Anno III - Numero 49 - Giovedì 27 febbraio 2014 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40

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1 Anno III - Numero 49 - Giovedì 27 febbraio 2014 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Europellegrinaggio Alfano a lezione di tedesco a pag. 2 Marò In India situazione ormai esplosiva Sarra a pag. 3 Roma Mazzette: domiciliari per l'ex capo dei vigili Brogino a pag. 7 VENERDÌ 7 MARZO TOCCHERÀ ALLA DIREZIONE NAZIONALE DE LA DESTRA DECIDERE LA NUOVA LINEA (E GUIDA) di Francesco Storace La delusione è reale e mi dispiace davvero tanto. Le primarie di Fratelli d'italia sono state condotte per mano verso la rottura. Sembra la seconda puntata dopo l'assemblea della fondazione patrimoniale formata da quelli che sciolsero la destra italiana appena cinque anni fa. Non hanno scelto An. Hanno scelto aenne e pure in miniatura. Certo, hanno un congresso davanti e magari ci ripensano, visto che in fondo il simbolo che avrebbe "vinto" - Fratelli d'italia che contiene An che contiene Msi, già lo chiamano matrioska ed è significativo... - ha ottenuto il 28 per cento dei consensi tra gli otto in palio. Secondo il rigoroso lavoro degli scrutatori degli ottocento seggi elettorali, al secondo posto si sarebbe piazzato col venti per cento più qualcosa un simbolo senza fiamma tricolore e al terzo col venti meno qualcosa quello col riferimento vero e proprio ad Alleanza nazionale. Poi, gli altri cinque. Ma non sono abituato a chiedere la carità. Mi si perdoni il riferimento personale perché ci avevo creduto nell'unità, e mi ci sono speso con ciascuno. Ma non sono riuscito a farne comprendere il valore a tutti. Ora devo solo convocare la direzione nazionale entro una decina di giorni, prendere atto del fallimento del progetto lanciato ad Orvieto e passare la mano. Poi, il partito deciderà il da farsi, ma non intendo inseguire velleitarismi. AENNE. IN MINIATURA Deludente scelta dalle primarie di Fratelli d Italia. Risposta negativa al progetto partito ad Orvieto Auguri a Fratelli d'italia, che cambiano solo un pezzo del loro simbolo, mortificando purtroppo una bellissima storia politica. Non so se ne rendono conto, ma sancire che con ventimila voti di scarto - tanto passa tra il 28 e il 20 per cento di duecentocinquantamila elettori - si può tranquillamente sminuire il valore di un emblema votato fino a sei milioni di italiani, a me sembra una pazzia. Comunque, dopo aver stabilito il numero degli elettori alle primarie, adesso vantano anche sondaggi che attribuiscono loro il 6,6 per cento dei voti. Quindi, non c'è nemmeno la preoccupazione di fare loro danno. Ora, La Destra deve decidere il da farsi. Analogamente dovrà pronunciarsi il movimento per An, che già ieri con Adriana Poli Bortone ha detto a nome di tutti noi di voler continuare a battersi per riunire un mondo diviso da troppi anni. Anche se non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. Per noi, ovviamente, i documenti che approviamo hanno un valore. E siamo reduci da una sessione del nostro Comitato centrale molto partecipata e che si è conclusa con un ordine del giorno approvato a larghissima maggioranza (un solo voto contrario). Quello che era il nostro auspicio non si è realizzato. Lo ricordo a tutti. Abbiamo tifato per una soluzione, e cioè che potesse "essere ritenuto prioritario" il simbolo di Alleanza nazionale nella sua interezza; affermando, in tal caso, che La Destra sarebbe stata disposta "a confluire nella nuova casa che sarebbe sicuramente percepita come un qualcosa di tutti e non solo di una parte, al fine di contribuire a costruire un partito che raccolga l eredità della Destra italiana e che sia competitivo alla luce della nuova legislazione in materia elettorale". La risposta è stata quella che abbiamo visto, aenne formato mignon. A questo punto tocca proprio alla Direzione nazionale del partito - che convocherò per le 10 di venerdì 7 marzo a Roma - il compito di analizzare la situazione politica, a seguito delle scelte compiute dal partito di Giorgia Meloni - auguri sinceri per il suo incarico - e per valutare il da farsi. Incluse le azioni - ha detto il Comitato centrale - "che dovessero rendersi necessarie per far continuare a vivere la tradizione della destra italiana, inclusa l'ipotesi di partecipare in altre forme alla ristrutturazione del centrodestra italiano". Ovviamente, darò una mano a chi si sobbarcherà l'impresa. DISSIDENTI ESPULSI ON LINE: È SPACCATURA DIETRO FRONT DEL GOVERNO, MARINO RISCHIA GROSSO LA CASSAZIONE RIGETTA IL RICORSO DELL ACCUSA Via Poma, assolto Busco 5 STELLE CADENTI Colosimo a pagina 2 SALVA-ROMA: SÌ, NO, FORSE Vignola a pagina 8 di Bruno Rossi Igiudici della corte di Cassazione hanno rigettato il ricorso contro la sentenza di assoluzione in secondo grado dell'unico imputato nel processo sul delitto di Simonetta Cesaroni, Raniero Busco, all'epoca dei fatti fidanzato della giovane uccisa con 29 coltellate il 7 agosto 1990 negli uffici regionali dell'associazione Italiana Alberghi della Gioventù in via Poma. Il processo a carico di Raniero Busco era iniziato vent'anni dopo il delitto, il 3 febbraio del 2010, davanti ai giudici della terza Corte d'assise di Roma. Il Procuratore generale della Cassazione aveva chiesto l annullamento con rinvio del verdetto di assoluzione emesso dalla Corte d Assise di Appello di Roma il 27 aprile Ad avviso del pg Francesco Salzano non sarebbero stati condivisibili gli esiti della maxiperizia del professor Corrado Cipolla D Abruzzo che aveva escluso la presenza di un morso attribuibile a Busco sul seno della vittima. Parere contestato da Franco Coppi, il legale di Busco. Quel morso non è attribuibile a Busco. La sentenza di secondo grado è esemplare, in equilibrio tra sapere scientifico e giuridico. Rimette in discussione il motto per il quale il giudice è peritus peritorum. Per Busco è la fine di un incubo, ma la morte di Simonetta resta senza un colpevole. E senza un perché.

2 2 Attualità NESSUN SUSSULTO, LA VOTAZIONE IN RETE SPINGE FUORI DAL MOVIMENTO I DISSIDENTI Esecuzione on line: quattro morti Reazione interna ai gruppi parlamentari, si va verso la spaccatura sia al Senato che alla Camera. E Grillo è contento così: Meno siamo, più forti saremo di Federico Colosimo Rivolta a 5 stelle. Tutti contro Grillo. La sentenza della tanto amata Rete è arrivata. I dissidenti Luis Orellana, Lorenzo Battista, Fabrizio Bocchino e Francesco Campanella sono fuori dal movimento. Il verdetto è arrivato a tarda sera, ma l epilogo era segnato da giorni. Così hanno voluto il Guru e il suo alter ego, Gianroberto Casaleggio. L eminenza grigia che da dietro le quinte fa il burattinaio e muove i fili del partito. Ma adesso c è aria di rivoluzione. La senatrice Alessandra Bencini ha presentato le sue dimissioni: Basta ha sbottato davanti ai giornalisti con gli occhi gonfi di lacrime - me ne vado a casa. Insieme a lei hanno sbattuto la porta anche Maurizio Romani, Laura Bignami, Maria Mussini e Alessio Tacconi. Ma l emorragia continua. Secondo Roberto Cotti sarebbero circa 30 i parlamentari pronti ad andarsene. Nella sala della terza commissione del Senato pianti, urla, insulti e parolacce. In undici sono usciti dall Aula. Oltre ai defenestrati e ai dimissionari, hanno lasciato la riunione anche Bartolomeo Pepe, Giuseppe Vacciano e Cristian Iannuzzi, che hanno accusato i loro colleghi ortodossi di essere peggio dei fascisti. Anche Monica Casaletto e Cristina De Pietro sono pronte ad andarsene. I ribelli si contano e verificano la possibilità di formare un nuovo gruppo a Montecitorio (difficile perché servono almeno 20 deputati), in parallelo con Palazzo Madama (dove ne servono invece 10). Campanella lavora a un nuovo movimento (il nome è Attivisti liberi ) e ha già un logo. I quattro defenestrati hanno affidato a un video la loro reazione. Ci hai fatto fuori, sputtanandoci, con un capo di imputazione molto debole. Siamo stati espulsi e puniti per aver commesso il reato di cazzata. Ma perderai. Un anno fa lo tsunami del Movimento si abbatteva sulle elezioni. Dodici mesi fa ragazzi sorridenti e mamme con passeggini portavano avanti una ventata d aria fresca in Transatlantico. Nello stesso luogo, un protagonista di quella stessa rivoluzione che preferisce non comparire abbassa gli occhi e ammette: Abbiamo fallito. Ci abbiamo messo davvero poco per trasformarci in una cosa completamente diversa. Peccato, ci avevo creduto. Ma la verità è che siamo peggio di tutti gli altri. Grillo continua a fare lo sbruffone ed esulta: Meglio pochi ma buoni. Saremo di meno ma più uniti. E le votazioni sono state una vera e propria farsa. Il voto che gli attivisti hanno trovato aprendo il portale era unico. Tutti si sono macchiati dello stesso reato, quello di criticare il leader. Per cui tutti dovevano essere cacciati. Impossibile salvarne uno o due. Alla faccia della democrazia. Il movimento 5 stelle s è spaccato, il Premier Matteo Renzi gongola e prova a pescare consensi. Ma deve fare i conti con Pippo Civati e con quel nuovo centrosinistra che il brianzolo vuole costruire insieme a Nichi Vendola. IL LEADER DI NCD È IL PRIMO ESPONENTE DEL NUOVO GOVERNO A VOLARE IN GERMANIA: L ESECUTIVO DURERÀ A LUNGO Alfano ai piedi della Merkel, ora tocca a Renzi Il premier, bruciato sul tempo, corre ai ripari: Andrò dalla Cancelliera con il Jobs Act pronto - Brunetta provoca Angelino: Spero abbia difeso l Italia, ho provato a insegnargli qualcosa di economia ma è avvenuto. Angelino Alfano ha fatto visita ad Angela Merkel e rubato la scena a Matteo Renzi, che sarà L incontro a Berlino per il vertice italo-tedesco solo il 17 marzo prossimo. Il leader del Nuovo Centrodestra (primo esponente del nuovo governo a volare in Germania) prova a far le scarpe al premier e continua a pugnalare a distanza Silvio Berlusconi. Il ministro dell Interno si è stancato di recitare la parte dell eterno secondo. In Italia fa il soldato da sempre e all estero alza la cresta. Annuisce ai consigli della cancelliera tedesca, svela i programmi del nuovo esecutivo e approfitta del momento di clausura forzata del Cav che non può valicare i confini nazionali perché privo di passaporto dopo la condanna per frode fiscale. Non guarda in faccia nessuno, Angelino, e ambisce a rappresentare il perno dei Popolari in Italia. Studia una lista comune, unitaria con l Udc di Casini e si schiera al fianco della Germania rinnegando anni e anni di carriera politica. Si mostra a favore dell euro, stringe alleanze con il nemico e dispensa ottimismo: Questo esecutivo durerà a lungo. Renzi, spiazzato, da Palazzo Chigi prova a far sentire la sua voce: Tra 2 settimane sarò in Germania la replica con il Jobs Act pronto. Come per dire: Sto arrivando, sono pronto a fare tutto quello che vuoi. Ma la stampa tedesca già lo deride: Assomiglia a Mr Bean per mimica, gesti e aspetto. Intanto Renato Brunetta accende gli animi e attacca: Non credo che Alfano possa rubarci la scena al Ppe. Non conosce il tedesco e neanche l inglese. Penso. Non so neanche se sa qualcosa di economia, quando eravamo vicini un po gliel ho insegnata. Per tutti questi motivi non so cosa possa aver detto alla Merkel, spero solo che abbia difeso la dignità, l autonomia dell Italia dall Europa tedesca. Se al contrario ha utilizzato l incontro con la cancelliera tedesca per propri bilanci politici interni sarà ben poca cosa. Immediata, la replica del senatore di Ncd Antonio Stefano Caridi: E comprensibile il nervosismo dell onorevole Brunetta che vorrebbe, come buona parte di FI, correre tra le braccia del governo Renzi, ma le sue parole riferite all incontro tra Angela Merkel e Angelino Alfano sono una caduta di stile. Il mio consiglio è di essere più umile e rispettoso di chi ha scelto un cammino politico diverso per senso di responsabilità verso gli italiani e per evitare la deriva del governo verso sinistra. Quindi basta con queste polemiche sterili. F.Co. DECIMO RITOCCO IN QUATTRO ANNI Salgono i carburanti, un altro regalo di Letta Altri rincari sulla testa degli italiani. Dal primo marzo, grazie al tanto decantato Decreto del fare, votato e sostenuto dal Pd, Pdl (Forza Italia e Nuovo Centrodestra), Scelta Civica e Centro Democratico, le accise sui carburanti aumenteranno ancora, per la decima volta in appena quattro anni. E così, dopo il crollo delle vendite al dettaglio, l incremento medio annuo per una macchina a benzina peserà nelle tasche degli automobilisti ben 13 euro in più, mentre per una a gasolio sarà di ben 17 euro. E quanto denuncia la Cgia di Mestre. L aumento in questione, pari a 2,40 euro ogni litri consumati, garantirà all Erario, secondo le stime, 75 milioni di euro di gettito. Soldi freschi che dovrebbero finanziare alcuni interventi per il rilancio dell economia: dalla conferma del credito di imposta per il settore cinematografico al rilancio della nautica e della produttività del sistema portuale. Oltre agli automobilisti, però, i rincari interesseranno soprattutto quelle categorie che professionalmente utilizzano un mezzo di trasporto. Non solo: questi aumenti peseranno in particolare sul paniere degli italiani. Ricordo che l 80 per cento circa delle merci italiane viaggia su gomma. E vero che grazie al rimborso delle accise gli autotrasportatori, ad esempio, possono recuperare gli aumenti fiscali che subiscono alla pompa spiega il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi - tuttavia bisognerà vigilare affinché i prezzi dei prodotti che giungeranno sugli scaffali di negozi e supermercati non subiscano degli aumenti ingiustificati. Via Giovanni Paisiello n Roma Tel Fax redazione@ilgiornaleditalia.org Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Direttore Generale Niccolò Accame Capo Redattore Igor Traboni Progetto grafico Raffaele Di Cintio Società editrice Amici del Giornale d Italia Sito web Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel mail: daniele.belli@hotmail.it Autorizzazione del Tribunale di Roma n 286 del

3 3 Attualità I N I N D I A L A S I T U A Z I O N E È C O N T R O V E R S A. I M E D I A L O C A L I A C C U S A N O I L G O V E R N O D I N U O VA D E L H I Marò, adesso è il momento del caos totale La Corte suprema si pronuncerà tra un mese sul rapporto ancora da presentare della Nia di Giuseppe Sarra Nessuna quiete dopo la tempesta. Come volevasi dimostrare, la mancata applicazione della legge antipirateria, oltre a riversare nelle strade i pescatori del Kerala, ha ritardato nuovamente l inizio del processo per Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, trattenuti in Asia da più di due anni. Sul governo di Nuova Delhi, intanto, sta piovendo una valanga di accuse. I media locali, infatti, definiscono l esecutivo indiano debole, capace di piegarsi ai voleri e alle pressioni dei grandi paesi occidentali. Le indecisioni sulla gestione del caso dei marò hanno compromesso la posizione dell India a livello internazionale, danneggiato le relazioni con un Paese amico e bloccato il corso della giustizia nazionale permettendo all Italia di ottenere risultati nella vicenda. E quanto si legge sul The Pioneer di Delhi. La testata indiana non ha dubbi: Gli italiani hanno sfruttato in modo consistente tutti i canali legali e diplomatici disponibili per ottenere il miglior trattamento possibile per i loro fucilieri di Marina. Il quotidiano, tuttavia, dà un altra chiave di lettura sull ennesimo rinvio del processo. Mentre ufficialmente la polizia sta rielaborando i capi d accusa nei confronti di Latorre e Girone, il giornale indiano ritiene che non essendoci più la Sua Act la difesa ha sostenuto che l Agenzia nazionale di indagini (Nia) non ha una copertura legale per presentare i capi d accusa. La procura ha invece risposto che la Nia potrà agire dietro una precisa direttiva della Corte suprema. Quest ultima deciderà su questo il prossimo mese prossimo. Insomma, i tempi si allungano. Un altra volta. La situazione, quindi, è tutt altro che serena. I media indiani, oltre alle accuse mosse contro i rappresentanti del governo, puntano il dito anche nei confronti degli italiani, i cui sforzi hanno portato frutti. Un primo risultato è stato quando hanno ottenuto da New Delhi, con la minaccia di non far rientrare i due da una licenza in Italia, l assicurazione che non sarebbe stata richiesta la pena di morte. La richiesta successiva, scrive ancora The Pioneer, è stata che i due marò non dovevano essere accusati mediante una legge anti-terrorismo (Sua Act) perché sarebbe equivalso ad accusare di terrorismo lo stesso Stato italiano. Sul possibile rimpatrio, The Pioneer affonda il colpo: L argomento che i marò dovrebbero essere autorizzati a tornare in Italia visto che il governo deve ancora presentare i capi di accusa nei loro confronti due anni dopo il presunto reato da loro commesso sta, sfortunatamente, acquistando forza. RITORSIONE DELL EUROPA I ragazzi svizzeri fuori dall Erasmus Gli studenti residenti in Svizzera saranno esclusi dai programmi Erasmus, a partire dal prossimo anno accademico 2014/2015. Lo ha detto, confermando le voci che già si rincorrevano da alcuni giorni, un portavoce della Commissione dell Unione Europea. In pratica si tratta di una nuova ritorsione dell Europa contro gli elvetici: dopo il referendum sulla libera circolazione con cui la Svizzera ha deciso di bloccarla, sono saltati una serie di accordi stretti con l'ue tra cui per l appunto anche quelli su ricerca ed istruzione. E questo ha bloccato la partecipazione di Berna ai nuovi programmi in materia, Horizon 2020 ed Erasmus. A questo punto, ha detto il portavoce, è "totalmente chiaro che gli studenti svizzeri non potranno beneficiare del programma Erasmus al prossimo rientro accademico". Nessun problema, invece, per gli universitari in mobilità per l'anno in corso, che rischiano di essere gli ultimi TUTTI VOGLIONO INDESIT I marchi Haier e Whirlpool in pole position IL MADE IN ITALY CHE FA GOLA AGLI STRANIERI Alfa Romeo pronta a sbarcare negli Usa Il modello 4C ha convinto gli acquirenti d Oltreoceano Anche il polo Indesit, fiore all occhiello dell industria marchigiana, sembra essere nel mirino di imprenditori stranieri. In queste ore le voci di mercato danno in pole position il gigante cinese Haier, che di recente ha siglato con la Regione Marche un memorandum d'intesa con l obiettivo di "favorire lo sviluppo di progettazioni e produzioni ad alta tecnologia da parte delle aziende del settore per sostenere i livelli occupazionali e produttivi nel comparto degli apparecchi domestici e professionali ora in forte difficoltà". Tra i pretendenti ci sarebbero anche gli americani di Whirlpool, i turchi di Arcelik, i tedeschi di Siemens e i coreani di Samsung. Ma, stando alle ultime indiscrezioni, la gara dovrebbe vedere protagonisti solo lo scontro a due sinoamericano: una vera e propria asta per una quota di controllo del gruppo marchigiano. Se Whirlpool garantirebbe una maggiore conoscenza del mercato italiano (ha appena potenziato lo stabilimento nel Varesotto), dal canto suo Haier (che in Italia ha una quota di mercato residuale) potrebbe garantire un mercato di sbocco potenzialmente illimitato come quello cinese. "Data la lunga lista di potenziali candidati - dice un broker di Banca Imi, che conferma la raccomandazione buy - pensiamo che la competizione potrebbe essere intensa, gonfiando quindi potenzialmente la valutazione finale e per questa ragione vediamo il nostro prezzo obiettivo di 12,5 euro per azione come un prezzo di partenza piuttosto che come uno di arrivo". Stando ad alcune note di stampa diffuse nei giorni scorsi, la banca d affari Goldman Sachs, advisor di Fineldo (la holding di controllo di Indesit della famiglia Merloni) sarebbe al lavoro per individuare una "short list" di possibili partner dell azienda che sarà presentata al Cda del prossimo 21 marzo. La famiglia Merloni conserverà comunque una quota, probabilmente, di minoranza. Intanto continua su Piazza Affari il rally del marchio Indesit: nella media dell'ultimo mese le azioni Indesit hanno guadagnato poco meno di 14 punti percentuali, mentre il dato semestrale segna un rialzo del 74,68%. Alfa Romeo 4C, il nuovo coupé torinese a motore centrale, è pronto a sbarcare in America e lo farà direttamente attraverso la rete di concessionarie Maserati. Ad annunciarlo l amministratore delegato del gruppo Fiat Chrysler, Sergio Marchionne: l Alfa Romeo 4C sarà disponibile presso le concessionarie degli Stati Uniti a partire dalla fine del mese di giugno. Una notizia sensazionale per gli appassionati, ma assolutamente veritiera. Marchionne ha dichiarato che il tanto atteso ritorno negli Stati Uniti sarà definitivamente effettivo per l inizio d estate 2014 con l introduzione sul mercato yankee della sportivetta italiana, simbolo di rinascita del marchio con il Biscione. Tuttavia il coupé quattro cilindri non verrà venduto in via diretta da Alfa Romeo: la 4C sarà disponibile solo ed esclusivamente in showroom Maserati dedicati così come nelle concessionarie Fiat che fruttano di più in America. Per il momento la 4C sarà la sola ed unica Alfa Romeo ad essere venduta sul suolo americano e i dirigenti del marchio italiano prevedono di vendere poco meno di 500 unità per quest anno. Secondo le aspettative la cifra dovrà crescere fino a raggiungere le unità nel 2015, quando il modello verrà reso disponibile in altre concessionarie Fiat a stelle e strisce. A questa gamma che conta per il momento solo la 4C verranno aggiunti altri modelli e i piani di Alfa Romeo sono quelli di vendere approssimativamente veicoli per il Per chi non fosse del mestiere un piccolo ripasso: la nuova Alfa Romeo 4C è la grande novità italiana coupé mossa da un quattro cilindri 1.750cc turbo in grado di erogare 240 cv e 350 Nm di coppia massima. Con la trasmissione doppia frizione, l italiana da 895 kg riesce ad accelerare da 0 a 100 km/h in 4.5 secondi con una top speed di 260 km/h. La 4c è costruita a Modena nello stabilimento della Maserati con un tetto produttivo di 3500 macchine l anno: un terzo di queste- stando alle previsioni della Casa- andranno in Nord America. Al momento in Europa i mercati principali sono Inghilterra, Germania e Francia.

4 4 Attualità UN LIBRO DEL GIORNALISTA IRLANDESE HARRY BROWNE FA LE PULCI A BONO VOX I radical-chic se la prendono con gli U2 La rock star irlandese accusata di essere leccaculo di ricchi e potenti di Cristina Di Giorgi La sinistra militante contro il leader degli U2. E' esattamente quel che è accaduto con la recente pubblicazione di un volume del giornalista irlandese Harry Brownie, improntato ad un'aspra e radicale critica dei comportamenti, delle frequentazioni e delle esternazioni del noto cantante. The frontman (questo il titolo del libro, pubblicato in Italia dalle edizioni No global Alegre e in Inghilterra dalla Verso, entrambe note per la loro spiccata impostazione ideologica) è infatti pieno zeppo di considerazioni su Bono Vox che, nel migliore dei casi, lo fanno apparire come un leccaculo di ricchi e potenti. Uno che stando a quanto afferma Brownie è sempre presente quando ci sono di mezzo ricchezza e potere e che, al di là delle belle parole che pronuncia ai meeting internazionali, lancia anche progetti, illustra piani d'azione e promuove cause. E non solo: da quasi tre decenni scrive l'autore con un'antipatia che sfiora l'odio ha quasi sempre fatto da megafono ai discorsi dell'elite, difeso soluzioni inefficaci, parlato dei poveri in modo paternalistico e leccato i culi dei ricchi e dei potenti. E ancora: Bono è ricco: indossa abiti firmati, vola su jet privati, guida cinque diverse automobili di lusso, adora i cibi e i vini più raffinati. Bono è famoso: è il leader del gruppo musicale più stabilmente popolare degli ultimi trent anni, ha milioni di fan, è l interprete di alcune delle canzoni più conosciute della nostra epoca. Bono è potente: la sua opinione è ricercata, ascoltata e apprezzata ai più alti livelli governativi nazionali e internazionali. E giù con altre moralistiche critiche sulle sue amicizie e sui suoi legami con banchieri, industriali e leader politici. L'aspetto su cui però si concentrano gli strali avvelenati dell'ambiente della sinistra militante in cui il libro è stato concepito e realizzato, sono le attività benefiche e umanitarie della star. Che l'autore definisce campione del filantro-capitalismo. Uno che ha creato un'africa che funziona come fantasia di redenzione per le élite occidentali, ovvero come sfondo di fronte al quale i buoni del nostro mondo star come Bono in primis possono mettersi retoricamente in mostra per dar sfogo e lustro al loro smisurato ego. Insomma, non c'è in loro una reale vocazione filantropica basata su un serio impegno a fare qualcosa di concreto, ma solo un'egoistica voglia di apparire, in un carnevale umanitario che è la moda delle celebrità. Perfidia allo stato puro quindi. Di fronte alla quale, se non fosse così acidamente corrosiva, verrebbe quasi da rispondere con un sorrisetto ironico. Già, perché più che una critica ad un umanitarismo di facciata, quella della sinistra nei confronti di Bono Vox sembra più invidia per le sue ricchezze e per la sua fama. Anche perché se è vero che il personaggio in questione, come molti altri componenti dello star system, si presta a qualche critica sull'opportunità di alcuni suoi comportamenti (come la pubblicità per la Louis Vuitton ambientata nella savana africana), è però anche vero che non bisognerebbe mai fare le pulci a chi fa beneficenza, qualunque sia la sua motivazione. Viene a questo punto malignamente da pensare che libri come The frontman siano scritti dai fautori di un'ideologia piuttosto meschina non tanto per far luce sulle ingiustizie, quanto piuttosto per sfruttare la pubblicità che deriva dall'attaccare un pezzo da novanta come Bono Vox. DOMANI SERA UNA FIACCOLATA Concerto per Mikis, Roma non dimentica di Emma Moriconi La gioventù d Europa stasera canterà chi è morto in primavera per la sua libertà : recita queste parole il manifesto dedicato quest anno alla ricorrenza della morte del giovane Mikis Mantakas, lo studente greco ucciso davanti la porta della sezione di Prati, in Via Ottaviano, il 28 febbraio del Una ricorrenza che Il Giornale d Italia non mancherà di celebrare con un ricordo, come di consueto accade per gli anniversari delle vicende che fanno parte della nostra memoria. L appuntamento della comunità per ricordare Mikis Mantakas è per venerdì 28 febbraio alle ore 18 in Piazza della Libertà, da dove partirà un corteo silenzioso con una fiaccolata che giungerà fino a Piazza Risorgimento. Un solo corteo, un solo Presente, un solo fiume fatto da mille rivoli scrive la sezione di Via Ottaviano a Prati. Per ricordare tutti insieme, nessuna fazione. Un appuntamento per un mondo intero, un giorno per tutti, senza sigle, simboli, appartenenze. Senza politica. È un monito che giunge in maniera esemplare, a ricordare un lutto che è di tutti coloro che si sentono parte di quel dolore e di quel ricordo. Solo una giornata per dire: noi non dimentichiamo e siamo ancora qui. Un dolore, dicevamo, che però vuole essere anche gioia per il ricordo di un ragazzo che ha fatto parte di una comunità che ancora è qui per ricordarlo. Una gioia che sarà onorata con un Concerto per Mikis, con ballate irlandesi e musica alternativa. Via Angelo Emo 61, zona Prati, Metro Cipro, per non dimenticare. L U X U R I A E Q U E L L I N T E M E R ATA I N T E R R A R U S S A : O G N I P O P O L O H A I L V L A D I M I R C H E S I M E R I TA Sochi, provocazioni su tacco tredici di Alessio Aschelter La pasionaria degli omosessuali italiani ha raccontato, dal salotto di Verissimo, l esperienza vissuta a margine delle olimpiadi di Sochi. Vladimir Luxuria ha confessato a Silvia Toffanin di essersi recata in Russia per sfidare Putin. Che la smodata esibizione dell orientamento sessuale fosse risultata essenziale per la sua affermazione mediatica e politica è un dato acquisito, che a tale elemento si accompagnasse la mitomania per rilanciare una visibilità appannata rappresenta una novità. Lo zar dunque, anziché prevedere adeguate contromisure per scongiurare la follia terroristica che ha insanguinato la fase preolimpica o guardare con preoccupazione alle vicende di Kiev, secondo l attempata ragazzona pugliese, avrebbe dovuto temere le sue provocazioni su tacco tredici. La pulsione civica transnazionale è nata in seguito alla visione di alcuni filmati diffusi in rete che ritrarrebbero pestaggi di giovani gay picchiati da gruppi di adescatori. Fenomeni di deprecabile bullismo in salsa russa che per l ex deputato di Rifondazione testimonierebbero un insopportabile clima omofobico favorito da una normativa discriminatoria verso le minoranze sessuali. Da qui il moto di disgusto contro la madrepatria di un tempo, ieri mèta di pellegrinaggi laici alla scoperta del paradiso terrestre, oggi l inferno dei diritti civili. Gioverà ricordare che la nazione simbolo del più retrivo oscurantismo il dicembre scorso ha approvato, in seno alla Duma, l amnistia. Provvedimento che ha restituito la libertà, tra gli altri, agli attivisti di Greenpeace e alle Pussyriot. Proprio mentre Luxuria elucubra soluzioni per solidarizzare, sia pur per qualche giorno, con i fratelli gay e le sorelle lesbiche della Russia, ecco che, puntuali, Le Iene le propongono di documentare l ambiente ostile nel quale vive la comunità omosessuale locale. Certi che la missione di Vladimir, come ogni forma di volontariato che si rispetti, sia stata compiuta a titolo gratuito, ha avuto una sovraesposizione adeguata alle aspettative. Giunta sulle rive del mar Nero è andata a spasso per Sochi indossando, tanto per non passare inosservata, gli abiti sgargianti con cui animava le serate di Muccassassina e al grido di essere gay è ok, strepitato in russo, ha sfidato la legge di Putin. Disposizioni che, secondo il transgender, impedirebbero di parlare di omosessualità se chi ascolta è un minore. Non c è che dire, tutte le stranezze raccolte in un solo popolo. Quasi che altrove fosse altamente pedagogico informare gli infanti sui problemi che affliggono l eterogeneo mondo Lgbt. Scegliere la famiglia naturale quale modello di riferimento, senza perseguire chi non condivide tale impostazione, è legittimo. L Occidente deve farsene una ragione. Ma torniamo alle sventure della quarantottenne foggiana. Dopo cinque minuti che andavo in giro con la rainbow (bandiera arcobaleno ndr), già confida Vladimir - mi avevano adocchiata e già era partito un servizio di spionaggio perché loro sono bravissimi in questo. Ecco l esclusiva da far impennare gli ascolti: l intelligence dell ex Kgb sulle tracce di Luxuria imbalsamata nei colori dell iride. Se l episodio non prendesse una piega più seria, sembrerebbe di assistere ad una sit-com. Il primo fermo si consuma alle dieci del mattino quando alcuni poliziotti, dopo aver ingaggiato un tiro alla fune per sottrarle il drappo ideato da Gilbert Baker, la portano in caserma. Mi hanno tenuta in una stanza con le luci a neon. Precisato che non vi è nulla di cui esultare per una pur fugace sottrazione della libertà avvenuta per quelli che alle nostre latitudini sono considerati futili motivi, anche il più disattento dei telespettatori si sarà chiesto dove fosse lo scandalo nel trattenere una persona in una stanza illuminata. La testimonianza, dopo lo spot, riprende con una Vladimir dal volto più grave. Piantonata da un poliziotto, riesce ad inviare un sms ad una sua amica che, a sua volta, allerta il ministero degli Esteri. Dopo tre ore un agente le annuncia il rilascio, facendole sapere che è stata fermata perché ha dato vita ad una manifestazione politica. La prossima volta la avvisa saremo meno tolleranti. Ma Luxuria, tipa tosta, si fa scivolare le raccomandazioni. E così, più arcobalenata che mai, il giorno dopo si reca al villaggio olimpico. Varcato il tornello, vieni di nuovo prelevata, stavolta anche con gli inviati de Le Iene. Franata in terra per via dei tacchi che le hanno fatto perdere l equilibrio, l hanno caricata in auto e lasciata in aperta campagna dove è stata recuperata da diplomatici italiani. Andato a farsi benedire l iniziale coraggio, desidera il rimpatrio. L indomani all aeroporto torna la paura durante il controllo del passaporto. Quando glielo restituiscono tira un sospiro di sollievo. Luxuria lascia la Russia e torna in Italia. Ogni popolo ha il Vladimir che si merita.

5 5 Esteri KIEV ANCORA NEL CAOS: I LEADER DELLA PROTESTA RESPINGO IL DIALOGO. LA RUSSIA AVANZA VENEZUELA CONTRO IL GOVERNO MADURO Giù le mani dall Ucraina Caracas brucia di Francesca Ceccarelli Giù le mani dall Ucraina. Non tollereremo tentativi separatisti e pressioni : questo il messaggio lanciato da Arsenij Jatseniuk, uno dei leader della protesta, indicato come possibile prossimo primo ministro a Kiev. Ancora tesa la situazione nelle regioni orientali, prevalentemente russofone: sembra di essere tornati al gennaio 2006, quando forti erano gli scontri tra Russia e Ucraina. A mettere il carico da novanta anche gli europei e gli Stati Uniti, ossia la detestata Alleanza atlantica che cercano di dirimere la questione. A Sebastiopoli l allerta è massima: le misure di sicurezza a protezione dei siti sono state ulteriormente rafforzate. Per il timore di provocazioni sono state posizionate due autoblindo davanti al Quartier generale della Marina e uno ad un edificio amministrativo. Invito i Paesi del memorandum di Budapest ha detto Jatseniuk e in particolare la Russia, a ricordarsi delle garanzie di sicurezza territoriale garantita allo Stato ucraino. Era il dicembre 1994 quando Kiev e Mosca, alla presenza di Washington, firmarono il documento per l indipendenza, la sovranità e l intangibilità delle frontiere della repubblica ex sovietica in cambio della consegna dell arsenale atomico allora detenuto. Sembra lasciare la linea dura la Russia: il ministro degli Esteri, Serghej Lavrov, ha semplicemente invitato Europa e Stati Uniti a stare fuori dall Ucraina, senza cercare vantaggi unilaterali. Nodo cruciale della questione rimane sempre il finanziamento rapido della repubblica ex sovietica: servono 3-4 miliardi di dollari subito e 35 in due anni. Perse ancora nel nulla le tracce dell ex leader ucraino, Yanukovich: nel frattempo a Kiev i deputati hanno votato una risoluzione per farlo processare dal Tribunale penale internazionale a L Aia. Una decisione comunque non così automatica poiché Kiev non ha mai firmato la convenzione de Tribunale. Nel frattempo l ex campione di boxe Vitaly Klitschko ha annunciato la sua candidatura alla presidenza dell Ucraina: Mi candiderò alle presidenziali. Sono convinto che si debbano cambiare completamente i principi e le regole del gioco in Ucraina, bisogna ripristinare la giustizia, ha dichiarato. Proseguono per il quattordicesimo giorno consecutivo in tutto il Venezuela le proteste contro il presidente Nicolas Maduro e il suo governo: nonostante le tensioni sembrano essersi ridotte, almeno temporaneamente, non si sono registrati nuovi episodi di violenza. Nel frattempo a Caracas i sostenitori dell'opposizione hanno raggiunto in marcia l'ambasciata cubana, dove hanno consegnato una nota intitolata 'Comunicato alla dittatura di Cuba', nella quale si intima di non interferire piu' nelle vicende interne del Paese alle autorita' dell'avana, tradizionalmente alleate del regime. Non tollereremo piu' intromissioni che consentano di continuare a controllare i nostri mezzi di comunicazione, stabilendo che cosa possiamo vedere e quando", si legge nel documento. "Non permetteremo che si decidano le nostre operazioni militari ne' che si indottrinino i nostri figli". Se per il procuratore generale Luisa Ortega ha affermato che il numero dei morti accertati nei recenti disordini rimane fermo a tredici, diversi media locali danno conto di altre due persone rimaste uccise, con un totale di vittime salito dunque ad almeno quindici. Sulla situazione accorato l appello del Papa: Seguo con particolare apprensione quanto sta accadendo in questi giorni in Venezuela. Così Bergoglio ha riferito sul Paese latinoamericano, che da tre settimane è scosso da un ondata di violenza antigovernativa. Mobilitati anche i vescovi venezuelani, che in un lungo comunicato chiedono di rispettare il diritto a manifestare il dissenso e condannano l eccesso di forza usato in diverse circostanze contro i manifestanti. Auspico vivamente che cessino quanto prima le violenze e le ostilità e che tutto il popolo venezuelano,- continua il Papa. a partire dai responsabili politici e istituzionali, si adoperi per favorire la riconciliazione, attraverso il perdono reciproco e un dialogo sincero, rispettoso della verità e della giustizia, capace di affrontare temi concreti per il bene comune. di Emma Moriconi SERVONO PIÙ INFERMIERI, PREFERIBILMENTE LAUREATI: È IL RISULTATO DI UN INDAGINE CONDOTTA NEGLI USA Decorso postoperatorio a rischio se il personale sanitario scarseggia Lo studio, condotto in 9 Paesi Ue, rileva un rischio maggiore del 7% per ogni paziente in più rispetto alla media Pochi infermieri in reparto significa surplus di lavoro per ciascuno di loro, il che si ripercuote negativamente in termini di assistenza ai pazienti: il decorso post operatorio e spesso la vita sono infatti maggiormente a rischio se nei reparti il personale sanitario scarseggia. È il risultato di un indagine europea condotta su 420mila pazienti in 300 ospedali di nove Paesi dell Unione Europea. L indagine, condotta da University of Pennsylvania of Nursing, negli Stati Uniti, è stata pubblicata su Lancet ed ha determinato che le probabilità che i malati non sopravvivano entro 30 giorni dal ricovero è maggiore del 7% per ogni paziente in più rispetto alla quantità media di lavoro di ciascun reparto. Al contrario, se il personale laureato aumenta del 10%, la probabilità di decesso diminuisce di 7 punti percentuale. I nostri risultati ha detto Linda Aiken della University of Pennsylvania School of Nursing sottolineano un rischio per i pazienti che potrebbe emergere con i tagli al personale infermieristico, una delle conseguenti delle recenti misure di austerità in alcuni paesi Ue. E suggeriscono di dare maggior spazio negli ospedali a chi è in possesso di una laurea. Lo studio è stato condotto nei Paesi Belgio, Inghilterra, Finlandia, Irlanda, Paesi Bassi, Norvegia, Spagna, Svezia e Svizzera, sulla base delle risposte fornite da oltre infermieri ad un questionario, oltre che dall analisi delle cartelle cliniche di quasi pazienti oltre i 50 anni di età dimessi dopo un intervento di chirurgia generale. L indagine ha tenuto in considerazione anche il fatto che intervengono altri fattori quali l età, il sesso, il tipo di procedura chirurgica, la presenza di condizioni croniche, insomma l anamnesi del paziente stesso. La percentuale di pazienti deceduti in ospedale entro 30 giorni dal ricovero va di media dall 1 al 5%, con variazioni notevoli tra un ospedale e l altro nei vari Paesi. E se gli infermieri sono pochi ed hanno un basso livello di istruzione la percentuale di decessi è più alta. La ricerca riporta un esempio pratico: nelle strutture in cui gli infermieri sono per il 60% laureati e si occupano in media di 6 pazienti a testa, il rischio di decesso è inferiore di quasi il 30% rispetto a quegli ospedali in cui il personale laureato ammonta al 30% e nei quali la media dei pazienti è di 8 a testa. Lo studio fornisce le prove a favore di un rapporto infermierepaziente più appropriato dicono Alvisa Palese dell Università di Udine e Roger Watson dell Università di Hull (Gb), come riportato da Adn Kronos - e anche il supporto ai decisori affinché venga rafforzata l istruzione universitaria degli infermieri. Questi risultati concludono dovrebbero essere utilizzati per fare pressione sulle scelte della politica nelle decisioni che riguardano l assistenza sanitaria o il modo in cui vengono attuate quelle giuste nella pratica quotidiana negli ospedali. E poi esprimono il timore che le prove raccolte dallo studio non saranno valutate nella giusta ottica perché costituiscono un costo per il sistema.

6 6 Storia SCRIVE DI LUI VENEZIANI: BARESE DENTRO E FUORI, HA COSTRUITO LA CITTÀ D OGGI, SENZA TENERSI PER SÉ UNA LIRA Araldo di Crollalanza: podestà e gentiluomo/1 A lui, fascista e repubblicano, si devono molte opere pubbliche, dalla Fiera del Levante alle città di fondazione di Emma Moriconi Don Araldo, come lo chiamavano affettuosamente a Bari compagni, camerati e gente comune, era amato da tutti; tanto è vero che, a fascismo caduto, fu eletto ben sette volte consecutive al Senato nelle liste del Msi, ottenendo voti comunisti, socialisti e democristiani. Alla Camera votavano il loro partito per ragioni d ideologia o di clientela, al Senato votavano Crollalanza col cuore e la memoria. E lui, nonostante l origine valtellinese, era barese dentro e fuori, nell anima e nell inflessione. Perché don Araldo ha costruito la Bari d oggi, senza tenersi per sé una lira. È quanto scrive Marcello Veneziani di Araldo di Crollalanza su Il Giornale nel gennaio E ne fa un ritratto avvincente ed eccezionalmente realistico, ripercorrendo la vita del podestà e ministro, mettendone in evidenza le opere più grandi e le straordinarie doti umane oltre che politiche. Montanelli ne parla come di un personaggio schivo, che non fece mai mostra di sé, aggiungendo che Bari è in gran parte figlia sua (e tale ha continuato a sentirsi anche dopo il fascismo). Infatti è Araldo di Crollalanza a creare la famosa Fiera del Levante, l Università di Bari è opera sua, molte sono le cose che senza di lui non avrebbero mai visto la luce, al punto che ancora Montanelli riferisce: una volta Di Vittorio mi disse senza Crollalanza io non esisterei perché i miei genitori non avrebbero nemmeno avuto la forza di procrearmi. Opere come Podestà, e poi opere come Ministro dei Lavori Pubblici. A Don Araldo si deve la costruzione della Firenze-Bologna, il riassetto dell Agro Pontino, lo sviluppo della città di Littoria, la nascita di città di fondazione come Aprilia e Pomezia, l aver reso il Tavoliere delle Puglie una terra fertile e rigogliosa, la realizzazione di nuove sedi per i ministeri, strade, ponti (tra cui quello che unisce Mestre a Venezia, sulla Laguna), ferrovie e stazioni, la fondazione dell Inpgi, l istituto previdenziale per la categoria dei giornalisti. Quando arriva il 25 luglio del 43, Araldo di Crollalanza non ha parte al Gran Consiglio, dunque non può esprimersi. Ma anni dopo dirà: sarei stato dalla parte del Duce, e poi avrei fatto il possibile per impedire la condanna a morte di chi era stato contro. E infatti, pur non assumendo alcun incarico, aderirà alla Repubblica Sociale. Ancora Montanelli scrive: dopo il 25 aprile dovettero assolverlo in istruttoria: non una voce si levò ad accusarlo di qualcosa, e ogni indagine sul suo patrimonio risultò vana: l uomo che aveva costruito città e redento province non aveva una casa, né un palmo di terra, né un conto in banca. Enrico Mattei, in un articolo de Il Tempo del 19 gennaio 1986 dedicato a questo straordinario personaggio del Ventennio all indomani della sua scomparsa, titola: Coerenza e rettitudine di un crociato della politica, tratteggiando la figura di don Araldo come sinonimo di onestà, di capacità, di lavoro e di organizzazione, di moderazione politica e disinteresse personale. Araldo di Crollalanza non è solo un grande amministratore e uomo dalle doti umane non comuni. Egli è anche giornalista, soldato (decorato per giunta), e sansepolcrista. Dopo la storica adunata milanese è segretario dei Fasci per le Puglie e la Lucania, poi Consigliere del Consiglio nazionale delle Corporazioni, poi appunto Podestà di Bari, candidato nell aprile del 24 nel listone Mussolini e dunque Ministro dei lavori pubblici. La sua appartenenza non è mai messa in discussione: nel 1919 fonda l Associazione nazionale combattenti di Bari, dirige il settimanale Adunata ed è membro del direttivo provinciale dell Associazione stessa. E ancora la partecipazione alla Marcia su Roma, la segreteria regionale del PNF, la segreteria provinciale di Terra di Bari, l iscrizione alla Milizia volontaria per la sicurezza nazionale nel 1926 dove arriva al grado di console generale. E ancora gli incarichi ricoperti in organi di gestione come l Ente di rinascita delle Tre Venezie, i consorzi di bonifica di Littoria e Pontinia, l Istituto nazionale Luce, la presidenza della Consulta coloniale presso il Ministero per l Africa italiana, la presidenza della Commissione Lavori pubblici della Camera dei Fasci e delle corporazioni. Nel corso della RSI declina l offerta di incarichi ministeriali e si dedica all attività di Commissario per la gestione straordinaria della Camera dei fasci e delle corporazioni e del disciolto Senato del Regno. ( continua ) emoriconi@ilgiornaleditalia.org

7 7 Da Roma e dal Lazio L ENNESIMO CICLONE GIUDIZIARIO SI ABBATTE SUL CORPO DI POLIZIA MUNICIPALE Corruzione: arrestato Angelo Giuliani Secondo l accusa ha intascato una mazzetta da trentamila euro per l appalto sulla pulizia stradale. Ombre anche sul concorso dei vigili urbani. Minacciava costantemente Alemanno di Valter Brogino Una polizia locale poco pulita. Perché proprio su un appalto di servizi stradali il suo capo di allora mise in campo una strategia che oggi è finita al centro dell inchiesta. E gli è costata anche l arresto. L'ex capo dei vigili urbani di Roma Angelo Giuliani è finito infatti ai domiciliari, con l'accusa di corruzione e di falso ideologico in atto pubblico. Per la Procura di Roma avrebbe fatto ottenere irregolarmente un appalto assegnato alla società "Sicurezza e Ambiente" (SeA) che si occupava della pulizia delle strade della città dopo ogni incidente. Un affare milionario, giacché i costi venivano interamente addebitati ai conducenti dei veicoli sinistrati, in proporzione alla percentuale di colpa. E una mazzetta da trentamila euro, quella girata secondo l accusa, a Giuliani attraverso il Gruppo Sportivo dei vigili urbani. Gli arresti sono stati eseguiti dai carabinieri del Nucleo investigativo, diretti dal colonnello Lorenzo Sabatino, e hanno riguardato anche altre tre persone, tutte ai domiciliari, e tutti vertici di Sicurezza e Ambiente. Sono il direttore generale Angelo Cacciotti, il legale Giovanni Scognamiglio, e il dirigente Iano Santoro. Non solo, però: Giuliani è anche accusato di falso ideologico per la sua candidatura a presidente della Commissione giudicante che vagliava la posizione di migliaia di aspiranti vigili urbani nel concorso pubblico del Secondo chi indaga, Giuliani, che aveva già lasciato l'incarico di comandante, non avrebbe potuto presiederla ma sarebbero stati falsificati dei documenti. Per lo stesso concorso è indagata anche Donatella Scafati, allora sua vice. Una tesi, quella dell accusa, che dipinge tinte fosche. L'ex capo dei vigili di Roma minacciava l'allora sindaco Alemanno, come si può leggere nell'ordinanza di custodia cautelare che ha posto Giuliani agli arresti domiciliari. Nell'atto si riferisce di gravi minacce che avrebbe rivolto all'allora sindaco di Roma, Gianni Alemanno, nei colloqui avuti appena prima la formalizzazione della sua sostituzione e il 'patto' che, in forza di tale sua condotta intimidatoria, lo stesso Giuliani avrebbe così ottenuto di stipulare con l'allora sindaco. Giuliani era approdato al Campidoglio il 31 gennaio 2008 al posto di Giovanni Catanzaro, con Walter Veltroni sindaco, ed era a rimasto in carica a lungo anche col successore di centrodestra, Gianni Alemanno. Poi però era rimasto coinvolto in una prima inchiesta sul rilascio di licenze commerciali in Centro e si era dimesso dal ruolo. Ma di mezzo c è persino la televisione di stato. Nell'inchiesta è indagato anche l'ex direttore generale della Rai, Alfredo Meocci. Per lui è stato ipotizzato il reato di corruzione in quanto come membro dell'autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture avrebbe dato lo scorso anno parere favorevole per assegnare alla società Sea l'appalto per il ripristino delle strade dopo gli incidenti. Per quanto riguarda l'assegnazione di questo appalto era stato dato parere negativo dalla stessa autorità per la vigilanza. IL 26 FEBBRAIO DEL 1944 IL REGGENTE DI LEONESSA, FRANCESCO PIETRAMICO, FU TRUCIDATO SENZA RAGIONE Un eccidio politico e una riabilitazione doverosa Un altra tragedia da studiare, per sfatare i falsi miti che la storia dei vincitori ha consegnato. Il 26 Febbraio 1944, la provincia di Rieti venne sconvolta dall uccisione del Commissario del Capo della Provincia in Leonessa Francesco Pietramico, reggente il locale Fascio Repubblicano. Uccisione avvenuta per opera di partigiani mai correttamente identificati. Quello di Pietramico fu il primo omicidio politico registrato nella provincia e rappresentò il salto di qualità della guerriglia nella sua lotta contro la Repubblica Sociale Italiana. Fino ad allora, infatti, il movimento partigiano non aveva destato particolari preoccupazioni, anche se dopo lo sbarco angloamericano a Nettunia (22 gennaio 1944), in tutta la provincia si era assistito al crescere delle azioni dei ribelli (soprattutto prelievi proletari ). Tuttavia, nulla faceva pensare al dramma. Così, quando a Rieti si sparse la notizia dell uccisione di Francesco Pietramico, molti rimasero basiti davanti a tale evento, primo fra tutti il Capo della Provincia Ermanno Di Marsciano che conosceva e stimava il fascista leonessano. Il Comitato Pro 70 Anniversario della RSI in Provincia di Rieti, in occasione del settantennale della morte di Francesco Pietramico, recandosi sui luoghi dei fatti, ha ufficialmente chiesto al Sindaco di Leonessa di poter erigere una croce in memoria del caduto in località Fuscello, ove il Commissario del Capo della Provincia venne catturato prima di essere sommariamente passato per le armi. «A 70 anni da questa uccisione ha dichiarato il dottor Pietro Cappellari, Responsabile culturale del Comitato Pro 70 Anniversario della RSI in Provincia di Rieti è doveroso ripensare a quanto avvenuto a Leonessa quel 26 Febbraio Per decenni la figura di Francesco Pietramico è stata diffamata per solo odio politico. I documenti in nostro possesso e una più corretta analisi degli eventi che portarono a quell uccisione dimostrano che il Commissario del Capo della Provincia in Leonessa non si era macchiato di nessun crimine, ma venne fucilato solo perché fascista o, meglio, perché aveva combattuto la borsa nera e i mercati clandestini che fiorivano sull altipiano. Alla luce di tutto ciò abbiamo chiesto la sua riabilitazione. Una riabilitazione necessaria a 70 anni da quel drammatico evento, in vista di una definitiva pacificazione nazionale, ove l odio politico non abbia più tribuna. Ancor oggi, infatti, di questa legittima azione di guerra nessuno conosce i particolari; chi fu a sparare; perché venne ucciso Francesco Pietramico e, soprattutto, chi furono i mandanti della spedizione punitiva. Chi partecipò all imboscata? Perché i vari racconti si contraddicono a vicenda? Che ruolo ebbe l enigmatico partigiano Volfango Costa? Sono domande a cui dobbiamo dare una risposta, non solo per ricostruire la realtà storica dell evento, ma anche per il profondo rispetto che abbiamo per i caduti per la Patria. Una cosa deve essere sottolineata, all epoca tutti condannarono l uccisione di Francesco Pietramico e lo stesso Don Concezio Chiaretti fu il primo ad accorrere sul luogo del triste evento, inginocchiandosi a pregare sulla salma senza vita del Commissario del Capo della Provincia. Quel 26 Febbraio 1944 iniziava così la lotta armata contro la RSI. Una lotta che porterà, inevitabilmente, alle stragi germaniche della Primavera 1944». Bruno Rossi

8 8 Da Roma OSTRUZIONISMO DURO DELL OPPOSIZIONE IN PARLAMENTO: IL GOVERNO FA DIETRO-FRONT E IL DECRETO SALTA Salva-Roma, percorso a ostacoli Il sindaco Marino infuriato vola a Palazzo Chigi: Non farò il commissario liquidatore. Domani il nuovo testo di Robert Vignola Salva-Roma? Come no: per la serie, #ignaziostaisereno, il decreto ieri è stato ritirato dal nuovo governo Renzi e per Marino si sono aperte le porte del commissariamento. La giornata di ieri è stata davvero drammatica per il Pd romano e per il suo sindaco. Con l annuncio, certo inatteso se non direttamente un fulmine a ciel sereno, dello stop al decreto. La decisione è arrivata nella Conferenza dei capigruppo della Camera, una volta che il governo ha preso atto della volontà di non ritirare gli emendamenti da parte del Movimento 5 stelle e della Lega, circostanza che avrebbe reso quindi impossibile convertire il decreto entro domani. A questo punto, come ha annunciato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, l'esecutivo emanerà un nuovo provvedimento, contenente le disposizioni necessarie per scongiurare il rischio default per la Capitale. Vatti a fidare, deve però aver pensato Ignazio Marino. E mentre il suo partito cercava di dirottare l attenzione dell opinione pubblica sull irresponsabilità di Movimento 5 Stelle e Lega Nord, passando per la solita Linda Lanzillotta, lui alzava il telefono. "Non ho intenzione di governare Roma anche nel 2014 con un bilancio in dodicesimi come è successo l anno scorso. La Capitale non si può amministrare così, il messaggio fatto pervenire via cornetta al sottosegretario Graziano Delrio. Di qui la convocazione di un incontro urgente, col ciclista che scende dal Campidoglio e sale a Palazzo Chigi, dettando alle agenzie di stampa dichiarazioni infarcite di inglesismi ma con le quali, fondamentalmente, sventolava al centrosinistra nazionale la prospettiva di crisi dietro l angolo. Non sto minacciando le dimissioni, ma voglio sapere qual è la mia job description. Non sono pronto per la job description di commissario liquidatore. Credo semplicemente che devo essere messo nelle condizioni di governare la città. Roma non si governa in dodicesimi: se c è bisogno di un sindaco che gestisce un bilancio della Capitale d Italia io sono felice di esserlo perché ho avuto l onore di essere eletto dai cittadini, ma se c è bisogno di un commissario liquidatore che licenzi il personale, venda Atac e Ama, dismetta Acea e metta in cassintegrazione tutto il personale - ha concluso il sindaco - io non sono disponibile a fare quel lavoro lì. Il che smentisce il Marino che non minaccia dimissioni Ma questi sono particolari irrilevanti. All uscita dell incontro gli animi erano soltanto leggermente più distesi. Dal governo hanno provato a tranquillizzarlo, assicurando che il nuovo Salva Roma sarà pronto entro la data di scadenza, approdando domani in Consiglio dei ministri: la bozza di testo è già pronta e sarà un disegno di legge. Il sindaco però, a scanso di equivoci, non ha cambiato disco. Ho illustrato la situazione, tutti sanno che ho ereditato un buco di 816 milioni di euro e che da diversi mesi sto cercando di riparare al danno che abbiamo trovato. In questo momento non ho davvero nessun interesse a mettere la faccia su un disastro che era evidentemente annunciato. Se si prende seriamente in considerazione il fatto che questa è la capitale d Italia e si capisce che c è bisogno di un intervento del Governo, io sono disponibile e sono onorato di fare la mia parte. Se invece l idea è che Roma debba chiudere, che le municipalizzate debbano fallire e i dipendenti del Comune debbano essere in gran parte licenziati, quello è un altro lavoro, e per farlo verrà nominato un commissario liquidatore. Proprio ieri intanto il Consiglio di Stato si era pronunciato, respingendolo, sul ricorso presentato da Gianni Alemanno, Sveva Belviso, Fabrizio Ghera, Marco Pomarici e Giovanni Quarzo contro l'approvazione del bilancio preventivo 2013 di Roma Capitale. Nelle motivazioni della sentenza si sostiene che nel ricorso non si contesta dichiaratamente il contenuto del bilancio e le scelte politico amministrative ad esso sottese, ma si pone alla base dello stesso l'ostruzionismo alle attività deliberative dell'organo collegiale di appartenenza. Per i giudici appare prevalente, nel bilanciamento dei contrapposti interessi, quello relativo al regolare funzionamento dell'ente, che merita di essere preservato. Già: vallo a dire a Renzi MAXIOPERAZIONE CONTRO IL MERCATO DEL FALSO A ROMA Contraffazione, il quartiere Pigneto passato al setaccio Contraffazione nel mirino e ieri lo si è visto: una retata vera e propria che ha attraversato il quartiere multi-culti del Pigneto, portando alla luce un giro di affari illegale di tutto rispetto. Così, a nemmeno 48 ore dalla firma del protocollo per il contrasto alla commercializzazione di prodotti contraffatti e pericolosi e per la tutela della concorrenza, sottoscritto lunedì in Prefettura di Roma tra le varie Istituzioni interessate al contrasto del fenomeno, oltre 120 uomini delle forze di polizia hanno fatto irruzione nel quartier che è considerato una storica roccaforte dei contraffattori operanti su Roma. Il contingente, composto da 80 finanzieri, affiancati dalle unità cinofile del gruppo Fiumicino, 20 carabinieri e 20 agenti di Polizia, ha eseguito con il supporto di un elicottero del Roan di Civitavecchia della Guardia di Finanza, numerosi decreti di perquisizione, emessi dalla Procura della Repubblica, in appartamenti e locali situati nel triangolo fra via l Aquila, via Casilina e la circonvallazione. In base alle indagini condotte dalle Fiamme Gialle del I gruppo Roma, gli immobili verrebbero adoperati dai venditori di merce contraffatta come depositi e centri di smistamento. L intervento al Pigneto - condiviso con la Prefettura di Roma - ha permesso di sottoporre a sequestro articoli contraffatti, tra capi ed accessori di abbigliamento a marchio Hogan, D&G, Gucci, Burberry, Prada, Cavalli, Omega e Rolex. Le persone denunciate sono otto senegalesi ed un italiano, trovato in possesso di 70 grammi di droga. I prodotti, tutti di ottima fattura, erano destinati agli ambulanti che, quotidianamente, assediano le strade del centro storico della Capitale mentre gli orologi, anch essi di pregevole artigianato, erano riservati ad una ristretta clientela fiduciaria dei venditori. Si è scoperto che i personaggi coinvolti nell organizzazione, grazie a una perfetta organizzazione funzionale, erano in grado, in pochi minuti, di trasformare le cantine e le stanze adibite allo stoccaggio delle merci in veri e propri ''bazar del falso''. A corredo dell attività, i militari hanno sequestrato computer e tablet, ancora imballati e di dubbia provenienza - e contanti, provento della vendita delle merci ''taroccate''. La documentazione sequestrata dalle Fiamme Gialle consente di stimare in diverse centinaia di migliaia di euro il giro d affari dei contraffattori. Le autorità ricordano che il fenomeno criminoso della produzione e commercializzazione di merci contraffatte, senza alcun riguardo per la salute dei consumatori, distrugge l economia e semina disoccupazione in nome del profitto. Le merci verranno, ora, avviate ai laboratori chimici delle università per la verifica della presenza di eventuali sostanze nocive per la salute. Gli elementi investigativi acquisiti verranno, invece, sviluppati dal I gruppo Roma per individuare le fonti di produzione ed approvvigionamento degli articoli contraffatti. Gustavo Lidis BASKET Moraschini ritrova Bologna per il derby delle Virtus L esterno parla del momento dell Acea, del passato in bianconero e il presente nella Capitale Dopo la vittoria di domenica scorsa contro Caserta, l Acea Roma si avvicina al derby delle Virtus contro la Granarolo Bologna. Proprio dagli emiliani è arrivato la scorsa estate Riccardo Moraschini, giovane esterno di Roma e della Nazionale, che partita dopo partita si sta ritagliando uno spazio importante nello scacchiere di coach Dalmonte. Riccardo, contro Caserta siete tornati a vincere. Il peggio è passato? «E stato un momento particolare, dovuto a varie cause, tra cui anche l assenza di un giocatore importante come Taylor, e l aver affrontato avversari di alto livello come Brindisi, Avellino, Siena e Cantù. Peraltro al Pianella ce la siamo giocata fino all ultimo secondo, disputando una buona prova contro una delle migliori squadre del campionato. Vincendo contro Caserta abbiamo interrotto un momento negativo, speriamo di aver dato il via a una serie di risultati positivi». A proposito di Taylor, il suo addio ha aumentato i minuti a tua disposizione nel ruolo di playmaker. Come ti trovi? «Con un esterno in meno tutti devono dare di più per aiutare la squadra. Io mi trovo bene a fare qualsiasi cosa serva alla squadra. In una stessa partita mi capita di giocare da play, guardia o ala piccola, io cerco di dare sempre il massimo e di migliorare gara dopo gara grazie all aiuto dei compagni e del coach». Domenica torni a Bologna da avversario dopo tanti anni in maglia bianconera «Sarà bello tornare alla Unipol Arena. Non è un primo ritorno perché già abbiamo giocato lì contro Brindisi nella seconda giornata di campionato, ma stavolta sarà sicuramente diverso. A Bologna ho vissuto anni molto importanti, ho lasciato tanti amici e tanti bei ricordi. Ora però voglio fare il massimo con la maglia di Roma». All andata finì per gli emiliani, che ribaltarono il risultato nell ultimo quarto. Cosa dovrà fare per vincere? «Di sicuro non dovremo ripetere gli errori dell andata, che ci sono costati cari dopo essere stati avanti anche di 16 punti e avendo giocato una buona pallacanestro per tre quarti. Troveremo una squadra diversa, con un altro coach, con un nuovo lungo come Ebi e senza Imbrò, infortunato al ginocchio. Dovremo avere il giusto impatto difensivo per far fronte alla loro fisicità e limitare delle individualità importanti come Hardy e Walsh, mentre in attacco dovremo giocare con i tempi giusti senza avere troppa fretta di arrivare a canestro». Fabrizio Cicciarelli

9 9 Dall Italia LECCE - OPERAZIONE ANTIMAFIA NEL SALENTO: 43 ARRESTI La mani della Sacra Corona Unita sul turismo Imponevano una tassa di almeno 25% sul guadagno degli esercizi balneari dell area a sud-est della fascia costiera adriatica, oltre a chiedere l esclusiva sul parcheggio e sui servizi di vigilanza di Barbara Fruch Avevano da tempo messo le mani sul turismo balneare grazie ad sistema estorsivo ai danni dei lidi balneari del litorale. Ben 43 persone, tra capi clan e affiliati alla Sacra corona unita pugliese sono finite in manette ieri mattina al termine di un vasta operazione antimafia, condotta dai carabinieri del Ros e dagli agenti della Questura di Lecce. I reati contestati a vario titolo agli indagati sono di associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti, spaccio di sostanze stupefacenti, calunnia, favoreggiamento personale, rapina, estorsione, ricettazione, danneggiamento seguito da incendio, illecita concorrenza con minaccia e violenza, porto e detenzione illegale di armi, tutti aggravati dalle modalità e finalità mafiose. La maxi indagine, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Lecce, è nata mettendo insieme le inchieste Alta Marea dei carabinieri e Terre d acaia della Squadra Mobile, entrambe tese a smantellare i diversi clan operanti nel capoluogo salentino, nell area sud-est e nella fascia costiera adriatica della provincia. Secondo gli inquirenti, infatti, i gruppi criminali della Sacra Corone Unita avevano da tempo messo le mani sul turismo balneare nella zona con le estorsioni ai danni degli imprenditori locali, creando una vera e propria divisione del territorio in zone di competenza. Secondo le indagini delle forze dell ordine, gli estorsori applicavano una percentuale di almeno il 25 per cento sul guadagno delle attività commerciali, oltre a concedere l esclusiva sulla gestione dei parcheggi delle zone circostanti. E non è tutto. Attività di guardiania e servizi di vigilanza non erano lasciati al libero arbitrio, ma imposti. Gli incassi per il clan potevano ammontare a cifre che vanno tra i 7mila e i 10mila euro per ciascun esercizio taglieggiato. Come spiega il sito locale Lecce Prima le fasi investigative sono state condotte sviscerando legami e rapporti tra capi clan e gregari nell area a sud-est della fascia costiera adriatica salentina, una zona, quella, balzata agli onori delle cronache anche per una serie di incendi di natura dolosa, che si verificarono sia nella stagione estiva 2012 sia in quella dell anno scorso, ai danni di autovetture e locali. Comuni come Lecce, Vernole, Melendugno, Calimera, Lizzanello, Cavallino e relative marine. Tutti finiti sotto la gestione di una vera e propria holding che, come ha affermato lo stesso procuratore capo della repubblica di Lecce Cataldo Motta, si sono intrecciati per osmosi. E, invece di rivaleggiare, a un certo punto si sono resi conto che sarebbe stato molto più redditizio e conveniente allearsi nella spartizione delle attività illecite del territorio. In particolare, le indagini condotte dalla Squadra mobile della questura del capoluogo salentino, attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali, pedinamenti e controlli, perquisizione e sequestri, hanno consentito di acquisire elementi di prova soprattutto sull organizzazione mafiosa parallela dedita allo spaccio di stupefacenti, da e verso la Spagna, gestita principalmente da Salvatore Rizzo (capo storico della Scu e già coinvolto nell Operazione Augusta) e diretta da Andrea Leo e Alessandro Verardi, entrambi del clan Vernel. Determinanti per la ricostruzione dell organigramma dell associazione, proprio le dichiarazioni rilasciate dai collaboratori di giustizia Giuseppe Manna, Mauro In grosso, e lo stesso Verardi. Parole che, oltre a fornire preziosi dettagli circa i ruoli svolti all interno del gruppo e le relazioni trasversali tra i componenti, hanno anche permesso di individuare ulteriori organizzazioni, come quella facente capo a Roberto Nisi, operante su Lecce e dintorni. O come l altra riconducibile a Pasquale Briganti, detto Maurizio e, infine, quello della famiglia di Bruno De Matteis, tra Merine e paesi limitrofi. Clan talmente potenti che in alcuni casi gli stessi imprenditori si rivolgevano a loro con richieste di protezione per poter lavorare con tranquillità. Gruppi criminali a cui qualcuno non ha neppure avuto la forza di ribellarsi: in alcuni casi infatti gli esercenti hanno negato di avere subito le estorsioni e per questo sono stati denunciati per favoreggiamento. Qualcuno però è anche riuscito a non entrare nel giro criminale, non tutti infatti avrebbero accettato di sottomettersi al volere dei taglieggiatori. GENOVA - L INIZIATIVA SPERIMENTALE Vernazzola, vietato fumare in spiaggia La proposta del Municipio Levante sembra destinata a sollevare un vespaio AFRAGOLA - BLITZ DELLA DIA NEL NAPOLETANO Pizzo per le luminarie natalizie: 4 in manette Gli affiliati al clan Moccia pretendevano quattromila ero all anno per tutti i lavori che un imprenditore realizzava nella zona Guerra aperta ai fumatori a Genova. Sulla spiaggia di Vernazzola presto non sarà più possibile accendersi una sigaretta. Lo ha deciso, o meglio, proposto, in via sperimentale, il Municipio Levante che ha votato a larga maggioranza (10 favorevoli su 17) una richiesta di delibera tesa a vietare il fumo. Il passo successivo tocca ovviamente al sindaco Marco Doria, che dovrà emanare un ordinanza o una delibera che confermi la richiesta. Ma vista la maggioranza e il partito da cui è nata la proposta (centro-sinistra) difficilmente il primo cittadino genovese dirà di no. Esattamente come già avviene nei locali pubblici, lungo il litorale del borgo genovese vigerà dunque il divieto di fumare. Lo scopo è duplice: da un lato evitare che l arenile si riempia di mozziconi e dall altro preservare dal fumo passivo. Al di là del problema ben noto delle cicche di sigaretta, c è un dato inquietante e scientificamente provato che conferma l esistenza dei danni da fumo passivo anche sulle spiagge ha dichiarato il presidente della commissione Gianni Calisi per questo abbiamo voluto dare un segnale, con una prima sperimentazione, optando per una spiaggia libera che è tradizionalmente moto affollata. C è da scommettere che il divieto farà molto discutere e dividerà bagnanti e cittadini tra favorevoli e contrari. C.B. Pizzo sugli appalti di montaggio e manutenzione di luminarie pubbliche ad Afragola, nel napoletano. È con l accusa di estorsione aggravata che la Dia di Napoli ha eseguito un decreto di fermo nei confronti di quattro persone, ritenuti appartenenti al clan Moccia, cosca tra le più forti dell hinterland partenopeo. Secondo quanto emerso dalle indagini, Leopoldo Tremante, 57 anni, Giovanni Castiello, 42 anni, Antonio Del Prete, 29 anni, e Giovanni Del Prete, 27 anni, hanno imposto in varie occasioni il pagamento di una tangente a un imprenditore che si era aggiudicato vari appalti per il montaggio e la manutenzione di luminarie ad Afragola e in zone limitrofe. L imprenditore, che ha inizialmente negato di aver subito minacce per paura di ritorsioni, messo davanti a intercettazioni che ricostruivano chiaramente le singole fasi della vicenda, ha confermato di essere stato vittima di estorsione da parte di persone che gli si erano presentate a nome dei compagni di Afragola e che gli avevano chiesto di versare, a partire dal mese di giugno 2013, in due tranche, la somma di 3mila euro, precisando inoltre di aver versato la prima in prossimità delle feste natalizie. I primi contatti, secondo quanto ricostruito, risalgono al 2011 quando, dopo alcune minacce subite dai suoi operai su un cantiere attivo all epoca, incontrò un uomo qualificatosi come capo della camorra locale, che gli chiese una tangente forfettaria di 4mila euro all anno per tutti i lavori che effettuava in zona. La Dda ha emesso, oltre al decreto di fermo, anche un decreto di perquisizione nei confronti di Antonio Del Prete, fratello di Giovanni, e Giovanni Castiello, ritenuto uno degli attuali elementi di spicco dell organizzazione criminale operante ad Afragola, individuato come probabile capo che aveva inaugurato la vicenda estorsiva. L intervento della Dda e della Dia si è reso necessario, oltre che per impedire la prosecuzione del reato, per tutelare l incolumità dell imprenditore, dei suoi familiari e dei suoi collaboratori, verso i quali gli indagati, come emerso dalle intercettazioni telefoniche, meditavano ritorsioni. Carlotta Bravo

10 10 Dall Italia SPOTORNO - L OPERAZIONE HOT VELOX Soldi per affittare autovelox: arrestato comandante dei vigili Andrea Saroldi ai domiciliari per concussione e truffa aggravata, usava l auto di servizio anche per i suoi incontri con le prostitute Che dietro la calata di autovelox in ogni angolo d Italia ci sia ben poca intenzione di garantire sicurezza stradale e ben più appetiti di fare cassa, non è un mistero per nessuno. Ma dal Ponente ligure ieri è arrivata la più classica delle conferme, con un aggravante non da poco: la corruzione. A finire nell occhio del ciclone, il comandante della polizia municipale di Spotorno, Andrea Saroldi. È finito agli arresti domiciliari insieme a un vigile urbano di Podenzana (Massa Carrara), Claudio Ghizzoni. Denunciato a piede libero anche un vigile urbano del comando di Saroldi. L accusa di corruzione per Saroldi nasce dal fatto che avrebbe intascato mazzette pagate da esponenti di una ditta di La Spezia, la Igea, come compenso per aver fatto installare gli autovelox nel suo comune. Proprietario dell Igea è proprio un agente di polizia municipale, del comune toscano di Podenzana, Claudio Ghizzoni. L operazione Hot velox condotta dalla polizia ha tuttavia contribuito a svelare un quadro accusatorio davvero inquietante per una pubblica amministrazione. A Saroldi, che avrebbe avuto secondo i primi accertamenti anche debiti di gioco, il denaro intascato con le mazzette non bastava: ne avrebbe perciò chiesto altro al titolare dell Arcadia, l azienda che si occupa invece della segnaletica stradale di Spotorno. L imprenditore nel mirino, G.D., sarebbe stato convinto a pagare per non perdere l incarico con modi decisi e spicci. Duranti alcuni colloqui nel suo ufficio Saroldi avrebbe anche giocherellato con la pistola per intimidire l imprenditore. L accusa in questo caso è di concussione per induzione. G.D., stanco di pagare Saroldi, alla fine si è deciso a denunciare quanto stava accadendo, dopo aver sborsato - secondo gli inquirenti - circa 24 mila euro. Grazie alla sua collaborazione è stato possibile raccogliere importanti elementi probatori. Ha invece un risvolto a luci rosse l ultima delle accuse che vengono contestate a Saroldi che, durante l orario di lavoro e con un auto della polizia municipale, si sarebbe fatto accompagnare a incontri che, stando alle intercettazioni, non sarebbero certo stati attinenti al servizio. Detto in poche parole: sesso mercenario. Gli incontri sono stati documentati con immagini e appunto intercettazioni. Nei guai è finito (rimediando una denuncia) anche il vigile che lo accompagnava e lo attendeva in auto. Bernald Shahaj CATANIA - LA MANIFESTAZIONE Arriva Napolitano e la Micron protesta I 419 lavoratori scendono in strada: rivendichiamo dignità e rispetto Un presidio per attirare l attenzione sul loro caso durante la visita del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a Catania, al quale hanno scritto una lettera. Un centinaio di lavoratori della Micron sono scesi in piazza indossando ciascuno un cartello con la scritta Esubero e striscioni con gli slogan Ridateci il futuro e Micron, da eccellenze a eccedenze : 419 dipendenti della società hanno ricevuto l'avviso di mobilità. Non siamo qui per protestare ma per rivendicare il fatto di avere un minimo di dignità e rispetto per il nostro lavoro - dice Pietro Leonardi, sindacalista Uilm - tutto questo crea disagi di tipo lavorativo ma anche sul futuro delle nostre generazioni: non investire nel settore microelettronico va contro le tendenze internazionali. La Micron ha deciso di tagliare 420 posti in Italia, 127 dei quali a Catania. Per questo motivo stamattina è stato organizzato dai lavoratori e dai sindacalisti un presidio nel cuore della città. L azienda ha spiegato Luca Vecchio, vicesegretario nazionale Ugl Metalmeccanici con delega alla microelettronica non è in crisi, il problema è che aumenta sempre di più il rischio delocalizzazione. Non accetteremo mai tale scelta, la Micron deve restare qui in Italia, continuare a produrre con qualità come ha sempre fatto e, soprattutto dobbiamo evitare ulteriori tagli al personale. Il nostro appello va al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a cui stamane abbiamo consegnato anche una lettera attraverso la quale esterniamo tutta la nostra preoccupazione ma con la quale chiediamo di essere aiutati e sostenuti in questa battaglia in difesa del lavoro e soprattutto del territorio. Oggi si replica a Roma, con una manifestazione dei lavoratori della Micron di Agrate e Vimercate (Lombardia) e Arzano (Napoli). Bruno Rossi PORDENONE - IN TEMPI DI CRISI Il sindaco non l ascolta quarantenne si accoltella La donna, titolare fino a pochi mesi fa di un locale, non è in pericolo di vita Poteva essere l ennesima tragedia causata dalla crisi economica. Una donna di circa 40 anni, fino a pochi mesi fa titolare di un locale pubblico a Sacile, si è inferta ieri una coltellata all addome dopo che non era riuscita ad avere un colloquio con il sindaco della cittadina. Da quanto si è appreso, la donna avrebbe incontrato il primo cittadino per strada chiedendogli un colloquio. Il sindaco avrebbe chiesto di posticipare l incontro. A quel punto la donna ha estratto un coltello dalla borsetta ferendosi gravemente. Immediatamente soccorsa, è stata trasferita in ospedale Santa Maria degli Angeli di Pordenone. Non sarebbe in pericolo di vita. Sul caso indagano i carabinieri che stanno tentando di chiarire i motivi del gesto. Anche se al momento sembra che la tesi più plausibile sia quella delle difficoltà economiche. Insomma, l ennesimo gesto estremo di un cittadino che fatica a mettere insieme il pranzo con la cena. M.M. MODENA - L IN-GIUSTIZIA Ladri liberi subito dopo il furto e gli agenti fermi in questura Sorpresi a rubare vengono arrestati e poi scagionati mentre le forze dell ordine erano ancora impegnate a redigere gli atti del caso Gli agenti erano ancora impegnati in Questura a compilare gli atti dopo averli beccati in flagrante mentre rubavano quando sono stati lasciati liberi nonostante la condanna a sei mesi di reclusione. Pena sospesa, ovviamente, secondo quanto deciso dal Tribunale per due giovani modenesi (lui 27 anni, lei 25) incriminati. A raccontare l episodio che si è verificato l altra notte a Modena in zona Fratelli Rosselli è il sito locale Modena Today. È stato un cittadino, che aveva appreso di una Chevrolet con il finestrino infranto e una borsetta rubata, a segnalare l'auto in fuga: immediatamente, la polizia di stato si è messa sulle tracce del mezzo che è stato fermato nel giro di pochi minuti. A bordo i due giovani che hanno cercato di dissimulare mostrandosi esterrefatti per il controllo eseguito dalla volante. La ragazza, però, ha potuto fare ben poco per nascondere la mano destra ferita probabilmente nell'atto di infrangere il finestrino per afferrare la borsa incautamente lasciata incustodita. La borsetta, infatti, è stata rinvenuta e restituita alla proprietaria. Dopo avere passato la notte in Questura, i giovani sono stati giudicati per direttissima e condannati lievemente per furto in concorso poiché il giudice avrebbe considerato la scarsa pericolosità dei soggetti e l'improbabile reiterazione del reato, lasciando così in libertà la coppia mentre, allo stesso tempo, gli agenti di polizia autori dell'arresto stavano terminando la redazione degli atti riguardanti la cattura. Delinquenti liberi dunque e forze dell ordine occupare a sbrigare le solite pratiche burocratiche. Di certo fin tanto che i crimini resteranno impuniti i malviventi restano incentivati a commetterli. Se mai verranno colti sul fatto non perderanno più di una notte in questura per poi riprendere la loro solita vita. C.B.

11 11 Dall Italia PALERMO: FU L EX FIDANZATO A UCCIDERE CARMELA NELL ANDRONE DI CASA Omicidio Petrucci, ergastolo per Samuele Il ragazzo è stato anche condannato al pagamento di una provvisionale di 500mila euro ciascuno in favore della sorella, del fratello e dei genitori della giovane vittima di Giuseppe Sarra Èstato Samuele Caruso, 24 anni ed ex fidanzato della ragazza, ad uccidere Carmela Petrucci il 19 ottobre 2012 nell androne di casa. Dopo oltre tre ore di Camera di consiglio, il gup del Tribunale di Palermo, Daniela Cardamone, ha condannato all ergastolo il ragazzo, accogliendo la richiesta del pm Caterina Malagoli. In Aula era presente, insieme con i genitori e il fratello, anche Lucia, sorella di Carmela, che Caruso ferì gravemente a coltellate. Il giudice, quindi, ha respinto al mittente le tesi della difesa che aveva puntato sull infermità mentale del giovane. Non solo: il gup ha anche inflitto al ragazzo le pene accessorie della interdizione perpetua dai pubblici uffici e della interdizione legale. Caruso, inoltre, è stato anche condannato al pagamento di una provvisionale di 500 mila euro ciascuno in favore della sorella, del fratello e dei genitori della vittima. Altri euro di provvisionale, invece, andranno all associazione Le Onde e altrettanti al Comune di Palermo, che si erano costituiti parte civile nel processo. Giustizia è fatta per la povera Carmela Petrucci, dice all Adnkronos il pm Caterina Malagoli dopo la sentenza di condanna a vita per Samuele. Non mi rammarico per il suo ergastolo aggiunge il pm prima di lasciare l Aula -. Ha ucciso una ragazza senza motivo. Poi, si è soffermata sui passaggi della sentenza: E un successo, non era scontata la condanna all ergastolo ma l efferatezza era terrificante. Ha dato alla vittima una coltellata che le ha quasi tagliata la testa. E una vicenda amara, sottolinea il giudice. Nessun successo, invece, secondo l avvocato Marina Cassarà, legale della famiglia Petrucci: Purtroppo non è un successo perché comunque è morta una ragazza che non tornerà più, parlare di successo non è il momento giusto. E una sentenza che prende atto dell efferatezza del delitto. Il giudice non ha concesso le generiche e ha mantenuto ferma le contestazioni ribadisce l avvocato -. Questo ha determinato la possibilità di comminare l ergastolo. Prendono atto che è una sentenza giusta. Infine, un plauso al lavoro svolto dal gup: Il giudice ha avuto la professionalità di cercare tutti gli elementi per consentire le valutazioni opportune, osserva ancora. Sono scoppiate a piangere, invece, la madre e la nonna della studentessa palermitana, incredule di quanto stesse avvenendo. Carmela non torna più - ha detto singhiozzando la nonna - ma almeno giustizia è fatta. Davanti all aula 24 del palazzo di giustizia del capoluogo siciliano, inoltre, c erano anche una quindicina di ex compagni di scuola di Carmela e Lucia Petrucci che hanno atteso per tutto il giorno la sentenza. IL CAOS NELLE SENTENZE TRA ASSOLUZIONI E CONDANNE Gravidanza in affitto: per il tribunale è legale Assolta una coppia che aveva fatto ricorso alla maternità surrogata in Ucraina. Ma un caso uguale era finito con una pena pari a 5 anni e un mese. Sul sito Diritto penale contemporaneo si fa notare l aggiramento della legge 40 Un sentenza destinata a far discutere quella che arriva da Milano, dove una coppia che aveva fatto ricorso alla cosiddetta maternità surrogata è stata assolta dalla quinta sezione penale del tribunale meneghino. I due, non potendo avere figli, si recati in Ucraina per pagare una ragazza che aveva portato in grembo il bimbo per nove mesi. Una vera e propria gravidanza in affitto, illegale in Italia ma non in Ucraina. Un sogno pagato caro: non solo per i 30mila euro spesi fra rimborso per la mamma surrogata e compenso per la clinica. Ma anche per l odissea in tribunale, con l accusa di alterazione di stato, ovvero di aver falsificato i documenti del neonato, attribuendosi il ruolo di padre e madre nei confronti di una creatura partorita da un altra donna. Un odissea a lieto fine, visto che il tribunale di Milano ha assolto la coppia. La vicenda Come riporta il sito web Diritto Penale Contemporaneo che ripercorre la vicenda, tutto comincia quando A. C. e S. B. si recano a Kiev, in Ucraina, per raggiungere una clinica privata, la Biotecom, già meta di altre coppie, per ricorrere ad una tecnica di procreazione medicalmente assistita. La coppia milanese, dopo il fallimento di alcuni tentativi di fecondazione assistita in Italia, giunge in Ucraina per ricorrere alla fecondazione eterologa (utero in affitto) che non può essere praticata in Italia e per incontrare quindi la madre surrogata del loro bambino, una donna scelta tra una serie di giovani volontarie con alle spalle già una gravidanza propria e senza controindicazioni mediche per protrarne a termine un altra. Gli aspiranti genitori incontrano più volte la donna, seguono anche da lontano l evoluzione della gravidanza, poi ritornano a Kiev per il parto. S. B., che nel frattempo in Italia aveva indossato un cuscino addominale per fingere la gravidanza, si fa dunque ricoverare con la madre surrogata per prendersi cura del bambino fin dai primi istanti di vita, nel rispetto delle leggi vigenti in Ucraina. Dopo il parto la madre surrogata attesta in forma notarile l inesistenza di qualsiasi relazione genetica con il bambino, mentre un ufficiale di stato civile sottoscrive l atto di nascita, successivamente tradotto in italiano e appostillato, monito cioè di un annotazione che ne accerta l autenticità. Il piano della coppia sembra quindi procedere al meglio, fin quando il documento arriva all ambasciata italiana. Il funzionario consolare infatti non si convince che il bimbo sia frutto di gravidanza naturale della donna italiana e invia una segnalazione dell ambasciata alla Procura di Milano, alla Questura di Roma, al Ministero degli Interni e all ufficiale di Stato Civile di Milano, che decide comunque di registrare ugualmente l atto attribuendo alla donna la qualità di mamma del neonato. La sentenza Secondo il tribunale milanese, conserva rilevanza penale solo il fatto che i neo genitori hanno simulato nei confronti dell autorità consolare una gravidanza naturale, perché le false dichiarazioni sono state rilasciate a un pubblico ufficiale e nell ambito di un procedimento destinato a riverberarsi in un atto pubblico. Ma trattandosi di un reato comune commesso all estero, punito con la pena minima inferiore ai tre anni, e mancando la condizione di procedibilità della richiesta del ministro della Giustizia, l azione è improcedibile. Il giudice, in particolare, ha ricordato che altre autorità giudiziarie, in situazioni analoghe, hanno già chiuso il procedimento con un archiviazione o una sentenza di non luogo a procedere. La Procura, inoltre, ha dimostrato che il profilo genetico del piccolo è incompatibile con quello della mamma italiana e confermato la paternità biologica dell uomo. Ma non è finita: come spiega sempre il sito di diritto penale la pronuncia si spinge in qualche modo a negare che la trascrizione dell atto di nascita da parte dell ufficiale di stato civile italiano sia stata contraria all ordine pubblico, internazionale o interno. E che questa conclusione va analizzata non solo alla luce degli ovvi rischi, in tal modo creati, di aggiramento dell inequivoco divieto di maternità surrogata espresso nella legge 40, ma anche più in generale sotto il profilo della compatibilità di una tale soluzione ermeneutica con i principi in materia di stato civile e di diritto di famiglia vigenti nell ordinamento italiano. I casi - Quella pronunciata dal tribunale del capoluogo lombardo non è l unica sentenza di assoluzione. A giugno 2013, infatti, lo stesso epilogo è arrivato anche per una coppia di genitori triestini tornati in Italia dall Ucraina con 2 gemelli. Anche il tribunale friulano ha concluso che non c'è stato falso. Non un esito scontato comunque, visto che la giurisprudenza su questo tema è incerta e, ad esempio, per una coppia di Iseo (Brescia) il finale è stato ben più amaro: condannati a 5 anni e un mese per la stessa accusa, alterazione di stato civile. Mentre alcuni tribunali scelgono di non procedere, dunque, altri vanno avanti e c è chi assolve e chi condanna. Sarebbe probabilmente il caso di evitare simili incongluenze. Carlotta Bravo

12 12 Società IL RITO DELLA TAZZINA È UN ABITUDINE DIFFUSISSIMA IN TUTTA ITALIA Caffè: pro e contro di una delle bevande più amate Secondo studi recenti fa bene al cuore, ma con un avvertimento: non abusarne di Cristina Di Giorgi rito della tazzina di caffè, abitudine ormai entrata tra quelle più caratteristiche della popolazione della penisola, è L irrinunciabile una di quelle tradizioni alle quali diventa quasi impossibile porre un freno. Amaro, zuccherato, con una goccia di latte. Insomma, ognuno secondo le sue preferenze e gusti, ma l aroma di questa bevanda tratta dai chicchi marroni di una pianta originaria dell Etiopia ma ormai diffusissima ovunque, fa da contorno alle giornate di tantissime persone. Ma, come per quasi tutte le cose, anche per l assunzione di caffè vi sono pro e contro dei quali, se ci si vuole prendere cura della propria salute, bisogna tener conto. Vantaggi e benefici Secondo una recente ricerca condotta dall Università di Ryukyu di Okinawa (Giappone), bere caffè favorisce il sistema circolatorio e migliora il rivestimento dei vasi sanguigni, aiutando così la prevenzione delle malattie cardiache. Al contrario dell idea radicata nell opinione pubblica secondo cui il caffè è responsabile di ipertensione e problemi al cuore infatti, gli studiosi giapponesi, analizzando un campione di 27 persone tra i 22 e i 30 anni che già consumavano la bevanda, ne hanno monitorato il flusso sanguigno dopo la somministrazione di una certa quantità della stessa, solo per alcuni senza caffeina. E hanno riscontrato appunto che il sistema circolatorio di chi aveva bevuto caffè normale era più attivo rispetto a coloro che invece avevano assunto caffè decaffeinato. Deducendone che il caffè normale è un toccasana per la salute del cuore e dell intero apparato cardiocircolatorio. Curiosità in chicchi Il Paese dove si consuma più caffè è la Finlandia, con 12 kg l'anno pro-capite, mentre quello dove se ne consuma meno è Portorico, con 400 grammi di caffè per ogni persona. L'Italia è solo al dodicesimo posto della classifica, con 5,9 kg di caffè pro-capite L origine del nome: intorno all'anno 1000 alcuni commercianti portarono dai loro viaggi in Africa dei chicchi di caffè da cui traevano una bevanda eccitante per ebollizione che chiamavano qahwa ("eccitante"). Da qui alla parola turca kahve e all'italiano caffè il passo è stato breve. Ma c'è chi sostiene che il nome in realtà derivi da Caffa, regione dell'etiopia dove cresce spontaneamente La polvere di caffè ha la capacità di assorbire cattivi odori all interno del frigo. Basta quindi metterne un paio di cucchiaini in un contenitore per evitare che insorgano. Un effetto simile si verifica anche per le mani, sulle quali basta strofinare un po di polvere prima di lavarle per evitare che ci resti attaccato per esempio l odore di cipolla Il caffè si diffuse in Europa soltanto nel XVII secolo con il nome provvisorio di vino d Arabia, per merito dei mercanti veneziani, di casa a Istanbul (capitale dell Impero ottomano) Bollato dalla Chiesa come bevanda del diavolo per le sue proprietà eccitanti, fu per anni (preparato alla turca, sciolto nell'acqua) una bevanda da taverna. Almeno fino all'alba del 700, quando i caffè divennero luoghi di ritrovo frequentati da filosofi illuministi Al compositore Johann Sebastian Bach il caffè piaceva così tanto da dedicargli una cantata: il Kaffeekantate, eseguita a Lipsia, in Germania, tra il 1732 e il 1735 Le più comuni creme anti cellulite spesso contengono caffeina. Se quindi si mescola un po di caffè con dell olio di mandorla, si ottiene una crema-fai-da-te da usare prima della doccia. Sempre in tema di bellezza, se diluito in acqua e spruzzato sui capelli prima dello shampoo (e lasciato riposare per una ventina di minuti), il caffè dà lucentezza e brillantezza e, a lungo andare, anche riflessi colorati Secondo la ricerca di un neuroscienziato americano, il momento ideale per assumere caffè e goderne quindi in pieno gli effetti, è il mattino tra le 9.30 e le Esistono infiniti modi di consumare caffè. Solo per citarne alcuni: lungo, corto, macchiato, marocchino, ristretto, in tazza grande, ecc. Per conservare lo zucchero e il sale, si possono inserire nei barattoli alcuni chicchi di caffè, che aiuta a prevenire la formazione di eccessiva umidità Mischiati con il terriccio, i fondi di caffè sono un ottimo fertilizzante per le piante. Inoltre, per allontanare le formiche, è utile spargere fondi di caffè asciutti attorno ai punti di ingresso della casa Se si hanno oggetti di legno scuro graffiati, li si può riparare immergendo un panno o un pennellino in una tazza di caffè solubile e passando poi sul graffio (più volte fino a raggiungere il colore desiderato) Nelle varie città d Italia, vi sono usanze particolari riguardo al caffè. Eccone alcuni esempi: a Venezia è pizzicato quando viene servito con una spruzzatina di panna, a Genova il cappuccino alla genovese è un caffè macchiato, a Napoli c è l usanza del caffè sospeso (si lascia un caffè pagato per il cliente successivo), a Vicenza il macchiatone è una via di mezzo tra caffè e cappuccino, a Fano (Pesaro), la moretta è un caffè corretto con rum, anice e cognac CdG Tra i benefici del caffè - oltre al già citato effetto tonico della funzionalità cardiaca e nervosa - c è poi l effetto stimolatorio della caffeina (principale componente nutrizionale della bevanda), che oltre a provocare uno stato di eccitazione e stimolazione mentale, incide anche sulla secrezione gastrica e biliare, cioè sul processo di digestione dei cibi. Inoltre, elemento non trascurabile soprattutto per chi è un po sovrappeso, la caffeina stimola l utilizzo dei grassi a scopo energetico e aumenta la quantità di calorie bruciate, riducendo tra l altro anche la sensazione di fame. Senza contare che, in campo sportivo, l aromatica bevanda ritarda l insorgenza della fatica muscolare, migliorando quindi le prestazioni nel caso di esercizi a bassa intensità prolungati nel tempo. Oltre alla caffeina ci sono poi da considerare anche le altre componenti dell amata bevanda, che, seppure non ancora analizzate nel dettaglio quanto agli effetti che provocano nell organismo umano, hanno comunque potenzialità benefiche da non trascurare (per esempio alcuni elementi dalle marcate proprietà antiossidanti ed antinfiammatorie). Rischi e controindicazioni A fronte dei citati benefici, il consumo di caffè può però anche provocare effetti indesiderati: soprattutto se eccessivo infatti, esso può incidere sulla salute umana in modo decisamente negativo. Le sue proprietà toniche e stimolatorie della funzionalità cardiaca e nervosa possono rivelarsi pericolose non solo per chi soffre di insonnia e ipertensione, ma anche per le persone sane che, in caso di consumo eccessivo, possono subire sbalzi di pressione e tachicardia. L effetto lipolitico (sciogli grassi) inoltre, è annullato se non addirittura ribaltato dall aggiunta di zucchero e latte alla desiderata tazzina. Quanto poi alle proprietà della caffeina che favoriscono la digestione, è possibile che l elevata acidità dei succhi gastrici, se eccessivamente stimolata, provochi danni al sistema digerente (è per questo che si sconsiglia di bere caffè a chi soffre di ulcera, gastrite e simili). Ed infine non va dimenticato che, dal momento che la caffeina ha anche un effetto inibitorio dell assorbimento nell organismo di calcio e ferro, in alcune persone essa può favorire il sorgere di anemia e osteopatia, oltre che di problemi di vescica e prostata. Inoltre, quanto agli aspetti energetici, in molti sostengono che anziché aumentare le forze, il consumo di caffeina dà una sensazione di falsa energia che richiede uno sforzo maggiore. Inoltre vi sono diversi studi scientifici che dimostrano che il consumo ad alte dosi provoca anche mutamenti cellulari che possono essere assai pericolosi. E non bisogna nemmeno trascurare le moltissime tossine presenti nella bevanda che consumiamo, frutto di complesse lavorazioni industriali che incidono notevolmente sulle proprietà e gli effetti della stessa. In conclusione, vale anche per il consumo di caffè la massima di saggezza popolare (e di raziocinio) secondo cui la virtù sta nel mezzo. Ovvero consumarne sì, ma senza eccessi o abusi.

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