Auguri per nuove esplorazioni!

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1 SEDE SOCIALE: VIA ASCOLI, GORIZIA seppenhofer@libero.it http//: Rivista on line del Centro Ricerche Carsiche C. Seppenhofer - Gorizia A N N O I I I N 1 2 D I C E M B R E Auguri per nuove esplorazioni! SOMMARIO: Auguri per nuove 1 esplorazioni Nella grotta La Mitica 2 Esplorazione del pozzo di Villa Louise Auguri di Natale nella Grotta Natale Huntite, Idromagnesite e Magnesite: tre minerali carbonatici... Record italiano per gli Speleo Mannari Das Wasser uns nicht erschrecken Giordania: l avventura ipogea Città di pietra Alpi Giulie cinema 2015 Attenzione ai Maillon Rapid On the resi stance of carabiners Pseudokarst Commission Il Timavo in rete Grotte di Postumia, record di visitatori Un libro alla volta: Angeli di desolazione L antica grotta dei Sette Dormienti Auguri René!! I prossimi appuntamenti Novità editoriali Chi siamo A cura di Maurizio Tavagnutti Ci siamo! Il 2014 sta per finire, anzi è finito! Bene, male, chissà; come ogni anno ci si appresta a fare il bilancio dell attività svolta, cercando di metterne in risalto i lati positivi e cercando di mettere sotto il tappeto quelli negativi. Ad una sommaria analisi, però, possiamo dire che i risvolti positivi dell anno appena trascorso sono stati senz altro prevalenti. Finalmente possiamo contare su un numero di nuove leve davvero confortevole e capace di stimolare l attività programmata per il Come si può evincere dalla lettura dei numeri di Sopra e sotto il Carso, l attività di campagna è stata discreta come quella dedicata a scopi didattici, di rappresentanza, scientifici e culturali in genere. Contro un attività in un costante crescendo, c è stato una brusca diminuzione dei contributi pubblici alla speleologia. Alle volte i contributi che rappresentavano una fonte indispensabile per poter svolgere e programmare alcune attività, a partire dal 2014 sono venuti a mancare o a ridursi drasticamente. Nel programmare, dunque, l attività del 2015 si dovrà tenere conto anche di queste ristrettezze. Pazienza, si farà lo stesso. Purtroppo dobbiamo registrare che nel corso dell anno alcuni nostri soci, tra i più validi, sono stati, per così dire, distratti; chi per impegni di lavoro, chi di salute e chi per problemi di maternità. Al proposito cogliamo l occasione per fare i nostri migliori auguri alla nostra segretaria Loredana per il nuovo socio che vedrà la luce probabilmente il 1 gennaio. Auguri! Auguri anche a tutti i nostri collaboratori esterni che in qualche modo hanno contribuito a rendere più interessante questa nostra rivista, Graziano Cancian, Pino Guidi, Enrico Merlak e a quanti ci hanno dato fiducia come nel caso del vicesindaco di Romans d Isonzo Sig. Michele Calligaris e la dott.ssa Serenella Ferrari della Fondazione Villa Coronini Cromberg, senza dimenticare poi il sindaco di Taipana sig. Claudio Crassato. Auguri infine a tutti i nostri Soci che in qualsiasi modo hanno contribuito all attività del Centro Ricerche Carsiche C. Seppenhofer Il rifugio speleologico di Taipana. Il notiziario Sopra e sotto il Carso esce ogni fine mese e viene distribuito esclusivamente on line. Può essere scaricato nel formato PDF attraverso il sito del Centro Ricerche Carsiche C. Seppenhofer - Hanno collaborato a questo numero: L. Crestani, G. De Colle, M. Tavagnutti, G. Cancian, E. Merlak, J. Urban, M. Friedl, D.L Hall, M. Bognuda.

2 PAGINA 2 L autrice dell articolo, Loretta Crestani, all interno della Grotta La Mitica. Voiko tenta di superare il meandro allagato. di Loretta Crestani Nella grotta La Mitica Domenica 14 dicembre, tempo umido e minaccia di pioggia, nonostante le premesse il Centro Ricerche Carsiche C. Seppenhofer è pronto comunque ad entrare in grotta. Finalmente, dopo tanto umido, mi accingo a scrivere qualcosa riguardante la grotta "La mitica" che ho esplorato con Franco, A- lex, Tecla, Maurizio, Antonino, Umberto e Voiko. Forse non abbiamo scelto la giornata migliore per farlo ma, una volta arrivati lassù a Cepletischis, piccolo paese sulla strada per il Matajur, non potevamo rinunciare ad entrare in grotta. Dall'entrata usciva un discreto ruscello di acqua,. usciva molta acqua! Abbiamo titubato un po' ma alla fine abbiamo deciso per il si. Che ci saremmo bagnati è stato subito chiaro dal momento che per continuare l'esplorazione si doveva percorrere un breve cunicolo non proprio asciutto. Ci siamo poi accorti, mano a mano che si proseguiva, che avremmo avuto la maggiori difficoltà proprio dall'elemento liquido. Finchè ci è stato possibile siamo andati avanti, bloccati solo da un piccolo lago impossibile da superare, sia per la profondità dell'acqua che dalla distanza delle pareti. Il gruppo si accinge ad entrare in grotta, sul fondo si intravede l ingresso della cavità. La cavità unica nel suo genere è molto bella e concrezionata. Le concrezioni, che in certi punti erano bianchissime, meritano senz altro una visita in questa cavità che non ha simili fra queste montagne. Un ringraziamento particolare a Voiko Balbi del Gruppo Speleologico Valli del Natisone che ci ha gentilmente fatto conoscere questa meraviglia / 2907 FR - GROTTA LA MITICA Comune: Savogna - Prov.: Udine - CTR 1:5000 Masseris Lat.: 46 10' 37,9" Long.: 13 34' 7,6" - Quota ing.: m Prof.: m 7 - Svil.: m Pozzi int.: m 7 - Rilievo: Paganello R., Gardel M., D Andrea A., Turco S C.S.I.F. - Posiz. ingresso: G.S. Forum Julii Dal paese di Savogna (UD) si prende la strada che porta al Monte Matajur e giunti al trivio con il paese di Cepletischis, si ferma l'automobile sulla destra dello slargo stradale. Da questo punto si scende, verso valle, a piedi per un sentierino, dapprima ben evidente ma che in seguito diventa impervio e che in pochi minuti porta alla presa dell'acquedotto di Gabrovizza. Dietro all'edificio, alla base della parete di flysch, si trova l ingresso della cavità. Attualmente l ingresso è stato murato e creato un invaso per la raccolta dell'acqua protetto da una porta in metallo. La cavità è stata aperta durante lavori eseguiti per la costruzione dell'acquedotto di Gabrovizza. I primi metri sono adibiti ad invaso dell'acqua che alimenta il sottostante acquedotto; al termine di questa parte una strettoia di alcuni metri immette nella galleria che porta alla Sala del Bivio. Il ramo di destra, interamente sviluppato nel flysch, si chiude con una frana. Il ramo di sinistra presenta due ampie sale riccamente concrezionate e prosegue con una serie di vaschette che conducono al pozzo di 7 metri di profondità, il cui armo deve essere eseguito a diversi metri di distanza, su un masso; superate alcune va-

3 PAGINA 3 schette si raggiunge il sifone terminale. La cavità è stata esplorata in periodo di prolungata siccità, ed è quindi da verificare il regime idrico della grotta in caso di consistenti precipitazioni. Nella nostra visita la grotta si presentava parzialmente allagata per cui a circa metà sviluppo non abbiamo più potuto proseguire. Considerando l'uso a cui è adibita la prima parte della cavità, la porta d'ingresso è di norma chiusa a chiave. Alcune fasi dell esplorazione della Grotta La Mitica, si possono vedere le belle concrezioni presenti nella cavità.

4 PAGINA 4 Esplorazione del pozzo di Villa Louise a Gorizia di Maurizio Tavagnutti Il cortile con al centro il pozzo e sullo sfondo la splendida Villa Louise. L esplorazione nei giorni scorsi del pozzo di Villa Louise a Gorizia da parte degli speleologi del Centro Ricerche Carsiche C. Seppenhofer, a ben vedere si inserisce perfettamente nel programma di valorizzazione della storica villa goriziana. È di questi giorni l intenzione da parte della Regione Friuli Venezia Giulia di stanziare tre milioni di euro per il recupero architettonico di Villa Louise, che diventerà un incubatore di imprese legate al mondo dell arte. Ebbene in quest ottica anche gli speleologi goriziani hanno voluto dare il loro piccolo contributo. Da tempo il Centro Ricerche Carsiche C. Seppenhofer sta predisponendo una campagna di esplorazioni dei vari pozzi per la raccolta d acqua che si trovano a Gorizia ma non solo, come lo dimostra la recente esplorazione del pozzo venuto alla luce a Fratta di Romans. Nei giorni scorsi, grazie al permesso accordato dalla direzione della Fondazione Villa Coronini, gli speleologi hanno potuto scendere in questo pozzo che si apre proprio nel cortile prospiciente l antico palazzo. Dopo aver predisposto l attrezzatura necessaria per scendere in tutta sicurezza, gli speleologi sono scesi per ben 35 metri e si sono fermati su un bacino d acqua limpidissima, probabilmente di falda, che ad un sondaggio è risultato essere profondo ben 2 metri e settanta centimetri. Le pareti del manufatto, lungo tutti i 35 metri di profondità, sono perfettamente circolari e sono costituite da blocchi di pietra ben Nel cortile di Villa Louise fervono i preparativi per scendere nel pozzo. Prima di scendere vengono fatte le misurazioni della profondità. squadrata e assiemata in modo sapiente dagli antichi maestri artigiani goriziani. Dunque, in prospettiva di ristrutturazione della Villa Louise, l intero pozzo sarebbe da valorizzare con eventualmente una opportuna illuminazione che metta in risalto il valore architettonico di questo manufatto, uno tra i più profondi di Gorizia. La perizia dei costruttori dell antico pozzo deve essere stata notevole, visto che hanno dovuto superare notevoli difficoltà sia nel scavare il pozzo per 35 metri sia per effettuare il suo rivestimento in pietra arenaria. Un opera dunque che dovrebbe essere senz altro valorizzata. Si ringrazia il direttore della Fondazione Villa Coronini e la dott.ssa Serenella Ferrari per averci dato la possibilità di poter effettuare l esplorazione del pozzo.

5 PAGINA 5 Dopo aver posizionato la struttura di supporto delle corde, Alex Debenjak si appresta a scendere nel pozzo. La vegetazione cresciuta ai bordi ha parzialmente divelto le pietre dell anello in pietra; la vegetazione tende a diminuire fino a scomparire a circa 4.70 metri dal bordo della vera del pozzo. Il pozzo visto dal fondo verso l esterno. Si può notare che i blocchi di arenaria che compongono le pareti del pozzo sono molto erosi con i bordi completamente arrotondati. restringimento della sezione Sul fondo del pozzo si trova un bacino di acqua molto limpida. La sezione circolare del pozzo, a circa 9.40 metri dal fondo, si restringe leggermente.

6 PAGINA 6 Auguri di Natale nella Grotta Natale di Giorgia De Colle Programmata da tempo dal Centro Ricerche Carsiche C. Seppenhofer, l escursione alla Grotta Natale, si è svolta domenica 21 dicembre. Alcuni speleologi facenti parte dei gruppi Seppenhofer, S.S.C. Lindner, S.A.S., C.G. Boegan, G.S. Valli del Natisone e G.S. Forum Julii si sono ritrovati come da tradizione per farsi gli auguri e brindare al 2015 sul fondo della Grotta Natale a San Pelagio (TS). Il ritrovo di primissima mattina è stato contornato da un'atmosfera gelida e nebbiosa che per fortuna, arrivati a destinazione ha lasciato spazio ad un cielo meravigliosamente terso; dopo svariati tentativi di trovare l'ingresso della grotta i 25 speleologi presenti si sono pazientemente messi in fila per cominciare la stretta discesa verso il fondo. Arrivati, uno ad uno sono stati accolti dai compagni che, nel frattempo, avevano preparato brulè, crepes alla nutella ed un ricco banchetto di pandori, panettoni, salame, spumante e birra. Ovviamente l'acqua non era presente. La surreale e magica atmosfera data dalle decine di luci frontali che illuminavano il grande ambiente concrezionato, la presenza degli amici compagni di grotta e l'abbondanza di cibarie e leccornie, ha fatto sì che, come ogni anno, il ritrovo in Grotta Natale sia un'occasione da non perdere. Giorgia De Colle. Alex scende il primo pozzo della Grotta Natale. 551 / 2743 VG - GROTTA NATALE Altri nomi: Grotta a NE di Aurisina Comune: Duino-Aurisina - Prov.: Trieste - CTR 1:5000 San Pelagio Lat.: 45 45' 34,02" Long.: 13 41' 6,03" - Quota ing.: m Prof.: m Svil.: m Pozzo acc.: m Pozzi int.: m 40; 4.80; 32.50; 25 - Rilievo: Cosmini B AXXXO - Aggiornamento rilievo: Tromba S G.S.Monfalconese - Aggiornamento rilievo: Mikolic U., Brunetti F CGEB - Posiz. ingresso: Manzoni M. Rucavina P Riposiz. Regionale - Posiz. Targhetta: AXXXO. Lo stretto imbocco della grotta, che prende il suo nome dalla data della prima esplorazione, si apre sul fianco di una dolina, tra alcuni massi e non lontano da un pilone della linea elettrica, in una zona intensamente carsificata. Il pozzo d'accesso che si mantiene stretto ed è movimentato da alcune nicchie e ponti naturali, i quali, nella parte inferiore lo dividono dal camino che sovrasta il secondo pozzo. Da quest'ultimo, diviso inizialmente da un masso, si può raggiungere la sottostante caverna. Ad Matteo Cefarin e Davide Bresigar si preparano a scendere il secondo pozzo della Grotta Natale. essa confluiscono anche altri due pozzi paralleli di grandi dimensioni, collegati al primo tramite uno stretto pozzetto che si apre con una finestra poco sotto il masso più sopra citato. Alla base dei tre pozzi, procedendo verso E, si accede ad un cunicolo discendente che ben presto diviene impraticabile; verso Nord si può salire con alcuni passaggi alternativi ad una breve e larga galleria in salita. La parte più interessante della cavità è costituita dalla galleria che si allunga verso SSE e che termina con

7 PAGINA 7 una caverna riccamente concrezionata, nella quale spuntano numerose stalagmiti, alcune delle quali molto alte. Il fondo è costituito da alcuni brevi vani, raggiungibili superando alcune strettoie. Dalla caverna finale, verso E, si estende infine un breve ramo, anch'esso molto concrezionato e dalle tinte rosseggianti.

8 PAGINA 8 Huntite, Idromagnesite e Magnesite: tre minerali carbonatici ancora rari nelle grotte del Friuli Venezia Giulia di Graziano Cancian Graziano Cancian. Frammento di concrezione, trovato in una caverna che si apre entro rocce dolomitiche. E formato da calcite prevalente e aragonite subordinata, cioè dai due minerali che si depositano per primi. Nell articolo precedente avevamo parlato delle caratteristiche e dei punti ancora poco chiari riguardanti la dolomia, roccia che affiora abbondantemente anche nella nostra Regione (Friuli Venezia Giulia). Restiamo su questo tema e apriamo un nuovo argomento. Sappiamo tutti che nelle grotte calcaree, costituite da carbonato di calcio, le concrezioni sono formate da calcite. Però, che succede se la grotta si apre in rocce dolomitiche, visto che esse sono costituite da carbonato di calcio e di magnesio? Se si formano concrezioni, da quali minerali sono costituite? Senza entrare in dettagli complessi, ricordiamo che, in questo secondo caso, le acque di percolazione contengono sia calcio (Ca) sia magnesio (Mg). Prima di scrivere quest articolo ho voluto fare una piccola indagine ed ho ricevuto varie risposte del tipo: se la grotta si apre in roccia dolomitica, le concrezioni sono altrettanto dolomitiche, oppure le concrezioni sono sempre di calcite, oppure nelle grotte dolomitiche non si formano concrezioni e infine non ne ho la più pallida idea. Mi pare, perciò, che sia il caso di fare un po di chiarezza. Secondo quanto riportato da Hill e Forti (1997) nel libro Cave Minerals of the world, nelle cavità che si aprono entro la dolomia si possono depositare dei minerali, secondo una sequenza ben precisa, che è stata studiata in particolare da Lippman (1973) nelle Guadalupe Caves (USA). In sintesi, quando le acque di percolazione attraversano la roccia ed arrivano nella grotta, perdono anidride carbonica (CO2) e si deposita per prima la calcite e poi magari anche un po di aragonite. Ecco perché, in grotte dolomitiche, anche se sembra strano, si possono trovare concrezioni di calcite. Il fenomeno si arresta qui? Assolutamente no, anzi la parte più interessante viene proprio adesso. Con la deposizione del carbonato di calcio, sotto forma di calcite e di aragonite, l acqua si è impoverita notevolmente di calcio, mentre la concentrazione di magnesio è rimasta praticamente uguale. Da questo momento in poi, a causa dell evaporazione, si depositano altri minerali che via via contengono sempre più magnesio e sempre meno calcio, anzi, alla fine si depositano minerali del tutto privi di calcio, cioè i carbonati di magnesio. Vediamo la sequenza segnalata da Lippman: 1) Calcite 2) Mg-calcite (calcite magnesifera) 3) Aragonite 4) Huntite Grafico di Lippman (1973) leggermente modificato. Stabilità di alcuni minerali di grotta in funzione dell evaporazione e della pressione di anidride carbonica. La brucite, di cui non si parla nel testo, è un idrossido di magnesio Mg(OH)2.

9 PAGINA 9 5) Hydromagnesite 6) Aggiungiamo che in certe condizioni si forma pure la magnesite. Sorge spontanea un altra domanda. A parte la calcite e l aragonite, che già conosciamo bene, gli altri strani minerali sono stati trovati nelle grotte della nostra Regione? Ebbene sì. Le segnalazioni sono ancora poche, anzi pochissime, ma ci sono. La prima scoperta di una certa importanza venne fatta nella Grotta dell Otto 4782/5582 VG in comune di Duino-Aurisina (Cancian e Tricarico 1990). Si tratta di una cavità a prevalente sviluppo verticale, con due ampi vani laterali, profonda 40 metri. Qui furono raccolti 4 campioni di tenere incrostazioni biancastre, che successivamente vennero analizzati tramite la diffrattometria a raggi x nell Università di Trieste. Furono trovati questi minerali, variamente associati tra di loro: calcite, aragonite, huntite, magnesite, dolomite. In particolare si trattò della prima segnalazione sicura e documentata di huntite in una grotta della nostra Regione e forse in una grotta italiana. Il ritrovamento confermò la sequenza mineralogica riportata da Lippman (1973) e da Hill e Forti (1997), ma sfortunatamente non si trovò l hydromagnesite, forse per una carenza di campioni esaminati. Però, otto anni dopo, questo minerale mancante fu identificato nella Grotta del Teschio di Mucca 6000/3420 FR, che si apre nel versante occidentale del Monte Mia nelle Valli del Natisone (Mocchiutti e Cancian 1998). La cavità consiste in un pozzetto che conduce a una galleria inclinata, per uno sviluppo di 52 metri e una profondità di 48. Un campione di incrostazione biancastra, analizzato sempre tramite la diffrattometria a raggi x, si rivelò costituito dall associazione: hydromagnesite + aragonite. Ma ora vediamo di conoscere meglio questi nuovi minerali. Il primo diffrattogramma, con annotazioni a mano, che permise di identificare l huntite e la magnesite in una grotta del Carso Triestino (data: 9 aprile 1990). M = magnesite, H = huntite. Incrostazione ridotta in polvere, proveniente dalla Grotta dell Otto 4782/5582 VG e preparata per le analisi in laboratorio. - L HUNTITE, è un carbonato di magnesio e di calcio, parente stretto della dolomite. Se ne differenzia solo perché il contenuto in magnesio è più abbondante. La sua formula chimica, infatti, è: CaMg3(CO3)4. E stata segnalata per la prima volta in una grotta nel 1949 in Ungheria. Il suo nome è stato dato in ricordo di Walter Frederick Hunt ( ), professore di petrografia all Università del Michigan. - Nell HYDROMAGNESITE, invece, il calcio non c è più. Si tratta, infatti, di un carbonato di magnesio idrato, cioè con acqua molecolare: Mg5(CO3)4(OH)2*4H2O. E un minerale meno raro dell huntite, anzi si ritiene che nelle grotte sia il carbonato più comune dopo calcite e aragonite. E stato segnalato, infatti, in cavità naturali di varie parti del mondo (Sud Africa, New Mexico, Botswana, Norvegia, Cuba, USA, Nuova Zelanda, Austria, ecc.). Stranamente, però le segnalazioni in Italia sono ancora poche. In campo industriale l associazione di huntite e hydromagnesite è usata come ritardante di fiamma o ignifugo additivo per plastiche e gomme. - La MAGNESITE, infine, è un carbonato di magnesio: MgCO3. E un minerale bene conosciuto e diffuso, però ancora raro nelle grotte. La sua prima segnalazione, infatti, risale al 1960 (Pobeguin 1960).

10 PAGINA 10 Era stata trovata assieme ad huntite ed aragonite. Come curiosità si può aggiungere che la polvere di magnesite è utilizzata come anti-traspirante in molti sport. E utilizzata anche dagli arrampicatori per asciugare il sudore delle mani. Di solito, nelle grotte, huntite, hydromagnesite e magnesite non si trovano singolarmente ma in associazione tra di loro o anche assieme a calcite e aragonite. Inoltre, hanno un colore biancastro e si presentano sotto forma di incrostazioni, masserelle, polveri e latte di monte (moonmilk). A prima vista, pertanto, questi minerali possono essere scambiati per normale calcite. Questa è senza dubbio la causa per cui, nella nostra Regione, sono pochissimo conosciuti nelle grotte. Si può concludere, pertanto, con la speranza che arrivi qualche nuova segnalazione da parte degli speleologi, quando visiteranno grotte che si aprono in rocce dolomitiche. BIBLIOGRAFIA: CANCIAN G., TRICARICO F. (1990): Incrostazioni di huntite, magnesite, aragonite, dolomite e calcite in una grotta del Carso Triestino. Mondo Sotterraneo, a. XIV, n 1-2 apr. ott. 1990, pp , Circ. Spel. Idr. Friul. Udine. HILL C. A. (1993): Carbonates. In: Carlsbad cavern and other caves in the Guadalupe Mountains, New Mexico and Texas. Bulletin 117, New Mexico Institute on mining and technology. HILL C. A., FORTI P. (1997): Cave minerals of the world. Nat. Speleol. Society, Huntsville, Alabama, USA. LIPPMAN F. (1973): Sedimentary carbonate minerals. New York. Springer Verlag, 228 p. MOCCHIUTTI A., CANCIAN G. (1998): Segnalazione di idromagnesite in una grotta del Monte Mia (Valli del Natisone, Friuli, Italia). Mondo Sotterraneo, a. XXII, n 1-2, pp.37-42, Circ. Spel. Idr. Friul. Udine. POBEGUIN T. (1960): Sur l existence de la giobertite et de la dolomite dans des concrétions du type mondmilch. Comp. Rend. Acad. Sci. Paris, v. 250, pp SCHEDA DEI TRE MINERALI HUNTITE HYDROMAGNESITE MAGNESITE Formula chimica: CaMg 3 (CO 3 ) 4 Mg 5 (CO 3 ) 4 (OH) 2 *4H 2 O MgCO 3 Classe mineralogica: carbonati Giacitura più comune nelle grotte: Incrostazioni, concrezioni (flowstones), latte di monte e depositi, generalmente in masse compatte, fragili, microcristalline. Colore: bianco, bianco giallastro incolore, bianco bianco, giallastro, grigio chiaro Durezza: 1-2 3,5 3,5 4,5 Peso specifico: 2,87 2,18 3,0 Lucentezza terrosa da vitrea a sericea da vitrea a sericea Trasparenza: translucida trasparente translucida o trasparente Frattura: fragile, concoide irregolare concoide Sfaldatura: nessuna perfetta in romboedri Striscio: bianco bianco bianco Fluorescenza: non fluorescente verde, blu, bianco blu, bianco

11 PAGINA / 5582 VG - GROTTA DELL OTTO Comune: Duino-Aurisina - Prov.: Trieste - CTR 1:5000 Malchina Lat.: 45 47' 7,03" Long.: 13 37' 38,26" - Quota ing.: m Prof.: m 40 - Svil.: m 50 - Pozzo ing.: m 9 - Pozzi int.: m 23; 5 - Rilievo: Tricarico F., Deiuri G G. S. Monfalconese A.d.F. Dall'incrocio della strada si scende per circa 150m nel bosco, in direzione SSE, sino a giungere ad una dolina poco profonda e di medie dimensioni ove si trova l'ingresso della cavità. Il pozzo d'accesso, inizialmente piuttosto stretto, termina su un terrazzo ricoperto da uno strato di terra. Da qui si può pendolare a destra, raggiungendo due sale, o andare sul fondo (P23). Il pozzo non è stretto ed è quasi interamente concrezionato; il fondo è diviso in due da una parete di ridotte dimensioni. Alla base, uno stretto foro dà in una piccolissima stanzetta dove s'apre una strettoia intransitabile per molti. Rilievo della Grotta dell Otto, profonda 40 metri (Carso Triestino, presso Ceroglie, comune di Duino Aurisina). Nelle due diramazioni laterali sono state trovate delle incrostazioni biancastre formate da varie associazioni di calcite, aragonite, huntite, magnesite, dolomite.

12 PAGINA 12 Record italiano per gli Speleo Mannari 8 dicembre Luca Pedrali 1358 m, nuovo record italiano di profondità in grotta. Lucca, 8 dicembre La notizia del record italiano di profondità, ottenuto in un abisso, in Garfagnana (Toscana), si è subito diffusa via internet. Su Facebook il mondo speleologico nostrano si è sprecato nei complimenti e negli entusiastici apprezzamenti a tutto il Gruppo Speleologico Speleo Mannari ma soprattutto riconoscendo, agli speleosub Luca Pedrali e sua moglie Nadia Bocchi, l aver effettuato un impresa senza precedenti. Grande entusiasmo, dunque, per il completamento di questa esplorazione dell Abisso Roversi dove lo speleologo Luca Pedrali di Brescia ha raggiunto quota metri di profondità, la più profonda mai esplorata in Italia dentro le viscere della terra. Davvero una bella pagina della storia della speleologia nostrana quella segnata da questa data. La spedizione, come è stato spiegato dal team Speleo Mannari che ha coordinato l'iniziativa, è durata tre giorni, da venerdì 5 dicembre, quando tre squadre, con 18 speleologi in totale, nella zona di Minucciano (Lucca), nelle Alpi Apuane, sono scese nell abisso Paolo Roversi con l'obiettivo di superare la massima profondità di questa importante cavità. Si tratta di una grotta poco frequentata e già conosciuta ormai da 20 anni; lungo il suo sviluppo presenta pozzi e strettoie difficili da percorrere. Le squadre che hanno armato tutta la cavità hanno allestito due campi base, a -800 e metri sotto la superficie. Lo speleosub Luca Pedrali ha dato l'attacco all'ultimo tratto dell'abisso Roversi, immergendosi in un sifone lungo un meandro in piena falda invaso d'acqua, con muta e bombole d'ossigeno, cercando di esplorare una condotta lunga una decina di metri, che in teoria, si dovrebbe ricongiungere ad un altra cavità, posta più a valle, mai esplorata finora. Luca Pedrali, insieme alla moglie Nadia Bocchi, si era già calato nello stesso abisso fra il 10 e 12 ottobre scorsi ma erano potuti arrivare soltanto a metri perché il maltempo sulla costa tirrenica aveva impedito loro di procedere in sicurezza. Il nuovo record italiano di discesa in profondità in grotta è stato ottenuto, dunque, dal gruppo di speleologi toscano denominato Speleo Mannari, i quali hanno raggiunto i metri nell'abisso Paolo Roversi sotto il monte Tambura sulle Alpi Apuane. Dopo essere stati fermati dalla bomba d acqua dell 11 ottobre scorso, tre squadre di Speleo Mannari con gli speloesub Luca Pedrali e Nadia Bocchi ci hanno riprovato, e Il Monte Tambura ed il punto, indicato dal cerchio rosso, in cui si apre l Abisso Paolo Roversi. sono riusciti nell'incredibile impresa di battere il record italiano di discesa nell abisso, raggiungendo i meno 1358 metri del sifone finale in questa grande cavità, sulle Alpi Apuane, nell alta Toscana, nel comune di Minucciano. Quando fra il 10 e il 12 ottobre si sono calati per la prima volta, armando completamente la

13 PAGINA 13 grotta tranne nella parte finale, gli Speleo Mannari, insieme agli speleosub di fama nazionale Luca Pedrali e Nadia Bocchi, come già detto, sono potuti arrivare soltanto fino a meno 1190 metri, perché il maltempo che, come si ricorderà ha tenuto tutta l Italia con il fiato sospeso, si è abbattuto pesantemente su Genova e sulla costa Tirrenica ha impedito loro di procedere in sicurezza nelle viscere della montagna. Ci siamo fermati a meno 1000 metri per decidere il da farsi ricordano Luca e Nadia, bresciani, che nella vita e nella speleologia sono una coppia ben rodata - e quindi in quell occasione abbiamo deciso di tornare al campo base a meno 800, perché il rischio era alto. L'acqua nei meandri era aumentata molto velocemente e pioveva addirittura sopra la tenda nonostante fosse posizionata a 30 metri dalla cascata. Non si tratta di una grotta facile: è molto impegnativa a causa di pozzi e strettoie aggiunge Riccardo Zairo Nucciotti, fondatore versiliese del gruppo Speleo Mannari -. Ma senza l appesantimento dei materiali siamo stati più leggeri e ci siamo mossi meglio e più in fretta, e finalmente siamo arrivati fino in fondo. La prima squadra era composta da Fabio Bollini (Repubblica di San Marino), Thomas Pasquini, (Lucca), Giammarco Innocenti (Lucca), Matteo Ingrassia (Piemonte), Stefano Calleris (Piemonte). La seconda squadra era entrata la mattina presto di sabato 6 dicembre e aveva allestito un campo a meno 800 metri di profondità con il compito di ospitare anche la terza squadra, per poi raggiunge i meno 1000 e aiutare il passaggio del materiale subacqueo. Questa terza squadra era composta da Mauro Regolini (Trentino Alto Adige), Filippo Felici (Friuli Venezia Giulia), Sandro Sorzè (Friuli Venezia Giulia), Rubens Martino (Camapania), Jorge Del Campo Adeva (Spagna). La terza squadra, superato l'ingresso dell'abisso Paolo Roversi sabato 6 dicembre nel pomeriggio, ben presto aveva raggiunto il campo a meno 800 metri per riposarsi per poi essere pronta a scendere, domenica 7 dicembre, fino al sifone finale per l'immersione. È in questa squadra che c erano anche gli speleosub Luca Pedrali e Nadia Bocchi, accompagnati dagli speleo Pascal Vacca (Toscana), Floriano Martinaglia (Svizzera), Ivano Predari (Lombardia), Riccardo 'Zairo' Nucciotti (Viareggio), Filippo Dobrilla (Firenze). Abisso Paolo Roversi, Luca Pedrali e la moglie Nadia Bocchi al campo base. Anche a 1000 il caffè con la mocca non può mancare.

14 PAGINA 14 Das Wasser uns nicht erschrecken di Martin Friedl Martin Friedl. L amico Martin, del Verein für Höhlenkunde und Höhlenrettung Villach, proprio in questi ultimi giorni del 2014 (il 27 dicembre) è stato protagonista di una bella escursione nella Grotta Pod Lanisce. Riportiamo qui la relazione che Martin ci ha inviato. In se l esplorazione di una grotta non costituisce niente di straordinario se non fosse per le particolarità che questa cavità presenta. L esplorazione della Pod Lanisce, infatti, comporta che lo speleologo è quasi sempre immerso nell acqua. Dunque, con le temperature rigide di questi giorni, addirittura quel giorno aveva abbondantemente nevicato nella zona, non è certo facile esplorare e documentare come ha fatto Martin. Complimenti! Was macht die sportliche Masse in dieser Jahreszeit in Villach. Sie stehen auf den Ski und wedeln einen Pulverhang hinunter. Aber nein, Günther Knapp und Martin Friedl, vom Verein für Höhlenkunde und Höhlenrettung Villach und auch bei der Höhlenrettung Kärnten tätig suchten sich im Winter eine Wasserhöhle aus. Ich musste nicht lange überlegen, das Ziel heißt am , Grotta Pod Lanisce. Am Vorabend werden noch schnell die Akkus für die Stirnlampe geladen, meine Digicam für die Videos verpackt und die kleine Ausrüstung für die Höhle ist schnell vorbereitet. Um 07:30Uhr sind wir in Villach bei leichtem Schneefall weggefahren und nach 90 min Fahrtzeit haben wir auch schon die Ortschaft vor der Höhle erreicht. Günther, der ja fast im Fahrzeug stehen kann hat sich drinnen umgezogen den es begann auch hier leicht zu Schneien. Der kurze Zustieg zu dieser Höhle ist super, fast keine Ausrüstung und kein Klettergeschirr machen diese Höhle so sympathisch. Um 09:30 Uhr sind wir in die Höhle eingestiegen und nutzen schon am Anfang sehr viel Zeit für Videoaufnahmen. Aus vergangen Touren in dieser Höhle habe ich gelernt von Beginn an die Aufnahmen mit dem Wasser zu machen, danach ist der kleine Bach trüb und nicht mehr Glasklar. Wir haben uns Meter für Meter in die Höhle vorgearbeitet. Mal den linken mal den rechten Seitengang erkundet bis wir nach 2 h den Siphon erreicht haben. Leider wissen wir nicht ob man diesen Siphon tauchen kann? Wie lang ist er? Wie weit geht es hinten noch weiter? Den Trockenbereich nahe dem Siphon haben wir ausgelassen. Nach einer kurze Pause und ein paar Fotos ging es wieder langsam retour zum Ausgang. Wir waren 4 Stunden drinnen und haben viel neue Tropfsteinformationen gesehen und auf Bildern festgehalten. Ich bin immer auf der Suche nach neuen Höhlen und gemeinsamen Touren. Gli amici austriaci del Verein für Höhlenkunde und Höhlenrettung Villach sono stati sempre un po legati al C.R.C. C. Seppenhofer da una profonda amicizia. La Grotta Pod Lanisce è una cavità tra le più belle ed interessanti delle Prealpi Giulie. Senz altro la più interessante della Val Cornappo (Taipana). Conosciuta dagli amici austriaci in occasione di una edizione del Triangolo dell Amicizia è diventata meta frequente degli speleologi di oltralpe.

15 PAGINA 15 Alcune fasi dell esplorazione della Grotta Pod Lanisce eseguita dal Verein für Höhlenkunde und Höhlenrettung Villach (A). Nel corso dell esplorazione Martin Friedl ha anche eseguito un filmato molto bello e divertente. Lo puoi trovare su questo link: Abbiamo seguito le vicissitudini del Verein für Höhlenkunde und Höhlenrettung Villach fin dagli e- sordi in quanto i soci fondatori, Helga e Gert Pader, sono anche soci del Centro Ricerche Carsiche C. Seppenhofer. Il logo del gruppo è stato disegnato dal padre di Gert, ottimo pittore paesaggista, che ha voluto rappresentare la cittadina di Villach contornata dalle Alpi Giulie sopra un ipotetico ambiente ipogeo. Con gli amici austriaci abbiamo stretto un profondo legame di amicizia confermato dall invio della relazione che pubblichiamo in queste pagine.

16 PAGINA 16 Giordania: l avventura ipogea Marco Meneghini in Giordania durante la spedizione del Una fase delicata dell esplorazione degli ipogei del castello di Shawbak in Giordania. Magnificamente organizzata dall Osservatorio del Circolo Culturale Astronomico di Farra d Isonzo, si è svolta giovedì 18 dicembre, la conferenza del nostro socio Marco Meneghini dedicata alla spedizione speleoarcheologica in Giordania. Come si ricorderà Marco aveva preso parte, nel 2009 e 2010, alle campagne archeologiche in terra mediorientale alla ricerca di siti ipogei nell ambito del progetto Qanat Project promosso dall Università degli Studi de L Aquila, del Consiglio Nazionale delle Ricerche e con la collaborazione della Società Speleologica Italiana Commissione Cavità Artificiali e del Centro Ricerche Carsiche C. Seppenhofer, il tutto nell ambito di Petra medievale, Missione Archeologica Italiana, Università degli Studi di Firenze. Nel corso della serata intitolata Giordania: l avventura ipogea, marco ha messo in evidenza come le spedizioni speleologiche ci conducono alla scoperta di un passato che è più vicino a noi di quanto ci possa sembrare. Gli ipogei di Petra e dei Castelli Crociati percorrono la Storia dai Nabatei a Lawrence d Arabia. Le ricerche congiunte di speleologi, ricercatori del CNR e di Marco Meneghini, socio del C.R.C. C. Seppenhofer dal 1993, si interessa particolarmente di cavità artificiali: nel 1997 ha pubblicato Le gallerie cannoniere del Monte Fortin - Villanova di Farra. Partecipa e coordina varie ricerche sulle cavità della Grande Guerra in Friuli Venezia Giulia (Monte Sabotino, Monte Calvario, Valle dello Judrio), in Trentino (dove vive dal 2003) ed in Val Camonica. Da qualche anno ha intrapreso il percorso di studi in Beni Culturali - Indirizzo archeologico all Università di Trento. E Curatore del Catasto Nazionale delle Cavità Artificiali della Società Speleologica Italiana. Marco Meneghini durante la conferenza svolta all Osservatorio del Circolo Culturale Astronomico di Farra d Isonzo. diverse università italiane hanno rivelato aspetti finora ignoti di una terra di confine affascinante che lega a doppio filo le vicende di Oriente ed Occidente. Le spedizioni a cui ha partecipato Marco Meneghini, si sono inserite nel progetto di ricerca archeologica dell Università di Firenze denominato Petra medievale, avviato nel 1992 allo scopo di indagare il castello di Monreal - Shawbak vicino alla spettacolare città perduta di Petra. Il compito degli speleologi è stato quello di indagare sulle cavità artificiali della zona, scavate per l attingi mento dell acqua, per capire il contesto in cui gli importanti siti archeologici sono collocati. Le ricerche hanno portato alla documentazione della galleria denominata Ain Ragaigha (Sorgente del Camaleonte) e di alcuni insediamenti rupestri che costituivano l abitato che gravitava attorno al castello, cosa che sino ad allora non era stata ancora intuita. Misteri sotterranei svelati e, soprattutto, l atmosfera di un Paese affascinante e accogliente.

17 PAGINA 17 Città di pietra Al seguito della bella conferenza di Marco Meneghini, che riportiamo nella pagina precedente, in cui si parla anche di insediamenti rupestri, incuriositi di ciò abbiamo voluto dare un occhiata ad altri siti. Volgendo lo sguardo a 360 in giro per il mondo abbiamo visto che di insediamenti rupestri se ne trovano un po da per tutto a cominciare da quelli più famosi della Capadocia in Turchia. Sembra che l uomo, in mancanza di grotte naturali, abbia voluto costruirsele da solo adattando anfratti o scavando nella roccia vere e proprie città: Città di Pietra. Riportiamo qui di seguito una breve carellata fotografica di quelle più famose. Cappadocia, abitazioni scavate nella roccia. Caratteristica abitazione scavata nella roccia e sovrastata da un diverso litotipo più scuro. CAPPADOCIA (TURCHIA) La Cappadocia è una regione storica dell'anatolia, un tempo ubicata nell'area corrispondente all'attuale Turchia centrale, che comprende parti delle province di Cesarea,Aksaray, Niğde e Nevşehir. La Cappadocia si caratterizza per una formazione geologica unica al mondo e per il suo patrimonio storico e culturale. Nell'anno 1985 il parco nazionale di Göreme e i siti rupestri della Cappadocia sono stati dichiarati patrimonio dell'umanità dall'unesco con una superficie protetta di 9576 ha. La regione che attualmente prende il nome di Cappadocia è molto più piccola di quello che era l'antico regno di Cappadocia di epoca ellenistica. Per migliaia di anni, e fino ad oggi, la regione è sempre stata luogo di insediamenti umani. Vi fiorirono alcune antiche civiltà, come quella degli Ittiti, o altre ancora provenienti dall'europa o dalle stesse regioni dell'asia Minore, e ognuna di esse ha lasciato in Cappadocia la propria impronta culturale. Le peculiarità geologiche del sito hanno fatto sì che i suoi paesaggi siano spesso descritti come "lunari". La formazione geologica tipica, un tufo calcareo, ha subito l'erosione per milioni di anni, acquisendo forme insolite ed è abbastanza tenero da consentire all'uomo di costruire le sue abitazioni ricavandole dalla roccia, dando vita a insediamenti rupestri, piuttosto che a edifici innalzati da terra. In questo modo, i suoi paesaggi lunari sono pieni di cavità e grotte, sia naturali che artificiali, molte delle quali continuano ad essere frequentate e abitate ancora oggi. La posizione geografica ha fatto per secoli della Cappadocia un crocevia di rotte commerciali, oltre che l'oggetto di ripetute invasioni. Gli abitanti della regione hanno costruito rifugi sotterranei (esempi ancora visitabili sono le città di Kaymaklı e Derinkuyu) che permettevano a intere città di rifugiarsi nel sottosuolo, e di sopravvivervi per molti mesi, senza necessità di arrischiare sortite esterne. La costruzione di queste città sotterranee si articolava su più livelli (la città di Kaymaklı ne ha nove sotterranei, anche se solo quattro o cinque, è difficile dirlo con precisione perché non tutti i livelli sono in orizzontale e si intersecano tra di loro, sono accessibili ai turisti, mentre i restanti sono riservati alla ricerca archeologica e antropologica) ed erano equipaggiate con fori di aerazione, stalle, forni, pozzi d'acqua e tutto quanto fosse necessario ad ospitare una popolazione che poteva arrivare, contando tutte le città sotterranee scoperte, fino a abitanti.

18 PAGINA 18 CRIMEA ESKI-KERMAN Se da Sebastopoli si raggiunge il villaggio di Ternovka, si può visitare una grande città scavata nella roccia. La città di Eski-Kermen, nella zona di Pescherny in Crimea. La grande distanza dalle principali località turistiche spiega il fatto che questa città sotterranea è praticamente inesplorata e trascurata dagli storici. Fondata alla fine del VI secolo d.c. come roccaforte dell'impero Bizantino, è esistita fino alla fine del XIV secolo. La storia della città è scarsamente conosciuta, da fortezza insignificante nel X secolo si ebbe una graduale espansione della città ed un aumento della sua importanza, il picco lo si ebbe nei secoli XII e XIII, quando la popolazione raggiunse probabilmente i 3000 abitanti. Nel 1299 la città è stata rovinata dalle truppe dei Mongoli sotto il comando di Nogaj e da allora non ha più recuperato la sua gloria. Nel 1399 l'esercito mongolo sotto il comando di Edygeja distrusse quel che restava della città, che è rimasta da allora disabitata. Attualmente si possono vedere alcune fortificazioni del sesto e dodicesimo secolo ben conservate. Circa 350 grotte scavate nella roccia all'interno della città e circa 50 al di fuori della città. La maggior parte di esse sono state costruite nel XII - XIII secolo, come abitazioni e ricoveri per bovini o cantine. Una piccola parte (15%) delle grotte fu costruito per funzioni difensive o religiose. Si trovano anche diverse chiese ortodosse scavate nella roccia del XII - XIII con numerosi affreschi (ora molto danneggiato dai turisti).

19 PAGINA 19 CHUFUT-KALE E la seconda città sotterranea più grande della Crimea. I ricercatori non sono unanimi per quanto riguarda il momento della comparsa della città. Alcuni di loro la considerano una fortezza bizantina, fondata nel VI secolo. Altri sono del parere che la fortificazione sia apparsa nei secoli X e XI. Durante il primo periodo della storia della città, è stata principalmente popolata da Alani, la più potente di una tribù tardo-sarmate di origine iraniana. Questa popolazione aveva cominciato a penetrare la Crimea dal II secolo d.c. Una volta stabiliti sulle montagne della Crimea gli Alani avevano adottato il cristianesimo. In fonti scritte la città sotterranea è menzionata nel XIII secolo con il nome di Kyrk-Or (Fortificazioni). Questo nome è durato fino alla metà del XVII secolo. Nel 1299 l'orda Tartara di Emir Nogai fece irruzione nella penisola di Crimea. Dopo aver preso la città, i Tartari insediarono un loro presidio in essa. A cavallo del XV secolo, i tartari Karaite si stabilirono davanti alla linea orientale delle fortificazioni e costruirono un secondo muro di difesa per proteggere il loro insediamento, e quindi fu costruita una nuova parte della città. Nel XV secolo il primo Khan, Hadji-Ghirei, della Crimea, trasformò la vecchia sezione della città nella sua residenza fortificata. Dopo la sconfitta dell'orda d'oro, il regno khan di Crimea fu notevolmente più forte. Il significato di Kyrk-Or come una roccaforte e città importante non aveva più senso e il Khan Menglis-Ghirei spostò la capitale a Bakhchisarai. A causa di persecuzioni antiebraiche dalla metà del XVII secolo molti abitanti emigrarono e in altre città e qui rimasero solo famiglie di religione ebraica. Quindi la città a poco a poco ha acquisito il nome di Chufut-Kale, che in turco significa "fortezza e- braica" con significato negativo e sprezzante. Dopo la conquista della Crimea e il suo inserimento nel impero russo agli abitanti della fortezza fu permesso di vivere in qualsiasi parte della Crimea. Da quel momento, Chufut -Kale venne lentamente abbandonata e restò deserta. Dalla metà del XIX secolo, la città ha cessato di esistere. Alcuni aspetti esterni della città fortezza di Chufut-Kale e i particolari interni scavati nella roccia.

20 PAGINA 20 RUSSIA VILLAGGIO DI KOSTOMAROVO Il villaggio di Kostomarovo è situato a 600 km a sud di Mosca. Questa zona è chiamata la Palestina russa, perché alcuni elementi del paesaggio richiamano alla memoria luoghi sacri palestinesi: Getsemani, il Golgotha con una croce sulla cima, il Monte Tabor, il fiume Cedron, ecc. I paesaggi desertici di Kostomarovo, formati da colline di gesso ricoperte qua e là da vegetazione, presentano alcune somiglianze con i paesaggi del deserto del Sinai. La caverna del Pentimento, qui dislocata, è famosa in tutta la Russia. Le sue volte strette, un lungo corridoio e i soffitti che si abbassano ad ogni metro percorso fanno sì che i peccatori arrivino a concludere la loro confessione in un profondo inchino. La più antica struttura del monastero è la chiesa sotterranea di San Salvatore, che può contenere più di 2000 persone. Nelle pareti vi sono le celle dei monaci eremiti, che conducevano una vita appartata e comunicavano con i pellegrini e con i preti solo attraverso piccole finestre: così prendevano cibo e annotazioni, insieme alle richieste di preghiera. L ultimo eremita di Kostomarovo, vissuto nella caverna del Pentimento, fu il Santo Padre Pyotr, ucciso da un colpo di arma da fuoco nel 1937, proprio nel luogo dove riceveva le confessioni.

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