Popolazioni e culture italiane nel mondo

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3 Popolazioni e culture italiane nel mondo

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5 Giovanni Bonfiglio Gli italiani nella società peruviana Una visione storica Edizioni Fondazione Giovanni Agnelli

6 Gli italiani nella società peruviana. Una visione storica / Giovanni Bonfiglio XV, 341 p.: 21 cm 1. Emigrazione italiana Perù 2. Rapporti internazionali Italia-Perù I. Giovanni Bonfiglio Copyright 1999 by Edizioni della Fondazione Giovanni Agnelli via Giacosa 38, Torino staff@fga.it Internet: Traduzione dalla lingua spagnola di Fiorella Negro Glossario e Cronologia sono stati compilati dall autore ISBN

7 Indice Introduzione p. XI Capitolo primo Gli italiani in Perù durante il periodo coloniale Premessa 1 1. Il primo periodo coloniale (secolo XVI) 1 2. La presenza italiana durante i secoli XVII e XVIII 12 Conclusioni 17 Capitolo secondo Gli inizi dell emigrazione italiana in Perù 1. Continuità della matrice coloniale Crescita dell immigrazione durante il primo periodo repubblicano (i fattori di attrazione) Maggiore stabilità politica e primi tentativi di colonizzazione Provenienza degli immigrati italiani in Perù (i fattori di espulsione) Marinai, mercanti, equipaggi e contadini L emigrazione della popolazione rurale La renitenza al servizio militare L emigrazione politica Le provincie liguri di provenienza 41 Capitolo terzo Gli italiani in Perù durante «l epoca del guano», Espansione della presenza italiana in Perù Occupazioni degli immigrati italiani nell economia peruviana Altre occupazioni Gli emigranti italiani e la marina mercantile Formazione dell élite imprenditoriale italiana in Perù 67

8 VIII Indice 3. Diramazioni della colonia italiana Una colonia «ricca» Un immigrazione spontanea Le catene migratorie Esempi di catena migratoria 83 Capitolo quarto Il contesto istituzionale e ideologico 1. Prime relazioni diplomatiche Rappresentanza diplomatica italiana in Perù Contesto istituzionale e giuridico La crisi del Le prime istituzioni fondate dagli italiani La Società Italiana di Beneficenza di Lima Le compagnie dei pompieri La Società Italiana di Istruzione Il Comitato Italiano Il contesto ideologico: gli italiani e il Risorgimento Conflitti fra repubblicani e monarchici Le ripercussioni della presa di Roma e l anticlericalismo Gli italiani e il Civilismo 128 Capitolo quinto Tendenze dell immigrazione italiana, Tendenze generali Le cause del calo immigratorio Caratteristiche dell immigrazione italiana in Perù L immagine dell immigrazione italiana in Perù nei resoconti consolari 150 Capitolo sesto La colonia italiana nella società peruviana, Gli italiani nell economia peruviana, Diversificazione economica ed evoluzione occupazionale Crescita economica L evoluzione del piccolo commercio L evoluzione delle pulperías: dall «italiano dell angolo» al «cinese dell angolo» Altre attività economiche 174

9 Indice IX 1.6. La classe imprenditoriale italiana (i capitani d industria) Il Banco Italiano Aspetti istituzionali e processo di integrazione Aspetti ideologici e culturali Il caso di Emilio Sequi e de La Voce d Italia Ruolo sociale della colonia italiana, Evoluzione delle «catene migratorie» 203 Capitolo settimo Casi regionali 1. Il caso di Chincha I primi italiani nella valle di Chincha Espansione e diversificazione economica alla fine del secolo scorso Diversificazione economica Gli immigrati italiani nella società di Chincha Il contesto sociale nella valle di Chincha Il caso di Ica e gli assi commerciali delle regioni meridionali Il dipartimento di Ayacucho L asse commerciale Lomas-Cuzco Il dipartimento di Cuzco L asse commerciale Mollendo-Puno Il caso di Puno Il caso di Tacna Le catene migratorie 270 Conclusioni 277 Recenti tendenze demografiche e culturali 282 Cronologia 287 Principali avvenimenti della storia peruviana, La presenza italiana in Perù, Glossario 301 Bibliografia 307 Indice dei nomi 323 Indice dei luoghi 335 Nota sull autore 341

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11 Introduzione La presenza di italiani in Perù ha origini lontane. Risale agli albori della conquista spagnola e prosegue per tutto il periodo coloniale. Soltanto nell Ottocento, peraltro, il processo di immigrazione italiana in Perù acquistò una certa consistenza. In quel periodo gli italiani costituirono il gruppo immigrante più numeroso tra quelli provenienti dall Europa; mentre nel Novecento la presenza italiana si è mantenuta a livelli inferiori. È quindi indispensabile inserire l immigrazione in prospettiva storica, per poterne studiare gli effetti, l evoluzione e l impatto che ha esercitato sulla società peruviana. Si delinea, pertanto, l esigenza di fondo di dare una spiegazione d insieme a un fenomeno che ha contribuito alla formazione della società peruviana attuale, laddove lo studio dell inserimento dei diversi gruppi immigrati può aiutare a capire la formazione della società ricevente. In tal senso, il presente lavoro non verte solo sull immigrazione italiana in Perù, intesa come elemento esterno ed estraneo alla nazione, bensì giunge sino alla società peruviana contemporanea, di cui la popolazione di origine italiana è parte costitutiva. Benché infatti non sia mai stata frutto di un immigrazione massiccia, la presenza italiana in territorio peruviano ha avuto un importante ruolo nei processi sociali ed economici 1. Le mie prime ricerche bibliografiche in merito, avviate nel 1984, indicano l esistenza di numerose pubblicazioni, sebbene insufficienti sul piano scientifico; ancora recenti ricerche mostravano di non conoscere i risultati di altre indagini effettuate in precedenza sugli stessi casi, pro- 1 Basadre così si esprime al riguardo: Il contributo di una parte della popolazione di origine paterna o materna europea non spagnola in questo paese non deve essere osservato da un punto di vista numerico, relativamente scarso, bensì in funzione alla sua facilità di adattamento e di sviluppo nel conglomerato sociale ; si veda Jorge Basadre, Historia de la República del Perú, Lima, Editorial Universitaria, , t. XVI, p. 235.

12 XII Introduzione babilmente in quanto realizzate con criteri assai distanti tra loro e da ricercatori di formazione diversa 2. Di conseguenza la constatazione del carattere disorganico del materiale esistente ancor più sollecitava l intenzione di affrontarne la ricerca secondo una prospettiva d insieme, tesa a cogliere il fenomeno complessivo e la sua evoluzione storica considerando alcune domande ricorrenti: perché gli emigranti italiani giunti in Perù venivano in prevalenza dalla Liguria? Qual era il peso specifico degli immigrati arrivati in Perù, all interno del generale flusso migratorio italiano? Perché i resoconti consolari di inizio secolo affermavano insistentemente che la colonia italiana in Perù era diversa rispetto a quelle radicate in altri paesi? Come si è sviluppato il processo d integrazione nella società peruviana? Come si spiegano le numerose tracce di italiani, presenti perfino nelle regioni più remote di questo paese? Quale fu l evoluzione di quell immigrazione e quale ruolo assunse nella società peruviana? Nel corso della ricerca stessa, emersero poi alcuni fattori che mi suggerirono di modificare lo schema iniziale e di risalire alle radici profonde del fenomeno migratorio, radici che si rifacevano praticamente al periodo della conquista spagnola; nello stesso tempo apparve con evidenza come la massiccia presenza di liguri in Perù non fosse stata frutto di circostanze fortuite, ma avesse costituito il nucleo essenziale di tale immigrazione. Non si possono comprendere le caratteristiche dell immigrazione italiana in Perù, se non si capisce la circostanza particolare dell immigrazione ligure. Ho così dato ampio spazio a tale aspetto, cercando i moventi specifici di un caso regionale unico nell insieme del movimento migratorio italiano. 2 Basti dire che alcuni studi monografici effettuati negli anni ottanta non utilizzarono i contributi delle tesi di Janet Worral, già esposte nel 1972, poiché la versione spagnola dell opera è stata pubblicata negli ultimi anni. Alcuni ricercatori peruviani hanno dimostrato interesse al tema, concentrandosi su alcuni casi particolari: si vedano i lavori di Raúl Porras Barrenechea e, più recentemente, quelli di Julia Alfaro Vallejos, Manuel Zanutelli e Jorge Reyes. D altra parte, alcuni ricercatori italiani che sono stati per un breve periodo in Perù (Paola Corbella e Gabriella Chiaramonte) hanno svolto, a loro volta, interessanti relazioni, che però sono poco conosciute nell ambito accademico peruviano. Un ricercatore residente negli Stati Uniti ha scritto due interessanti saggi in lingua inglese su casi riferiti agli italiani in Perù: si veda Orazio Ciccarelli, The Economic Impact of the War of the Pacific ( ) on the Italian Colony in Peru in Studi emigrazione, 73, XXI, 1984 e Fascist propaganda and the Italian community during the Benavides regime, in Journal of Latin American Studies, novembre 1988, senza essere mai stato in Perù. Riassumendo, è esistita una certa attenzione sul tema, considerato però da punti di vista diversi, senza che sia mai stata attivata una comunicazione efficace tra i vari circoli interessati (accademici e non). Il risultato è stato quello di una produzione rilevante ma non cumulata né tale da consentire una valutazione del fenomeno nel suo insieme.

13 Introduzione XIII Il soggiorno in Italia, nell ambito di questo lavoro, è stato determinante per un ulteriore elaborazione dell ipotesi e per la comprensione del fenomeno. Studi recenti realizzati in Italia sul processo migratorio e le sue peculiarità regionali hanno fornito elementi sostanziali per l indagine; alcune nuove ricerche, realizzate in Liguria, sono state di particolare rilevanza per la definizione del caso peruviano. Buona parte dell immigrazione italiana in Perù è stata effettivamente costituita da quelli che i ricercatori italiani definiscono i «pionieri» liguri, mentre, nel contempo, il Perù non è stato toccato dal massiccio flusso di emigranti che abbandonarono altre regioni italiane tra la fine del secolo scorso e gli inizi del Novecento. Data l ampiezza del periodo storico considerato si è concentrata la maggiore attenzione nella spiegazione di processi e tendenze. Gli episodi personali e aneddotici vengono presentati solamente in quanto esemplificativi. In nessun momento si è voluto mostrare l immigrazione italiana come un insieme di casi, anche se sull argomento sono state raccolte abbondanti informazioni empiriche 3. La più grande difficoltà affrontata è stata quella di «mettere insieme il rompicapo», partendo da una quantità voluminosa d informazioni che ha fatto sorgere una serie di problemi teorici, in parte ancora in via di soluzione. Lo schema generale del volume segue una sequenza storica in cui si possono individuare i tre periodi che, a nostro parere, costituiscono le tappe cruciali del processo d immigrazione italiana in Perù: le origini, dal XVI al XVIII secolo; la cosiddetta «epoca del guano», dal 1840 al 1880 (che coincide praticamente con l inizio della repubblica; i primi decenni del secolo scorso possono essere considerati come un momento intermedio tra la matrice coloniale e la moderna immigrazione); il declino del processo immigratorio e il consolidamento dell inserimento degli immigrati nella società peruviana, dal 1880 al Ciascuno dei tre periodi indicati offre risposte diverse a interrogativi costanti, relativi 3 Il carattere relativamente ridotto di tale immigrazione permette di fornire notizie sui numerosi casi personali, sebbene gli archivi storici non siano esaurienti. Come prodotto intermedio di lavorazione di questa ricerca è stata elaborata una base di dati empirici, che raccoglie i riferimenti alle singole persone (più di quattromila). Queste informazioni non sono riportate nel presente studio, ma hanno offerto interessanti prospettive all analisi globale. Inoltre rimangono come fonte utilizzabile per future ricerche sui casi più specifici; gran parte del materiale raccolto offre dati su luogo di origine, legami di parentela, profilo occupazionale e luoghi di residenza degli immigrati italiani. In linea generale, questo studio è stato realizzato combinando fonti primarie e secondarie e utilizzando contemporaneamente le interviste a immigrati e ai loro discendenti, nella misura in cui servivano a chiarire aspetti determinati od offrivano informazioni complementari a quelle delle fonti scritte.

14 XIV Introduzione al numero, all identità e alla qualificazione professionale degli immigranti, ai fattori di espulsione e di attrazione, ai processi d integrazione sociale e d influenza sulla società peruviana. L ultimo aspetto, il processo d integrazione, non ha potuto essere esplorato in profondità, per la sua complessità e anche per la sua specificità, come oggetto di studio, che richiede necessariamente un approfondita analisi degli aspetti culturali. Per questo motivo tale problematica rimanda a ricerche future, anche se qui abbiamo cercato di stabilire i termini per la sua discussione. L analisi affrettata del processo d integrazione, infatti, potrebbe portare all applicazione acritica di concetti e teorie desunti da altre realtà e indurre a errori di interpretazione: questo è a mio parere il problema della tesi di Janet Worral, che pretende di aver dimostrato l «integrazione» degli italiani in Perù, applicando gli stessi concetti teorici utilizzati per il caso nordamericano. In questo ambito, come in molti altri, la realtà peruviana oppone resistenza a essere analizzata con categorie e teorie elaborate per altri paesi. Come parlare d integrazione degli immigrati, quando sussiste un problema d integrazione sociale nel paese ricevente, dovuto altresì alla forte segmentazione della società locale, con cui i nuovi venuti entrarono in contatto? Alla valutazione di tali problemi, tuttora in discussione, il presente lavoro intende offrire un contributo. Debbo ringraziare le numerose persone che hanno collaborato, direttamente o indirettamente, alla realizzazione di quest opera: in primo luogo i numerosi immigrati e discendenti di italiani in Perù, che hanno offerto una grande quantità di informazioni, sia attraverso interviste sia attraverso documenti di archivi familiari. Nell ambito di quest operazione sono state realizzate più di trenta interviste, che rimangono a disposizione per lavori futuri. Vorrei ricordare tre intervistati, morti recentemente: il professor Donato di Malio, Carlos Costa Elice e Gervasio Melofilo. Tre esponenti della «vecchia guardia» della colonia italiana a cui rendo omaggio, con riconoscenza e affetto. In Italia sono stati di aiuto i consigli e le raccomandazioni ricevuti da Gianfausto Rosoli, direttore del Centro Studi Emigrazione di Roma, e dai ricercatori Marco Porcella e Antonio Gibelli del Centro Ligure di Storia Sociale. In Perù ho ricevuto validi suggerimenti da Félix Denegri Luna, che ringrazio per avermi dato la possibilità di consultare la sua biblioteca. Ho ricevuto anche indicazioni utili da José Canziani, Jaime Urrutia e Marco Del Mastro. Vorrei esprimere la mia gratitudine al Grupo de Estudios para el Desarrollo (Gredes) di Lima, istituzione che mi ha accolto per la realizzazione dell opera: al suo di-

15 Introduzione XV rettore, il dottor Luis Soberón, a Diana Bazán per la sua collaborazione come assistente di ricerca e a Cecilia García per la sua efficiente collaborazione di segreteria. Un grazie, infine, alla Fondazione Giovanni Agnelli di Torino per l appoggio offerto, senza il quale questo studio non sarebbe stato possibile.

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17 Capitolo primo Gli italiani in Perù durante il periodo coloniale Premessa Durante il periodo coloniale (secoli XVI-XVIII) della dominazione spagnola, gli italiani furono presenti in Perù, così come negli altri territori conquistati dalla Spagna. Ricostruirne i movimenti può aiutarci a capire le caratteristiche dell immigrazione italiana sviluppatasi nel paese nel XIX secolo, poiché, come vedremo più avanti, è esistito un rapporto di continuità tra i due periodi. 1. Il primo periodo coloniale (secolo XVI) Anche se durante il periodo coloniale non era permesso il libero accesso alle colonie spagnole in America, è innegabile la presenza di cittadini dei diversi stati che allora componevano la penisola italiana. Nel secolo XVI, soprattutto durante il regno di Carlo V, l ingresso di non spagnoli nelle Indie fu permesso con una certa elasticità, specialmente se provenienti da territori gravitanti nell orbita imperiale spagnola, tra cui vi erano diversi stati italiani. È noto che per la corona spagnola esistevano due classi di sudditi: quelli chiamati «naturali» (che erano gli spagnoli) e quelli «imperiali». Tra questi ultimi si trovavano gli abitanti dei territori spagnoli in Italia, considerati come sudditi di sovrani amici o alleati della Spagna. Erano trattati come «stranieri di eccezione», per differenziarli dagli «stranieri sospetti», quali ad esempio gli inglesi, gli olandesi e i francesi. La dominazione spagnola in Italia si era consolidata nel Regno di Napoli e nel Regno di Sicilia e alla fine del Cinquecento si estese anche al Ducato di Milano. Gli italiani che si imbarcavano per le colonie d America lo facevano dai porti spagnoli e, generalmente, dopo aver soggiornato in Spagna. Nella maggioranza dei casi si trattava di mercanti e avventurieri, tolle-

18 2 Giovanni Bonfiglio rati dal potere coloniale; alcuni, poi, s imbarcavano clandestinamente, eludendo le disposizioni che proibivano il libero ingresso degli stranieri alle colonie spagnole. In realtà la maggior parte era costituita da emigrati italiani, che partivano successivamente per l America, mentre solo pochi arrivarono direttamente dall Italia. Non mancarono inoltre soldati arruolati nelle truppe coloniali, sacerdoti e artigiani. Fu così che nel gruppo di conquistatori, da cui fu accompagnato inizialmente Pizarro, si trovavano almeno due italiani: Simon Genovés e Pedro Milanés. Tra i soldati dell isola del Gallo che protestarono contro Pizarro, inviando una lettera al governatore di Panama nel 1520, si legge il nome di un certo Antonio Rovaldi, probabilmente italiano. Tra quelli che catturarono Atahualpa a Cajamarca incontriamo Juan de Niza (città che allora apparteneva a Genova) e Martín de Florencia, il cui padre era mercante in Aragona. Di origine italiana era anche il conquistatore Pedro Martín de Sicilia, anche se nato in Estremadura, a cui toccò una delle zone in cui fu divisa Lima e che, successivamente, divenne sindaco della città 1. Nel memoriale dei condannati dall avvocato Cianca, giudice al processo della ribellione di Gonzalo Pizarro, si citano vari italiani: Antonio Román (napoletano), Juan Baptista (genovese), Pedro de Niza, Francisco Bonifacio (savoiardo), Antonio Lipay (napoletano). Vi fu infine il caso del milanese Vincenzo del Monte, nobile «gentiluomo» giunto in Perù nel 1544 dopo essere stato diversi anni a Siviglia al seguito dell armata dell adelantado 2 Orellana. Partecipò alle guerre intestine tra i conquistatori e fu alfiere agli ordini di Gomez de Solis prima di stabilirsi in Cile 3. Se analizziamo la provenienza degli italiani che raggiunsero il Perù in questo periodo, vediamo come predominassero i genovesi, nonostante l allora Repubblica di Genova non facesse parte dei territori imperiali spagnoli 4. Questo si spiega in quanto Genova era una repubblica marinara che aveva strettissime relazioni con la Spagna: i suoi marinai erano infatti reclutati nell armata spagnola perché abili cartografi e navigatori. Peraltro, la presenza di mercanti genovesi nelle colonie spa- 1 Raúl Porras Barrenechea, «Los viajeros italianos en el Perú» in Instituto Italiano de Cultura, Presencia italiana en el Perú, a cura di Bruno Bellone, Lima, Editorial Ausonia, 1984, pp Si veda la voce adelantado nel Glossario. 3 Ermenegildo Aliprandi e Virgilio Martini, Annuario italo-peruviano, Guayaquil, Aliprandi y Martini, L antica Repubblica di Genova occupava il territorio dell attuale Liguria, di cui Genova è il capoluogo. Per questo il termine «genovesi» è qui impiegato come sinonimo di «liguri».

19 Gli italiani in Perù durante il periodo coloniale 3 gnole d America era la conseguenza della loro attività in Spagna, soprattutto nei porti. Dopo il Cinquecento i genovesi avevano un proprio quartiere a Siviglia e godevano di concessioni speciali per commerciare nei territori imperiali spagnoli. I marinai genovesi, grazie all esperienza accumulata in secoli di traffici nel Mediterraneo, svilupparono abilità non comuni per l epoca nelle tecniche di navigazione. Rispetto ai marinai spagnoli possedevano una migliore tradizione nautica, inoltre avevano perfezionato strumenti come la bussola e le carte nautiche. Per questo, numerosi genovesi parteciparono alle scoperte geografiche durante i secoli XV e XVI, mentre l Italia era frammentata in piccoli stati. La Repubblica di Genova si estendeva su una stretta frangia costiera, senza possibilità di sviluppo agricolo, a causa dell accidentata conformazione dell esiguo territorio. L élite economica genovese, quindi, si dedicò fin dai tempi antichi al commercio e alla navigazione, a differenza di altre classi dirigenti italiane, formate da proprietari terrieri, che godevano di privilegi feudali. L assenza, o la debolezza, del feudalesimo agrario in alcuni stati italiani come Genova spiega in ultima analisi la precocità del suo sviluppo mercantile e finanziario fin dal Medioevo. Le diverse vocazioni delle unità politiche che componevano la penisola italiana nei secoli XV e XVI, più o meno direttamente sottoposte all egemonia spagnola, determinarono la composizione dei gruppi di immigranti italiani in America. Gli stati italiani centro-meridionali Stato Pontificio, Regno di Napoli e Regno di Sicilia avevano uno scarso sviluppo mercantile e le loro classi dominanti mantenevano una struttura di tipo feudale, con una modesta tradizione marinara; di conseguenza, durante il periodo coloniale, la presenza dei loro sudditi nell America del Sud fu ridotta, nonostante l alleanza con la corona spagnola. In tal modo, mentre i naviganti genovesi, reclutati in buon numero come marinai nell armata spagnola, diventavano mercanti una volta scaduti i loro contratti, siciliani e napoletani (sudditi italiani del re di Spagna) giunsero soltanto come soldati o funzionari della corte del vicereame 5. Quando nel 1539 Carlo V emanò un ordinanza sull ingresso dei suoi sudditi nelle Indie, menzionò esplicitamente i genovesi, ai quali conce- 5 «Durante il periodo della dominazione spagnola, i primi italiani giunti in Perù erano liguri, con poche eccezioni (...) I genovesi, cioè i liguri, popolazione essenzialmente marinara, abituati, grazie alla libertà della loro repubblica, a viaggiare per ogni rotta marittima, tanto da offrire i migliori naviganti alle navi di tutte le nazioni, avevano sempre aperta la via della emigrazione»; Emilio Sequi ed Enrico Calcagnoli, La vita italiana nella repubblica del Perù: storia, statistica, biografia, Lima, Tipografia La Voce d Italia, 1911, pp. C-127.

20 4 Giovanni Bonfiglio deva l autorizzazione a trasferirsi nelle colonie d America. L ordinanza recitava testualmente: «Diamo permesso ai sudditi naturali di tutti i nostri regni e signorie, così come a tutti i sudditi dell impero, inclusi i genovesi, affinché possano passare alle cosiddette Indie e vivere e contrattare in esse» 6. Approfittando del permesso loro concesso dalla corona spagnola, alcuni commercianti genovesi organizzarono una spedizione con due navi, la Santa María e la Concepción, che partirono da Cadice per il Perù nel L impresa era comandata da León Pancaldo, navigatore italiano che conosceva la rotta, poiché aveva già navigato con Magellano nei suoi viaggi di esplorazione. Nonostante ciò, le navi non giunsero a destinazione: una si arenò sulla costa argentina e l altra non oltrepassò lo stretto di Magellano; Pancaldo rimase a Río de la Plata 7. Questo non fu l unico tentativo di spedizione commerciale genovese verso le coste del Pacifico; diversi indizi indicano la presenza di marinai liguri in Perù, che commerciavano con il permesso del potere coloniale. Tra il 1532 e il 1560 vissero tra Lima e Callao circa cinquanta liguri che costituivano, già allora, il gruppo europeo non spagnolo più numeroso 8. Il caso più noto è quello di Juan Bautista Pastene, nato a Genova nel 1507, da una nobile famiglia di marinai e mercanti; egli si imbarcò a Siviglia nel 1534 con una spedizione spagnola diretta in Venezuela, sotto il comando di Ortel. Nel 1535 fu nominato «pilota in capo dei mari del sud» dalla «Real Audiencia de Panamá». Gli venne assegnato il comando di navi per esplorare le coste del Pacifico meridionale e appoggiare la conquista del Perù; fu anche a Lima, dove partecipò alle lotte tra i conquistatori e fu testimone della morte di Francisco Pizarro. Nel 1544 venne inviato in Cile, dove si stabilì per dedicarsi alla navigazione e all esplorazione delle coste del Pacifico del Sud, fino ad allora poco conosciute. Lì fu reggente del cabildo 9 di Santiago del Cile per diversi anni. Insieme a Pastene si trovavano in Cile diversi capitani genovesi, che erano stati in Perù e che pare fossero stati inviati al confino in quei territori sconosciuti, poiché il potere coloniale voleva mantenere a Lima il 6 Carlos Radicati di Primeglio (a cura di), Antonio Ricardo Pedemontanus. Nuevos apuntes para la biografía del introductor de la imprenta en la América Meridional, Lima, Instituto Italiano de Cultura, Ausonia, R. Porras Barrenechea, «Los viajeros italianos en el Perú» cit. I commercianti genovesi che organizzarono questa spedizione erano: Vivaldi, Pozobonello, Pietro Antonio, Giovanni Battista e alcuni nobili come Pier Antonio di Aquino, Tommaso Rezzo e Battista Troce. 8 James Lockart, Spanish Peru , A Colonial Society, Madison (Wi.), The University of Wisconsin Press, Si veda la voce cabildo nel Glossario.

21 Gli italiani in Perù durante il periodo coloniale 5 lignaggio spagnolo. Tra di loro si ricordano i capitani Giustiniani e Vincenzo Pasquale, che fondarono imprese di navigazione e di commercio tra Valparaíso e Callao. Anche Juan Ambrosio Giustiniani era giunto in Perù via Panama la rotta più utilizzata a quell epoca per arrivare al Pacifico poiché lo stretto di Magellano era ancora poco conosciuto. Giustiniani nacque a Genova nel 1515 e fu in Spagna, prima di giungere in Perù nel 1552 con la sua nave Juan Antonio che poi vendette al parente Juan Antonio «Justiniano». A Lima, nel 1556, sposò Juana Gutierrez de Torquemada e avviò un attivo commercio marittimo tra Callao e Valparaíso, prima di stabilirsi in Cile. Questi casi dimostrano che già allora i marinai genovesi avevano dato inizio a un tipo d impresa marittimo-commerciale, destinata a essere perfezionata nei secoli successivi; l attività consisteva nel navigare tra i diversi porti del Pacifico meridionale trasportando mercanzie e passeggeri (a volte truppe), tra i porti maggiori (Panama, Callao, Arica e Valparaíso), dove installavano depositi commerciali, e pulperías 10 che stabilivano contatti con i porti minori (Huacho, Islay, Pisco, Paita e così via). In effetti, numerosi cognomi liguri compaiono fra quelli dei mercanti impegnati nelle pulperías, il tipico negozio commerciale che nei secoli successivi, soprattutto nell Ottocento, fu molto diffuso sulle coste del Pacifico proprio a opera dei genovesi. Questo genere di commercio, sviluppato principalmente dai marinai genovesi, è precursore di un tipo di traffico marittimo che in seguito fu chiamato di «cabotaggio» e che si espanse nel XIX secolo, quando scomparve il monopolio spagnolo nell America del Sud 11. Sembra che Giustiniani sia stato il primo marinaio-affarista genovese a inaugurare il commercio di cabotaggio sulle coste del Pacifico, riproducendo l attività che i marinai liguri svolgevano nel Mediterraneo. Giustiniani anticipò i marinai liguri, che sarebbero giunti nei secoli successivi, anche nella consuetudine di stabilire alleanze matrimoniali con i propri compatrioti. In effetti, una delle sue figlie si sposò in Cile con Vincenzo Pasquale, un altro marinaio genovese giunto in Cile nel 1569, dove si dedicò agli scambi di porto in porto tra Valparaíso e Callao. I discendenti di Giustiniani si imparentarono anche con i Pastene Si veda la voce pulpería nel Glossario. 11 Indizi sicuri dimostrano i rapporti tra alcuni di quei mercanti e antiche famiglie ebree sefardite, stabilitesi a Genova e in Spagna; ad esempio, i Pinelo erano un antica famiglia ebreo-genovese che emigrò in Spagna nel XIII secolo, da cui discesero i Leòn Pinelo giunti in America. È possibile che diverse famiglie ebree, espulse dalla Spagna alla fine del XV secolo, siano emigrate a Genova; pare che questa fosse l origine dei Campodonico di Chiavari, arrivati in Perù nel secolo scorso. 12 Ettore Lacquaniti, Gli italiani in Cile, Santiago de Chile, 1904.

22 6 Giovanni Bonfiglio Altri marinai italiani presenti in quegli anni sulle coste del Perù furono Giovanni di Malta, Nicolás da Bonfiglio, Alvaro Perestrello (che risiedeva ad Arica nel 1540), Giovanni Gaetano (proprietario del galeone che portò La Gasca da Callao a Panama). Tra i mercanti menzionati nei registri dell epoca (dal 1546 al 1550) figurano Enrique Porri, originario di Milano; Lucas de Asta, genovese; Nicoroso e Marcos Corso (provenienti dalla Corsica) 13. Alla fine del secolo XVI, come dichiara Vincenzo Dagnino nel suo Corregimiento de Arica, si erano stabiliti diversi italiani in questa città, tra i quali Esteban Forrofino, Pedro Antonio Macchiavello, Esteban Sanguinetti (mercante), Guillermo Virgilio, Camilo Bonafante, Pedro del Pino, Simón Román, Pedro Alejandro Malerba, Bernardo del Pino, Jorge Inverto, Bernardino Arnaldo, Antonio Genovés, Juan Angel «che ha una fregata con cui svolge il commercio del guano», Francisco Cataldo (pulpero e salumiere), Guillermo e Juan Baptista (pulperos). Carlos Radicati di Primeglio, che ha realizzato un esaustiva indagine sulla presenza di italiani in Perù durante il primo periodo coloniale (in base alla consultazione di atti notarili, verbali dei consigli comunali di Lima e archivi parrocchiali), ha trovato testimonianza della presenza di trecentoquarantatrè italiani in Perù, nel periodo compreso tra l inizio della conquista e la metà del Seicento. Per tutti questi casi, Radicati fornisce importantissime informazioni su luoghi d origine, occupazioni e attività sviluppate. Rispetto ai casi presentati si hanno notizie del luogo di nascita per duecentotrentuno di essi che confermano come i genovesi fossero il gruppo più numeroso (centoventiquattro individui, pari al 53 per cento del totale). Li seguivano ventotto veneziani (il 12 per cento), ventotto corsi, quindici napoletani, undici milanesi, dieci romani, cinque siciliani e, per i casi restanti, individui appartenenti ad altri stati italiani. Tra i genovesi la categoria occupazionale più numerosa era composta da commissari di bordo e «capitani di navi», che al tempo stesso erano mercanti dediti al trasporto di passeggeri e mercanzie lungo la costa del Pacifico, da Panama a Valparaíso R. Porras Barrenechea, «Los viajeros italianos en el Perú» cit. 14 Carlos Radicati di Primeglio, «Señalejas biográficas de italianos en el Perú hasta mediados del siglo XVII» in Id., Antonio Ricardo Pedemontanus cit., pp Senza dubbio il numero di italiani presente in Perù era maggiore, poiché alcuni erano clandestini o i loro nomi non vennero registrati nei documenti dell epoca (atti del cabildo, atti notarili, archivi parrocchiali e altri). Nell ultima pagina dell opera, Radicati annuncia la presentazione di uno studio più ampio sulla presenza italiana nel periodo coloniale: «Queste semplici note biografiche sono, come le precedenti, l anticipo di un opera completa sulla tematica (...). Il carattere di questi cenni ci ha impedito le giuste collocazioni bibliografiche, che saranno registrate

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