Linee guida per i piani di gestione dei Siti Natura 2000 del Fiume Po

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1 Linee guida per i piani di gestione dei Siti Natura 2000 del Fiume Po novembre 2008

2 Il presente documento è stato rilasciato da: Fondazione Lombardia per l Ambiente Piazza Diaz, Milano Tel: Fax: flanet@flanet.org Responsabile di progetto: Pietro Lenna (Regione Lombardia). Responsabili scientifici di progetto: G. Matteo Crovetto (FLA), Giuseppe Bogliani (Università degli Studi di Pavia). Coordinatore di progetto: Riccardo Falco (FLA). Gruppo di lavoro: Giuseppe Bogliani (Università degli Studi di Pavia), Mattia Brambilla (FLA), Guido Brusa, Fabio Casale (FLA), G. Matteo Crovetto (FLA), Riccardo Falco (FLA), Lorenzo Fornasari, Pietro Lenna (Regione Lombardia), Anna Rampa (Regione Lombardia). Testi: Lorenzo Fornasari, Guido Brusa. Linee guida per i piani di gestione dei Siti Natura 2000 del Fiume Po 1

3 INDICE Premesse 4 Ambiti di applicazione 4 Finalità 4 Linee guida 6 Obiettivi generali di conservazione dei Siti Natura2000 nella Golena lombarda del Po 6 Redazione del Piano: iter preliminare 8 Contenuti generali del Piano 9 Quadro conoscitivo iniziale 12 Zonizzazione del sito 13 Gestione degli habitat naturali e seminaturali 14 Principi generali 14 Ambienti d'acqua lotica 15 Barre fluviali e isole sabbiose 16 Pareti terrose verticali e sub-verticali 17 Ambienti d'acqua lentica 18 Formazioni erbacee naturali e seminaturali 19 Cespuglieti e vegetazioni ecotonali 20 Formazioni boschive 20 Garzaie 22 Formazioni boschive minori 23 Gestione delle piante esotiche 25 Introduzione e impiego delle piante esotiche 25 Controllo delle piante esotiche 25 Gestione delle piante autoctone 27 Impiego delle piante autoctone 27 Protezione della flora autoctona 27 Gestione negli habitat artificiali 29 Habitat agricoli 29 Coltivazioni erbacee 30 Arboricoltura 31 Siepi e filari 31 Aree urbanizzate 32 Rimozione rimodellamento e prelievo di inerti 33 Gestione faunistica 34 Rete ecologica 37 Paesaggio 38 Monitoraggio 39 Altre misure di gestione 41 Fruizione e flussi turistici 41 Attività scientifiche e didattiche 41 Sensibilizzazione, partecipazione e condivisione 42 Attuazione del Piano di gestione 43 Valutazione di incidenza 44 La procedura 44 I progetti 44 I piani 45 Ulteriori competenze dell EG 45 Contenuti minimi dello Studio di Incidenza 46 Oggetto degli studi di incidenza 46 Allegati 48 A - Glossario 48 B Elenco delle specie di alberi, arbusti e cespugli 51 C Elenco delle specie vegetali esotiche 52 D Elenco delle specie animali alloctone invasive prioritariamente soggette 56 ad operazioni di controllo ed eradicazione Linee guida per i piani di gestione dei Siti Natura 2000 del Fiume Po 2

4 Linee guida per i piani di gestione dei Siti Natura 2000 del Fiume Po 3

5 Premesse Ambiti di applicazione Le presenti linee guida si applicano ai siti della Rete Natura 2000 compresi nell area golenale del Fiume Po. Si applicano inoltre alla porzione di territorio nei siti della Rete Natura 2000 parzialmente interessata dall area golenale del Fiume Po. L Ente Gestore (EG) di un sito della Rete Natura 2000, nella redazione del Piano di gestione, dei piani di settore, dei piani particolareggiati e dei regolamenti previsti dalla legislazione vigente, recepiscono le presenti linee guida per quanto di rispettiva competenza, in considerazione delle problematiche e delle tipologie di habitat e fauna riscontrabili nei propri territori. Finalità Le presenti linee guida hanno come finalità generali di tutelare e potenziare: 1. la biodiversità a livello di fauna, sia quella degli invertebrati sia dei vertebrati, in particolare dell avifauna; 2. la biodiversità a livello di specie vegetali autoctone e di ecosistemi da esse formate; 3. il processo evolutivo naturale degli habitat, ove non in contrasto con i punti precedenti; 4. il paesaggio naturale e semi-naturale lombardo; 5. la rete ecologica, sia a livello locale sia a livello regionale e interregionale; 6. la qualità delle acque. Le presenti linee guida si pongono inoltre come obiettivo specifico di promuovere: 1. il governo delle aree protette, individuando l EG quale punto di riferimento per il territorio al fine di sviluppare una reale ed efficacia politica capillare di controllo e sviluppo delle aree rurali e naturali; 2. la funzionalità ecologica dei sistemi naturali, garanzia di difesa del territorio; 3. le attività legate a economie sostenibili ed in particolare quelle di un agricoltura integrata con l ambiente naturale, fornitrice di servizi ambientali e pertanto custode del territorio; 4. la riduzione delle emissioni di gas serra clima alteranti (es. CO 2 ), rispettando in particolare il suolo e il bosco; 5. il patrimonio storico-culturale, i cui segni sul territorio sono oggi ancora testimonianza della laboriosità dell uomo; 6. il turismo e la fruizione di qualità e comunque sempre nel rispetto delle componenti vegetali e animali; 7. la sensibilizzazione e il coinvolgimento dei cittadini e in particolare delle imprese agricole nelle tematiche riguardanti la conservazione della natura e del territorio. In relazione alle caratteristiche del territorio, gli obiettivi minimi che un Piano di un sito deve perseguire sono: 1. la tutela della funzionalità ecologica e dei processi morfogenetici nell area golenale del Fiume Po; 2. la conservazione delle specie autoctone e degli habitat che le ospitano, in particolare di specie e habitat incluse nella direttiva 79/409/CE e nella direttiva 92/43/CE; 3. la salvaguardia e l ampliamento dei boschi planiziali caratteristici dell area golenale del Fiume Po; 4. la conservazione e l ampliamento delle zone umide, anche ai fini di garantirne l eterogeneità delle comunità vegetali e animali; 5. lo sviluppo della rete ecologica, promuovendo la connessione degli habitat naturali e seminaturali e la diversificazione degli habitat agricoli; 6. l integrazione delle attività economico-produttive con la conservazione degli elementi naturali. Linee guida per i piani di gestione dei Siti Natura 2000 del Fiume Po 4

6 Per quanto concerne l obiettivo di salvaguardia della qualità delle acque, il Piano di gestione dovrebbe contemplare azioni, supporti incentivanti e regolamentari per: 1. impedire un ulteriore deterioramento della qualità delle acque; 2. proteggere e migliorare lo stato degli ecosistemi acquatici e degli ecosistemi terrestri e delle zone umide direttamente dipendenti dagli ecosistemi acquatici, sotto il profilo del fabbisogno idrico e sotto il profilo degli scarichi, delle emissioni e delle perdite di sostanze prioritarie; 3. agevolare un utilizzo idrico sostenibile fondato sulla protezione a lungo termine delle risorse idriche disponibili; 4. assicurare la graduale riduzione dell'inquinamento delle acque sotterranee e impedirne l'aumento; 5. contribuire a mitigare gli effetti delle inondazioni e della siccità. Le presenti linee guida sono state soprattutto redatte nel rispetto dei criteri e delle norme riportate dai seguenti documenti: direttiva 79/409/CE, denominata "Uccelli"; direttiva 92/43/CE, denominata "Habitat"; direttiva 2000/60/CE, denominata Acque ; D.M. 3 settembre 2002 del Ministero dell Ambiente e della Tutela del Territorio, denominato Linee guida per la gestione dei siti Natura 2000 ; D.M. 17 ottobre 2007 del Ministero dell Ambiente e della Tutela del Territorio, denominato Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a ZSC e a ZPS"; L.R. 31 marzo 2008, n. 10, denominata Disposizioni per la tutela e la conservazione della piccola fauna, della flora e della vegetazione spontanea ; L.R. 5 dicembre ottobre 2008, n. 31, denominata Testo unico delle leggi regionali in materia di agricoltura, foreste, pesca e sviluppo rurale ; R.R. 20 luglio 2007, n. 5, denominato Norme forestali regionali, in attuazione dell'articolo 11 della legge regionale 28 ottobre 2004, n. 27 (Tutela e valorizzazione delle superfici, del paesaggio e dell economia forestale) ; D.G.R. 9 luglio 1991 n. 5/11027 denominata Modello di Gestione delle Riserve Naturali della Regione Lombardia sede di Garzaie D.G.R. 20 aprile 2001, n 4535, denominata Approvazione del Programma Regionale per gli Interventi di Conservazione e Gestione della Fauna Selvatica nelle Aree Protette e del Protocollo di Attività per gli Interventi di Reintroduzione di Specie Faunistiche nelle Aree Protette della Regione Lombardia D.D.G. 7 maggio 2007 n Criteri ed indirizzi tecnico progettuali per il miglioramento del rapporto fra infrastrutture stradali ed ambiente naturale. D.G.R. 20 febbraio 2008, n. 8/6648, denominata Nuova classificazione delle Zone di Protezione Speciale (ZPS) e individuazione di relativi divieti, obblighi e attività, in attuazione degli articoli 3, 4, 5 e 6 del D.M. 17 ottobre 2007, n. 184 "Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e a Zone di Protezione Speciale (ZPS)" ; D.G.R. 30 luglio 2008, n. 8/7884, denominata Misure di conservazione per la tutela delle ZPS lombarde ai sensi del D.M. 17 ottobre 2007, n Integrazione alla D.G.R. n. 6648/2008"; D.G.R. 24 luglio n. 8/7736, denominata Determinazione in ordine agli elenchi di cui all art. 1, comma 3 della legge regionale 31 marzo 2008 n. 10, Disposizioni per la tutela e la conservazione della piccola fauna, della flora e della vegetazione spontanea ; D.G.R. 8/8514 del 26/11/2008, denominata "Approvazione degli elaborati finali relativi alla Rete Ecologica Regionale e del documento "Rete Ecologica Regionale e programmazione territoriale degli enti locali". Ai sensi dell art. 3, comma 2 del D.M. 17 ottobre 2007 n. 184 per le ZPS o per le loro porzioni ricadenti all'interno di aree naturali protette o di aree marine protette di rilievo nazionale istituite ai sensi della legislazione vigente alla data di entrata in vigore del suddetto decreto, le misure di conservazione sono individuate ad eventuale integrazione delle misure di salvaguardia e delle previsioni normative definite dai rispettivi strumenti di regolamentazione e pianificazione esistenti. Linee guida per i piani di gestione dei Siti Natura 2000 del Fiume Po 5

7 Linee guida Obiettivi generali di conservazione dei siti Natura2000 nella Golena lombarda del Po I siti Natura 2000 sono per loro natura orientati e vincolati alla conservazione delle specie di flora e di fauna e degli habitat contenuti negli appositi elenchi predisposti dalla Commissione Europea all interno della Direttiva Uccelli e delle Direttiva Habitat. Il formulario standard predisposto dall amministrazione regionale, approvato dal Ministero dell Ambiente e trasmesso per il recepimento alla DG Ambiente dell Unione Europea, è lo strumento che identifica l area e il primo strumento conoscitivo che ne individua gli obiettivi di conservazione. Il Piano di gestione di un sito deve essere quindi strettamente collegato alla presenza delle specie e alla funzionalità degli habitat che hanno dato origine al sito stesso. Ciò significa tra l altro che se eventualmente l'attuale uso del suolo e la pianificazione ordinaria non compromettono tale funzionalità, il Piano di gestione si identifica largamente nelle sole, necessarie azioni di monitoraggio. La strategia gestionale da mettere in atto deve tenere conto delle esigenze di habitat e specie presenti nel sito preso in considerazione, in riferimento anche alle relazioni esistenti a scala territoriale. Nel contesto del Fiume Po che stiamo qui esaminando, il Piano deve quindi essere orientato: verso le problematiche generali comuni a tutti i siti Natura 2000 della Golena lombarda del Po, verso le problematiche locali e le peculiarità del sito, rispetto al quadro dei siti considerati in queste linee-guida e al quadro complessivo della Rete Natura 2000 nazionale ed europea, verso la salvaguardia dei processi naturali che consentono la persistenza di specie, habitat, sistemi ecologici complessi, reti ecologiche di connessione e paesaggi che essi determinano. Va riconosciuto che, pur alterando profondamente il quadro ambientale pre-esistente, alcune delle tipologie colturali più diffuse hanno contribuito alla conservazione nel territorio regionale di alcuni degli elementi faunistici più caratterizzanti dell ecosistema fluviale del Po e segnatamente: - le risaie delle colonie riproduttive di ardeidi, cui hanno garantito habitat artificiali di foraggiamento; - i pioppeti delle comunità di uccelli nidificanti, cui hanno garantito un supporto, seppur largamente impoverito, alternativo alle originarie foreste planiziali. Tali colture vanno comunque privilegiate rispetto ad altre tipologie di uso produttivo del suolo e una loro eventuale sostituzione verso usi naturali guidata ed eseguita in maniera non conflittuale. È per altri versi evidente che la presenza di un sistema agricolo così estremamente semplificato non è una condizione sufficiente alla salvaguardia a lungo termine delle molteplici emergenze naturalistiche presenti, e deve venire integrato con la conservazione e l ampliamento di tipologie ambientali naturali, che presentano valore di per sé o per il supporto che danno alle comunità animali, e con la diversificazione degli ambienti agricoli. Al livello di specie e habitat, gli obiettivi di conservazione condivisi tra le aree, caratteristici della Golena del Po rispetto al resto del territorio regionale e fondamentali per il loro peculiare contributo alla conservazione della biodiversità a livello nazionale ed europeo, qualora questa venga in contrasto con le finalità di cui alla presenti linee guida risultano essere: il sistema delle barre fluviali e delle isole sabbiose, che ospitano le colonie di Sterna comune e Fraticello, nonché parti importanti delle popolazioni (regionale e nazionale) di Occhione e Corriere piccolo; i boschi igrofili a dominanza di salici, habitat utilizzato in alcuni casi per la nidificazione da parte di colonie di Ardeidi (es. Garzaia del Bosco Basso), in generale come habitat per la sosta migratoria da parte dei Passeriformi in migrazione, e per la riproduzione dei Coleotteri corticicoli e xilofagi di interesse comunitario; le pareti terrose verticali e sub-verticali, potenziali siti di nidificazione per il Martin pescatore e per specie di uccelli coloniali (Gruccione, Topino); Linee guida per i piani di gestione dei Siti Natura 2000 del Fiume Po 6

8 le zone umide perifluviali (lanche, morte, bodri, ecc.), che sostengono popolazioni di pesci, di anfibi e di invertebrati ricche di endemismi, alcuni dei quali in stato di conservazione critico, nonché rilevanti contingenti di limicoli in migrazione e di anatidi svernanti. le formazioni erbacee naturali o semi-naturali, associate alla presenza di numerose specie di invertebrati di interesse per la conservazione e di uccelli Passeriformi elencati nell allegato I alla Direttiva 79/409/CEE. Per ciascuno di essi si vede le necessità di una strategia di gestione attiva, con opportune azioni di monitoraggio. Considerate le alterazioni nell uso del suolo, che si sono verificate fino a sconvolgere il quadro vegetazionale complessivo della golena, e le potenzialità vegetazionali e floristiche dell area, un ulteriore obiettivo ambizioso, ma irrinunciabile per l importanza dell habitat e per la sua estrema rarità, risulta essere: la ricostituzione nella maggiore estensione e completezza possibile di aree di foreste planiziali padane, riconducibili a diverse tipologie forestali, tra cui quelle riferibili ai querceti e rappresentanti la massima espressione della successione vegetazionale in ambito golenale; i querceti, pressoché scomparsi ma indispensabilmente legati a numerosi elementi faunistici inseriti negli allegati alle direttive e citati nei formulari, ne rappresentano il principale habitat vocazionale nella bioregione continentale italiana. Infine, nell ottica di salvaguardare situazioni puntiformi, legate nei siti in esame alla presenza di alcuni degli elementi di interesse comunitario, e di agevolare l insediamento di popolamenti di maggiore continuità e stabilità, risulta necessario: il mantenimento e l arricchimento degli elementi di diversificazione del paesaggio presenti nei contesti agricoli. Specie di vertebrati di particolare interesse, per le loro caratteristiche di endemicità, di rarità e di rappresentatività sono rappresentati da Storione cobice, Lampreda padana e Pelobate fosco, presenti con popolazioni residuali e minacciate, oggetto di apposite linee-guida e/o progetti di reintroduzione a livello regionale o nazionale. Queste specie andrebbero in particolare sottoposte a specifiche misure di conoscenza, monitoraggio e conservazione, inclusi eventuali progetti di riproduzione e reintroduzione a livello di comprensorio. È palese la povertà di informazioni disponibili sulla componente invertebrata della fauna per tutto il sistema dei siti Natura 2000 nella Golena lombarda del Po. Tra i vertebrati la lacuna conoscitiva più evidente riguarda la distribuzione e la consistenza delle popolazioni di Chirotteri, il gruppo di Mammiferi più ricco di specie e più rappresentato nell allegato II alla Direttiva habitat. In questi casi si auspica l esecuzione di indagini conoscitive a vasto raggio per l identificazione delle specie presenti, delle aree, degli habitat e dei siti da sottoporre a tutela e gestione. Linee guida per i piani di gestione dei Siti Natura 2000 del Fiume Po 7

9 Redazione del Piano: iter preliminare Il punto di riferimento normativo per la gestione delle ZPS e dei SIC è il Decreto del Ministero dell Ambiente e della Tutela del Territorio del 3 settembre 2002 [G.U. n. 224 del 24 settembre 2002], contenente le Linee Guida per la gestione dei siti Natura Secondo tale Decreto la peculiarità dei piani di gestione dei siti Natura 2000 è che "non sono sempre necessari, ma, se usati, devono tenere conto delle particolarità di ciascun sito e di tutte le attività previste. Essi possono essere documenti a se stanti oppure essere incorporati in altri eventuali piani di sviluppo". Considerato l oggetto della Direttiva Uccelli e della Direttiva Habitat, ad esempio i Piani di Settore Faunistico delle Aree Protette rappresentano un naturale strumento gestionale di riferimento, che potrebbero rendere non necessaria la redazione di un Piano di gestione appositamente dedicato. Livelli di governo del territorio con cui un Piano di gestione deve integrarsi o a cui fare riferimento sono: la Provincia e/o l'area metropolitana, laddove a questa è assegnato un ruolo pianificatorio; il bacino idrografico per quanto previsto nella L. 183/89; la Regione per quanto riguarda le sue attribuzioni dirette (piani di settore, programmazione finanziaria, uso dei fondi strutturali, normative di settore e di carattere generale, in particolar modo la materia urbanistica e il decentramento in attuazione della "riforma Bassanini" D.Lgs 112/98 ed alla successiva modifica del Titolo V della Costituzione). A questi livelli il Piano è lo strumento che determina l'uso di tutte le risorse presenti in un dato territorio e di conseguenza la pianificazione integrata è quella che può maggiormente considerare l'insieme delle esigenze di tutela e valorizzazione dei sistemi ambientali. Per valutare lo stato della gestione del territorio dal punto di vista degli obiettivi di conservazione del sito, occorre innanzitutto l'inventario delle previsioni normative riferite al sito considerato (raccogliere tutti gli elementi di natura legislativa, regolamentare, amministrativa, pianificatoria, programmatoria e contrattuale che riguardano le aree, con riferimento alla loro disciplina d'uso). Se l'area del sito considerato è interna a un'area naturale protetta, occorre verificare se gli strumenti di protezione interni dell'area protetta siano sufficienti a mantenere in uno stato di conservazione soddisfacente le specie e gli habitat per le quali il sito è stato individuato (strumenti di pianificazione vigenti per l'area protetta, regolamenti, piani di gestione, discipline o zonizzazioni previste per l area in questione). Se l area del sito è esterna ad aree naturali protette occorre verificare le misure di conservazione obbligatorie eventualmente già esistenti, come piani urbanistico-territoriali, piani di bacino, piani per singole risorse (estrattive, acque, coste, fauna, foreste, ecc.), nonché altri strumenti di pianificazione previsti dalla legislazione vigente. Se queste sono sufficienti al mantenimento in uno stato di conservazione soddisfacente le locali popolazioni e gli habitat delle specie per le quali il sito è stato individuato, questo non richiede ulteriori misure specifiche di conservazione, ferme restando le attività di monitoraggio e valutazione riferite alle specifiche aree di interesse comunitario. Se, gli strumenti di pianificazione già esistenti non sono sufficienti al mantenimento in uno stato di conservazione soddisfacente occorrerà innanzitutto provvedere ad integrarli (contenuti adeguati possono essere predisposti ed inseriti all'interno di altri strumenti di pianificazione esistenti o in itinere: ad esempio, Piano del parco o della riserva; Piano territoriale di coordinamento o paesistico; Piano strutturale o regolatore; Piano di assestamento forestale; ecc.) per poi prendere in esame la possibilità di realizzare un Piano di gestione del sito come strumento di pianificazione a sé stante. Linee guida per i piani di gestione dei Siti Natura 2000 del Fiume Po 8

10 Contenuti generali del Piano L'art. 6 della direttiva Habitat evidenzia la peculiarità dei piani di gestione dei siti Natura 2000 nel considerare in modo comprensivo le caratteristiche ecologiche e socio-economiche di ciascun sito. A seconda di queste caratteristiche, gli enti preposti all'implementazione del Piano di gestione valuteranno quali aspetti privilegiare nonché l eventuale inserimento del Piano di gestione stesso in esistenti strumenti di pianificazione territoriale. L'obiettivo di Natura 2000 è di mantenere in uno stato di conservazione soddisfacente, primariamente attraverso siti "dedicati", il patrimonio di risorse di biodiversità rappresentato dagli habitat e dalle specie d'interesse comunitario. Nella maggior parte dei casi, i singoli siti contengono solo una piccola parte di tali risorse, che si trovano distribuite su un vasto dominio territoriale (tanto nella rete Natura 2000 che nei territori esterni). Solamente una minoranza di habitat e specie si ritrova su un dominio territoriale poco esteso (centinaia/migliaia di ettari), spesso frammentato, all'interno di uno o pochi siti. In ogni caso, la gestione di un sito, qualunque sia il suo contributo nella rete, deve rispondere a un unico obbligo di risultato: salvaguardare l'efficienza e la funzionalità ecologica degli habitat e/o specie alle quali il sito è "dedicato", contribuendo così a scala locale a realizzare le finalità generali della direttiva. A tale scopo è necessario tradurre il concetto di stato di conservazione soddisfacente dell'habitat/specie a scala di rete (vedi art. 1e-i, direttiva Habitat) in parametri rilevabili a scala di sito, che forniscano indicazioni circa le condizioni di conservazione della risorsa d'interesse (indicatori). Mettere in relazione gli indicatori proposti con un ambito di variazione di "condizioni favorevoli", ovvero identificare soglie di criticità rispetto alle quali considerare accettabili le variazioni degli indicatori per la conservazione degli habitat/specie nel sito, rappresenta il passo successivo. Ciò al fine di utilizzare, nel corso dei cicli di gestione, il monitoraggio degli indicatori per verificare il successo della gestione stessa. Gli indicatori relativi ai fattori ecologici devono essere individuati in base alle caratteristiche specifiche del sito. Essi, modulati per tipologia di sito, sono proposti in un manuale di orientamenti gestionali predisposto dalla Direzione Conservazione della Natura del Ministero dell'ambiente e della Tutela del Territorio. Secondo le Linee guida per la gestione dei siti Natura 2000 ufficializzate nel D.M. 3 settembre 2002, i Piani di gestione devono presentare il seguente sviluppo: 1) Quadro conoscitivo relativo alle caratteristiche del sito La prima parte del Piano consta del "quadro conoscitivo" del sito e del paesaggio circostante, ove rilevante per le finalità del Piano stesso. Il "quadro conoscitivo" riguarda le seguenti componenti: A) fisica; B) biologica; C) socio-economica; D) archeologica, architettonica e culturale; E) paesaggistica. Le cinque componenti sono descritte sulla base delle conoscenze pregresse e, ove le risorse finanziarie lo consentano, di studi aggiuntivi. Le conoscenze pregresse sono costituite da pubblicazioni scientifiche, rapporti tecnici e statistici ed elaborazioni cartografiche. A) Descrizione fisica del sito La descrizione fisica del sito consta di: descrizione dei confini; clima regionale e locale; geologia e geomorfologia; substrato pedogenetico e suolo; idrologia. B) Descrizione biologica del sito La descrizione biologica del sito è incentrata sulle specie e sugli habitat (o quando ciò sia sensato dal punto di vista gestionale, sui raggruppamenti di habitat) per i quali il sito è stato individuato, e sui processi ecologici che ne determinano la presenza. i) Il primo passo è la verifica e l'aggiornamento dei dati di presenza riportati nelle schede Natura ii) Segue una ricerca bibliografica esaustiva della letteratura scientifica rilevante sul sito. iii) Seguono gli studi di dettaglio che constano di un atlante corologico (del sito ed eventualmente del territorio circostante) composto da alcune mappe tematiche e delle liste delle specie vegetali e Linee guida per i piani di gestione dei Siti Natura 2000 del Fiume Po 9

11 animali presenti. La scala dell'atlante corologico è da definirsi essenzialmente sulla base dell'estensione del sito. L'atlante corologico è composto dai seguenti tematismi, la cui selezione è subordinata alle necessità ed opportunità di ciascun caso in esame: * uso del territorio; questa carta è ottenuta tramite interpretazione di immagini telerilevate (preferibilmente ortofoto) e validazione in campo ad opera di esperti. L'obiettivo è di mappare tutti gli habitat presenti, come codificati nell'allegato alla direttiva Habitat, e l'uso del suolo (inclusi i valori archeologici e architettonici); * distribuzioni reale e potenziale delle specie floristiche in allegato II e IV alla direttiva Habitat e delle specie di interesse nazionale, sulla base di rilievi di campo e, ove esistenti, di riferimenti bibliografici; * distribuzioni reale e potenziale delle specie zoologiche elencate negli allegati delle Direttive Comunitarie di riferimento, e delle specie di interesse nazionale; una particolare attenzione dovrà essere prestata alla localizzazione dei siti di riproduzione, di svernamento e di sosta delle specie di interesse, nonché alle aree ad elevata ricchezza di specie; * fitosociologia (di tutto il sito o di alcune aree campione) secondo l'approccio sinfitosociologico, capace di evidenziare oltre alla situazione reale anche quella potenziale. * lista delle specie botaniche in allegato alla direttiva Habitat e altre specie di interesse nazionale; * lista delle specie zoologiche in allegato alla direttiva Habitat e alla direttiva Uccelli e altre specie di interesse nazionale. Le liste delle specie botaniche e zoologiche sono messe a punto sulla base della bibliografia esistente e di rilievi di campo ad hoc. Tali liste possono fornire informazioni quantitative o semiquantitative circa l'abbondanza delle singole specie o limitarsi a segnalarne la presenza. Sono evidenziate le specie degli allegati delle Direttive Comunitarie di riferimento, le specie prioritarie, le specie appartenenti alla lista rossa nazionale e quelle protette da convenzioni internazionali: C) Descrizione socio-economica del sito La fase di inventario socio-economico identifica i fattori esistenti o potenziali che si suppone possano influenzare (positivamente o negativamente) la conservazione degli habitat e delle specie di interesse presenti nel sito. Anche questo inventario è costituito dall'atlante (insieme di tematismi socio-economici) e da raccolte di informazioni specifiche. Questa parte dell'atlante contiene i seguenti tematismi: - aree protette, suddivise per tipologia come riportato nell'elenco ufficiale delle aree protette; - altri vincoli ambientali (paesaggistico, idrogeologico, ecc.); - uso del suolo (già contenuta nell'inventario biologico); - mappa catastale o almeno definizione di macrozone demaniali, pubbliche o private ove possibile; - aree di programma per l'adozione di misure agro-ambientali (Piano di Sviluppo Rurale). Le ulteriori informazioni includono: - inventario dei soggetti amministrativi e gestionali che hanno competenze sul territorio nel quale ricade il sito; - inventario dei piani, progetti, politiche settoriali, che interessano il territorio nel quale ricade il sito; - inventario delle tipologie di fondi (comunitari e di altra fonte) potenzialmente utilizzabili per il sito; - inventario e valutazione dell'intensità delle attività umane presenti all'interno del sito: agricoltura, selvicoltura, ittiocoltura, allevamento, pascolo, caccia, pesca commerciale, pesca sportiva, commercio, artigianato, turismo, servizi (in parte mappabili nell'atlante dell'uso del territorio); - inventario delle regolamentazioni legate ai vincoli esistenti sul territorio e in generale alle attività antropiche (ad esempio, norme statutarie, usi civici). Per meglio comprendere le possibilità di accoglienza e di successo delle misure di conservazione, è comunque necessario chiarire se nel sito esista o meno popolazione e quali siano i diversi gruppi presenti, in base alle loro condizioni economiche, alla loro attitudine nei confronti delle azioni individuate (attivamente positive, passive, negative per ignoranza, negative per scelta) e alle loro motivazioni. Ciò può essere fatto anche tramite interviste presso gli uffici comunali e i soggetti informati. Indicatori consigliati (relativamente ai Comuni nel cui territorio ricade il sito considerato): - numero di persone impiegate e flussi economici per settore; - variazioni demografiche (es. variazione della popolazione residente); - tasso di attività totale della popolazione in età lavorativa (occupati/non occupati in età lavorativa); - tasso di disoccupazione giovanile; - tasso di scolarità (scuola dell'obbligo, scuola superiore, università); Linee guida per i piani di gestione dei Siti Natura 2000 del Fiume Po 10

12 - presenze turistiche per abitante e per km 2. D) Descrizione dei valori archeologici, architettonici e culturali presenti nel sito Questa parte di inventario identifica i valori archeologici, architettonici e culturali, comprese le sistemazioni agrarie e forestali tradizionali, la cui tutela si suppone possa interagire con la conservazione degli habitat e delle specie di interesse presenti nel sito. Questa parte dell'atlante contiene i seguenti tematismi: - aree archeologiche; - beni architettonici e archeologici sottoposti a tutela e eventuali aree di rispetto. Le ulteriori informazioni includono le prescrizioni relative a tali aree o beni derivanti dalla normativa nazionale di riferimento e dagli strumenti di pianificazione esistenti. E) Descrizione del paesaggio Il paesaggio assume una importanza del tutto particolare in quanto, dopo la firma della Convenzione Europea del Paesaggio (Firenze, ottobre 2000), la rete dei paesaggi europei sarà la prossima tappa per la conservazione della diversità biologica e culturale. Il paesaggio non sarà quindi valutato in termini esclusivamente percettivi, ma sarà considerato come sintesi delle caratteristiche e dei valori fisici, biologici, storici e culturali. Poiché le popolazioni animali e vegetali e gli habitat presenti all'interno del sito rappresentano una unità gestionale che non può essere considerata isolata rispetto ad un contesto territoriale più ampio, è necessario individuare un'area circostante in cui indagare determinate caratteristiche, funzionalmente collegate al sito. Data la molteplicità degli aspetti ecologici e gestionali da considerare, risulta impossibile definire a priori l'ambito spaziale da considerare sulla base di principi ecologici: la scelta dell'estensione della fascia da considerare andrà quindi calibrata sulla base della fattibilità (risorse finanziarie disponibili) e delle caratteristiche di ciascun sito e dell'ambito territoriale in cui esso si colloca. 2) Analisi: valutazione delle esigenze ecologiche di habitat e specie Realizzato il quadro conoscitivo del sito, occorre: a) mettere a fuoco le esigenze ecologiche delle specie e delle biocenosi degli habitat di interesse comunitario; b) utilizzare gli indicatori che consentano di valutare se le specie e gli habitat per i quali il sito è stato individuato versino in uno stato di conservazione favorevole e che consentano di valutarne l'evoluzione; c) valutare l'influenza sui suddetti indicatori da parte dei fattori biologici e socio-economici individuati nel quadro conoscitivo del sito. 3) Obiettivi Una volta individuati i fattori di maggior impatto, e quindi i problemi, dovranno essere formulati gli obiettivi gestionali generali (ad esempio, migliorare la qualità delle acque per le specie acquatiche, impedire l'interramento di zone umide, allungare i cicli di utilizzazione delle risorse boschive) e gli obiettivi di dettaglio. Vanno inoltre evidenziati eventuali obiettivi conflittuali (ad esempio, esigenze conflittuali tra due specie animali o tra una di queste e l'evoluzione delle componenti vegetali) e vanno definite le priorità d'intervento sulla base di valutazioni strategiche che rispettino le finalità istitutive del sito. 4) Strategia gestionale Questa fase consiste nella messa a punto delle linee generali di intervento e delle specifiche azioni da intraprendere, unitamente ad una valutazione dei costi che devono supportare tali azioni e dei tempi necessari per la loro realizzazione. I risultati dovranno essere monitorati periodicamente tramite gli indicatori di cui ai paragrafi precedenti. Ciò consentirà di valutare l'efficacia della gestione ed eventualmente modificare la strategia. Linee guida per i piani di gestione dei Siti Natura 2000 del Fiume Po 11

13 Quadro conoscitivo iniziale Nell applicazione delle Linee guida ministeriali, ai fini di una definizione del quadro conoscitivo di ciascun sito, è quindi opportuno che L EG promuova studi finalizzati al perseguimento degli Obiettivi generali di conservazione dei siti Natura 2000 nella Golena lombarda del Po. Una descrizione accurata della componente biologica dovrebbe auspicabilmente comprendere: a. l elenco delle specie presenti, perlomeno limitatamente alle piante superiori e ai vertebrati; b. l atlante corologico delle specie, perlomeno limitatamente alle piante superiori e alla fauna inserita negli elenchi di protezione (L.R. 10/2008, allegati I, II e IV della direttiva 92/43/CE, allegato I della direttiva 79/409/CE, specie prioritarie per la conservazione in Lombardia secondo la D.G.R. 7/4345 del 20.IV.2001) o comunque di particolare interesse naturalistico-scientifico (come endemiti, relitti biogeografici o sistematici), nonché delle specie della liste nera di cui all art. 1, comma 3 della L.R. 10/2008 ed elencate nella D.G.R. 24 luglio 2008 n. 8/7736 e quelle di cui all allegato C delle presenti linee guida; c. la cartografia e la descrizione in termini floristico-vegetazionali (es. rilievi fitosociologici) delle comunità vegetali, con particolare riferimento agli Habitat dell allegato I Direttiva 43/92/EEC e agli habitat vocazionali per le specie di fauna di interesse comunitario o comunque di interesse per la conservazione (barre fluviali e isole sabbiose, zone umide, pareti terrose verticali e sub-verticali, boschi con elementi residui assimilabili alle foreste planiziali padane, formazioni erbacee naturali o seminaturali); d. l identificazione e la cartografia degli elementi di particolare pregio o elevata vocazione faunistica inseriti nel tessuto agricolo (alberi monumentali, piante mature senescenti o deperienti, filari e siepi a preminente composizione autoctona, ecc.); e. la verifica dello stato di conservazione di specie e habitat, in particolare di quelli inclusi in elenchi di protezione (allegati I, II e IV della direttiva 92/43/CE) e di altri specie e habitat di cui al punto c; f. la descrizione dei processi che determinano localmente la presenza di specie e habitat e delle eventuali opportunità/necessità di integrazione e implementazione della rete ecologica; g. l individuazione degli elementi di criticità/vulnerabilità (impatti reali o potenziali) che incidono sul grado di conservazione di specie e habitat, in particolare di quelli inclusi in elenchi di protezione (allegati I, II e IV della direttiva 92/43/CE) e gli altri specie e habitat di cui al punto c. I suddetti studi risultano propedeutici all individuazione delle politiche gestionali del sito. A tale scopo e pur considerando la centralità dell aspetto biologico, un approccio multidisciplinare così come individuato nelle Linee guida ministeriali risulta comunque necessario, ad esempio acquisendo studi specifici (geologici, idrologici, pedologici, forestali, paesaggistici, socio-economici, archeologici, architettonici, socio-culturali, ecc.) in relazione alle caratteristiche ambientali e territoriali di ciascun sito. Linee guida per i piani di gestione dei Siti Natura 2000 del Fiume Po 12

14 Zonizzazione del sito Soprattutto nel caso di aree di vasta dimensione e con territorio articolato dal punto di vista ambientale, l applicazione di una zonizzazione, con l individuazione di aree in cui applicare modalità gestionali differenziate e mirate, può consentire da un lato una maggiore efficacia ed efficienza nel perseguimento degli Obiettivi di conservazione suddetti, dall altro una maggiore flessibilità nell applicazione di eventuali vincoli o limitazioni alle attività antropiche. Ai fini di una eventuale zonizzazione del sito si considera opportuna la predisposizione di una cartografia di dettaglio il più possibile aggiornata. Il contenuto di tale cartografia dovrebbe essere quantomeno relativo a: a. uso del suolo, con indicazione delle principali unità produttive e abitative; b. carta delle comunità vegetali (legenda dettagliata almeno a livello di ordine fitosociologico); c. localizzazione degli habitat di cui all allegato I della direttiva 92/43/CE e degli habitat di particolare importanza per le specie di interesse comunitario e di interesse per la conservazione (barre fluviali e isole sabbiose, zone umide, pareti terrose verticali e sub-verticali, boschi con elementi residui assimilabili alle foreste planiziali padane, formazioni erbacee naturali o seminaturali); d. localizzazione delle principali popolazioni di specie di cui agli allegati II e IV della direttiva 92/43/CE e delle specie di cui all allegato I della direttiva 79/409/CE, con particolare riferimento a Sternidi e altri Caradriiformi nidificanti, Ardeidi nidificanti, individui arborei anche isolati occupati da colonie di Chirotteri, nonché da specie di Coleotteri xilofagi di interesse comunitario e in modo particolare Cerambix cerdo, popolamenti riproduttivi di Anfibi ad esclusione di Rana sinklepton esculenta, in modo particolare Pelobates fuscus; stazioni di frega e riproduzione di specie ittiche di interesse comunitario e in particolare Lethenteron zanandrei e con l aggiunta di Orsinigobius punctatissimus; popolamenti di Passeriformi di interesse comunitario potenzialmente legati alla presenza di formazioni erbacee naturali o seminaturali o di ambienti agricoli di elevata qualità biologica (Calandrella, Tottavilla, Calandra, Calandro, Bigia padovana, Averla piccola, Averla cenerina, Ortolano); e. localizzazione delle specie della liste nera di cui all art. 1, comma 3 della L.R. 10/2008 ed elencate nella D.G.R. 24 luglio 2008 n. 8/7736 e di quelle di cui all allegato C delle presenti linee guida; f. aspetti urbanistico-infrastrutturali; g. vincoli vigenti sul territorio; h. rete idrografica superficiale; i. morfologia e dinamismo fluviale; j. elementi del patrimonio storico-culturale, architettonico e paesaggistico; k. elementi della Rete Ecologica Regionale (approvata con D.G.R. 26 novembre n. 8/8515), in particolare: i. elementi primari quali Aree di primo livello (incluse le Aree prioritarie per la biodiversità), Gangli primari, Corridoi primari, Varchi; ii. elementi di secondo livello; l. elementi della rete ecologica alla scala locale, connessioni di terzo e di quarto livello esistenti e da implementare. m. elementi di pressione, anche esterni al sito. Linee guida per i piani di gestione dei Siti Natura 2000 del Fiume Po 13

15 Gestione degli habitat naturali e seminaturali Principi generali Le caratteristiche ecologiche del sistema di siti Natura 2000 inseriti nella Golena lombarda del Po portano ad individuare una serie di habitat naturali e semi-naturali di elevata valenza di per sé o per la conservazione della componente faunistica e di quella floristica (si vedano a tale proposito gli Obiettivi di conservazione), per i quali si possono individuare dei principi generali di buona gestione: la conservazione delle specie incluse in elenchi di protezione (L.R. 10/2008, allegati II e IV della direttiva 92/43/CE, allegato I della direttiva 79/409/CE, specie prioritarie per la conservazione in Lombardia secondo la D.G.R. 7/4345 del 20.IV.2001) o comunque di particolare interesse naturalistico-scientifico (come endemiti, relitti biogeografici o sistematici); il mantenimento e l ampliamento degli habitat di cui all allegato I della direttiva 92/43/CE; il mantenimento e l ampliamento degli habitat vocazionali per le specie di fauna di interesse comunitario o comunque di interesse per la conservazione (barre fluviali e isole sabbiose, zone umide, pareti terrose verticali e sub-verticali, boschi con elementi residui assimilabili alle foreste planiziali padane, formazioni erbacee naturali o seminaturali); la realizzazione di complessi di habitat ecologicamente stabili, fermo restando il rispetto dei livelli di biodiversità naturale che non devono essere inferiori a quelli attuali. Per le linee generali della gestione degli habitat, è opportuno che il Piano si sviluppi con le seguenti modalità: 1. La gestione della vegetazione negli habitat naturali e seminaturali possa essere attuata anche mediante forme di gestione che contrastano la naturale evoluzione della vegetazione stessa. Tra i metodi di gestione utilizzabili in tal senso, quantunque di per sé impattanti se non correttamente eseguiti, rientrano i seguenti: a. il pirodiserbo; b. i diserbanti. Considerate anche le esigenze relative al controllo delle piante alloctone infestanti, i Piani di gestione dovrebbero prevedere l eventuale utilizzo di entrambi i metodi di gestione, attuati nel rispetto della normativa vigente e nello specifico dell art. 5 della L.R. 10/2008, che lo ammette unicamente nei progetti di gestione naturalistica. 2. Nelle condizioni ambientali della Golena del Po in cui la particolare sensibilità dei corpi idrici e della vegetazione (e della fauna che ne dipende) richiede una specifica cautela, si giudica opportuno che i Piani di gestione richiedano la supervisione da parte di un tecnico qualificato (laureato in Scienze Naturali o Scienze Biologiche o con titolo equipollente), individuato dall EG, per diverse tipologie di intervento, tra cui: a. gli interventi di ordinaria manutenzione forestale, incluse le ordinarie pratiche selvicolturali di taglio e le cure colturali, in presenza di habitat di cui all allegato I della direttiva 92/43/CE e/o di specie vegetali o animali di cui agli allegati II e IV della direttiva 92/43/CE e all allegato I della direttiva 79/409/CE, o di specie prioritarie per la conservazione in Lombardia secondo la D.G.R. 7/4345 del 20.IV.2001; b. gli interventi di contenimento del canneto e in generale della vegetazione ad erbe palustri ovvero di contrasto alla colonizzazione boschiva in formazioni erbacee naturali e semi-naturali; c. lo sfalcio e l asportazione della vegetazione di lamineto dei corpi d acqua. Gli interventi di cui ai punti b. e c. sono già regolamentati in tal modo in base all art. 5, comma 9 della L.R. 10/2008. È comunque opportuno che il Piano di gestione preveda analoghe forme di supervisione e controllo anche sulle rimanenti tipologie e modalità di intervento sugli habitat naturali e semi-naturali, ove non rientranti nell elenco del punto precedente. 3. Le vegetazioni dominate da specie esotiche di piante incluse nella lista nera di cui all art. 1, comma 3 della L.R. 10/2008 dovrebbero costituire ambiti preferenziali per gli interventi di gestione, primariamente indirizzati al contenimento e all eradicazione delle suddette specie. 4. Nello sviluppo di questa sezione, il Piano di gestione dovrebbe individuare opportuni supporti incentivanti e/o regolamentari per: Linee guida per i piani di gestione dei Siti Natura 2000 del Fiume Po 14

16 a. promuovere l impiego delle biomasse derivanti dalla gestione (incluse le attività selvicolturali) degli habitat naturali e seminaturali per la produzione di compost e di biocombustibili, nonché per ogni altro uso per cui tali materiali risultino ecocompatibili. b. incentivare l affidamento degli interventi di gestione degli habitat naturali e seminaturali promossi dall EG a imprenditori agricoli locali e/o aziende specializzate che dimostrino una conoscenza delle tematiche ambientali ed ecologiche inerenti il tipo di sito. c. limitare o vietare l esecuzione di livellamenti del terreno, sbancamenti e movimenti di terra negli habitat naturali e seminaturali, salvo autorizzazione dell EG e comunque nel rispetto delle finalità delle presenti linee guida. d. vietare negli habitat naturali e semi-naturali il pascolo, la transumanza e la stabulazione delle greggi, con l eccezione di pascolo e stabulazione controllati, programmati ed effettuati nell ambito di operazioni di controllo delle specie vegetali esotiche e di gestione degli habitat naturali e seminaturali, promosse e concordate con l EG e sotto il controllo di un tecnico esperto appositamente designato dall EG stesso. L individuazione delle eventuali aree in cui consentire tale attività, nonché delle modalità e dei carichi di pascolo, dovrebbero restare peculiari attribuzioni dell EG, prevedendo che il pascolo avvenga nel massimo riguardo delle componenti autoctone di flora, vegetazione e fauna e più in generale nel rispetto delle finalità delle presenti linee guida. 5. Per la salvaguardia delle attività riproduttive, principalmente dell avifauna, il Piano di gestione dovrebbe inoltre individuare i limiti temporali per l esecuzione delle attività gestionali più impattanti. Per tutti gli habitat naturali, ad esclusione dei boschi e delle formazioni boschive minori, le attività di gestione dovrebbero essere evitate dal 1 marzo al 10 agosto. Nel boschi e nelle formazioni boschive minori si potrà prevedere un intervallo più ristretto, limitato al periodo tra il 1 aprile e il 10 luglio. In entrambi i casi sarebbe opportuno prevedere per l EG la possibilità di concedere deroghe ai suddetti limiti (ad esempio per il controllo e l eradicazione delle specie esotiche). 6. Per agevolare la conservazione e la diffusione di specie di invertebrati di interesse comunitario o di interesse per la conservazione nel territorio regionale e del corteggio di specie ecologicamente affini, nella gestione naturalistica delle zone umide il Piano di gestione dovrà ove possibile promuovere o favorire la riproduzione e la diffusione di specie vegetali nutrici, con particolare riferimento a Rumex hydrolapatum per il Lepidottero Lycaena dispar. Ambienti d'acqua lotica Gli ambienti d acqua lotica comprendono i corsi d acqua (come fiumi, canali e fossi della rete artificiale irrigua), nonché le vegetazioni ripariali di tipo palustre e a dominanza di piante erbacee idrologicamente connesse. Il Piano di gestione dovrà tra l altro prevedere la salvaguardia delle naturali dinamiche morfogenetiche fluviali, nel rispetto comunque delle generali condizioni di sicurezza pubblica. Dovranno quindi venire sviluppati supporti regolamentari per il divieto di trasformazioni ambientali, bonifiche e mutamenti di destinazione d uso del suolo negli ambienti d acqua lotica, che comportino modificazioni strutturali dei bacini, con alterazione degli equilibri idrologici e del regime idraulico dei corsi d acqua, fatto salve la realizzazione delle opere idrauliche finalizzate alla difesa del suolo e ritenute indispensabili ai fini della sicurezza pubblica o delle attività di pubblico interesse. Nello sviluppo di questa sezione, il Piano di gestione dovrebbe articolarsi come segue: 1. L utilizzo dei letami, dei concimi azotati, degli ammendanti organici e degli effluenti di allevamento è disciplinato in relazione agli ambiti territoriali, secondo le tempistiche ed entro le fasce stabiliti dagli art. 12 e 13 della D.G.R. 2 agosto 2007 n. 8/ Ai fini di una maggior tutela degli ambienti di acqua lotica nella fascia Golenale del Po e nel rispetto dell art. 42 comma 1 della D.G.R. 29 marzo 2006 n. 8/2244, l EG dovrebbe fare propri i limiti di cui al punto precedente per tutto il territorio del sito, nonché estendere tali limiti anche ad altri tipi di concimi e ai prodotti fitosanitari, con l eccezione di quelli a bassa persistenza. 3. In relazione al Programma di Sviluppo Rurale, alla Rete Ecologica Regionale (D.G.R. 26 novembre 2008 n.8/8515) e alla difesa dei corpi idrici (D.G.R. 2 agosto 2007 n. 8/5215) e alla misura 214 del Piano di Sviluppo Rurale (D.G.R. 21 dicembre 2007, n. 8/6270), l EG promuove la realizzazione di fasce tampone (come siepi e filari), con profondità di almeno 3 Linee guida per i piani di gestione dei Siti Natura 2000 del Fiume Po 15

17 m, ove tecnicamente possibile, tra gli ambienti di acqua lotica e le confinanti aree con uso prevalente del suolo di tipo economico-produttivo, in particolare di tipo agricolo. Tali fasce dovrebbero essere realizzate in particolar modo nelle fasce di divieto di cui ai punti precedenti. 4. Nel rispetto dell art. 5 della L.R. 10/2008, l EG pone in essere misure atte al controllo dei fenomeni di naturale successione dinamica della vegetazione ripariale, da effettuarsi tramite sfalci controllati delle vegetazioni elofitiche e/o tramite interventi di contrasto alla colonizzazione arboreo-arbustiva, ai fini di garantire la più ampia variabilità ecologicamente compatibile col tipo di ambiente. Tali interventi potranno essere ammessi qualora non arrechino disturbo o pregiudizio alla fauna selvatica (comprese le specie invertebrate di interesse) e siano inoltre eseguiti parzialmente, ossia su una sola delle due sponde e purché detti tagli siano effettuati con frequenza biennale o superiore sul medesimo tratto di sponda. Saranno naturalmente fatti salvi i comuni interventi di sfalcio, pulizia e manutenzione di tutti i corpi d acqua lotica, mediante riduzione della vegetazione spontanea, onde consentire il regolare deflusso delle acque di irrigazione e la navigazione pubblica. 5. Nel generale rispetto dell art. 43 della D.G.R. 29 marzo 2006 n. 8/2244 e dell art. 36 delle norme di attuazione del Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico - Interventi sulla rete idrografica e sui versanti, l EG promuove la rinaturazione dei corsi d acqua, ai fini di ricostituire la serie delle comunità ripariali, incentivando l ampliamento o la realizzazione delle fasce di vegetazione ripariale (compatibilmente con le esigenze di regimazione e di sicurezza idraulica), in funzione delle dimensioni del corpo idrico, delle caratteristiche ambientali e della zonizzazione del sito. 6. Nel generale rispetto dell art. 43 della D.G.R. 29 marzo 2006 n. 8/2244 e dell art. 36 delle norme di attuazione del Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico - Interventi sulla rete idrografica e sui versanti, l EG individua, ove possibile nell ambito della eventuale zonizzazione, una Fascia di Mobilità Funzionale, in cui permettere la naturale divagazione del Fiume Po, senza che questo processo contrasti con la presenza di infrastrutture o possibili interessi economici. L acquisto di tali aree si configura come una delle principali priorità nelle azioni di Piano, allo scopo di identificare zone potenzialmente erodibili in cui non effettuare nessun intervento di consolidamento spondale, ridando uno spazio più naturale all alveo fluviale e quindi reinnestando i naturali processi morfogenetici del fiume. 7. Nei limiti delle proprie competenze territoriali e al fine di individuare e porre in essere misure di tutela della qualità e del regime idrico ai sensi dell art. 1 della D.G.R. 29 marzo 2006 n. 8/2244, l EG dovrebbe dotarsi di strumenti regolamentari e modalità per: a. accertare le attività che influenzano la qualità delle acque, in particolare per quanto concerne la quantità di nutrienti (es. azoto e fosforo) nei piccoli corsi d acqua naturali, anche al fine di disciplinare le immissioni qualora queste vengano in contrasto con le finalità di cui alla presenti linee guida; b. individuare e stimare annualmente gli emungimenti, al fine di porre in essere misure di tutela del regime idrico finalizzate alla conservazione degli ambienti d acqua lotica naturali, tra cui eventualmente il divieto di captazione idrica qualora questa venga in contrasto con le finalità di cui alla presenti linee guida. Barre fluviali e isole sabbiose L alveo attivo di un fiume comprende superfici di deposito del materiale trasportato durante le piene (sabbia, ghiaia e ciottoli), denominati barre, colloquialmente definite come spiagge e greti se in posizione laterale o in corrispondenza delle anse, o identificate come isole (prive o quasi di vegetazione) nel caso di barre longitudinali distaccate dalla riva. In condizioni naturali, nell alveo del Po tali barre presentano uno sviluppo vegetale limitato, con presenza di vegetazione pioniera a sviluppo lento e copertura inizialmente limitata, sottoposto a frequente rinnovo a causa dell azione della corrente durante le piene. Queste condizioni ambientali rappresentano un elemento caratterizzante del paesaggio fluviale e costituiscono l habitat di nidificazione elettivo di specie di sternidi coloniali di elevata caratteristicità quali Sterna comune e Fraticello, e in subordine di altre specie ad elevata selettività ambientale quali il Corriere piccolo e l Occhione, particolarmente sensibili ai disturbi antropici diretti o indotti. I due sternidi e l Occhione sono inclusi nell Allegato I alla Direttiva Uccelli. Nella situazione attualmente riscontrata nel tratto di fiume che scorre in Lombardia, tali habitat sono frequentemente contraddistinti dall invasione di piante esotiche caratterizzate da uno sviluppo rapido e una elevata copertura, che impediscono lo sviluppo della vegetazione autoctona e accelerano la scomparsa dell habitat idoneo alla nidificazione dei suddetti uccelli. Linee guida per i piani di gestione dei Siti Natura 2000 del Fiume Po 16

18 Di conseguenza, la gestione delle barre e delle isole fluviali è un esigenza pressante e un elemento essenziale nella redazione dei Piani di gestione. In tal senso si ritiene che l EG debba: 1. promuovere la tutela integrale e la valorizzazione delle barre fluviali e delle isole sabbiose, contrastandone la frammentazione e favorendone pertanto la persistenza su ampie superfici contigue. 2. individuare le aree delle barre fluviali e delle isole sabbiose in cui contrastare la colonizzazione da parte delle piante, in particolare di quelle esotiche, a tal fine promuovendo la ricerca di tecniche a relativo basso impatto (es. uso di tecniche e prodotti antigerminello a scarsa persistenza e limitato bioaccumulo) per il raggiungimento di tale scopo, da applicarsi sotto il controllo diretto dell EG o di un tecnico esperto da esso delegato. 3. regolamentare in senso restrittivo il prelievo di ciottoli e sabbia o la movimentazione di tali materiali in alveo (fatti salvi i programmi di ripristino ambientale, da effettuarsi comunque sotto il controllo diretto dell EG o di un tecnico esperto da esso delegato e nel rispetto del comma 2 dell art. 36 delle norme di attuazione del Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico - Interventi sulla rete idrografica e sui versanti ). 4. vietare l abbandono di rifiuti di ogni genere ed in particolare rifiuti di natura organica su spiagge, isole e nel letto del fiume. 5. prevedere il monitoraggio annuale all individuazione e al monitoraggio non invasivo delle colonie riproduttive di laridi e sternidi, effettuati sotto la supervisione di un tecnico esperto individuato dall EG. 6. prevedere la delimitazione delle aree tradizionalmente occupate da colonie di sternidi con cartellonistica (didattica) evidente ed esplicativa e sottoporre tali aree a divieto di accesso durante il periodo di nidificazione (15 aprile 31 luglio), e ove possibile in modo non controproducente dotarle di punti di osservazione attrezzati. 7. vietare di disturbare, danneggiare catturare od uccidere gli sternidi e distruggere i loro nidi, danneggiare o distruggere il loro ambiente, appropriarsi di animali rinvenuti morti o morenti. 8. predisporre, in corrispondenza delle aree occupate da popolazioni riproduttive di Sterna comune, Fraticello e Occhione, azioni di allontanamento e controllo delle specie problematiche (ratti, Nutria, Cornacchia grigia, Gabbiano reale), utilizzando metodi accettabili dal punto di vista etico che non abbiano conseguenze sulle specie non bersaglio, allo scopo di controllare e ridurre la predazione su uova e piccoli. 9. Per la tutela delle attività riproduttive dell avifauna e la salvaguardia dei nidi costruiti al suolo, nell intervallo di tempo tra il 15 aprile e il 31 luglio, il Piano di gestione dovrebbe inoltre: a) vietare l approdo e l ingresso a qualunque titolo sulle isole sabbiose, anche qualora raggiungibili a piedi in periodo di magra, tranne che per motivazioni di monitoraggio e ricerca scientifica e previa autorizzazione dell EG, b) vietare di percorrere greti e spiagge con cani e altri animali domestici privi di guinzaglio, c) vietare su greti e spiagge il pascolo e la transumanza delle greggi ovine e caprine, d) vietare su greti e spiagge il transito con mezzi motorizzati, in bicicletta e a cavallo, al di fuori di strade e sentieri a normale percorrenza ove debitamente consentito o in assenza di specifica autorizzazione. Pareti terrose verticali e sub-verticali Le dinamiche che determinano la morfologia fluviale comportano spesso la presenza di sponde sopralevate e di scarpate, in particolare sui lati esterni dei meandri. Tali pareti terrose verticali e sub-verticali, libere da vegetazione, rappresentano un elemento caratterizzante del paesaggio fluviale e costituiscono l habitat di nidificazione di specie di uccelli di interesse per la conservazione quali Martin pescatore, Gruccione e Topino. Il Martin pescatore è esplicitamente incluso nell Allegato I alla Direttiva Uccelli, le altre due specie ricadono nell ambito di tutela dell art. 4 punto 2 della Direttiva stessa in quanto specie migratrici. Il Piano di gestione dovrebbe di conseguenza prevedere la tutela e la valorizzazione delle pareti terrose verticali e sub-verticali libere da vegetazione, e a tale scopo individuare opportuni supporti incentivanti e/o regolamentari per: 1. contrastare le azioni di inerbimento delle pareti e scarpate terrose, in particolare del terrazzo morfologico naturale del fiume. 2. evitare le operazioni di artificializzazione delle sponde fluviali e perseguire la rinaturalizzazione degli argini cementificati o dotati di laterizi (prismate o in calcestruzzo) nel Linee guida per i piani di gestione dei Siti Natura 2000 del Fiume Po 17

19 rispetto dell art. 36 delle norme di attuazione del Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico - Interventi sulla rete idrografica e sui versanti. 3. prevedere le modalità di esecuzione degli interventi di rinaturalizzazione; in particolare, suggerendo per la conformazione degli argini una organizzazione secondo gradini ripidi (con dislivello ottimale di 3 metri e uno spazio utile, in piano, di uguale misura). 4. calendarizzare, se autorizzati, eventuali lavoro di sbancamento e sistemazione spondale al di fuori del periodo 1 aprile 31 luglio. 5. regolamentare in senso restrittivo l accesso alle pareti terrose verticali e sub-verticali lungo il corso principale del Po, se non per compiti di vigilanza o esigenze di servizio nonché per le attività di ricerca scientifica, previa autorizzazione dell EG. 6. dotare di cartellonistica didattica esplicativa e attrezzare per l osservazione i punti visuali accessibili al pubblico orientati verso pareti stabilmente e tradizionalmente occupate da colonie. Ambienti d'acqua lentica Gli ambienti d acqua lentica comprendono gli specchi d acqua aperta, come stagni, laghi, bacini d acqua artificiale e lanche, nonché le vegetazioni ripariali di tipo palustre e a dominanza di piante erbacee idrologicamente connesse, e nel contesto della golena del Po rappresentano le aree di maggior interesse dal punto vista della tutela complessiva delle biodiversità, spesso coincidenti con habitat inseriti nell allegato I alla direttiva 92/43/CE, con importanza particolarmente elevata per numerosi pesci, anfibi e uccelli di cui agli allegati II e IV della direttiva 92/43/CE e all allegato I della direttiva 79/409/CE, nonché per diversi gruppi di invertebrati di interesse per la conservazione in Lombardia secondo la D.G.R. 7/4345 del 20.IV Nello sviluppo di questa sezione, il Piano di gestione dovrebbe articolarsi come segue: 1. L utilizzo dei letami, dei concimi azotati, degli ammendanti organici e degli effluenti di allevamento è disciplinato in relazione agli ambiti territoriali, secondo le tempistiche ed entro le fasce stabiliti dagli art. 12 e 13 della D.G.R. 2 agosto 2007 n. 8/ Ai fini di una maggior tutela degli ambienti di acqua lentica nella fascia Golenale del Po e nel rispetto dell art. 42 comma 1 della D.G.R. 29 marzo 2006 n. 8/2244, l EG dovrebbe fare propri i limiti di cui al punto precedente per tutto il territorio del sito, nonché estendere tali limiti anche ad altri tipi di concimi e ai prodotti fitosanitari, con l eccezione di quelli a bassa persistenza. Nel caso di biotopi eccezionali per la conservazione della biodiversità (ad esempio, di quelli al successivo punto 9), l EG dovrebbe inoltre adottare limiti più severi, in assenza di una fascia tampone pari di cui al punto successivo, pari ad almeno 50 m dagli habitat di acqua lentica. 3. In relazione al Programma di Sviluppo Rurale, alla Rete Ecologica Regionale (D.G.R. 26 novembre 2008 n.8/8515), alla difesa dei corpi idrici (D.G.R. 2 agosto 2007 n. 8/5215) e alla misura 214 del Piano di Sviluppo Rurale (D.G.R. 21 dicembre 2007, n. 8/6270), l EG promuove la realizzazione di fasce tampone (come siepi e filari), con profondità di almeno 10 m, ove tecnicamente possibile, tra gli ambienti di acqua lotica e le confinanti aree con uso prevalente del suolo di tipo economico-produttivo, in particolare di tipo agricolo. Tali fasce dovrebbero essere realizzate in particolar modo nelle fasce di divieto di cui ai punti precedenti. 4. L EG dovrebbe vietare le trasformazioni ambientali, le bonifiche e i mutamenti di destinazione d uso del suolo negli ambienti d acqua lentica, che comportino modificazioni strutturali dei bacini, con alterazione degli equilibri idrologici e del regime idraulico dei corpi d acqua. 5. Nel generale rispetto dell art. 36 delle norme di attuazione del Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico - Interventi sulla rete idrografica e sui versanti, l EG acconsente l apertura, l allargamento e il rimodellamento degli specchi d acqua finalizzati alla gestione naturalistica, purché non a discapito di specie di piante o habitat inclusi in elenchi di protezione (L.R. 10/2008, allegati I, II e IV della direttiva 92/43/CE e allegato I della direttiva 79/409/CE, o di specie prioritarie per la conservazione in Lombardia secondo la D.G.R. 7/4345 del 20.IV.2001) o comunque di particolare interesse naturalistico-scientifico (come endemiti, relitti biogeografici o sistematici). In questi interventi si dovrà porre particolare attenzione alla realizzazione di zone a diversa profondità d acqua, di argini e rive a ridotta pendenza, di un profilo irregolare (con insenature e anfratti) e di isole e zone affioranti idonee alla nidificazione. 6. L EG pone in essere misure atte al controllo dei fenomeni di naturale successione dinamica della vegetazione ripariale, da effettuarsi tramite sfalci controllati delle vegetazioni Linee guida per i piani di gestione dei Siti Natura 2000 del Fiume Po 18

20 idrofitiche (inclusi i lamineti e le vegetazioni elofitiche) e/o tramite interventi di contrasto alla colonizzazione arboreo-arbustiva, ai fini di garantire la più ampia variabilità ecologicamente compatibile col tipo di ambiente, purché tali interventi di contenimento vengano eseguiti con tecniche che non arrechino disturbo o pregiudizio alla fauna selvatica, anche in riferimento a specie invertebrate di interesse, e siano inoltre eseguiti parzialmente, ossia lascino intatta almeno una superficie pari ad un terzo dell habitat gestito e purché detti tagli siano effettuati a rotazione, con frequenza biennale o superiore. Tali interventi devono essere svolti nel rispetto dell art. 5 della L.R. 10/ Ai sensi del comma 3 dell art. 5 della L.R. 10/2008, sono consentiti i comuni interventi di sfalcio, pulizia e manutenzione di tutti i corpi d acqua lentica, mediante riduzione della vegetazione spontanea, onde consentire la navigazione pubblica. Tali interventi devono avvenire secondo le modalità e le tempistiche stabilite dall EG e comunque nel rispetto della fauna. 8. Anche in relazione alla misura 216 del Piano di Sviluppo Rurale (D.G.R. 6 agosto 2008, n. 8/7947), l EG incentiva il ripristino e la creazione di ambienti umidi naturali (es. canneti), anche se di modeste dimensioni (come stagni e pozze per la riproduzione della batracofauna). 9. L EG individua e tutela in modo rigoroso le aree umide naturali e artificiali sede di popolamenti riproduttivi di Pelobate fosco, Rana di Lataste e Testuggine palustre, eventualmente predisponendo (di concerto con l amministrazione regionale) programmi di riproduzione e ripopolamento. 10. Anche in relazione alla misura 216 del Piano di Sviluppo Rurale (D.G.R. 6 agosto 2008, n. 8/7947), l EG promuovere la realizzazione di aree umide finalizzate alla fitodepurazione, purché tali aree non vengano a peggiorare la qualità delle acque delle aree umide già esistenti. 11. L EG vieta interventi di rimboschimento e imboschimento nelle vegetazioni ripariali, inclusi quelli effettuati agli scopi di cui alla D.G.R. 8 marzo 2006, n Nei limiti delle proprie competenze territoriali e al fine di individuare e porre in essere misure di tutela della qualità e del regime idrico ai sensi dell art. 1 della D.G.R. 29 marzo 2006 n. 8/2244, l EG dovrebbe dotarsi di strumenti regolamentari e modalità per: a. accertare le attività che influenzano la qualità delle acque, in particolare per quanto concerne la quantità di nutrienti (es. azoto e fosforo), anche al fine di disciplinare le immissioni qualora queste vengano in contrasto con le finalità di cui alla presenti linee guida; b. individuare e stimare annualmente gli emungimenti, al fine di porre in essere misure di tutela del regime idrico finalizzato alla conservazione degli ambienti d acqua lentica. A tal fine e nel rispetto delle finalità di cui alle presenti linee guida, si potrà prevedere da parte dell EG l autorizzazione alla captazione idrica, previa indicazione di metodi, tempi e portate, con riserva di revocare tale autorizzazione in relazione all andamento meteo-climatico. Formazioni erbacee naturali e seminaturali Le formazioni erbacee includono le vegetazioni a dominanza di piante erbacee, sia di tipo naturale (es. vegetazioni non igrofile delle rive) sia seminaturale (es. prati regolarmente falciati), che nel contesto della Golena lombarda del Po rivestono, oltre a un potenziale interesse per la componente floristica e per la fauna invertebrata, un ruolo essenziale per il mantenimento di popolazioni residue di rettili, uccelli (principalmente Passeriformi) e mammiferi (Chirotteri) di interesse comunitario. Nello sviluppo di questa sezione, il Piano di gestione dovrebbe quindi individuare opportuni supporti incentivanti e/o regolamentari e modalità per: 1. vietare trasformazioni ambientali e mutamenti di destinazione d uso del suolo nelle formazioni erbacee naturali e seminaturali di cui all allegato I della direttiva 92/43/CE. 2. porre in essere misure di gestione atte al controllo dei fenomeni di naturale successione dinamica, da effettuarsi tramite sfalci controllati e interventi diretti a contrasto della colonizzazione arboreo-arbustiva. 3. consentire ed incentivare gli interventi di sfalcio per l utilizzo tradizionale, purché il carico non comporti un degrado nei livelli di biodiversità delle comunità vegetali e animali. 4. salvaguardare le condizioni ecologico-ambientali adatte al mantenimento dei prati marcitori, incentivare la loro conservazione nonché la riconversione a prato marcitorio dei coltivi. 5. regolamentare in senso restrittivo l uso di fertilizzanti nelle formazioni erbacee naturali. 6. disincentivare l impiego di fertilizzanti di sintesi nelle formazioni erbacee seminaturali. Linee guida per i piani di gestione dei Siti Natura 2000 del Fiume Po 19

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