due attività hanno un margine di contiguità fondandosi tutte e due sulla capacità di persuadere e che in una società laboriosa tutti i membri hanno la stessa rilevanza siano essi avvocati, mercanti o uomini comuni. Principi questi altamente illuministici. Bisogna però sottolineare un altro aspetto rilevante che riguarda il motivo per cui le Commedie di Goldoni vengono rappresentate ancor oggi e con successo; i problemi dell avvocato veneziano nell omonima commedia sono costituiti dal contrasto fra i doveri di lealtà verso il cliente e l interesse personale, dalla sfera privata che si scontra con gli obblighi della professione e infine dalle pressioni che il difensore nello svolgimento della sua attività può ricevere dall esterno e che possono diventare a volte violente. Sono problemi che i procuratori legali affrontavano nel Settecento 137 Godoni C.(1749) L avvocato Veneziano in I Classici a cura di Ortolani G. (1939) Milano, Mondadori p. 12 Disponibile da: ttp:// Data di accesso 30/12/

62 e che continuano a vivere ancora oggi. Si pensi ai moderni processi per mafia nella realtà italiana. Anche il dipinto di Longhi dal titolo Avvocati assume caratteri di serietà maggiori di tanti altri dipinti dello stesso autore. La struttura compositiva ha, infatti, la stessa compostezza che hanno i dipinti celebrativi eseguiti per le famiglie veneziane non mancando neppure il pargoletto tenuto per mano. Da un primo sguardo frettoloso a questa tela non si rimane colpiti in modo particolare. É da un osservazione molto attenta che si ricavano particolari interessanti per la nostra ricerca. Dal punto di vista descrittivo si distinguono sei soggetti, di cui cinque reali e uno probabilmente mitologico-allegorico. Sullo sfondo si distinguono una parete rivestita di marmi e due colonne, forse quelle di un Palazzo di giustizia. Davanti all edificio le figure si dividono lo spazio in modo asimmetrico infatti, dividendo la composizione in due, le quattro figure occupano uno spazio uguale se non minore a quello delle altre due. L abbigliamento è l elemento che chiarisce i ruoli e anche la provenienza sociale. Gli avvocati, nonostante siano all aperto fuori dalle aule, continuano a portare la toga quasi a ricordare all osservatore, come nella commedia goldoniana, che la toga annulla l uomo, in altri termini che l uomo cede il posto all avvocato nel momento in cui, questi entra formalmente nel suo ruolo. L importanza della professione rappresentata, viene sottolineata dallo spazio riservato alle due figure e dal colore nero che domina. A proposito di esse, un altro particolare non può passare inosservato, una di loro tiene la mano destra sotto il lembo della giacca mentre la sinistra non si vede, l altra mostra in modo evidente degli oggetti che con molta probabilità all epoca servivano per scrivere e timbrare. Se sono giuste le nostre supposizioni anche il pittore avrà voluto sottolineare la presenza e la pratica a Venezia dei due tipi di processo quello scritto e quello orale. I loro assistiti appartengono sicuramente all alta società, che sono benestanti lo si evince dall eleganza dell abbigliamento, infatti, oltre alle giacche con grandi bottoni e mantelli di moda all epoca, portano lo stesso tipo di calza e di calzatura che indossava il nobile ne L Arrivo del 61

63 signore 138 e che tanto stonava con gli stessi capi rozzi e consumati dall uso dei contadini. Due sono gli elementi che appaiono singolari nel dipinto, uno è la presenza, inusuale in questi luoghi, di un bambino in tenera età che tiene, nella mano sinistra, un cappellino del tutto simile a quello dei grandi, forse per sottolineare l ufficialità della circostanza, il che porta a pensare che forse il bambino fosse l oggetto del contendere, altrimenti sarebbe inspiegabile la sua ragione di essere. Il secondo elemento è la figura femminile, forse una statua, sicuramente non è un personaggio reale in quanto le si distinguono dietro delle ali o potrebbe trattarsi di una sciarpa che ha preso quella conformazione, si è pensato che possa essere una figura allegorica, ma c è una discrepanza riguardo alle aspettative. Davanti a un tribunale ci si aspetta la Giustizia, ma nelle rappresentazioni classiche questa figura è simbologicamente rappresentata con una bilancia in mano, mentre nel dipinto tiene un oggetto somigliante a una cornucopia traboccante, oggetto che di solito simboleggia l abbondanza. Che anche il Longhi fosse orgoglioso del sistema giuridico veneziano e dell abbondanza dei processi, scritti o orali, che vi si svolgevano? Dall analisi parallela si evince che tutti e due gli autori assumono un tono serio affrontando il tema dell avvocatura, ma mentre Goldoni esprime dei pareri presentando figure di avvocati di diversa levatura morale seppur in opere diverse, l unico dipinto longhiano ha, invece, un carattere più che altro celebrativo della solennità della professione, al cui cospetto anche i bambini devono togliersi tanto di cappello. 138 Appendice Fotografica foto n.22 62

64 Carlo Goldoni - Il Giuocatore Pietro Longhi - I giocatori di carte,la partita a carte, Lo svenimento o La partita a carte interrotta. Longhi P. (1760 ca) I giocatori di carte Olio su tela, Longhi P.(1760 ca) La partita a carte, Olio su tela, cm 62 49, Londra, Hallsborough Gallery 139 cm 53,5 x71 Milano, Casa Necchi Campiglio 140 Le origini del gioco d azzardo risalgono ai primordi dell umanità, a quando i nostri antichissimi antenati chiedevano di conoscere il volere delle divinità. Il termine azzardo deriva dall arabo az-zahr, che significa dado: infatti i più antichi giochi d azzardo si facevano utilizzando dadi. La nascita di questi oggetti risale a 5000 anni fa in Cina e i primi erano fabbricati in modo rudimentale con ossa di pecora o di cervo. 141 Da allora il gioco ha attraversato tutte le epoche e ha accompagnato l evoluzione di tutti i popoli. Per quanto interessante sia la sua storia, ci limiteremo a riportare alcuni dati relativi al periodo storico che esaminiamo, all Europa e soprattutto a Venezia. Le corti europee nel 1700 costituivano i luoghi per eccellenza deputati alla pratica di questi giochi. Il «ludus»[ ] era un vero e proprio linguaggio che travalicava le Data di accesso 6/1/ Data di accesso 6/1/ Tosi N. Bernasconi M. &Pogg. G. (n.d.) La storia del gioco d azzardo p.1 Disponibile da: Data di accesso 7/1/

65 frontiere nazionali. Le carte da gioco costituivano una forma di idioma comune, condiviso all interno di questo mondo. 142 La conoscenza dei suoni, dei codici di comportamento, dei riti e la dimestichezza con carte da gioco o dadi erano le chiavi di accesso per frequentare le corti ed essere presi in considerazione. I vari tipi di gioco perdevano la loro connotazione geografica d origine e si diffondevano diventando patrimonio comune. Per quanto riguarda Venezia nel capitolo che analizza la situazione storica si è parlato di Venezia gaudente e di veneziani avidi di vita di feste e di divertimenti. In questa città dei piaseri 143 si recitava spesso: I Veneziani alla mattina una messetta, dopo desinare una bassetta, e la sera una donnetta. (messa, bisca, amante) 144 La bisca, quindi, era messa sullo stesso piano del dovere religioso. Ed era proprio il gioco a carte uno e forse il più importante tra gli svaghi preferiti dei suoi abitanti e degli stranieri che la visitavano. Già presente nel 1500, raggiunge nei secoli successivi la massima diffusione, nel XVIII secolo individui di qualsiasi ceto e di qualsiasi professione frequentavano bische e case da gioco di vario tipo. L unico requisito per essere ammessi era il possesso del denaro. Protetti dalla baùta, il tipico costume dotato di maschera nascondevano la loro identità e si mescolavano agli altri avventori. I «Casini», diminutivo del termine casa, erano dapprima delle piccole abitazioni affittati dai nobili nella zona di San Marco per riposarsi quando partecipavano alle adunanze che si svolgevano nel vicino palazzo. Successivamente si trasformarono in luoghi di corruzione e vizio frequentati anche da donne che, non solo, partecipavano ai giochi ma corteggiavano e si lasciavano corteggiare per avere ricompense in denaro. Venezia si riempie di casini che successivamente vennero denominati Ridotti. Nella nuova accezione, il termine, stava ad indicare i luoghi in cui i Veneziani si potevano ridurre ossia ritrovare e fruire di svariate 142 Vulls J.(2008) Il gioco nel periodo barocco Diponibile da: Data di accesso 8/1/ Benvenuti F.(1998) La città dei piaseri in Storia di Venezia dalle origini alla caduta della cura di Serenissima vol.viii L ultima fase della Serenissima a cura di Del NegroP.& Preto D. Roma, Istituto dell Enciclopedia Italiana p L affacinanente e dissoluto mondo di Giacomo Casanova: il gioco d azzardo 21 Febbraio 2012 in Venezia Nascosta Pensieri, Storie Misteri Disponibile da data di accesso 8/1/

66 forme di socialità: lettura, conversazione e, soprattutto gioco. I giochi allora in voga erano principalmente quattro: il Birbiss, lo Sbaraglino, la Bassetta, il Faraone. In un censimento effettuato nel 1744 risulta che i ridotti erano ben Uno dei più importanti di questi locali, il Ridotto per antonomasia, era quello di Palazzo Dandolo a San Moisè aperto nel 1736 che fu reso celebre, oltre che dai dipinti del Longhi anche da quelli del Guardi. Primo ridotto pubblico diventò un mezzo usato dalla Magitratura per controllare la diffusione del gioco d azzardo ma soprattutto per prendere parte agli introiti. Vi pose a sovrintendere i nobili della città, molto spesso i Barnabotti, aristocratici privi di patrimonio e decaduti, che vi svolgevano il ruolo dei moderni croupier. Erano, infatti, addetti al controllo dei tavoli da gioco 146 ma non disdegnavano di assumere anche il ruolo di usurai o lavorare per usurai. La maggior parte dei ridotti erano addobbati sontuosamente con enormi specchiere, stucchi dorati in perfetto stile rococò, grandi candelabri e lampadari. L eleganza degli ambienti doveva stupire, intrigare, stimolare la sensualità e soprattutto trascinare verso il vizio. In questi luoghi, in assoluto silenzio (questa era una delle regole), in una sola serata si potevano perdere e acquistare, a seconda della fortuna, interi patrimoni, immobili, gioielli, ma si potevano commettere anche omicidi, perché scoppiavano anche furiose liti fra i giocatori che molte volte venivano regolate con le armi. I bari, oltre ad avere una connotazione di infamia sociale (si ricordi il biscazziere Pandolfo nella Bottega del Caffè di Goldoni), venivano severamente puniti dalla legge e le pene spaziano da sanzioni pecuniarie fino all espulsione dalla città dopo un processo pubblico. 147 Se il Governo della Serenissima, preoccupato della corruzione e soprattutto dell indebolimento del potere nobiliare, decise di chiudere il Ridotto considerandolo fonte di vizi, si dovette ricredere, rendendosi conto che i vizi erano assolutamente 145 Racioppi P.P.(2011) Sociabilità e Gioco ella cultura visiva e dell abitare nel Settecento veneziano in Spazi e tempi di gioco nel Settecento a cura di Alfonzetti B.& Turchi R. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura p Ivi p Tosi N. Bernasconi M. &Pogg. G. (n.d.) La storia del gioco d azzardo p.1 Disponibile da: Data di accesso 07/01/

67 necessari alla vita dello Stato. 148 Perché ne rimpinguava le casse e favoriva la vitalità dell economia. Quella del gioco è una delle tematiche dominanti nelle commedie goldoniane, se non ci sembrasse sterile, si potrebbero portare esempi di almeno una ventina di componimenti. Il gioco accompagna quasi tutto il percorso compositivo di Goldoni; compare nelle commedie giovanili, si pensi alla Putta Onorata 149 o al Cavaliere e la Dama 150 composte nel , fino alla commedia di commiato con cui saluta gli spettatori italiani, Una delle ultime sere di carnovale nel 1762, in cui nella nota de L Autore a chi legge riferisce tutti i dettagli non solo etimologici ma anche metodologici relativi al gioco della Meneghella. La Commedia, però, in cui si presenta il gioco come abitudine autodistruttiva e vera e propria affezione patologica è proprio quella grazie al cui titolo è stata scelta come oggetto di analisi: Il giuocatore. Altrettanto copiosa è la produzione di Longhi riguardante il gioco e i suoi effetti negativi. Ci sono dipinti che riportano titoli con le parole giocatori, altri che variano dalla partita a carte alla partita a carte interrotta, molti altri raffigurano ridotti e altri ancora che rappresentano bari. Si è persino individuata un opera del Circolo di Longhi relativa a una lite fra giocatori. Di questo autore si studieranno un po tutte le opere riferite, cercando di cogliere gli aspetti del fenomeno nella sua interezza. 148 Savani L. (2008) Il Gioco nel periodo Barocco in mirabilia Disponibile da: Data di accesso 7/1/ Nel dialogo tra Lelio figlio scapestrato e Pantalone il gioco compare con le parole:pant. E andar tutt el dì all osteria a ziogar a la mora, a bever sempre con zente ordenaria, no ti ghe disi gnente? LEL. In questo avete ragione; ma io non ne posso far a meno. (La putta onorata Atto III scena XXIII) in Godoni C.(1748) La putta onorata in I Classici Mondadori a cura di Ortolani G. (1955) Milano, Mondadori p. 61 Disponibile da: Data di accesso 7/1/ Ne Il Cavaliere e la Dama Atto I, scena IX appare come passatempo piacevole con cui i nobili sconfiggono l ozio in Petronio G. (1971) Carlo Goldoni Commedie Milano, Rizzoli Vol. I p.303 Goldoni C. (1762) Una delle ultime sere di carnovale in Opere di Carlo Goldoni (1969) Mursia p.3 Editore Disponibile da: Data di accesso 7/1/

68 Il giocatore è una commedia composta nel 1751, non ebbe il successo sperato tanto che Goldoni non esita a giudicarla nelle Memorie conformemente al giudizio del pubblico, una commedia scaduta senza possibilità. 151 Il motivo di questo insuccesso nacque probabilmente dal fatto che molti spettatori si riconobbero nel protagonista essendo, come si è già sottolineato, la dipendenza dal gioco uno dei problemi che, a quell epoca, affliggeva Venezia. Si deve però osservare che anche fra i posteri è stata a torto una delle più trascurate anche se colpisce per la sua sconvolgente attualità. In quest opera il Mondo da cui attinge l ispirazione è, in primo luogo quello suo interiore, dichiara di essere stato un giocatore e di conoscere tutti gli effetti negativi di questa perniciosa abitudine. Nelle Memorie riporta due episodi autobiografici in cui il vizio gli aveva fatto rischiare la vita e la reputazione. 152 Senza dubbio Goldoni sarà stato un giocatore accanito ma senza rasentare la soglia del patologico perché, come ha giustamente osservato Strehler, (1997) ha scritto duecento commedie mettendole in scena, non poteva avere il tempo di essere anche un grandissimo giocatore e di passare le notti al Casinò o al ridotto. 153 La predisposizione al gioco, secondo Goldoni, trova le sue origini in due altre caratteristiche dell individuo altrettanto negative, l avarizia e la scostumatezza e in ogni caso, sia la voglia di accumulare che quella di spendere senza tener conto delle proprie possibilità nascono dall egoismo e dall ozio. 154 L intento didattico in quest opera è dichiarato apertamente dall autore nelle note de L Autore a chi legge afferma infatti: Io non pretendo già che le mie Commedie abbiano ad essere la scuola degli uomini; ma questa sì vorrei che lo fosse e si rammarica di non aver trovato, ai suoi tempi, qualcuno che gli aprisse gli occhi come lui tenta di fare con i suoi lettori-spettatori. Con un abile battuta dichiara però che l amore per la sua attività è 151 Goldoni C. (1787) Memorie Milano, a cura di Bosisio P. (1993) Milano, Mondadori, Mémoires II, IX p Ivi p.827, Strehler G (1997) Goldoni e il Teatro in Quaderns d Italià 2 p. 43 disponibile da: Data di accesso 10/1/ Goldoni C(1751). Il giuocatore in I Classici Mondadori a cura di Ortolani G. (1955) vol. III p. 5 Disponobile da: Data di accesso 5/

69 più forte del vizio Il maggior benefizio ch io abbia riportato dall impegno di scrivere più Commedie in un anno è questo, che occupato quotidianamente in tale esercizio, poco tempo mi resta per divertirmi, e quelle ore [ ] non le sagrifico ad un tavoliere La trama dell opera, come succede in quasi tutte le opere di quest autore è estremamente semplice. Florindo giocatore incallito e promesso sposo di Rosaura, figlia di un gioielliere veneziano, passa da un errore all altro pur di trovare denaro nel vano tentativo di rifarsi delle sue perdite. Travolto dal gorgo della dipendenza commette le azioni più riprovevoli, inganna, tradisce la fiducia delle persone quali Pantalone e Brighella che cercano di riportarlo sulla buona strada. Nella sua smania di giocare arriva a sottrarre con l inganno un gioiello alla sua fidanzata e a perderlo perché è anche caduto nelle mani di bari che sfruttano la sua debolezza. Ma come se ciò non bastasse frequentando questo tipo di ambiente, si è promesso ad una ballerina. Le due donne, scoperta la doppia promessa, lo abbandonano e lui, trascinato dalla bramosia del gioco, si condanna a sposare una strana zia di Rosaura che promette di dargli una somma di denaro pur di avere un marito giovane. L arresto di uno dei due bari e la restituzione del maltolto assicurano il lieto fine alla commedia. Nelle sue opere Goldoni ha presentato tanti tipi di giocatori; c è chi dal gioco ricava mezzi di sussistenza e di guadagno;questo tipo è freddo e calcolatore, fa il bilancio delle vincite e delle perdite dei vari giochi a cui ha preso parte e si compiace dell attivo della sua cassa; esempio rappresentativo di questo tipo è Ferdinando nella Trilogia della Villeggiatura. 155 C è chi invece vede nel gioco un mezzo sottile per affermare la propria intelligenza e la propria personalità; questo tipo è impersonato dall altro Florindo, uno dei protagonisti de Le Donne curiose a cui piacciono i giochi che non dipendono dalla sorte ma dall acume derivante dal fare le mosse giuste per affermare la propria personalità su quella dell avversario. 156 Il Protagonista de Il giuocatore invece, ha tutte le caratteristiche di 155 Petronio G. (1971) Carlo Goldoni Commedie Milano, Rizzoli vol. II pag Goldoni C.(1753) Le donne curiose a cura di Ortolani G. (1955) Tutte le opere di Carlo Goldoni I Classici Mondadori, Milano, MondadoriEditore vol. 4 p. 6-7 Disponibile da: Data di accesso 3/1/

70 quella che oggi si definisce una vera e propria malattia compulsiva. Risulta particolarmente interessante notare che questa commedia di carattere in realtà sembra essere costituita di un solo personaggio, quello di Florindo e della sua ludopatia. Tutti gli altri personaggi sono funzionali e atti a dimostrare il carattere e le nocive abitudini del giocatore d azzardo. Si è provato a leggere un articolo medico riguardante i criteri per diagnosticare questa affezione 157 ed è sorprendente notare, vista la data in cui è stata composta l opera, come il protagonista descritto dall autore assuma tutti gli atteggiamenti che oggi si definiscono tipici di questo tipo di dipendenza. Goldoni ci presenta, infatti, Florindo in momento di euforia dopo 20 ore di gioco in cui ha vinto cinquecento zecchini, dovrebbe essere soddisfatto, ma invece pensa a quanto avrebbe potuto vincere in più se avesse avuto carte migliori, programma le sue vincite future ragionando tra sé e sé: Mettiamo solamente ch io vinca un giorno per l altro cento zecchini il giorno, in un anno sono più di trentaseimila zecchini, ma dei giorni vincerò altro che cento zecchini! Basta; in un anno io mi posso far ricco. 158 Quando si addormenta, sogna di giocare, impreca nel sonno; mentre aspetta i compagni di gioco gioca perfino con i loro servitori e riduce in frammenti le carte che gli portano sfortuna. In altri termini è completamente dominato dalla passione del gioco, e quindi tanto più somigliante al pauroso ritratto dei zogadori che traccia nel corso della commedia il futuro suocero 159 e che lo rende tanto simile alle vittime di questa mania ossessiva, purtroppo terribilmente attuale. Nel periodo della piena maturità Pietro Longhi dipinge quelli che vengono definiti dal «cicli» che hanno lo stesso legame tematico: di esse le più note sono: La caccia in valle e I Sette 157 Nell articolo si considera patologico l assorbimento totale dell individuo che rivive le esperienze di gioco passate e programma le future, ha sempre bisogno di maggiori somme di denaro per raggiungere l eccitazione desiderata, è irritabile, dopo una perdita torna a giocare, mente, ruba inganna, mette a repentaglio situazioni significative, si affida ad altri per recuperare denaro. In : Borrelli D.(2005) Il vizio del gioco, ovvero il gioco d'azzardo patologico in Psico-Pratika: Numero 14 Anno 2005 disponibile da data di accesso 15/1/ Goldoni C(1751). Il giuocatore in I Classici Mondadori a cura di Ortolani G. (1955) Milano Mondadori Editore vol. III p Fido F. (1977)Guida a Goldoni-Teatro e Società nel Settecento Torino, Einaudi p.97 69

71 Sacramenti. Queste serie di opere hanno come elementi che li accumunano, oltre al tema, sicuramente un unica committenza, un unità di spazio e di tempo e sicuramente un progetto unitario nella mente dell autore. Poi vi sono delle serie nate per caso che colgono gli aspetti di uno stesso fenomeno, di un personaggio o un comportamento sociale. Ci si riferisce in questo caso ai quadri raffiguranti scene e personaggi contadini, quelli che si riferiscono a spettacoli e scene di vita colte nelle strade veneziane nel caso di un evento nuovo (Il rinoceronte, o il Casotto del leone) 160. L insieme di queste opere nasce dall esigenza connaturata nell autore di narrare in modo completo e complessivo, di esaminare tutti gli aspetti di un unico tema. È proprio il caso del gioco; scene di partite a carte in una dimensione casalinga, raffigurazioni brulicanti di frequentatori nei Ridotti, di bari, di giocatori che svengono per il dispiacere o che litigano, hanno come tematica il gioco e nascono per raccontare questo fenomeno che diverte e preoccupa i veneziani a causa delle dimensioni assunte. Il primo dipinto longhiano che analizziamo è quello che con l opera goldoniana condivide il titolo: I giocatori di carte conservato alla Hallsborough Gallery di Londra. Ci presenta un interno di una casa veneziana ma non si esclude che potrebbe essere uno degli stanzini appartati di un ridotto. La tecnica longhiana, molto elaborata, appare in tutti gli elementi raffigurati, dalla naturalezza della carta da parati, in cui giocando con due tonalità della stessa tinta, disegna grandi fiori e foglie alla minuziosità quasi fiamminga di alcuni capi dell abbigliamento. Delle cinque figure rappresentate quattro sono sicuramente benestanti, si deduce dalla loro eleganza. Un gioco di luce e di colori dà risalto alla figura femminile posta al centro della composizione. Il bianco del suo vestito, pieno di balze e merletti, viene smorzato dal rosa della giacchina che è leggermente più chiaro di quello dell interno giacca del nobile a sinistra e si abbina perfettamente a quello del soprabito del giocatore alla sua destra. Delle due figure in piedi dietro a loro, quella che sposta un pesante 160 Appendice fotografica foto nn. 17,19 70

72 tendaggio è forse un servitore, e l altra vestita di nero forse un anziano marito che guarda con indifferenza il turbamento della giovane donna a cui un uomo più giovane porge un tipico copricapo veneziano a tre punte. Certo è che l entrata improvvisa ha distratto la dama che ha fatto cadere a terra delle carte. Si tratta di carte tipicamente italiane, napoletane per la precisione, un tre e un asso di denari. Il pavimento di legno non definito che ricorda il palcoscenico, il gesto affettato dell uomo che porge il cappello, il colore dei volti molto chiaro quasi colpito dalla luce di un proiettore ci trasportano in un teatro di cui con uno scatto fotografico si è colta una scena. In essa i protagonisti immobili sembrano quasi statue di cera, pigri e oziosi come la classe da cui provengono (solo il servitore sposta la tenda), inattivi come la società veneziana che, resasi conto del suo declino, attende inerte la fine. Con le mani grassocce e inerti, si aggrappano alle carte sperando che la fortuna cambi la loro sorte. Completamente diversa è la scena nel dipinto I giocatori di carte collocato nella casa Necchi Campiglio di Milano; qui si avverte un atmosfera molto più intima, quasi domestica, accentuata dalla presenza di un bambino. I protagonisti, diversamente dalla composizione precedente, non guardano lo spettatore come in posa, ad eccezione della figura femminile posta al centro della composizione, mentre gli altri sono concentrati in quello che fanno; il giovane uomo vestito alla maniera settecentesca è intento a guardare le sue carte, la giovane di fronte a lui parla e sorride a un cicisbeo, il bambino con espressione seria, cerca di osservare e capire quello che fanno i grandi. I mobili ben definiti sono di buona fattura ma non sfarzosi come quelli degli aristocratici, è il tipico interno di una casa borghese, la classe sociale tanto cara a Goldoni. I toni cromatici sono smorzati ma grazie ai tocchi di luce che accarezzano, ora uno, ora un altro capo di abbigliamento, ne risulta un insieme molto gradevole perché coloristicamente armonico. Di poco dissimile, per struttura compositiva, è un altro dipinto dal titolo La partita a carte del Ca Rezzonico, 161 le differenze consistono: in una tavolozza cromatica molto più 161 Appendice fotografica foto n.23 71

73 squillante, nella presenza di un secondo bambino, dall accorciamento e dalla decorazione del drappo che copre il tavolo e da una maggiore definizione della parete di fondo. Sprazzi luminosi mettono in evidenza il volto dei giocatori e metà piano del tavolo rotondo. Nonostante queste piccole diversità niente sembra aggiungersi riguardo al significato, il gioco a carte non assume significati negativi, appare un attività piacevole con cui trascorrere ore piacevoli con altre persone che condividono questo passatempo in un pomeriggio trascorso a casa. Nella produzione del pittore esiste un dipinto dal nome La partita a carte interrotta 162 e un altro eseguito due volte dal titolo Lo svenimento o la partita a carte interrotta 163. Il primo, di cui esiste un disegno preparatorio nella raccolta del Ca Rezzonico, è stato segnalato per la prima volta da Ravà, poi se ne sono perse le tracce e successivamente è stato ritrovato in una collezione privata a Bergamo. 164 Presenta il solito interno di un abitazione aristocratica, con la solita parete di fondo decorata dal drappeggio di un pesante tendaggio in tinta, ciò che però, lo rende unico è l uso sapiente del colore che è sfumato e palpita di una sua interna e soffocata luminosità. 165 Nonostante i toni cromatici siano forti la presenza del bianco della veste della dama e del drappo abbandonato dona equilibrio e gradevolezza. Dal punto di vista dell interpretazione, l ingresso della dama vestita di bianco ha portato scompiglio nella partita a due, dal portafogli ancora aperto fuoriescono dei soldi, e le carte sono scomposte sul tavolo. Le fisionomie sono più incisive rispetto a molte altri dipinti longhiani, la serietà traspare dall espressione della nuova arrivata, mentre la seconda la guarda con timore e l uomo accenna a sorriso aspettando l evolversi della situazione. Forse la nuova arrivata è venuta a ricordare all altra di dedicarsi più alla bambina e meno a gioco. 162 Appendice fotografica foto n Ivi foto n. 25, Pignatti T. (1975)Pietro Longhi dal disegno alla pittura Venezia, Alfieri Tav. 25, 25a 165 Elenco Artisti (1969) Galleria Lorenzelli, Bergamo,Istituto Arti Grafiche Tav. N. XXIV Disponibile da: Data di accesso: 10 /1/

74 Completamente diversa è la situazione presentata nel secondo dipinto citato, di cui le due versioni sono quasi uguali; quello conservato al Palazzo Leoni Montanari, eseguito nella maturità, ha una composizione coloristica più raffinata, ha colori più tenui e sprazzi dorati sembrano attraversare il tessuto delle ricche vesti dei protagonisti. Longhi ancora una volta regala all osservatore uno squarcio di vita intima. Raffigura l interno di un abitazione aristocratica riccamente addobbata; si distingue, oltre alla abituale tenda raccolta su un lato e la carta da parati verde scuro, anche un enorme dipinto raffigurante, probabilmente, la nascita di Venere, in quanto si distingue un putto e un pezzo di conchiglia. A sinistra, anche se collocato in un piccolo spazio, un tavolino laccato e decorato con disegni cinesi diffusi in quel periodo; nel trambusto è stato rovesciato e ne sono cadute le carte e le monete. I personaggi sono riuniti quasi tutti, ad eccezione di uno, al centro della composizione. Una dama, a causa di una mano di carte sfortunata, sviene o finge di svenire e viene soccorsa da una persona anziana che le reca dei sali e incoraggiata da un giovane che le tiene la mano; si tratta forse di un cicisbeo o un altro giocatore. Un terzo personaggio di sesso maschile si è collocato in una posizione strategica per poterne maliziosamente osservare le grazie, che sono state scoperte, per poterle far prendere respiro, mentre un uomo anziano entra nella scena dalla destra con la mano tesa e un atteggiamento interrogativo. Potrebbe essere un vecchio marito o un padre che viene a mettere un po di ordine, certo è che il giovane cicisbeo lo guarda con timore. Ritorna la struttura compositiva di un altro dipinto già analizzato nel nostro studio, La dama ammalata e l impostazione un po scenica dei personaggi già presente in quello. Una luce non naturale proveniente dall alto illumina la scena e le ombre sono create dai vestiti dei protagonisti, il pavimento è sempre quello che ricorda il palcoscenico. Il confronto fra queste due opere sembra suggerire dei particolari molto interessanti rispetto al gioco e alla sottile ma efficace ironia critica di Longhi. La chiave interpretativa è da cogliere proprio nel gesto delle due damine. Ne La dama ammalata l inferma tiene la mano sotto il seno come per darsi forza, invece il gesto lezioso della 73

75 mano della finta svenuta è come se stesse a sottolineare quel seno forse inavvertitamente fuoriuscito. Ora, in una società in dissoluzione, come quella veneziana del tempo, in cui i ricchi avevano un senso della morale molto labile, in cui il matrimonio era solo una copertura e ciascuno dei coniugi aveva una vita sua e in cui il gioco d azzardo riduceva patrimonio e onore in polvere, quella manina che indica il seno potrebbe essere posta a rassicurare gli altri giocatori che, nonostante l ingresso dell anziano signore venuto a mettere ordine, i debiti di gioco si possono pagare anche in altro modo. Se ciò fosse vero sarebbero smentite tutte le accuse fatte al Longhi di essere asservito agli aristocratici committenti e ai nobili perché, in questo caso, pur avendone solleticato l orgoglio descrivendo dettagliatamente la sontuosità delle loro abitazioni, non ne nasconde, anzi ne sottolinea i vizi e la corruzione. Abbandonando la dimensione domestica del gioco si andranno a esaminare alcuni dipinti che rappresentano i locali aperti al pubblico in cui il gioco d azzardo era la forma principale di svago, cioè i ridotti. Districarsi nella scelta di quelli più rappresentativi è stata una vera impresa in quanto quest ambiente stimolò molto la fantasia del Longhi ispirandogli numerose versioni. Si comincia da quello che rappresenta il più noto ridotto veneziano quello di palazzo Dandolo a San Jose. 166 Come sempre la scena longhiana dipende da tutto un castello di riferimenti al mondo veneziano del medio Settecento di cui viene colta ogni piega 167 e, in questo dipinto, mette in evidenza il clima di libertinaggio ed euforia che regnava in questi luoghi. Del suddetto ridotto viene raffigurato il salone centrale, in esso tutto quello che si è riferito nella breve introduzione storica può essere costatato dall osservatore; l ambiente è lussuoso, lampadari color oro pendono dal soffitto e si accostano cromaticamente ai disegni delle pareti il cui fondo è leggermente più scuro e sopra il telaio di ogni porta che introduce nelle salette appartate c è un quadro. In realtà la composizione ricorda cromaticamente e strutturalmente 166 Appendice fotografia foto n Romanelli G.(1993) Longhi Elekta, Milano p.8 74

76 quella del contemporaneo Guardi 168 recante lo stesso titolo; è come se questo il Longhi lo avesse dipinto da un angolo prospettico diverso. Essendo due grandi artisti non ci piace pensare a copie, si crede semplicemente che, essendo il contesto raffigurato altamente corrispondente all ambiente reale, tutti e due i pittori abbiano rappresentato ciò che vedevano. Dal punto di vista dei protagonisti, ricchi e poveri nobili e popolani protetti dalle maschere sono immortalati gomito a gomito. Ciò viene messo in evidenza dal Longhi grazie alla luce che, illumina sì la ricca veste bianca della dama posta al centro, ma illumina anche l abbigliamento più modesto delle due donne con il grembiule poste a destra e a sinistra. All obbligo della maschera non si sottrae neppure il bambino molto piccolo vestito di Arlecchino. Da notare anche, ai due lati del dipinto, dei tavoli con delle figure senza maschera che, con molta probabilità, sono croupier i quali erano gli unici esenti dall obbligo della maschera ed erano indispensabili in quanto, svolgendo molte volte anche la funzione di usurai, costituivano fonte di denaro per chi ne restava privo. Non manca, in questa tela, neppure quella posa tanto cara al pittore con il gesto libertino del cavaliere che pizzica la dama. Questi atteggiamenti e personaggi, vengono ripetuti e accentuati negli altri due Ridotti, come quello conservato all Accademia Carrara 169 di Bergamo, che raffigura una visuale limitata del ridotto del Ca Giustiniani di Venezia. Un tavolo da gioco molto animato con carte per terra e monete fa da sfondo al corteggiamento di una coppia mascherata. In questa tela Longhi pone l accento sull aspetto socializzante, infatti due uomini alti e in bautta sembrano rivolgere l attenzione a una delle giovinette che portano l altro tipo di maschera la moretta. Le giovani donne non sono prostitute perché a queste veniva vietato l uso della maschera. Anche il Ridotto conservato alla Querini Stampaglia 170 insiste con gli stessi personaggi, ma altri se ne aggiungono introducendo altre informazioni. Nella coppia al centro c è una novità, la giovane donna consapevole della sua bellezza e la sua capacità di seduzione si è tolta la maschera suscitando l ammirazione 168 Appendice fotografica foto n Ivi foto n Ivi foto n

77 dell uomo in bautta seduto alla sua destra. Dietro a loro, il solito tavolo con i soliti croupier e un aiutante che porta un sacco gonfio di soldi, due giovani popolane che osservano la scena e una coppia che indifferente a tutto continua ad amoreggiare. Numerose riflessioni sono nate dall analisi parallela di questi tre dipinti raffiguranti i ridotti, la prima delle quali riguarda la ripetizione della coppia al centro con l uomo mascherato che pizzica la donna. In tutte tre i dipinti si sottolinea l abbandono, in simili contesti,di ogni inibizione e remora. La seconda riguarda la bautta, che poteva essere usata da tutti però, indossata dai nobili che rappresentavano Venezia ed erano responsabili della immagine che ne davano, gli dava la possibilità di nascondere i loro vizi e le loro debolezze. Di poca utilità sarebbe stata per i ceti sociali più bassi perché una maschera, per quanto coprente sia, non basta a nascondere la povertà, quella traspare dai gesti, dall abbigliamento e anche dalla postura. Riguardo al tipo di maschera invece si è costatato che almeno in questi tre dipinti, la moretta è sempre indossata da popolane e come si è riferito viene definita maschera muta perchè, diversamente dalla larva, non permetteva a chi la indossava di parlare a causa della presenza di un bottoncino che veniva tenuto dalla bocca. Non si pensa che sia un caso che Longhi l abbia fatta indossare a individui socialmente muti e, se si considera l impostazione un po teatrale di tutte le opere di Longhi, queste persone potrebbero essere delle comparse, non solo teatrali ma anche sociali, in un contesto che dà potere decisionale, amministrativo e prestigio solo all aristocrazia. E la persona che si è tolta la maschera non potrebbe essere una Mirandolina 171 che, differentemente dalle altre, ha preso coscienza del suo ruolo e della sua individualità in una società declinata al maschile? Di minore incisività le altre due composizioni I bari e La lite fra i giocatori di carte 172 che si limitano a evidenziare due aspetti 171 Mirandolina è uno dei personaggi femminili tra i più importanti di Goldoni. Protagonista della Commedia La Locandiera rappresenta un tipo di donna diverso da quelle nel suo tempo. È cosciente delle sue possibilità e del suo ruolo e gestisce il suo rapporto con gli uomini abilmente seguendo l istinto, per farli cadere nella sua rete, ma la raginevolezza per scegliere il compagno di vita. 172 Appendice fotografica foto n 31, 32 76

78 ancora più negativi di questo fenomeno che molte volte pone in pericolo l onestà, la rispettabilità e l incolumità stessa di chi lo pratica. Nel primo ci sono tre giocatori intorno a un tavolo nel corso di una partita e due osservatori. Uno dei giocatori è in piedi e porge con un gesto enfatico una carta che forse aveva nascosto prima, nel secondo di dubbia attribuzione, si mostra il clima surriscaldato che ha spinto i giocatori a usare le mani per difendere le proprie ragioni; qui non si sono semplicemente rovesciati i tavolini ma si costatano graffi e atti di violenza. Sia Goldoni che Longhi per rappresentare nella sua complessità il fenomeno del gioco hanno avuto la necessità di servirsi di molte opere per coglierne i singoli aspetti. E se Goldoni fa una critica scoperta del gioco d azzardo, Longhi non è stato meno incisivo, con i suoi tavolini rovesciati perché con le monete e le carte cadute lo ha sempre collegato con la perdita di controllo anche in ambito domestico, e con le sue continue ripetizioni, aggiungendo ogni volta un particolare in più, con pennellate e tocchi intelligenti ha dato non solo informazioni ma ha operato una critica della società e dato dei giudizi. 77

79 Carlo Goldoni - Il campiello Pietro longhi - La furlana, La Venditrice di Fritole, The fritole seller Longhi P. (1750) La furlana Olio su tela, Longhi P. (1750) La venditrice di Fritole olio su tela cm 62X51 Venezia, Ca Rezzonico 173 cm 62X51 Venezia, Ca Rezzonico 174 La Furlana era un tipo di danza molto allegra che veniva ballata da gruppi di persone di numero pari (di solito due o quattro) che giravano in tondo, saltavano e si intrecciavano le mani sopra il capo. Il nome furlana ha origine toponimica; infatti significa danza ballata alla maniera degli abitanti del Friuli: 175 essa nacque proprio in questa regione nel 1574 circa, e raggiunse, nei secoli XVII e XVIII, la massima diffusione a Venezia. Questa città costituì il punto di irradiazione che ne permise il passaggio in Francia e, generalmente, in Europa, dove venne praticata fino alla prima guerra mondiale; l origine popolare non ne impedì il coinvolgimento anche da parte dell aristocrazia. 176 Tutte le danze Data di accesso 21/1/ Data di accesso 21/1/ Gala G. M. (2005) Furlana Notizie Storiche Etnografiche in Centro di studi e ricerche sulla danza popolare. Disponibile da: Data di accesso 22/1/ Ibidem. 78

80 popolari friulane rappresentano aspetti della vita affettiva e questa sembra legata a riti di corteggiamento e di ricerca dell anima gemella.veniva ballata nelle corti come nei cortili e nel periodo invernale non si disdegnavano neanche le stalle in cui le famiglie si riunivano. Dal punto di vista musicale poteva essere accompagnata da fisarmonica, flauto e violino, ma il popolo, trasportato dall istintività, la ballava in svariate occasioni anche in assenza di un accompagnamento musicale e al solo ritmo di un cembalo o tamburello. Musicisti famosi, tra cui J. S. Bach, usarono il suo ritmo nelle loro composizioni. 177 Altro elemento tradizionale strettamente legato alla realtà popolare veneziana erano le Fritole, dolci tipici legati soprattutto al Carnevale. Dolci, fondamentalmente semplici, erano composti da farina, uova, mandorle, pinoli e cedro candito; durante questa festa venivano fritti nello strutto mentre nel resto dell anno nell olio. I fritoleri veneziani furono i primi al mondo nel creare una Corporazione dei Fritoleri, con cui si assicurarono l esclusività di produrre e mettere in commercio le frittelle a Venezia. L Associazione che prevedeva che l attività fosse di tipo familiare, cioè che continuasse da padre in figlio senza l entrata di altri associati, rimase in vita fino al 1797, mentre dell attività si hanno notizie fino al Un documento con la ricetta di questo dolce è conservato alla Biblioteca Nazionale Canatenze a Roma. 178 I fritoleri, che potevano avere una semplice bancarella o un casello, erano facilmente riconoscibili dall abbigliamento; Pietro Gasparo Moro, nobiluomo veneziano a proposito scrive: hanno sempre sul davanti un pannolino che s assomiglia al grembial delle donne, che sembra venuto allora fuor dal bucato Inoltre tenevano in mano un vasetto bucherellato con cui gettavano zucchero sulla 177 Si ricordi:johann Sebastian Bach (movimento IV della Suite n. 1 per due oboi, archi, fagotto e basso continuo BWV1066) (1718) in La Furlana,Danze friulane (2017) in FRIULANI.NET_ Storia del Friuli e del Popolo friulano disponibile da Data di accesso 23/1/ Dondi S. (2016) I fritoleri a Venezia in Storia e Arte Veneta disponibile da: Data di accesso 23/1/ Giovanile A. (2014) Fritole venete, per un Carnevale di Venezia in ricette di Cultura, Torino disponibile da Data di accesso 23/1/

81 merce ed esponevano gli ingredienti per garantire la genuinità del prodotto. Il profumo delle fritole diffondendosi tra strade e stradine, tra calli e campielli rallegrava cittadini e turisti e ne deliziava il palato. L odore si aggiungeva al colore dei costumi carnacialeschi inebriando gli animi e predisponendoli al divertimento. Sicuramente questi due grandi autori, il cui interesse è sempre volto a cogliere i molteplici aspetti di quella realtà, non avrebbero potuto trascurare due fenomeni che riguardavano una classe sociale che molte volte non capivano ma che catturava la loro attenzione non solo per l istintività e l irruenza, ma anche per la semplicità e la rassegnazione con cui affrontava la durezza del vivere. Goldoni in due delle sue opere corali che hanno come protagonisti categorie di popolani, ossia nelle Baruffe chiozzotte e nel Campiello, 180 parla della Furlana come ballo che favorisce la massima espressione di gioia o come danza in cui dar prova della propria capacità di seduzione. Nella seconda invece una delle protagoniste è proprio una fritolera. Longhi, dal canto suo, esegue un dipinto dal titolo La Furlana e due che riguardano i fritoleri. Il più noto è La venditrice di fritole conservato al Ca Rezzonico e l altro The fritole seller si trova a New York al Cristier s. 181 Goldoni compose la commedia il Campiello per il Carnevale del 1756 ed essa fu rappresentata nello stesso anno al Teatro San Luca. L autore stesso si stupì del grande successo che ottenne non potendo credere che, pur essendo stata scritta in dialetto veneto, venisse compresa anche da chi con esso non aveva familiarità; dedusse che il motivo del consenso nascesse dalla sua forte aderenza al reale. Rappresentare personaggi tratti dalla vita sappiamo che era uno degli obiettivi della sua Riforma e l approvazione del pubblico del cui parere era rispettosissimo, rappresentava per lui una conferma della giustezza della sua tesi. 182 Quest opera, una delle poche in cinque atti, è una 180 Nelle Baruffe chiozzotte Isidoro rivolgendosi agli altri dice: Novizzi allegramente.v ho parecchià un poco de rinfresco;gh ho un per de sonadori; vegni con mi, vòi che se divertimo. Andemo, che balleremo quattro furlane. (Atto III Scena ultima) Nel campiello donna Pasqua lodando la figlia per le sue capacità nella danza afferma: Co la fa le furlane, le par una saetta:i ghe dise la bella furlanetta. Petronio G. (1971) Carlo Goldoni Commedie Milano, Rizzoli vol.ii pp. 49, Appendice fotografica: foto n Petronio G. (1971) Carlo Goldoni Commedie, Milano, Rizzoli vol.ii p. 5 80

82 commedia polifonica che ha come protagonista la Venezia minore, quella costituita dalla plebe, con le sue caratteristiche e le sue particolarità. La sua trama è quasi irrilevante, ciò che invece l autore mette in scena è la vita del campiello, ossia della piccola piazza dove si affacciano le finestre delle case con altane, poggioli e terrazze di un piccolo mondo coniugato al femminile. Se gli uomini ci sono, o non appartengono all anima del luogo perché ne sono ospiti casuali oppure servono solo a eseguire gli ordini che i personaggi femminili danno. Lucietta e Agnese e le rispettive madri Donna Catte e Donna Pasqua e la fritolera Orsola, parlano, spettegolano, litigano ma soprattutto mettono i luce, vizi e virtù, gioie e dolori della quotidianità fatta di piccole cose, della vita di chi si diverte con giochi come la venturina o quello della semola. 183 E se in essi la posta in palio è costituita da piccole maioliche senza valore, pazienza, la soddisfazione deriverà dal fatto di avervi preso parte,di aver sottolineato la propria presenza in quella comunità della quale i singoli membri si sentono parte viva e attiva. L individualità cede il posto alla collegialità, i singoli caratteri e comportamenti si fondono e assumono il codice comportamentale del gruppo. La piazzetta diventa teatro in cui si esternano sentimenti e passioni, gelosie e risentimenti, dove liti e riappacificazione si susseguono e i contrasti si risolvono grazie alla generosità istintiva di chi ne fa parte. In questa dimensione trovano posto sia i giochi e gli amori giovanili sia le brame di due vedove le quali ricordano i defunti mariti ma non nascondono la voglia impellente di trovare un uomo. Donna Catte, infatti, si rivolge al futuro genero Anzoletto con queste parole: Son vedua, non son vecchia, Anche a mi de le volte. Me salta i schiribizzi...non posso far la guardia a du novizzi (Atto III, scena I). Goldoni non nasconde la sua simpatia umana e poetica [...] a strati sociali che la convenzione teatrale e una concezione reazionaria riteneva 183 La Venturina, secondo quanto ci riferisce Goldoni ne L autore a chi legge, era una specie di lotteria paesana in cui si estraevano dei dei numeri a sorte e vinceva il numero più piccolo o quello più grande a seconda di quanto era stato deciso prima. Per il gioco della semola invece si ricavano informazioni nel corso della commedia; consisteva nel nascondere alcuni bezzi in un grande mucchio di semola da cui venivano formati dei piccoli mucchi che venivavo assegnati ai vari gicatori. I fortunati trovavano il denaro nel proprio mucchio. Ivi pp. 15,,60 81

83 bassi e indegni di rappresentazione teatrale 184 e rappresenta l individuo che ne fa parte in quanto ha di comune e di mediocre, in quei difetti e in quelle virtù, in quella vita che egli vive nel quotidiano rapporto cogli altri uomini. 185 Il linguaggio usato è quello popololare, rozzo e semplice, il dialetto, che l autore padroneggia in tutte le sue dimensioni non solo nella sua superficie sonora e lessicale, ma nell architettura sintattica, [...] che reca pure una sua impronta personale. 186 Linguaggio e personalità della piccola comunità sono profondamente diversi da quelli del nobile Fabrizio dei Ritorti e del Cavaliere Astolfi che, essendone temporanei ospiti, non fanno parte dell orizzonte ristretto del campiello. Questi due aristocratici, sono infastiditi dal clamore, dalla rumorosità e dalle esagerazioni dei popolani, ma mentre il primo con atteggiamento di estrema chiusura li rifiuta in toto, il secondo, cosi come il Cogidor delle Baruffe Chiozzotte è anche attratto dalla spontanietà e dalla loro istintiva generosità. Il cavaliere Astolfi, personaggio a cui l autore fa dire la propria opinione dice: Io non ne posso più: confesso il vero, Non ho goduto mai una giornata come questa; Ma non resisto più, mi duol la testa. Che gridi! Che rumori! Che brindisi sguaiati! (Atto IV, scena I) Goldoni preferisce la loro gestualità esagerata a quella artefatta e affettata della nobiltà oziosa. Prima di concludere vorremmo spendere poche parole per Orsola, la fritolera che è il personaggio celebrato sia dallo scrittore che dal pittore. Orsola è un personaggio forte che, sin dalle prime battute difende a spada tratta la sua attività denigrata dagli altri in questi termini: Vardè! Se fazzo frittole, La xe una professione (Atto I, scena I) Dimostra, nel suo piccolo, attitudini imprenditoriali quando, approfittando dalla generosità del cavaliere che offre il pranzo di nozze, si offre di preparare le fritole ma sottolinea: Ma sior compare pagherà. (Atto III scena IX) La sua capacità di amministrazione però non 184 Binni W. (1968) Introduzione a Carlo Goldoni. La misura umana e la posizione storica del Goldoni In Storia della Letteratura Italiana, direttori Emilio Cecchi e Natalino Sapegno, vol. VI, Il Settecento, ed. Garzanti, Milano p Pasquali A. ( 1979) Introduzione a Carlo Goldoni in Antologia della Letteratura italiana a cura di Angelo Gianni, Mario Balestreri, Angelo Pasquali, vol. II parte II, Ed. D'Anna, Firenze 1979 p.10 Disponibile da: Data di accesso 24/11/ Folena G. (1993) Il linguaggio di Goldoni in Santagata M. Carotti L. Casadei A.&Tavoni M. Il filo rosso (2007) Bari: Laterza p

84 riguarda la sola professione ma anche l esistenza del figlio, da buona madre veneziana del periodo, lo difende ma purtroppo ne gestisce anche la vita e gli affetti. Da sottolineare un altro elemento che mette in luce l abilità scenografica dell autore e lo avvicina al pittore. Come si è già osservato per la Bottega del Caffè, le indicazioni che l autore dà sono così ricche di dettagli che sembra una rappresentazione iconografica. 187 Anche Pietro Longhi ambienta la sua Furlana in un contesto umile e popolare. Questo dipinto, non solo è stato ripetuto molte volte dall autore ma alcuni personaggi si ritrovano esattamente uguali in altre opere pittoriche dell autore. La contadina seduta con il tamburello è infatti una ripetizione di quella delle varie Tentazioni 188 e de L insalata del Milord. 189 Il pittore in questo dipinto fa una raffinata esibizione delle sue qualità coloristiche, i personaggi, grazie ai colori vivaci, emergono dal fondo in cui si alternano le gradazioni dell ocra e del bruno. L ambiente è rustico, lo si deduce dal muro di tufo in cui si distinguono i singoli blocchi, è anche povero e il senso di povertà emerge dal tavolo coperto solo da una tovaglia, senza nessuna vivanda né stoviglia, ma con solo un contenitore di vetro, forse per acqua. Nonostante ciò, i personaggi trovano la forza di improvvisare un ballo ed è questo il momento che viene fissato sulla tela dall autore. La luce proviene dall alto e lambendo la parte inferiore del vestito della donna seduta al centro, si staglia sul pavimento quasi a mettere in evidenza i piedi pronti a muoversi. La scelta della direzione della luce può essere stata operata dall autore per due ordini di motivi: il primo per lasciare il resto della scena poco illuminata e dare così l idea della penombra che caratterizzava le dimore riservate alla servitù o quelle degli umili in generale, il secondo si potrebbe far risalire all effetto proiettore a cui Longhi ricorre per dare ai suoi personaggi quella posa un po teatrale e in questo modo accentuare l effetto improvvisazione del ballo e sottolineare la spontaneità delle classi più umili. Informazioni interessanti si possono ricavare proprio dall osservazione dei piedi; tracciando 187 Petronio G. (1971) Carlo Goldoni Commedie, Milano, Rizzoli vol.ii p Pignatti T. (1975) Pietro Longhi dal disegno alla pittura Venezia, Alfieri Tav. n Appendice fotografica: foto n.10 e. n.34 83

85 una linea ideale che unisce le quattro figure in primo piano si può distinguere che essi disegnano un cerchio, quasi una piccola pista circolare. Come sappiamo dai dati raccolti, nella furlana i ballerini si muovevano in tondo, inoltre, il gesto vezzoso con cui la giovinetta si alza la gonna e le mani all indietro e il busto in avanti del giovane che balla con lei, fanno proprio pensare a un corteggiamento. Sono questi due particolari che confermano l aderenza al vero dell autore. Passando ai dipinti che rappresentano i fritoleri si ha l impressione di rimanere nello stesso contesto di umile estrazione sociale. Anche nel dipinto La venditrice di fritole del Ca Rezzonico, un muro costituisce lo sfondo della scena; su di esso una finestra aperta e un epigrafe che ricorda l elezione del parroco nella chiesa di San Basilio. 190 Una fritolera dall abbigliamento umile infilza i dolci in uno stecchino, come era d uso all epoca, affinchè chi le mangiava non si sporcasse d olio, mentre il figlioletto ne trascina un altra pesante cesta. Le fritole che la donna tiene sono destinate al nobiluomo che ne ha appena ordinati tre spiedini, accompagnando le parole con il gesto della mano. Il suo abbigliamento è quello tipico del nobile veneziano del periodo: pantaloni neri molto aderenti, scarpe a punta, come copricapo il tricorno nero e in mano un enorme fazzoletto bianco. L autore, come Goldoni nella commedia esaminata, mostra tutta la sua simpatia per gli umili e lo fa proprio dirigendo la luce verso le due popolane. Essa mette in evidenza il colore vivace dei loro vestiti che contrasta con il bianco dei grembiuli e delle velette che gli coprono il capo ma, soprattutto, gli illumina il loro volto donando espressività e dolcezza. Completamente diversa e decisamente poco simpatica è l espressione dell aristocratico abituato a comandare severamente anche quando si tratta di assaggiare un dolce. Chi fosse convinto che Pietro longhi abbia dipinto solo i volti imbambolati dei nobili si dovrà ricredere osservando il dipinto The 190 Cibo a regola d Arte. L alimentazione nella tradizione culturale e artistica veneziana (febbraio 2015) in Scheda Approfondimento Ca Rezzonico Disponibile da: Data di accesso 24/11/

86 Fritole Seller 191 ossia Il venditore di fritole del Christie s. Pur presentando le stesse caratteristiche dei precedenti riguardo all ambiente e ai personaggi abbigliati poveramente, qui l autore pone l accento proprio sulla bontà del prodotto. Il venditore questa volta è un uomo che, con un grande cappello di paglia e un espressione seria dà forse indicazioni ai suoi aiutanti su quanti dolci mettere su uno spiedino indicando come nel precedente il tre con un gesto della mano. Anche qui colori armonici abbinati perfettamente tra loro e le due popolane con la veletta e lo stesso abbigliamento. A un primo sguardo si potrebbe pensare a una copia in versione maschile, ma in realtà c è qualcosa che lo distingue dall altro ed è un gioco di sguardi e di gesti che invitano a provare il prodotto. Se si dovesse rititolare il nuovo titolo potrebbe essere invito a un peccato di gola. Una delle due donne con un gesto spontaneo indica le fritole, come se le avesse appena viste, l altra risponde con uno sguardo di approvazione, uno dei due aiutanti, non potendo resistere, ne assaggia furtivamente una inchinandosi per nascondersi; dietro a lui altri due ragazzi di cui uno, se ci si può permettere un espressione gergale, mangia con gli occhi il contenuto della grande padella, l altro invece ha un espressione arrabbiata, perché anche se si è svuotato le tasche, tanto che ne è rimasto fuori il fazzoletto, non ha trovato nessun bezzo 192 per comprarli. Ma la cosa più graziosa è che neppure il cane ha resistito e tra le gambe del ragazzino ne addenta con bramosia una. La furlana e le fritole hanno costituito per la nostra indagine le chiavi di accesso per scoprire i sentimenti dei due autori verso il mondo dei popolani. La stessa simpatia priva di ironia che si è vista nelle commedie si evince anche nell analisi dei dipinti longhiani che affrontano gli stessi temi. E il Longhi, che non ha la penna per spiegare con dovizia di particolari questa simpatia, riesce a esprimerla dotando le figure degli umili di maggiore dolcezza e carica espressiva. 191 Appendice fotografica: foto n Espressione veneziana per dire denari, soldi in Bonghi G. Glossario goldoniano (2011) in Biblioteca dei Classici italiani di Giuseppe Bonghi Diponibile da: data di accesso 29/1/

87 Conclusioni Si è arrivati alla fine di questo picevole percorso fatto in compagnia di due sorelle: la pittura e la letteratura; nelle specifiche articolazioni della pittura di genere e della composizione di testi teatrali. Sorelle, in quanto generate da una madre comune: l arte. Attratti allo stesso modo da queste due forme di espressione, all inizio dello studio, ci si è chiesti se esse avessero dei punti in comune anche nello specifico. Si voleva cioè scoprire se pittori e scrittori, in quanto artisti, dotati di una sensibilità particolare che permette di cogliere aspetti della realtà che l uomo comune non coglie o coglie distrattamente, affrontando lo stesso tema o lo stesso fenomeno ritenessero opportuno evidenziarne gli stessi aspetti o mettere in luce risvolti leggermente o completamente diversificati. Ciò che ha costituito lo stimolo dell indagine, in altri termini, era scoprire se la pittura e la letteratura, pur nella diversità dei loro veicoli espressivi, parlassero all unisono o si esprimessero in modo diverso e in questo secondo caso scoprire in cosa consistessero le diversità. Consapevoli del fatto che condizioni storiche e ambientali influenzano l uomo in genere e in particolare l artista, ci si è convinti che, per avere una risposta più chiara e veritiera, si dovessero scegliere due artisti, delle due diverse discipline, che operassero nello stesso ambiente e nello stesso periodo storico. Affascinati dalla storia della Serenissima, dallo splendore dei suoi palazzi, dal temperamento dei veneziani, tanto severi riguardo all organizzazione governativa e istituzionale quanto permissivi nella sfera privata e morale, si è deciso di studiare proprio questo contesto storico e ambientale, individuando in Pietro Longhi e Carlo Goldoni le due personalità ideali per rispondere al quesito iniziale. Tutti e due veneziani, della stessa generazione, legati da una profonda amicizia e soprattutto con molte affinità e caratteristiche comuni. Tra queste: la prolificità che ha reso complicata la scelta delle opere da analizzare in parallelo. Cercando di districarsi nella loro fertilissima produzione, per limitare il raggio d azione, si è presa la risoluzione di analizzare opere che avessero elementi comuni nei rispettivi titoli o almeno che un titolo corrispondesse a personaggi o aspetti di vita sociale 86

88 presenti in un opera dell altro. Operando in questo modo, si sono individuati sei gruppi di opere, che ci hanno permesso di analizzare categorie di individui, aspetti o fenomeni della società. Più precisamente l analisi parallela delle opere ha permesso di capire la considerazione in cui i due artisti, membri e portavoce delle concezioni presenti in quella società, tenevano due categorie professionali: quella dei medici e quella degli avvocati, come essi si ponessero nei rapporti con i ceti sociali più bassi, come affrontassero nuovi fenomeni quali il nascere delle botteghe del caffè, come si ponessero davanti al problema del gioco d azzardo allora diffusissimo e, infine, che funzione avesse il ventaglio presente in quasi tutte le raffigurazioni del tempo. Anche la scelta del linguaggio è stata oggetto di profonda riflessione, usare un una lingua forbita, complessa e molto scientifica avrebbe significato andare contro la natura e il modo di espressione di due autori che alla semplicità avevano improntrato non solo la loro vita ma anche e soprattutto la loro produzione. In modo semplice ma fresco ed efficace hanno parlato e continuano a parlare di tutti e a tutti, rendendo le loro opere accessibili a chiunque avesse e abbia la volontà di accostarvisi. Si è scelto di seguire la stessa linea e usare, nella stesura della ricerca, lo stesso stile semplice, scorrevole e soprattutto alla portata di tutti coloro che desiderassero conoscere un opinione in più su questi due autori, già oggetto di moltissimi studi. Passando ora alla spiegazione del modus operandi, essendocisi prefissi nel titolo l obiettivo di scoprire se le opinioni dei due autori coincidessero su alcuni aspetti e fenomeni della società di cui facevano parte e individuati i temi comuni, per ognuno di essi, ci si è documentati studiando e riportando alcune notizie storiche o di costume relativi soprattutto al Settecento e al contesto veneziano. Successivamente si è operata l analisi parallela delle opere e si sono tratte le conclusioni per ogni confronto effettuato, riservando per la fine le conclusioni generali. Il primo confronto è stato operato tra la commedia goldoniana La dama ammalata o sia Lo speziale e i corrispondenti dipinti di Pietro Longhi La finta ammalata e Lo Speziale. Si è appreso dalle ricerche relative che i medici, gli speziali, i chirughi 87

89 non godevano all epoca di buona reputazione e che, nella maggior parte dei casi erano considerati degli imbroglioni, dei profittatori e sfruttatori di chi, per bisogno, si accostasse alla loro attività. Nell analisi della commedia l opinione dell autore appare coincidente all opinione diffusa; dei cinque medici presentati solo uno si salva e si distingue per onestà e professionalità, gli altri sono presentati come esseri cinici e miranti al tornaconto anche a disprezzo della vita degli altri. Il Longhi, nel primo dipinto La dama ammalata, esprime un giudizio velato, quantomeno di non rilevante importanza per questa figura, collocandola in posizione non centrale e intenta semplicemente a tastare in polso, mentre circonda la paziente di affettuose persone di famiglia o di servizio quasi a dimostrare la maggiore efficacia delle loro cure. Nè opinione diversa si trae dall analisi del disegno preparatorio del dipinto stesso che conferma l atto del medico ma presenta un medico ancora più giovane e inesperiente. Critica fortemente più negativa viene invece espressa nel dipinto Lo Speziale, in cui un rappresentante della categoria esegue un intervento tenendo la paziente in piedi e sovrastandola fisicamente e psicologicamente.tutto ciò viene evidenziato dall autore grazie ad un abile gioco di luci che danno enfasi ai gesti e alla posa teatrale dei personaggi. Stessa opinione di un attività medica improvvisata, più magica che scientifica, e addiritttura ambulante si ricava da altri due dipinti: II cavadenti e Il ciarlatano (foto n. 12,13 appendice fotografica). Osservandoli se ne trae l impressione di una professione in cui, per imporsi, non sono necessari requisiti morali e professionali ma capacità di millantare sovrastando gli altri dall alto di grandi palchi. Anche il secondo accostamento di opere:il ventaglio di Goldoni e il disegno Dama con ventaglio e cavaliere disteso sul letto, trova i due autori concordi. Tutti e due non attribuiscono all oggetto citato nei titoli delle loro opere nessun significato particolare che non sia quello peculiare di dare rinfresco o di completare l abbigliamento femminile. Per quanto affascinante per il suo brio possa essere la commedia goldoniana e curato nei particolari il disegno longhiano, se nelle mani delle protagoniste ci fosse stato un qualsiasi altro accessorio, fosse stato uno 88

90 specchietto, un ombrellino o una spilla, il risultato compositivo, letterario o pittorico, sarebbe stato lo stesso. Un elemento che tutti e due tendono a sottolineare, con le parole lo scrittore e con le molte immagini il pittore, è che l oggetto in questione completa l abbigliamento aristocratico, non è mai presente in mani popolane. Il ventaglio, infatti, pur non essendo citato nel titolo, è presente in molte altre opere di Longhi (foto nn. 1, 12-18). Il tema della caffetteria, locale in fase di diffusione all epoca dei due autori, determina il parallelismo tra una opera di goldoni La bottega del caffè e tre altre opere di impronta longhiana, di cui due sicuramente di mano dell autore e una, forse, di un seguace. L opinione sui caffè è, da Goldoni, espressa a chiare lettere nel corso della commedia; dà un immagine delle caffetterie del tempo come locali aperti a tutti i membri della società indipendentemente dalle origini, di ambienti in cui si realizzava il massimo grado di socializzazione la quale, in alcuni casi, sfociava anche in abitudini poco apprezzabili come il gioco d azzardo e la frequentazione di donne leggere, che inseguivano denaro e posizione sociale. Tutti questi aspetti si colgono anche nel pittore però associando le tre opere. Infatti nel Convegno di Gentiluomi si mette in luce l aspetto socialiazzante che riguarda individui di un livello sociale più alto, tra i quali l autore si autorappresenta, mentre negli altri due si nota una maggiore promiscuità e presenza di gesti un po libertini. Nel dipinto Figure mascherate in un Caffè si presenta una coppia in cui il cavaliere pizzica la dama, quest immagine viene usata e ripetuta nella raffigurazione di case da gioco avallando, nell osservatore, l idea che nei due tipi di locali i comportamenti fossero simili. Sia lo scrittore che il pittore si sono espressi, anche in questo caso, facendo passare gli stessi messaggi. Seri, per tutte e due gli autori, diventano i toni quando affrontano il tema riguardante la categoria avvocatizia. Nella commedia goldoniana si tessono le lodi di un rappresentante della categoria, ma l autore apre gli occhi al lettore, nelle note dell Autore a chi legge, avvertendolo che non tutti gli esponenti sono così virtuosi, rimandando a un tipo opposto presentato in una precedente opera. In Longhi, invece, si avverte dalla posa e dai 89

91 colori, solo una disposizione celebrativa della serietà della professione e anche dei luoghi in cui si realizzava. A questo proposito pone davanti all edificio da cui escono i protagonisti un insolita rappresentazione della giustizia con una cornucopia; quasi a dimostrare che il giusto veniva distribuito con copiosità. Tutti e due inoltre mettono in evidenza a chiare lettere l orgoglio per il fatto che a Venezia ci fossero due tipi di processo scritto e orale. Con le opere Il giocatore di Goldoni e I giocatori di carte, la partita a carte, lo Svenimento o la partita a carte interrotta e molte altre che affrontano lo stesso tema i due autori si confrontano con il gioco. Questo tipo di svago, essendo legato alla fortuna, può essere un semplice passatempo per allietare un pomeriggio domestico, non si esclude però che in questo stesso ambito possa sfociare in abitudini non sane e immorali, ma in ambienti appositi, può anche trasformarsi fino ad arrivare all autodistruttivo gioco d azzardo e a comportamenti violenti derivanti dall insoddisfazione e dalle perdite. Tutti e due gli autori per rappresentare questo fenomeno, in tutti gli aspetti, hanno avuto bisogno di molte opere. Goldoni, nella surriferita commedia, evidenzia esclusivamente la dipendenza creata da questo tipo di giochi ed esprime una vera e propria critica nei confronti di chi ne è soggetto irrecuperabile. In altre opere studiate e riportate nell inerente capitolo presenta invece il gioco sotto altri aspetti: come modo per manifestare la propria superiorità intellettiva o semplicemente come un abitudine da evitare. Longhi sembra operare una critica più sottile ma molto efficace, dimostrando che, in alcuni casi, il gioco anche quando assume una dimensione domestica può sfociare quantomeno in una perdita di controllo che fa rovesciare tavolini e fa cascare monete e carte. Sono proprio le stesse carte e monete buttate a terra che si distinguono nella confusione dei ridotti. Tutti e due sono altrettanto attenti nel presentare figure di bari che, in Goldoni, vengono puntualmente puniti dalla legge. La furlana e la venditrice di fritole danno accesso al mondo popolare veneziano. L attegiamento dei due autori non si dovrebbe 90

92 definire come più volte è stato detto, soprattutto a proposito di Goldani bonario, verso questa fascia sociale. La bonarietà è una qualità che riguarda la persona che adotta un determinato comportamento e non riguarda la categoria verso cui è rivolto l atteggiamento stesso. I sentimenti che si distinguono nelle opere non sono semplicemente di simpatia ma di sincero interesse verso una classe, con cui hanno poco in comune ma di cui riconoscono l utilità, la spontantaneità e soprattutto la forza con cui affrontano una vita dura e poco gratificante. Questi sentimenti traspaiono nelle parole del cavaliere, a cui Goldoni fa dire le sue idee ed emozioni, e in quella carica di espressività data da Longhi alle classi più umili sia che esse si apprestino a ballare sia che provino il desiderio di mangiare un dolcetto per strada. Tutte le opere esaminate ci guidano alla conclusione, che nonostante i veicoli di espressioni diversi, i due autori, relativamente agli aspetti sociali esaminati, hanno espresso opinioni simili se non addirittura uguali. Penna e pennello hanno tracciato segmenti simili, l uno molte volte accentuando e sostenendo reciprocamente il segno lasciato dall altro, tracciando insieme un quadro completo e permettendo una comprensione più profonda di un popolo e di un epoca singolari. 91

93 Appendice Fotografica Pietro Longhi ( ) Studio del pittore, Venezia, Ca Rezzonico Museo del Settecento Veneziano. 2. Longhi P. (1759) Ritratto di Famiglia olio su tela cm, 80x98./ Segromino Monte, collezione eredi Salom Data di accesso 10/2/ Data di accesso 10/2/

94 3. Longhi P.( 1760) Il parrucchiere, cm. 63 x 51, Venezia, Ca Rezzonico Longhi P.(1751) Lettera del moro Olio su tela,cm 62X50 Venezia Ca Rezzonico Data di accesso 10/2/ EB=MuseiVE Data di accesso 10/2/

95 5. Longhi P. (1740) Le Lavandaie Olio su tela, cm61x50 Venezia, Ca Rezzonico Longhi P. (1740) L Allegra Coppia Olio su tela, cm 61X50 Venezia, Ca Rezzonico Data di accesso 10/2/ Data di accesso 10/2/

96 7. Longhi P. (1740) Le Filatrici Olio su tela, cm 61X50 Venezia, Ca Rezzonico Longhi P. (1740) La Polenta Olio su tela, cm 61X50 Venezia, Ca Rezzonico Data di accesso 10/2/ Data di accesso 10/2/

97 9. Longhi P. Medico che sente il polso Carboncino e gessetto bianco, carta marrone cm 27X24 Venezia, Museo Correr, Gabinetto di Stampe e Disegni, n Longhi P ( n.d.).la tentazione, Olio su tela cm 61x49,5 Hart ford, Wadssworth Atheneum Foto tratta da: Pignatti T. (1975) Pietro Longhi dal disegno alla pittura Venezia, Alfieri Tav. 3a Data di accesso 10/2/

98 11. Longhi P ( 1741)Il concertino, Olio su tela cm 60x48 Venezia, Galleria dell Accademia Longhi P. (1750circa) IL Cavadenti Olio su tela cm49x60, Venezia, Ca Rezzonico Data di accesso 10/2/ Data di accesso 10/2/

99 13. Longhi P. (1737) IL ciarlatano, olio su tela, cm 62x50, Venezia, Ca Rezzonico Longhi P. (1752 circa) Famiglia Patrizia, Olio su tela, Cm 62x50, Venezia, Ca Rezzonico Data di accesso 10/2/ Data di accesso 10/2/

100 15. Longhi P. (1752) La famiglia Sagredo, olio su tela, cm 62x50 Venezia, Galleria della Fondazione Querini Stampalia Longhi P.(1750 ca) Colloquio tra Bautte o Venditore di mele Olio su tela, cm 62x50, Venezia, Ca Rezzonico Data di accesso 10/2/ Data di accesso 10/2/

101 17. Longhi P. (1751) Il Rinoceronte Olio su tela, Cm 62x50, Venezia, Ca Rezzonico Longhi P. (1757) La venditrice di essenze Olio su tela, Cm 61x51, Venezia, Ca Rezzonico Data di accesso 11/2/ Data di accesso 11/2/

102 19. Longhi P. (1762) Il casotto del leone Olio su tela, cm 50x61, Venezia, Querini Stampaglia Longhi P.(1752) Lezione di geografia Olio su tela cm. 62 x 41,5, Venezia, Pinacoteca Querini Stampalia Data di accesso 11/2/ Data di accesso 11/2/

103 21. Longhi P. (1751) La visita della dama Olio su tela, cm 60x47 Venezia, Museo Correr Longhi P.(1775) L Arrivo del signore olio su tela cm 62x50, Venezia, Querini Stampaglia Data di accesso 11/2/ Data di accesso 11/2/2017 content/uploads/2016/02/dal%20gotico/pietro%20longhi%20opere/18-pietro-longhi-la-caccia-invalle.jpg Data di accesso 11/2/

104 L 23. Longhi P. ( 1750) La partita a carte Olio su tela cm 72X55 Venezia, Ca Rezzonico Longhi P.( 1779 ca) La partita a carte interotta Olio su tela cm 48X60, Bergamo Collezione Privata Data di accesso 11/2/ Data di accesso 11/2/

105 25. Longhi P.( 1744 ca) Lo svenimento o La partita a carte interotta olio su tela 49X61cm, Washington, National Gallery of Art Longhi P. ( ca) Lo svenimento Olio su tela, cm 65,4 X 53,4, Vicenza, Gallerie di Palazzo Leoni Montanari Data di accesso 11/2/ Data di accesso 11/2/

106 27. Longhi P.(1750 ca) Il ridotto, Olio su tela cm 84X115 Venezia, Collezione Privata Guardi F.( ) Il ridotto Olio su tela, cm 77,5X107,5 Venezia, Ca Rezzonico Data di accesso 11/2/ Data di accesso 11/2/

107 29. Longhi P..( ca) Il ridotto Olio su tela cm 61X49, Bergamo, Accademia Carrara Longhi P.(1760 ca) Il ridotto Olio su tela cm 60X47 Venezia, Querini Stampaglia Data di accesso 11/2/ Data di accesso 11/2/

108 31. Longhi P. (n.d.) Il baro o I giocatore di carte Olio su tela, cm 60x47 Milano, Museo d arte moderna Longhi P.( 1779 ca) Lite fra giocatori Olio su tela cm 56 x Vercelli Data di accesso 11/2/ Data di accesso 11/2/

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