L'italiano d'oggi: le varietà sociali e geografiche

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1 L'italiano d'oggi: le varietà sociali e geografiche L'italiano lo abbiamo già detto nella seconda lezione non è un insieme monolitico di elementi, ma, piuttosto, un dinamico aggregato di varietà le cui caratteristiche dipendono dalla cultura e dalla classe sociale dei parlanti e degli scriventi, dal contesto in cui essi si trovano ad operare ed a comunicare, dalle zone da cui essi provengono o nelle quali vivono e risiedono e dal mezzo che essi impiegano per scambiarsi informazioni. Nella lezione precedente ci siamo occupati soprattutto delle varietà funzionali, situazionali e strutturali dell italiano; in questa analizzeremo con attenzione particolare le varietà sociali e quelle geografiche. Sommario Le varietà dell italiano: riprendiamo il discorso L'italiano standard: una definizione ed alcuni caratteri Gli italiani regionali: una definizione ed alcuni caratteri Le varietà regionali dell italiano Gli italiani regionali: il neo-standard Le varietà regionali: l'italiano popolare Le varietà dell italiano: riprendiamo il discorso Nella seconda lezione abbiamo dato una definizione di varietà situazionale e funzionale (diafasica) e di varietà strutturali (diamesiche); in questa faremo lo stesso per le varietà geografiche e sociali. Le varietà geografiche sono quelle legate agli usi delle diverse aree di un dominio linguistico (nel nostro caso: quello italiano), e sono per lo più contraddistinte da una fonetica, da un lessico e di una sintassi particolari. L'italiano di Puglia è una tipica varietà regionale. Le varietà sociali sono quelle connesse con l'estrazione sociale e con il livello culturale dei parlanti e degli scriventi, e - come quelle situazionali - sono caratterizzate da parametri quali la formalità, l'accuratezza, l'adesione agli standard grammaticali, oltre che dalla maggiore o minore coloritura regionale o dialettale. Una varietà sociale è, a sua volta, un contenitore di varietà situazionali, nel senso che anche persone scarsamente istruite impiegano le loro risorse linguistiche in maniera sensibile al contesto della comunicazione. L'italiano popolare è una tipica varietà sociale. Caratterizzare le une e le altre in astratto risulta piuttosto difficile; più agevole è farlo attraverso qualche esempio. Si provino a leggere, ad esempio, i brani che seguono, buoni rappresentanti il primo di una varietà sociale (l italiano popolare) ed il secondo ed il terzo di due varietà geografiche

2 (gli italiani regionali di Sicilia e del Veneto), di cui tratteremo distesamente nei paragrafi successivi:.1. [...]e poi il mio amico Romeo sentendo questo racconto gli fece una proposta e andò dal suo padrone della ragazza e gli disse: Se ci date una buona dote alla ragazza la sposo io e il bambino lo legittimo io, se viceversa tutto verrà svelato, e per il tentato suicidio diremo che si è sentita meno è svenuta e si è appoggiata alla ringhiera del ponte e non cera nessuno ad aiutarla e è precipitata nel fiume per disgrazia e se non gli date nulla sarà denunciato il vostro figlio per violenza carnale senza il consenso della giovane donna. Danilo Montaldi, autobiografie della leggera, Einaudi, Torino, 1961: [Montalbano] Dei morti se ne fotteva altamente, poteva dormirci 'nzemmula, fingere di spartirci il pane o di giocarci a tressette e briscola, non gli facevano nessuna impressione, ma quelli che stavano per morire invece gli provocavano la sudarella, le mani principiavano a tremargli, si sentiva agghiacciare tutto, un pirtuso gli si scavava dintra lo stomaco. Riattaccò e esplose in un nitrito, altissimo, di gioia. Subito, nella cucina, si sentì un rumore di vetri infranti: per lo spavento, ad Adelina doveva essere caduto qualcosa di mano. Pigliò la rincorsa, saltò dalla veranda sulla rena, fece un primo cazzicatummolo, poi una ruota, un secondo capitombolo, una seconda ruota. Il terzo cazzicatummolo non gli arriniscì e crollò senza sciato sulla sabbia. Adelina si precipitò verso di lui dalla veranda facendo voci... Andrea Cammilleri, Il cane di terracotta, Palermo, Sellerio, 1996: "Este, noi siamo arrabbiati con la Mantiero, eh?" La Este mi disse: "Taci, sprotòne, cosa vuoi sapere tu?" Mi resi conto che ero rimasto io solo a stare arrabbiato con la Mantiero: le grande avevano tradito la loro stessa causa con una frivolezza quasi incredibile. E non fu nemmeno l'ultima che mi fecero le grande. Scendevamo verso la piazza io la Flora e la Este: davanti a noi sul marciapiede uscì la signora Ramina, rossa di capelli, snella e presuntuosa. Mie cugine spettegolavano criticando la figuretta che ci precedeva ancheggiando. "La tra 'l culo", bisbigliavano. Io camminavo in mezzo e volevo partecipare anch'io alla conversazione, dare un contributo. Ci pensai su e dissi: "La trà la fritola". Luigi Meneghello, Libera nos a Malo, Milano, Mondadori, 1986: 20 Prescindendo dalle ovvie differenze di contenuto e di genere, un confronto tra i testi mostra che il brano 1 mostra una grande quantità di quelli che si considerano normalmente "errori" (se ci date; se viceversa; cera 'c'era') e che gli altri si differenziano, oltre che per stile e struttura, soprattutto per la presenza, nel loro interno, di elementi dialettali: meridionali (siciliani) nel primo ('nzemmula, pirtuso, satò, cazzicatummolo, tra i più evidenti), settentrionali (veneti) nel secondo (ad esempio: sprotone, trar là, fritola).

3 Pur tanto diversi tra di loro, però, i brani che abbiamo analizzato sono tutti scritti in italiano: non nello stesso tipo di italiano evidentemente; non nella lingua appresa nei suoi aspetti formali sui banchi di scuola. A tali varietà sono dedicate le pagine che seguono, in cui si prenderanno in considerazione dapprima l italiano standard, che funge da fulcro del sistema e da elemento di paragone, poi gli italiani regionali e, con particolare attenzione, l'italiano neo-standard, l'italiano popolare. L'italiano standard: una definizione ed alcuni caratteri Iniziamo la nostra descrizione delle caratteristiche salienti dell'italiano standard da una definizione, la seguente: l'italiano standard è la varietà di lingua che - posseduta soprattutto dalle persone colte - viene assunta, anche implicitamente, come modello da tutti i parlanti e gli scriventi e che viene prescritta come esemplare nell'insegnamento. Esso è anche - per definizione - privo di coloritura regionale a tutti i livelli, incluso quello fonetico. Per il fatto di avere un notevole prestigio, l'italiano standard è altresì tradizionalmente riservato agli usi scritti più "nobili" e formali, come quello intellettuale, scientifico, letterario e burocratico. Caratteri analoghi a quelli che noi abbiamo considerato propri dell'italiano nella sua "versione" standard sono stati riconosciuti come costitutivi per una lingua standard anche da Berruto 1987, che l'ha infatti descritta come: a. dotata di stabilità, garantita da istituzioni capaci di esprimere una norma (grammatiche e dizionari); b. caratterizzata da capacità di intellettualizzazione, ossia dotata di caratteristiche tali da permettere a chi la parla di esprimere testi di alto contenuto culturale (letterario, filosofico, religioso, scientifico, tecnico); tale capacità è assicurata da una tradizione maturata a seguito di una prolungata elaborazione da parte delle classi colte; c. dotata di prestigio, garantito dal suo uso negli ambiti letterari, ufficiali, formali, oltre che dalla formalizzazione grammaticale. In realtà, quello dello standard è un concetto che rinvia ad una realtà molto singolare, che si manifesta solo in determinate occasioni, in particolare nei testi scritti più curati. La maggior parte dei parlanti e degli scriventi dell'italiano impiega, infatti, di norma, nella conversazione e nella scrittura non formale una varietà di lingua più "agevole", e cioè più semplice, più adatta a dare corpo all'espressività, più incline all'accoglimento di alcune forme regionali: si tratta dell'italiano neo-standard, del quale scriveremo nella prossima sezione di questo documento. L'uso dell'italiano standard nella scrittura professionale Quando si deve usare l'italiano standard, dunque? Si è già detto che esso costituisce la scelta più frequente per il redattore di testi di rilievo intellettuale, scientifico, letterario e burocratico. Nelle scritture poco formali (come nella divulgazione o nell'informazione giornalistica) però, esso può essere vantaggiosamente sostituito dal neo-standard, con i suoi moduli

4 più semplici e colloquiali. Gli italiani regionali: una definizione ed alcuni caratteri Le varietà di italiano in cui è riconoscibile l'influenza di un codice dialettale (praticamente tutte a livello di espressione orale, solo alcune a livello di espressione scritta) sono dette italiani regionali. Sono, dunque, varietà regionali di italiano, ad esempio, quelle parlate - ad ogni livello di formalità - nel Veneto, in Lombardia o in Puglia; e sono varietà regionali dell'italiano - per quanto, come vedremo, a titolo diverso - anche l'italiano neo-standard e l'italiano popolare. Nei capoversi che seguono proporremo un modello descrittivo delle varietà dell'italiano: in quello intitolato alle varietà regionali dell italiano, individueremo alcuni tratti linguistici (fonetici, lessicali, morfologici e sintattici) dell italiano neostandard e di quello popolare che sono riconducibili al dialetto; in quelli seguenti evidenzieremo le caratteristiche linguistiche (fonetiche, lessicali, morfologiche e sintattiche) non regionali di queste due varietà; quelle, cioè, originate da meccanismi diversi dal calco dai dialetti. Le varietà regionali dell italiano Non tutti gli studiosi riconoscono l'esistenza dello stesso numero di varietà regionali; non si può dire, naturalmente, in questi casi, che un modello sia più corretto degli altri: la differenza fondamentale che intercorre tra essi, infatti, è nel livello di dettaglio dell'analisi linguistica sottesa. Una rappresentazione di compromesso tra i vari modelli esistenti potrebbe contemplare, a nostro giudizio, cinque varietà principali, cioè: a. la varietà settentrionale (che include le sottovarietà gallo-italiche [piemontese, ligure, lombardo, emiliano-romagnolo] e quelle orientali [veneta, trentina, friulana]). b. la varietà centrale (che include le sottovarietà toscana, romana, mediana [laziale, umbra, marchigiana]). c. la varietà meridionale (che include le sottovarietà campana, abruzzese, molisana, pugliese settentrionale, lucana, calabra settentrionale). d. la varietà meridionale estrema (che include le varietà pugliese meridionale [salentina], calabra meridionale e siciliana). e. la varietà sarda (che molti linguisti considerano, invece, una lingua a parte). Ciascuna di esse presenta numerose caratteristiche specifiche a livello fonetico, lessicale, sintattico e morfologico; le vedremo nei paragrafi che seguono. Alcuni caratteri linguistici delle più importanti varietà regionali di italiano LA FONETICA DEGLI ITALIANI REGIONALI Uno degli aspetti che caratterizzano nella maniera più appariscente e più costante gli italiani regionali - ed anche uno dei più importanti ai fini della loro descrizione scientifica - è quello fonetico.

5 Per gli studenti che lo desiderino, è disponibile un capitolo aggiuntivo sullo strutturalismo [link a file intitolato varieta_diastratopiche_finestra1.doc]; gli altri possono proseguire con il resto del testo principale, che omette numerose informazioni di dettaglio. Sono caratteristiche della fonetica regionale, per esempio, nell Italia settentrionale, la pronuncia debole delle consonanti doppie (in pronunce come fratelo, sorela per fratello, sorella); nell Italia centrale pronunce sibilanti come ascido, asceto per agile aceto; nell Italia meridionale realizzazioni con z in forme come penzare. Quello della pronuncia regionale è un problema che non preoccupa troppo, in genere, lo scrittore professionale e che angustia, invece, tutti coloro i quali sono costretti ad intrattenere con gli altri relazioni che richiedono il contatto personale. Pronunce leggermente marcate, peraltro, costituiscono la norma in Italia, e non risultano fortemente sanzionate; sono tali, invece, quelle fortemente compromesse con il dialetto. IL LESSICO DEGLI ITALIANI REGIONALI Anche il lessico offre, al pari della fonetica, una documentazione estremamente abbondante ai fini dello studio e della descrizione degli italiani regionali: l'italiano parlato nelle varie aree amministrativo-storico-culturali della Penisola, infatti, è particolarmente ricco di voci specifiche, soprattutto nei domìni della cultura materiale e della vita quotidiana (e, cioè, per esempio, negli ambiti lessicali che riguardano la famiglia, la salute, il corpo, il sesso, l'abbigliamento, l'alimentazione, le professioni, il denaro, la vita sociale, l'ambiente), che sono spesso in concorrenza tra loro; generalmente le forme antagoniste sono due o tre, ma in qualche caso si arriva a contarne anche una decina o più; tali voci sono dette geosinonimi. Si pensi, per esempio, ad un termine della lingua comune come idraulico: ad esso corrisponde - o corrispondeva - nell'italiano regionale settentrionale la voce trombaio (si confronti il milanese trombée) o lattoniere, in quello centrale laziale stagnaro, in quello meridionale fontaniere. Ed allo stesso modo, il settentrionale bigiare, il centrale far forca, il romanesco far sega, il meridionale far filone, il sardo far vela corrispondono (o corrispondevano) alla voce italiana media marinare. Per gli studenti che lo desiderino, è disponibile un capitolo aggiuntivo sullo strutturalismo [link a file intitolato varieta_diastratopiche_finestra2.doc]; gli altri possono proseguire con il resto del testo principale, che omette numerose informazioni di dettaglio. I geosinonimi, in quanto termini non ancora entrati nell italiano standard, hanno sempre una connotazione dialettale più o meno marcata e vengono in genere relegati agli usi bassi, all espressione informale o alla scrittura espressiva: se non vi sono ragioni specifiche che ne consiglino l uso, devono essere evitati nelle scritture professionali e tecniche, ed anche in quelle informative di livello medio. LA SINTASSI DEGLI ITALIANI REGIONALI Per quanto forse meno appariscenti di quelle lessicali e fonetiche, anche le caratteristiche sintattiche contribuiscono all'individuazione delle varietà regionali di italiano: alcuni tratti che vengono addirittura associati stereotipicamente a parlanti di determinate aree della penisola e costituiscono, quindi, dei cliché linguistici; ricordiamo, a puro titolo esemplificativo, la tendenza

6 degli italiani settentrionali a fare precedere i nomi propri da articoli (Il Mario, la Lucia), o l impiego centromeridionale ad impiegare il congiuntivo imperfetto invece di quello presente in funzione esortativa (Chiudesse la porta, per favore!) o, infine, la tendenza dell italiano di Sardegna alla posposizione dell ausiliare in tempi composti (Scappato sei?). Per gli studenti che lo desiderino, è disponibile un capitolo aggiuntivo sullo strutturalismo [link a file intitolato varieta_diastratopiche_finestra3.doc]; gli altri possono proseguire con il resto del testo principale, che omette numerose informazioni di dettaglio. Non tutti i tratti di sintassi regionale sono egualmente marcati: alcuni lo sono poco, altri lo sono molto: in linea di massima se non vi sono ragioni precise che ne motivino l impiego è buona norma evitarli nella scrittura. LA MORFOLOGIA DEGLI ITALIANI REGIONALI I tratti morfologici degli italiani regionali sono decisamente meno numerosi di quelli sintattici e - a maggior ragione - di quelli lessicali e fonetici; sono sempre sentiti come molto devianti e tendono ad essere relegati alle varietà substandard (come l'italiano popolare). Ricordiamo soltanto, tra i fenomeni di morfologia di origine regionale dell italiano, alcuni casi di metaplasmo (ossia di passaggio di classe o di categoria grammaticale: è il caso di forme come la mia figlia maggiora nell Italia settentrionale), l uso improprio di alcuni pronomi (vieni anche te al cinema? nell Italia centromeridionale) e di alcune forme verbali (Scendimi lo scatolo!, nell Italia meridionale). È evidente che tutte queste forme sono da evitare nella scrittura. Per gli studenti che lo desiderino, è disponibile un capitolo aggiuntivo sullo strutturalismo [link a file intitolato varieta_diastratopiche_finestra4.doc]; gli altri possono proseguire con il resto del testo principale, che omette numerose informazioni di dettaglio. GLI ITALIANI REGIONALI NELLA SCRITTURA Le varianti regionali di forme e strutture standard - lo abbiamo già rilevato - sono sempre sentite come marcate; ciò significa che chi le impiega a sproposito (ossia nella condizione e nel contesto sbagliati) può passare per persona rozza o poco colta. Per questa ragione, un consiglio che appare ragionevole è quello di cercare di evitarle sempre, soprattutto nello scritto di una certa formalità (ed i testi professionali sono sempre relativamente formali), a meno che non vi siano impellenti ragioni di ordine comunicativo che impongano di derogare al principio generale che raccomanda, nella redazione di testi scritti, l'aderenza alle varietà standard o neo-standard. Gli italiani regionali: il neo-standard Le modifiche cui l'italiano è andato soggetto nel corso dell'ultimo secolo sono molteplici: grazie ad esse, usi e forme che la precettistica ha sempre condannato hanno tanto espanso il proprio dominio da vedersi riconosciuto un diritto di cittadinanza nel parlato e nello scritto poco o

7 mediamente formale e da vedersi garantita una certa accettabilità anche in grammatiche e dizionari. In tali situazioni, anzi, l'impiego di tali forme tende a configurarsi come una sorta di nuova, implicita norma, che tende a scalzare l'altra, più conservativa; a fianco dello standard ancien regime, per via della progressiva diffusione della lingua nazionale, si va affermando, insomma, un nuovo standard. Anzi: il nuovo standard, che si incarna in una varietà che uno studioso ha recentemente battezzato italiano neo-standard (Berruto 1987). La prendiamo in considerazione in questa sezione del documento. Una definizione dell'italiano neo-standard Iniziamo, anche qui, con una definizione: l'italiano neo-standard è una forma semplificata e più o meno colorita regionalmente dell'italiano standard; esso è anche una varietà stilisticamente aperta dell italiano: a differenza di quest'ultimo, infatti, esso verrebbe infatti comunemente impiegato - sia nell'oralità che nella scrittura - da qualsiasi italiano normalmente scolarizzato per l'espressione e la comunicazione quotidiana a tutti i livelli di formalità, sia nello scritto che nel parlato. L'italiano neo-standard viene definito una varietà semplificata di quella di riferimento (lo standard) in quanto caratterizzata da importanti processi di semplificazione che comportano la riduzione di alcuni paradigmi (come quello dei pronomi personali, nel quale alcune forme tendono a sparire dall'uso comune) e la diminuzione della complessità d'uso di alcuni elementi linguistici (come, tra i tempi ed i modi verbali, il condizionale ed il congiuntivo). Esso è, inoltre, caratterizzato come una variante più o meno colorita regionalmente dell'italiano normativo in quanto - sempre marcata per ciò che riguarda l'intonazione e la fonetica - lo è talora anche per ciò che concerne il lessico e la sintassi. L'italiano neo-standard è, infine, caratterizzato come una varietà stilisticamente più aperta dello standard (più aperta, cioè, dal punto di vista diafasico) perché utilizzabile per il soddisfacimento di tutte le esigenze comunicative, anche quelle pratiche e quotidiane; questa sua particolare disponibilità è legata anche all'accoglimento di numerose forme e modalità espressive attinte ai sottocodici più disparati, tra i quali primeggiano quello medico, quello tecnico-scientifico e quello burocratico. Alcuni caratteri dell'italiano neo-standard Chiarito come sia sorto e che cosa sia l'italiano neo-standard, può essere utile cercare di individuarne i caratteri linguisticamente salienti, come già si è fatto per le altre varietà dell'italiano. In generale occorre osservare che il neo-standard si caratterizza rispetto allo standard a tutti i livelli del sistema (del codice linguistico), e cioè, per quanto riguarda la fonetica, la morfologia, la sintassi, la testualità ed il lessico. Per quanto riguarda la fonetica, rinviamo a quanto è stato scritto nella sezione dedicata agli italiani regionali; per quanto, invece, attiene alla morfologia, sottolineiamo come l'italiano neostandard presenti, nell'ambito di un più generale processo di semplificazione dei paradigmi dell'italiano standard, una notevole tendenza a sostituire forme colte, letterarie e di uso complesso a favore di altre più correnti. A livello pronominale, ad esempio, forme (come lui, lei, gli) vedono espanso il proprio dominio a scapito di altre (come loro, egli, ella, essi, esse), che vengono invece usate sempre meno spesso,

8 mentre alcuni tipi piuttosto culti e ricercati (tra gli altri, ciò) tendono a scomparire, a tutto vantaggio di altri di uso più immediato (come quello che funge anche, in condizioni normali, da deittico, e che ha quindi un'alta frequenza d'uso). La tendenza alla semplificazione che abbiamo visto operante in ambito morfologico agisce anche sulla sintassi: sono particolarmente comuni, per esempio, nell italiano dell uso medio, soprattutto nell oralità, usi analogici ed estesi di alcuni elementi giunzionali (in espressioni quali Il giorno che vieni in ufficio ti passo tutta la documentazione o Prendi l ombrello che piove: si tratta di casi di quello che i linguisti chiamano che polivalente) o modificazioni dei rapporti d'uso di tempi e modi verbali (si pensi, per esempio, all uso del presente invece del futuro in enunciati come Domani vado in università; giovedì, invece, sono a casa, o dell imperfetto invece del condizionale in Volevo chiederle un favore: può telefonare al prof. Rossi per fissare un appuntamento; e si pensi anche al fatto che l indicativo tende spesso a prendere il posto del congiuntivo, come in Non so perché sei così agitato, ma cerca di calmarti). Rientra, inoltre, nella più vasta propensione per i moduli piani ed accessibili una notevole predilezione per costruzioni giustappositive e per un periodare semplice. Diverso il caso della testualità che, a differenza della morfologia e della sintassi sembra essere caratterizzata, più che da una tendenza alla semplificazione, da quella all espressività. Si segnalano, in particolare, numerosi artifici di messa in rilievo di qualche elemento particolarmente importante ai fini della comunicazione, che sfruttano, nell'oralità, semplici mezzi prosodici (come l'intonazione) e, nella scrittura, sia la punteggiatura che strumenti sintattici come lo spostamento degli elementi nella frase o la segmentazione (ossia il frazionamento) di quest ultima. Si pensi ad un costrutto come Io, il giornale lo leggo solo al mattino!, in cui il rilievo del soggetto io è evidenziato non solo dalla presenza fisica del pronome (che non deve necessariamente figurare, in italiano), ma anche da un facilmente prevedibile accento di frase (v. la voce Prosodia nel Glossario), evidenziato nella scrittura dalla virgola; o ad uno come È nella camera sterile che si devono eseguire le campionature, che è il risultato dello spezzamento di una frase semplice come Le campionature si devono eseguire nella camera sterile. Infine, nel lessico dell'italiano neo-standard, le due tendenze alla semplificazione ed all'espressività operano congiuntamente; si trovano, infatti, nell italiano dell uso medio vari regionalismi (in genere non troppo marcati, come cornetti settentrionale per fagiolini), stranierismi (soprattutto anglismi, come wordprocessor, editing) in copia, numerosi derivati, termini ottenuti per scorciatura (come scorporo da scorporare) e sigle (HTML, WWW); sono poi comuni forme verbali con pronome (il tipo entrarci) e termini un tempo stilisticamente marcati. Per gli studenti che lo desiderino, è disponibile materiale aggiuntivo [link a file intitolato varieta_diastratopiche_finestra5.doc]; gli altri possono proseguire con il resto del testo principale, che omette numerose informazioni di dettaglio. L'USO DELL'ITALIANO NEO-STANDARD NEI DOCUMENTI PROFESSIONALI La varietà neo-standard dell'italiano è utilizzabile nella redazione di documenti professionali e tecnico-scientifici? La risposta, come sempre, non può essere perentoria. Se è chiaro che la semplicità, la generale comprensibilità e l'ampia disponibilità in termini di adeguatezza alle più diverse condizioni diafasiche sono caratteristiche che autorizzano e suggeriscono l'uso del neostandard in una serie significativa di situazioni comunicative, la presenza di forme e strutture

9 piuttosto "rilassate", amichevoli e colloquiali, vivaci ed espressive - oltre che, talora, colorite in senso regionale - ne può sconsigliare l'impiego nel caso in cui si debbano redigere documenti istituzionali e formalizzati e quando sia necessario mantenere un alto decoro espressivo: non proprio di rado, dunque, nel caso dei testi professionali e tecnico-scientifici. Le varietà regionali: l'italiano popolare L'italiano popolare è una manifestazione regionale dell'italiano particolarmente marcata in diastratia: lo si può in buona sostanza definire come la varietà semplificata e dialettalmente interferita della lingua nazionale usata da parlanti (e scriventi) incolti e dialettofoni (parlanti e scriventi, cioè, che si sono avvicinati alla lingua comune in maniera non formale ed istituzionale, ma imitativa ed "operativa" e che usano, nella comunicazione normale, il dialetto) a vari livelli di formalità. L'italiano popolare è una varietà sociale di lingua, e non una varietà situazionale: in pratica, non si considera italiano popolare la lingua usata da chi comunichi in un contesto di assoluta informalità; chi lo fa può benissimo usare un registro dell'italiano neo-standard. Si considera, invece, italiano popolare, la varietà posseduta da gruppi socioculturali ben definiti (quelli, come si è detto, dei dialettofoni poco scolarizzati) e lo stesso italiano popolare è caratterizzato dalla presenza, nel suo interno, di registri. Come già il neo-standard, ma molto più categoricamente di quello - anche l'italiano popolare presenta i segni di numerosi processi di semplificazione e di pareggiamento analogico, che agiscono soprattutto a livello morfologico e lessicale (per esempio nei passaggi di classe dei sostantivi, o nelle paretimologie), ma che non risparmiano neppure gli altri livelli del sistema linguistico. Molti dei fenomeni "aberranti" dell'italiano popolare, tuttavia, più che a dinamiche semplificatorie sono riconducibili ad una matrice dialettale: gli utenti normali di un dialetto, infatti, quando si trovano a parlare l'italiano - che conoscono poco perché non hanno potuto apprenderlo adeguatamente e perché vi sono esposti raramente - tendono a trasferirvi costrutti e forme propri della loro lingua madre. Alcuni caratteri dell'italiano popolare Quali sono, dunque, i caratteri linguisticamente salienti dell'italiano popolare? Numerosi studi dedicati all'argomento ne hanno rilevati un grande numero, distribuiti in tutti i domini linguistici, da quello grafico/ortografico (per i testi scritti) a quello intonativo (per quelli orali), da quello fonetico a quello morfologico e sintattico, da quello lessicale a quello testuale. Un carattere particolarmente rilevato delle scritture in italiano popolare è quello dell'irregolarità ortografica. Le devianze più comuni riguardano l'interpunzione, l'uso di apostrofo, accento, h; la suddivisione delle parole, la resa di alcuni nessi (come quelli che trascrivono le consonanti palatali [gn] (il suono di gnocco), [sc] (il suono di sciocco), [dg] (come in gelo) e che rendono le geminate). L italiano popolare, poi, si caratterizza, sia nel dominio dell'oralità che in quello della scrittura, per la presenza di numerosi usi morfologicamente e sintatticamente marcati: molti hanno origine nel sostrato dialettale; altri sono da addebitare ancora una volta a quella tendenza alla

10 semplificazione che abbiamo già citato tante volte. Ricordiamo solo, a titolo di esempio, i casi di trapasso di classe o di genere (metaplasmo: la sale, nell'italiano settentrionale, lo scatolo in quello meridionale), di concordanza a senso (la gente dormivano), e di uso di perifrasi aspettuali (v. la voce Aspetto nel Glossario: sono dietro a finire il lavoro 'sto finendo il lavoro'). Il lessico degli italiani regional fa spazio a numerosi localismi, soprattutto nell uso orale; nello scritto il controllo esercitato dallo scrivente fa sì che il numero di spiccati dialettismi sia meno alto di quanto ci si potrebbe attendere. Interessante e caratteristico è anche l'uso concomitante di lessico piuttosto povero e generico (Ho comprato un sacco di quelle robe lì dei mercatini, no, che costano un tanto al chilo) e di tecnicismi, cultismi, burocratismi ed esotismi, talora storpiati (vacino antiallergologico, fondo battesimale per fonte b.). Significativo, infine, di una spiccata tendenza alla resa formale dell'espressività è anche l'uso frequentissimo di prefissati e suffissati (soprattutto accrescitivi, diminutivi e vezzeggiativi come sorellina, grembiulino, ragazzina, filino, laghetti, casetta, bambolotto ed i superlativi come grandissimo, altissimo, bellissimo). Quanto, infine, alla sintassi ed all organizzazione dei testi, nell italiano popolare la coordinazione predomina vistosamente sulla subordinazione e sono molto frequenti cambi di progettazione, anacoluti, incoerenze, collegamenti a senso, ripetizioni, bruschi passaggi dal discorso diretto a quello riportato e viceversa. Per gli studenti che lo desiderino, è disponibile materiale aggiuntivo [link a file intitolato varieta_diastratopiche_finestra6.doc]; gli altri possono proseguire con il resto del testo principale, che omette numerose informazioni di dettaglio.

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