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2 1 INDICE 1. INTRODUZIONE Documentazione di riferimento INQUADRAMENTO DELL AREA DI INTERVENTO Inquadramento territoriale dell area di intervento Inquadramento geomorfologico Inquadramento geologico MODELLO CONCETTUALE PRELIMINARE Sorgenti di contaminazione Meccanismi di trasporto e vie di esposizione Individuazione delle vie di esposizione Bersagli potenziali PIANO DI INDAGINI PROPOSTO Attività di indagine Modalità di prelievo, manipolazione e analisi dei campioni Controllo qualità sulle attività di campionamento Interpretazione dei risultati PROCEDURE DI BONIFICA e rimozione DEI SERBATOI INTERRATI FIGURE (nel corpo del testo) Figura a Vista aerea dell area di intervento con individuazione dei principali elementi Figura b Figura c Figura d Stralcio della carta del rischio idraulico Principali strutture tettoniche in Emilia-Romagna Schema strutturale della Pianura Romagnola Figura e Schema geologico-stratigrafico della pianura emilianoromagnola Figura f Sezione geologica n. 57

3 2 Figura g Figura h Figura i Figura l Estratto carta geolitologica Schema idrogeologico Ubicazione dei sondaggi geognostici Esempio restituzione sezione georadar con evidenza struttura interrata FIGURE (fuori testo) Figura 1 Corografia dell area di intervento Figura 2 Planimetria con ubicazione dei punti di indagine proposti ALLEGATI Allegato 1 Planimetrie dei sottoservizi

4 3 1. INTRODUZIONE Nell ambito delle conferenze dei servizi convocate per la discussione della proposta di trasformazione urbanistica per la definizione di un accordo di Programma di riqualificazione del tessuto urbano di Cervia denominato Cervia d Amare, gli Enti ed in particolare ARPA Emilia Romagna e Provincia di Ravenna hanno richiesto una serie di documenti afferenti la caratterizzazione del sottosuolo dell ambito denominato Prima Traversa Villa Idrovora-Canalino, come di seguito specificato: Prescrizione ARPA: Sul sito attualmente insiste almeno un attività di distribuzione carburanti e lavaggio auto. Si sottolinea che, per la fattibilità dell intervento, dovrà essere rispettata la conformità del sito rispetto all uso destinato. Con particolare riferimento alle attività svolte, dovrà essere effettuata e prodotta un analisi storica (con particolare riferimento ai tracciati delle reti tecnologiche, ai depositi di rifiuti, eventuali serbatoi interrati) in cui venga data evidenza della qualità dei suoli e delle acque di falda relative all intera area oggetto dell intervento. Al fine poi di verificarne la fruibilità, secondo le destinazioni previste dal seguente accordo, ai sensi della normativa vigente e per gli usi previsti, dovrà essere eventualmente documentata la congruità del sito rispetto alle concentrazioni soglia di contaminazione (CSC) definite dall allegato 5 della parte IV Titolo V del D.Lgs. 152/06. Prescrizione Provincia di Ravenna Nell ambito del progetto di riqualificazione, in ragione della presenza di un impianto di distribuzione carburanti dismesso e tenuto conto delle nuove funzioni previste nell area (verde pubblico) si rende necessaria una valutazione sullo stato di potenziale contaminazione del sito interessato, presentando agli Enti competenti gli esiti della procedura operativa ed amministrativa di cui all art. 249 del titolo V, parte IV del D.Lgs. 152/06 e. smi e relativi allegati.

5 4 In relazione a quanto sopra,, in qualità di proponente del progetto di riqualificazione urbanistica, ha richiesto allo Studio Associato Planeta (Planeta) di elaborare una proposta di piano di indagini ambientali, comprendente il piano di bonifica e rimozione dei serbatoi interrati. La presente relazione tecnica costituisce il Piano di indagini ambientali proposto per l Ambito Prima Traversa Villa Idrovora-Canalino con riferimento all area dell ex Garage Europa e risulta così strutturato: inquadramento territoriale e geologico dell area di intervento, ricostruzione storica delle attività produttive ivi svolte e descrizione dello stato attuale dei luoghi (Capitolo 2); modello concettuale preliminare dell area (Capitolo 3); piano di indagini proposto (Capitolo 4); piano di bonifica e rimozione dei serbatoi interrati (Capitolo 5). 1.1 Documentazione di riferimento Ai fini della redazione della presente relazione tecnica si è fatto riferimento ai seguenti elaborati: Proposta di trasformazione urbanistica per la definizione di un accordo di programma ai sensi dell Art. 40 L.R..20/2000 e s.m.i. per gli ambiti Centro storico, ex Colonia Montecatini, Prima Traversa e Ambiti ERS Ambito Prima Traversa Progetto Definitivo Relazione Geologica, Dott. Andrea Scaglioni, maggio 2013; Proposta di trasformazione urbanistica per la definizione di un accordo di programma ai sensi dell Art. 40 L.R..20/2000 e s.m.i. per gli ambiti Centro storico, ex Colonia Montecatini, Prima Traversa e Ambiti ERS Valutazione Ambientale Strategica Progetto preliminare- Servin, ottobre 2012; Proposta di trasformazione urbanistica per la definizione di un accordo di programma ai sensi dell Art. 40 L.R..20/2000 e s.m.i. per

6 5 gli ambiti Centro storico, ex Colonia Montecatini, Prima Traversa e Ambiti ERS Relazione ambientale e relativi allegati; Relazione tecnica generale Via 2 Giugno 118, Cervia (RA) Ecomag, maggio 2007.

7 6 2. INQUADRAMENTO DELL AREA DI INTERVENTO 2.1 Inquadramento territoriale dell area di intervento L area di intervento ricade nella zona centrale dell abitato di Milano Marittima, nel territorio comunale di Cervia (Figura 1). L area è delimitata da viale II Giugno verso O, dalla Traversa II Pineta verso N, dall arenile verso E e da via Spalato verso S. L area si estende su una superficie di quasi 9 ettari, ubicata a cavallo del canale di alimentazione delle Saline storiche di Cervia denominato Canalino (o Canale del Pino) e risulta essere attualmente occupata da strutture e manufatti a diversa destinazione. In destra idrografica del Canalino è presente la Villa Canalino, nota anche come Villa Idrovora, con il relativo giardino storico di pertinenza; nella porzione orientale dell area, sempre in destra idrografica del suddetto canale, è presente una struttura sportivo-ricreativa, comprendente due campi da tennis e una piscina scoperta. In sinistra idrografica del canale, la porzione orientale dell area risulta essere attualmente occupata da alcuni impianti di tipo sportivoricreativo, comprendenti 4 campi da tennis, un campo da calcetto ed una piscina scoperta. Sulla porzione occidentale dell area, ospitante in passato un garage (denominato Garage Europa ) ed un autolavaggio, è presente un capannone esteso su una superficie pari a circa 1300 m 2. Le quote del piano campagna all interno dell area oggetto d intervento sono mediamente comprese tra 1,00 e 1,10 metri circa s.l.m.. L immagine rappresenta una vista aerea dell area di intervento nella quale sono stati evidenziati gli elementi sopra descritti.

8 7 Figura a: Vista aerea dell area di intervento con individuazione dei principali elementi Descrizione del Garage Europa e relative aree pertinenziali L area del Garage Europa (di seguito denominata Sito ), oggetto di piano di indagine secondo quanto prescritto dagli Enti di Controllo competenti, è individuata catastalmente all Ufficio del Territorio del Comune di Ravenna con il Foglio 17, Particella 31. Come si evince dalla Figura a, il Sito confina ad O con un area privata edificata individuata con il Mappale 203 e con il viale II Giugno, a N

9 8 con vari lotti privati edificati, ad E con l area del Centro Sportivo Milano Marittima e a S con il Canale delle Saline. L ingresso dell ex Garage Europa è ubicato lungo il viale II Giugno. Le attività svolte storicamente in sito comprendevano: a) distributore di carburante, b) lavaggio auto, c) officina meccanica d) garage. Sull area del Garage Europa insistono quattro strutture: l edificio del garage esteso su una superficie di circa m 2 ; il lavaggio auto, esteso su una superficie di circa 177 m 2 ; la tettoia del distributore carburante, sottesa ad una superficie di circa 42 m 2 ; la tettoia per il deposito biciclette, sottesa ad una superficie di circa 26 m 2. In Allegato 1 sono riportate le planimetrie reperite dei sottoservizi presenti nell intorno dell area di intervento Elenco pratiche edilizie Le pratiche edilizie disponibili presso l archivio del Comune di Cervia sono le seguenti: n. 104 del 1976 (Posizione d archivio 104/C), intestata a Penso Agostino, Richiesta di parere ; n. 68/126 del 1976 (P.A. 126/C), intetstata a Penso Agostino, Costruzione di pensilina, ampliamento e trasformazione estetica al Garage Europa ; n. 438/137 del 1986 (P.A. 438), intestata a Penso Agostino, Installazione di lavaggio auto ;

10 9 n. 218/860 del 1988 Installazione di pensilina in un impianto di distribuzione del carburante, previa demolizione di quella esistente ; n. 778 del 1990 intestata a Penso Daniela, Manutenzione inerente sostituzione vetri, ripresa intonaco, tinteggiatura ; n. 822 del 1994 intestata a Penso Daniela, Autorizzazione di variante per opere in corso riguardante l esecuzione di posizionamento sottoterra di vasche di stoccaggio e prelievo per riciclo acqua di lavaggio ; n. 3236/1888 del 1995, intestata a Penso Agostino Concessione in sanatoria per variazioni interne ed esterne al garage, all officina, all edificio, costruzione vano tecnico e tettoia aperta ; n. 210 del 1996, intestata a Penso Daniela, Autorizzazione edilizia in sanatoria per demolizione tettoia condonata; modifiche interne ed esterne nel vano w.c Inquadramento geomorfologico La porzione di territorio entro cui ricade l area d intervento presenta, da un punto di vista topografico, una morfologia prevalentemente pianeggiante, caratterizzata, a livello generale, da una modesta inclinazione verso NE; le pendenze, escluse quelle connesse a manufatti e forme di origine antropica, sono, pertanto, sempre molto basse, mediamente <1%. Da un punto di vista altimetrico, in corrispondenza della fascia costiera e di quella di entroterra immediatamente retrostante, le quote si mantengono mediamente tra 0,5 e 2,5 m. s.l.m., pur individuandosi alcune aree contraddistinte da quote inferiori al livello del mare, come all interno delle Saline di Cervia (sviluppate su una zona topograficamente depressa), e aree caratterizzate da quote più elevate (fino a 4-5 metri), come in corrispondenza dell antico

11 10 complesso dunoso ormai consolidato presente lungo la fascia di pineta a ridosso del centro urbanizzato di Milano Marittima. Nell intorno dell area di intervento, gli estesi interventi di urbanizzazione condotti negli ultimi 50 anni, spinti, soprattutto attraverso la realizzazione degli stabilimenti di balneazione, fino a ridosso della spiaggia, hanno di fatto portato alla distruzione pressoché totale degli elementi morfologici presenti, in particolare delle dune eoliche di retrospiaggia, la cui scomparsa ha determinato dei gravi squilibri nella dinamica evolutiva costiera, favorendo l insorgenza di processi erosivi più diffusi, ingressioni marine più frequenti e rovinose e alterazioni nei meccanismi di intrusione salina all interno dell acquifero. Come si osserva nella figura seguente (stralcio della Carta del Rischio idraulico a corredo del PSC), in cui è stata cartografata l area interessata dalla mareggiata dal 21 e 22 dicembre del 1979 (considerato un evento eccezionale), nell intorno dell area di intervento l intera fascia costiera risulta a rischio di ingressione marina. Proprio a seguito di tale evento, l Amministrazione Comunale ha deliberato di preservare, dove presente, il cordone dunoso recente ritenendolo un elemento morfologico fondamentale per ostacolare l ingressione marina.

12 11 Figura b Stralcio della carta del rischio idraulico (Estratto da PSC Quadro conoscitivo: Elaborato B8) La vulnerabilità idraulica dell area nei confronti dei fenomeni di ingressione marina è stata confermata anche da recenti studi finalizzati alla previsione dei possibili impatti delle mareggiate lungo la fascia costiera regionale, tenendo conto sia delle forzanti meteomarine (moto ondoso, livello del mare, maree, ecc.), sia delle caratteristiche topografiche e morfologiche delle spiagge e degli eventuali sistemi dunosi frontali. Dai risultati degli studi effettuati, consultabili nel portale cartografico del Servizio Geologico e Sismico della Regione Emilia- Romagna (Sistema informativo del mare e della costa), il litorale prospiciente l area di intervento, è stato classificato ad alta vulnerabilità anche per tempi di ritorno di 1 anno, con possibile inondazione del retro spiaggia, scavalcamento e rimozione della duna, se presente, danneggiamento e/o scavalcamento di strutture antropiche.

13 12 Si segnala infine che tutta l area costiera è soggetta a fenomeni di subsidenza; nell introno dell area di intervento il tasso di subsidenza risulta essere compreso fra 10 e 5 mm/anno. Per quanto riguarda l idrografia superficiale, nell ambito di pianura entro cui si inserisce l area di intervento, il principale elemento idrografico naturale è rappresentato dal Fiume Savio; l attuale corso si sviluppa nella fascia di pianura ad O dell area in esame, con una direzione che si mantiene grossomodo orientata da SSO verso NNE fino al centro abitato di Savio, per poi orientarsi, inizialmente, in direzione E, e quindi nuovamente in direzione N, fino alla foce posizionata nei pressi del centro abitato di Lido di Savio. Nel primo tratto descritto, il corso d acqua, posizionato ad una distanza dell ordine di alcune decine di km dall area di intervento scorre in condizioni pensili, risultando completamente arginato e parzialmente rettificato. Nel secondo tratto, fino alla foce, il corso d acqua si snoda senza arginature, con ampi meandri, solo parzialmente regimati e rettificati. La rete idrografica si caratterizza inoltre per la presenza di una fitta rete di canali e fossi artificiali, a uso scolante, irriguo o promiscuo. Tra questi si segnala il Canale del Pino (detto anche Canalino) che attraversa da O ad E l area di intervento, dividendola in due distinti settori. Si tratta del canale immissario delle Saline Storiche di Cervia, attraverso il quale l acqua del mare, dopo un percorso di circa 2,5 Km, viene convogliata nelle vasche di decantazione e quindi nei vari bacini in cui avviene la deposizione dei sali. L imbocco del canale, individuabile circa 150 metri ad E dell area di intervento, è delimitato, nel tratto di spiaggia, da muretti fuori terra in cemento armato, e nella porzione a mare maggiormente esposta, da una scogliera emersa in pietrame calcareo di lunghezza variabile da circa 40 metri (lato N) a circa 70 metri (lato S). In corrispondenza dell area d intervento, all altezza di Villa Idrovora, il canale si allarga per ospitare i manufatti tecnologici (pompe di sollevamento e chiuse) preposti al controllo degli afflussi di acqua marina verso le saline.

14 Inquadramento geologico Inquadramento strutturale a scala regionale A scala regionale, l area di intervento ricade nella porzione meridionale della fascia costiera ravennate, compresa tra il Fiume Savio a N ed il Rio Mesola del Montaletto a S. Da un punto di vista geologico-strutturale, l area ricade nel settore romagnolo del bacino sedimentario padano, la cui evoluzione è legata agli eventi tettonici (sovrascorrimenti) dell Appennino. Prospezioni geofisiche e sondaggi geognostici effettuati per la ricerca di idrocarburi lungo il bacino sedimentario, hanno infatti evidenziato come la presenza della struttura tettonica dell Appennino prosegua, sepolta in pianura, per una cinquantina di chilometri, fino quasi al Fiume Po, come si evince dallo schema strutturale riportato nella figura seguente, tratto dalle Note Illustrative alla Carta Sismotettonica della Regione Emilia Romagna ( scala 1: ). Figura c Principali strutture tettoniche in Emilia-Romagna (Estratto da note Illustrative alla Carta Sismotettonica della Regione Emilia-Romagna Scala 1: )

15 14 Nel complesso, la pianura appare costituita da un sistema di grandi faglie inverse (accavallamenti), sviluppatesi fra il Miocene superiore ed il Pleistocene, con superfici di sovrascorrimento immerse verso SSO e con trasporto verso NNE, che hanno determinato la formazione di una serie di grandi pieghe superficiali, sinclinaliche e anticlinaliche. In tale contesto, inquadrabile nel cosiddetto sistema degli archi di pieghe ferraresi ed adriatiche, le aree sinclinaliche sono state sede, nel Pliocene e nel Pleistocene inferiore, di imponenti accumuli di sedimenti marini, con spessori fino ad alcune migliaia di metri; successivamente, l accumulo di sedimenti, marini e poi continentali, è continuato in relazione allo sviluppo di ingenti movimenti di abbassamento della superficie topografica (subsidenza). A scala regionale, il bacino sedimentario risulta suddiviso in aree con forti accumuli sedimentari (cosiddette aree depocentrali ) e in aree di alto strutturale, corrispondenti ai fronti di accavallamento, in cui i sedimenti pliocenici sono stati erosi durante la fase di emersione legata alla tettonica, e sono quindi stati ricoperti dai più recenti sedimenti quaternari trasgressivi che, in questi ambiti, presentano gli spessori minori. A livello locale, la porzione di pianura presente a SE del Fiume Savio, in cui si colloca l area di intervento, è caratterizzata dalla presenza dei seguenti elementi strutturali, illustrati nella figura seguente (indicati con una freccia): l anticlinale di Cervia, verso SO, la cui culminazione è stata individuata a circa 750 m di profondità dal p.c.: la sinclinale Romagnola, in particolare dal fianco meridionale della stessa, in cui lo spessore dei depositi quaternari cresce progressivamente verso N, fino a superare i m in corrispondenza della foce del Fiume Savio, grossomodo corrispondente con l asse della sinclinale stessa.

16 15 Figura d Schema strutturale della Pianura Romagnola (Estratto da PSC Quadro conoscitivo: Elaborato QC_B.REL.GEO) Inquadramento geologico a scala regionale A scala regionale, il sottosuolo della pianura romagnola è costituito da 3 principali sequenze deposizionali (definite Supersintemi o Allogruppi ) separate da superfici di discontinuità (dalla più antica alla più recente): Supersintema del Pliocene medio-superiore; Supersintema del Quaternario Marino; Supersintema Emiliano-Romagnolo. Tali sequenze rappresentano, da un punto di vista sedimentologico, la risposta alle tre principali fasi tettoniche di sollevamento regionale, verificatesi a partire da 3,9 milioni di anni fa. La presenza di superfici di discontinuità minori, legate a eventi tettonici secondari a carattere più locale, o ad oscillazioni climatiche e/o eustatiche, hanno poi permesso di suddividere le sequenze principali sopra elencate in sequenze di rango inferiore, ovvero in Sintemi e Subsintemi.

17 16 Tralasciando le due sequenze principali più antiche (Supersintema del Pliocene medio-superiore e Supersintema del Quaternario Marino), di scarso interesse per il presente studio data la loro profondità, si riportano di seguito i principali elementi caratterizzanti il Supersintema Emiliano- Romagnolo, corrispondente alla porzione sommitale dei sedimenti di riempimento del bacino padano, la cui deposizione è avvenuta in risposta al sollevamento tettonico iniziato alla fine del Pleistocene inferiore e continuato nel Pleistocene medio, fino a circa 0,65 milioni di anni (m.a.) fa. Il Supersintema Emiliano-Romagnolo, costituito da quaternari di origine continentale, viene a sua volta suddiviso in: depositi Sintema Emiliano-Romagnolo Inferiore, compreso tra 0,65 e 0,45 m.a. Sistema EmilianoRomagnolo Superiore, compreso tra 0,45 m.a. e l attuale. Figura e Schema geologico-stratigrafico della pianura emiliano-romagnola (Estratto da Riserve idriche sotterranee dell Emilia-Romagna-AGIP, 1998) Nell ambito del settore di pianura in cui si inserisce l area oggetto di intervento, i sedimenti appartenenti al Supersintema Emiliano-Romagnolo,

18 17 riconducibili sia all attività deposizionale del Fiume Po, sia a quella dei corsi d acqua romagnoli, risultano essere costituiti da depositi alluvionali e deltizi passanti, verso la pianura costiera, a depositi litorali e marini. I sedimenti che caratterizzano il primo sottosuolo dell area di intervento sono quelli riconducibili al Subsintema di Ravenna (AES8), depositatisi tra il Pleistocene superiore e l Olocene. Da un punto di vista paleogeografico, le diverse fasi climatiche quaternarie hanno determinato movimenti significativi della linea di costa adriatica, con avanzamenti massimi in corrispondenza delle fasi glaciali (regressione), ed arretramenti in corrispondenza delle fasi interglaciali (trasgressione). Al riguardo, si stima che durante la fase culminante dell ultimo periodo glaciale (Wurm), iniziato circa anni fa e terminato circa anni fa, l abbassamento del livello marino sia stato di quasi 100 metri rispetto al livello attuale; ciò ha portato ad una fase di forte alluvionamento dei corsi d acqua ed alla deposizione di ingenti spessori di sedimenti continentali terrestri, lacustri e fluviopalustri, con conseguente espansione della pianura su gran parte dell Adriatico settentrionale. Con il passaggio alla fase postglaciale successiva (Olocene), ha avuto inizio la cosiddetta trasgressione Flandriana che, nell ambito costiero ospitante l area di intervento, ha determinato l instaurarsi di ambienti deposizionali marino-costieri fino quasi all altezza della S.S. n.16, dove si ritiene che la linea di costa sia stazionata per circa anni, come testimoniato dallo spesso cordone ghiaioso sabbioso individuato in tale posizione. Ad OSO del suddetto cordone, l ambiente deposizionale è rimasto di tipo continentale-lagunare, con sedimentazione prevalente di limi, argille e torbe. A partire dal tardo olocene, una nuova regressione marina ha determinato la progressiva migrazione della linea di costa verso E, fino alla posizione attuale; a testimonianza di tale evento resta la serie di cordoni sabbiosi, disposti quasi parallelamente alla costa, che caratterizzano la

19 18 piana compresa tra suddetta S.S. n.16 e la fascia urbanizzata dei centri abitati di Milano Marittima e Cervia. Secondo quanto si ricava da una sezione geologica, orientata perpendicolarmente alla linea d costa e passante all incirca all altezza di Milano Marittima, di sui si riporta uno stralcio nella figura seguente, nell intorno dell area di interesse lo spessore e la geometria dei depositi riconducibili all unità AES8 (subsintema di Ravenna) si mantiene abbastanza costante, intorno a valori mediamente compresi tra 20 e 30 metri, sia lungo la fascia costiera, sia verso l entroterra. Per quanto riguarda, invece, l unita sottostante AES7, è possibile rilevare un progressivo ispessimento dei depositi da SO verso NE, con il raggiungimento di uno spessore di quasi cento metri in corrispondenza della fascia costiera. Figura f Sezione geologica n.57 (Estratto da Sezioni geologiche e prove geognostiche della pianura emiliano-romagnola Servizio geologico sismico e dei suoli) Nella sezione geologica si evidenziano chiaramente le eteropie di facies costituite dal passaggio dai depositi deltizi e litorali tipici della fascia costiera, costituiti da sabbie di cordone litorale, talora ghiaiose, ed argille organiche di palude e laguna, ai depositi di piana alluvionale dell immediato entroterra (grossomodo ubicati a SO della S.S. 16), costituiti da argille organiche di palude, sabbie fini, limi e argille di tracimazione e localmente da sabbie di riempimento di canale fluviale.

20 Inquadramento geologico a scala locale Nell intorno dell area oggetto di intervento i sedimenti affioranti, riconducibili alla porzione sommitale del Subsintema di Ravenna, costituiscono un unita di rango inferiore denominata Unita di Modena (AES8a), come si osserva dallo stralcio della carta geolitogica a scala 1: riportato nella seguente figura. Figura g Estratto Carta geolitologica (Estratto dalla Carta Geologica in scala 1: della Regione Emilia-Romagna)

21 20 In corrispondenza della fascia costiera e in quella marina prospiciente, tali sedimenti, depositatisi negli ultimi anni, risultano essere costituiti da sabbie di cordone litorale e di fronte deltizia, localmente anche ghiaiose, passanti ad argille e limi di prodelta e di transizione alla piattaforma; verso l entroterra, ad O della S.S. 16, predominano sedimenti fini di piana inondabile, costituiti da prevalenti limi e argille; localmente, in corrispondenza della fascia a cavallo dell alveo del F. Savio, s individuano prevalenti sabbie e sabbie limose riconducibili a depositi di canale, argine e rotta fluviale. I sedimenti dell Unità di Modena affioranti nell intorno dell area di intervento possono essere definiti litologicamente, sulla base del relativo ambiente de posizionale, in sedimenti di: Ambiente di fronte deltizia e piana di sabbia: - sabbie di cordone litorale sabbie da finissime a grossolane, ben classate, con abbondanti bioclasti di molluschi, in strati da sottili a medi, localmente alternate a limi sabbiosi; - ghiaie di cordone litorale ghiaie e ghiaie sabbiose, fini e medie con ciottoli appiattiti e ben classati a matrice sabbiosa, talora prevalente. Sono inclusi bioclasti di molluschi. Strati medi e spessi, localmente 20lternate a strati di sabbie medie e grossolane. Ambiente di prodelta e transizione alla piattaforme (presente solo nel settore marino): - argille e limi ricchi di materiale conchigliare, con intercalazioni di sabbie fini e finissime in strati molto sottili e sottili. Ambiente di piana alluvionale (presente ad O d S.S. 16) - argille e limi di piana inondabile argille e limi in strati medi e spessi con rare intercalazioni di limi sabbiosi e sabbie limose in strati da molto sottili a medi. Presenti anche livelli di argille organiche;

22 21 - alternanze di sabbie e limi di argine, canale e rotta fluviale alternanze di sabbie fini e finissime, spesso limose, in strati da sottili a spessi, e limi, limi sabbiosi e limi argillosi, in strati da molto sottili a medi Inquadramento idrogeologico a scala regionale In analogia a quanto riportato al Paragrafo per gli aspetti litostratigrafici del sottosuolo, a scala regionale nell area di pianura si riconoscono 3 Gruppi Acquiferi principali, costituito da complessi acquiferi multifalda, comprendenti una o più sequenze deposizionali, la cui compartimentazione verticale è definita dalla presenza di livelli geologici basali scarsamente permeabili (acquitardo) o impermeabili (acquicludo), arealmente continui. I complessi acquiferi possono essere ricondotti a tre sistemi deposizionali principali (si veda figura seguente) : conoide alluvionale appenninica: in corrispondenza del margine appenninico (alta pianura), in cui s individuano i corpi conoidali dei corsi d acqua; in questa porzione i complessi acquiferi risultano essere costituiti da prevalenti sedimenti grossolani permeabili, localmente e/o marginalmente compartimentati in più livelli per la presenza di intercalazioni, più o meno spesse, di depositi fini; pianura alluvionale appenninica: spostandosi verso la media e bassa pianura, i sedimenti più grossolani si assottigliano e si sfrangiano ulteriormente, lasciando il posto a sedimenti alluvionali prevalentemente sabbiosi (depositi di canale, argine e di rotta fluviale), spesso organizzati in corpi nastriformi e/o lenticolari, intercalati a prevalenti sedimenti fini di bassa permeabilità e/o impermeabili (depositi di tracimazione e piana inondabile), a costituire un sistema acquifero multistrato; pianura alluvionale e deltizia padana: anche per questo sistema deposizionale i corpi acquiferi risultano compartimentati in strati costituiti da sedimenti più permeabili di prevalente natura sabbiosa

23 22 (depositi di canale, argine e rotta fluviale), ospitanti falde in condizioni di confinamento, o semiconfinamento, intercalati tra strati di sedimenti fini a bassa permeabilità e/o impermeabili (depositi di tracimazione, piana inondabile e palustri). Spostandosi verso la costa, settore in cui risulta ubicata l area di intervento, ai sedimenti superficiali prevalentemente fini di piana alluvionale, subentrano quelli prevalentemente sabbiosi dei cordoni litorali, costituenti il cosiddetto acquifero costiero, sede di falde superficiali a pelo libero. Figura h Schema idrogeologico (Estratto da PSC Quadro conoscitivo: elaborato QC_B.REL.GEO) Inquadramento idrogeologico a scala locale A scala locale, i tre complessi acquiferi sopra menzionati sono rappresentati dei seguenti litotipi: Gruppo Acquifero A è il sistema più superficiale e quello attualmente sfruttato in maniera più intensiva. I livelli acquiferi ospitanti le falde di acqua dolce sono costituiti da sedimenti prevalentemente sabbiosi, mentre gli acquitardi sono costituiti da argille e limi.

24 23 Gruppo Acquifero B - i livelli acquiferi saturi d acqua sono costituiti da sedimenti prevalentemente sabbiosi, ma talora anche ghiaiosi, mentre gli acquitardi sono costituiti da argille e limi. Gruppo Acquifero C lungo la fascia costiera il Gruppo C risulta praticamente assente, ed i depositi del complesso B poggiano direttamente sui depositi pliocenici che costituiscono la base dell acquifero. Lungo la fascia costiera l acquifero superficiale è costituito dai sedimenti prevalentemente sabbiosi del cordone litorale, il cui spessore risulta mediamente compreso tra 12 e 18 metri circa. Si tratta di un acquifero freatico (acquifero freatico costiero), ospitante una falda a pelo libero e confinato verso il basso da sedimenti prevalentemente argillosi, talora anche organici, di ambiente palustre e/o lagunare. Più in profondità, fino a circa 40 metri sotto il livello del mare, gli acquiferi presenti all interno dei sedimenti di piana alluvionale, risultano essere costituiti dai livelli prevalentemente sabbiosi di riempimento di canale e di rotta fluviale, intercalati nei sedimenti limosi e argillosi scarsamente permeabili e/o impermeabili di piana inondabile e di palude. Le falde ospitate in tali livelli si trovano in condizioni di confinamento. Per quanto riguarda l acquifero costiero, acquifero di interesse nell ambito del presente studio, la falda acquifera, in grado di oscillare liberamente verso la superficie, dovrebbe individuarsi, in relazione alle modeste ondulazioni della superficie topografica, a quote leggermente superiori o coincidenti con il livello del mare, così come osservabile nella figura seguente in cui è riportato uno stralcio della carta piezometrica elaborata nell ambito del Piano Particolareggiato dell Arenile (con dati piezometrici risalenti al 1995); le isopieze, caratterizzate da valori di altezza compresi tra 0,00 e 0,50 m. s.l.m risultano, in generale, disposte in direzione subparallela alla linea di costa. Le acque dolci della falda ospitata nell acquifero costiero, si interfacciano verso E con quelle salate marine che, per effetto della maggior densità, tendono a incunearsi al di sotto delle stesse.

25 24 Nell intorno dell area di intervento, le modeste altezze piezometriche, talora anche nulle, rilevate per la falda dell acquifero costiero, comportano che le acque dolci restino confinate in superficie, consentendo alle acque marine di penetrare profondamente verso l entroterra, con conseguente salinizzazione sia delle acque che dei suoli. I risultati di uno studio condotto sulla litostratigrafia dell acquifero costiero (Ulazzi et al., 2007), hanno evidenziato come anche il Canale del Pino (canale immissario delle Saline) condizioni il fenomeno dell intrusione salina, favorendola in estate, quando le Saline sono in funzione; il canale pertanto contribuirebbe, per lo meno durante la fase estiva, a ricaricare l acquifero con acqua salata, determinando quindi un inversione nella direzione di deflusso della falda. Questi dati vengono confermati dallo studio idrogeologico condotto dalla Società Servin per valutare i potenziali effetti sulla falda connessi agli interventi di scavo in progetto Assetto litostratigrafico ed idrogeologico dell area di intervento La ricostruzione dell assetto litostratigrafico dell area di intervento si basa sugli esiti delle indagini geognostiche condotte in sito nell ambito della progettazione degli interventi di trasformazione dell area, consistenti nella: realizzazione di due sondaggi a carotaggio continuo, denominati S1 ed S2, spinti rispettivamente fino a 47 e a 40 m di profondità dal p.c.; nell installazione all interno del foro di sondaggio S2 di un piezometro da 2. L ubicazione dei punti di indagine è illustrata nella seguente immagine.

26 25 Figura i Ubicazione dei sondaggi geognostici Per quanto riguarda la caratterizzazione litologica, i terreni investigati possono essere definiti come un complesso sedimentario, costituito da due corpi principali: Il corpo più superficiale, costituito dai sedimenti di cordone litorale, s individua fino a profondità mediamente comprese tra 17 e 18 m dal p.c. e risulta essere caratterizzato da prevalenti sabbie, da fini a medio-fini, e sabbie limose, ricche di bioclasti e, talora di frustoli vegetali e/o carboniosi, con subordinati limi sabbiosi e rare e sottili intercalazioni di limi argillosi e argille limose contenenti frustoli vegetali e/o carboniosi. I sedimenti granulari più rappresentati si presentano da mediamente addensati a sciolti, fino a 9-10 metri di profondità, da mediamente addensati ad addensati nella restante porzione compresa tra 9-10 metri e metri di profondità;

27 26 Il corpo sottostante, costituito da sedimenti di piana inondabile e palude, risulta essere caratterizzato da prevalenti limi argillosi, argille limose e argille, spesso ricche in sostanza organica e, talora, bioclasti, con intercalazioni, anche di spessore plurimetrico, di sabbie fini, sabbie limose e limi sabbiosi. I rilievi condotti all interno del piezometro installato nel foro di sondaggio S2 hanno evidenziato la presenza di acqua ad una profondità mediamente compresa tra 0,85 e 1 m dal p.c.. L omogeneità del dato acquisito sembrerebbe indicare, confermando quanto riportato in letteratura, la presenza di una falda a pelo libero continua e a carattere persistente, ospitata all interno dei sedimenti prevalentemente sabbiosi di cordone litorale.

28 27 3. MODELLO CONCETTUALE PRELIMINARE Il Modello Concettuale Preliminare dell area di intervento è stato elaborato seguendo l approccio metodologico dell Analisi di Rischio proposto dall American Society for Testing and Materials denominato Risk Based Corrective Action (RBCA) Tier 1, metodo conforme a quanto previsto nelle prescrizioni relative all elaborazione dei progetti di bonifica indicate nell Allegato 2 del DLgs 152/06 e s.m.i.. Le componenti che concorrono alla determinazione del rischio ambientale legato al potenziale inquinamento del sottosuolo dell area sono: sorgenti di contaminazione (primarie e secondarie); percorsi di migrazione e vie di esposizione; bersagli. Il Modello Concettuale esplicita i legami tra le diverse componenti, permettendo di valutare la presenza delle condizioni di rischio, per la salute umana e per l ambiente, in conseguenza del potenziale fenomeno d inquinamento. La corretta ricostruzione del Modello Concettuale consente inoltre di valutare l eventuale necessità di eseguire interventi mirati all eliminazione delle sorgenti primarie e secondarie di contaminazione, all interruzione di ogni eventuale percorso di migrazione individuato ed, infine, alla bonifica ed al ripristino ambientale dell area stessa. Allo stato attuale delle conoscenze sull area, è possibile formulare solo un Modello Concettuale preliminare, rimandando la definizione del Modello Concettuale definitivo dopo l esecuzione delle indagini proposte nel presente documento.

29 Sorgenti di contaminazione Sorgenti primarie Sulla base degli esiti del sopralluogo condotto in sito, sono stati individuati i seguenti elementi potenzialmente critici dal punto di vista ambientale: serbatoi interrati del vecchio distributore carburanti; fosse di lavorazione / pozzetti di raccolta olii all interno del fabbricato dell ex Garage Europa; eventuali pozzetti di scarico delle acque di lavaggio delle auto. Non si può escludere tuttavia la presenza di ulteriori sottoservizi e serbatoi ad oggi non identificati. I potenziali contaminanti derivanti dalle sorgenti primarie sopra individuate sono rappresentati da: metalli; idrocarburi leggeri (con C<12) e pesanti (con C>12); BTEX; idrocarburi policiclici aromatici (IPA); MTBE Sorgenti secondarie Una sorgente secondaria è rappresentata dalla matrice ambientale contaminata. Le sorgenti secondarie presenti nell area sono costituite dal terreno e dalle acque di falda potenzialmente contaminate. I potenziali contaminanti di interesse sono quelli elencati al paragrafo precedente.

30 Meccanismi di trasporto e vie di esposizione La diffusione della contaminazione dalle sorgenti secondarie alle matrici ambientali circostanti può avvenire attraverso diversi percorsi di migrazione. I possibili percorsi della contaminazione sono: dispersione di polveri; volatilizzazione e dispersione in atmosfera: il fenomeno è legato al rilascio della frazione leggera dei composti volatili presenti nel suolo e la successiva dispersione in atmosfera; volatilizzazione ed accumulo in spazi confinati: il fenomeno è legato al rilascio della frazione leggera dei composti volatili presenti nel suolo ed il successivo accumulo in spazi confinati; lisciviazione e dispersione in falda: il fenomeno di rilascio è causato dalle acque meteoriche che infiltrandosi nel suolo attraversano lo strato di terreno insaturo e si caricano della parte idrosolubile della contaminazione raggiungendo la falda freatica sottostante; migrazione della contaminazione potenzialmente presente in fase disciolta nell acqua sotterranea lungo la direzione di flusso della stessa. 3.3 Individuazione delle vie di esposizione Nel caso di recettori umani le potenziali vie di esposizione sono: inalazione di vapori in condizioni outdoor e indoor. contatto dermico e ingestione di polveri e di terreno potenzialmente contaminato in corrispondenza delle aree non pavimentate. 3.4 Bersagli potenziali I bersagli potenziali della contaminazione del sottosuolo sono i futuri residenti e fruitori dell area che potrebbero venire in contatto con i

31 30 contaminanti per contatto dermico, ingestione o inalazione (solo per contaminanti volatili). Il recettore principale di ogni contaminazione derivante da un eventuale rilascio di inquinanti nel sottosuolo è invece rappresentato dalla falda idrica superficiale.

32 31 4. PIANO DI INDAGINI PROPOSTO Il piano di indagini di seguito proposto si avvale delle indicazioni tecniche contenute nella parte IV del D.Lgs. 152/06 e nella Guida tecnica sui metodi di campionamento dei suoli contaminati, redatta dall APAT e CTN TES (Centro Tematico Nazionale Territorio e Suolo), aprile Gli obiettivi delle indagini proposte sono i seguenti: valutare la qualità ambientale del sottosuolo dell area ed in particolare delle aree interessate dalla presenza di potenziali sorgenti primarie di contaminazione (serbatoi interrati e cabina elettrica) in rapporto alla destinazione d uso dell area attuale o futura; determinare le caratteristiche geologiche e idrogeologiche dell area; effettuare valutazioni preliminari relative alla gestione dei terreni di scavo nell ambito degli interventi edilizi previsti sull area. La proposta di piano di indagini, riportata in Figura 2, è stata elaborata tenendo conto dei seguenti aspetti : direzione presunta del flusso idrico sotterraneo, orientato da O verso E; sulla base di quanto emerso dallo studio idrogeologico condotto nell ambito della progettazione definitiva degli interventi edilizi previsti, non si esclude tuttavia che in determinati periodi dell anno possa verificarsi un inversione della direzione di deflusso delle acque di falda; si propone pertanto, come di seguito specificato, che i piezometri vengano installati in due fasi temporali; accessibilità delle aree ai mezzi di indagine; ubicazione delle potenziali sorgenti di contaminazione individuate.

33 Attività di indagine In relazione agli obiettivi sopra descritti, è stato delineato il seguente programma di attività: a) Consegna agli Enti e del Piano di indagini ambientali e della proposta di intervento di bonifica e rimozione di serbatoi interrati b) Valutazione da parte degli Enti del piano di indagine di cui sopra c) Attuazione degli interventi di bonifica e rimozione dei serbatoi interrati d) Attuazione del piano di indagini ambientali e) Eventuale attivazione di procedimento/i di bonifica ai sensi dell art. 242 del D.Lgs. 152/06 e s.m.i. in caso di riscontro di superamento delle concentrazioni soglia di contaminazione (CSC) applicabili in funzione della destinazione d uso futura residenziale del sito Indagine georadar preliminare In corrispondenza delle aree interessate dalla presenza di serbatoi interrati o di potenziali linee interrate si propone di effettuare una verifica preliminare delle strutture presenti mediante georadar (G.P.R. - Ground Penetration Radar). Il georadar permette di investigare la porzione più superficiale del sottosuolo, tramite un emanazione di onde elettromagnetiche che si propagano nel terreno a determinate intensità e velocità. Tali onde vengono riflesse da bersagli interrati (tubazioni, strutture, vuoti, ecc) con intensità e velocità diverse e ritornano in superficie dove sono rilevate da un antenna ricevente. La differenza di velocità con la quale le onde vengono riflesse viene trasformata in immagini attraverso l applicazione di algoritmi di processazione. Muovendo la strumentazione progressivamente lungo un tracciato predeterminato in superficie, si ottiene una rappresentazione del sottosuolo indagato (sezione georadar). Un esempio di restituzione di un rilievo georadar è fornito nella figura seguente. In blu in figura sono evidenziate anomalie riconducibili alla

34 33 presenza di una cisterna interrata e alle relative tubazioni di adduzione. Il georadar è in grado di lavorare sia in presenza di una copertura superficiale con soletta armata che nel caso di terreno naturale. Figura l: Esempio restituzione sezione georadar con evidenza struttura interrata La prospezione geofisica mediante georadar verrà effettuata in corrispondenza delle aree in cui si presume siano ubicati i serbatoi interrati o altri sottoservizi. Si prevede di effettuare le acquisizioni secondo una maglia regolare di 2 m x 2 m. Una volta verificata la presenza di anomalie nel sottosuolo, si prevede di infittire localmente la maglia di indagine a 1 m x 1 m Caratterizzazione dei terreni Al fine di valutare la qualità ambientale del sottosuolo dell area, si propongono le seguenti attività di caratterizzazione (Figura 2): campionamento del terreno rimasto in posto a seguito della rimozione dei serbatoi interrati presumibilmente presenti in sito (vengono dettagliate al Capitolo 5 le modalità di bonifica e rimozione dei serbatoi); esecuzione di 15 sondaggi geognostici a carotaggio continuo, di cui:

35 34-9 sondaggi verticali denominati S1-S9 spinti fino a profondità dell ordine di 4 m dal p.c. (salvo evidenze organolettiche di contaminazione a fondo foro, che comporteranno l approfondimento delle perforazioni); - 6 sondaggi, denominati PM1-PM6, spinti fino a circa 10 m di profondità dal p.c. ed attrezzati a pozzi di monitoraggio delle acque sotterranee mediante l installazione di tubo piezometrico da 3 ; si prevede di installare in una prima fase i piezometri P2, P4 e P5, al fine di ricostruire l andamento della piezometria; gli ulteriori 3 piezometri verranno installati in una fase successiva (in funzione della direzione di deflusso delle acque l ubicazione dei piezometri proposti potrà subire delle eventuali modifiche); Prima dell esecuzione dei sondaggi verrà effettuata una specifica verifica della presenza di masse metalliche interrate mediante magnetometro. prelievo di campioni di terreno da sottoporre ad analisi di laboratorio ai sensi del DLgs 152/06. - Indicativamente, salvo evidenze organolettiche di contaminazione, si prevede di prelevare per ciascun sondaggio almeno 3 campioni, di cui uno entro il primo metro (terreno superficiale), uno in frangia capillare ed uno intermedio (indicativamente al di sotto dello strato di terreno di riporto, se presente); - Nell ambito delle verifiche a seguito della rimozione dei serbatoi interrati si prevede di prelevare, da ciascuno scavo, 5 campioni medi rappresentativi, del fondo scavo e delle 4 pareti. Qualora la falda acquifera risulti molto superficiale, verrà valutato, in corso d opera, se ridurre il numero di campioni di terreno insaturo da prelevare;

36 35 esecuzione di analisi chimiche di laboratorio sui campioni di terreno prelevati finalizzate alla determinazione delle seguenti sostanze: - metalli (set completo previsto dal D.Lgs 152/06 e s.m.i.); - idrocarburi leggeri (C<12); - idrocarburi pesanti (C>12); - idrocarburi aromatici (BTEX); - IPA; - Si prevede inoltre di effettuare alcune analisi granulometriche per caratterizzare i principali litotipi presenti nel sottosuolo dell area; In funzione dei risultati analitici ottenuti a seguito dell esecuzione del Piano di indagini proposto verrà valutata l eventuale l esigenza di avviare la procedura di bonifica e procedere con gli elaborati previsti dal D.Lgs 152/06 e s.m.i Monitoraggio della qualità delle acque di falda Al fine di monitorare la qualità ambientale delle acque sotterranee si prevedono le seguenti attività di indagine: installazione di 6 piezometri (PM1-PM6; si veda paragrafo precedente), finalizzati al monitoraggio della qualità delle acque sotterranee. Le caratteristiche dei piezometri saranno le seguenti: - profondità 10 m dal p.c.; - diametro: 3 - fenestratura: 0,5-10 m. La perforazione dei pozzi di monitoraggio sarà realizzata a carotaggio continuo con le stesse modalità utilizzate per i sondaggi (diametro di perforazione 152 mm). La profondità dei piezometri, indicativamente prevista di 10 m, potrà essere ridotta in funzione della quota del livello di falda

37 36 intercettato nel corso delle indagini. Si prevede, in ogni caso, che il tratto saturo intercettato dai piezometri sia dell ordine di 7-8 m. Ciascun pozzo sarà attrezzato con tubo piezometrico in PVC esente da piombo, con giunture filettate e non incollate; il tubo sarà cieco tra 0 e 0,5 m, e microfessurato tra 0,5 e 10 m; nello spazio anulare tra il tubo in PVC e la parete del foro saranno utilizzati i seguenti materiali di riempimento: - filtro drenante in ghiaietto siliceo calibrato nel tratto fenestrato, - pellets di bentonite e cemento bentonitico nel tratto cieco. Tutti i pozzi di monitoraggio verranno completati con chiusino lucchettabile (carrabile o fuori terra, in relazione all ubicazione del piezometro) ed il bocca-pozzo sarà dotato di tappo impermeabile. Dopo l installazione verrà effettuato lo sviluppo dei pozzi mediante l estrazione di un volume d acqua pari a circa 8-10 volte il contenuto del pozzo; rilievo plano-altimetrico dei piezometri installati con misura della quota del piano campagna e della testa pozzo; misura del livello piezometrico nei pozzi di monitoraggio installati; la misura sarà effettuata mediante una sonda ottica d interfaccia al fine di verificare l eventuale presenza di contaminanti in fase separata; prelievo di campioni di acqua di falda; da ogni pozzo saranno prelevati campioni in modalità statica mediante bailer monouso e in modalità dinamica mediante pompa sommersa. Il campionamento in condizioni statiche verrà eseguito prima dello spurgo del pozzo; esecuzione di analisi chimiche di laboratorio sui campioni di acqua sotterranea prelevati finalizzate alla determinazione delle seguenti sostanze:

38 37 campioni prelevati con modalità statica: - idrocarburi totali, espressi come n-esano; campioni prelevati con modalità dinamica: - metalli (set completo previsto dal D.Lgs 152/06 e s.m.i.); - idrocarburi totali, espressi come n-esano; - BTEX; - IPA; - idrocarburi alifatici clorurati cancerogeni e non cancerogeni; - MTBE. 4.2 Modalità di prelievo, manipolazione e analisi dei campioni I campioni di terreno prelevati verranno sottoposti a vagliatura in campo a 2 cm, come previsto dal D.Lgs 152/06. Ogni campione prelevato sarà suddiviso in più aliquote secondo le indicazioni degli stessi organi di controllo, previa omogeneizzazione, al fine di ottenere aliquote di campioni significative e rappresentative. Nella predisposizione del campione per le analisi dei composti volatili saranno ridotti i tempi di esposizione all aria dei materiali estratti dalla perforazione al fine di limitare la volatilizzazione. I campioni di terreno selezionati saranno introdotti in contenitori in vetro, adeguati alla conservazione del campione, contrassegnati esternamente con un codice identificativo del punto di prelievo, della profondità e della data del prelievo. Per il campionamento delle acque di falda verranno utilizzati appositi contenitori in vetro utilizzando vials da 40 ml per i composti volatili. Tutti i contenitori opportunamente sigillati ed etichettati saranno riposti in frigoriferi portatili e mantenuti ad una temperatura di 4 C fino al recapito in laboratorio. I campioni saranno inviati al laboratorio entro 48 ore dal campionamento.

39 38 Tutti i campioni prelevati saranno recapitati presso un laboratorio accreditato Accredia. 4.3 Controllo qualità sulle attività di campionamento Al fine di assicurare la precisione, accuratezza e rappresentatività dei risultati delle indagini effettuate in Sito, verrà adottato un programma di Assicurazione Qualità / Controllo Qualità (QA/QC) in linea con gli standards ASTM D e D I principali elementi del programma QA/QC sono descritti nei seguenti paragrafi Decontaminazione della strumentazione di campo Gli strumenti di misura verranno lavati con acqua potabile prima dell inizio delle operazioni e fra un campionamento e l altro. Al fine di minimizzare il rischio di contaminazione incrociata, il personale di cantiere utilizzerà guanti monouso in lattice Catena di custodia Il trattamento dei campioni verrà eseguito in accordo con il protocollo della Catena di Custodia. Tutti i campioni di terreno e di acqua sotterranea verranno identificati con un codice e con la data e l orario di campionamento. Un dettagliato modulo di Catena di Custodia, compilato dal tecnico di cantiere, accompagnerà i campioni fino alla loro consegna al laboratorio analitico. Sul modulo della Catena di Custodia verranno riportati la denominazione del campione, la data di campionamento, la data di spedizione, il numero di progetto, la destinazione (il laboratorio), le determinazioni analitiche previste, il nome del personale addetto al campionamento, ed eventuali altre note. 4.4 Interpretazione dei risultati I risultati conseguiti nel corso delle attività proposte nel presente Piano delle indagini verranno utilizzati per valutare l eventuale necessità di attivare una procedura ai sensi del D.Lgs. 152/06 e s.m.i.. I risultati analitici sui terreni saranno confrontati con le CSC (Concentrazioni soglia di

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