la città con-fusa Come cambia l America Dalla Finanziaria alla nuova economia Le catene dell infelicità araba

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1 Rivista ANNO della Pro Civitate Christiana Assisi65 periodico quindicinale Poste Italiane S.p.A. Sped. Abb. Post. dl 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Perugia 1 dicembre 2006 e 2,00 Come cambia l America Dalla Finanziaria alla nuova economia Le catene dell infelicità araba NUMERO 23 Il lungo autunno dell Università Rifiuti urbani: Una emergenza ecologico sociale La fede nella ragione e le ragioni della Fede la città con-fusa TAXE PERCUE BUREAU DE POSTE ASSISI ITALIE ISSN X

2 passaparola, passa a per l abbonamento annuale che regali o procuri c è un dono per te a tua scelta tra: il CD rom Rocca 2006 oppure uno dei RoccaLibri Carlo Molari Credenti laicamente nel mondo Rosella De Leonibus Cose da grandi Rocca - casella postale Assisi rocca@cittadella.org c.c.p vedi a pag. 12 sommario 1 dicembre Rocca 4 Ci scrivono i lettori 7 Anna Portoghese Primi Piani Attualità 11 Vignette Il meglio della quindicina 13 Raniero La Valle Resistenza e pace Un secolo durato sei anni 14 Maurizio Salvi Elezioni di medio termine Come cambia l America 16 Filippo Gentiloni Cultura Le molte ragioni 18 Fiorella Farinelli Istruzione e Ricerca Il lungo autunno dell Università 21 Roberto Tesi Un diverso modello di sviluppo Discussione aperta/4 Dalla Finanziaria alla nuova economia 25 Romolo Menighetti Oltre la cronaca Soldati o poliziotti? 26 Pietro Greco Rifiuti urbani Una emergenza ecologico sociale 29 Maurizio Di Giacomo Dossier 2006 Italia multietnica 31 Romolo Menighetti Parole chiave Ceto medio 34 Manuel Tejera de Meer Io e gli altri Portatori d angoscia e portatori di gioia 36 Candida Pierozzi Piccole grandi storie Ai tempi della guerra Gli anziani si raccontano 39 Giuliano Della Pergola Spazi urbani La città con-fusa 42 Giovanni Bianchi Transizione infinita/3 Consenso etico tra culture 45 Stefano Cazzato Maestri del nostro tempo Franz Rosenzweig L apertura del mondo 47 Marco Gallizioli Culture e religioni raccontate Le catene dell infelicità araba 50 Giannino Piana Etica politica società Chiesa e modernità 52 Arturo Paoli Cercate ancora Se ti perdi nell alterità 54 Carlo Molari Teologia La fede nella ragione e le ragioni della Fede 56 Lidia Maggi Eva e le sue sorelle Profezia e intimità coniugale 57 Giacomo Gambetti Cinema Responsabilità World Trade Center 58 Roberto Carusi Teatro Il pallone e la poesia 58 Renzo Salvi Rf&Tv Sciambola 59 Mariano Apa Arte Soddu 59 Michele De Luca Fotografia Alterazioni 60 Enrico Romani Musica La filmografia del rock 60 Giovanni Ruggeri Siti Internet Notizie gratis: per quanto? 61 Libri 62 Carlo Timio Rocca schede Paesi in primo piano Turkmenistan 63 Nello Giostra Fraternità

3 4 Rocca quindicinale della Pro Civitate Christiana Numero 23 1 dicembre A N N O Gruppo di redazione GINO BULLA CLAUDIA MAZZETTI ANNA PORTOGHESE il gruppo di redazione è collegialmente responsabile della direzione e gestione della rivista Progetto grafico CLAUDIO RONCHETTI Fotografie Andreozzi B., Ansa, Associated Press, Ballarini, Berengo Gardin P., Berti, Bulla, Carmagnini, Cantone, Caruso, Cascio, Ciol E., Cleto, Contrasto, D Achille G.B., D Amico, Dal Gal, De Toma, Di Ianni, Felici, Foto Express, Funaro, Garrubba, Giacomelli, Giannini G., Giordani, Grieco, Keystone, La Piccirella, Lucas, Luchetti, Martino, Merisio P., Migliorati, Oikoumene, Pino G., Riccardi, Raffini, Robino, Rocca, Rossi-Mori, Turillazzi, Samaritani, Sansone, Santo Piano, Scafidi, Scarpelloni, Scianna, Zizola F. Redazione-Amministrazione casella postale ASSISI tel redazione: rocca@cittadella.org ufficio abbonamenti: rocca.abb@cittadella.org Telefax conto corrente postale Bonifico bancario: Banca Pop. di Spoleto Assisi Cin: T ccb n Abi 5704 Cab IBAN: IT59T BIC: BPSPIT3SXXX Quote abbonamento Annuale: Italia e 45,00 Annuale estero e 70,00 Sostenitore: e 100,00 Semestrale: per l Italia e 26,00 una copia e 2,00 - numeri arretrati e 3,00 spese per spedizione in contrassegno e 5,00 Spedizione in abbonamento postale 50% Fotocomposizione e stampa: Futura s.n.c. Selci-Lama Sangiustino (Pg) Responsabile per la legge: Gesuino Bulla Registrazione del Tribunale di Spoleto n. 3 del 3/12/1948 Codice fiscale e P. Iva: Editore: Pro Civitate Christiana Tutti i diritti di proprietà letteraria e artistica sono riservati. Manoscritti e foto anche se non pubblicati non si restituiscono Questo numero è stato chiuso il 14/11/2006 e spedito da Città di Castello il 17/11/2006 ci scrivono i lettori Gli interventi qui pubblicati esprimono libere opinioni ed esperienze dei lettori. La redazione non si rende garante della verità dei fatti riportati né fa sue le tesi sostenute Intervista a Gesù In merito alle riflessioni circa l intervista al Papa sul ruolo delle donne nella Chiesa, vorrei a mia volta intervistare Gesù, il Signore risorto, e immaginare le Sue risposte in base alla mia conoscenza dei testi del Nuovo Testamento: «Signore Gesù, le premesse per quella che oggi chiamiamo promozione della donna sono insite nel Tuo lieto annuncio. Dalle Tue parole e dai Tuoi gesti si ricava un vangelo per la donna. Fosti un in-novatore in senso etimologico riguardo alla Legge di Mosè, la Torà; l hai re-interpretata nell ambito del Giudaismo, operando delle aperture evangeliche, come mi piace chiamarle, a favore della donna. Hai introdotto nuove tradizioni. Perché la Chiesa cattolica, a cui appartengo con amore, persiste nell essere androcentrica? Gesù: È difficile per gli uomini condividere il potere, la giurisdizione, con le donne «Secondo noi, Tue discepole, la discriminazione basata sul sesso è frutto di interpretazioni sbagliate, di recezioni equivoche di certi passi scritturistici. L abbiamo ripetutamente dimostrato. Perché ci vuole così tanto per accettarne le conseguenze? Perché non riusciamo a confrontarci seriamente, in un dialogo franco e sincero, con Papa e vescovi, discutendo tali passi? Gesù: Non dovete scoraggiarvi; negli ultimi 40 anni avete abbattuto delle sovrastrutture vecchie di 1900 anni! «Posso affermare che coloro che hanno il carisma del pastorato e del governo, uomini o donne, tendono ad essere conservatori per mancanza di coraggio? Gesù: Puoi affermarlo. «Signore Gesù, è vero che tutti gli appellativi ministeriali adoperati nella Chiesa delle origini erano inclusivi? Mi spiego: diacono, apostolo, presbitero e altri sono redatti al maschile perché non esistevano al femminile. Anche nelle lingue moderne si verifica questo fenomeno: «il ministro» vale per una donna come per un uomo. Gesù: Sì, è vero. «A proposito del Diritto Canonico. Mi viene sempre in mente il Tuo rimprovero agli scribi e farisei: «abbandonando il precetto di Dio, afferrate la tradizione degli uomini»; «bellamente scartate il precetto di Dio per fissare la vostra tradizione»; «esautorando (akyrountes) la parola di Dio per la vostra tradizione che avete trasmesso» (Mc 7,8.9.13). Questo non vale qualche volta anche per i canonisti cristiani? Gesù: Certamente. «Signore Gesù, perché la donna non può diventare presbitero? Gesù: Io non ho nulla in contrario! «Grazie, mio Signore e mio Dio! Maria-Luisa Rigato biblista teologa-roma Una strada dedicata a Bonaiuti CI SCRIVONO I LETTORI La giunta comunale di Asti ha dedicato una pubblica via a «Ernesto Buonaiuti, maestro di libertà», celebrando così la ricorrenza dei sessant anni dalla sua morte. La proposta era stata indirizzata sei anni fa al sindaco dal gruppo dei collaboratori astigiani del mensile «Tempi di fraternità - donne e uomini in ricerca e confronto comunitario», direttore Brunetto Salvarani, redazione a Torino, fondato nel 1971 da Elio Taretto, frate cappuccino innamorato di giustizia e pace. Si resta in attesa della necessaria approvazione prefettizia. La richiesta era stata appoggiata dall Istituto per la storia della resistenza e dall Astiss (Asti Studi Superiori) che coordina le sezioni astigiane dell Università del Piemonte Orientale. La figura di Buonaiuti è stata scelta tra i nominativi dei dodici docenti universitari che nel 1931 sono stati privati della cattedra per essersi rifiutati di giurare fedeltà al regime fascista. Buonaiuti è stato preso in particolare considerazione perché è stato riconosciuto come vittima di una triplice persecuzione: quella fascista, per essersi dichiarato contrario al Concordato, quella clericale, per non aver accettato di rinunciare alla sua fedeltà scientifica di storico della chiesa e per questo considerato «modernista» e quindi scomunicato, quella laicista, che dopo la Liberazione lo ha «dimenticato», e pertanto non ha preteso il suo reintegro nell attività didattica universitaria come aveva fatto con gli altri undici. La via che gli è stata dedicata attraversa il quartiere universitario, il che attribuisce alla decisione un chiaro valore politico-culturale. Il Comune intende apporre nella via una targa con i nomi dei dodici professori resistenti. So che a Roma esiste una Via Ernesto Buonaiuti, ma non mi risulta che altri comuni italiani vi abbiano finora pensato. Servo? Gianfranco Monaca astensis@libero.it Ecco una contestazione alla tesi sostenuta da Raniero La Valle a pag. 13 del numero del 15 ottobre. È vero che il cristianesimo porta al «riscatto del servo»? No, dico io. Se uno dicesse: «Io non voglio essere servo di nessuno» non potrebbe praticare il cristianesimo, che ingiunge di essere servi del prossimo. Proprio per questo il Figlio di Dio assunse la forma di servo, perché anche noi siamo servi gli uni degli altri, anche di chi non lo merita. Uomini e donne disposti a servire e non a farsi servire potrebbero rendere inutile perfino il denaro per compensi e risparmi. E la frase «Non serviam» viene attribuita a Satana. Vi ho reso un servizio? I poveri e le vittime Giacomo Soardi Sovizzo (Vi) Negli ultimi anni il mondo sembra un inferno, fra guerre, terrorismo, genocidi, carestie, calamità naturali, torture, epidemie, miseria, malattie dimenticate. Dalla fine della Guerra Fredda, sta ritornando perfino la minaccia atomica. Viviamo in un mondo im- Rocca scuola Credendo di essere inopportune e sentimentali nel confidarvi la nostra ammirazione, non vi abbiamo mai rivelato che mia figlia Ilaria, ora al terzo anno di Scienze Sociali, ha superato l esame di ammissione alla facoltà preparandosi con i vostri articoli su temi di carattere sociale quali immigrazione-welfare-disagio giovanile. Da allora avete due giovani e nuove lettrici: Ilaria e la sorella Giorgia, 1 Liceo Scientifico. Anna Carolfi e figlie omniagri@omniagricolasrl.191.it Grazie per averci partecipato la vostra soddisfazione. Sì, effettivamente accostarsi agli argomenti che Rocca affronta risulta utile anche ai giovani allievi: ne è riprova il fatto che, nello scorso anno scolastico, alla proposta Abbonamento classe gennaio-giugno 2006 hanno aderito ben 363 studenti di varie parti d Italia. È infatti nostra cura affrontare gli argomenti ad un livello che stimoli forme di approfondimento personale e possa aiutare nella preparazione all esame di stato. Ne abbiamo avuto riprova anche lo scorso giugno, alla prima lettura dei titoli assegnati nelle prove scritte, ma ci è stato ancora di recente confermato dalla telefonata di un insegnante: «all esame di stato gli studenti delle quinte, Liceo Scientifico Marconi di Foligno, che si erano preparati sugli articoli di Pietro Greco, hanno scelto il tema di attualità scientifica ottenendo risultati positivi: la sufficienza tutti, alcuni l eccellenza». Rinnoviamo pertanto l invito agli insegnanti: fatevi aiutare anche da Rocca che sta al vostro fianco. la Redazione pazzito e minacciato dalle guerre, da un economia di rapina e avviato verso il collasso ecologico. Bene, davanti ad un quadro così apocalittico gli interventi del Papa e dei Vescovi italiani nella vita pubblica sono prevalentemente se non quasi esclusivamente rivolti ai grandi temi «antropologici». Questioni certamente importanti ma francamente secondarie e incomprensibili, se viste dalla parte dei poveri e delle vittime. Da questo punto di vista a Verona nessuna novità, nessuna apertura. Dovremo aspettare il prossimo convegno ecclesiale fra 10 anni per vedere l ingerenza della Chiesa Ufficiale nella politica italiana anche sulle questioni sociali e in difesa della giustizia che spetta di diritto ai poveri, ai migranti, alle vittime di ogni guerra? Luca Salvi Verona 5

4 ATTUALITÀ 6 non davanti non dietro ma dentro la notizia 2007 Fai un regalo che ti ricordi ogni quindici giorni a chi vuole conoscere a chi vuole comprendere a chi sai tu... regala un anno di Rocca Rocca - casella postale Assisi rocca@cittadella.org ccp primipiani a cura di Anna Portoghese Lebbrosi «vogliamo vivere con dignità» Il prossimo 28 gennaio sarà celebrata la 54 Giornata mondiale del malati di lebbra, sostenuta in Italia dall Associazione «Amici di Raoul Follereau» (Aifo). Sono i nuovi casi di lebbra ogni anno, pari a 820 casi al giorno. In occasione della scorsa Giornata mondiale, i partecipanti alla Conferenza indiana sull integrazione delle persone affette da lebbra dichiararono: «Affermiamo la dignità e il diritto di partecipare alle decisioni che incidono sulla nostra vita e il nostro futuro. Uniamo le nostre forze allo scopo di eliminare lo stigma associato alla lebbra e gli effetti distruttivi che produce sul diritto della gente a vivere la propria vita con dignità. La vittoria finale nella lotta alla lebbra dovrebbe essere dichiarata solo quando non vi saranno più persone da curare». La Giornata rientra nell ampia campagna internazionale contro la diffusione della lebbra che si prefigge di: - informare sulla curabilità della malattia, in modo da togliere l alone di paura che ancora l accompagna e che causa l emarginazione dei malati; - favorire la riabilitazione delle persone guarite, in modo che possano reinserirsi attivamente nella società; - sensibilizzare l opinione pubblica circa l importanza delle donazioni, al fine di poter offrire cure tempestive che evitino danni irreversibili; - informare la società civile nei confronti dei problemi relativi allo sviluppo socio-sanitario dei Paesi a basso reddito. Attualmente circa 10 milioni di persone hanno la vita segnata dalla malattia, benché da essa si possa guarire. Serbia Kosovo contrastato destino È stata approvata il 30 ottobre la nuova Costituzione della Serbia, il cui testo rivendica come intangibile la sovranità serba sulla provincia del Kosovo, attualmente abitata per il 90% da albanesi e dal 1999 sotto la tutela dell Onu. L affluenza finale è stata del 53, 4% e in questa contrastata provincia la minoranza serba ha votato in massa. Gli albanesi e la leadership locale di Pristina hanno invece ignorato la consultazione definendola illegale e inutile, perché contano sul peso che avrà presso l Onu la richiesta dell indipendenza della maggioranza. Ma la situazione non è affatto tranquilla. Gli albanesi si richiamano agli... Illiri; i Serbi ortodossi di contro hanno visto con i massacri andare in rovina centinaia di loro chiese con un patrimonio culturale, artistico e anche simbolico, testimone della continuità tra Europa e Medio Oriente (v. foto). Nei giochi politici balcanici s infila intanto anche la Russia. Roma università popoli e culture In preparazione al grande incontro dei docenti universitari (21-24 giugno 2007) per l anniversario del Trattato di Roma, circa 250 docenti universitari provenienti da 35 Paesi, delegati di una quarantina di Università statali e libere, si sono riuniti a Roma per il loro V Simposio europeo. Tema, l auspicato «nuovo umanesimo» che dovrebbe costituire il presupposto e il fondamento della costruzione europea nelle sue istituzioni giuridiche e nelle sue espressioni culturali. L Università è considerata motore dell integrazione europea: un accentuazione di questo ruolo è ulteriormente sollecitata dalla battuta d arresto subita in questi anni dal dibattito sulla Costituzione. Ci si è soffermati sulla valorizzazione del patrimonio culturale europeo e anche su temi particolari quali il rapporto educazione-religioni. Non sono mancate voci allarmate circa il deficit di ricerca accademica intorno alle nuove esigenze. A questo proposito si è auspicato un investimento in almeno tre linee strategiche: - a livello epistemologico, nel delineare ipotesi di un «sapere religioso», al fine di offrire a tutti gli alunni europei gli strumenti fondamentali per leggere e comprendere il fenomeno religioso nella sua ampiezza e complessità; - a livello pedagogico-formativo, nel creare curricoli di formazione accademica, culturale e professionale dei futuri insegnanti dell area religiosa; - a livello più ampiamente culturale, sulla dimensione religiosa all interno di ogni sapere disciplinare insegnato. 7

5 ATTUALITÀ ATTUALITÀ primipiani a cura di Anna Portoghese Bari salute e immigrati S inaugura a Bari il 15 dicembre il progetto «Accoglienza e ascolto, un ponte verso la salute», finalizzato all umanizzazione e all accoglienza dei migranti. Le migrazioni, evento connaturato alla storia dell umanità, si presentano oggi, specie in Puglia, con particolare emergenza. Il disagio, l insicurezza si fanno negli emigrati più profondi quando sono accompagnati da malattie, oltre che da spaesamento. Il progetto pugliese è per la ricerca scientifica e tecnologica e l innovazione organizzativa; nasce da un insolito connubio, tra la Fondazione Cassa di Risparmio Puglia e la Usl Ba/4, quest ultima attraverso l Unità operativa di Ostetricia-Ginecologia dell Ospedale «Di Venere» e l Ufficio Formazione Medicina Territoriale. La presentazione avviene nella 1 Giornata su «Salute e immigrazione» presso l Auditorium Cassa di Risparmio, viale Repubblica 111, Bari. Informazioni: tel , bratta.divenere@libero.it. Nepal novità a Kathmandu Il leader dei ribelli maoisti nepalesi Prachanda ha annunciato il 7 novembre la fine della lotta armata, dopo aver siglato un accordo di pace con tutti i partiti del Paese e aver posto le sue forze sotto il controllo delle Nazioni Unite. L intesa è stata raggiunta dopo l accettazione «ad interim» entro dicembre di alcuni maoisti nel governo, il che ha segnato la dissoluzione di strutture governative parallele messe in piedi dai ribelli. Anche le sorti della monarchia, la cui abolizione era lo scopo della guerriglia maoista che dal 1996 ha fatto oltre morti, saranno decise dall Assemblea costituente. La sua elezione si prevede nel giugno 2007, mentre il ruolo del re Gyanendra, dopo le sommosse popolari dell aprile scorso, è rimasto poco più che simbolico. Si tratterà essenzialmente di gestire la transizione non facile dalla monarchia assoluta alla democrazia. Uganda addio alle armi La Comunità di sant Egidio ha dato notizia il 6 novembre di un protocollo addizionale che renderebbe più concreti e cogenti gli impegni che il Governo della Repubblica Ugandese (Gau) e l Esercito di Resistenza del Signore (Lord Resistance Army, Lra) hanno preso il 26 agosto per la fine della guerra civile. In questo nuovo documento le parti convengono non solo di cessare ogni attività militare, ma anche azioni di propaganda e di supporto che possano minare il dialogo della pace di cui anche Sant Egidio si è fatto intermediario. La storia di questo Paese africano degli ultimi vent anni, specie al Nord, è stata nefasta. Il terribile Kony, leader della Lra, fantasioso interprete dei comandamenti del Sinai, si dice un avversario politico, non terrorista. Ma i capi d accusa parlano di suoi crimini di guerra e contro l umanità. Ora, con questa pace, si aprirebbe un nuovo destino. Helsinki dopo il vertice accordo quadro con la Cina Nello scorso ottobre è stato inaugurato «l anno Ue-Cina della scienza e della tecnologia», iniziativa in evidente continuazione col nono vertice svoltosi in settembre a Helsinki. Al termine di questi lavori era stata resa nota una dichiarazione congiunta, articolata in 36 punti, circa i settori di cooperazione: scambi commerciali, capacità nucleare dell Iran, sicurezza energetica, cambiamenti climatici, cooperazione circa la lotta alle malattie infettive. Il Commissario europeo per le relazioni estere di vicinato Ferrero-Waldner ha dichiarato: «Le relazioni Ue- Cina abbracciano attualmente le questioni politiche e della sicurezza, la cooperazione commerciale ed economica, la scienza e la tecnologia, l ambiente e le questioni sensibili come i diritti umani. È necessario un accordo globale, che comprenda tutte le nostre attività. Mi auguro ha aggiunto che il nuovo accordo-quadro ci consenta di approfondire il nostro partenariato strategico». notizie seminari & convegni Barcellona. Dal 3 al 5 novembre, 400 membri di diversi collettivi di femministe islamiche si sono riunite in Spagna, a Barcellona, in un congresso internazionale che intende operare come «movimento di liberazione» della donna musulmana. Le aderenti si battono per una diversa lettura del Corano e si ribellano alla loro situazione di sottomissione al maschio, sentendosi inferiori rispetto al resto del mondo occidentale. Parigi. Molte voci di disaccordo si sono levate dal mondo cattolico francese verso la politica seguita dal Vaticano con i tradizionalisti, dopo l apertura a Bordeaux dell Istituto «Buon Pastore» per i preti tradizionalisti che lasciano il movimento del defunto vescovo Lefebvre e in particolare dopo 30 novembre-3 dicembre. Camaldoli (Ar). Esperienza di preparazione all Avvento per giovani dai 25 ai 35 anni presso il Monastero sul tema: «Alle soglie della vita», con la guida di Claudio Ubaldo Cortoni, monaco. Informazioni: Foresteria del Monastero tel dicembre. Roma. In occasione della Giornata del diritto costituzionale per la tutela della salute, convegno sul tema «Malattie rare e disabilità», organizzato dall Associazione culturale «Giuseppe Dossetti: i valori». Sede dell Associazione: via Giulio Salvatori 14/16, Roma, tel fax Sede del Convegno: Sala delle Conferenze Camera Deputati, via del Pozzetto 158 Roma. 3 dicembre. Assisi. Si conclude alla Cittadella cristiana il primo anno del Corso Couselling, con discussioni tematiche, esperienza pratica, riflessione sul tirocinio. Gli allievi sono persone impegnate nel sociale, desiderose di completare una forte formazione di personalità (insegnanti, medici, dirigenti scolastici, operatori tra disabili). I docenti sono psicologi, psicoterapeuti, sociologi, antropologi, esperti pluridisciplinari. Il Couselling qualifica sapientemente il ruolo di ognuno: la professionalità si spende con positiva tessitura di rapporti nei diversi la notizia di un progetto di liberalizzare la celebrazione della Messa in latino (mentre la riforma conciliare aveva proposto le lingue locali). L arcivescovo di Tolosa Le Gall ha dichiarato che tale liberalizzazione rischia di «esacerbare l opposizione e anche di scoraggiare coloro che lavorano generosamente a favore della liturgia». Internet. Il 9 novembre Pax Christi ha lanciato in tutto il territorio nazionale la campagna «Ponti e non Muri» per ricordare al mondo che, «se il 9 novembre 1989 cadde il muro di Berlino, trascinando con sé ingiustizie e soprusi, un muro lunghissimo, alto, freddo e soprattutto illegale, deve essere abbattuto in Palestina» (info@mosaicodipace.it). Bruxelles. L Unione Europea ha finanziato un progetto che sviluppa una serie di strumenti per agevolare il monitoraggio clinico a distanza di soggetti affetti da malattie o condizioni croniche. Le prime sperimentazioni su pazienti con diversi tipi di disturbi hanno dimostrato il valore di tali strumenti elettronici di sanità per i pazienti e per i medici.(http// istresult.cordis.europa.eu). Italia. La povertà è in aumento: sono più di 7 milioni e mezzo le persone che vivono in condizioni di difficoltà. Lo afferma una ricerca della Caritas e della Fondazione Zancan secondo la quale due persone su tre che si rivolgono ai centri Caritas hanno problemi economici e sono più gli italiani che gli stranieri. Un quinto abita in condizioni precarie o non ha casa. campi di vita e di esperienze, con strategie di aiuto, consiglio e guida. La presentazione della domanda di iscrizione per il prossimo anno è fissata al 15 gennaio 2007 e l inizio del Corso al 26 gennaio. Informazioni: Segreteria del Counselling, Pro Civitate Christiana, via Ancajani 3, Assisi (Pg) tel fax e- mail: ospitalita@cittadella.org, www ospitassisi.cittadella.org, 5 dicembre. Bari. Per il ciclo «Contemporaneità», il centro «il Leggìo» (Via Cognetti 37, ore 18.00) organizza «Testimonianza di un viaggiatore in «Camino de Santiago» percorrendo la «Via Lattea»,con Padre Basilio Gavazzeni. Informazioni: tel dicembre. Torino. Convegno nazionale «Giornalismo di pace», organizzato dal Centro studi Sereno Regis nell auditorium della Provincia in Via Valeggio 5. Intende rispondere alle domande del mondo della scuola e dell associazionismo di conoscere l accesso a fonti d informazione diverse dalle grandi agenzie e dai grossi gruppi editoriali per la formazione di una coscienza critica. Tavole rotonde su «I giornalisti come operatori nei conflitti», «Il ruolo dei media nella trasformazione non violenta dei conflitti», «Lavorare in reti medianiche e nella controinformazione», dibattiti, mostra fotografica dicembre. Pallanza (Vb). Stage di cetra per l accompagnamento liturgico con i docenti Stefano di Pea e Massimo Encidi presso il Centro di spiritualità marinista, Villa Chaminade, Pallanza (Vb). Informazioni: Gennaio-giugno Faenza (Ra). Corso professionale sperimentale per tecnici dello spettacolo (18 posti - 3 riservati ai diversamente abili), organizzato dal Cefop e Villa San Martino con l Associazione Comunicanto di Lugo. Avrà anche il supporto delle maggiori industrie del settore. Informazioni: Silvio Drei tel , info@comunicanto.it; Elisabetta Chini tel , chini@cefopmcl.it gennaio. Pesaro. Seminario organizzato dall associazione laica di cultura biblica «Biblia» sul tema: «Paolo di Tarso: apostolo o apostata?». Relazioni di Yann Rédalié, Marinella Perroni, Giuseppe Barbaglio, Rinaldo Fabris, Stefano Levi della Torre, Piero Stefani; lavori di gruppo, visite ed escursioni guidate. Informazioni: Biblia, via A.da Settimello 129, Settimello (Fi), tel , fax

6 ATTUALITÀ ATTUALITÀ primipiani a cura di Anna Portoghese 10 Vaticano il Papa all Accademia delle scienze Benedetto XVI è intervenuto alla plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze convocata il 6/7novembre sul tema: «Prevedibilità della scienza: esattezza e limitazioni». Il prestigioso summit scientifico ha fatto il punto sull avanzamento degli studi metereologici, i cambiamenti climatici, terremoti, cadute dei corpi celesti, diffusione di pandemie e prevenzione del cancro. Tra gli eminenti studiosi, anche l oncologo italiano Umberto Veronesi. Il Papa ha ripreso una problematica a lui cara, ha tenuto a ribadire che non c è «contrasto tra fede e scienza» e ha invitato gli studiosi a impegnare le loro energie e i loro studi per il bene dell umanità intera, specialmente la più povera e bisognosa. Scienza e fede si sostengono a vicenda, ha detto, come sono parte del piano divino i continui progressi scientifici nella protezione dell ambiente, nello sviluppo dei popoli, nella lotta alle epidemie nell aumento dell aspettativa della vita e nella difesa del creato per il quale Benedetto XVI ha invitato gli scienziati, tra l altro, anche alla ricerca di energie alternative. Un altro punto toccato dal discorso papale è stato quello relativo «alle responsabilità etiche degli scienziati» le cui conclusioni «devono essere sempre guidate dal rispetto per la verità e da un onesto riconoscimento della accuratezza», consapevoli «delle inevitabili limitazioni del metodo scientifico». Ciò significa, ha continuato, «evitare all opposto il silenzio, per paura di fronte ai problemi reali». L influenza degli scienziati sulla formazione dell opinione pubblica, sulla base delle loro conoscenze, è troppo importante per essere scalzata da fretta impropria o dall inseguire una pubblicità superficiale. «Gli scienziati, ha concluso il Papa, proprio perché sanno di più, devono servire di più». Managua Ortega eletto presidente Danel Ortega, ex comandante del Fronte di liberazione sandinista, è stato eletto presidente del Nicaragua al primo turno dell elezione presidenziale del 5 novembre, riportando il 38,07% dei voti, mentre la destra ha raggiunto il 29% dei suffragi. Ortega nel 79 fu coordinatore della giunta di governo dove erano rappresentate tutte le correnti del Fronte che avevano partecipato alla rivoluzione contro Somoza. Fu presidente nell 84, poi sconfitto alle presidenziali del 90 e dovette sostenere aspri contrasti nel Fronte, fino alla scissione coi moderati. La Casa Bianca ha reagito prudentemente di fronte alla vittoria dell ex marxista: «Gli Stati Uniti lavoreranno coi loro dirigenti sulla base dei loro impegni e della loro politica a favore dell avvenire democratico del Nicaragua», ha dichiarato il portavoce Johndros. L arcivescovo di Managua ha auspicato un periodo di riconciliazione costruttiva. Sarmede le voci dei tam tam La magia e la meraviglia della fiaba illustrata, come accattivante strumento di introduzione del bambino al mondo del racconto e della lettura, ha fatto dell appuntamento autunnale trevigiano un evento culturale di grossa valenza pedagogica. Le immagini della fantasia in questa edizione della Rassegna Internazionale dell Illustrazione per l Infanzia si rincorrono attorno al tema delle storie dell Africa, in cui il ritmo dei tam tam appunto e i colori solari e caldi nei pennelli degli illustratori raccontano fiabe e leggende esotiche ad un pubblico vasto ed eterogeneo che va dai più piccoli, ai genitori e agli insegnanti. Mostre didattiche, laboratori, spettacoli in piazza per bambini, letture animate, rassegna di opere originali di artisti provenienti da tutto il mondo si susseguono per quasi due mesi in una serie di appuntamenti che proseguono fino a metà dicembre. L obiettivo è ricostruire una cultura dell immagine e comunicare il ruolo dell immagine stessa come atto artistico che connota, ricrea ed interpreta il testo, cosicché entrambi diventino veicolo di messaggi e sensazioni. Ciò significa recuperare, nel nostro mondo iconocamente saturo, una dimensione di equilibrio necessaria alla maturazione del bambino. Se «Il libro illustrato è la prima galleria d arte che un bambino può visitare» (Kvetà Pacovskà), non si può che essere soddisfatti del fatto che nuove case editrici se ne stiano occupando. Luigina Morsolin vignette il meglio della quindicina da L UNITÀ, 2 novembre da IL CORRIERE DELLA SERA, 5 novembre da L UNITÀ, 6 novembre da IL CORRIERE DELLA SERA, 9 novembre da LA REPUBBLICA, 9 novembre da LA REPUBBLICA, 2 novembre da IL CORRIERE DELLA SERA, 7 novembre da IL CORRIERE DELLA SERA, 13 novembre 11

7 BATTICUORI E LEGÀMI tu chiamale se vuoi emozioni un mondo d amore tua per sempre bello e impossibile sono come tu mi vuoi 12 ROCCA NOVITÀ Per adolescenti che cercano le parole per dirsi per giovani adulti che stanno varcando la soglia per genitori che sòstano davanti al volto dei figli anche quando ormai sono grandi. Per chi cura, educa, aiuta accoglie i vincitori e gli sconfitti. Un libro per chi non teme i nodi del diventare adulti e anche per chi li teme e tuttavia li prende in mano e lavora per scioglierli. Rosella De Leonibus COSE DA GRANDI nodi e snodi dall adolescenza all età adulta pagg e 20,00 INDICE TRASFORMAZIONI ponti sospesi una vita violenta o la va, o la spacca noi del clan in gruppo o nel branco? il corpo, storia d amore e odio scrivere col sangue quel grido nel vuoto chi comanda qua? incontri ravvicinati del terzo tipo EVASIONI rassegnati o vivi la realtà della finzione la sindrome di Alice bevi che ti passa coc(a)tail party una merce per amico a.a.a.appoggio cercasi scusa, non sono pronto una storia fragile il coraggio e la paura questione di feeling donne e uomini: disuguali, diversi, differenti uomini si diventa come nasce una donna per i lettori di Rocca e 15 anziché e 20 spedizione compresa TUTTA Rocca minimo SPAZIO IN soli 5 MILLIMETRI trovi nel CD-rom i 23 NUMERI integrali dell anno gli INDICI per numero per autore per rubriche per tematiche principali TUTTA ROCCA con 10 E spedizione compresa Richiedere a rocca.abb@cittadella.org o a mezzo conto corrente postale Raniero La Valle RESISTENZA E PACE un secolo durato sei anni La sconfitta di Bush nelle elezioni di mezzo-termine si presta a tre livelli di lettura. Il presupposto è che non si tratta di una piccola sconfitta, ma di una grande sconfitta, che ha comportato un rovesciamento di maggioranza sia alla Camera che al Senato, il che in un Paese normale, non afflitto dal presidenzialismo, dovrebbe tradursi in un cambio della leadership e della linea. Il primo livello di lettura è quello politico, nel senso però della politica minore, di quella che i francesi chiamano la politique politicienne. Secondo questa lettura, alla Sartori, si sarebbe trattato di un piccolo spostamento di voti ottenuto con il solito ondeggiare del centro, che muovendosi da uno schieramento all altro anche per infimi motivi, determina la vittoria della destra o della sinistra, concepite come inguaribilmente uguali a se stesse. Dunque un incidente di percorso di Bush, senza una vera sanzione dell elettorato contro le scelte presidenziali. Il secondo livello di lettura è politico nel senso forte. Il no dell America significa che essa non è più d accordo sulla guerra all Iraq o almeno sulla sua condotta. Per limitare i danni Bush l ha interpretato in questo secondo senso, mandando a casa Rumsfeld che di questa condotta catastrofica è il massimo responsabile. Ma non ci sono riscontri per questa interpretazione riduttiva. È la guerra stessa che è caduta in discredito, tanto è vero che i democratici, che pure l avevano sostenuta, hanno chiesto un sollecito ritiro delle truppe, e gli stessi «pensatori» neo-conservatori che l avevano teorizzata ora la sconfessano, scusandosi col non avere previsto che sarebbe andata a finire così; quello che scriveva gli infiammati discorsi di Bush ha sostenuto addirittura che il poverino leggeva «senza afferrare» quello che diceva. La caduta del consenso sulla guerra all Iraq è tanto più significativa perché si è manifestata proprio quando Bush ha potuto esibire lo scalpo del nemico, grazie alla tempestiva preelettorale condanna a morte di Saddam Hussein. Vendetta è fatta: ma questa vendetta, devono aver pensato gli americani, è costata troppo. L omicidio di Saddam è stato fin dall inizio un obiettivo della guerra, tanto è vero che essa è stata anticipata di qualche giorno quando l aviazione americana rase al suolo, e anzi al sottosuolo, un ristorante di Bagdad nel quale gli onniscienti Servizi avevano segnalato la presenza del capo nemico. Ma poiché non c era, per giungere alla sua esecuzione, ora promessa entro l anno, ci sono voluti morti iracheni, 2800 americani, un Paese distrutto e un milione e mezzo di profughi. Ma il livello di lettura politica in senso forte dice ancora di più: non è solo la guerra all Iraq che è naufragata nelle urne, ma ciò che essa ha rappresentato come inizio di attuazione del progetto politico-teologico del «nuovo secolo americano»; quello che finisce, cioè, solo sei anni dopo l inizio di tale secolo, è il perverso progetto imperiale della nuova destra americana volto a fare dell intero mondo «globalizzato» un feudo degli Stati Uniti, una proiezione della sua cultura, un serbatoio della sua economia e l aula del giudizio ultimo sui meritevoli di vivere e quelli invece da perdere. È questo il programma che è fallito, anche se ci vorranno ancora molti anni per uscirne e porre fine ai suoi dolori. E c è un terzo livello di lettura che individua in quanto è avvenuto un segno dei tempi. Il segno è che veramente i popoli impazziscono; non è affatto vero che essi, anche quando votano, hanno sempre ragione. Spesso hanno torto, altrimenti la causa dei mali sarebbe solo degli Hitler, dei Bin Laden e dei Bush di turno. Ma al contrario dei capi, che difficilmente cambiano mente ed idea, i popoli non restano nella follia per sempre; spesso rinsaviscono, spesso riconoscono il male da loro stessi provocato, spesso sono capaci di cambiare giudizio e di cambiare vita. Molte volte questo accade perché essi sono le prime vittime dei loro errori od orrori, del male fatto agli altri che molto presto ricade su di loro, dell aver messo i propri interessi, o gli interessi di un proprio gruppo particolare, al di sopra di ogni altro valore o esigenza; è accaduto dopo la seconda guerra mondiale, con quel famoso «ripudio della guerra», è accaduto con la decolonizzazione, stava avvenenendo nell America di Carter, nell Urss di Gorbaciov e nell Israele di Rabin, prima che quegli spiragli venissero chiusi. Ma grazie a questo, molti popoli si sono salvati, altri invece non ci sono riusciti. Oggi sono molti i popoli che soffrono a causa di altri popoli, e non solo dei loro capi. Ma in ogni caso è da loro, dai popoli, che può venire la novità. Essi ne sono capaci, perché loro è la responsabilità, e anche la sapienza, per la salvezza del mondo. 13

8 14 Maurizio Salvi ELEZIONI DI MEDIO TERMINE come cambia l America Solo il passare del tempo potrà indicare con certezza se, come sembra, il voto di medio termine (Midterm) negli Stati Uniti per il rinnovo della Camera e di parte del Senato ha significato non solo una inversione di tendenza storica per i principi che hanno guidato la drammatica guerra che insanguina l Iraq e aggiunge caos al disastrato Medio Oriente, ma anche un ripiegamento, da molti considerato più che auspicabile, della dottrina neoconservatrice i cosiddetti neocon germogliata alcuni decenni fa fra i pensatori della destra americana, e diffusasi negli anni successivi in altri paesi. Sulle ragioni che hanno portato alla sconfitta repubblicana sono stati versati fiumi di inchiostro. Quasi sempre è stata sottolineata la delusione dell elettorato soprattutto della classe media per la forte discrepanza fra le affermazioni di principio sulla «passeggiata» che avrebbe rappresentato l esportazione della democrazia in Iraq e la realtà di un pantano, che assomiglia ogni giorno di più ad un nuovo Vietnam, per le forze armate statunitensi, da cui appare difficile ogni via di uscita diversa da una fuga, con inoltre potenziali gravi conseguenze nelle relazioni fra le comunità curda, sunnita e sciita che fanno storicamente parte dell Iraq. Nel dibattito comunque sono emersi molti altri fattori che hanno contribuito a trasformare per il presidente George W. Bush l appuntamento elettorale di inizio novembre in un muro più grande e insormontabile di quello eretto dagli israeliani a divisione dei territori palestinesi e dell altro che gli stessi Stati Uniti hanno annunciato di voler costruire alla frontiera con il Messico. Questi altri elementi che hanno allontanato l elettore dalla Casa Bianca sono: 1) la crescente divaricazione dei redditi fra una minoranza di ricchi e fasce sempre più estese di poveri; 2) una politica rozza in tema di immigrazione che per proteggere una parte della società ne ha innervosito un altra, costituita per lo più dalla comunità di origine ispanica che si è riversata in massa sul fronte democratico; 3) un fenomeno crescente di corruzione che ha colpito personalità repubblicane di primo piano (Newt Gingrich, Bob Livingston, Tom Delay); 4) scandali a sfondo sessuale (Mark Foley) che hanno mostrato il contrasto fra una morale repubblicana asserita e un comportamento spesso degenerato; 5) la constatazione dell inefficienza dell azione del governo in occasione del passaggio dell uragano Kathrine che ha distrutto New Orleans; 6) la convinzione che parte delle enormi somme stanziate, accanto a quelle per la spedizione militare, per gli appalti e la ricostruzione in Iraq possa essere stata deviata verso imprese vicine ai vertici dell Amministrazione, come la onnipresente e potente Halliburton che, come tutti sanno, è molto vicina al vice presidente Dick Cheney. L insieme di tutti questi fattori ha creato lo scenario più infausto che un ospite della Casa Bianca potesse trovarsi a dover affrontare in occasione del voto, ed hanno Bush che ora secondo la tradizione politica statunitense è un lame duck (un anatra zoppa), essendo un presidente che si avvia alla fine del suo mandato senza possibilità di rielezione in una posizione forse perfino peggiore di quella che ha avuto Bill Clinton quando pure perse l appoggio di entrambi i rami del Parlamento alla fine del suo mandato. Lungi dall aver risolto tutti i problemi, l allontanamento del Segretario alla Difesa Donald Rumsfeld ha solo mostrato il tentativo di Bush di dare con la mano sinistra in pasto all opinione pubblica un capro espiatorio mentre con la destra continuava ad agire come sempre spingendo l approvazione da parte della Camera della nomina di John Bolton (altro falco della destra repubblicana) quale ambasciatore statunitense presso le Nazioni Unite. Bisognerà ricordare a questo punto che la politica estera secondo la Costituzione degli Usa è ampiamente prerogativa del Capo dello Stato. Una attribuzione che egli può esercitare anche con un potere legislativo fortemente ostile. Ma è ovvio che qui ci troviamo di fronte ad un ragionamento puramente teorico, perché la Casa Bianca non ha alcun interesse a creare una bagarre che potrebbe ulteriormente danneggiare la posizione dei Repubblicani in vista delle presidenziali del come uscire dall Iraq Nancy Pelosi, leader democratica, in un incontro con Bush Ma i cambiamenti nella squadra governativa potrebbero essere molti, e riguardare perfino il gioiello della corona: il Segretario di Stato Condoleezza Rice. Più infatti dovesse manifestarsi praticabile una stagione di dialogo fra gli Usa e paesi oggi considerati come parte dell Asse del Male (Corea del Nord, Iran e Siria), più sarà necessario avere in posti chiave uomini con un curriculum moderato, come appunto è quello dell ex capo della Cia Robert Gates che ha preso il posto di Rumsfeld e che si è sempre detto convinto che Teheran avesse il diritto di sviluppare la tecnologia per l utilizzazione dell energia nucleare a fini civili. Comunque da qualche tempo, ed in previsione del più che prevedibile stop elettorale, Bush ha dato la sua benedizione ai lavori di una Commissione bipartisan sull Iraq copresieduta da James Baker, stretto collaboratore di Bush padre, e dal democratico Lee Hamilton. I lavori non sono terminati, ma filtrano già le indiscrezioni stampa. I consigli riguarderebbero la necessità per quanto possibile di mantenere l integrità di un Iraq federale; operare progressivamente una riduzione delle forze militari americane in campo ponendo il governo iracheno davanti alle sue responsabilità; avviare conversazioni con i paesi confinanti che sono coinvolti per varie ragioni nel conflitto. Bush, che ha incontrato Baker e Hamilton il 13 novembre, prima di partire per un viaggio in Asia, non ha mostrato entusiasmo per l idea di doversi sedere ad un tavolo con i colleghi di Siria e Iran, anche se in questo senso si sono pronunciati perfino il premier britannico Tony Blair e quello australiano John Howard. Per quanto riguarda in generale gli altri dossier caldi, passeranno varie settimane prima che si possano toccare con mano eventuali cambiamenti di rotta, e comunque ciò non avverrà prima dell 1 gennaio 2007, quando vi sarà il rinnovo dei membri del Senato e della Camera dei rappresentanti. Per Joyce Battle, analista di questioni mediorientali presso l Archivio della Sicurezza Nazionale, una delle prime cose che farà la maggioranza democratica «sarà di mettere uno stop ai trattati di libero commercio che sono stati uno dei cavalli di battaglia dei primi sei anni di Bush (ne sono stati firmati una decina)», e che secondo i sindacati americani hanno generato più deficit commerciale e più disoccupazione. Un significativo campanello d allarme in questo senso è stata la bocciatura della legge che regolava un trattato di apertura commerciale con il Vietnam ed a cui è stato detto no proprio quando il capo della Casa Bianca stava già con un piede sull aereo per recarsi ad Hanoi. Molto soddisfatto per il risultato elettorale si è invece detto l analista Paul Krugman che trae dal verdetto delle urne un insegnamento di portata epocale: «Forse stiamo assistendo, se non proprio alla fine del conservatorismo, a quella del conservatorismo come movimento. Ossia della potente alleanza stretta fra ricchi, interessi imprenditoriali e destra religiosa fra gli anni 60 e 70, e che forse in un determinato momento aveva qualcosa a che vedere con le idee, ma che si è trasformata in una macchina politica corrotta». Maurizio Salvi 15

9 CULTURA le molte ragioni 16 Filippo Gentiloni Gli appuntamenti di questa estate ci hanno permesso qualche riflessione approfondita sulla situazione del cristianesimo nel mondo, in rapporto alle società, alla politica e anche alle altre religioni. Soprattutto del cattolicesimo. La più autorevole voce è stata proprio quella del papa Benedetto XVI nei suoi due interventi più importanti, quello di Regensburg in Germania e quello di Verona. I più importanti e i più discussi. Con il passare dei mesi si è fatta più chiara la posizione di Ratzinger e più marcata, anche se sempre con prudenza e delicatezza, la sua distanza dai papi precedenti Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II e anche dal Concilio Vaticano II. identità e ragionevolezza Come punto di partenza si può assumere il giudizio sulla situazione del mondo, fra immoralità, guerre, corruzione, fame. E ateismo. Mali gravissimi ai quali non sembra esservi rimedio. Da parte di nessuno, neppure della chiesa di Roma. Perciò il forte richiamo proprio al cattolicesimo perché recuperi la sua forte identità e la proclami con forza, senza tentennamenti. A questo scopo il papa accosta al richiamo identitario quello, altrettanto forte, alla ragionevolezza. Fede e ragione: un binomio che appare già come caratteristico di questo pontificato. Non è certamente una novità nel pensiero cristiano, soprattutto cattolico: basti pensare alla Scolastica di San Tommaso e anche alla tradizione greca che la aveva generata e sostanziata. Il papa sembra rifarsi con forza a quella tradizione, quasi dimenticando volendo dimenticare i secoli più moderni, i secoli delle incertezze, delle ermeneutiche, degli accomodamenti, delle interpretazioni. I seguaci di Lefevbre, in fondo, non avevano tutti i torti, impegnati come erano a favore di una tradizione ricca e immutabile. una ragione unica e universale? Una tradizione profondamente ancorata non soltanto sulle parole della Bibbia ma anche sulla ragione. Una ragione unica ed universale: ecco la sua insostituibile ricchezza, della quale Roma nel corso dei secoli si è fatta custode. Basti pensare a tutti i problemi connessi con il matrimonio e la famiglia, tutti oggi, non a caso, all ordine del giorno. Al di là delle pagine bibliche, tanto esaltate dal Concilio e dai protestanti Roma oggi, mediante la sottolineatura del rapporto fra fede e ragione, potrebbe riacquistare quel primato che i secoli moderni le avevano negato. Riacquistare voce in capitolo, per il bene di tutti. Una voce che tutti, perfino i musulmani come è apparso dal discorso di Regensburg, dovrebbero e potrebbero ascoltare. Un programma, questo di Benedetto XVI, di notevole apertura e di grandi speranze, ma non senza difficoltà, come le vicende di questa estate hanno già indicato. Soprattutto perché non è facile annullare la cultura degli ultimi decenni. Anche la cultura religiosa, come molte vicende anche cristiane hanno dimostrato. Non è facile declinare la ragione al singolare: sono ormai molte le ragioni che si contendono il campo del sapere, rifiutando egemonie ed esclusioni. Un sapere se non incerto per lo meno pluralista domina ormai non soltanto le scienze si pensi al dibattito sull evoluzionismo ma anche le religioni. Lo confermano, nel nostro paese, i risultati dei referendum: non soltanto quello più recente sulla fecondazione assistita ma anche quelli, poco lontani, su divorzio e aborto. Lo sforzo identitario del papa non avrà vita facile. Come non sarà facile insistere sulla identità di un paese sostanzialmente, ma non completamente, cattolico, come si è detto e ripetuto a Verona. Filippo Gentiloni 17

10 ISTITUZIONI E RICERCA il lungo autunno della Università Fiorella Farinelli 18 La Conferenza dei Rettori ha proclamato agitazioni e forse anche un blocco delle attività universitarie contro i tagli proposti dalla finanziaria di quest anno. E anche il ministro Mussi è stato costretto a sbattere sulla rovente scrivania di Padoa Schioppa il peso delle sue possibili dimissioni. La protesta dei ricercatori e dei docenti universitari non è assimilabile a quelle delle tante categorie economiche e professionali pronte a minacciare ogni sorta di sfracelli ogni volta che si mettano in discussione, a ragione o a torto, gli equilibri di inveterati status quo. Perché è vero che le attività di alta formazione e di ricerca, nel nostro paese, sono da tempo compresse e compromesse da una ormai strutturale carenza di risorse. E perché è ormai noto anche ai più distratti lettori di quotidiani che la nostra spesa in questo campo l 1,5% del Pil è scandalosamente più bassa rispetto non solo a paesi come gli Usa e il Giappone, ma anche a paesi europei come la Francia, la Germania, la Svezia, la Svizzera che investono da tre a quattro volte di più; che i nostri migliori «cervelli», per poter lavorare in ambienti stimolanti e con laboratori attrezzati, se ne vanno altrove o sono ogni giorno tentati di farlo; che da noi la ricerca pubblica è più importante che in altri paesi, visto che la ricerca privata è diffusamente snobbata da un sistema produttivo poco propenso a investimenti che non assicurino un rendimento economico a breve. Sappiamo tutti, d altra parte, che sarebbe necessaria un inversione di tendenza, perché è sulla produzione e sulla diffusione del sapere che si giocano le partite più importanti, quelle dell innovazione produttiva e della competitività economica così come quelle della qualità ambientale e della vita di tutti. Lo sanno soprattutto i più giovani, i più preoccupati rispetto al futuro proprio e del paese. È un segno interessante di un nuovo modo di guardare a questa nostra Italia così sgangherata che tra le figure che riscuotono il loro massimo apprezzamento ci siano gli scienziati; e che, viceversa, in fondo a una lunga graduatoria di valore sociale, ci siano i politici (1). resistenze baronali Eppure non si può dire che attorno alla protesta del mondo universitario ci siano grandi simpatie, o che si stia sviluppando un indiscusso sostegno da parte dell opinione pubblica. I motivi sono diversi, ma ha certamente un grande peso che le università e gli enti pubblici di ricerca, che puntualmente ad ogni finanziaria lamentano vigorosamente gli immancabili tagli, siano solitamente assai riluttanti a interpretazioni autocritiche del loro modo di essere e di operare, e per lo più assai avari di proposte di radicale modifica di quello che, con tutta evidenza, non funziona o funziona male. Come se tutte le disgrazie venissero sempre e comunque dall esterno, e senza alcuna responsabilità del potere accademico e dei vertici degli Enti. È invece sotto gli occhi di tutti che la riforma cosiddetta del 3+2, che doveva da un lato garantire un drastico contenimento di una dispersione che negli anni novanta aveva raggiunto il 75% circa delle matricole e dall altro la formazione di quei profili tecnico-professionali di livello superiore che mancano al nostro mondo del lavoro, è stata in numerose realtà universitarie largamente compromessa da una progettazione di corsi dai contenuti improbabili, privi di rispondenza ai fabbisogni professionali del paese, del tutto autoreferenziale e attenta solo alla moltiplicazione delle cattedre e degli incarichi di insegnamento. proliferazioni insensate Analoghe, e anzi maggiori criticità, presenta la decisione, assunta da diverse università, di far proliferare o delocalizzando i corsi o dando luogo a nuove sedi attività che, per disponibilità di risorse economiche e professionali, non possono in alcun modo garantire né buona formazione né, tanto meno, uno sviluppo della ricerca: che dunque garantiscono qualche introito in più, perché da noi le risorse pubbliche seguono il numero degli iscritti e degli addetti, ma che nascono morte, e che imbrogliano i giovani che vi si iscrivono. Mentre costituiscono vere e proprie violazioni del 19

11 20 ISTITUZIONI E RICERCA significato e del valore della formazione universitaria e dei relativi titoli di studio le iniziative di quelle università che, senza mettere in piedi i dispositivi seri e severi dei paesi europei che riconoscono le competenze acquisite anche in percorsi non formali come quelli lavorativi, regalano diplomi e lauree a funzionari di ministeri e di aziende: in base, s intende, a convenzioni onerose con le strutture interessate. raccomandazioni e lottizzazioni La crisi delle università, del resto, è crisi prima di tutto del concetto e del valore del «merito»: perché tutti sanno e molti baroni universitari perfino rivendicano che il reclutamento e le carriere del personale di ricerca e di docenza avvengono più per cooptazione che in base a valutazione oggettive della qualità delle persone; per forza più degli interessi delle diverse lobbies interne all università e per pressioni politiche esterne ed interne che per le capacità, le potenzialità, l impegno professionale accertato. Uno scandalo, ma di lunghissima durata e di amplissima estensione, in quello che dovrebbe essere il luogo riservato alla trasmissione e alla produzione del sapere alto: e per questo capace di una diversità sostanziale rispetto a un paese in cui gli unici temi davvero sensibili sono quelli delle raccomandazioni e delle lottizzazioni. un piano a medio termine È tuttavia certo che a questi problemi non si può dare soluzione con tagli di spesa e provvedimenti consimili. Al contrario, è proprio la carenza di risorse degli ultimi anni un fattore non secondario di peggioramento del quadro: almeno nel caso della proliferazione degli atenei, perché in questo modo si è cercato di attrarre altre iscrizioni e quindi altre risorse; e in quello ad esso intrecciato della eccessiva indulgenza nei confronti dei politici interessati alla costituzione di un polo universitario nel proprio collegio elettorale. Il problema della carenza di risorse c è del resto anche dietro ad altri fenomeni, tra cui le convenzioni con aziende e ministeri per il rilascio troppo allegro di diplomi e di lauree o l attivazione di percorsi formativi per il conseguimento di titoli del tutto sganciati dalla possibilità di un riconoscimento nel mondo del lavoro. Le piste da battere, dunque, dovrebbero essere altre, individuate e praticate non con lo strumento improprio delle leggi finanziarie, ma con quello più pertinente di un piano di programmazione e sviluppo di università ed enti di ricerca a medio termine, basato sulle priorità del paese e riferito, per quanto riguarda il funzionamento delle strutture, sugli standard adottati in Europa. Del piano dovrebbe essere parte non la chiusura delle piccole università o delle facoltà decentrate, ma la distinzione, come in tutti i paesi avanzati, tra università che fanno solo insegnamento (e che possono, se ne hanno la capacità e ne trovano i mezzi, sviluppare in futuro anche la ricerca) e università in grado di realizzare sia la formazione superiore che la ricerca. Dovrebbero farne parte anche dispositivi di reclutamento e sviluppo delle carriere in grado di garantire una selezione basata unicamente sul merito e sulla qualità delle persone; regole che eliminino i rischi del localismo e del provincialismo e incentivino, al contrario, la cooperazione di università ed enti a livello nazionale e internazionale; investimenti di lungo periodo nei campi più promettenti della ricerca italiana e dei suoi collegamenti con quella di altri paesi; promozione e sostegno della progettualità di lungo respiro; criteri di verifica dei risultati dei percorsi formativi rispetto all inserimento dei laureati nel mondo del lavoro; investimenti nei settori nuovi della formazione permanente e della formazione continua. il danno dei tagli indiscriminati È in un quadro programmatico di questo tipo che si possono e si devono eliminare gli eventuali sprechi o cattivi usi delle risorse, non con provvedimenti di taglio privi di qualsiasi priorità strategica, spalmati in modo omogeneo sull intera realtà universitaria e della ricerca, che possono produrre solo difensivismi corporativi, chiusure autoreferenziali e poi, alla fine del tormentone della finanziaria, qualche aggiustamento che lascia ancora una volta le cose come stanno. Ma tutto ciò richiede un pensiero riformista che forse oggi non c è, o non è ancora abbastanza autorevole per invertire la rotta, impedendo come scrive Salvatore Settis su Repubblica 7 novembre «il lungo autunno dell università italiana». Rafforzarlo è compito anche delle energie positive che ci sono nel mondo universitario, dell intelligenza e dell impegno etico e professionale dei ricercatori e dei docenti più lungimiranti, della preoccupazione per il proprio futuro degli studenti. Fiorella Farinelli (1) Vedi Sesta Indagine IARD sui giovani, Milano UN DIVERSO MODELLO DI SVILUPPO: PROPOSTE IN DISCUSSIONE/4 dalla Finanziaria alla nuova economia Roberto Tesi L economia italiana, sia pur lentamente, ha ripreso a crescere: sulla base delle dichiarazioni fatte il 27 ottobre dal ministro Bersani, il Prodotto interno lordo nel 2006 dovrebbe registrare un aumento «prossimo» al 2%. Non è molto, ma confrontando la variazione dell anno in corso con quella media degli ultimi 5 anni (appena lo 0,3%) il dato non può che far piacere. Anche nel 2007 il prodotto lordo italiano dovrebbe segnare una crescita attorno all 1,5%, con l obiettivo (come ha ripetuto Prodi) di puntare ad un tasso annuale del 3%. Alla ripresa dell economia italiana sta dando un contributo notevole anche l industria che dopo un quinquennio deprimente caratterizzato per due anni anche da una discesa della produzione, sembra aver imboccato la strada di una crescita dell output come confermano gli ultimi dati diffusi dal Centro studi Confindustria che si riferiscono ai primi 10 mesi dell anno. Il tutto in presenza di una crescita dei prezzi estremamente bassa il tasso di inflazione si aggira sul 2% annuo che segnala scarsa tensione sul fronte del costo del lavoro, ma è anche il riflesso di una dinamica contenuta della domanda interna provocata da una scarsa crescita dei redditi da lavoro e delle pensioni (che registrano una diminuzione in termini reali dal 2002), alla quale come dimostrano i dati di una ricerca di Bankitalia. Alla flessione dei redditi dei lavoratori dipendenti si è contrapposto un forte aumento di quelli da lavoro autonomo che nel 2002 e negli anni seguenti (la fonte è di nuovo Bankitalia) sono stati in grado di volgere a proprio favore l introduzione dell euro al posto della lira e la possibilità di praticare aumenti dei prezzi. il paradosso del prezzo del petrolio Molti si chiedono: la ripresa italiana è una vera ripresa? Cioè: ha una valenza solo congiunturale? Oppure è una ripresa che sottende modificazioni della struttura produttiva e pertanto può essere configurata come ripresa strutturale che potrà consolidarsi nei prossimi anni? La risposta non è semplice, anche se per ora sembra prevalere la fase congiunturale al suo interno, sembrano presenti i germi di una modifica della struttura produttiva. Negli ultimi 15 mesi, il volano della ripresa italiana è stata la domanda estera: la crescita del pil in molti paesi (a cominciare da Cina e India con i loro stratosferici tassi di incremento del prodotto, ma anche gli Stati uniti per i quali solo nel terzo trimestre si avvertono segni di «stanchezza») ha dato una mano ai produttori italiani. Che l export sia la «componente più dinamica» della crescita italiana ne è convinta anche la Confindustria secondo la quale nei primi sette mesi dell anno le esportazioni in volume sono cresciute a un tasso del 2,6% tendenziale, contro un incremento del 2,3% delle importazioni. Tuttavia, a conferma della relativa incertezza sulla ripresa, gli esperti di via dell Astronomia aggiungono, con un pessimismo che non trova riscontro nelle dichiarazioni del governo, che «gli indicatori qualitativi disponibili sembrano delineare per il secondo semestre una decelerazione della domanda e una conseguente riduzione dell attività produttiva». Un ruolo non secondario nell incremento della domanda è stato ricoperto dalla Germania, il primo partner commerciale dell Italia sia sul fronte dell import che su quello dell export. Verso la Germania sono finiti molti prodotti finiti, ma anche semilavorati, in particolare in settori come il chimico. Paradossalmente a tirare la domanda di merci italiane ha contribuito anche la crescita del prezzo del petrolio: certo, la «bolletta» petrolifera sta salendo a livelli record, ma i paesi esportatori di petrolio e gas (Opec e Russia su tutti) sono ottimi acquirenti di merci. In particolare di beni di lusso (nelle cui produzioni l Italia eccelle) e, purtroppo, di armi, per le quali l Italia è uno dei primi esportatori mondiali. Non è casuale che le prime difficoltà per l economia italiana cominciano a manifestarsi dopo il , quando il prezzo del greggio scese a livelli storicamente bassi (sotto i 10 dollari al barile) frenando la domanda dei paesi produttori. Senza contare che la crescita del prezzo 21

12 22 UN DIVERSO MODELLO DI SVILUPPO del greggio sta contribuendo a sviluppare «tecnologie a risparmio energetico». Attualmente l unico effetto negativo della crescita delle materie prime energetiche è quello sul sistema dei prezzi, ma la politica salariale non generosa e la politica monetaria per molti aspetti restrittiva della Bce hanno contribuito a frenare più del dovuto le dinamiche inflazionistiche. effetto Maastricht Senza contare che gli obblighi dell Italia con la Uem, l Unione monetaria europea, non hanno consentito negli anni scorsi di percorrere una politica di deficit spending che potesse rimettere in moto il sistema economico. Questo significa che l Italia (ma anche molti altri paesi Ue) hanno dovuto sacrificare la crescita allo sviluppo per rispettare i parametri di Maastricht e questo ha provocato una generale stagnazione (o quantomeno una crescita nettamente inferiore a quella potenziale) delle economie, anche se per l Italia il ristagno ha assunto dimensioni molto più ampie. Neppure l 11 settembre 2001 in Europa ha contribuito (se non per un leggero allentamento della politica monetaria) a rilanciare l economia. Al contrario di quanto accaduto negli Usa per i quali dopo l attentato alle Twin tower si è scelta la strada di una politica economica estremamente espansiva sia sul fronte monetario, che su quello della spesa pubblica (purtroppo soprattutto bellica) e della politica fiscale, principalmente diretta a favorire i redditi più alti. In Europa ha dominato la politica monetaria, mentre è stata totalmente assente la politica di bilancio che per sua natura richiede una integrazione politica maggiore di quella attuale. Sono, in sostanza, mancate politiche fiscali omogenee (anzi è prevalso il dumping fiscale) e politiche infrastrutturali comuni in grado di sostenere la domanda e in particolare i consumi che negli ultimi 5 anni sono rimasti deboli in tutti i paesi contribuendo in maniera determinante al rallentamento del tasso di crescita delle economie. Al contrario negli Stati uniti i consumi privati sono stati stimolati (anche troppo) e la crescita è stata sostenuta. Tanto che nell anno fiscale appena terminato (il 30 settembre) il rapporto tra deficit e pil è sceso all 1,6%. In tutto questo, però, la flessibilità del mercato del lavoro non c entra, come non c entra la politica fiscale permissiva di Bush. Anzi, gli squilibri strutturali Usa sono cresciuti, il ceto medio sta scomparendo e le differenze di classe stanno aumentando di pari passo con la progressiva riduzione del wefare, come dimostrano i dati del governativo Cenus bureau. carenze delle imprese italiane L Italia tra i paesi Ue è stata quello che più ha sofferto di questa inattività politica comunitaria coniugata con la pochezza della politica economica di Berlusconi non in grado né di rilanciare l economia, né di avviare e favorire le modificazioni strutturali di una apparato industriale non in grado di affrontare la competitività internazionale. Le imprese italiane con le debite eccezioni sono carenti nelle produzioni di merci ad alta tecnologia: negli ultimi 10 anni la quota italiana nel commercio di hight tech come dimostrano i dati elaborati dalla Banca d Italia è progressivamente diminuita a fronte di una domanda crescente di questi prodotti. Vi sono settori nei quali l industria italiana è praticamente assente, mentre ampia è la presenza nei settori maturi nei quali però si è accresciuta la concorrenza dei paesi emergenti, in via di industrializzazione. Colpe dell industria e degli industriali, ma anche colpa dello stato che non è stato in grado di dare indirizzi di ricerca e di non aver realizzato politiche economiche in grado di aumentare la dimensione media delle imprese italiane che rimane troppo limitata e quindi organicamente impossibilitata a investire in ricerca e sviluppo. E questo non è accaduto solo negli ultimi anni. Insomma, non è solo colpa del governo Berlusconi. La crisi italiana paradossalmente nasce nel settembre del 1992, con l enorme svalutazione della lira. Per alcuni anni i forti attivi della bilancia commerciale (anche 60 mila miliardi di lire) nascosero una realtà che si stava modificando: la competitività ottenuta con la svalutazione non veniva sfruttata dagli industriali per investire in ricerca e innovazione, ma unicamente per investimenti di «processo» e non di «prodotto». E più in generale per investimenti di tipo finanziario. Di fronte alla concorrenza spietata di paesi come la Cina (dove il dumping sociale è la norma) era chiaro che l industria italiana nel giro di pochi anni (come in realtà è accaduto) perdesse i margini di competitività guadagnati con la svalutazione e che la bilancia commerciale andasse in profondo rosso e non solo per colpa del prezzo del petrolio. Senza contare che larga parte degli investimenti delle imprese italiane più dinamiche sono stati indirizzati all estero: un fenomeno peraltro «normale» vista la fase di globalizzazione. Al contrario, probabilmente per l assenza di infrastrutture adeguate, e il costo del lavoro relativamente alto (almeno nei confronti dei paesi emergenti) l Italia ha perso fascino per gli investimenti diretti delle imprese estere. Le quali, al massimo, si limitano a rilevare «marchi» storici senza però contribuire a una reale innovazione. Salvo quella della gestione e del management. L assenza di innovazione è risultata drammaticamente evidente nella produzione di auto. Anche per la Fiat c è da segnalare una «distrazione» di risorse: per anni, anziché investire nell auto, la famiglia ha cominciato a impiegare risorse (generate dall auto) in altri settori (giornali, distribuzione, e via dicendo) abbandonando la ricerca e l innovazione del settore core. Miopia padronale e manageriale stavano facendo crollare un settore al quale la storia industriale italiana deve molto. Sull orlo del baratro, quando ormai le banche si erano impadronite della Fiat, è stato sufficiente un nuovo manager l arrivo del nuovo amministratore delegato Sergio Marchionne per cambiare rotta. Sono stati sufficienti un paio di anni per invertire la tendenza e ora la Fiat, anche se non può dirsi completamente risanata, non è più a rischio di sopravvivenza. Per di più con una novità assoluta: per la prima volta a livello mondiale come ha fatto osservare il Wall steet journal la ristrutturazione non è avvenuta chiudendo stabilimenti e allontanando persone, ma sviluppando la ricerca e l innovazione. I risultati del risanamento Fiat sono evidenti e sono registrati mese dopo mese dagli indici della produzione industriale, ma anche dalle quotazioni in borsa delle azioni della società che hanno toccato il nuovo record a 14 euro, ma per le quali già viene indicato un target price di 17 euro. Una conferma indiretta del ristagno quinquennale dell economia italiana è arrivato dai dati sul mercato del lavoro che ha fatto segnare una forte diminuzione del tasso di disoccupazione sceso attorno al 7% e una crescita dell occupazione da anni di boom. Purtroppo il boom non c è stato: l aumento dell occupazione si è realizzato prevalentemente nel terziario più arretrato nel quale il costo del lavoro assorbe quasi per intero il valore aggiunto. Invece la produttività, anche per la non crescita della produzione industriale, nonostante il modesto incremento delle retribuzioni è ristagnata e l Italia ha perso vistosamente nei confronti dei concorrenti esteri. la Finanziaria Sul quadro generale della situazione dell economia italiana mi sembra vi sia giudizio concorde. Ritengo importante rispondere alla domanda: che si può fare? Che può fare il governo di centro sinistra per favorire il consolidamento della ripresa? L azione di politica economica finora espressa da Prodi è tutta nella legge finanziaria e nel decreto legge di luglio, conosciuto come Visco-Bersani, tutto impostato nel reperire risorse (con una più attenta lotta all evasione fiscale) da destinare parzialmente alla riduzione del deficit del 2006, ma anche a rifinanziare opere infrastrutturali per le quali il governo Berlusconi non aveva provveduto a stanziare finanziamenti con il rischio della chiusura di molti cantieri. Anche la finanziaria si muove in questa direzione: 15 dei 35 miliardi totali della manovra (ma secondo parecchi esperti i miliardi alla fine saranno circa 40) servono per la riduzione dell indebitamento (per farlo tornare nel 2007 al di sotto della soglia del 3 per cento rispetto al pil) mentre la rimanente somma (almeno 20 miliardi di euro) servirà per «l equità sociale» e per il rilancio dello sviluppo. Non mancano dubbi sulla necessità di rispettare entro il 2007 gli impegni del «patto di stabilità». Un gruppo di economisti italiani ha infatti proposto come obiettivo immediato una stabilizzazione del debito rispetto al pil. Se questa fosse stata l impostazione della finanziaria, l importo della manovra avrebbe potuto essere ridotto o, in alternativa, si sarebbe potuto disporre di maggiori risorse per finanziare lo sviluppo e l equità sociale. Con il risultato di una possibile maggiore crescita del pil trainata da maggiori investimenti e maggiori consumi. Cioè da una più alta domanda interna. Anche se parte di questa domanda come accade negli Stati uniti sarebbe stata soddisfatta dall import. Ma questa è un altra storia, visto che l impostazione della finanziaria è diversa e non potrà essere modificata, se non marginalmente, dal parlamento. Molti dubbi rimangono sulle risorse destinate all equità sociale e allo sviluppo. Certo, c è un segnale di cambiamento rispetto alla politica economica di Berlusconi-Tremonti. Cioè si avverte concretamente il cambio di direzione in senso redistributivo delle risorse per favorire i redditi più bassi. Però la finanziaria così com è appare senz anima, senza priorità, senza una vera direzione. Nei 217 articoli c è una alluvione di interventi a pioggia che sembrano dettati dalle lobby, dal bisogno di non scontentare i 9 partiti che compongono la maggioranza, dalla necessità di tamponare i guati ereditati dal precedente governo. Vi sono stanziamenti francamente incom- 23

13 24 UN DIVERSO MODELLO DI SVILUPPO prensibili. Ad esempio: apparentemente non cresce la spesa per la difesa, ma a guardare bene nelle pieghe del bilancio, si scoprono circa 2 miliardi finalizzati per investimenti bellici. Anche se questi soldi finiranno in larga parte nelle tasche dell industria italiana, non è certo con i «cannoni» che si può consolidare lo sviluppo. Troppi soldi (5,5 miliardi nel 2007 e 9 miliardi nel 2008) sono destinati alla riduzione del cuneo fiscale per le imprese. A che serve ridurre il costo del lavoro per una moltitudine di imprese che fa profitti in abbondanza? A nulla: è solo un «obolo» politico che il governo paga a Luca Cordero di Montezemolo e alla Confindustria per aver voltato le spalle a Berlusconi. Come accennato prima, il punto vero è che la struttura produttiva dell industria italiana presenta dei vuoti terribili nell alta tecnologia e non sarà la riduzione del costo del lavoro a favorire ricerca, sviluppo e innovazione in grado di garantire un futuro. Questo significa che migliaia di piccole aziende tireranno il fiato nel 2007 e nel Anzi aumenteranno gli utili, visto oltretutto che molte operano in settori non esposti alla concorrenza internazionale. E poi torneranno alla carica per nuove riduzioni del costo del lavoro, finanziate con tagli delle spese correnti e soprattutto con riduzioni dello stato sociale. I 5,5 miliardi di euro (quasi 11 mila miliardi di lire) del taglio del cuneo fiscale non sono pochi: potevano essere meglio utilizzati per favorire la ricerca, in particolare quella pubblica, e l aumento delle dimensioni aziendali, troppo piccole per resistere agli assalti esteri. E le risorse della quasi elemosina realizzata con fiscale (finanziata per la quasi totalità dal cuneo destinato ai lavoratori dipendenti) potevano essere meglio indirizzate con interventi diretti dello stato a potenziamento del welfare. È proprio sicuro il governo che i cittadini preferiscano aumenti degli assegni familiari a servizi più efficienti (a partire dagli asili nido) che potrebbero tra l altro consentire a molte donne l accesso al lavoro? nostalgia di Iri Molti (nel centro sinistra) affermano, lo abbiamo anticipato, che questa finanziaria segna una inversione di tendenza. In parte (piccola) è vero: il confronto con i provvedimenti dell era berlusconiana semplificano il giudizio. Però questo governo avrebbe dovuto osare di più: sarebbe stato sufficiente guardare alle grandi socialdemocrazie europee (il cui pil cresce moltissimo) per avere un modello di riferimento. Purtroppo in Italia parlare anche solo di socialdemocrazie è una bestemmia. In alternativa si è scelta la via di uno stato sociale minimo, assegnando un po più di risorse ai cittadini e lasciando a loro la scelta di dove allocare queste risorse. Rispondendo a un paio di domande poste nell intervento iniziale di Eduardo Carra, credo che sia assolutamente carente la politica ambientale del governo: lo sviluppo delle fonti alternative non può essere delegato alla buona volontà dei cittadini premiandoli con sgravi fiscali. Serve un intervento diretto delle aziende pubbliche come Enel e Eni e tutte le utilità locali. Sono loro che debbono aumentare la produzione con grandi investimenti ad esempio nel fotovoltaico. Creando così le condizioni per forti economie di scala, per lo sviluppo della ricerca e per l incremento dell occupazione. Invece, purtroppo, questo non accade: l Enel è sempre più impegnata nello sviluppo del nucleare nei paesi dell Est europeo a cercare di rilevare imprese distributrici di energia elettrica in paesi industrializzai. L Eni da parte sua, anche se egregiamente, prosegue nella ricerca e nello sfruttamento di fonti energetiche non rinnovabili. Un ultima notazione riguarda i fondi di previdenza integrativa e più in generale il Tfr che le imprese sopra i 50 dipendenti dal 2007 saranno obbligate a versare al ministero dell economia e delle finanze. Si tratta di soldi dei lavoratori: perché i sindacati non si impegnano affinché questi fondi non vengano utilizzati in maniera mirata? Ad esempio nell edilizia residenziale, ma anche nell energia rinnovabile. Altrimenti, come succede ora, per i fondi pensione, le risorse non impiegate in buoni dello stato e obbligazioni, finiranno per l 80 per cento in azioni di aziende estere dei paesi industrializzati. Un paradosso: i lavoratori italiani finanziano le imprese estere che fanno concorrenza a quelle italiane. Invocare la rinascita dell Iri può sembrare anti-storico. L Iri visse nel dopoguerra un momento di grandezza supplendo alla carenza di capitali della industria privata e svolgendo ottimamente dal punto di vista congiunturale un ruolo anticiclico. Oggi i capitali non mancano, ma l industria italiana sembra incapace di darsi una dimensione adeguata alla globalizzazione e di occupare spazi nei settori tecnologicamente avanzati. Insomma, non si tratta più di produrre «panettoni di stato», ma di occupare i vuoti che l industria privata non sembra in grado di coprire. Forse l intervento diretto può essere evitato. Però lo stato non può esimersi dall intervenire. Pena la decadenza del paese, la sua marginalizzazione o il rischio di fare dell Italia solo un super market del turismo. Roberto Tesi Romolo Menighetti OLTRE LA CRONACA soldati o poliziotti? Lo stillicidio di morti ammazzati nei vicoli di Napoli ripropone il dilemma dell impiego dell Esercito per fini di polizia. Sostengono questa opzione il Ministro della Giustizia Mastella, pochi altri esponenti del centrosinistra, e, compatto, il centrodestra. Si tratterebbe di un impegno con durata e compiti limitati (posti di blocco, rastrellamenti, sorveglianza di obiettivi sensibili), teso soprattutto a liberare gli uomini delle Forze dell ordine dai tanti servizi di supporto onde restituirli al loro compito primario di prevenzione e repressione del crimine. Potrebbe avere secondo costoro anche un valore simbolico, e una funzione di supporto psicologico, onde fugare la sensazione di insicurezza e paura entro cui quotidianamente vivono molti strati della popolazione. I sostenitori dell uso dell Esercito per compiti di ordine pubblico fanno riferimento ai precedenti: l operazione «Vespri siciliani» a Palermo del 1992, e poi gli impieghi in Calabria, Sardegna e nella stessa Campania. (Il richiamo a tali precedenti è però a doppio taglio, in quanto, al di là del sollievo momentaneo dalla morsa della criminalità, questa continua a strapotere, più e meno sanguinaria, nelle tre regioni citate). Decisamente contrario all uso dell Esercito è invece il Primo ministro Romano Prodi, e gran parte del centrosinistra, che vedono in tale impiego, prima di tutto, una fuga della politica dalle proprie responsabilità. Il Premier sostiene che ognuno deve fare il proprio mestiere. Derivando la criminalità soprattutto dall inquinamento della vita economica e del mondo degli affari a Napoli, secondo la Divisione Investigativa Antimafia, sono in gioco, tra traffico di droga ed estorsioni, 16 mila milioni di euro le Forze armate possono fare ben poco. Ma anche autorevoli esponenti della società civile sono su queste posizioni. Lavoro per i disoccupati e sostegno immediato per chi non sa come sbarcare il lunario, è la ricetta proposta dal cardinale di Napoli Crescenzio Sepe. Di un esercito di maestri, e non di soldati, necessita la città, affermano poi coloro che nei vicoli quotidianamente combattono la battaglia in difesa dei giovani e giovanissimi. E ancora, sostiene lo scrittore Raffaele La Capria, pensare all Esercito in città sarebbe come dare un aspirina ad un malato di tumore. Comunque, in linea di principio, affidare all Esercito funzioni che spettano istituzionalmente ad altri organi dello Stato, specie in materia di ordine pubblico, rappresenta sempre un potenziale pericolo per la democrazia, nonostante il Ministro Mastella abbia detto che l uso dell Esercito «non deve essere un tabù». Si può obiettare che c è l esempio della vicina Svizzera. Nella Confederazione, infatti, l Esercito ha anche poteri di polizia, nell ambito dei quali può fermare persone, accertarne l identità, interrogarle, perquisirle e arrestarle provvisoriamente fino all arrivo delle forze dell ordine competenti. Può anche usare forme di coercizioni dirette, ed è concesso pure un limitato uso delle armi. Ma l Italia non è la Svizzera. Non ci sono motivi per dubitare della fedeltà alla Costituzione del nostro Esercito. Però, la considerazione di passati e sporadici episodi, riconducibili a personali responsabilità (il generale De Lorenzo e il complotto del Sifar Servizio Informazioni delle Forze Armate del 1964, l adesione di diversi esponenti delle Forze armate alla loggia eversiva massonica P2 di Licio Gelli, i depistaggi a proposito del disastro aereo di Ustica), dovrebbe indurre la politica a mantenere le varie istituzioni ben radicate entro i loro compiti costituzionali. Tanto più che oggi l Italia ha un esercito di professionisti, dunque oggettivamente più organico alla struttura militare rispetto al precedente esercito di popolo, che la leva obbligatoria radicava maggiormente nella dimensione popolare del Paese. Perciò, a fronte dell emergenza criminalità (un emergenza ormai endemica), è la politica, nazionale e locale, che deve assumersi in pieno le proprie responsabilità, al fine di ripristinare la legalità in tutto il Paese. Purtroppo, la costatazione che in Parlamento siedono diversi rappresentanti del popolo italiano che hanno avuto, o hanno ancora, a che fare con la giustizia, anche con sentenze definitive, non induce a bene sperare. 25

14 RIFIUTI URBANI un emergenza ecologico sociale 26 Pietro Greco Cassonetti incendiati. Cattivi odori diffusi. Cumuli di immondizia saliti in alcune zone al primo piano degli edifici e pronti a tracimare persino nei parchi archeologici più famosi del mondo. È stata l ennesima emergenza rifiuti più che i delitti di camorra a scuotere i media e portare Napoli e la sua regione al centro dell attenzione nazionale. Perché in tutta Europa sì e in Campania no? Perché nella metropoli partenopea e dintorni il problema dei rifiuti cerca da ben 13 anni un record continentale di uscire dall emergenza, mentre ovunque sta trovando tranquilla soluzione? E qual è la vera «questione napoletana»: i treni colmi di rifiuti solidi urbani partono per la Germania o i camion pieni di rifiuti speciali e tossici che da tutt Italia giungono nel «triangolo della morte», tra Nola, Acerra e Marigliano? Qual è infine la situazione rifiuti solidi urbani a livello nazionale? Cerchiamo di rispondere a quest ultima domanda e poi troveremo una qualche risposta provvisoria alle domande sollevate dall eterna emergenza Campania. Il settore dei rifiuti solidi, sostiene l Osservatorio nazionale che si fa carico di monitorarlo, si divide in due grandi sistemi di gestione, rifiuti urbani e rifiuti speciali. Entrambi hanno grande rilevanza economica e grande impatto ambientale. Ebbene, il primo sistema gestisce 31 milioni di tonnellate di rifiuti urbani (dati 2004). Il secondo oltre 100 milioni di rifiuti speciali. Il settore dei rifiuti solidi urbani è in crescita: + 3,7% nel 2004 rispetto all anno prece- dente. La gran parte dei rifiuti in termini assoluti è prodotta al Nord (che col 45% della popolazione nazionale produce 14 milioni di tonnellate di rifiuti, pari proprio al 45% del totale), mentre il Sud e le isole (36% della popolazione nazionale) contribuiscono con 10 milioni di tonnellate (33% del totale), e il Centro (18% della popolazione) produce 6 milioni di tonnellate di rifiuti solidi urbani e contribuisce quindi per il 22% al monte rifiuti nazionale. Se consideriamo la quantità di rifiuti prodotta per abitante, è proprio il Centro in testa alla classifica (con 617 chilogrammi prodotti in media da ogni abitante in un anno), seguito dal Nord (530 chilogrammi) e, infine, dal Sud (491 chili). La produzione di rifiuti solidi urbani è legata al reddito e, quindi, alla distribuzione geografica del reddito, ma non in maniera lineare. In Lombardia, la regione più ricca d Italia, la produzione media è di 510 chilogrammi per abitante, appena trenta chili l anno in più che in Campania (481 chili per abitante): una differenza che non supera il 6% ed è davvero poco significativa quando si tratta di spiegare la diversa capacità di gestire il problema rifiuti che si registra tra le due regioni. D altra parte, sebbene ci siano regioni come la Toscana dove gli abitanti in media producono molti rifiuti (693 chili per abitante) e altre dove gli abitanti ne producono relativamente pochi, come la Basilicata (398) e il Molise (382), non è certo in fase di produzione che nasce il «problema rifiuti». Non è forse vero, inoltre, che le quattro regioni dove il problema da oltre una dozzina di anni si è trasformato in emergenza cronica (Puglia, Calabria e Sicilia, oltre alla stessa Campania) producono tutte una quantità di rifiuti solidi per abitante inferiore alla media nazionale. La grande differenza tra Nord e Sud sta a valle: nella capacità di smaltire i rifiuti prodotti. Un dato per tutti: la raccolta differenziata, quella che guarda ai rifiuti come «materia seconda» e ne consente il riutilizzo. raccolta differenziata La possibilità di raccolta selettiva dipende dalla composizione dei rifiuti. La principale tipologia di rifiuti urbani prodotti dagli italiani è la cosiddetta frazione organica (residui di cibo): pari al 33% del totale; seguita da carta e cartone (24%); plastica (11%); vetro (8%); legno (4%); metalli (4%), tessili (3%) e infine un mix di altre tipologie minori (13%). Non tutte queste tipologie vengono raccolte con la medesima facilità (o difficoltà). Infatti, le percentuali di rifiuti raccolte in maniera differenziata divergono alquanto da quelle della composizione. La principale tipologia raccolta in maniera selettiva è quella della carta e cartone, che con 1,94 milioni di tonnellate rappresenta il 30% del totale della raccolta differenziata; ma notevole e in crescita è anche la raccolta differenziata dell organico e del verde (1,91 milioni di tonnellate di organico e verde pari al 30% del totale. A più grande distanza seguono il vetro con 0,93 milioni di tonnellate (15% del totale), la plastica ( tonnellate e 5%), il legno ( tonnellate e 5%), i metalli ( tonnellate e 4%). Per tutti questi materiali raccolti in maniera selettiva, sostiene l Osservatorio sui rifiuti, vi è sempre uno sbocco nel mercato del riciclo di materia o di recupero di energia. Non si verifica mai che rifiuti raccolti in maniera differenziata non trovino una possibilità di riutilizzo economicamente vantaggiosa. Ma, sebbene questo tipo di trattamento dei rifiuti sia in rapida crescita (+ 10% nel 2004 rispetto al 2003) e negli ultimi anni si sia sviluppato un articolato sistema di riuso dei rifiuti raccolti in maniera differenziata, si registra una grande differenza tra le varie regioni d Italia. La raccolta differenziata raggiunge il 35,5% al Nord, si attesta intorno il 18,3% al Centro, ma non va oltre l 8,1% al Sud. La media nazionale sfiora il 23%. E il Sud è 15 punti sotto la media nazionale. Eppure per legge dal 2003 la raccolta differenziata dovrebbe raggiungere un valore minimo del 35% in ogni comune d Italia. Ciò significa che i comuni del Nord, in media, rispettano la legge. I comuni del Centro stanno per raggiungere l obiettivo. Quelli del Sud, in media, ne sono ben lontani. E infatti, nel 2004 sono stati smaltiti ancora in discarica una quantità di rifiuti urbani e residui da trattamenti di rifiuti urbani pari al 45,0% al Nord, al 69,5% al Centro e addirittura al 73,2% al Sud. il fattore demografico Torniamo al «problema rifiuti» in Campania. Si dice che esso sia più acuto qui che altrove a causa dell alta densità demografica della regione. Il fattore ha un peso indubbio. Ma non è certo l unico in gioco. Lo dimostra l analisi comparata tra la Campania e una regione, la Lombardia, che ha 27

15 28 RIFIUTI URBANI una densità di popolazione analoga. Entrambe, poi, gravitano intorno a due grandi sistemi metropolitani: Napoli e Milano. Ebbene, in termini di trattamento dei rifiuti non ci potrebbe essere divergenza maggiore. La Lombardia raccoglie in maniera differenziata il 40,9% dei suoi rifiuti; ne incenerisce il 31,8% e ne manda in discarica il rimanente 27,3%. La Campania raccoglie in maniera differenziata il 10,5% dei suoi rifiuti, non ne incenerisce neppure un grammo e ne manda in discarica (compresi quei centri che dovrebbero trattare i rifiuti per renderne possibile l incenerimento) l 89,5%: poiché le discariche presto si riempiono, ecco che si crea sistematicamente l emergenza. Oltre al danno, la beffa. In Lombardia, il costo per la raccolta dei rifiuti è di 71 euro l anno per abitante. In Campania è di 92 euro l anno per abitante. In pratica i cittadini di Napoli e i loro corregionali pagano il 30% in più che a Milano e in Lombardia per vedere periodicamente cumuli di rifiuti abbandonati in strada salire fino alle finestre del primo piano. politica e camorra dello stesso Autore BIOTECNOLOGIE scienza e nuove tecniche biomediche verso quale umanità? (vedi pag. 32) Tutti questi numeri ci dicono che in Lombardia stanno avviando a soluzione il problema rifiuti solidi urbani, seguendo le regole auree delle 4R indicate dall Unione Europea (riduzione, riuso, recupero da materia e infine recupero di energia). In Campania, sebbene da 13 anni esista una gestione commissariale del sistema, il problema non è stato avviato a soluzione. Anche perché si è puntato tutto sugli inceneritori, che nessuno finora è riuscito a costruire. Non resta che sperare nel nuovo commissario straordinario, il capo della protezione civile Guido Bertolaso. Ben sapendo, però, che in passato e per 13 anni la gestione straordinaria ha acuito, invece che facilitato, la fuoriuscita dall emergenza rifiuti. Le responsabilità politiche del governo nazionale, delle amministrazioni regionali e locali, dei commissari di governo nella gestione deficitaria del problema rifiuti in Campania, in Puglia, in Calabria e in Sicilia sono evidenti. Tuttavia non è un caso che queste quattro regioni siano anche quelle dove è più radicata la criminalità organizzata, particolarmente attiva proprio nella gestione illegale dei rifiuti. le colpe del Nord Un tema che emerge con clamore a Napoli e dintorni. Ma che non riguarda solo la città partenopea e il Sud d Italia. Consideriamo l altro grande sistema, quello dei rifiuti speciali. Ebbene, mentre camion e treni di spazzatura salgano alla luce del sole dalla Campania verso il Nord d Italia e spesso vanno fino in Germania altri camion pieni di rifiuti speciali, spesso tossici, raggiungono la Campania soprattutto dal Nord d Italia e vengono scaricati in maniera incontrollata proprio sul territorio della regione meridionale. Le industrie, soprattutto del Nord, che affidano alla camorra lo smaltimento illegale ma economico dei loro rifiuti tossici sono troppe. La situazione è così critica, che anche la rivista medica The Lancet ha denunciato, tempo fa, un aumento anomalo dell incidenza di alcune forme di tumore a causa dell esposizione a sostanze tossiche in quello che viene chiamato il «triangolo della morte», i cui vertici sono le città campane di Acerra, Nola e Marigliano. Una denuncia che è anche un ammonimento. In Italia la capacità di gestire il problema rifiuti sta avendo un rapido miglioramento. Ma il miglioramento è solo a macchia di leopardo e solo in particolari ambiti. Non necessariamente geografici. Non è un caso che a Montecorvino Rovella, in provincia di Salerno, la raccolta differenziata sfiori l 80% e il comune sia uno dei più «ricicloni» d Italia. Non è l unica in Campania e nel Sud d Italia. E, purtroppo, non è un caso che il traffico clandestino di rifiuti tossici si concluda soprattutto in Campania, ma parta soprattutto dal Nord d Italia. un patrimonio culturale La verità è che guardare ai rifiuti, urbani o speciali che siano, come a una «materia seconda» da riutilizzare è un imperativo ecologico ineludibile. Quando diventa un patrimonio culturale diffuso tra la popolazione civile, ma anche tra i politici e tra gli industriali riusciamo ovunque a «chiudere il cerchio» e migliorare la qualità dell ambiente in cui viviamo. Quando invece la società civile, le istituzioni o il mondo produttivo se ne dimenticano, la qualità dell ambiente peggiora. Non solo in termini ecologici, ma anche sociali. Pietro Greco Italia multietnica I Maurizio Di Giacomo DOSSIER 2006 l «Dossier Statistico Immigrazione 2006», curato dalla Caritas Italiana, da quella diocesana di Roma e dalla Fondazione Migrantes, conferma, con tutta una serie di sfumature e di approfondimenti, che in Italia l immigrazione extracomunitaria è ormai un fenomeno strutturale. L Italia, sulla base dei dati qui utilizzati e risalenti al 2005, con di immigrati/e si colloca al quarto posto in Euro- pa dopo Germania, Spagna, Francia e supera la Gran Bretagna. Nei prossimi dieci anni è realistico prevedere un aumento «ancor più rilevante» di questo tipo di immigrazione all interno del suolo nazionale. Essa incide per il 5,2% della popolazione ovvero 1 immigrato su 20 residenti. Roma e Milano sono le capitali dell immigrazione: la prima con l 11,4% della popolazione e la seconda col 10,9%. 29

16 DOSSIER Circa il 10% delle nuove nascite, nel 2005, sono legate a genitori entrambi stranieri. I minori figli/e di immigrati, secondo una stima di questo Dossier, sono , un quinto circa dell intera popolazione straniera. Stando alla banca dati dell Istituto Nazionale Assicurazioni sul Lavoro (Inail) su occupati sono nati in paesi extracomunitari. I cittadini extracomunitari titolari di azienda, prevalentemente nell edilizia e nel commercio, sono con un aumento del 38% rispetto al 30 giugno Gli immigrati/e iscritti al sindacato sono su lavoratori sindacalizzati. Inoltre un decimo degli immigrati è già proprietario di una casa. le cifre negative Fin qui per dire le «luci» di questo fenomeno. Non mancano, tuttavia, le «ombre». Una rete di posti per rifugiati e per richiedenti asilo in Italia rispetto a domande nel Accoglienza ancora «non soddisfacente» per nomadi stranieri. 867 casi di discriminazione razziale, denunciati all ente competente, per il 38% dei casi riguardanti africani. Una stima di persone «in disagio abitativo». Un quinto delle denunce penali attribuite a stranieri, ma molto meno quelle riguardanti gli immigrati residenti. Insufficenza del fondo nazionale per l immigrazione: sceso dal miliardo di euro stanziato nel 2004 ai del 2005 e risalito a nel Se si osserva più da vicino questo Dossier 2006 si apprende che gli immigrati cinesi ufficiali in Italia sono (che salgono a calcolando i minori non dichiarati). Essi sono concentrati per lo più in Lombardia, in Toscana e in alcune zone attorno a Napoli. Nuova è la finestra aperta sull immigrazione ucraina in Italia: le unità che risultano alle fonti ministeriali, stimabili, tuttavia in senza forzature. Questa immigrazione è presente nelle imprese di pulizia e nella rete per la cura alla persona, in massima parte badanti. Un altro dato che salta all occhio è la femminilizzazione crescente del fenomeno immigratorio. Le donne giunte in Italia sono : inferiori all universo maschile sul piano statistico ma attestate al 49,9% del totale. I curatori del dossier osservano che spesso queste donne sono «costrette» ad affidare ad altri l allattamento dei propri figli. Una scelta nota anche in Italia. Chi non ricorda le «balie», che per arrotondare le entrate, si dedicavano prevalentemente a un rampollo di buona famiglia agiata lasciando in seconda linea il proprio nato? (In quella categoria di privilegiati anche un rampollo toscano Lorenzo Milani destinato a diventare conosciuto tra il 1958 e il ). Un altro indice che attesta come gli immigrati/e si stanno sempre più inserendo nel nostro tessuto sociale è il numero di coloro che hanno una patente per guidare l automobile. Nel 2003 le patenti rilasciate a titolari nati all estero sono state , nel 2005 sono salite a , un venticinque per cento sul totale delle patenti concesse in quell anno. Sono cresciuti anche gli immigrati titolari di una casa in proprietà. Secondo un inchiesta svolta dal Censis nel novembre 2005 per conto di una ditta immobiliare su 803 immigrati. Sono fenomeni corposi e di lungo corso destinati a riscrivere in profondità la società italiana. Di fronte a un simile mutamento in Italia esistono solo mediatori culturali-linguistici capaci di aiutare l immigrato nelle situazioni più diverse: dall assistenza legale in carcere, alla ricerca di un posto di lavoro fino al confronto quotidiano con una burocrazia pubblica sovente pesante. le religioni Su un piano strettamente religioso gli immigrati/e cristiani sfiorano le unità di cui cattolici e ortodossi, per lo più provenienti dall Europa dell Est. I musulmani sono cresciuti da a (un 33,2% in più). Limitato l aumento degli induisti giunti a persone (con unità in più) e dei buddisti che hanno toccato quota circa (+ 5000). Si tratta di un rimescolarsi di carte che ha avuto una sua visibilità persino nel convegno della chiesa italiana a Verona (16/20 ottobre 2006). Prima con una preghiera interreligiosa poi con l emergere per la prima volta, in questa sede, dei responsabili delle «cappellanie etniche» ovvero di coloro che sacerdoti cattolici li seguono aggruppati per nazione di provenienza. Insomma il Dossier Immigrazione 2006 giunto alla sua sedicesima edizione ha riconfermato la sua validità per comprendere meglio l Italia multietnica; un sogno al quale don Luigi Di Liegro, ideatore di questo dossier, morto a Milano il 12 ottobre 1997, ha dedicato fino all ultimo la sua intensa e ineguagliabile esistenza. Maurizio Di Giacomo Romolo Menighetti ceto PAROLE medio CHIAVE È un ceto fantasma, un araba fenice di cui tutti parlano ma che nessuno riesce a identificare con chiarezza. Il sociologo Ralf Dahrendorf afferma che non si trova alcun termine per definire questa classe che non è una classe. Si tenta precisarlo a partire dal reddito, ma le cifre sono ballerine, e capita che uno scopra, secondo i parametri del momento, di essere o un galleggiante al limite della povertà o un benestante. E c è poi la differenza tra il reddito effettivamente disponibile e quello dichiarato al fisco, che scompagina ancora di più le appartenenze. Meglio dunque tentare di definire questo ceto a partire dalla posizione e dalla funzione nella società, con un occhio alla storia e uno alla cronaca. Ma anche seguendo questa strada le conclusioni divergono. La classe media, come la si intende oggi, è realtà abbastanza recente, e la sua emersione ha cause economiche e politiche. È lo sviluppo e il consolidamento degli scambi commerciali, ancor prima della Rivoluzione industriale, che ha favorito la formazione di una classe agiata mercanti, artigiani, mediatori, banchieri, commercianti i cui destini non erano più legati alla terra, e che s incuneò tra le classi dei proprietari e dei contadini. Poi, con la Rivoluzione industriale tale ceto assunse sempre più importanza e s irrobustì con nuove figure professionali insegnanti, impiegati, burocrati, avvocati, notai. Questi, inconsapevolmente, perseguivano obiettivi sociali e politici comuni libertà economica e politica, libertà di espressione e di pensiero, più rappresentanza, meno tasse, maggiore sicurezza e si trovarono classe intermedia tra il proletariato e i produttori-padroni. Acquisendo una più marcata identità sociale il ceto medio conquista sempre maggior potere negoziale. Ciò lo mette in grado di contrastare, da un lato la classe potenzialmente rivoluzionaria del proletariato, garantendo dall altro le classi politiche ed economiche dominanti dalle spinte sovversive della classe operaia. Il maggior peso politico che in tal modo il ceto medio assume determina nei partiti politici una corsa per accaparrarne il consenso. La posizione di forza che deriva da tale corteggiamento permette alla classe media di imporre alla politica quelle riforme che saldano le libertà economiche con quelle politiche e civili, nonché di ottenere un articolato sistema di protezioni sociali e di servizi da parte dello Stato. Ora però, non incombendo più il pericolo di una rivoluzione di classe sovvertitrice dell ordine borghese, essendo l economia diventata prevalentemente immateriale, entro un contesto globalizzato, il ceto medio, inteso come classe omogenea identificata entro un sistema comune di valori ed interessi da difendere, va, secondo alcuni studiosi, sempre più sfilacciandosi e polverizzandosi. Sulla scia di quest analisi c è chi parla (Massimo Gaggi e Edoardo Narduzzi) di «fine del ceto medio», e del suo scioglimento entro l universo indistinto dei consumatori, paghi del fatto che l industria del low cost permette loro l accesso a beni e servizi un tempo riservati a pochi. Il ceto medio così, da classe propulsiva dell economia, della politica e delle libertà civili si affloscia e si appiattisce sul «consumo», che diventa il suo nuovo elemento caratterizzante. Al di sopra ci sono i superricchi con redditi da capogiro, al di sotto i nuovi poveri, operai pensionati lavoratori dipendenti, con il problema della «quarta settimana». C è però chi invece considera ancora il ceto medio (Luciano Gallino in quanto sociologo, e la Destra politica, che la classe media la fa scendere in piazza) come corpo unitario. Esso sarebbe identificato dagli atteggiamenti di fondo che derivano dalla pratica del lavoro indipendente e dalla sua funzione e valutazione sociale. Si tratta, secondo quest ultima interpretazione, di una classe in grado di esprimere una grande creatività e notevoli capacità autogestionali, qualità base, queste, per avviare un nuovo capitolo nell economia del Paese. In ogni caso si tratta di un importante corpo politico sia esso in fase di dissolvimento o di ricompattamento che la Sinistra, impegnata nel pur meritorio sforzo di ridistribuire la ricchezza, dovrebbe stare molto attenta a non spingere involontariamente nelle braccia della Destra. 31

17 Libri Un nuovo servizio ai lettori. A grande richiesta la raccolta in volume degli articoli più significativi di uno stesso Autore con particolare riferimento alle tematiche più dibattute a livello sociale, etico, politico e religioso Romolo Menighetti LE IDEE CHE DIVENTANO POLITICA linee di storia dalla polis alla democrazia partecipativa La polis L umanità come comunità Lo stato nazionale Il liberalismo Marxismo e comunismo Nazionalsocialismo e fascismo La democrazia Delusione e speranze per la democrazia pagg ,00 Pietro Greco BIOTECNOLOGIE scienza e nuove tecniche biomediche verso quale umanità? Ritorna Frankestein? Potenzialità e rischi della genetica Piante e cibi transgenici Terapie geniche La nuova frontiera della biomedicina Clonazione terapeutica Fecondazione assistita Il dibattito all Onu Chi è l embrione? Armi biologiche e genetiche Bioetica e bioetiche Tecnologia scienza e sviluppo umano Dibattito tra scienziati, teologi, filosofi e politici pagg , Marco Gallizioli LA RELIGIONE FAI DA TE il fascino del sacro nel postmoderno IL FASCINO DELL ORIENTE L Oriente come metafora Paramahansa Yogananda: la vita come abbandono mistico Krishnamurti, un profeta del nostro tempo Gandhi: il sentiero dell azione ESPLORANDO LA GALASSIA NEW AGE New Age: un caleidoscopio religioso L etica della New Age L emozione religiosa di Paulo Coelho e James Redfield ALCUNE SUGGESTIONI DAI MONDI RELIGIOSI CONTEMPORANEI La reincarnazione nel mondo delle religioni Carlos Castaneda: il fascino dello sciamanesimo Il Candomblé: la trance come festa Apocalisse: un idea perduta? New global: una provocazione anche religiosa pagg ,00 Rosella De Leonibus PSICOLOGIA DEL QUOTIDIANO AMORE E DINTORNI Vorrei che fosse amore Coppia, il catalogo è questo L amore gay Il romanzo della coppia tra parole e silenzi L altro/a: un mistero da riscoprire Uno più uno uguale tre Il nido vuoto Padri cercansi, disperatamente Figlie di madri Adulti ed adolescenti: cinque parole per dirlo PSICHE E DINTORNI E se l io diventasse meno ingombrante? Sulle tracce dei cambiamenti Convivere col caos Malati immaginari? Fuggire col fumo Mi gioco tutto Magra per rabbia, magra per amore Desiderare il futuro Siamo rete-dipendenti? CONVIVENZA SOCIALE E DINTORNI Appunti per un io postmoderno Dietro le quinte della persuasione Il marketing delle idee Tempo per vivere Del Più e del Meno Le scorciatoie del pensiero Fare la differenza Le sfide dell intercultura I frutti della paura Fiducia o buon senso? La cura della relazione Desiderio di noi pagg ,00 5. Giannino Piana ETICA SCIENZA SOCIETÀ i nodi critici emergenti LE CATEGORIE ANTROPOLOGICHE L uomo e il suo corpo Che cos è la natura La vita mistero e dono La morte e il morire Salute e cura nel contesto del limite umano I CRITERI DEL GIUDIZIO ETICO Non uccidere La responsabilità morale oggi L etica del rischio La gerarchia dei beni Quattro principi-base della bioetica I Comitati di bioetica Bioetica e biodiritto I cattolici, la bioetica e la legge LA MANIPOLAZIONE DELLA VITA UMANA L embrione è persona? La fecondazione assistita e l inizio della vita personale Referendum procreazione assistita: perché sì perché no Vita e qualità della vita La clonazione terapeutica Diritto a morire? Il testamento di vita Tra eutanasia passiva e accanimento terapeutico LA CURA DELLA SALUTE Il diritto alla salute Il rapporto medico-paziente La verità al malato Il consenso informato: come, perché, chi Non esistono malati incurabili Salute e risorse: a chi la precedenza? ETICA AMBIENTALE E ANIMALISTA Il rapporto uomo-natura Gli animali soggetto di diritti OGM: risorsa o rischio? pagg ,00 SPECIALE PER I LETTORI DI ROCCA i volumi a soli 10 E ciascuno Carlo Molari CREDENTI LAICAMENTE NEL MONDO RILEVANZA SOCIALE DELLA FEDE IN DIO La speranza nei tempi della disperazione Decadenza della fede, relativismo, religione civile La fede in Dio nella pratica politica Politica e profezia Guai a voi! Secolarizzazione e dialogo interreligioso La nuova Europa: radici e identità Le Chiese in difesa dell ambiente FEDE E CULTURA Le tracce di Dio nella cultura umana Scienza e trascendenza L azione di Dio in un contesto evolutivo Creazionisti e neodarwinisti Teilhard de Chardin e il problema del Male NEL VORTICE DELLA STORIA La crisi della Chiesa Come e perché cambiare Le componenti della conversione Transizioni traumatiche Letture divergenti del Concilio La missione della Chiesa nel mondo attuale Ritrovare l essenziale I laici nella chiesa I laici nel mondo Il primato della coscienza Funzioni e limiti del Magistero UOMINI NUOVI L esperienza religiosa Le emozioni nell esperienza di fede Cammini di libertà Spiritualità del gratuito Leggi umane e fedeltà alla vita Spiritualità della liberazione pagg ,00 Rosella De Leonibus COSE DA GRANDI nodi e snodi dall adolescenza all età adulta in corso di stampa (vedi pag. 12) i volumi a soli 15 E ciascuno spese di spedizione comprese RICHIEDERE A ROCCA: c.p Assisi rocca.abb@cittadella.org c.c.p NOVITÀ 32 33

18 Da un certo tempo a questa parte, ci troviamo a parlare delle molte difficoltà rilevate per ottenere una interrelazione positiva ed armoniosa tra gli esseri umani. La conseguenza più immediata di questo fatto, o forse la sua vera causa, è quella che, con linguaggio filosofico e generalizzante, viene chiamata incomunicabilità umana. C è chi, pur accettando questo termine, ne intravede gradi diversi: da quella che può essere considerata incomunicabilità totale a quella che presenta qualche sfumatura verso la comunicabilità, senza che si possa parlare di «vera comunicazione». Non sarà, perciò, mai possibile arrivare ad una vera comunicazione tra due o più persone che vogliono veramente comunicare? Cos è, allora, la comunicazione? Sicuramente comunicare non è soltanto un passaggio formale d informazioni, in un atteggiamento senza risonanza emotiva di alcun tipo. La comunicazione esiste quando l informazione viene accompagnata dalla consapevolezza e volontà di trasmettere ciò che si sente, al di là di quello che si dice con le parole. Perciò non esiste comunicazione quando quello che si sente a livello emotivo non viene trasmesso alla persona con cui si vuole comunicare. La mancanza di passaggio all altro di quanto si sente può essere provocata dall assenza di autopercezione dei propri sentimenti o per la volontà, più o meno esplicita, di occultare le proprie emozioni in tentativi, non sempre riusciti, d apparire neutrali, perfettamente controllati o semplicemente indifferenti. Non si vuole andare più in là dalla semplice informazione. Un discorso profondo sulla comunicazione umana dovrebbe essere impostato su alcuni concetti che fanno riferimento alla conoscenza di se stessi ed al giusto desiderio di conoscere gli altri con i quali si comunica. Se la nostra socialità si esaurisse in contatti superficiali, basati su un formale passaggio d informazioni, con l uso e l abuso di frasi fatte, di luoghi comuni, di espressioni piene di retorica, non si potrebbe dire che sia esistito il desiderio di conoscersi, di capirsi, di comunicare veramente. Potremmo dire che si comunica per conoscersi e ci si conosce per comunicare. Le relazioni umane fondate sull autentico desiderio di conoscersi e di comunicare sono quelle che possono essere chiamate veramente rapporti gratificanti. Ed i rapporti reciprocamente gratificanti IO E GLI ALTRI portatori d angoscia e portatori di gioia Manuel Tejera de Meer come abbiamo detto in qualche altra occasione sono quelli che contribuiscono a dare un senso alla vita sociale di ognuno, ed al proprio mondo interno. Il capitale sociale di ogni individuo si esprime, si sviluppa e si rinforza attraverso rapporti sociali gratificanti. Non esiste gratificazione nei rapporti se questi sono subiti anziché cercati e voluti. Ovviamente la gratificazione è pure assente se emerge facilmente la rabbia, l aggressività ed il rifiuto, sebbene si dica, per autogiustificarsi, che si abbia avuto la soddisfazione di sfogarsi nel trattare male l altro. È una soddisfazione soltanto apparente, tranne nei casi in cui la tensione sadomasochista sia molto sviluppata. In sintesi, non esistono rapporti umani gratificanti se sono semplici contatti senza comunicazione. Non significa, tuttavia, che affinché esista una vera comunicazione si debba avere costantemente un sentimento «puro» di benevolenza e di accettazione totale dell altro. La coesistenza degli opposti nel mondo interno di ognuno non è stata un invenzione degli psicologi. Insieme ai sentimenti positivi di ogni individuo nei confronti del suo interlocutore coesistono quelle che vengono chiamate emozioni negative, come la rabbia ed il rifiuto. Ci sono, però, persone cariche di rabbia che non lasciano spazio ad espressioni di positiva accettazione dell altro, perché non permettono lo sviluppo di questi sentimenti, ed arrivano a non credere più al fatto che, nel proprio mondo interno, possano esistere emozioni positive. Sono persone che hanno immagazzinato molte frustrazioni senza elaborarle sufficientemente e che così possono diventare asociali e misantrope. L impoverimento del capitale sociale attraverso questi meccanismi di espansività del negativo dentro di noi, si esprime proprio nel desiderio di non comunicare. Si può avere, così, un esistenza dove domina l angoscia di vivere. Queste persone, quando si troveranno in occasioni in cui sia impossibile prescindere totalmente dall altro, porteranno angoscia e scoraggiamento in chi avvicinano. Ma se riescono a capire il male che fanno a se stessi ed agli altri (per l impossibilità a creare rapporti sociali gratificanti), se riconosceranno, nei momenti di sincerità con se stessi, che stia prendendo forza il negativo del proprio mondo emozionale, potranno sviluppare una reazione di scoperta delle emozioni positive e della capacità d esprimerle attraverso relazioni significative con il prossimo, superando l angoscia e la depressione conseguenti. si può cambiare Si può passare dal rifiuto all accettazione dell altro, senza aspettare che sia l altro a fare qualcosa, rimanendo, perciò, nella chiusura più cieca circa le proprie risorse e circa la possibilità che ognuno ha di far emergere le emozioni positive? C è chi pensa che esistano persone «asociali per natura», e qualcuno si può identificare con questo pensiero fino a credere all esistenza del «carattere asociale». Si tratta, però, di un grosso errore, come hanno dimostrato le ricerche in questo campo, e come ognuno di noi potrebbe scoprire dentro se stesso rivedendo la propria esperienza sul mondo relazionale. Anche in quelli in cui l asocialità sia diventata lotta perenne contro la società, contro tutto ciò che la società civilizzata chiede a tutti per una convivenza pacifica, cioè, anche in quelli che possono essere definiti «antisociali», esiste sicuramente la possibilità di cambiare e di creare rapporti dove le emozioni positive possano prevalere su quelle negative. Un recupero di capitale sociale è sempre possibile, e nessun impoverimento di questo capitale è irreversibile. È necessario introdurre maggiore consapevolezza nelle nostre vite, per scoprire di più le nostre risorse nel recupero e nello sviluppo di relazioni umane positive. Quando nel nostro mondo sociale ci sia stato un deterioramento e si sia creato un abisso tra noi e gli altri, sarà sempre possibile lanciare un ponte fondato sulla vera comunicazione che porti al desiderio di condivisione delle proprie vite, con tutto ciò che questo significa: desiderio di stare insieme nel rispetto e nella fiducia reciproci, senza prevaricazioni né prepotenze, sapendo che gli altri esistono e che un rapporto positivo con essi arricchisce le nostre esistenze e la nostra umanità. Quando, all interno della vita di ognuno, si svilupperà questo forte desiderio di convivenza e di condivisione, quando sarà frequente la vera comunicazione, fuggendo da tutte quelle situazioni in cui dominino il formalismo o i rapporti puramente convenzionali, quando, in una parola, si vorranno veramente sviluppare e fecondare rapporti umani soddisfacenti, diventeremo, allora, portatori di gioia per tutti. Manuel Tejera de Meer 34 35

19 Tina Volevo partire dal fatto che bisogna prima di tutto ringraziare il cielo se finalmente in Italia c è la democrazia, perché chi ha vissuto nel periodo fascista, come la sottoscritta, l ha vissuto molto male e sa che sciagura sia la tirannide e il dispotismo. Mio padre fu preso, perché era un socialista sostenitore di Filippo Turati, è stato preso, picchiato e gli hanno dato l olio di ricino. Mia madre, che allora era la sua fidanzata, ha raccolto mio padre con mio zio e suo fratello in un lago di sangue; papà ha fatto due mesi d ospedale. Poi, quando è stato dimesso dall ospedale, si sono sposati ed erano molto giovani. Anni dopo, quando mia madre era in attesa di mia sorella, divenne enorme. Un giora cura di Candida Pierozzi 36 Riportiamo alcune testimonianze relative alla seconda guerra mondiale e all immediato dopoguerra. Sono state raccolte dagli alunni di due classi di una Scuola Media della provincia di Parma. Gli alunni a piccoli gruppi si sono incontrati rispettivamente con alcuni anziani e hanno rivolto delle domande anche sulle loro condizioni di vita sessant anni fa. È a questo punto che l esperienza della guerra è emersa in tutta la sua drammaticità, come una ferita che provoca ancora dolore. I ricordi si sono accavallati, integrati, confusi, perché tutti i presenti sentivano il bisogno di intervenire per narrare la propria storia, quasi a completamento di quella degli altri. L attività è stata promossa dal Coordinamento donne dello Spi di Fidenza, con la collaborazione del Comune e di altri Enti, per attuare un progetto che si propone di avvicinare le giovani generazioni alle meno giovani, attraverso iniziative culturali, scambi di esperienze e attività in comune. L idea è nata dalla necessità, rilevata nel nostro territorio, di tenere aperto un canale di comunicazione tra chi si sta preparando ad affrontare la vita e ad entrare nel mondo del lavoro con il suo bagaglio di attese e chi invece questo mondo lo ha lasciato da più o meno tempo ed è portatore di esperienze e «memorie» che non dovrebbero andare perdute. I testi ripresi al magnetofono hanno rispettato, per quanto possibile, il linguaggio degli intervistati. PICCOLE GRANDI STORIE ai tempi della guerra gli anziani raccontano Aldo Io sono nato a Soragna, a Diolo nel 1915, ho vissuto la guerra e sono stato portato prigioniero in Germania il 18 settembre del 43. Sono stato portato in un campo di lavoro, mi hanno cambiato destinazione tre volte: i primi quaranta giorni ci hanno portato a mo tutti coricati per terra, sì, eravamo ancora prigionieri, un militare tedesco cercava un certo Vascelli (è il mio cognome), lo pronunciavano Vaschelli con la s+ch. Quello lì era un omaccione così... con un fucile e faceva la guardia, era uno di quei soldati che erano considerati «non buoni» per la guerra, erano a casa solo loro e le donne. L interprete, che era un milanese, ma conosceva il nostro dialetto mi chiese cosa facevo e io gli ho detto: A fàg il vachèr, quello che cura le bestie. «Mi hanno detto che sei capace di cantare» e io: Ma ghé mel, e po gò una fam Allora il tedesco con il fucile mi ha dato una botta per farmi alzare in piedi, poi mi chiede: Tu sei capace di cantare? E io: Sì, sì... Poi mi rivolgo all interprete e gli dico di spiegare al tedesco che io curo le bestie che non sono neanche le mie e poi io ho fame e lui mi ha risposto che non pensassi a mangiare. Poi mi ha portato giù, se volete credere o no, e mi ha dato un filone di pane che sembrava fatto con la segatura con un pezzo di salame loro. Me lo sono mangiato come un cane arrabbiato e dopo sentivo lo stomaco crepare. Dopo sono andato dal maestro di musica che era siciliano, questo me lo ricordo, era maestro perché suonava per l Eiar, quando c era Mussolini. Chiede al soldato tedesco cosa dovevo cantare e lui rispose: mutter. Noi diciamo mamma, mia mamma, loro mutter. Così ho cantato e alla fine ha battuto le mani e ha detto: Tu morghen... Domani non vai a lavorare. Lavoravo ad un forno e lavoravo un pezzo di ferro per fare le molle di cannone, sudavo dal caldo e stando senza mangiare sarei morto. Mancavano ancora tre mesi alla fine della guerra. raccogliere le patate e quel posto mi stava bene perché c era da mangiare, dopo ci hanno portato nella sacca della Ruhr, lì c è il Reno, come da noi la Parma. Tutte le notti bombardavano perché in quel posto c erano le fabbriche di armi della Krupp. Noi eravamo ai forni e facevamo le molle per i cannoni e se uno si addormentava Io ero abituato a lavorare anche a casa e non ho mai preso botte, ma ce n erano di quelli che ne prendevano. Poco lontano da lì sapevamo che uccidevano gli ebrei. C era uno, lo conoscevo, un italiano, romano, lo sapevo solo io, che era riuscito a venire in mezzo a noi per nascondersi e diceva: Non dirlo, non dirlo. Non vi dico cosa ho passato, perché non ci credereste. Anche io, se fossi stato come voi non ci avrei creduto. Mi ricordo un certo Donati di Castione che diceva: Sai che mi sono sognato del pane crudo dalla fame.... Dopo poco l hanno fatto prigioniero ed allora altro che pane crudo, non ce n era proprio... si mangiavano le pelli delle patate. Ho mangiato delle barbabietole dove ci avevano dormito dei cani, perché bisogna provarla da giovani questa fame, ho mangiato delle carote e mentre mangiavo è arrivato un tedesco con un bastone, ci ha detto che non andava bene mangiare quella roba, ma noi per la fame abbiamo continuato. Dal 16 aprile 1945, quando ormai la guerra stava finendo, siamo restati là fino agli ultimi di agosto, perché tutte le ferrovie erano spaccate, c erano bombardamenti in quelle zone, allora gli ufficiali dicevano: Non andate via a piedi, perché vi ammazzano. Magari trovavi una famiglia di tedeschi incattiviti, perché in guerra ci avevano rimesso anche loro i figli e quindi dicevano che noi eravamo dei traditori, mi hanno dato del Badoglio C era un giorno che pioveva e allora eravano, mentre passeggiava con papà, passò la squadraccia fascista, si fermarono guardando mio padre e dissero: Quello lì ha bisogno di un altra lezioncina. Mia madre che era un «generale», si mise davanti al papà dicendo: Prima di prendere lui, dovete prendere me. E siccome la donna incinta era protetta Mio padre mi diceva sempre che mia madre gli aveva salvato la vita. Così era la tirannia: non si poteva dire niente. Ricordo il prozio di mio marito che poverino era un vecchio sacerdote, aveva più di 80 anni, ci vedeva poco... Passando per le vie di Milano aveva letto dei cartelli con scritto «Odiate gli inglesi». Lui da prete provò vergogna e disse a voce alta che non si poteva odiare nessuno, ed aveva ragione. Dietro l angolo c era una spia fascista che lo seguiva e lo catturò per quello che aveva detto. Siamo dovuti andarlo a prendere a San Vittore, perché l avevano portato in prigione. Questa era la tirannia, il dispotismo fascista. Certo, quando siamo stati liberati fu un altra cosa. È stato nel 45, mi ricordo Si piangeva, si rideva, ci abbracciavamo tutti quanti (con grande gioia). Nel 45 io avevo 20 anni. Sono quindi vissuta nel fascismo, nel pieno fascismo, e non conoscevo la libertà. Ne parlavano i miei, ne parlava mia madre, mio padre, ne parlavano tutti, ma io non la conoscevo. Naturalmente, quando poi ci fu la guerra, noi subimmo dei bombardamenti terribili, la guerra che nessuno aveva chiesto. L aveva voluta il fascismo, ecco cosa vuol dire dispotismo, tirannia. Oggi qualsiasi governo che vuole una guerra, deve chiedere prima il permesso al Parlamento... Però allora era così e non si discuteva. Certo la democrazia è il modo più alto, più vero, più giusto di esercitare il potere. Quindi il voto è un dono grandissimo ed è l unica arma che noi abbiamo. Perché se pensiamo a quelli che comandano, cosa abbiamo noi in mano per difenderci...? Che arma abbiamo contro di loro se non il voto? Il voto è un bene preziosissimo, ragazzi, cercate di esercitarlo sempre e fate di tutto perché a nessuno venga in mente di toglierlo. Ecco questa è la prima cosa che volevo dire, la seconda cosa era che per noi la democrazia è stata una conquista, i vecchi la piastrina di Aldo prigioniero Stalag II B

20 PICCOLE GRANDI STORIE 38 erano felici ancora più di noi perché noi giovani non sapevamo ancora bene cosa volesse dire democrazia. Poi abbiamo vissuto i primi anni e dopo siamo diventati molto attivi in questo e ciascuno di noi ha scelto la propria strada, il proprio partito, la propria ideologia secondo i valori che ciascuno di noi aveva però il voto era un valore fermo. Ciascuno vota per chi vuole nel senso che sceglie secondo i propri valori. La prima cosa è la libertà, poi l uguaglianza, cioè siamo tutti uguali, proprio tutti uguali e il buon Dio ci ha creato così, lui non ha detto a nessuno «Tu sei più bello di quello là». È il nostro avanzamento che deve essere morale soprattutto, deve dipendere soltanto ed esclusivamente da noi: se siamo bravi, se abbiamo rispetto delle idee degli altri, se abbiamo il senso della democrazia, però sul piano dei valori siamo tutti uguali. I valori devono essere appunto libertà, uguaglianza e poi direi anche che la solidarietà è molto importante, cioè aiutare chi si può aiutare, chi ha bisogno di noi, non vivere nel nostro piccolo angolo egoista. Secondo me, questi tre valori sono quelli che devono avere tutti i partiti, tutte le ideologie. La libertà, l uguaglianza, la solidarietà e poi il resto, tutto il resto sono ecco... sovrastrutture. Poi c è anche la famosa faccenda del voto alle donne. Io non ho potuto votare perché ho compiuto i 21 anni dopo il giorno in cui si votava. Invidiavo ferocemente tutte quelle che potevano andarci. Ho accompagnato mio padre e mia madre. Mia madre era «un generale» nel senso che aveva un carattere forte. Io ricordo le discussioni tra mio padre e mia madre perché mia madre era un attivista cattolica di famiglia cattolica... quindi credente, mio padre invece era un socialista. Discussioni che non finivano più! Mia madre che votava per la Dc di De Gasperi e mio padre che votava per Nenni. Comunque mi ricordo che sono andata con loro e fino sulla porta lei cercava di convertire lui e lui cercava di convertire lei. Poi è finita che lei ha votato De Gasperi e lui Nenni. Ambedue avevano vissuto la democrazia prima del fascismo, quindi la conoscevamo e quando è tornata la libertà per loro è stata una grande cosa. L emozione è stata grandissima, un senso di «Sono padrona anche io». La possibilità di esplicare il voto ci permetteva di sentirci qualcuno, mentre prima non ci importava niente. L Italia nelle grandi città era stata colpita dai bombardamenti e quindi la ricostruzione fu anche una sorta di ricostruzione dell animo della gente, che era molto importante. Non ricordo più la percentuale dei votanti del primo voto, forse era stata l 87%, tutti sono andati a votare. Adesso invece bisogna spingerli a votare, non riesco a capire il perché visto che è un privilegio per cui sono morte molte persone, sono morte per dare a noi la possibilità di votare. Maria Sessant anni fa passavo la vita lavorando e guadagnavo venticinquemila lire al mese. Lavoravo in una fabbrica che produceva i bicchieri da gelato e i rivestimenti per le damigiane. In quel periodo avevo 23 anni. Trascorrevo, come ho già detto, le giornate lavorando, perché non avevo più nessuno, a parte mia sorella. Il pomeriggio andavo a ballare, dopo aver sistemato la casa. Nel 46 mi ricordo che sono andata a votare al Mazzini, una scuola elementare di Piacenza, ma che ora non c è più. Sono andata a votare da sola senza accompagnatore. Ricordo che c erano moltissime persone alle urne. Era una cosa piuttosto nuova per me. Per votare avevo chiesto aiuto a mia sorella, un consiglio. Visto che lei era dentro al Partito Socialista, ne sapeva un po più di me e sono andata ad ascoltare i comizi che c erano in piazza Cavalli. Qualcosa era cambiato, c era un aria migliore, ci siamo tolti tutti un peso dalle spalle. In famiglia, che poi la mia famiglia era solo mia sorella, non parlavamo del voto, ma del dopo, della Repubblica, di come sarebbe stata la vita dopo quell opprimente regime. Eravamo liberi! Ero ben consapevole che stavo compiendo un azione molto importante per tutta l Italia, il paese in cui vivevo e vivo tuttora. Quando sono andata a votare altre volte, spesso mi tornava alla mente quel mio primo voto. Ma se mia mamma avesse potuto votare, lo avrebbe sentito in maniera diversa. a cura di Candida Pierozzi SPAZI URBANI la città con-fusa Non so a chi per primo sia venuta tasato, luoghi per conversare tra ciclisti che l idea di trasformare i marciapiedi in piste ciclabili. Qualche de- si scambiano le loro chiacchiere davanti con un piede per terra e l altro sul pedale Giuliano cennio fa non era così. Le biciclette dovevano andare per la Al mattino, è normale vedere delle giovani ad una scuola, in attesa che escano i figli. Della Pergola strada lasciando i marciapiedi madri portare il figlio sulla bicicletta, percorrendo solo ai pedoni, invece ora è norma che chi il marciapiede. In questo modo viaggia in bici possa andare sui marciapiedi; il bambino apprende dal comportamento insomma i ciclisti è come se fossero materno che è legittimo viaggiare sul mar- pedoni. E questo ingenera confusione. ciapiede con la bicicletta. «Ma signora, perché Ai ciclisti s aggiungono spesso anche i ragazzi non va per la strada e non sul marcia- in motoretta, così che i marciapiedi piede, per giunta contro mano?», una volta della città sono diventati molto più trafficati m azzardai a domandare ad una giova- che un tempo. Però stanno perdendo ne donna che portava il suo bambino all asilo, la loro caratteristica di marcia-piede. Stanno seduto di dietro su un sedile. Si sec- trasformandosi in altro, in una specie cò. Nel breve istante che mi passò accanto di supporto spaziale al traffico: parcheggio il suo volto s irrigidì. Poi mi gridò dietro, di motorini, piste ciclabili, rapidi per- quando già s era allontanata di dieci me- corsi abusivi per svicolare nel traffico in- tri: «A Milano non ci sono piste ciclabili! 39

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