L ALIMENTAZIONE NEL POST-OPERATORIO. Docente Francesco Cervasio
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1 L ALIMENTAZIONE NEL POST-OPERATORIO Docente Francesco Cervasio
2 In ambiente sanitario (forse anche nella vita di tutti i giorni?) l alimentazione ha valore di terapia.
3 L alimentazione post-operatoria varia in funzione dell intervento. In linea di massima nella chirurgia minore non addominale l operato si può alimentare la sera stessa dell intervento con un vitto leggero, considerando comunque la canalizzazione ed il dolore. Quest ultimo, a seguito della stimolazione vagale, può determinare nausea e vomito; gli stessi segni e sintomi possono essere causati dai farmaci antidolorifici oppioidi. Usualmente dal giorno successivo si può iniziare l alimentazione regolare.
4 Negli interventi di chirurgia maggiore (attinenti ad altri corsi) ed in quelli di chirurgia addominale la ripresa dell alimentazione è determinata da: canalizzazione/condizioni dell operato protocollo per tipo di intervento. Di solito l operato di colecistectomia per via laparoscopica digiuna per 2 giorni; per via laparotomica per 3-4 giorni. Gli interventi al tubo digerente comportano periodi di digiuno superiori, circa 8-10 giorni. In caso di resezione gastrica la ripresa dell alimentazione deve essere caratterizzata da pasti leggeri e frequenti composti da alimenti poco zuccherini per evitare la sindrome da svuotamento (dumping syndrom); nelle resezioni coliche (sia con anastomosi che con ano preternaturale) la dieta deve essere leggera e povera di scorie per contrastare la diarrea.
5 In tutti i casi in cui è previsto il digiuno per più di 4-6 giorni all operato viene somministrata la Nutrizione Parenterale Totale. Sono da ricordare come riferimento storico la gastrostomia con sonda di Petzer (interventi all esofago) e i clisteri nutritivi (interventi all esofago, stomaco e piccolo intestino).
6 Nutrizione Parenterale Totale E la somministrazione di acqua e nutrienti (aminoacidi, glucosio, lipidi, vitamine ed oligoelementi) direttamente per via venosa saltando la fase gastro-enterica. Può essere parziale quando è complementare alla normale alimentazione. Generalmente la NPT, per poter soddisfare il fabbisogno calorico giornaliero, è composta da soluzioni ipertoniche che vanno somministrate in vena centrale (succlavia o giugulare) attraverso CVC. La NPP può essere somministrata in vena periferica.
7 Sia in vena centrale che periferica va somministrata in pompa infusionale a flusso tale che la soluzione ( ml) finisca entro le 24 ore; se per qualunque motivo entro tale termine la soluzione non è ancora finita va sospesa e deve essere ripristinata una nuova(!!!)
8 Nel passato l infermiere di reparto addetto alla terapia preparava la soluzione miscelando i vari componenti in sacca EVA (etilvinilacetato). Attualmente è possibile attuare questa procedura solo nei servizi centralizzati di preparazione terapia dove la soluzione viene allestita in maniera asettica sotto cappa aspirante. (Soluzione + economica)
9 Più spesso si utilizzano soluzioni già pronte alle quali si possono aggiungere vitamine e sali minerali. Le sacche hanno la caratteristica di avere compartimenti separati termosigillati che, al momento della somministrazione, vanno messi in comunicazione piegando la sacca stessa.
10 L infermiere e la NPT Preparazione e somministrazione Prevenzione/gestione delle complicanze La complicanza più frequente è quella settica: Non utilizzare accesso venoso periferico per soluzioni ipertoniche, se non per brevissimi periodi. Eseguire manovre asettiche nella preparazione e somministrazione della soluzione. Gestire scrupolosamente la medicazione dell accesso venoso
11 Le complicanze metaboliche in corso di NPT sono l iperglicemia e l iperosmolarità. Controlli ematochimici, EGA, bilancio idroelettrolitico. Riconoscimento precoce dei segni e sintomi (obnubilamento del sensorio, sudorazione calda e rossore della cute)
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