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1 2012 ITCG G. Marconi Penne L isola dei musei-berlino Berlino,Potsdam- Cecilienhof Viaggio d istruzione classi v in Germania e Austria

2 2 Hitler e la nascita del nazismo: il periodo più buio della storia della Germania Adolf Hitler è arrivato al potere nel 1933 dopo regolari elezioni politiche. Appena sei anni dopo trascinò mezzo mondo nella più grande carneficina dell'umanità: la seconda guerra mondiale. Per capire come questo fu possibile bisogna ripercorrere la biografia di Hitler insieme alla storia della Repubblica di Weimar che vide la sua ascesa al potere. Il 30 aprile del 1945 Hitler si suicidò nel suo bunker a Berlino. In quel momento i soldati dell'armata Rossa combattevano già nelle strade di Berlino e americani, inglesi e russi avevano occupato gran parte della nazione. Quando una settima più tardi la Germania firmò la capitolazione incondizionata, il paese era ridotto a un campo di macerie. Anni di continui bombardamenti, che miravano a spezzare il morale della popolazione, avevano totalmente distrutto le città tedesche fino a trasformarle in paesaggi lunari. Per avere un' idea della vastità delle distruzioni occorrono solo alcune cifre: in 10 giorni, nel luglio del 1943, 3000 aerei scaricavano su Amburgo circa 3 milioni di bombe incendiarie insieme a bombe esplosive. In un'unica notte a Francoforte, sempre nel 1943, caddero bombe incendiarie e bombe esplosive. 131 città furono bombardate e il totale delle distruzioni a Berlino, Francoforte, Düsseldorf, Colonia, Dresda, Amburgo si aggirava tra il 40 e il 90 % di tutte le abitazioni. Per tre anni, gran parte della popolazione era stata costretta a vivere nei rifugi antiaerei e circa persone vi morivano. Tra le macerie cominciarono a muoversi interminabili fiumi di profughi. Persone in fuga davanti all'avanzare dell'armata rossa, tedeschi cacciati dalle loro case e dalle loro terre. Tutto questo era soltanto un riflesso di quello che il nazismo aveva fatto ai popoli dell'europa, era soltanto l'ultimo atto di una guerra che Hitler aveva fortemente voluto, che aveva, fin dall'inizio, preparato prima ideologicamente e poi anche materialmente. Hitler rimase al potere per soli 12 anni, pochissimi per la storia, ma mai prima un periodo così breve aveva avuto un impatto tanto violento sul mondo. Hitler nacque nel 1889 in un piccolo paese dell'austria settentrionale. Lasciò la scuola senza ottenere la licenza media: sognava di diventare un artista. A 18 anni, dopo la morte della madre, si trasferì a Vienna sperando di fare fortuna. Condusse una vita da vagabondo, vivendo con la pensione da orfano e con la occasionale vendita dei propri disegni. A Vienna, all'inizio del secolo, l'opinione pubblica era molto politicizzata: dappertutto si parlava di politica e per Hitler la politica divenne subito il vero senso della vita. Leggeva molti giornali, ma si interessava soprattutto delle cose militari. Ogni tanto andava all'opera ma apprezzava solo Wagner con il suo misticismo pangermanistico. Hitler non amava l'austria, sentiva che il grande impero austro-ungarico era ormai arrivato alla fine ed era molto attratto dalla Germania, che prima della Grande Guerra si presentava come una nazione giovane, forte e con un futuro di primo piano a livello europeo e mondiale. La sua prima decisione importante fu quella di

3 3 emigrare in Germania nel 1913, un anno prima dello scoppio della Grande Guerra. Lo fece per sottrarsi al servizio militare austriaco e potersi arruolare come volontario nell'esercito tedesco. In guerra, Hitler si sentì finalmente a suo agio, ma rimase un soldato semplice perché i suoi superiori non lo ritenevano idoneo per comandare, a causa del suo spiccato individualismo. I suoi compagni lo ricorderanno come un tipo un po' strano, che spesso faceva discorsi politici molto radicali e confusi. Quando nel 1918 finì la guerra, in Germania scoppiò una rivoluzione. Non fu una rivoluzione come quella dell'anno prima in Russia, dove c'era un leader carismatico come Lenin con un piccolo ma efficientissimo partito rivoluzionario. In Germania la rivoluzione fu spontanea, senza nessuna guida ideologica o organizzativa, alimentata dalla fame, dalla delusione di una guerra perduta, dalla volontà molto diffusa di cacciare quelli che ne avevano la responsabilità. Alcuni dei rivoluzionari chiedevano la democrazia parlamentare, altri un sistema politico come quello russo, tutti volevano la Repubblica e le dimissioni del Kaiser. C'era molto idealismo ed entusiasmo, ma non vi era nessuno capace di guidare i tanti focolai rivoluzionari che nascevano ovunque. Come risultato della rivoluzione, la Germania divenne finalmente una repubblica e una democrazia, il re era fuggito in Olanda e la Socialdemocrazia era giunta al governo. Per la prima volta, anche le donne ebbero il diritto di voto e i sindacati ottennero competenze importanti per migliorare la situazione dei lavoratori. Il trentenne Hitler fu profondamente impressionato dalla rivoluzione. Hitler nella Staatliches Hofbräuhaus in München, letteralmente Birrificio Nazionale della Corte in Monaco

4 4 Lo stato democratico, nato alla fine della rivolta con i suoi protagonisti socialdemocratici, era esattamente il contrario di quello che aveva sognato: prese così la sua seconda decisione importante, quella di entrare attivamente nella vita politica. Il partito a cui Hitler nel 1919 aderì era un piccolo partito di importanza solo locale, con un programma che si distingueva soprattutto per il suo radicale antisemitismo. Hitler divenne presto indispensabile, rivelandosi un ottimo oratore. Sotto la guida di Hitler, il partito cambiò nome e divenne il "Partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori": NSDAP.. Monaco divenne uno dei centri delle forze conservatrici, con il sostegno anche di una parte dell'esercito. Tuttavia il clima politico era teso e tra il 1919 e il 1922 vennero commessi 376 omicidi politici, quasi tutti da parte dell'estrema destra. Tra le vittime ci furono, oltre a Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, i fondatori del partito comunista, anche esponenti cattolici, ministri e presidenti delle regioni. La situazione politica della Germania era più confusa che mai, con un'economia disastrata dalla guerra, nel clima di totale insicurezza politica e sotto le pesanti condizioni che il trattato di Versailles aveva imposto. Il 1923 fu l'anno più buio e tormentato della Repubblica. Già dalla guerra si sentivano gli effetti di un'inflazione abbastanza consistente e preoccupante. Per pagare gli enormi costi del periodo bellico, il governo tedesco cominciò a stampare più banconote, con conseguenze facilmente prevedibili. Questa inflazione, a partire dal 1922, peggiorò rapidamente. Il putsch di Hitler Con l'appoggio del Generale Ludendorff, un personaggio centrale dell'estrema

5 5 destra, Hitler tentò dunque l'insurrezione a Monaco. Quello che aveva in mente era una "marcia su Berlino" simile a quella di Mussolini su Roma, avvenuta un anno prima. Hitler fallì, ma quello che in altri tempi e in altri paesi gli sarebbe costato l'ergastolo, se non la testa, nella Germania del 1923 gli costò solo un anno di prigione, dove venne trattato come un ospite d'onore. Nei cinque anni successivi, in ogni caso, la Germania visse un fortissimo rilancio economico. Si trattò dei cosiddetti "anni d'oro" della Repubblica di Weimar. Insieme ad una sorprendente capacità di ripresa economica, il paese dimostrò una straordinaria vivacità in campo culturale. Cominciarono a fiorire il cinema, il teatro, la letteratura, la pittura, la musica, i cabaret. Berlino, che negli anni venti aveva 4 milioni di abitanti (oggi ne ha 3,5), divenne la capitale europea della cultura, della creatività e del divertimento. Erano gli anni del Bauhaus, dei film di Fritz Lang e di Murnau, del teatro di Brecht, della pittura di Klee e Kandinsky. Si diffuse un clima allegro e spensierato. Hitler odiò questa cultura. Aveva trascorso l'anno in prigione scrivendo il Mein Kampf in cui gettava la base teorica del suo pensiero e riuscì a trasformare il suo partito, che nel 1923 aveva ancora l'aspetto di un piccolo, disorganizzato gruppetto di avventurieri nazionalisti, in un efficientissimo partito nazionale. La teoria razziale Al centro del pensiero di Hitler risiedeva l'idea della razza e l'interpretazione della storia come espressione dell'eterna lotta tra le razze per la supremazia. La guerra era per lui l'espressione naturale e necessaria di tale lotta in cui il vincitore, cioè la razza più forte, guadagnava il diritto di dominare. L'unico scopo dello stato, per Hitler, era quello di mantenere sana e pura la razza e creare le condizioni migliori per la lotta per la supremazia, ovvero per la guerra come unico elemento in grado di dare il senso più nobile all'esistenza di un popolo. Di tutte le razze, quella cosiddetta "ariana" o "nordica" era, secondo Hitler, la più

6 6 creativa e valorosa, l'unica a cui spettava il diritto di dominare il mondo. Tradotto nella realtà questo significava prima l'unificazione del continente europeo sotto il dominio della nazione tedesca e quindi la ricerca di nuovo spazio vitale all'est, cioè in Polonia e in Russia. Ma ciò doveva essere, come scrive Hitler, solo il preludio dell'ultima grande sfida, dello scontro finale con gli Stati Uniti. Scriveva in Mein Kampf: "la propaganda non ha il compito di essere vera, ha invece l'unico compito di essere efficace." "Essere uno spazzino in un tale Reich sarà onore più alto che essere un re in uno stato estero". L'antisemitismo Hitler affermava: "gli ebrei sono come i vermi che si annidano nei cadaveri in dissoluzione." L'antisemitismo diventò per lui una vera e propria ossessione: sosteneva che pacifismo, marxismo, democrazia, pluralismo, persino il capitalismo internazionale e la "Lega dei popoli", antesignana dell'onu, fossero creazioni distruttive e sotterranee degli ebrei. Scriveva ancora: "l'ebreo è colui che avvelena tutto il mondo. Se l'ebreo dovesse vincere, allora sarà la fine di tutta l'umanità e questo pianeta sarà presto privo di vita come lo era milioni di anni fa." L'odio di Hitler contro gli ebrei non era solo strumento politico, era reale con tutto il suo evidente anacronismo e la sua irrazionalità. Gli orrendi eventi degli anni , quando l'antisemitismo non poteva più servire come strumento politico, lo dimostrano in modo spaventoso. E nella lotta contro gli ebrei, Hitler si vide come pioniere di tutta l'umanità: Nell'aprile del 1945, quando presagiva già la propria fine, confidò al suo segretario : "Un giorno si ringrazierà il Nazionalsocialismo del fatto che io ho annientato gli ebrei in Germania e in tutta l'europa centrale".

7 7 Nel 1929, con il crollo della borsa di New York, iniziò una lunga e profonda crisi economica mondiale. La Germania, il cui boom era basato in gran parte sulla collaborazione e sul denaro americano, fu colpita più di ogni altra nazione. In pochi anni dal 1929 al 1932, precipitò in una crisi che sembrava inarrestabile e che vide alla fine l'arrivo di Hitler al potere. La Repubblica di Weimar aveva visto 20 governi in 14 anni, 5 elezioni politiche negli ultimi 6 anni, un numero sempre crescente di disoccupati, violenza politica sulle strade soprattutto tra comunisti e nazisti con morti e feriti quasi ogni fine settimana. Tutto questo fece svanire definitivamente ogni fiducia nella democrazia che entrò in un'agonia irreversibile. Il caos politico e il dramma dell'economia con più di 6 milioni di disoccupati fecero aumentare il desiderio di un uomo forte che potesse mettere fine a tutto questo. Nel 1933 Hitler si presentò a molti come l'unica speranza che potesse salvare il paese dalla confusione totale. Più che un uomo politico, all'inizio Hitler era un oratore. Lo sapeva e sfruttava al massimo questa sua capacità. Nel 1932, un anno prima di diventare Cancelliere del Reich, face centinaia di discorsi in tutte le parti della Germania. Affascinava la gente non tanto per quello che diceva ma per le sue capacità oratorie e con il suo stile insolito riusciva ad ipnotizzare le masse. I 17 milioni di tedeschi che votarono Hitler nel 1933 non erano fanatici antisemiti, razzisti e nazionalisti: si trattava in gran parte di persone stanche ed esauste che volevano il lavoro. La propaganda di Hitler e l'organizzazione quasi militare del suo partito raccolsero i frutti. Nel gennaio del 1933, il partito nazionalsocialista era ormai da un anno quello più forte, Hitler diventò cancelliere, assicurando la fine dell'insicurezza politica e la garanzia di un modesto benessere. In quel momento, la storia della Germania cambiò. Quando, nel gennaio del 1933 Hitler diventò Cancelliere, in Germania c'erano 6 milioni di disoccupati. Dopo solo 4 anni, nel 1937, i disoccupati erano quasi del tutto spariti Milioni di operai, che prima votavano per il partito socialdemocratico o comunista scoprirono ora, con sorpresa,che proprio Hitler, il nemico numero uno, aveva riportato pane e lavoro. Ma il cosiddetto "miracolo economico", che sembrava l'argomento più forte a favore di Hitler, aveva dei gravi difetti. Tre fattori importanti lo caratterizzavano: 1) una quasi totale autarchia economica del Reich; 2) un incremento della produzione militare che nel '38 arrivò al 25% dell'intera produzione industriale; 3) un indebitamento dello stato senza precedenti che, tra il 1933 e il '39, si quadruplicò. Nel 1935 Hitler reintrodusse - contro il trattato di Versailles - il servizio militare obbligatorio. Nello stesso anno, la regione della Saar, ceduta alla Francia dopo la guerra, tornò alla Germania dopo un plebiscito. Nel 1936 le truppe tedesche rientrarono nella Renania che, secondo i trattati internazionali, doveva rimanere smilitarizzata. Nel 1938 venne annessa l'austria, che accolse Hitler con enorme entusiasmo. Nello stesso anno venne occupata la Regione dei Sudeti, la zona tedesca in Cecoslovacchia. Hitler agiva da leader incondizionato. Nel 1938 la Germania era diventata la potenza militare più forte d'europa. La stragrande maggioranza dei tedeschi lo appoggiava. La dittatura totale che Hitler aveva creato in pochissimo tempo non riguardava solo la società ma anche l'economia. Lo scopo della sua politica economica era unicamente quello di preparare la guerra da lui intesa come fine ultimo della sua strategia. Al di sopra di tutto c'era la sua testarda volontà di portare la "razza ariana" al dominio prima dell'europa e poi

8 8 del mondo. Dopo essere arrivato legalmente al governo, entro pochissimo tempo Hitler aveva eliminato tutti gli altri partiti e trasformato in truppe ausiliari qualsiasi organizzazione politica o sociale. Col divieto dei partiti e con lo scioglimento dei sindacati cominciarono anche le persecuzioni e gli arresti. Dopo pochissimo tempo, la stampa riferiva solo una voce: quella di Hitler. Chi cercava di opporsi finiva nei campi di concentramento, i primi vennero allestiti già nel '33. Anche la lotta contro gli ebrei iniziò fin dal 1933 e quasi subito cominciarono a fuggire a decine di migliaia dalla Germania. Quelli che furono costretti a rimanere subirono ogni tipo di umiliazioni da parte delle SS e della GESTAPO, la polizia politica e dello stato. Persero il lavoro e i diritti civili, venivano insultati quotidianamente dalla stampa e dovettero subire, senza potersi difendere, le leggi razziali che restringevano qualsiasi possibilità di vita normale. Ma in questa lotta, Hitler non riuscì a coinvolgere del tutto la popolazione tedesca. Quando le bande di nazisti spaccavano i vetri dei negozi degli ebrei e bruciavano le sinagoghe, la gente non partecipava come lui avrebbe sperato, piuttosto era spaventata o imbarazzata, molti si vergognavano, non comprendendo bene il motivo di tanta efferatezza. Ma un'aperta ribellione contro quella barbarie non vi fu mai, neanche da parte delle chiese cattoliche o protestanti. Il movimento di Hitler si chiamava "nazionalsocialista", e la parola "socialista" non serviva solo ad ingannare e attirare socialdemocratici e comunisti ma aveva un contenuto reale. Certamente Hitler non era marxista, anzi il marxismo, essendo un prodotto dell'ebreo, fu uno dei peggiori nemici da combattere. Ciononostante il suo stato aveva molte cose in comune con gli obbiettivi del socialismo. Anche Hitler voleva creare una società senza classi sociali, l'individualismo avrebbe dovuto essere superato. Tutta la vita, dalla culla alla bara, doveva essere organizzata collettivamente. Durante il nazismo sorsero centinaia di organizzazioni che si occupavano di sport, hobby, tempo libero, cultura, formazione professionale. L'adesione a queste associazioni era più o meno obbligatoria e serviva anche a disciplinare e controllare il cittadino. Quando nel '33 cominciarono gli arresti e la rapidissima demolizione di tutte le istituzioni democratiche, iniziarono anche le epurazioni in campo culturale e scientifico, lasciando in Germania un provincialismo culturale che non aveva più niente in comune con la straordinaria fioritura della cultura degli anni venti. I libri di autori ebrei, marxisti o pacifisti vennero tolti dalle biblioteche pubbliche e bruciati in piazza. Scrittori, musicisti, registi, pittori e scienziati cominciarono ad emigrare in massa in altri paesi dell'europa o negli Stati Uniti. Uno dei primi fu Albert Einstein, seguirono Thomas Mann, Bertold Brecht e quasi tutti i nomi più importanti della scena culturale e scientifica. Negli anni precedenti gli ebrei avevano contribuito non poco ai successi della Germania nel campo della cultura e della scienza e il cieco antisemitismo di Hitler recava cosi un gravissimo danno in tal senso. La cultura del nazismo era banale e piatta e la Germania, per 12 anni, rimase praticamente tagliata fuori dalla vita culturale internazionale. La guerra era l'ultimo scopo della politica di Hitler. Nel '39 la Germania era diventata la nazione militarmente più forte in Europa. Hitler aveva annesso praticamente tutte le zone al di fuori della Germania in cui si parlava il tedesco. L'Alto Adige era un problema minore, perché l'italia di Mussolini era uno dei pochi paesi alleati e con Hitler si era accordato per trasferire i tedeschi di questa regione prima in Austria e poi,

9 9 dopo la conquista del necessario spazio vitale all'est, di mandarli come colonizzatori in Russia. Nel '39 Hitler non volle più aspettare, la guerra doveva cominciare. Al ministro degli esteri della Romania, alleata alla Germania, confessò proprio in quell'anno: "Ho cinquant'anni, preferisco avere la guerra adesso, che non più tardi, quando ne avrò 60 o 65." Il destino della Germania si doveva compiere nell'arco della sua vita: Hitler non aveva mai pensato a quello che poteva succedere dopo di lui, identificando la propria biografia con il culmine e il compimento della storia tedesca. All'inizio la guerra andava benissimo per la Germania: nella serie di guerre lampo che si susseguirono vennero occupate: nel 1939 la Polonia, nel 1940 Danimarca, Norvegia, Olanda, Belgio, Lussemburgo e Francia, nel 1941 la Jugoslavia e la Grecia. Nel 1940 anche l'italia, sebbene militarmente impreparata, entrò in guerra accanto alla Germania, probabilmente abbagliata dai successi facili raggiunti. Alla fine del 1941, praticamente tutto il continente europeo, ad eccezione della Svezia, della Svizzera e della Spagna - che però era fortemente simpatizzante si trovava sotto il dominio di Hitler. L'isola britannica era una fortezza che Hitler non riuscì mai a piegare, nonostante i continui e violenti bombardamenti delle città più importanti. Nel 1941 il dittatore tedesco sembrava ancora il più forte di tutti: l'inghilterra non era stata battuta, ma ridotta alla difensiva, e l'america e l'unione Sovietica erano molto esitanti. Ma Hitler era risoluto a conquistare "spazio vitale" all'est, tentando di sottomettere gli enormi spazi della Russia con i suoi 200 milioni di abitanti. L'Olocausto Hitler si macchiò di un crimine nuovo ed efferatissimo nella storia dell'umanità: fece uccidere sistematicamente milioni di persone non in una guerra, ma per motivi di odio razziale, alimentato da una presunta necessità ideologica. Parallelamente alla guerra iniziò il capitolo più buio della storia della Germania. Nello stesso giorno dell'attacco alla Polonia, Hitler ordinò l'uccisione dei malati di mente, degli handicappati di tutte le età e di altri "mangiatori inutili" come erano ufficialmente chiamati. Vennero così fucilate circa persone. Quindi fu la volta degli zingari: le stime di zingari uccisi in tutti i paesi occupati dai tedeschi si aggirano intorno al mezzo milione. Il terzo atto di questa tragedia ebbe come teatro la Polonia e la Russia. Himmler, braccio destro di Hitler, descrisse il destino di queste nazioni così: "Le popolazioni non tedesche dell'est non devono avere una formazione che vada oltre la scuola elementare. Devono saper contare, scrivere il proprio nome e devono imparare l'ubbidienza. Saper leggere non è strettamente necessario. Queste popolazioni ci dovranno servire come lavoratori saltuari e stagionali per i lavori di costruzione di strade, ponti e altro e per i lavori nelle cave." E il comandante superiore tedesco per la Polonia ne trasse le conseguenze necessarie,

10 10 affermando: "Quello che adesso forma l'élite intellettuale e politica della Polonia è da liquidare, quello che in futuro ricrescerà sarà prima da arrestare e di seguito nuovamente da eliminare." Infine si compì la sorte degli ebrei. Gli ebrei uccisi in tutta l'europa furono 6 milioni circa. Nella Conferenza del Wannsee, nel gennaio del '42, Hitler annunciò "la soluzione finale della questione ebraica". Fino a quel momento la liquidazione fisica degli ebrei si era limitata alla Polonia e alla Russia, da allora in poi si sarebbe estesa a tutta l'europa e anche i metodi sarebbero cambiati. La fucilazione di massa, fino ad allora attuata, venne considerato un procedimento troppo complicato e lento: cominciarono quindi a funzionare le camere a gas che garantivano un lavoro più veloce. La svolta della guerra La decisione di Hitler di attaccare l'unione Sovietica si rivelò una follia. Si pensi soltanto ai 200 milioni di abitanti della Russia,rispetto ai 70 milioni della Germania, agli spazi enormi da conquistare e soprattutto da tenere, alle lunghissime vie di rifornimento militare e alle risorse economiche inesauribili di quell'immenso paese. Ma Hitler e i suoi generali erano accecati dalle facili vittorie dei primi anni e nel momento dell'attacco, in giugno, non pensarono nemmeno a fornire all'esercito gli indumenti invernali che sarebbero stati necessari per il durissimo clima russo. Quando durante l'inverno partì la prima grande controffensiva sovietica, per molti generali fu uno choc. E fu proprio in quel momento che Hitler prese una decisione altrettanto incomprensibile: senza esserne veramente costretto, senza motivo militare, dichiarò guerra anche agli Stati Uniti, che fino ad allora erano impegnati solo nella guerra nel Pacifico contro il Giappone. Quando la "soluzione finale della questione ebraica" fu nota all'estero, contribuì non poco a consolidare ulteriormente la volontà delle forze alleate di combattere Hitler con tutti i mezzi possibili. Tale accelerazione della guerra è spiegabile solo in un modo: offrire o chiedere la pace o un armistizio erano idee inaccettabili per Hitler che considerava la guerra la condizione normale per un popolo e la pace invece un'eccezione. Chiese quindi al popolo tedesco l'impegno in una "guerra totale" e come risultato della stessa Hitler vedeva solo due possibilità, nelle sue parole: "se il popolo tedesco non dovesse essere più sufficientemente forte da affermarsi in questa guerra, allora dovrebbe sparire dalla storia e dovrebbe essere sostituito da un altro popolo più forte. Allora non verserei neanche una lacrima per il destino della Germania." Con la clamorosa disfatta di un'intera armata tedesca a Stalingrado, nel gennaio del '43, con l'apparire della potenza militare degli Stati Uniti prima in Africa e poi in Europa, ebbe inizio il lento ma inarrestabile avanzare degli alleati. Più diventava difficile, critica e disperata la situazione della Germania, più Hitler si 'disumanizzava', le sue decisioni diventavano efferate e si trattava sempre meno di decisioni collettive. Si imponeva ormai su tutti l'autorità del

11 11 "Führer geniale ed infallibile", un'immagine creata nei primi anni di guerra. Si trattava di decisioni crudeli ed inumane non solo per gli altri popoli, ma per la Germania stessa. Nell'estate del '44 bastò poco buon senso per capire che la guerra era definitivamente persa. Tutto il territorio conquistato dalla Germania dall'inizio della guerra era stato ripreso dalle forze alleate. Il paese aveva già perso milioni di soldati ed era molto indebolito per i massicci bombardamenti inglesi ed americani. Tutti gli ex-alleati in Europa, Italia, Ungheria, Romania, Croazia e Bulgaria si erano schierati con i nemici. In una situazione simile, nella Prima Guerra Mondiale, i generali tedeschi avevano deciso di terminare la guerra per salvare quel che si poteva ancora salvare. Anche adesso alcuni generali tentarono di fermare Hitler ma l'attentato, nel luglio del '44, - fu fatta esplodere una bomba nel quartier generale di Hitler - purtroppo mancò per poco il bersaglio. In quella cospirazione erano coinvolte circa 200 persone, quasi tutti generali, altri militari o forze conservatrici che non volevano più seguire la politica suicida di Hitler. Il dittatore si vendicò ferocemente, facendo fucilare circa 5000 persone e arrestando anche tutti i familiari dei militari coinvolti. Tra Hitler e gli stessi tedeschi, che sino a pochi anni prima lo avevano ammirato, nel corso del '44 si aprì un abisso sempre più profondo, che lo portò a ritirarsi sempre di più dalla scena pubblica e a fidarsi sempre meno del proprio popolo. Ogni comandante del fronte che tentava di ritirare le proprie truppe senza ordine personale di Hitler veniva fucilato. I soldati disertori vedevano tutti i loro familiari automaticamente arrestati. La grande maggioranza dei tedeschi desiderava la fine della guerra ma Hitler era intenzionato a lottare fino all'ultimo, voleva rendere la guerra ancora più totale. Nel ottobre del '44 vennero chiamati alle armi tutti gli uomini tedeschi tra i 16 e i 60 anni. Lo scopo era un'ultima disperata offensiva contro gli americani all'ovest. Molti generali erano contrari, ma ancora una volta si piegarono a Hitler: Questa folle operazione militare indebolì anche il fronte all'est e i russi iniziarono subito un massiccio attacco che fece crollare gran parte delle posizioni difensive sul versante orientale.. Ma il culmine della follia Hitler lo raggiunse con gli ordini del 18 e del 19 marzo del 1945 quando le truppe alleate erano già entrate in Germania e stavano per sferrare l'ultimo attacco decisivo. Il 18 marzo Hitler ordinò: "Tutta la Germania occidentale interessata dall'offensiva americana è da evacuare". "Tutti gli impianti militari di trasporto, di comunicazione, di industria e di rifornimento, cosi come tutti i beni materiali che al nemico, adesso o in futuro, potrebbero essere utili, sono da distruggere." Questa fu praticamente la condanna a morte della Germania e quando persino i più fedeli protestarono, il dittatore rispose con voce gelida: "Se la guerra sarà persa, sarà condannato anche il popolo. Non è necessario tener conto della base di cui il popolo ha bisogno per la sopravvivenza. Al contrario, è meglio distruggere persino questa perché il nostro popolo si è rivelato il più debole e il futuro appartiene al popolo dell'est che ha dimostrato di essere più forte. Non si può dire che Hitler non fosse coerente per quanto

12 12 riguarda la sua teoria razziale. I tedeschi avevano dimostrato di non essere degni del ruolo assegnato loro da Hitler e quindi dovevano essere puniti. Per fortuna, questi ultimi ordini di Hitler non furono più eseguiti, anche se non mancarono i tentativi di farlo e ancora negli ultimi giorni della guerra furono uccisi centinaia di "traditori della causa tedesca", che si opponevano all'esecuzione degli ordini. Uno dei popoli a cui Hitler ha certamente recato più danni è stato proprio il popolo tedesco. All'inizio Hitler voleva che la Germania dominasse il mondo, alla fine volle la sua distruzione. Si avvicinò decisamente al secondo obiettivo. 55 milioni di morti e 35 milioni di feriti sono il bilancio agghiacciante di questa guerra. E la responsabilità è unicamente della Germania di Hitler. Centro storico di Potsdam La pittoresca isola che ospita Potsdam è situata nel bel mezzo del vasto scenario verde dell Havel, proprio dirimpetto alla metropoli di Berlino. Gran parte di Potsdam, opera d arte d insieme con il suo centro storico antico e i suoi castelli e giardini, è stata dichiarata dall UNESCO patrimonio dell umanità. Veduta di Potsdam nel verde scenario dell Havel A Potsdam la storia rivive. Con l editto di Potsdam del 1685, il Grande Elettore apriva la Marca del Brandeburgo a coloni provenienti da tutta l Europa. Il quartiere olandese, la colonia russa Alexandrowka, il quartiere dei tessitori boemi, l insediamento dei coloni svizzeri di Nattwerder, le chiese e le ville in stile italiano danno un sapore internazionale all immagine storica della città. Potsdam si sviluppa originariamente dal centro costituito dall Alter Markt (Mercato Vecchio) dove si trovava il castello di città, bombardato nella Seconda Guerra Mondiale e fatto saltare nel dopoguerra.

13 13 Qui è stato eretto il nuovo palazzo del Landtag, realizzato con una facciata che riprende quella dell edificio originario. Il Fortunaportal del castello è ambita meta dei visitatori. Il cuore antico della città ha così ripreso a pulsare e vivere anche grazie alla riescavazione parziale del canale della città, al Museo della storia brandeburghese-prussiana sul ricostruito Neuer Markt (Mercato Nuovo) e ai giardini del Neuer Lustgarten sulla darsena della Weisse Flotte. Centro storico di Potsdam Federico il Grande, negli anni tra il 1745 e il 1747, si fece costruire dall architetto Knobelsdorff il castello di Sanssouci come residenza estiva, in cui vivere a proprio agio. In più di cento anni si sviluppò un parco con sempre nuovi punti panoramici su gruppi rappresentativi come il Neues Palais o su gioielli originali come la Casa Cinese. L architetto di giardini Lenné diede a una parte del parco la struttura di un giardino all inglese che si apre su vedute di gusto italiano con i Römische Bäder (terme romane) e il castello di Charlottenhof, opera di Schinkel. Dopo un

14 14 intenso lavoro di ricostruzione, sono nuovamente accessibili al Belvedere sul Klausberg e lo sfondo classico del Ruinenberg. pubblico il Reggia di Sanssouci "Un bel scapestrato": non è un appellativo lusinghiero, tanto meno per un re. Il popolo però, era dell'idea che il nome fosse proprio adatto all'imperatore Federico Guglielmo II, amante del piacere. La sua politica interna aveva delle carenze ma la sua passione per l'arte e per l'architettura erano reali. Nel 1786, a nord di Potsdam, tra i laghi Heiliger See e Jungfernsee, fece costruire il Neuer Garten (Nuovo Giardino): con palazzo di marmo e una grotta di conchiglie, con una Orangerie (Aranceria) con portale egizio, una ghiacciaia a forma di piramide e una cucina del castello nello stile di un tempio greco mezzo affondato. Tra il 1914 e il 1917, l'imperatore Guglielmo II, fece edificare il castello Cecilienhof, a nord del giardino, per suo figlio Guglielmo e per la sua consorte Cecilia. Materiali da costruzione tradizionali come laterizio e legno fanno sì che il castello e il giardino si uniscano in modo meraviglioso. E la dimensione effettiva del Cecilienhof risulta evidente solo guardando più attentamente: il castello ha nel complesso 176 stanze. Alcune di esse sono state utilizzate dalle potenze vincitrici della Seconda Guerra Mondiale nel 1945 per la Conferenza di Potsdam.

15 15 Castello Cecilienhof In questo palazzo svolsero i lavori della Conferenza di Potsdam, l'ultima tra le conferenze interalleate di guerra, nonché la più lunga. Essa rappresentò una tappa determinante nelle relazioni fra Est e Ovest, dal momento che all'interno di essa emersero i primi segni premonitori della guerra fredda. La conferenza di Potsdam, la divisione di Berlino. Nascita del muro. Finita la guerra, le potenze vincitrici decisero di amministrare la Germania sconfitta, senza ridare il potere a capi tedeschi.

16 16 L'Unione Sovietica e le tre potenze occidentali ben presto entrarono in un tale conflitto che non riuscirono a mettersi d'accordo su quello che sarebbe diventata la Germania sconfitta. Secondo il parere unanime, i tedeschi, per la seconda volta in pochi anni, avevano incominciato una guerra per estendere la loro sfera di potere ed avevano ridotto l'europa ad un cumulo di macerie. Winston Churchill più tardi parlò di una seconda guerra dei trent anni. I tedeschi, secondo l'opinione degli alleati, erano da considerarsi una minaccia permanente per i loro vicini. Perciò era necessario togliere alla Germania la possibilità di iniziare una nuova guerra. Gli alleati non erano interessati a liberare il popolo tedesco, come si evince dalla direttiva JCS 1067 del Capo di stato maggiore degli Stati Uniti che, già nel mese di aprile 1945, ancora durante la II guerra mondiale, stabiliva gli obiettivi fondamentali della politica di occupazione: La Germania non sarà occupata alla fine della liberazione, ma come un popolo nemico sconfitto... Winston Churcill, Harry S. Truman, Josef Stalin

17 17 La divisione della Germania e di Berlino nel 1945 Dopo la firma della resa incondizionata della Germania, il 7 8 e 9 maggio 1945 e dopo l'entrata in vigore del controllo degli Alleati sulla Germania, i comandanti delle quattro potenze vincitrici (Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Unione Sovietica) il 5 giugno 1945 assunsero la suprema autorità in Germania. Nel luglio dello stesso anno si riunirono nuovamente a Potsdam per decidere il destino della Germania. Le frontiere furono riportate a quelle del 31 dicembre 1937 (prima delle conquiste di Hitler). In tal modo la Germania perdeva addirittura 1/4 del territorio che aveva nel Inoltre, si stabiliva di trasferire in Germania le popolazioni tedesche rimaste fuori da quel confine (i tedeschi del Baltico, della Polonia, dei Sudeti, dei Carpazi di Slovacchia, i sassoni della Transilvania, gli Svevi del Danubio, dell Ungheria, della Dobrugia). Con questo si pensava di eliminare almeno una delle cause che avevano portato alla guerra. A Potsdam si decisero anche gli obiettivi dell occupazione militare alleata. All'inizio le potenze vincitrici si misero d'accordo su cinque punti: Smantellamento: per evitare una nuova guerra di aggressione, la Germania doveva essere disarmata, il che significava che le strutture industriali metallurgiche e dell'industria pesante, base di qualsiasi forza militare, dovevano essere smantellate e date ai vincitori a titolo di risarcimento danni. 11. Al fine di eliminare il potenziale militare della Germania, la produzione di armi, munizioni e materiale bellico, nonché tutti i tipi di aerei e navi marittime, dovrà essere vietata e impedita. La produzione metallurgica, chimica, di macchinari ed altro che sono direttamente necessari per l'economia di guerra devono essere rigidamente controllati e limitati per raggiungere gli obiettivi indicati al paragrafo 15. La capacità produttiva non necessaria o in eccesso per la produzione permessa deve essere distrutta o usata a titolo di risarcimento in conformità con il piano di riparazioni concordato dalla Commissione Alleata per le Riparazioni e approvato dai governi interessati. 12. Al più presto possibile, l'economia tedesca sarà decentrata allo scopo di eliminare l'attuale eccessiva concentrazione del potere economico in particolare dai cartelli, sindacati, consorzi ed altri accordi monopolistici. 13. Nell'organizzare l'economia tedesca, l'accento principale è rivolto allo sviluppo dell'agricoltura e industrie non militari nazionali.

18 18 Smilitarizzazione: doveva essere impedito un rafforzamento militare della Germania nel breve periodo, per evitare il rischio di una nuova guerra di aggressione. Tutte le forze tedesche, navali e aeree, le SS, SA, SD, e la Gestapo, con tutte le loro organizzazioni, membri e istituzioni, compreso lo stato maggiore, il corpo degli ufficiali, corpi di riserva, scuole militari, organizzazioni di veterani di guerra e tutte le altre organizzazioni militari e para-militari, insieme con tutti i club e le associazioni che servono a mantenere viva la tradizione militare in Germania, devono essere completamente e definitivamente abolite in modo permanente, questo per impedire la rinascita o la riorganizzazione del militarismo e il nazismo tedesco; (b) Tutte le armi, munizioni e materiale bellici e tutte le industrie specializzate per la loro produzione devono essere tenute a disposizione degli Alleati o distrutte. Deve essere impedito il mantenimento e la produzione di tutti gli aerei e di tutte le armi, munizioni e materiale bellico. Denazificazione: la NSDAP e le sue organizzazioni venivano vietate e ogni tedesco venne esaminato per il suo passato nazista. Tuttavia, non era difficile ricavare al mercato nero un cosiddetto "Persilschein" (Persil = nome di un detersivo, Schein = certificato) cioè un certificato di scagionamento. Molti uffici vennero occupati con nuovo personale e in pochi mesi vennero addestrati molti nuovi insegnanti (vi fu la cosiddetta rieducazione). Il 14 novembre 1945 iniziò a Norimberga il processo contro i criminali di guerra, alla fine del quale, il 1 ottobre 1946, vennero condannati a morte 12 dei 21 imputati. Successivamente a questo processo ci furono ancora nuovi processi per gli altri criminali di guerra. (III) distruggere il Partito nazionalsocialista e le sue organizzazioni affiliate e controllate, sciogliere tutte le istituzioni naziste, al fine di garantire che non siano riprese in qualsiasi forma e per impedire tutte le attività naziste e militariste o di propaganda. (IV) preparare l'eventuale ricostruzione della vita politica tedesca su basi democratiche e per la eventuale cooperazione pacifica nella vita internazionale dalla Germania. 4.. Tutte le leggi naziste che costituiscono la base del regime di Hitler o discriminazioni per motivi di razza, religione, opinione politica saranno abolite. Nessuna discriminazione, sia giuridica, amministrativa o altro, sarà tollerata. I criminali di guerra e coloro che hanno partecipato alla progettazione o alla realizzazione di imprese naziste che hanno portato ad atrocità o crimini di guerra devono essere arrestati e portati a processo. I capi nazisti, influenti sostenitori nazisti e alti funzionari di organizzazioni o istituzioni naziste e tutte le altre persone pericolose per l'occupazione o i suoi obiettivi devono essere arrestati e internati. 6. Tutti i membri del Partito nazista, che sono stati più di nominali partecipanti alle sue attività e tutte le altre persone ostili ai fini alleati devono

19 19 essere rimossi dai pubblici o semi-pubblici uffici, da posizioni di responsabilità in importanti imprese private. Tali persone devono essere sostituite da altre che, per le loro qualità politiche e morali, sono ritenute in grado di assistere allo sviluppo vero e proprio di istituzioni democratiche in Germania. Democratizzazione: in vista di una eventuale collaborazione pacifica della Germania in campo internazionale, la politica della Germania doveva essere preparata su una base democratica. 7.L'istruzione tedesca deve essere controllata così da eliminare completamente le dottrine naziste e militariste e per rendere possibile con successo la diffusione di idee democratiche. 8.Il sistema giudiziario sarà riorganizzato in conformità con i principi della democrazia, della giustizia ai sensi del diritto e della parità di diritti per tutti i cittadini senza distinzione di razza, cittadinanza o religione. Decentramento: doveri politici, responsabilità, risorse e poteri decisionali dovevano essere delegati a livelli medi (ad esempio province, distretti, regioni) e bassi (città, paesi, villaggi). L'amministrazione in Germania dovrebbe essere orientata verso la decentralizzazione della struttura politica e lo sviluppo della responsabilità locale. A tal fine: (I) I governi locali dovranno essere ripristinati in tutta la Germania su principi democratici e, in particolare, attraverso i consigli elettivi il più rapidamente compatibilmente con la sicurezza e le finalità dell'occupazione militare; (II) tutti i partiti politici democratici, che godono del diritto di assemblea, saranno incoraggiati a svolgere la loro attività pubblica in tutta la Germania. (II) Sarà introdotto il principio di rappresentanza nelle amministrazioni regionali, provinciali e nei Länder, introduzione che sarà tanto rapida quanto il successo di questi principi su scala locale lo potrà permettere. Ma le quattro potenze vincitrici intendevano, con questi cinque punti, cose molto diverse, a volte in contraddizione tra loro. Nelle loro quattro zone d'occupazione perseguivano tali obiettivi più o meno energicamente, e comunque in modi molto diversi, anche in considerazione che stava emergendo un ordine mondiale bipolare, come il successivo conflitto Est-Ovest dimostrò.

20 20 La divisione della Germania e di Berlino nel 1945 Gli Alleati presero anche un altra decisione molto importante. Il paese veniva diviso in quattro zone d occupazione e ciascun alleato ne avrebbe controllata una. La divisione in zone di occupazione rispondeva agli interessi ed alla volontà di ciascuna grande potenza. Ma si volle dire, allora, che prevalessero motivi pratici. Si disse che era impossibile amministrare un territorio cosi vasto in modo unitario. Alla Gran Bretagna toccò la zona occidentale nel nord della Germania. Agli Stati Uniti venne assegnato parte del territorio centrale e parte di quello meridionale e inoltre il porto di Brema che si trovava nella zona inglese. Ai francesi andarono territori del sud-est e la regione della Saar (con amministrazione autonoma). All Unione Sovietica toccò parte della zona centrale e quella nord-orientale. Berlino, l ex capitale nazista, si trovava nella zona sovietica, ma venne anch essa divisa in quattro settori: uno per ogni alleato. L attività nelle diverse zone di occupazione dipendeva da un consiglio di controllo, che aveva sede a Berlino ed era formato dai comandanti in capo delle truppe alleate. Il suo scopo era quello di scongiurare i pericoli di divisione della Germania. Per questo, le decisioni del consiglio potevano essere prese solo se tutti e quattro i rappresentanti erano d accordo. Quando non si trovava un

21 21 accordo, il comandante di ogni zona agiva secondo il punto di vista del proprio paese. Berlino suddivisa in quattro zone d influenza Fu difficile lavorare in modo comune e ben presto le quattro zone diventarono quattro mondi diversi. C erano, certo, difficoltà tecniche vere e proprie; si doveva far funzionare un paese in pieno caos e i collegamenti tra le amministrazioni alleate erano difficili. Ma l isolamento e la divisione netta delle zone ebbero ben altre ragioni.

22 22 Traduzione del cartello: Attenzione viaggiatori della metropolitana, mettete in guardia i vostri compagni di viaggio (soprattutto quelli che dormono) prima di scendere a Spandau, perché continuando in direzione Falkensee (zona Est, si rischia l arresto. Ogni potenza alleata cercava di trarre il massimo vantaggio possibile dai territori occupati. Invece di fare una politica unitaria, ogni potenza interpretava gli accordi di Potsdam secondo i propri interessi. Fin dai primi giorni dell occupazione ci furono contrasti: gli Alleati non si trovavano d accordo sul modo in cui trasformare democraticamente la vita economica, sociale e politica della Germania. L Unione Sovietica cambiò completamente la struttura economica e sociale della zona orientale per trasformarla in una società socialista. Le potenze occidentali (Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia) lavoravano invece in altra direzione; volevano solo ricostruire la vecchia struttura economica, senza pensare di riformarla. Dagli ultimi mesi del 45 le discordie tra gli Alleati diventarono profonde. La rottura crescente tra Unione Sovietica e potenze occidentali portò i vincitori a vedere la Germania in modo diverso. Essa non venne più considerata un paese sconfitto, da guidare verso riforme economiche, sociali e politiche, ma divenne piuttosto un possibile alleato nella guerra fredda che si stava creando. I contrasti furono infatti tanto forti che i vecchi alleati diventarono nemici; Stati Uniti e Unione Sovietica si armarono l uno contro l altro. Anche per la sua posizione geografica nel cuore dell Europa, la Germania divenne sempre più il possibile campo di battaglia tra Unione Sovietica e le potenze occidentali. Per queste ultime, essa fu una diga contro l avanzata del comunismo

23 23 in Europa ed è per questo che gli americani, fin dal 46, ricostruirono con la massima urgenza la struttura industriale tedesca. Questa situazione violava gli Accordi di Potsdam che stabilivano dei limiti precisi alla ricostruzione dell industria tedesca. Per la necessità di riprendere a pieno ritmo l attività economica e commerciale, vennero abolite le barriere doganali tra la zona statunitense e quella inglese e poi anche in quella francese. La zona americana e quella inglese si riunirono completamente nel 46. Alla fine del 48, si aggiunse ad esse anche la zona francese. Si creò cosi una vera e propria divisione in due blocchi: uno, a oriente, controllato dall Unione Sovietica; l altro, a occidente, con una amministrazione ed un'economia di tipo anglo-americano. Castello Cecilienhof a Potsdam, luogo della conferenza di Potsdam Ma il conflitto tra l Est e Ovest ha reso impossibile il funzionamento dell amministrazione delle quattro potenze. In realtà la città era divisa politicamente e amministrativamente in una zona orientale e una zona occidentale già nel In segno di protesta contro l introduzione del DM (marco tedesco occidentale) a Berlino Ovest, l Unione Sovietica per il trasporto merci interruppe tutti i collegamenti per terra e per acqua tra le zone d occupazione degli alleati occidentali e Berlino Ovest, con lo scopo di spingere la parte occidentale della città di Berlino in una crisi dei rifornimenti, per includerla nella sfera d influenza sovietica.

24 24 Aperti rimasero solo due corridoi aerei larghi 32 Km e il traffico passeggeri via terra; Berlino ovest e gli alleati (americani e inglesi) servivano un intera città dall alto con il leggendario ponte aereo: un evento senza precedenti. Berlinesi osservano l atterraggio di un bombardiere Candy all aeroporto Tempelholf di Berlino (1948) La crisi iniziò a sboccarsi nel maggio del 1949, quando l Unione Sovietica non intervenne più per fermare i voli umanitari americani, britannici e francesi. Il 23 marzo 1949 venne fondata la BRD (Repubblica Federale Tedesca) e il 7 ottobre 1949 la DDR (Repubblica Democratica Tedesca). Bonn divenne la capitale provvisoria della BRD e Berlino Est quella della DDR. Inizialmente ai cittadini di Berlino era permesso circolare liberamente tra tutti i settori, ma con lo sviluppo della Guerra Fredda i loro movimenti vennero limitati; una grande parte della frontiera interzonale tedesca venne chiusa nel 1957 e l'attrazione verso i settori occidentali di Berlino per i cittadini della Germania Est aumentò. Tra il 1945 e il 1961, circa 2,7 milioni persone si rifugiarono a Berlino Ovest, trasferendosi successivamente nella Repubblica federale. Fu un flusso continuo di

25 25 manodopera spesso ben qualificata, dalla zona orientale a quella occidentale. L economia della Repubblica democratica aveva estremo bisogno di forza-lavoro e non poteva più a lungo sopportare quell' "emorragia". La costruzione del muro nel '61 permise allora alla Repubblica Democratica di contare sulla piena disponibilità della forza lavoro esistente nel paese. In pochi anni la Repubblica democratica raggiunse il miglior tenore di vita tra i paesi dell Europa orientale grazie al rafforzamento del proprio sistema produttivo. Lo stupore della gente di Berlino Ovest che assiste alla costruzione del Muro Berlino, per due anni dopo la costruzione del Muro, fu una città completamente divisa, nella quale, oltre ai contatti tecnici più essenziali per la popolazione, non c'era nessuna possibilità di comunicazione o di visita. Furono tagliate anche le linee telefoniche. La guerra fredda a Berlino si manifestò nel suo lato più brutale. Le strade d'accesso dalla Repubblica Federale verso Berlino Ovest erano in linea di massima sicure, ma soggette a revisione da parte delle autorità di frontiera della DDR, che potevano opprimere i viaggiatori a loro piacimento. Così un viaggio in automobile o in treno a Berlino Ovest spesso diventava un'avventura.

26 26 Attenzione! in direzione est la stazione Gesundbrunnen è l'ultima stazione nel settore ovest Il muro di Berlino Inoltre la chiusura della frontiera tra le due zone della città mise in serio pericolo l'esistenza economica e politica della zona occidentale. Questa infatti era ormai isolata nel bel mezzo del territorio di un altro Stato. La nuova, gravissima crisi di Berlino dimostrò però che non era più possibile ignorare l esistenza dell altro Stato tedesco. Le soluzioni al problema andavano cercate nel quadro più ampio della distensione internazionale, cioè del miglioramento dei rapporti tra gli Stati.

27 27 Oltre il muro Ah l uomo che se ne va sicuro, agli altri ed a se stesso amico, e l ombra sua non cura che la canicola stampa sopra uno scalcinato muro. Eugenio Montale, Non chiederci la parola, 1923, vv.5-8 Il muro di Eugenio Montale, scalcinato e bruciato dal sole, assomiglia moltissimo a tutti i muri, le divisioni, le barriere che, a vari livelli, gli esseri umani sperimentano nel corso delle loro esistenze. Forse il muro più alto, quello che incute più timore, a volte sacro, a volte straniante è proprio il muro non invisibile sebbene intangibile dell impossibilità che il naturale processo della comunicazione avvenga tra gli individui. Montale sosteneva che fosse propria degli uomini e delle donne l impossibilità di superare il muro per raggiungere la pienezza del significato della vita, la verità certa. Jean Paul Sartre, nel 1939, nell anno dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, scriveva il suo Muro in cui delineava lucidamente i suoi pensieri sulla condizione umana in quanto ostacolata dal muro impotente dell esistenza stessa. Il muro, nelle sue declinazioni concrete e filosofiche, è un oggetto e insieme un simbolo ed è un complesso collettore di numerosi stimoli riflessivi e culturali. Il viaggio, del corpo e dell anima, attraverso il quale saranno condotti gli studenti delle quinte del nostro istituto tra un mese sarà un continuo attraversamento di muri, inesistenti eppure violentemente esistiti, ancora eretti eppure strenuamente combattuti: i muri dell anima che ciascuno di loro sarà chiamato a vedere riguarderanno le resistenze che un viaggio attraverso culture diverse inevitabilmente genera. La loro dimensione, la possibilità di scavalcarli o di farli crollare sul nascere sarà il difficile compito in cui tutti saremo coinvolti. Il muro è uno dei grandi oggetti-simbolo della storia della nostra contemporaneità e nella coppia concettuale divisione/integrazione si dipana il suo intero significato. Il Muro di Berlino, abbattuto più di vent anni fa ed emblema della divisione tra Est e Ovest, così come è emersa dalla Seconda Guerra Mondiale, per quasi trent anni

28 28 esercitò un impatto emotivo, sociale e culturale di enorme portata, in tutto il mondo. Il muro di Berlino I berlinesi vennero separati dalle famiglie, dagli amici, dalle abitudini e scontarono la pena di aver permesso ad Adolf Hitler di oltraggiare l umanità per insano amore nei confronti della Germania stessa. Le coscienze lacerate dei tedeschi furono solcate dal percorso del muro che rimandava con terribile concretezza alla punizione per l Olocausto. E tuttavia, gli stessi ebrei, tornati a Berlino nel corso degli anni, dovettero subire le restrizioni imposte dalla vita in un

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