I CONCERTI MUSICA INSIEME

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1 I CONCERTI I CONCERTI MUSICA INSIEME Galleria Cavour, Bologna Tel Fax info@musicainsiemebologna.it

2 Le attività di Musica Insieme si realizzano grazie al contributo di: il vostro mot t o non si ferma mai... Città metropolitana di Bologna PROGETTIAMO E REALIZZIAMO LA VOSTRA COMUNICAZIONE Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo STUDIO GRAFICO TIPOGRAFIA DIGITALE Via Meucci, 26/A - Castel San Pietro Terme tel info@sosgraphics.it AZIENDA CERTIFICATA In copertina: Elaborazione grafi ca di Elena Gaiani

3 I CONCERTI

4 Musica Viva La Musica è viva, viva la Musica La presenza, in un cartellone di quindici concerti, di almeno sette nuove proposte fra debutti in città e formazioni inedite, par proprio rovesciare nel caso ve ne fosse bisogno il dogma secondo cui la classica è un reperto museale e inerte. Il repertorio, gli interpreti e il pubblico crescono, e nel caso di Musica Insieme sono spesso cresciuti proprio insieme a noi, e questa nostra XXIX edizione dei Concerti ne vuole portare testimonianza. Fin dall inaugurazione, che segna una novità assoluta: il primo allestimento a Bologna del King Arthur di Purcell, la parte musicale affidata a Sezione Aurea, nella lettura visionaria di Motus, compagnia teatrale in grado di realizzare un binomio raro come quello di sperimentazione e successo. D altronde la prossima Stagione dei nostri Concerti attraverserà il tempo e lo spazio, coniugando grande repertorio e nuove scoperte: i quattro appuntamenti dedicati al pianoforte affiancheranno infatti interpreti ben noti al nostro pubblico, come Arcadi Volodos e il duo Labèque, al debutto in città di artisti, come Denis Matsuev e Beatrice Rana, già insigniti dei principali riconoscimenti ed acclamati in tutto il mondo. La varietà degli organici si dipanerà dal duo di violino e pianoforte, con la prima parte dell integrale brahmsiana che abbiamo affidato a Julian Rachlin e Itamar Golan, a quello di violoncello e tastiera, con un altra illustre novità in cartellone: Sol Gabetta. A tre solisti di vaglia come Corina Belcea, Antoine Lederlin e Michail Lifits spetterà lo sguardo sul trio con pianoforte, mentre a combinare con originalità clarinetto, viola e piano ci penseranno uno straordinario maestro come Vladimir Ashkenazy, il figlio Dimitri e Ada Meinich. Crescendo di numero, due Quartetti storici come lo Janáček e l Artemis si confronteranno con la storia come con le ultimissime creazioni per una compagine fra le più stimolanti di tutti i tempi, mentre Festival Strings Lucerne e Akademie für Alte Musik (alla loro prima apparizione in città), Ottetto d archi dei Berliner Philharmoniker e Russian Chamber Philharmonic St. Petersburg espanderanno lo sguardo e il respiro anche grazie all archetto di Arabella Steinbacher e alla tromba di Sergej Nakariakov. 2 3

5 Per le vie dei suoni La musica non è solo un arte che si dispiega nel tempo. La musica ha bisogno di spazio. Anzi, lo spazio è condizione decisamente più necessaria che non il tempo per il dispiegarsi efficace della musica, per il suo propagarsi e quindi raggiungere chi l ascolta. Il luogo dell ascolto nella maggior parte dei casi è importante al pari, se non a volte di più, del tempo dell ascolto. Se pensiamo, poi, alla musica europea, possiamo dire che negli ultimi cinque secoli le città hanno giocato un ruolo fondamentale nell influenzare, determinare, dirigere in una direzione piuttosto che in un altra lo sviluppo della storia della musica, e di conseguenza il modo di ascoltarla, creando ciascuna un suo spazio dell ascolto. Un fenomeno questo che ha coinvolto anche il pubblico e che tutt ora pur con le inevitabili modificazioni è possibile riconoscere e studiare. Da qui l idea di sollecitare attraverso brevi testi suggestioni e curiosità connesse appunto con tali città. Abbiamo così aggiunto un tassello a quel mosaico di presentazioni della nuova stagione costruito per richiami e per indicazioni spesso oblique, piuttosto che per descrizioni didascaliche. Per queste e per gli approfondimenti c è il nostro magazine MI. Abbiamo scelto una città per ciascun programma, immaginando, ricostruendo, narrando in modi diversi appunto le città e in qualche caso raccontando dei cittadini, delle loro storie e, a volte, della Storia attraverso lettere tratte da carteggi inventati (ma non del tutto), lacerti diaristici, fogli di quaderno. Al lettore intenzionalmente abbiamo lasciato il compito, se gli aggrada, di ricostruire ciò che quelle paginette lasciano solo intravedere. Una mappa, insomma, in cui non tutto è segnato, ma grazie alla quale sarà possibile unire in una molteplicità di dimensioni il tempo della Storia, i tempi delle storie, e gli spazi, quelli delle città, vissuti da quegli uomini che vollero essere artisti. Fabrizio Festa Compositore, docente di Conservatorio e saggista 4 5

6 I protagonisti 19 ottobre MOTUS / King Arthur DANIELA NICOLÒ, ENRICO CASAGRANDE regia ENSEMBLE SEZIONE AUREA LUCA GIARDINI direzione e violino 26 ottobre ARCADI VOLODOS pianoforte 16 novembre JANÁČEK STRING QUARTET ANG LI pianoforte 30 novembre FESTIVAL STRINGS LUCERNE ARABELLA STEINBACHER violino DANIEL DODDS maestro concertatore 14 dicembre AKADEMIE FÜR ALTE MUSIK BERLIN 11 gennaio KATIA E MARIELLE LABÈQUE pianoforti 25 gennaio CORINA BELCEA violino ANTOINE LEDERLIN violoncello MICHAIL LIFITS pianoforte 8 febbraio ARTEMIS QUARTETT 22 febbraio DENIS MATSUEV pianoforte 7 marzo SOL GABETTA violoncello BERTRAND CHAMAYOU pianoforte 14 marzo VLADIMIR ASHKENAZY pianoforte DIMITRI ASHKENAZY clarinetto ADA MEINICH viola 4 aprile BEATRICE RANA pianoforte 18 aprile BERLINER PHILHARMONIKER STREICHOKTETT 2 maggio JULIAN RACHLIN violino e viola ITAMAR GOLAN pianoforte 9 maggio RUSSIAN CHAMBER PHILHARMONIC ST. PETERSBURG SERGEJ NAKARIAKOV tromba JURI GILBO direttore TUTTI I CONCERTI AVRANNO LUOGO PRESSO L AUDITORIUM MANZONI, CON INIZIO ALLE ORE

7 Londra All inizio pensavamo che prima o poi sarebbe finito. Il nostro pallido sole invernale avrebbe illuminato con la sua luce rada il Tamigi, le nostre case e le nostre strade. Almeno quelle abbastanza larghe da far filtrare anche uno solo dei suoi raggi. Ma non fu così. Passò una settimana. Poi un altra. Neve, che si fece ghiaccio e sulla quale cadde altra neve, che gelò. Passarono altre settimane. Il Natale quello del 1683 era ormai solo un ricordo, mentre il Tamigi era ancora una lastra di ghiaccio, che solo quando le nubi si diradavano un poco brillava di un mesto splendore. Quando finalmente la neve cominciò a sciogliersi, di giorni ne erano passati quasi cento. Eravamo a Primavera. Leggendo il terzo atto ho capito che Dryden non lo aveva certo dimenticato quell inverno. Cupido evoca il Genio del Gelo, e questi emerge dalle coltri di neve, sotto le quali dormiva. Tutti sanno di cosa Dryden parla. Quel freddo lo abbiamo ancora nelle ossa. Avremmo dovuto chiedere al grande Wren di erigere un Monumento, come quello che ha realizzato per ricordare a tutti il Grande Incendio del 66. Del resto, ora le case sono di mattoni. Legno solo per porte e finestre. E della peste speriamo di non sentir parlare più. Wren, instancabile, sta costruendo la sua Saint Paul. A tanti non piace. Dicono che somigli troppo a San Pietro, e qui i papisti non sono certo amati. Eppure Wren è un uomo del Rinascimento. È un architetto fatto e finito. Avrebbe voluto Londra diversa, con strade grandi e diritte. Non è andata proprio così. Il Duca di York è diventato re. Si chiama Giacomo II. Si è risposato con Maria la Modenese, una Este. E le ha dedicato il mio teatro: ora si chiama Teatro della Regina. La città è cambiata quel tanto che poteva. Anche l aria che respiriamo: sempre più fumi, sempre più pesante, un bel guaio per chi soffre d asma. Non sono però cambiate le anime di chi ci vive. Shakespeare conosceva bene il suo pubblico. Dryden ha imparato la lezione e ha letto il Tasso. Maghi, spiriti dell aria e della terra, re che si battono per una nobile fanciulla: il nostro Arthur, un britannico di pregio, e il sassone Oswald. Chi vuole ci legge solo la favola. Chi sa, ci legge ben altro. King Arthur MOTUS Daniela Nicolò, Enrico Casagrande regia Luca Scarlini drammaturgia e traduzioni Glen Çaçi, Silvia Calderoni attori Enrico Casagrande, Damiano Bagli, Ian Çaçi, Era Çaçi attori in video Ensemble Sezione Aurea Yuliya Poleshchuk soprano Carlo Vistoli controtenore Luca Giardini direzione e violino Alessandro Taverna consulenza al progetto LUNEDÌ 19 OTTOBRE 2015 ORE John Dryden / Henry Purcell King Arthur Premio Ubu Speciale nel 1999 «per la coerenza testarda e creativa di una ricerca visionaria nel ridisegnare spazi e filtrare miti»: ecco il biglietto da visita di Motus, la compagnia teatrale fondata nel 1991 da Enrico Casagrande e Daniela Nicolò, che di premi da allora ne ha ricevuti molti, grazie alla sua speciale facoltà di contaminare parole e visioni, spazi e suoni, approdando nel 2014 al King Arthur di Purcell e Dryden: una semiopera dalla modernità sconvolgente, complice soprattutto il genio di quello che è il padre riconosciuto della musica inglese. E una sfida stimolante, che Motus raccoglie insieme a Sezione Aurea per regalare alla partitura l incanto di un universo di immagini illusorie e miraggi. 8 9

8 Vienna Arcadi Volodos pianoforte Caro Franz, sono tornato ieri e già mi manca la tua compagnia. Otto mesi insieme! Non posso fare a meno di te, ma non posso stare troppo lontano dalla mia città. D altronde, sono l unico compositore viennese che a Vienna è nato. Gli altri Mozart, Haydn, Beethoven venivano tutti da fuori. Per non dire degli italiani. Salieri, ad esempio. Ottimo insegnante, per carità. Ma con Holzer mi trovavo meglio. Forse perché continuava a ripetere a mio padre: «Quando voglio insegnargli qualcosa, lui la sa già». E non ho mai capito perché mio padre facesse finta di non capire. Holzer, certo, era un maestro di parrocchia. La musica però la conosceva bene. Mi piaceva vivere a Lichtental, così come ora mi piace vivere in centro. Mi piacciono le strade, mi piacciono questi tetti spioventi. Qui nella Säulengasse ogni casa, poi, ha il suo piccolo cortile. Magari con un albero. Certo non i tigli, quelli che tanto amano i nostri poeti. Eppure questi piccoli cortili fanno della nostra Vienna una città unica, fatta di giardini nascosti. Ecco perché è facile a Vienna divenire poeta, o musicista, o pittore. Vedi ma non vedi, pur sapendo che c è qualcosa da vedere, e magari da ascoltare, dietro quei grandi portoni di legno, che conducono sotto ampie volte a piccoli giardini, la cui luce poi filtra nelle nostre stanze. Sai che camera vuol dire luogo coperto da una volta? Potresti anche immaginare che si tratti della volta celeste. Comprendi allora, caro Franz, com è facile viaggiare, pur restando chiusi (ma è davvero la parola giusta?) nelle nostre camere. Basta lo stormire delle foglie, su uno dei rami di quell unico albero che impreziosisce il cortile su cui si affaccia la mia finestra, ed eccomi già nei panni del viandante. Lo so cosa stai pensando: un viandante che comincia a camminare in un inverno freddo come il suo cuore innamorato e deluso. Lo so e lo sai tu: qui a Vienna si diventa poeti e musicisti proprio perché la società quella che conta non ci ama davvero. Del resto, i migliori di noi non sono stati dei cortigiani. Anzi non ci piaceva neppure Napoleone! La nostalgia è il colore principale della nostra musica. Ed è per questo che sono dovuto tornare LUNEDÌ 26 OTTOBRE 2015 ORE Johannes Brahms Tema e Variazioni in re minore op. 18b Otto Klavierstücke op. 76 Franz Schubert Sonata in si bemolle maggiore D 960 La carriera di Arcadi Volodos è ormai assimilabile a quella dei maggiori interpreti del nostro tempo: per constatarlo, basta scorrere l elenco delle sale in cui è apparso nel solo inizio d anno 2015 Musikverein di Vienna, Théâtre des Champs-Elysées, Philharmonie di Berlino, Teatro Colon di Buenos Aires aggiungendo la Residenza al Konzerthaus di Berlino e l apparizione al Festival di Pasqua di Salisburgo con la Staatskapelle di Dresda diretta da Daniele Gatti. Tanto più atteso è quindi il suo recital per Musica Insieme, ormai un appuntamento regolare con il nostro pubblico, e con le scelte di un interprete, che da anni ha messo la propria tecnica prodigiosa al servizio di pagine di grande profondità espressiva, eleggendo Brahms e Schubert fra i suoi numi tutelari. È il caso di due rarità come l opera 18b, trascrizione del secondo tempo del giovanile Sestetto per archi, o dei Capricci e Intermezzi op. 76 dell Amburghese, nel mentre il cimento con l ultima sonata di Schubert, suo estremo e radicale frutto creativo, rientra nelle sfide tra le più stimolanti per il pianismo di tutti i tempi

9 Anima Mia, Praga oggi ho incontrato nuovamente il presidente Masaryk, che mi onora della sua amicizia, come sai. Abbiamo passeggiato assieme lungo la Moldava. Mi ha parlato di Brno, dell Università, che del resto lui stesso ha voluto. Son ormai quasi dieci anni che esiste. Chi lo avrebbe mai potuto immaginare! Quando ho lasciato Brno ero troppo povero e troppo entusiasta per pensare ad un futuro che andasse al di là del presente. E ora che ho un presente così ingombrante, penso a te che sei tanto giovane e guardi al tuo futuro come io non ho mai guardato al mio. Ecco perché sei l amatissimo enigma della vita mia. Un indovinello che io spero di sciogliere inviandoti mazzi di rose e componendo per te opere che probabilmente non ascolteresti altrimenti. D altronde, proprio mentre camminavo lungo il fiume a fianco del presidente, dell uomo che ha costruito con la sua volontà indomita, ed oserei dire, con le sue proprie mani!, la nostra nazione, osservando lo scorrere dell acqua un fiume patriottico il nostro, non ti pare? ho percepito con chiarezza il fluire della storia: di quella di tutti e della nostra, di noi due assieme e da soli. Hai mai notato che tutte le capitali della musica sono attraversate da un fiume o bagnate dal mare, o entrambe le cose? È un fatto curioso, nevvero? A Vienna, il Danubio; a Roma, il Tevere; a Londra, il Tamigi; Praga ha la sua Moldava. E poi Napoli col suo golfo, Venezia è un arcipelago e New York: anche Manhattan è un isola! Dunque, acqua, musica, tempo tempo che va e che viene, che scorre, come in musica appunto. Certo io sono per te l acqua che ormai è quasi giunta al mare, mentre tu sei appena sgorgata dalla fonte. Eppure siamo il medesimo fiume. Alla fine ci ritroveremo nello stesso mare. Per questo in ogni mia nota c è un frammento di quei tuoi occhi neri, nerissimi. Neri al punto che la luce vi si perde. Ma non ho paura: anime unite le nostre, come l acqua di un fiume Janáček String Quartet Milos Vacek violino Richard Kružík violino Jan Reznicek viola Bretislav Vybiral violoncello Ang Li pianoforte LUNEDÌ 16 NOVEMBRE 2015 ORE Ludwig van Beethoven Quartetto in mi bemolle maggiore op. 74 delle Arpe Leoš Janáček Quartetto n. 1 Sonata a Kreutzer Johannes Brahms Quintetto in fa minore op. 34 per pianoforte e archi Nel programma di un Quartetto che, fondato nel 1947, si è guadagnato ben presto l autorizzazione ad esibirsi ufficialmente nel nome di Janáček per la perfezione delle sue interpretazioni, non può mancare Sonata a Kreutzer, capolavoro condensato in diciotto minuti di tensioni lancinanti, slanci lirici, sussurri e grida improntati alla drammaticità del racconto di Tolstoj cui s ispira. Doveroso è poi l omaggio alla tradizione tedesca, con il Beethoven del Quartetto delle arpe, così soprannominato per il pizzicato che colora il primo tempo. E con il Brahms dell unico Quintetto con pianoforte, straripante di idee e di passione, che vedrà alla tastiera la pianista cinese Ang Li, una novità assoluta per Bologna, ma non per sale quali il Kennedy Center di Washington, o la Hong Kong City Hall

10 14 Salisburgo «Eppure l han cacciato a pedate». «Che t aspettavi? Era un servo. E probabilmente anche uno degli ultimi. E in più, un servo cui non era richiesto servire, bensì suonare una di quelle tastiere sferraglianti e magari comporre un paio di minuetti e una gavotta. Certo, anche qualche messa, ma avrei voluto vedere te al loro posto. Se tu fossi stato a servizio da quell Arcivescovo che pare non brillasse per simpatia e un ragazzetto piuttosto rumoroso, non troppo intelligente, ma sicuramente rompiscatole, si fosse aggirato per il palazzo pretendendo di essere un genio, non facendo nulla tu invece uscivi dalla stalla oppure ti eri appena spaccato la schiena su un immensa catasta di legna oppure» «Di pure quel che ti pare. Ma senza di lui, che peraltro è stato sempre lontano da qui, questa sarebbe solo una delle tante belle cittadine austriache: ordinata, linda, con tanti fiori ai balconi, tutti belli, senza neppure una foglia ingiallita. Sempre in fiore. Una gradevole cittadina austriaca, troppo austriaca, in cui non fai fatica ad immaginarti una bella parata di ragazzi in divisa, che finisce in birreria, dove tutti cantano e sbatton bicchieri, e poi giù a far dell acqua sulla riva del fiume». «Tutta invidia la tua! Invece dei ragazzi in parata, qui ci sono frotte di turisti che vengono a ascoltare le sue opere, e quelle di Strauss, ed anche le nostre: Puccini, Mascagni, Verdi. Anche Pagliacci c è in cartellone. E li vedi in smoking, in jeans, in abito da sera, con gioielli veri o bigiotteria, freak o borghesi. Questa è la verità! Inutile persino fare paragoni». «Sarà come dici tu. Eppure l han cacciato a pedate: e questo è un fatto!». «Hai mangiato troppa cioccolata col marzapane: eccesso di glucosio, troppa adrenalina, serotonina ai massimi, ragionamento addio. Palle di Mozart! Pensaci! Palle di Mozart! Ovvero, come fare d un servo preso a pedate la più redditizia di tutte le industrie. È bastato mettere la sua faccia sulla cartina di un cioccolatino troppo dolce. Il resto è venuto da sé». Festival Strings Lucerne Arabella Steinbacher violino Daniel Dodds maestro concertatore LUNEDÌ 30 NOVEMBRE 2015 ORE Edvard Grieg Holberg Suite op. 40 Wolfgang Amadeus Mozart Concerto n. 4 in re maggiore KV 218 per violino e orchestra Concerto n. 5 in la maggiore KV 219 per violino e orchestra Sinfonia n. 29 in la maggiore KV 201 Il debutto sul palco di Musica Insieme di una compagine dalla storia gloriosa come il Festival Strings Lucerne, che si appresta a celebrare sessant anni di attività e oltre 100 prime esecuzioni assolute, coincide con un felice ritorno: quello della violinista Arabella Steinbacher, che del Festival Strings è ora Artista ospite principale, e con il quale ha inciso nel 2014 proprio i Concerti mozartiani che presenterà a Bologna. Aperto dall omaggio che Edvard Grieg rende allo stile settecentesco nella Holberg Suite, il programma vedrà la Steinbacher protagonista del Quarto e Quinto Concerto per violino, dove il genio spugnoso di Mozart fa levitare la semplicità melodica dello stile galante, creando oasi liriche nei tempi lenti, e chiudendo con scoppiettanti pot-pourri di melodie popolari. Il sipario calerà su una delle più note sinfonie mozartiane, nata nel 1774, proprio un anno prima dei cinque concerti per violino. 15

11 Signore, Signori, Roma sono felice di essere stato invitato a questo incontro sul barocco a Roma. Non che l argomento si possa esaurire nello spazio che mi è stato concesso. Quindi mi concentrerò su quello che secondo me è il massimo esempio di quanto ha espresso il barocco romano: la Transverberazione di Santa Teresa d Avila, scultura (oggi la chiameremmo: installazione) che il Bernini realizzò tra il 1647 e il 1652 nella Chiesa di Santa Maria della Vittoria. La chiesa è già un esempio straordinario del gioco di luci ed ombre, che è segno distintivo del barocco romano, e che ci dice quanto la lezione caravaggesca, incluse le sue derivazioni fiamminghe (non possiamo qui dimenticare Gherardo delle Notti) da un lato, e l esperienza della luce maturata in quel di Napoli e della Sicilia (i fondi scuri di Antonello da Messina ci dicono già di questa nuova idea della luminosità e della lucentezza), fosse divenuta patrimonio comune e trovasse eco nella musica, ad esempio, del Carissimi. Lui pure a Roma e coevo del Bernini. La luce nel Bernini maturo è una luce che acquista la consapevolezza dell essere informazione e non teme di fare i conti con l infinito. Luce sacra, affronta l oscurità non illuminandola, bensì trafiggendola. Questo è il significato della parola transverberazione : un angelo trafigge Santa Teresa nel momento dell estasi che precede l ascesa. Dell essere fuori di sé, di un esperienza ultra-corporea che rimanda al significato primigenio della visione nascosto in quella dimensione sonora, che è l altra faccia della luce. Sto parlando del teatro, quel teatro che Bernini allestisce per Santa Teresa, ben sapendo che il teatro è il luogo dove il divino si manifesta. Certo, un epifania ex-machina! Ma come potrebbe essere altrimenti: di cose umane stiamo parlando anche quando parliamo dell uomo che cerca il suo Dio o la sua scienza. D altronde, teatro e teoria sono la stessa parola: sono visioni dell invisibile, immerse in quel luogo dei suoni che è la memoria, e che è la voce a ridestare. Sono sicuro che Bernini nel metter mano alla sua transverberazione sentisse il suono di quegli affetti, che nella musica dei suoi contemporanei trovavano appunto la massima espressione Akademie für Alte Musik Berlin LUNEDÌ 14 DICEMBRE 2015 ORE Heinrich Biber Mysteriensonate n. 3 in si minore La Natività di Gesù Cristo Georg Philipp Telemann Ouverture in fa maggiore À la pastourelle Johann Pachelbel Canone e Giga in re maggiore Johann Christoph Pez Concerto Pastorale Michel-Richard Delalande Sinfonia di Natale Pietro Antonio Locatelli Concerto grosso in fa minore op. 1 n. 8 Antonio Vivaldi Concerto per due flauti in do maggiore RV 533 Arcangelo Corelli Concerto grosso in sol minore op. 6 n. 8 Fatto per la notte di Natale Oggi universalmente riconosciuta come una delle più importanti orchestre da camera in attività, l Akademie für Alte Musik di Berlino, o Akamus, fondata nel 1982, vanta oltre un milione di dischi venduti, con solisti come René Jacobs, Andreas Scholl, Sandrine Piau. Per la prima volta a Bologna, l Akamus sarà ospite di Musica Insieme per un concerto di Natale che riunisce un antologia di capolavori fra Sei e Settecento, attraversando l Europa sulle note del celebre Canone di Pachelbel come del Concerto pastorale di Locatelli, e con i colori arcaici dell organo e dei flauti dolci, oltre al consueto organico barocco di archi e basso continuo. Un repertorio del quale l Akamus porta alto il vessillo, dalla Konzerthaus di Berlino al mondo

12 New York Ci sono almeno tre New York. Quella che conosciamo meglio: Manhattan. Quella che ci hanno fatto credere che sarebbe meglio non conoscere: il Bronx. Poi, attraversando uno dei ponti più famosi del mondo, si arriva a Brooklyn. Il turista distratto difficilmente deciderà di attraversare quel ponte. Quel che resta di Little Italy e qualche stradina finto cinese sul lato di Manhattan sono più che sufficienti per ancorarlo su quella sponda dell Hudson. Ma il turista curioso, quello che non si fa scoraggiare dal tassista che lo abbandona sulla Washington Ave invitandolo a non farsi una passeggiata per quei paraggi, sente che attraversare l East River potrebbe rivelarsi più interessante di una semplice visita in quella che fu, prima di essere un quartiere di NY, una città autonoma, tra le più popolose degli interi Stati Uniti. Potrà scoprire un luogo favoloso nel senso proprio del termine: il Giardino Botanico che l Università di Brooklyn fece costruire nel 1910 a Downtown, poco più in là del celebre ponte. Un mosaico affascinante di tasselli diversissimi tra loro, e però armoniosamente composti; un giardino ricco di angoli di struggente bellezza, ove convivono felicemente e in pace le più diverse culture. Culture in forma di piante e culture in quanto espressione dell umana passione per l arte e la conoscenza. Così ecco il Giardino shakespeariano, al termine del quale comincia il Percorso delle Celebrità. Oltre cento tra scrittori, musicisti (di ogni tipo), attori e registi, incluso ovviamente il progettista del celebre ponte, John Augustus Roebling, tutti nati o vissuti, o che vivono ancora, come Paul Auster, a Brooklyn. I loro nomi sono iscritti dentro foglie disegnate su mattonelle di granito disposte lungo tutto il cammino, un cammino che si dipana tra i pini. I cognomi Whitman, Buscemi, Guthrie, Hayworth, Miller, Turturro, Mailer, Gershwin, Streisand, Allen, Houdini, Asimov, Rooney, Brooks raccontano di un luogo che crogiuolo di culture lo è stato per davvero. Così al turista che sa di non essere solo un turista si svela un giardino incantato, la cui poesia silenziosa e quieta è più penetrante del rumore di fondo di una città che troppo spesso si dimentica che per sognare bisogna dormire. Katia Labèque Marielle Labèque pianoforti LUNEDÌ 11 GENNAIO 2016 ORE Igor Stravinskij La sagra della primavera Pëtr Il ic C ajkovskij Tre danze da Il lago dei cigni op. 20 (trascrizione di Claude Debussy) Johannes Brahms Danze Ungheresi n. 1 n. 5 n. 20 Antonín Dvor ák Due Danze slave: Dumka op. 72 n. 2 Furiant op. 46 n. 8 George Gershwin Tre Preludi Witold Lutosławski Variazioni su un tema di Paganini Sisters. Questo il titolo del cd che le sorelle Labèque hanno regalato al pubblico e a se stesse nel 2014, riunendo in una sorta di album di famiglia le musiche che hanno accompagnato la loro vita. Il Duo Labèque d altronde è uno di quei sodalizi artistici forti dell energia che scorre soltanto tra consanguinei. Così se la Sagra di Stravinskij è un loro classico e dirompente cavallo di battaglia, le danze popolari di Brahms e di Dvořák rappresentano un caro ricordo del padre, che amava molto ascoltarle. Gershwin segna invece il debutto delle Labèque negli Stati Uniti, agli albori di una carriera stellare, che le vede protagoniste proprio nel maggio 2015, alla Walt Disney Hall di Los Angeles, della prima mondiale del Concerto che Philip Glass ha dedicato loro

13 Monaco Glockenspiel. Glockenspiel, pretzel, e birra naturalmente. Essere nipote di un produttore di birra nella città della birra, capitale del regno della birra, dove persino l ornamentazione delle nostre chiese è spumeggiante e luminescente come se fosse sgorgata da un boccale di birra, è un segno inequivocabile: sai qual è la sorgente che nutre le tue radici. Vai col glockenspiel, allora: danzino i bottai! E chi altri avrebbe potuto ballare sulla torre del Nuovo Municipio? Un Municipio in puro stile neogotico per una città che è barocca (tracimante nel rococò) fin dalla scelta degli intonaci. Le nostre case sono verdi, rosa, persino azzurre. Tutte tinte pastello che sembrano gareggiare con le nubi del nostro cielo, a loro volta trionfanti negli oli e negli affreschi: basta alzare gli occhi. Al cielo, magari verso le montagne; oppure per ammirare i soffitti e gli altari delle nostre chiese. Solo gli edifici pubblici tendono a un compassato grigiore. Poi, però attacca a girare il glockenspiel Chi non ha percorso queste strade non le principali, intendo quelle laterali, perdendosi nei quartieri che son cresciuti intorno a Marienplatz non può capire. Qui la birra non è una bevanda mediamente alcolica, cui abbandonarsi per disperazione il sabato sera. Qui al contrario la birra è come la lava per chi vive sotto l Etna o vicino al Vesuvio. È chiarezza e oscurità; è un fluido vitale. Talmente vitale da spingerci al di là della vita stessa. Volontà di vivere e cupio dissolvi si sciolgono l una nell altro. Aschenbach va all Oktoberfest prima di partire per Venezia, così come la mia Marescialla si consola col giovane Quinquin, pur sapendo che prima o poi arriverà una giovane fanciulla. Quanto tempo è passato da allora. È ormai sera. Gira il glockenspiel, e il bambino, reso stanco dalla lunga giornata, accoglie con gioia la notte stellata: desidera solo abbandonarsi al sonno. L anima sua, ora che finalmente nessuno più la sorveglia, vuole dispiegare le ali libera: nel cerchio magico della notte sprofonda nella vita e per mille e mille volte Corina Belcea violino Antoine Lederlin violoncello Michail Lifits pianoforte LUNEDÌ 25 GENNAIO 2016 ORE Zoltán Kodály Duo op. 7 per violino e violoncello Richard Strauss Sonata in mi bemolle maggiore op. 18 per violino e pianoforte Ludwig van Beethoven Trio in si bemolle maggiore op. 97 L Arciduca Esordisce a Bologna per Musica Insieme un trio, ma forse sarebbe più corretto dire che esordiscono tre solisti insieme, ciascuno con una personalità spiccata e con un palmarés di premi di tutto rispetto: Corina Belcea, fondatrice del quartetto d archi che porta il suo nome (e che abbiamo ascoltato a Bologna nel 2014), ora ensemble in residenza al Konzerthaus di Vienna, sarà al fianco di Antoine Lederlin, a sua volta violoncellista del Belcea Quartet oltre che prima parte della Sinfonieorchester di Basilea. Michail Lifits, dal canto suo, è risultato vincitore nientemeno che del Concorso pianistico internazionale Busoni I tre hanno unito le proprie radici (rumena, francese e uzbeka) e la passione per la cameristica in un programma che ne esplora anche tre diverse declinazioni: il duo d archi, con l opera 7 di Kodály, riecheggiante la musica popolare magiara, il più classico violino e pianoforte, ma con un unicum come la Sonata di Strauss, e una pietra miliare per trio, come l Arciduca

14 Bergen «Calma di mare e felice viaggio». «Già, altro che Vascello fantasma, olandesi volanti, ed altre fantasticherie marine. Quando parti?» «Dopodomani. Germania prima, poi Russia. Un bel tour. Lo sai che amo suonare. Il pianoforte è sempre stato per me uno specchio dotato di un singolare senso critico. Grazie al pianoforte ho capito che cosa avrei potuto comporre dando il meglio di me». «Non sei nato per l opera, e neppure per le grandi sinfonie. Ti ricordi a Lipsia, in quella pomposa scuola di musica? Davvero inadatta a far crescere quei talenti che, come il tuo, si riconoscono nelle piccole cose». «Hai perfettamente ragione. Quando osservo questa nostra città, i suoi fiordi, la natura che ci circonda, vengo colpito dai particolari piuttosto che dall insieme. Un increspatura sull acqua, specie quando il vento appiana il mare dopo che ha piovuto. Oppure, le fronde di un albero. Una roccia che sporge dalla terra, magari coperta di muschio. E la luce! Quando scava nei nostri canali e si fa solida grazie all arancio, al giallo, al bianco e al rosso delle nostre case». «Ora che la capitale è Oslo, qui siamo rimasti radicati nella vita che ci circonda. Siamo come il muschio: viviamo tra rocce e alberi, sulla riva del mare lungo i fiordi e le montagne che vi si specchiano. Viviamo tutto questo senza alcun timore. Altro che i tedeschi col loro Sturm und Drang e tutto quel risuonare di sinfonie alpine, di filosofi, poeti e musicisti, che salgono e scendono per i monti, non avendo niente di meglio da fare». «Non posso darti torto. L ho capito subito quando studiavo a Lipsia. Per me la natura è il mondo in cui vivo, inclusa la nostra città. La natura nella quale sono nato e che mi accoglie proprio perché sono nato in lei. Per loro è Wissenschaft, un oggetto di studio da trasformare in altro, meglio se lucroso, anche quando si tratta di musica. C è più poesia in un piccolo Lied di Schubert o nell intera Tetralogia? Un dubbio che non ho mai avuto. Basta che mi guardi intorno: nuvole alte nel cielo, di un bel bianco nitido, che si specchiano nel mare. Io passeggio e non mi sento certo un Wanderer inquieto. Sono solo quel che la natura qui intorno m invita ad essere: un tassello del suo mosaico». Artemis Quartett Vineta Sareika violino Gregor Sigl violino Friedemann Weigle viola Eckart Runge violoncello LUNEDÌ 8 FEBBRAIO 2016 ORE Franz Schubert Quartetto in mi bemolle maggiore D 87 NUOVA COMPOSIZIONE Premio Artemis Quartett 2015 Edvard Grieg Quartetto in sol minore op. 27 Formatosi con mentori quali Walter Levin, i Quartetti Emerson, Juilliard e Alban Berg, il Quartetto Artemis si è aggiudicato in rapida successione il Primo Premio al Concorso ARD di Monaco di Baviera 1996 e il Premio Borciani. Oggi è uno dei massimi quartetti in attività, ospite della Philharmonie di Berlino come del Konzerthaus di Vienna o della Salle Pleyel di Parigi. La scelta delle collaborazioni è importante per l Artemis almeno quanto quella del repertorio: Sabine Meyer, Juliane Banse, Jörg Widmann sono stati al suo fianco in acclamate tournée mondiali, nel mentre l attenzione per la contemporanea ha fatto sì che il Quartetto indicesse dal 2014 un proprio concorso di composizione; iniziativa originale e meritoria, volta ad incentivare la nuova musica e arricchire il repertorio per questo organico. Così, accanto all esuberanza giovanile del Quartetto D 87 di Schubert ed all ubertosità sonora quasi orchestrale dell unico Quartetto firmato da Grieg, a Bologna ascolteremo il brano premiato nell ultima edizione del Concorso Artemis, il cui esito sarà annunciato a ottobre

15 Leningrado, 10 Agosto 1942 Leningrado Sono tutti sfollati negli Urali, a Kubišcev. Qui dal Luglio del 41 nulla è cambiato. Me lo ricordo alla radio Dmitrij Dmitrevič: «Vi parlo dal fronte Un ora fa ho terminato la seconda parte di una mia nuova grande composizione musicale Nonostante la guerra, nonostante il pericolo che minaccia Leningrado sia chiaro a tutti che la vita nella nostra città procede normalmente, nonostante il fardello di lotta che tutti noi ci stiamo portando sulle spalle Io che sono nato a Leningrado e non ho mai lasciato la mia città natale qui sono tutta la mia vita e il mio lavoro la mia casa un sentimento d infinito amore per le sue ampie strade, per le sue piazze, per i suoi splendidi edifici quando cammino per Leningrado mi sento al sicuro, perché so che Leningrado si ergerà sempre possente sulla Neva». Ed ora sono tutti negli Urali. Ce li hanno mandati a forza. La Sinfonia Dmitrij Dmitrevič l ha finita. Ieri l abbiamo ascoltata, nonostante tutto «Leningrado costituirà nei secoli un possente sostegno per la mia Patria nei secoli moltiplicherà le conquiste della cultura». Fare una rivoluzione significa tornare al punto di partenza. Non c è nulla di più rivoluzionario di un pianeta che ruota intorno al proprio sole e torna sui suoi stessi passi. Dmitrij Dmitrevič parlava come Pietro il Grande: «San Pietroburgo nei secoli dei secoli sulla Neva si ergerà maestosa imperiale». Certo se in Russia volevi fare l artista, a San Pietroburgo dovevi venire. Partono da qui e, prima o poi, vi tornano, da vivi o da morti. Li seppelliamo a Tichvin, nel cimitero alle spalle del Monastero di Aleksandr Nevskij nella Necropoli dei Maestri d Arte. Se è una vera rivoluzione, torna sempre al suo punto di partenza. Così Čajkovskij e Dostoevskij riposano uno accanto all altro, assieme ai due Rubinstein, a Balakirev, Cui, Glinka e Dargomižkij, Rimskij-Korsakov. Ci sono pure Rossi e Vorochinin, che San Pietroburgo l han disegnata, prima che si chiamasse Pietroburgo, prima che si chiamasse Leningrado. Se questa è una vera rivoluzione prima o poi anche i nomi torneranno al loro punto di partenza Denis Matsuev pianoforte LUNEDÌ 22 FEBBRAIO 2016 ORE Pëtr Il ic C ajkovskij Dumka op. 59 Modest Musorgskij Quadri di un esposizione Sergej Rachmaninov Étude-tableaux op. 39 n. 2 n. 6 Preludio in sol minore op. 23. n. 5 Preludio in sol diesis minore op. 32 n. 12 Sonata in si bemolle minore op. 36 (seconda versione) Personaggio fondamentale, come artista ma anche come divulgatore ed ambasciatore culturale del proprio Paese nel mondo, Denis Matsuev è presidente fra l altro dell organizzazione benefica New Names, che ad oggi ha permesso a più di bambini di ogni regione della Russia di dedicarsi allo studio della musica (ed egli stesso, nella natia Irkutsk, in Siberia, ne superò quindicenne le selezioni). La prima apparizione sulle scene bolognesi di questo straordinario pianista, Premio C ajkovskij 1998 ed esibitosi con i massimi direttori del nostro tempo (da Gergiev a Temirkanov, Mehta, Pappano, Chung, Dutoit), non poteva che offrire al pubblico di Musica Insieme un saggio della grande tradizione russa vista per così dire dall interno : a cominciare dalla Dumka op. 59 di C ajkovskij, scena rustica che prende il titolo dall omonima ballata del folklore slavo, per concludere con la seconda e ultima sonata del compositorepianista per antonomasia, Rachmaninov; nel mezzo, gli sbalorditivi Quadri di Musorgskij, nati per un pianoforte che ha i colori di un orchestra

16 Cara Clara, Varsavia mi obblighi a tornare a molti anni fa, mi chiedi cioè di ricordare quando io stesso ero un giovane di belle speranze e lui, la prima volta che l ho incontrato, era ancora un bambino. O poco più. Non rammento in quale salotto di quale nobildonna polacca fossimo. Ero appena arrivato da Berlino e stavo proseguendo per la Russia. Lui era un enfant prodige. Nulla del giovine esangue di cui poi si favoleggiò in tutta Parigi. Un bambino bravissimo sulla tastiera, così come se ne incontravano un po ovunque nei salotti di mezza Europa. Con un unica differenza: l estrema capacità di trovare sfumature, le più delicate, le più tenui, le più sottili. Magari in una volatina, in una manciata di note che poi, immancabilmente, tornavano alla melodia da cui, per un breve intensissimo attimo, si erano distaccate. Qualcuno mi disse allora che era un riflesso del cielo. In Polonia, come a Berlino, il cielo appare lontano: sembra non ci sia neppure. Vuoi perché la Vistola ha creato una pianura profonda; vuoi perché il mare è distante, un mare comunque bianco, lattescente. Non saprei dirti. Quando nevica sembra che il cielo sia in terra, e viceversa. Una confusione di ruoli che genera una speciale sensibilità per ciò che sta nel mezzo. Un po come quelle popolazioni che, abitando tra i ghiacci e le nevi perenni, imparano a distinguere un tipo di neve dall altro, dando loro nomi diversi. Noi restiamo stupiti di fronte a tale sconosciuta varietà. Così era lui. Scavava negli interstizi di una melodia, traendone come la coda di una cometa: una brillantezza caduca, momentanea, ma folgorante. Spesso più importante della melodia stessa. Spesso riverberata nell oscurità di un basso, o nell incalzare orgoglioso di certi ritmi. Ecco una polacca; o una mazurka o un valzer. Che poi però si stemperano, come le nuvole che si specchiano nella Vistola, che in fondo è un fiume tranquillo. Quando c incontrammo a Karlsbad rammenti? era ancora vivo Robert del bambino che avevo ascoltato suonare a Varsavia non restava più nulla. Eppure, quella sua dote infantile era il dono che la sua terra gli aveva lasciato. Una terra che sta fra gli estremi e che per questo ha pagato un prezzo, che la storia, prima o poi, dovrà risarcirle. Sol Gabetta violoncello Bertrand Chamayou pianoforte LUNEDÌ 7 MARZO 2016 ORE Ludwig van Beethoven Sette Variazioni in mi bemolle maggiore sopra il tema «Bei Männern, welche Liebe fühlen» WoO 46 Felix Mendelssohn Sonata in re maggiore op. 58 Fryderyk Chopin Sonata in sol minore op. 65 Grand duo de concert su temi di Robert le Diable di Meyerbeer in mi-la maggiore (in collaborazione con A. Franchomme) Nei dieci anni dal suo debutto con i Wiener Philharmoniker diretti da Gergiev, la violoncellista argentina Sol Gabetta un altra grande solista che Musica Insieme presenterà per la prima volta a Bologna si è esibita con compagini quali i Berliner diretti da Sir Simon Rattle o la London Philharmonic guidata da Jurowski, invitata dal Festival di Verbier come alla Wigmore Hall. Una carriera fulminante, che vede nelle sue collaborazioni cameristiche un momento di particolare spicco, sia per l originalità delle scelte interpretative la Gabetta ha fondato anche un proprio festival cameristico in Svizzera, il Solsberg che per i riconoscimenti ricevuti: del febbraio 2015 è il suo cd The Chopin Album, realizzato con Bertrand Chamayou al pianoforte. Un antologia di quell album costituirà il cuore del suo concerto, che esplora l Ottocento fra rielaborazioni operistiche (Il flauto magico in apertura, Robert le Diable nel finale) e grandi sonate

17 Copenhagen «Wonderful, wonderful Copenhagen» cantava Danny Kaye in un biopic, che in realtà era un fantasy. D altronde, Charles Vidor, che lo girò nel 52, sapeva che a nessuno interessava la verità su Andersen. Il titolo, Hans Christian Andersen, era solo un pretesto per portare su pellicola l ennesimo musical con una star per protagonista. Danny Kaye ballava, cantava, era perfetto: un comico intriso di melanconia. Per il ballo della sirenetta ingaggiarono persino Zizi Jeanmaire e il marito, Roland Petit. Insomma: ridevi, ma con qualche lacrimuccia. Ridevi con garbo, imparando pure qualcosa. Peraltro, i valzerotti tale è Wonderful, wonderful Copenhagen piacevano molto. Di lì a poco sarebbe arrivato My favorite things (Rodgers e Hammerstein II 1959, The Sound of Music, tradotto, chissà perché, Tutti insieme appassionatamente). Maria, la protagonista, canta proprio all inizio un addio ai monti di manzoniana memoria, magari a Broadway leggevano I promessi sposi. Tutte le cose che piacciono a me avrebbe spopolato. Soprattutto su pellicola (Julie Andrews), e poi venne John Coltrane. Tutto questo, però, con Copenhagen ha poco a che vedere. In italiano, con un ammiccamento che rimandava tanto al mestiere del protagonista quanto al contenuto del film, divenne Il favoloso Andersen. Io lo ricordo così: cantato dai Savona, Lucia e Virgilio, ovvero dalla metà di quei Cetra che da bambino mi apparivano loro sì favolosi nelle loro parodie televisive. Invece Andersen no: non mi appariva favoloso. Once upon a time, certo, va bene, e così comincia anche il film. Ma le favole di Andersen sono spesso tetre, oscure, persino macabre. Poi ho capito. Andersen in realtà aveva scritto romanzi romantici: quelli dove il protagonista muore, dopo aver rincorso il suo sogno per tutta la vita, averlo finalmente raggiunto e quindi muore prima di goderne i frutti. Mi verrebbe da dire: c è del marcio in Danimarca. L ho scoperto attraversando un ponte in una nevosa giornata di gennaio. Dietro di me: la sirenetta, le belle case colorate, le belle strade e i bei canali. Davanti a me: esempi monolitici di grigio costruttivismo socialdemocratico. Appartamenti minuscoli, tetti bassi e piccole finestre. Aringhe affumicate fredde su volovants gelidi consegnati in grossi cartoni umidicci. Vladimir Ashkenazy pianoforte Dimitri Ashkenazy clarinetto Ada Meinich viola LUNEDÌ 14 MARZO 2016 ORE Robert Schumann Tre Romanze op. 94 per clarinetto e pianoforte Rebecca Clarke Preludio, Allegro e Pastorale per clarinetto e viola Niels Gade Fantasiestücke op. 43 per clarinetto e pianoforte Dmitrij Šostakovic Sonata op. 147 per viola e pianoforte Un grande maestro e la sua discendenza: Vladimir Ashkenazy, da oltre venticinque anni alla guida di compagini come la NHK Symphony Orchestra di Tokyo o la London Philharmonic, ma anche pianista fra i più acclamati degli ultimi cinquant anni (vinse giovanissimo il Concorso Reine Elisabeth, nel 1956), riunisce una parte della sua famiglia di talentuosi musicisti per un incontro cameristico. Il figlio Dimitri, clarinettista, apparso all Hollywood Bowl di Los Angeles come alla Salle Pleyel di Parigi, e la di lui moglie Ada Meinich, viola dell eccellente Quartetto Faust, saranno al suo fianco per un programma che a sua volta stabilisce alcune costellazioni familiari: come quella che lega le Romanze di Schumann ai Fantasiestücke di Gade, che alla scuola schumanniana si ispirano esplicitamente, o gli originali pezzi che Rebecca Clarke dedicò nel 1941 all esecuzione da parte del cognato e della sorella. Hausmusik, insomma, nel senso più vero e più ispirato del termine

18 Parigi Beatrice Rana pianoforte «Buongiorno signor Commissario» «Buongiorno Fumé. Allora? Ci sono novità?» «È stata una nottata calma. Solo la ragazza che ha visto di là» «Chi è?» «Non lo sappiamo. L abbiamo trovata in Place Stravinskij questa mattina presto. Nessun documento, né un cellulare, o altro. Niente di niente. Fradicia. Probabilmente è entrata nell acqua. Avrà fatto il bagno Un cameriere, finito il turno intorno all una, ieri notte, dice di averla incontrata. Pare che gli abbia chiesto un informazione, qualcosa come: Dove mi trovo?. Poi si sia avviata verso la fontana. Il cameriere ci ha riferito di averla osservata qualche minuto. Era strana, ha detto. Non fuori di testa, tipo drogata o giù di lì. No. Piuttosto: assente. Come se fosse cascata sulla terra da chissà dove. Magari si crede un aliena. Il Centre Pompidou ne attrae di pazzi. Si ricorda quello che dovemmo portare via in camicia di forza? Sono un Vulcaniano, chiamate il capitano Kirk, ve lo confermerà lui!» «Già. Questa però mi sembra tranquilla» «Le abbiamo dato qualcosa di asciutto da mettersi. Poi ha bevuto un po di tè caldo ed è rimasta seduta. Mai una parola. Uno spazzino ci ha riferito di aver visto la ragazza abbracciare le statue, quelle della fontana intendo. Sembra le chiamasse per nome una ad una. Anche questa non sarebbe una novità. C era quel barbone convinto che Dumbo ci si fosse trasferito, nella fontana. Poi da quando han dipinto quel murales Non ho mai capito se è un uomo o una donna. Zitti tutti. In effetti, Place Stravinskij è un luogo silenzioso. Di notte con quelle statue non è che mi faccia una bella impressione» «Ma se ai bambini piacciono tanto. Via, Fumé! Sono solo statue colorate che ballano e son più di trent anni che ballano. Ha provato a parlare con lei?» «Sì, certo. Tutto inutile. Scuote la testa. Sgrana gli occhi, ma con dolcezza. Non è una di quelli che troviamo di solito per strada all alba! Non riesco neppure a dire che età abbia. Ogni tanto però mormora qualcosa, tra sé e sé. Non che si capisca. Sembra un nome. Qualcosa tipo: valse. E lo ripete: valse, valse, valse Il nostro sovietico di là mi ha detto che secondo lui è russo. Non ha capito bene neppure lui. Però potrebbe essere un nome. Qualcosa come: Vaslav» LUNEDÌ 4 APRILE 2016 ORE Johann Sebastian Bach Partita n. 2 in do minore BWV 826 Claude Debussy Pour le Piano Fryderyk Chopin Sonata in si bemolle minore op. 35 Maurice Ravel La Valse Aver inciso a ventidue anni i concerti di C ajkovskij e Prokof ev con l Accademia Nazionale di Santa Cecilia diretta da Pappano è un bel traguardo: ma di traguardi Beatrice Rana ne ha già raggiunti molti altri, non da ultimo il Premio del pubblico al Concorso Van Cliburn 2013, che ha tributato tre minuti di standing ovation a questa giovane italiana il cui talento si era rivelato sbalorditivo sin dagli anni di studio. Anni trascorsi al Conservatorio di Monopoli sotto la guida di Benedetto Lupo, ed oggi forti dei consigli di Arie Vardi ad Hannover. Perché a quest età è ancora giusto parlare di maestri, di passioni, di modelli, e Beatrice pare proprio cresciuta a pane e piano: famiglia di musicisti, primi concerti a nove anni, insomma un prodigio maturato cosa non semplice né scontata con attenzione e misura, che Musica Insieme ha il piacere di ospitare per la prima volta sulle scene del Manzoni con un programma di capolavori: proprio quelli capaci di fungere da modello e di risvegliare alla sua età una passione che duri tutta la vita

19 Lipsia Lipsia, 2 aprile 21.. Sono arrivato ieri. In Germania pare che esista solo un albero: il tiglio. Slavo lipsk: il posto dei tigli. Come a Berlin Mitte: una mania per i tigli. Unter den Linden nella terra dove però si vorrebbe che gli Zitronen blühn, con buona pace di tutte le altre piante, sempreverdi e querce incluse, che fanno del resto tanto druido e poco Lohengrin. Insomma, anche in Sassonia, checché se ne dica, non regna l ordine, che pure tanto piacerebbe ai Prussiani. Non riescono a mettersi d accordo neppure da queste parti. Nasci qui, e poi, magari, muori a Venezia. O viceversa. Ti fai il giro delle piccole corti tedesche, quelle che contano meno del due di coppe quando la briscola è a bastoni, e poi concludi in bellezza: Kantor alla Thomaskirche. Requiescat in pace: i suoi resti mortali in eterno tra quelle stesse mura (solo dal 1950, però). Lipsia, 6 aprile 21.. Spazieren? Me l ha chiesto come se passeggiare fosse un delitto, un crimine. Va bene che questa era DDR, che qui facevano le ricerche per l atomica, ma Spazieren in vacanza è sacrosanto. Certo, magari sono abituati all idea che anche la vacanza è utile. D altronde, l automobile si chiama Volkswagen, il carro del popolo. In Italia, anche volendo, non saremmo mai riusciti a pensare ad una macchina uguale per tutti. La Ford modello T, il Maggiolino, la Trabant. Siamo al di là del mito, e la costruivano mica tanto lontano da qui: a Zwickau, la città di Schumann (tanto per restare in tema di celebri resti). Ci abbiamo provato, è vero. Ma già i nomi: Topolino! Seicento! Cinquecento! e poi: 127, 128, 124 Vuoi mettere con Trabant!? Persino Giulietta, che fa tanto Shakespeare Lipsia, 15 aprile 21.. Domani riparto. Niente più Kantor, Altes Rathaus, questa o quella Kirche, con santi che non sai se vengono da Bari o se a Bari ci sono andati il giorno di Natale per la felicità di grandi e piccini in un imprevedibile abbraccio italo-tedesco. Alla mia piazza preferita hanno cambiato nome. Karl-Marx-Platz non c è più. Io troppo vecchio, la ragazza troppo giovane: per lei la Neues Gewandhaus sta in Augustusplatz Berliner Philharmoniker Streichoktett LUNEDÌ 18 APRILE 2016 ORE Louis Spohr Doppio Quartetto per archi in re minore op. 65 Doppio Quartetto per archi in sol minore op. 136 Felix Mendelssohn Ottetto in mi bemolle maggiore op. 20 Da un ensemble formatosi nel 1994 in seno ad una delle più prestigiose orchestre al mondo, e ben presto divenuto un riferimento per l originalità delle scelte di repertorio e la maestria nell interpretarle, non ci si poteva che attendere un programma come quello proposto per Musica Insieme: nella prima parte, un compositore-violinista (lasciò ben 17 concerti per il suo strumento) rilegge l ottetto nell inedita forma di un doppio quartetto, chiamato a generare ora suggestivi effetti di eco, ora dialoghi stereofonici a mo di doppio coro, per riunire invece le forze nei momenti di maggiore pathos. Ben quattro i lavori che Spohr lasciò per questa formazione strumentale, i Berliner ce ne offriranno il primo e l ultimo. Con opposta quanto altrettanto geniale metamorfosi delle parti, un giovanissimo Mendelssohn firma nel 1825 il suo Ottetto op. 20, dove al contrario gli archi si comportano come un orchestra sinfonica: un programma, insomma, che esalterà proprio quella commistione di intimismo cameristico e suono generosamente orchestrale che ha reso celebre il Berliner Streichoktett

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