IL PROBLEMA DELLE ORIGINI E LA QUESTIONE DELLA LINGUA
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- Renato Patti
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1 IL PROBLEMA DELLE ORIGINI E LA QUESTIONE DELLA LINGUA Per nessun altro popolo dell antichità classica si è acceso un dibattito così vivace sulle origini come nel caso degli Etruschi. Le ragioni di questo interesse sono riconoscibili già nella percezione che gli antichi stessi, e in particolare i Greci, avevano di questo popolo, così ricco e civile pur gravitando in un area periferica rispetto a quella che in età arcaica e classica era il centro del mondo civilizzato (tra il Vicino Oriente e il bacino dell Egeo). Questa innegabile diversità ha sollecitato l attenzione anche della storiografia ottocentesca quando i processi di unificazione nazionale in atto in tutta l Europa stimolavano l interesse per le realtà etnico linguistiche antiche come elementi di identità delle nazioni che si andavano costituendo. Per un lungo periodo gli studiosi si sono schierati su tre tesi legate alle origini degli Etruschi: la provenienza settentrionale, ormai destituita di ogni credibilità, quella orientale e l autoctonia, che al momento attuale offre i maggiori elementi di credibilità. Tuttavia è la stessa impostazione del problema ad essere metodologicamente sbagliata perché un fenomeno così multiforme come quello delle origini di una nazione non può essere ridotto a una realtà univoca. Alla composizione di tale realtà storica hanno senza dubbio concorso, attraverso un lungo processo, diversi elementi politici, culturali, etnici e linguistici. Per ciascuno di tali elementi si può discutere di una provenienza, ma, per descrivere il fenomeno complessivo che essi hanno determinato, il termine più appropriato è quello di formazione. Ancora oggi molte persone di media cultura credono nella totale oscurità dei testi etruschi e ne aspettano la decifrazione. Difficilmente si trova in altri campi degli studi storici e linguistici una così evidente e profonda separazione fra le opinioni correnti e il dato scientifico. In realtà è un errore grossolano parlare di decifrazione poichè questa parola presuppone la lettura di segni sconosciuti e la conseguente necessità di una chiave interpretativa. La lingua etrusca invece è espressa in un ben leggibile alfabeto di origine greca e affine all alfabeto latino. La serie dell alfabeto greco (a sinistra) e quella dell alfabeto etrusco meridionale (a destra). 4 Fibula d oro decorata con il procedimento della granulazione usato anche per scivere il testo: Io [sono] di Arath Velavesna ornamento. Manurke Tursikina dedicò. 630 a.c. circa, Chiusi.
2 1 Esclusa quindi la difficoltà della lettura dell alfabeto etrusco resta in discussione la conoscenza della lingua e del significato delle parole. L acquisizione dell etrusco è consistita e consiste in una graduale conquista attraverso pazienti ricerche che risultano particolarmente complesse per una serie di motivi: 1) la mancanza di una letteratura originale che sicuramente esisteva ma andò perduta con la cessazione dell uso e della conoscenza della lingua in età romana; La Tavola di Cortona (III-II secolo a.c.): trovata nel 1992 in sette frammenti contiene una fitta iscrizione etrusca che riguarda la compravendita di terreni. 2) la scarsità di strumenti diretti di traduzione delle parole e dei testi cioè di glossari o di testi in doppia lingua; 3) la natura stessa della lingua che non trova riscontri con gruppi linguistici noti e pertanto non può essere spiegata con confronti esterni; 4) la relativa povertà dei documenti scritti etruschi superstiti rappresentati quasi esclusivamente da iscrizioni di carattere sacrale o funerario. Senza testi letterari gran parte degli aspetti del linguaggio attinenti alla vita sociale, familiare, affettiva, intellettuale sfugge alla nostra conoscenza. Sarebbe come se si volesse oggi apprendere una lingua straniera ed ignota soltanto da qualche scritta o insegna visibile nelle strade, dalle lapidi dei cimiteri o da frammenti di vecchi libri religiosi. Gli studiosi sono oggi in grado di capire il senso della stragrande maggioranza delle iscrizioni etrusche, con particolare riguardo ai testi più brevi che sono di gran lunga i più numerosi. Restano comunque le difficoltà riguardanti la lingua come tale e cioè la grammatica e il significato di una parte del vocabolario. Calamaio in bucchero con sequenza alfabetica intorno al piede ed esercizio di sillabazione sul corpo. Tomba principesca di Cerveteri. Metà VII a.c. 5
3 Cippi funerari in pietra arenaria con decorazioni incise e iscrizioni rinvenuti a Rubiera nel corso del fiume Secchia. Fine VII - inizi VI secolo a.c. Musei Civici di Reggio Emilia
4 2. IL QUADRO GENERALE 2 La massima espansione degli Etruschi in Italia. Quando si parla di Etruschi ci si riferisce tradizionalmente al popolo che visse nel corso del I millennio a. C. in quell ampia regione affacciata sul mar Tirreno, estesa dal Tevere all Appennino tosco-emiliano e chiamata dai Romani Etruria, tuttavia l area di diffusione etrusca giunse a comprendere anche parte della pianura padana e della Campania. Le origini del processo di formazione della civiltà etrusca si collocano nell età del ferro il cui inizio è datato attorno al 950 a.c. In questo momento la penisola italiana presenta una situazione storica assai complessa e variegata: 1) in Etruria cominciano a formarsi grandi centri dislocati nell immediato entroterra tirrenico, da cui nell arco di due secoli si svilupperanno le grandi città etrusche; 2) nell Italia meridionale l incipiente colonizzazione greca, a partire dalla metà dell VIII secolo a.c., provoca profonde trasformazioni delle comunità locali; 3) in altre aree d Italia, per esempio nel medio versante adriatico e in gran parte dell Italia settentrionale, l inizio dell età del ferro non porterà a società di tipo urbano, ma piuttosto alla formazione di vaste comunità di villaggio che daranno luogo ad alcune delle principali popolazioni italiche. La prime manifestazioni culturali etrusche su una vasta area che comprende parte dell Emilia e della Romagna, Toscana e alto Lazio rientrano nella definizione Villanoviano, un termine coniato dagli studiosi in seguito ad importanti ritrovamenti avvenuti a Villanova di Castenaso, vicino a Bologna. La breve sintesi della storia della civiltà etrusca che viene presentata di seguito prende in esame le principali vicende dell Etruria e parallelamente quelle dell area padana. 7
5 L ETRURIA Il bronzo finale (XII-X secolo a.c.) è caratterizzato dalla presenza di numerosi villaggi distanti fra loro pochi chilometri e collocati in posizioni naturalmente difese a controllo del territorio. Nel X secolo a.c. si assiste all abbandono di queste sedi e al sorgere lungo la costa tirrenica di centri mediamente trenta volte più grandi dei precedenti, definiti dagli studiosi protourbani (con caratteristiche ormai prossime ad un organizzazione di tipo urbano). Nel corso dell VIII secolo a.c. si aggiungono a questi insediamenti, ormai molto popolosi, numerosi centri minori collocati anche in aree periferiche come avamposti a controllo dei confini del territorio. Nel VII secolo a.c. dai centri protourbani si sviluppano le ricche città etrusche come Vulci, Tarquinia, Cerveteri, Veio, Volsini (Orvieto), organizzate come entità autonome e indipendenti (città-stato) tuttavia unite in confederazioni di carattere religioso ed economico, ma anche politico in caso di guerra. Il benessere era garantito soprattutto dalle risorse minerarie grazie alle quali gli Etruschi diventarono gli interlocutori privilegiati delle avanzate società dell Egeo e dell Asia Minore. Ciò contribuì in modo determinante alla crescita culturale dell Etruria e all affermazione di una potente aristocrazia che era in grado di procurarsi raffinati beni esotici. Grande fibula d oro con decorazione ispirata a motivi orientali dalla tomba Regolini-Galassi di Cerveteri. VII secolo a.c. Urna funeraria villanoviana da Tarquinia, necropoli di Poggio dell Impiccato. Prima metà VIII secolo a.c. L affermazione degli Etruschi deriva però anche dal loro grado di potenza militare soprattutto marittima, tale da impedire che colonie greche fossero fondate nel territorio da loro direttamente controllato. 8
6 2 Cratere con raffigurazione di uno scontro navale attribuito al vasaio greco Aristonothos, attivo probabilmente a Cerveteri intorno alla metà del VII secolo a.c. La supremazia degli Etruschi sul Mar Tirreno perdura fino a tutto il VI secolo a.c. anche se la rivalità sulle rotte aumenta a causa della pressione dei Greci ai quali si contrappone l alleanza fra Etruschi e Cartaginesi. Mentre le potenti città dell Etruria costiera sono impegnate in questo contrasto si assiste a tre importanti processi: 1) si rafforzano i centri dell Etruria propria (Chiusi, Perugia, Cortona, Arezzo, Volterra, Fiesole); 2) si verifica un generale riassetto organizzativo dell Etruria Padana, iniziato fin dalla fine del VII secolo; 3) cominciano ad esser sempre più frequentate le rotte dell Adriatico che gravitavano sui centri di Adria e Spina. Il progressivo incremento della conflittualità per il dominio del Mar Tirreno arriva alle estreme conseguenze all inizio del V secolo a.c. quando gli Etruschi vengono sconfitti dai Greci a Cuma nel 474 a.c. Inizia così il loro declino, aggravato dalle continue pressioni di Celti, Umbri, Sanniti che rendevano instabili i confini settentrionali, orientali e meridionali dell Etruria. A partire dal IV secolo la crescente potenza di Roma causa la caduta, una dopo l altra, delle grandi città etrusche. Dopo un lunghissimo periodo di guerre nel 396 a.c. cade Veio, il centro etrusco più vicino a Roma. Nei decenni successivi la potenza romana in Etruria va ulteriormente espandendosi, fino a quando, nel 295 a.c., la battaglia del Sentino, che vede alleati Etruschi, Galli e Sanniti contro Roma, si risolve con una drammatica sconfitta per questa alleanza che sancisce la definitiva affermazione di Roma in Etruria. La sottomissione e pacificazione di tutta l Etruria si compie entro il III secolo a.c., tuttavia gli elementi della cultura etrusca non scompaiono ma vengono assimilati e rielaborati nella civiltà romana. Elmo da parata in ferro, bronzo, oro e corallo di produzione celtica. Agris (Charente). IV secolo a.c. 9
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