ITALIA HOME TRE GUERRE DI INDIPENDENZA - UNIFICAZIONE D ITALIA
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- Michelangelo Serra
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1 HOME ITALIA TRE GUERRE DI INDIPENDENZA - UNIFICAZIONE D ITALIA I moti europei del 48 interessarono da vicino anche l Italia, così le rivolte in Francia, in Austria ed in Germania, contribuirono alla concessione delle Carte costituzionali ed alle rivolte in Italia. Innanzitutto lo Stato della Chiesa presentava un nuovo papa, Pio 9, che concesse libertà di stampa ed amnistia. Seguirono tale esempio Leopoldo II e Carlo Alberto. Questi tre sovrani firmarono il 3 novembre del 1847 un unione doganale che impediva d imporre tasse sulle importazioni coi Paesi alleati. Tale unione fu proposta anche a Ferdinando II, che rifiutandola diede il via alla rivolta di Palermo, che chiedeva l indipendenza da Napoli. L Austria non poté intervenire a causa del rifiuto da parte di Pio 9 di far passare le truppe austriache nel suo territorio. Dopo Palermo scoppiarono rivolte in tutta Italia tranne che nel Lombardo- Veneto, ancora sotto lo stretto controllo dell Austria. Ferdinando II, Pio IX e Carlo Alberto furono costretti a concedere la costituzione. Nel Marzo del 48 insorse anche Vienna, facendo crollare il governo di Metternich, così Milano e Venezia insorsero contro gli oppressori. Gli Austriaci furono costretti al ritiro entro il quadrilatero tra Mantova, Legnano, Verona e Peschiera. Milano passa sotto il governo di Carlo Cattaneo ( Federalista - Proponeva di riformare le regioni in base all economia ). Il 23 Marzo Carlo Alberto si decise ad unirsi a Milano, ponendosi come unificatore d Italia, anche se segretamente era accordato con le potenze europee di voler impedire la nascita di governi repubblicani a Milano e a Venezia. A Carlo Alberto si aggiunsero molti battaglioni di volontari dalla Toscana, da Roma, da Napoli, comandati dal generale Guglielmo Pepe. Ebbe così inizio la prima guerra d indipendenza. Ma poco dopo, Pio IX, Leopoldo II e Ferdinando II ritirarono le loro truppe dal territorio lombardo, mentre Carlo Alberto ancora puntava sull unificazione Lombardo- Piemontese. Intanto l esercito austriaco aveva ricevuto rinforzi dalla patria sotto il generale Nugent, che nel Maggio del 48 riconquistò l intero Veneto eccetto Venezia, e in Agosto stipulò un armistizio col Piemonte che riportava sotto l Austria tutti i suoi territori. Intanto a Palermo, il giorno in cui si sarebbe dovuto aprire il nuovo Parlamento, Ferdinando II attaccò la città ed imprigionò gli esponenti liberali, riportando un governo di sua fiducia e la Sicilia sotto il suo Stato. La decisione assunta dal re Vittorio Emanuele 2 di mantenere lo Statuto Albertino, si rivelò l appoggio più saldo, potendo anche contare sui liberalisti moderati, sfavorevole ad un imminente attacco antiaustriaco, ma profondamente legato alla conservazione della monarchia. A tale scopo, Emanuele 2 proclamò Massimo D Azeglio ( uno dei leader liberali moderati ) capo del governo, e dichiarò l inviolabilità dello Statuto. Per sventare una rottura con l Austria ed evitare il movimento conservatore ecclesiastico, Vittorio Emanuele, con l appoggio di D Azeglio, sciolse improvvisamente il Parlamento senza però rinnegare la Costituzione, e con il proclama di Moncalieri, invitò ( 1849 ) gli elettori a sostenere i liberali moderati. La vittoria di tale movimento consentì l avvio di un regime costituzionale parlamentare simile a quelli inglesi e francesi. Nel 1850, D Azeglio fece approvare le leggi Siccardi, le quali si proponevano di separare lo Stato dalla Chiesa allontanando ancora di più il pericolo della destra conservatrice ecclesiastica. Tali emendamenti abolivano i privilegi del clero nel diritto d asilo e sottoponevano all approvazione dello Stato gli acquisti di beni della Chiesa. Grande importanza per
2 l approvazione delle leggi Siccardi ebbe l appoggio di Camillo Benso di Cavour, che sostenne D Azeglio, diventando così, prima ministro dell Agricoltura, quindi delle Finanze. Gli obbiettivi fondamentali per la restaurazione socio-economica erano due: l abbondanza di capitali e la libera circolazione delle merci. Nel 1852 Camillo Benso salì al governo con una manovra nota come il connubio: per spaccare il governo di D Azeglio (liberale moderato), raggiunse un accordo con Urbano Rattazzi ( anch esso uno dei leader dei liberali moderati ), così da unire le forze di centro-destra a quelle di centro-sinistra. Il risultato fu che Benso ottenne la maggioranza al governo, costringendo D Azeglio alle dimissioni ed "obbligando " Vittorio Emanuele II a dargli l incarico di primo ministro. Il governo cavouriano durerà ben sette anni, fino al Luglio del 1859, consentendo la realizzazione dell unità d Italia sotto la guida del Piemonte liberale. Il momento più significativo di questa politica fu nel 1855 con la crisi Calabiana ; essa prende il nome dal vescovo che quell anno guidò nel senato un accanita opposizione contro la legge che prevedeva la soppressione di alcuni ordini religiosi e l incameramento dei loro beni da parte dello Stato. Vittorio Emanuele preferì appoggiare allora la nuova legislazione anti-ecclesiastica. Da ciò si giunse al principio della monarchia parlamentare, ovvero la volontà del sovrano era subordinata a quella della maggioranza dell Assemblea elettiva. Nel campo economico lo Stato si fece carico di iniziative fondamentali per lo sviluppo dell imprenditoria privata. Fu creata la Banca Nazionale, alla quale fu affidata la Tesoreria generale. Protagonisti di tale sviluppo furono i finanzieri, piccoli e grandi imprenditori, che potenziavano così la forza della borghesia, che era il centro indiscusso della politica di Cavour. Ma se in Piemonte il livello sociale era in forte ripresa, in tutto il resto della penisola la crisi era sempre forte e ravvivata dai sovrani; nel Regno delle due Sicilie, Ferdinando II attuò una politica di forte opposizione contro gli esponenti liberali. Pio IX a Roma lottava per sopprimere le idee nate tra il 1846 e il 48 che promuovevano una nuova Chiesa. In toscana Leopoldo II assunse come Ferdinando, una manovra fortemente repressiva contro i liberali, anche se non con la stessa violenza della casata borbonica. Nel 1857 Pisacane tentò di organizzare una spedizione al Sud, dopo il fallito tentativo di assassinare Ferdinando II, e soprattutto dopo il solito insuccesso di moto (a Palermo). Questa volta non mancò neanche l appoggio di Mazzini, che puntava a far scoppiare la rivoluzione a Genova e a Livorno. Pisacane sbarcò a Sapri con 300 prigionieri politici da lui liberati, ma i contadini, insieme ai poliziotti sterminarono i rivoluzionari e lo steso Pisacane. Parallelamente a questa sconfitta, ci furono i contemporanei fallimenti a Genova e Livorno. Nel 1857 Cavour, dopo aver legato gran parte dell opinione pubblica democratica conto l Austria, diede il via alla Società Nazionale con obbiettivo l unità dell Italia dotto la monarchia dei Savoia. Tale società si propagò rapidissimamente, soprattutto grazie a Giuseppe Garibaldi. Nel 1858 Orsini tentò di assassinare Napoleone 3, il quale, a sorpresa, rimase molto impressionato dal suo coraggio e dalla sua richiesta d aiuto contro gli Austriaci. A Luglio dello stesso anno, Napoleone e Cavour s incontrarono segretamente a Plombières, stendendo i punti principali di una futura alleanza. La Francia si impegnava a soccorrere i Piemontesi in caso che l Austria avesse attaccato, quindi solo in caso di difesa. L obbiettivo primario, quindi, di Cavour, era provocare gli Austriaci alla guerra, per creare così un regno dell Alta Italia che comprendeva Piemonte, Veneto, Lombardia, Piacenza,Parma e la Romagna. Il 1859 l alleanza fu ufficializzata sempre a Plombières con il matrimonio tra Girolamo Bonaparte e Clotilde di Savoia. Per bloccare questa alleanza Inghilterra e Russia si posero da mediatori, portando l imperatore austriaco a porre un ultimatum ai Savoia, ultimatum che prevedeva il totale smantellamento delle truppe piemontesi che si stavano preparando per la guerra. Questo ultimatum pose così a Cavour la possibilità di una guerra difensiva contro l Austria. Il 26 Aprile del 1859 l Austria, dopo il rifiuto piemontese, dichiarò guerra al Piemonte, e il suo esercito varcò il confine del Ticino, mentre le truppe napoleoniche, guidate dallo stesso imperatore, valicavano le Alpi. La seconda guerra d indipendenza era così nettamente a favore dei franco-piemontesi, non solo per la notevole forza dei loro eserciti, ma anche e soprattutto per gli errori austriaci e per gli aiuti dei volontari guidati da Garibaldi. Gli Austriaci si ritirarono così a Milano, rimanendo però sconfitti in giugno, quando in città entrarono
3 vittoriosi Vittorio Emanuele 2 e Napoleone 3. Tutta la Lombardia fu liberata e si apriva la liberazione del Veneto. Con lo scoppio della guerra, i sovrani di Modena, Parma e il duca Leopoldo 2 lasciarono i loro territori. La mobilitazione della Prussia per soccorrere l Austria, portò la Francia al rischio di una guerra sulla frontiera del Reno. Tale rischio portò Napoleone 3 a concludere, all insaputa di Cavour, un armistizio ( di Villafranca ) con l Austria. Tale accordo prevedeva il passaggio della Lombardia al Piemonte, il ritorno dei sovrani spodestati sui loro troni e la nascita di una Confederazione italiana che vedeva anche la partecipazione dell Austria. Vittorio emanuele accettò l armistizio, mentre Cavour, irritato, rassegnò le dimissioni e venne sostituito da un governo Rattazzi-Larmarmora. Come tre anni prima, il principale obbiettivo della democrazia italiana era il Mezzogiorno, dove dopo la morte di Ferdinando 2, regnava il figlio Francesco 2, che tuttavia non aveva mutato la politica del padre. Nel 1860 scoppiò un ennesimo moto rivoluzionario a Palermo che fu soffocato ; in loro aiuto partì da Quarto ( Genova ) un contingente di volontari, 1000, che partì la notte tra il 5 e il 6 maggio, un mese dopo lo scoppio della rivolta palermitana. La spedizione dei 1000 sostò a Telamone, in Toscana per rifornirsi, quindi l 11 maggio sbarcò a Marsala proclamando l isola sotto la monarchia di Vittorio Emanuele. Al contrario di Pisacane, i 1000 furono accolti dalla popolazione con grande benevolenza. Entro il 20 giugno l esercito borbonico fu sconfitto più volte, soprattutto grazie al contributo dei picciotti, che portarono Garibaldi a liberare completamente l isola. Garibaldi passò quindi in Calabria, e in Settembre entrò a Napoli, abbandonata da Francesco 2. Infatti il progetto borbonico era la resistenza finale presso Gaeta. In ottobre Garibaldi ottenne proprio a Gaeta la vittoria finale annientando definitivamente i Borboni. Intanto Cavour ottenne da Napoleone 3 il consenso di invadere lo Stato Pontificio, così l esercito piemontese guidato dallo stesso Vittorio Emanuele occupò le Marche e l Umbria, e s incontrò a Teano con Garibaldi, che gli consegnò
4 il regno appena conquistato. Il 17 marzo del 1861 la terza guerra per l indipendenza era vinto ed il Primo Parlamento Nazionale, a Torino, salutava Vittorio Emanuele Re D Italia. DAL 1861 AL LA DESTRA ITALIANA Il giovane Regno d italia appena nato, si trovò davanti a questioni risorgimentali molto importanti, tra le quali primeggiva sicuramente il compimento dell unità territoriale totale ; Il Regno italiano, infatti, non poteva ancora contare su Venezia, repubblica indipendente, e su Roma, sotto il papato. Scomparso Cavour, il posto di capo del Governo passò a Ricasoli, che però non seppe portare avanti la questione romana come il predecessore, così da arenarla ; lo stesso re Vittorio Emanuele 2, che già tentennava su questa questione, abbandonò Ricasoi, che nel 1862 fu costretto alle dimissioni, lasciando via libera al Governo al leader della Sinistra piemontese Rattazzi. Questi già pensava a conquistare i due territori mancanti, e già aveva preparato eserciti volontari di garibaldini, eserciti che comunque fu costretto a ritirare, poiche nè l Austria, nè l Inghilterra, nè soprattutto la Francia avrebbero assistito alla fine del potere pontificio senza intervenire. Garibaldi era già pronto per invadere Roma ed aveva portato il suo esercito in Sicilia, ma ciò provocò l ira di Napoleone 3, il quale minacciò guerra ; Rattazzi fu costretto allora a dichiarare in stato d assedio l isola e ad inviare l esercito contro Garibaldi stesso, che fu ferito ed imprigionato nella battaglia d Aspromonte. Caduto il governo di Rattazzi, a capo del governo passò il moderato Minghetti ( 1864 ), che giunse alla Convenzione di settembre con Napoleone. Quest ultimo ritirava le truppe in difesa del papato, sostituite da quelle italiane, mentre la capitale italiana passava da Torino a Firenze. Questa convenzione, però, scatenò gravi tumulti, così il governo di minghetti cadde ; il suo posto fu preso dal generale piemontese Lamarmora, che nell estate del 1866 diede il via alla Terza Guerra d Indipendenza con l annessione di Venezia e del Veneto al Regno d Italia. Infatti allo scoppio della guerra fra Prussia ed Austria, l Italia si trovò al fianco della Prussia. L annessione di Veneto e Trentino fu comunque possibile solo grazie alle vittorie dei nostri alleati, in quanto il nostro esercito subì gravi sconfitte a Custoza e Lissa, mentre i nostri alleati prevalsero a Sadowa. Con la pace di Vienna il Veneto passò all Italia, mentre il Trentino rimase ( per ora ) sotto il controllo austriaco. Tornato nel 1867 al potere Rattazzi, Garibaldi provò una nuova spedizione contro Roma, ma questa volta Napoleone inviò le sue truppe che portarono così ad un nuovo fallimento dei garibaldini. L occasione di rivincita arrivò il 2 settembre del 1870, quando a Sedan l esercito prussiano rifilò a quello francese una durissima sconfitta nella quale lo stesso Napoleone fu catturato : l esercito italiano, sotto il governo di Lanza partì il 20 settembre verso Roma ed entrato attraverso la breccia di Porta Pia, costrinse il Papa Pio 9 alla fuga e portò l annessione di Roma al Regno il 2 ottobre.
5 Il governo italiano cercò adesso di strappare parte del potere della Chiesa con due manovre ; la prima è datata 1871, legge delle garanzie, legge che riorganizzava la vita della Chiesa dopo la fine del suo potere, la seconda, del 1874, il non expedit, impedì ai cattolici italiani di partecipare alla vita politica. Economicamente parlando, l Italia era ancora un Paese fortemente agricolo ; la classe dirigente capì quindi che era necessaria la soppressione delle differenze tra i territori in primo luogo attraverso l unificazione dell ordinamento legislativo. L Italia infatti si trovava davanti ad una totale piemontesizzazione, poichè sia i codici civili che le procedure civili e di commercio rispecchiavano fedelmente quelli sabaudi. Si cercò di creare un mercato interno stabile attraverso un nuovo sistema ferroviario che raggiunse i 2000 chilometri, concentrati però quasi tutti tra Piemonte e Lomberdia. Occorreva quindi un forte investimento di capitali per portare l Italia sulo stesso piano ; L Italia si trovò quindi ad imboccare tre strade per procurarsi il denaro necessario, ovvero l aumento dell imposizione fiscale, l alienazione del patrimonio pubblico ed il rocorso al prestito ( estero ). Nel 1865 fu introdotta la tassa sulla ricchezza mobile, che si ggiungeva all imposta fondiaria e la sovrimposta comunale sui terreni. Nel 1868 toccò invece alla tassa sul macinato, la quale provocò violente sollevazioni popolari. L alienazione del patrimonio pubblico fu avviata nel 1864 con una convenzione stipulata con la Società anonima per la vendita dei beni del Regno d Italia. Il ricorso ai prestiti stranieri fu largamente praticato nei primi anni del regno ; nel 1866 il ministro delle finanze decise l introduzione della cartamoneta. Il secondo grave problema del Regno d Italia fu quello del Mezzogiorno : questo si presentava non fertile, arretrato economicamente, gravato da antchi rancori, daa violenti e mai risolti contrasti sociali. All indomani della caduta dei Borbone, si era diffuso il fenomeno del brigantaggio, capeggiato da elementi sbandati del vecchio esercito napoletano. Per sopprimere questa pecca il governo attuò manovre strettamente militari ; nel 1863, una legge affidò ai tribunali militari il giudizio dei briganti. Politicamente, il Regno italiano ereditava del Piemonte anche un sistema elettorale sul modello di quello francese di Orleans ( 1830 ), modello fortemente censitario ; avevano diritto al voto tutti i cittadini di almeno 25 anni che sapevano leggere e scrivere. Per opporsi ad un governo in tile sabaudo in tutto il Regno, Farini e Minghetti proposero le autonomie locali, che tendeva a riconoscere un ampia autonomia amministrativa a Comuni e Province. Accantoato però questo progetto si preferì estendere in maniera definitiva a tutto il regno l ordinamento amministrativo piemontese. Furono create 59 nuove Province, a guida delle quali era posto un rappresentante del governo, un prefetto, da esso nominato, così come di nomina governativa erano i sindaci dei Comuni, scelti tra i consiglieri eletti con suffragio elitario. Con le elezioni del 1861 e fino al marzo del 1876 la maggioranza del Parlamento fu mantenuta dagli uomini della Destra, conservatrice del vecchio tronco della maggioranza liberal-moderata nella camera piemontese. Aspetti altrettanto eterogenei presentava l opposizione della Sinistra, che seguiva anch essa il vecchio filone piemontese, e che presentava repubblicani di stampo garibaldino.
6 Il principale obbiettivi dell opposizione era l estensione del diritto di voto e il contrasto col i moderati a favore della Chiesa. In materia economica, pur condividendo il liberoscambismo della Destra, riteneva che le pressioni fiscali fossero troppo gravanti sui ceti meno abbienti. DAL 1876 AL LA SINISTRA AL GOVERNO Nel 1876 il ministero Minghetti, l ultimo governo della Destra, venne sostituito dal ministero Depretis della Sinistra storica. La Sinistra iniziò con un programma di significative riforme, come la riforma elettorale, il decentramento amministrativo, l abolizione della tassa sul macinato e l istruzione elementare obbligatoria. L impegno ebbe però risultati alquanto modesti. Il decentramento amministrativo non fu neanche avviato, anzi la struttura accentrata fu utilizzata dai governanti della Sinistra per mantenere ed accrescere il proprio potere. L obbligatorietà dell istruzione elementare venne introdotta nel 1877 dalla legge Coppino, che però specialmente nel Meridione non incise sulla situazione di diffuso analfabetismo. La tassa sul macinato fu abolita nel 1880, ma fu sostituita presto da altre tasse e la pressione fiscale restò pressochè immutata. La riforma elettorale fu attuata nel 1882 ; il diritto di voto fu esteso a tutti i maschi maggiorenni che avessero superato l esame di seconda elementare, o che pagassero imposte superiori a quasi 20 lire. La precedente legislazione prevedeva invece, almeno i 25 anni e una pressione fiscale pari a 40 lire. Mentre la Destra storica era prevalentemente formata da liberali moderati settentrionali borghesi, la Sinistra schierava gli eredi dei liberali moderati progressisti, gruppi di stampo mazziniano, garibaldino e federalista ed anche borghesi meridionali. La Destra si era impegnata all unificazione italiana, nell amministrazione dello Stato si mostrò accentratrice ed aveva attuato una rigida politica fiscale per raggiungere il pari nel bilancio statale. In economia aveva attuato un completo liberismo nel commercio con l estero. Nella Sinistra storica convivevano invece tendenze diverse. C erano spinte democratiche-innovatrici ma anche atteggiamenti conservatori. Nel periodo in cui la Sinistra fu al potere, la vita politica italiana fu particolarmente caratterizzata dalla ricerca di continue mediazioni e compromessi. Alleanze e divisioni all interno del Parlamento erano fatte di volta in volta sui singoli provvedimenti legislativi. La distinzione tra Destra e Sinistra storiche si era attenuata fino a sparire ; infatti gli esponenti della Destra confluivano nello schieramento governativo, mentre quelli di Sinistra acquistavano una fisionomia sempre più conservatrice. Fin dai primi governi Depretis, si era venuta formando un aggregazione governativa, all interno della quale si creavano divisioni e ricomposizioni per contrasti di fazione : questa caratteristica della vita politica italiana portò al termine di trasformismo. La politica estera italiana
7 L evoluzione del governo Depretis fu accompagnata da una svolta radicale in politica estera, che fino al 1880 era stata moderata. Nel 1881 la Francia occupò la Tunisia ; il governo italiano volle porre rimedio alla posizione di debolezza a livello internazionale che la vicenda tunisina aveva reso evidente e cercò alleanze per uscire dall isolamento. Nel 1882 concluse la Triplice Alleanza con Austria e Germania. Nel 1887 l alleanza fu rinnovata, e all Italia fu promesso che sarebbero stati impediti ingrandimenti territoriali francesi in Nord Africa e che l Italia avrebbe avuto compensi territoriali nei Balcani nel caso in cui l Austria si fosse espansa in quell area. Nel 1882 lo Stato italiano acquistò la baia di Assab, mentre nel 1885 occupò militarmente Massaua ; il tentativo di espandere questi primi possedimenti coloniali fu bloccato dalla grave sconfitta di Dogali nel A differenza delle altre potenze europee, in Italia la spinta alle conquiste coloniali non fu collegata allo sviluppo dell industria e alla necessità di materie prime e di sbocchi di mercato, ma bensì all eccesso di manodopera e nell aspirazione di alcuni settori politici di far ricoprire all Italia un ruolo di grande potenza. L economia In Italia la nascita della grande industria avvenne con il sostegno da parte dello Stato che concesse sovvenzioni, privilegi fiscali e sostanziose commesse. La forma più importante di intervento a favore dell industria fu costituita dal protezionismo doganale con l imposizione delle prime tariffe sulle importazioni di alcuni prodotti nel 1878 e con l estensione a tutto il settore industriale nel Le misure protezionistiche del 1887 favorirono quindi sia l industria pesante sia la grossa proprietà terriera, poiché gli interessi degli agrari e degli industriali coincidevano. Si stava consolidando quello che sarebbe stato definito il blocco protezionistico agrario-industriale. Tra gli effetti del protezionismo possono essere considerati alcuni punti : 1) il mancato ammodernamento dell agricoltura, in quanto risultavano più remunerative le coltivazioni estensive. 2) risultava quindi scoraggiante l investimento di capitali in agricoltura e veniva premiata la gestione latifondista. 3) si scatenava la guerra commerciale con la Francia che danneggiava fortemente il nostro mercato. 4) il peggioramento delle condizioni di vita dei ceti popolari per il rincaro del prezzo del pane. 5) l accentuarsi del divario Nord - Sud, in quanto nel Nord il protezionismo favorì il rafforzamento del settore industriale, nel Sud, quasi privo di industrie, si ebbero gli effetti negativi in agricoltura.
8 L età di Crispi Crispi ebbe la per la prima volta l incarico di formare il governo nel 1887 ; da allora lo dominò fino al Inizialmente era stato fortemente animato da ideali mazziniani, quindi aveva accettato l idea monarchica ; i suoi ideali mazziniani avevano assunto le caratteristiche del nazionalismo e dell autoritarismo. In politica interna, con maggiore autorismo attuò misure repressive contro le agitazioni sociali, in politica estera cercò l affermazione di un Italia come grande potenza attraverso l intensificazione dei tentativi di espansione coloniale. Furono rafforzati i poteri del capo del governo rispetto ai ministri e i poteri del governo rispetto al Parlamento. Con il codice Zanardelli del 1889 fu approvato il riconoscimento del diritto di sciopero. In politica estera Crispi cercò di sfruttare l adesione alla Triplice Alleanza non come uno strumento difensivo, ma bensì per attuare una politica di espansione nel Mediterraneo. Si inimicò la Russia, causò l aggravarsi della guerra commerciale con la Francia e si impegnò in una politica di fortissime spese militari. Con il trattato di Uccialli stipulato nel 1889 cercò di porre l Etiopia sotto il protettorato italiano. La politica coloniale di Crispi trovava contraria una buona parte del Parlamento italiano, soprattutto per il consistente impegno finanziario. Crispi dovette cedere la guida del governo per la prima volta nel 1891, quando la Sinistra gli si oppose anche per la sua ostilità nei confronti delle rivendicazioni operaie. Dopo un breve periodo di governo di Di Rudinì, l incarico fu ricoperto da Giolitti ; la sua linea politica era radicalmente diversa da quella di Crispi. Giolitti infatti, era contrario al militarismo e alla politica di potenza ; si proponeva poi di controllare rigorosamente le finanze statali e di impiegare le risorse del Paese per elevare il tenore di vita dei cittadini. Da sottolineare anche la sua notevole apertura nei confronti delle organizzazioni operaie. In quel periodo ci furono diversi moti popolari soprattutto in Sicilia ; Giolitti decise di non reprimere con la forza queste agitazioni. Per questo motivo e per l esplosione dello scandalo della Banca Romana, fu costretto a dimettersi : era infatti accusato di speculazioni finanziarie illecite con uomini politici. Esistevano già da tempo società di mutuo soccorso che svolgevano attività di tipo assistenziale e organizzazioni anarchiche che puntavano più alle insurrezioni che agli scioperi. Con lo sviluppo industriale cambiarono anche le organizzazioni operaie : si diffondeva il socialismo. Dal 1891 nacque il Partito dei lavoratori italiani che nel 1892 diverrà il Partito Socialista Italiano. Queste iniziative erano il risultato di importanti trasformazioni nel mondo del lavoro : si erano sviluppati in maniera sensibile tutti i settori industriale, era cresciuta la meccanizzazione delle lavorazioni, veniva imposto ai lavoratori un orario di lavoro e si era accentuata la concentrazione nei grandi centri urbani. Dal settore agrario, che era ancora il principale, trasse la sua forza il movimento dei Fasci siciliani, organizzazioni costituite prevalentemente da lavoratori agricoli che si organizzarono a partire dal 1 maggio del 1891.
9 Gli obbiettivi furono l uso delle terre demaniali, l abolizione dei dazi e l esproprio dei latifondi. Giolitti non attuò nessuna repressione, mentre Crispi, tornato al governo, stroncò ogni agitazione con l esercito, e nel 1894 decretò per legge lo scioglimento dei Fasci. Il ritorno di Crispi al governo Crispi tornò al governo nel 1893 e si impegnò a reprimere ogni rivendicazione sociale : intervenne contro i Fasci siciliani,ottenne del Parlamento poteri speciali per controllare la stampa e sciolse il partito socialista. Destinò maggiori stanziamenti alle spese militari e aumentò il carico fiscale, continuando ad avere nell espansione coloniale uno degli obbiettivi principali della sua attività di governo. Convinto che il trattato di Uccialli, firmato nel 1889, gli garantisse una sorta di protettorato sull Etiopia, ne iniziò l occupazione nel 1895, subendo già in quell anno una pesante sconfitta sull Amba-Alagi. Più pesante, sia sul piano militare che sul piano politico, fu invece la sconfitta di Adua del 1896 ; il fallimento della politica coloniale costrinse Crispi alle dimissioni. Alla caduta di Crispi, l incarico passò a Di Rudinì, che cercò di bloccare l avventura coloniale e di riportare la pace sociale dopo le repressioni di Crispi. Nel 1898 l Italia fu invasa da moti popolari, così l esercito fu impiegato su tutto il territorio nella repressione dei moti, tra i quali spicca Milano dove il generale Beccaris, dopo aver ucciso 80 dimostranti a cannonate, fu decorato al merito. Di Rudinì si dimise e fu sostituito da Pelloux che presentò una serie di provvedimenti che limitavano i diritti di stampa, d associazione e di riunione. L opposizione di Sinistra si batté in Parlamento con un forte ostruzionismo, così Pelluox sospese i lavori parlamentari. Il Parlamento a questo punto fu sciolto e furono indette nuove elezioni da cui uscì rafforzata l estrema sinistra. Sono questi, anni di grave crisi politica in Italia, crisi che può essere spiegata considerando i risultati del rapido sviluppo economico e l avanzata di nuove forze politiche, in particolare del movimento operaio. Le condizioni di vita erano migliorate, ma il ceto politico dirigente si irrigidì nella difesa della propria supremazia e tentò di bloccare le sempre più pressanti richieste di innovazioni democratiche e sociali. L ETA DI GIOLITTI Nel 1901 il nuovo re Vittorio Emanuele III affidò l incarico di formare il governo al liberale di Sinistra Zanardelli ; nel 1903 a questi subentrò Giolitti che mantenne la carica fino al Un aspetto fondamentale della politica giolittiana è costituita dalla convenzione che lo Stato non dovesse intervenire a contrastare le lotte dei lavoratori. Egli aveva infatti compreso che bisognava tener conto dei profondi mutamenti che stavano interessando la società italiana : - il vero decollo industriale
10 - la formazione dei primi nuclei di proletariato industriale - il crescente peso delle organizzazioni sindacali. Giolitti pensava che fosse necessario controllare i cambiamenti, cercando la collaborazione dei movimenti politici più forti : il movimento socialista e quello cattolico. Tuttavia queste forze politiche non avevano ancora un numero consistente in Parlamento ; ciò dipendeva dal fatto che la legge elettorale escludeva dal diritto di voto i cittadini più poveri ; per i cattolici, inoltre, vigeva ancora il non expedit, ovvero il divieto papale che proibiva la partecipazione alla vita politica ( 1874 ). Negli anni in cui Giolitti dominò la scena politica si ebbe il decollo industriale. Anche se il settore agricolo restava dominante, il settore industriale cresceva a ritmi sostenuti. L industria si era sviluppata nell Italia Settentrionale, mentre nel Meridione l attività produttiva era costituita quasi esclusivamente dall agricoltura, basata sul latifondismo. Lo sviluppo economico di fine secolo fu accompagnato però dall aggravarsi di alcuni elementi di crisi ; una drammatica manifestazione della situazione dell arretratezza del Meridione fu il massiccio flusso migratorio. Dall inizio del 900 gli emigranti furono infatti soprattutto meridionali e la loro destinazione fu costituita quasi esclusivamente dagli Stati Uniti d America. Gli avversari politici di Giolitti motivarono la loro opposizione rifacendosi ai principi del liberismo addebitando a Giolitti gli effetti negativi dell intervento dello Stato in economia, gli eccessivi vantaggi della grande industria, i rapporti non sempre limpidi tra industria, finanza e politica. Quando nel 1903 Giolitti divenne capo del governo, offrì a Filippo Turati di entrare nel ministero ; questi rifiutò anche perchè nel Partito socialista si stava rafforzando l altra corrente, quella di estrema sinistra. All interno del Partito socialista si erano delineate due tendenze : i riformisti ( Turati ) che sostenevano la necessità di conquiste politiche, quali il suffragio universale, ed i sindacalisti rivoluzionari, che invece sostenevano la necessità di modificare la distribuzione della proprietà ed il sistema di produzione capitalistico, usando come strumento di lotta lo sciopero. La crescita di quest ala sindacalista portò nel 1904 allo sciopero generale ; il Parlamento fu sciolto e furono indette nuove elezioni, dove i socialisti persero voti e seggi. Nel 1904 il Papa Pio X permise ai cattolici di votare e di interessarsi alla vita politica, rafforzando lo schieramento giolittiano. Dopo le elezioni del 1904, Giolitti, rafforzato dal sostegno dei cattolici, mantenne l egemonia liberale cercando sempre il punto di equilibrio e l accordo tra i grandi gruppi di pressione. Tra il 1905 ed il 1909 vennero adottati alcuni provvedimenti a favore dei lavoratori come l obbligo del riposo festivo, la prevenzione degli infortuni e la proibizione del lavoro notturno per fanciulli e donne. Giolitti aveva saputo avvantaggiarsi del contributo elettorale dei cattolici e del consenso dei socialisti riformisti. Dopo le elezioni del 1909 questo assetto cominciò ad incrinarsi ; raddoppiò il numero dei deputati socialisti, ma andava crescendo la forza della componente rivoluzionaria. Dall altra parte si stava anche organizzando un movimento nazionalista che si costituirono in Associazione nel 1910 ; erano avversari del socialismo, imperialisti e a favore della guerra, premevano perchè l Italia si impegnasse in conquiste coloniali.
11 L oggetto delle rinnovate mire espansionistiche italiane era la Libia ; Giolitti era contrario alla guerra, ma finì per prepararla e dichiararla. L impresa militare per la conquista della Libia iniziò nel 1911 con la dichiarazione di guerra alla Turchia. La vittoria fu sancita nel 1912 con la pace di Losanna, che attribuì all Italia oltre alla Libia anche Rodi e le isole del Dodecaneso. La riforma elettorale del 1912 comportò un consistente aumento del numero degli elettori. La nuova legge elettorale concedeva infatti il diritto di voto a tutti i cittadini maschi purchè avessero compiuto i 30 anni. Giolitti poteva contare sul fatto che la riforma elettorale avrebbe portato in Parlamento un maggior numero di rappresentanti delle masse popolari. In occasione delle elezioni del 1913 il conte Gentiloni, presidente dell Unione elettorale cattolici, concluse un accordo con i liberali giolittiani. Il Patto Gentiloni prevedeva che i cattolici dessero il voto a candidati liberali che si fossero impegnati a non contrastare gli interessi clericali. Ciò fece sorgere difficoltà all interno del gruppo dello stesso Giolitti. Infatti alcuni rappresentanti delle forze liberali non accettarono di buon grado la massiccia presenza dei nuovi alleati cattolici, i quali in diverse occasioni mostrarono di volersi rendere autonomi da Giolitti, che nel 1914 fu sostituito da Salandra. LA PRIMA GUERRA MONDIALE (vedi eventi chiave) L AVVENTO DEL FASCISMO Il Dopoguerra La guerra aveva innescato profondi cambiamenti nell economia dei paesi belligeranti. Le trasformazioni erano state più rilevanti nel settore industriale, nel quale la produzione era cresciuta enormemente per la necessità degli Stati in guerra di disporre di quantitativi sempre maggiori di prodotti. Ne risultò che i profitti degli imprenditori erano stati enormi e che i salari operai si erano mantenuti molto bassi. Conclusa la pace, la situazione economica si presentava gravissima non solo per gli Stati sconfitti, ma anche per gli Stati europei che avevano vinto. Per sopperire alle necessità finanziarie, i paesi europei si erano fortemente indebitati con gli Stati Uniti. Continuava inoltre ad aggravarsi l inflazione e ai disoccupati si aggiunsero i reduci che, congedati dagli eserciti, non trovavano lavoro e stentavano a reinserirsi nella vita civile. Le promesse fatte durante la guerra di una distribuzione di terre non furono mantenute. Era evidente il desiderio di cambiamento e di partecipazione alla vita politica e sindacale, e la consapevolezza diffusa che il cambiamento diventava possibile se si rafforzavano le organizzazioni politiche di massa ; si faceva luce l esempio della Rivoluzione Russa.
12 Il dopoguerra in Italia L Italia uscì duramente provata dalla guerra. C era insoddisfazione per i risultati ottenuti con i trattati di pace e la situazione economica era particolarmente difficile rispetto a quella degli altri paesi vincitori. Alla fine della guerra iniziò una fase di lotte sociali che non aveva precedenti. Gli operai subivano inoltre gli effetti negativi della riconversione della produzione industriale, non più finalizzata alla guerra. Ai contadini non furono distribuite le terre così come era stato promesso durante il conflitto. L adesione di operai e contadini alle organizzazioni significò la rapida crescita delle organizzazioni sindacali ( CGIL ) e le iscrizioni al Partito socialista. Una prova di questa precaria situazione è rappresentata dalla nascita di un nuovo partito di orientamento cattolico, il Partito Popolare, guidato da Sturzo. La nascita di questo partito portava inevitabilmente in crisi i liberali che si vedevano ora mancare i cattolici a causa del rovesciamento del Patto Gentiloni firmato dal Papa e da Giolitti. Già nelle elezioni del 19 i popolari ottennero grande consenso. Nel 1920 le iniziative di lotta dei lavoratori ottennero il punto massimo di forza ; lo scontro non era solo sindacale, ma aveva anche un chiaro significato politico. Gli operai intendevano dimostrare la loro capacità organizzativa e di gestione della produzione. All interno del sindacato e del Partito socialista la maggioranza fu contraria a sostenere l occupazione delle fabbriche, a indire uno sciopero generale di tutte le categorie e a puntare decisamente alla rivoluzione. Il gruppo di Gramsci e altri gruppi della sinistra socialista condannarono l incapacità organizzativa della maggioranza dei dirigenti socialisti di guidare con coerenza la forza del movimento operaio. Questa divergenza potò alla divisione del PSI e alla nascita del PCI nel 1921 al Congresso di Livorno. La nascita del Fascismo In Italia si diffuse il mito della << vittoria mutilata >>, uno degli elementi che resero possibile l avventura fiumana di D Annunzio. Nel 1919 Gabriele D Annunzio, alla guida di gruppi di volontari occupò Fiume, ne proclamò l annessione all Italia e dichiarò costituita la Reggenza del Cornaro. L impresa di Fiume però, fu anche il segno di una grande crisi politica ; il governo non era riuscito ad impedire l iniziativa militare autonoma e dovette tollerare l esistenza di questa situazione anomala. Solo nel 1920, col nuovo governo Giolitti, si riuscì a risolvere la questione col trattato di Rapallo con la Iugoslavia : Fiume venne riconosciuta indipendente e l Italia rinunciò alle pretese sulla Dalmazia. Intanto si facevano sentire i fermenti delle organizzazioni socialiste, ma cominciava a manifestarsi una nuova forza politica, radicalmente diversa, in cui confluivano vari elementi. Stava nascendo il Fascismo. Il suo programma politico si poneva in sintonia con gli interessi sociali ed economici della media e piccola borghesia, ottenendo da esse approvazione e sostegno. Il fascismo mostrava di rispettare e sostenere gli ideali nazionalistici, ma soprattutto riusciva a riscuotere l approvazione di questi ceti in quanto si opponeva alle organizzazioni operaie. Il fascismo trovò simpatie inizialmente anche dalla classe politica liberale, che pensava di utilizzarlo per ostacolare l avanzata dei partiti popolari e poi neutralizzarlo.
13 L affermazione del fascismo Il primo nucleo fascista è rappresentato dai Fasci italiani di combattimento, fondati a Milano nel marzo del 19 da Benito Mussolini. La crisi economica del Paese era gravissima : l inflazione aveva raggiunto livelli eccezionali e il costo della vita era enormemente cresciuto. Nel 1920 tornò al governo Giolitti, che evitò di reprimere con la forzagli scioperi e le occupazioni delle fabbriche. Giolitti riproponeva la sua politica di mediazione nei confronti delle organizzazioni socialiste. Riuscì a risolvere la questione di Fiume, trovandosi poi a dover risolvere la crescente violenza fascista. Le squadre d azione fasciste infatti attaccavano violentemente i sindacati socialisti e cattolici e le rispettive sedi. Le spedizioni delle << squadracce fasciste >> miravano a bloccare ogni rivendicazione dei lavoratori e a far fallire le azioni di sciopero. Furono sostenute dai grandi proprietari terrieri che intendevano in tal modo eliminare ogni forma di organizzazione sindacale dei contadini. Giolitti pensò allora che ciò potesse essere utile per frenare il successo dei socialisti e che sarebbe stato poi possibile eliminarne le caratteristiche di violenza. Ritenne quindi che il momento fosse propizio per indire le nuove elezioni che consentissero di ridurre, in Parlamento, la forza dei partiti di massa - socialista e popolare - e di rafforzare le forze liberali. Il Parlamento fu sciolto nel maggio del 1921 e si tennero le elezioni che videro però il rafforzarsi dei partiti di massa e l entrata in Parlamento di alcuni deputati fascisti. Giolitti si dimise e le forze liberali non riuscirono più ad esprimere un governo sufficientemente forte. La Marcia su Roma Mussolini ritenne che il momento fosse propizio per un colpo di Stato e il 28 ottobre del 22, gruppi di fascisti marciarono su Roma senza trovare alcuna resistenza. Facta ( liberale ), capo del governo, aveva chiesto che il re firmasse lo stato di assedio per poter disperdere i fascisti con l impiego dell esercito, ma il re rifiutò e affidò anzi a Mussolini l incarico di formare il nuovo governo. Fino al 1925 Mussolini puntò a trasformare gradualmente il modello istituzionale dello Stato italiano, cambiando l equilibrio tra i diversi organismi e rafforzando il controllo fascista su di essi. Il Parlamento vide limitate la sua influenza sulle decisioni Nel 1922 venne costituito il Gran Consiglio del Fascismo Nel 1923 venne istituita la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, un organismo alle dipendenze non dello Stato ma del Partito. Era chiamata a svolgere quella funzione di braccio armato della volontà del Partito, che prima era stata svolta dalle squadracce e che, col fascismo al governo, poteva essere < legalizzata > Furono progressivamente limitate le libertà costituzionali di stampa, di sciopero e di associazione Con la legge Acerbo del 23 fu modificato il sistema elettorale : fu abolito il sistema proporzionale che prevedeva l assegnazione dei seggi in Parlamento alle varie forze politiche in proporzione al numero di voti ottenuto, e fu stabilito che la forza politica che avesse superato il 25 % dei voti e
14 avesse ottenuto la maggioranza relativa avrebbe avuto 2/3 dei seggi in Parlamento, ovvero il totale controllo politico dello Stato. Le elezioni del 1924 Il nuovo sistema elettorale fu applicato nelle elezioni tenutesi nell aprile del 24. La lista fascista - il listone - aveva ottenuto l adesione anche di alcuni liberali, mentre le forze dell opposizione non erano riuscite ad accordarsi presentando liste differenti fra loro ; la vittoria fascista era scontata, anche perché le elezioni si svolsero in un clima di violenze ed intimidazioni ; le squadracce riuscirono infatti a condizionare le operazioni di voto. Il 24 maggio del 1924 l onorevole Matteotti, segretario del PSU, accusò in Parlamento i fascisti di aver esercitato pressioni e violenze durante la campagna elettorale e le operazioni di voto. Poco dopo Matteotti fu rapito ed ucciso dalle Squadre d azione fasciste. L episodio portò diverse manifestazioni di condanna e di indignazione verso il Partito fascista. Le opposizioni parlamentari - liberali, socialisti, popolari e comunisti - decisero di abbandonare il Parlamento attuando la cosiddetta secessione dell Aventino. Ma tra gli aderenti alla secessione c era divisione sulla strada da attuare : mentre i comunisti premevano per attuare una rivoluzione della popolazione contro i fascisti, gli altri partiti intendevano temporeggiare per ottenere un intervento del re che liquidasse Mussolini e convocasse nuova elezioni col vecchio sistema elettorale. Il re non prese in considerazione le accuse contro i fascisti e decise di non intervenire. Il 3 gennaio del 1925 Mussolini fece alla Camera un discorso col quale si assumeva la responsabilità per l omicidio del parlamentare Matteotti. Le leggi << fascistissime >> La costruzione del regime* fu attuata con una serie di leggi definite < fascistissime >. Con le prime di queste leggi, nel 1925 furono sciolti tutti i partiti politici a parte quello fascista e furono vietate tutte le associazioni. Il Parlamento venne privato di ogni effettivo potere e al capo del governo ( Mussolini ) vennero attribuiti poteri straordinari. Nel 1926 furono abolite le autonomie locali : invece dei sindaci ci furono i podestà scelti dal governo stesso. Lo stesso anno fu istituito il Tribunale speciale per la difesa dello Stato, che ebbe il compito di reprimere il dissenso politico e di perseguire gli oppositori del regime fascista, applicando il confino*. Sempre nel 26 vennero delineate le caratteristiche del corporativismo fascista : ai lavoratori venne negata la possibilità di intraprendere ogni forma di lotta sindacale. Il consolidamento del regime In questa costruzione del regime ebbe un ruolo molto importante l apparato propagandistico che
15 servendosi dei giornali, della radio, dei film, cercò costantemente di ottenere il consenso degli Italiani. Nel 1928 furono modificate le modalità di elezione per la Camera dei deputati. Fu istituito un nuovo sistema che prevedeva la predisposizione da parte del Gran Consiglio del Fascismo di una lista di 400 candidati, tutti fascisti, che gli elettori potevano approvare o respingere. Le elezioni svoltesi nel 1929 con questo nuovo sistema portarono ad una scontata vittoria fascista. Sempre nel 1929 Mussolini firmò col Vaticano i < Patti Lateranensi > che chiarirono : un " trattato " fra i due stati, Italia e Vaticano, i quali si riconoscevano reciprocamente risolvendo così la questione romana ( la marcia di Garibaldi su Roma fermata dall esercito per volontà francese) una convenzione finanziaria che fissava il risarcimento italiano alla Chiesa per la perdita dei territori papali del 1870 un concordato che concordava l obbligo dell insegnamento della dottrina cattolica a scuola il riconoscimento dell Associazione Cattolica da parte dei fascisti Il fascismo da ciò ottenne il grande vantaggio di essere riconosciuto dalla massa popolare cattolica. L economia Il fascismo, nei primi anni di governo, adottò una politica nettamente liberista per riaprire il mercato fortemente provato dal conflitto mondiale. Eliminò inoltre ogni forma di rivendicazione sindacale e le retribuzioni dei lavoratori furono assai "compresse". Gli investimenti aumentarono perché il costo del lavoro era basso e gli imprenditori potevano ricavare maggiori profitti e vendere i propri prodotti all estero a prezzi più convenienti rispetto alla concorrenza. Questa competitività e la favorevole situazione economica internazionale consentirono una notevole crescita delle esportazioni. Nel 1925 però, ci fu una netta inversione nella politica economica del fascismo che si propose di controllare ed indirizzare l attività produttiva e finanziaria. Nel 1926 a Pesaro Mussolini annunciò che il governo aveva deciso di rivalutare la lira rispetto all oro. Questa scelta provocò una brusca deflazione*, cioè una diminuzione della circolazione di moneta. Ciò significò che i prodotti venivano venduti con maggiore difficoltà. Il regime intervenne a compensare la diminuzione delle vendite fornendo finanziamenti e facendo acquistare da parte dello Stato i prodotti dell industria pesante. La politica economica del fascismo negli anni della Grande Crisi La Grande Crisi del 1929 ebbe anche in Italia ripercussioni gravissime : la produzione industriale calò vistosamente la disoccupazione aumentò fino a superare il milione di unità Per fronteggiare la crisi si crearono consorzi di imprese che esercitarono un controllo di tipo monopolistico sul mercato. La Grande Crisi, infatti, aveva caratteristiche deflazionistiche, ossia era provocata dall insufficiente quantità di moneta rispetto alle merci presenti sul mercato, di conseguenza i
16 prezzi calavano e le imprese produttrici venivano gravemente danneggiate. Lo Stato intervenne direttamente per salvare banche ed industrie dal fallimento. Per attuare questo genere di interventi, ne 31 e nel 33 furono costituiti l Istituto mobiliare italiano - IMI - e l Istituto per la ricostruzione industriale - IRI -. L IMI ebbe la funzione di finanziare le imprese,mentre IRI entrò in possesso di pacchetti azionari di banche ed industrie per risanarle e rivenderle poi ai privati. Il fascismo assicurò alle imprese l assoluto controllo della manodopera e un basso costo del lavoro. Aveva, infatti, eliminato ogni autonoma organizzazione dei lavoratori. I lavoratori non potevano più avanzare rivendicazioni, né difenderle con scioperi, ma dovevano accettare che i loro interessi fossero subordinati all economia del Paese. Per contenere il consistente fenomeno della disoccupazione diede un forte impulso ai lavori pubblici, come la bonifica delle paludi Pontine. Questo controllo sull economia si accentuò con l invasione dell Etiopia e le sanzioni economiche che furono decretate dalla Società delle nazioni contro l Italia. La politica estera Nell ideologia fascista gli aspetti più importanti erano costituiti dal nazionalismo, dalla volontà di affermare l Italia come potenza, dall importanza attribuita alla preparazione militare. Nella prima fase del fascismo al potere, questi aspetti non pesarono eccessivamente nelle scelte di politica estera. Le relazioni con gli altri Stati furono caratterizzate da una certa moderazione e per qualche tempo si rafforzarono i rapporti amichevoli dell Italia con la Francia e l Inghilterra. Ciò era facilitato dalla presenza al governo di questi Paesi di forze conservatrici che giudicavano favorevolmente il regime fascista. Nel 1934 Mussolini si oppose con successo al tentativo di Hitler di annettersi l Austria. In questo clima, Mussolini cercò di attuare la sua politica di espansione. Un aspirazione del regime fascista fu la penetrazione nell area dei Balcani ; ma questa prospettiva si dimostrava scarsamente realizzabile a causa dell ostilità che avrebbe suscitato negli altri stati europei e in particolare in Francia. Una seconda aspirazione fu l espansione militare in Africa per creare colonie di popolamento. Nel 1935 fu dichiarata guerra all Etiopia che dal tempo del governo Crispi era stato oggetto delle mire coloniali italiane. Nel 1936 la guerra era conclusa, e Mussolini poté proclamare la costituzione dell Impero. Ma la guerra contro l Etiopia ebbe l effetto di isolare diplomaticamente l Italia, alla quale furono applicate le << sanzioni >> della Società delle Nazioni. Mussolini reagì avvicinandosi alla Germania nazista ; i rapporti tra il regime fascista e quello nazista si intensificarono nel giro di pochi anni. Nel 1936 in Spagna, il Fronte popolare costituito da repubblicani socialisti e comunisti, vinse le elezioni. I ceti borghesi e l esercito scatenarono una sanguinosissima guerra civile che si concluse nel 39 con la sconfitta del Fronte e la costituzione di un regime sotto la guida del generale Franco.
17 Nel corso della guerra, Germania e Italia inviarono consistenti aiuti al generale Franco. I legami tra il regime fascista e quello nazista si facevano sempre più stretti. Nel 1936 i due regimi proclamarono l Asse Roma - Berlino e nel 1938 Mussolini accettò l Anschluss, l annessione dell Austria alla Germania, alla quale si era opposto con successo quattro anni prima. Nel maggio del 1939 Germania e Italia firmarono il Patto d Acciaio, un alleanza che impegnava i due Paesi ad intervenire in aiuto reciproco in caso di guerra, sia difensiva che offensiva. Il rafforzamento dei vincoli fra i due regimi portò all introduzione anche in Italia delle leggi razziali (1938 ) contro gli ebrei. * Confino : pena consistente nell obbligo imposto dal regime fascista al condannato di trasferirsi lontano dalle città principali per evitare la propaganda politica antifascista. * Deflazione : Riduzione determinata da misure governative della massa dei mezzi di pagamento in circolazione con conseguente rivalutazione della moneta e aumento del suo potere d acquisto. * Inflazione : Aumento dei mezzi di pagamento che in quanto non richiesto dal mercato, porta alla diminuzione del potere d acquisto dell unità monetaria. LA SECONDA GUERRA MONDIALE (vedi eventi chiave) L ITALIA DOPO IL FASCISMO - LA REPUBBLICA Liberata ed unificata nel 45 dagli alleati e dall insurrezione partigiana, l Italia si trovò ad affrontare i problemi postbellici, in primis l economia, quindi, nel Mezzogiorno, la malavita legata al contrabbando ed alla borsa nera. Le forze politiche che si candidavano alla guida del Paese erano le stesse che erano state protagoniste della lotta politica tra la fine della Prima guerra mondiale e l avvento della dittatura fascista. Era convinzione comune, comunque, che il dopoguerra avrebbe visto in primo piano i partiti di massa, soprattutto quelli della sinistra operaia. Il Partito socialista, lo PSIUP era tutt altro che compatto e si poneva in una posizione intermedia fra il PCI ed i partiti borghesi. Al contrario, il Partito Comunista traeva forza dal proprio contributo offerto alla lotta antifascista. Il nuovo partito che Togliatti aveva cercato di costruire dopo la svolta di Salerno era molto diverso dal piccolo ed intransigente partito lenista. Fra gli altri partiti, l unico in grado di competere con comunisti e socialisti era la Democrazia cristiana. La DC si richiamava direttamente all esperienza del Partito popolare di Sturzo: il gruppo dirigente, a cominciare dal segretario De Gasperi, veniva in buona parte da quel partito. Il partito liberale, che raccoglieva la classe dirigente prefascista, poteva contare sulla grande industria e sui proprietari terrieri. La destra vera e propria appariva politicamente fuori gioco nel clima del dopo liberazione. Un ruolo importante fu svolto anche dalla Confederazione generale italiana del lavoro (CGIL). Le tre componenti - socialista, comunista e cattolica - erano rappresentate pariteticamente negli organi dirigenti, ma erano squilibrate come peso numerico - i comunisti erano i più numerosi.
18 La prima occasione di confronto fra i partiti si presentò al momento di scegliere il successore di Bonomi; i partiti si trovarono d accordo sul nome di Parri, leader del giovane e piccolo Partito d Azione, sorto nel 45. Parri cercò di promuovere un processo di normalizzazione del Paese annunciando una serie di provvedimenti volti a colpire con forti tasse le grandi imprese. Ma in questo modo suscitò l opposizione delle forze moderate, in particolare del PLI, che ritirò la fiducia al Governo determinandone la caduta. La DC riuscì allora ad imporre De Gasperi, ma PCI e PSIUP volevano subito rompere il Governo perché speravano in un successo elettorale. Il Governo, infatti, aveva fissato al 2 giugno 1946 la data per le elezioni dell Assemblea costituente, le prime in cui avevano diritto di voto anche le donne. I cittadini, quello stesso giorno sarebbero stati chiamati a decidere, mediante referendum, se mantenere la monarchia o passare alla Repubblica. Vittorio Emanuele III tentò di risollevare le sorti della dinastia sabauda, abdicando in favore del figlio Umberto II, ma nelle votazioni la Repubblica si affermò con un margine abbastanza netto; Umberto II partì per l esilio in Portogallo. La DC si affermò come il primo partito, seguita a notevole distanza dal PSIUP (socialisti) e dal PCI. Dopo le elezioni, democristiani, socialisti e comunisti si accordarono sull elezione del primo e provvisorio presidente della Repubblica, il liberale De Nicola, e diedero vita ad un secondo governo De Gasperi, basato sull accordo fra i tre partiti di massa. Ma la coabitazione non eliminava i motivi di contrasto fra la DC e le sinistre. Mentre la DC tendeva sempre più ad assumere il ruolo di garante dell ordine sociale e della collocazione del Paese nel campo occidentale, i comunisti si ponevano più risolutamente alla testa delle lotte operaie e contadine ed accentuavano il loro allineamento all URSS. A fare le spese di questa radicalizzazione fu il Partito socialista : si erano delineati nel PSIUP due schieramenti contrapposti. Il primo, con a capo Nenni, era favorevole all unità d azione col PCI e puntava sull impossibile alleanza fra l URSS e le potenze occidentali. Il secondo, guidato da Saragat, si batteva per un allontanamento dei legami col PCI e non nascondeva la sua ostilità verso il comunismo sovietico. Nel 47 il gruppo di Saragat decisero di abbandonare il PSIUP, che intanto riassunse il nome PSI, e fondarono un nuovo partito, il PSli, che qualche anno dopo cambio il nome in Partito socialdemocratico italiano. Questa scissione, detta di Palazzo Barberini, provocò una crisi di Governo e la formazione di un nuovo gabinetto tripartito (DC, PSI, PCI) presieduto sempre da De Gasperi, il quale poco dopo diede le dimissioni a causa dei contrasti nella maggioranza e, ottenuto il reincarico, formò un Governo di soli democristiani che limitava così ai soli cattolici i potere, mandando anche la sinistra all opposizione. I contrasti politici culminati nell esclusione delle sinistre dal Governo non impedirono di superare le prime due fasi vitali del Paese, ovvero la conclusione del trattato di pace ed il varo della Costituzione. L Assemblea costituente cominciò i lavori il 24 giugno 1946 e li concluse il 22 dicembre 1947, presentando un testo costituzionale che entrò in vigore a partire dal 1 gennaio Tale Costituzione dava vita ad un sistema di tipo parlamentare, col Governo responsabile di fronte alle due Camere (Camera e Senato) titolari del potere legislativo, entrambe elette a suffragio universale ed incaricate di eleggere un Capo dello Stato con mandato settennale. Era inoltre previsto che una Corte costituzionale vigilasse sulla conformità delle leggi alla Costituzione. La Costituzione repubblicana fu l ultima manifestazione significativa della collaborazione fra le forze antifasciste. Dal 48 infatti, i partiti si impegnarono in una gara sempre più accanita per conquistarsi i voti dell elettorato. Caratteristica di questa campagna elettorale fu la polarizzazione fra due schieramenti contrapposti: quello di opposizione, egemonizzato dal PCI, e quello di Governo, guidato dalla DC e comprendente anche PSli e PRI. Nella sua campagna elettorale la DC poté contare su due fattori chiave, ovvero la Chiesa e gli Stati Uniti, i quali avevano minacciato di sospendere gli aiuti del Piano Marshall in caso di vittoria della sinistra. Il partito Cattolico stravinse ottenendo quasi il 50% dei voti e la maggioranza assoluta dei seggi alla Camera. La delusione dei militanti di sinistra si espresse il 14 luglio del 48, quando Togliatti fu vittima di un attentato dal quale ne uscì gravemente ferito; in tutte le principali città i comunisti scesero in piazza scontrandosi con le forze dell ordine. Un altra conseguenza fu la rottura della convivenza fra le forze politiche all interno del sindacato. La decisione della maggioranza socialcomunista di proclamare sciopero generale per protesta contro l attentato a Togliatti diede alla componente cattolica l occasione
19 per staccarsi e dar vita ad una nuova confederazione, il CISL; seguì poi il distacco anche di repubblicani e socialdemocratici che fondarono la UIL. Con le elezioni del 48 gli elettori italiani non solo scelsero il partito che avrebbe governato il Paese, ma anche un sistema economico e di una collocazione internazionale. Mentre le sinistre si impegnavano in un impopolare battaglia contro il piano Marshall, Einaudi attuava una manovra economica che aveva come scopi principali la fine dell inflazione, il ritorno alla stabilità monetaria ed il risanamento del bilancio statale. La manovra si attuò su tre distinti livelli: inasprimenti fiscali e tariffari, svalutazione della lira e restrizione del credito, che limitò la circolazione della moneta e costrinse imprenditori e commercianti a gettare sul mercato le scorte. Il trattato di pace fra l Italia ed i Paesi alleati fu firmato a Parigi. L Italia era considerata come Paese sconfitto e come tale doveva pagare le riparazioni di guerra, ridurre le forze armate e rinunciare a tutte le colonie; quest ultimo punto fu doloroso solo sul versante orientale, occupato dagli jugoslavi nel 45, i quali avevano preso parte della Venezia Giulia e che rivendicavano Trieste. L Istria fu data alla Jugoslavia, mentre la fetta di terra di Capodistria e Trieste fu dichiarata Territorio libero, poi diviso in due parti ed occupato sempre dagli jugoslavi e dagli alleati. Solo nel 1975, col trattato di Osimo, l Italia si riappropriò effettivamente di Trieste. Per un Paese sconfitto il problema maggiore era quello della scelta di campo fra i due blocchi che si fronteggiavano ora a livello mondiale. La scelta italiana fu fortemente condizionata dall essere stata zona di occupazione alleata e dall accettazione del Piano Marshall: alla fine del 48 furono gettate le basi per l ingresso italiano nel Patto Atlantico, nato nel 49, e nella NATO. I cinque anni della prima legislatura ( ) vide la DC puntare sull alleanza coi partiti laici minori; associò ai suoi governi, sempre presieduti da De Gasperi, rappresentanti del PLI, del PRI e del PSDI. Fu questa la formula del centrismo che vedeva una DC molto forte occupare il centro dello schieramento politico, lasciando fuori della maggioranza sia la sinistra sia l estrema destra. L iniziativa più importante del periodo centrista fu la riforma agraria attuata nel 50, che fissava norme per l esproprio ed il frazionamento di una parte delle grandi proprietà terriere. Se lo scopo della riforma era quello di rimuovere una causa di scontento e di protesta sociale l obbiettivo più a lungo termine stava nell incrementare la piccola impresa agraria. La riforma tuttavia non servì a bloccare quel fenomeno di migrazione dalle campagne verso le città. Contemporaneamente alla riforma agraria, fu varata un altra legge, quella della Cassa per il Mezzogiorno, un nuovo ente pubblico che aveva lo scopo di promuovere lo sviluppo economico e civile delle regioni meridionali attraverso il finanziamento statale per le industrie localizzate nelle aree depresse. Seguirono la legge Fanfani sul finanziamento alle case popolari e la Riforma Vanoni, ovvero l obbligo della dichiarazione annuale dei redditi. I partiti di sinistra e la CGIL reagirono mobilitando le masse operaie in una serie di scioperi e manifestazioni a cui il Governo rispose intensificando l uso dei mezzi repressivi. Costretti a fronteggiare sia la destra che la sinistra, De Gasperi ed i suoi alleati tentarono nel 53 una modifica dei meccanismi elettorali in senso maggioritario. Il sistema scelto fu quello di assegnare il 65% dei seggi alla Camera a quel gruppo di partiti apparentati che ottenesse la metà più uno dei voti. Dal momento che né la sinistra né la destra erano in grado di ottenere tale risultato, il sistema sembrava perfetto per la maggioranza tanto che fu coniata legge truffa. Ma nelle elezioni, la coalizione di governo fu sorprendentemente sconfitta: sia la DC sia i suoi alleati persero voti rispetto al 48 mancando l obbiettivo del 50%.. Fallito, con le elezioni del 53, il tentativo di stabilizzare la coalizione centrista attraverso la legge truffa, il Paese cominciava a modernizzarsi e la ripresa economica si consolidava, anche grazie all adesione al mercato comune europeo, nel Tuttavia questo fenomeno non si tradusse in una modifica degli equilibri di governo. Dimessosi De Gasperi nel 53 in seguito ad un voto contrario della Camera, i successivi governi a guida democristiana continuarono ad appoggiarsi sull esigua maggioranza quadripartita, rafforzata, in qualche caso da monarchici e neofascisti. Gli anni della seconda legislatura repubblicana ( ) portarono parecchi cambiamenti anche all interno dei partiti più importanti. Nella DC le elezioni del 53 segnarono non solo la sconfitta di De Gasperi, ma anche la progressiva emarginazione del gruppo dirigente e l emergere della nuova
20 generazione che vedeva le sue stelle in Aldo Moro, Taviani e Fanfani. Diventato nel 54 segretario della DC, Fanfani cercò di rafforzare il partito collegandolo all emergente industria di Stato ed in particolare all ENI di Mattei. Sul piano delle alleanza di governo, la DC non mutò la linea centrista di De Gasperi. Soprattutto, dopo le elezioni presidenziali del 55 che videro la vittoria di Gronchi, democristiano di sinistra sostenuto da parte della DC, dai socialisti e dai comunisti, si manifestò la consapevolezza della fragilità della coalizione quadripartita ed una nuova attenzione a quanto stava cambiando nella sinistra, in particolare nel Partito socialista. Già negli anni 54-55, il PSI aveva iniziato una cauta revisione della politica, aveva allentato i legami col PCI ed auspicato l aprirsi di un dialogo con i cattolici. La denuncia dei crimini di Stalin al XX Congresso del Partito comunista e l invasione sovietica in Ungheria costituirono un trauma per tutti i militanti di sinistra. Ma mentre il PCI si mantenne fedele al modello sovietico, il PSI se ne distacco. Fu lo stesso Nenni a guidare la svolta poi premiata dall elettorato, dando il via alle premesse politiche per l apertura a sinistra. DAL 1958 AL 68 - DAL BOOM ECONOMICO ALL AUTUNNO CALDO Fra il 1958 ed il 1963 giunse al culmine il processo di crescita economica iniziato dal Furono questi gli anni del miracolo economico. Molti erano i fattori che avevano promosso il miracolo: la congiuntura internazionale favorevole, la politica di libero scambio sancita dall adesione alla CEE, la modesta entità del prelievo fiscale e soprattutto lo scarto che si venne a creare fra l aumento della produttività ed il basso livello dei salari.. Fu dunque questo il periodo in cui l Italia divenne un Paese pienamente industriale. La crescita dei consumi fu resa possibile dall aumento generalizzato delle retribuzioni che si verificò a partire dalla fine degli anni 50. Il calo della disoccupazione, conseguenza dello sviluppo economico, accrebbe la capacità dei lavoratori di ottenere notevoli miglioramenti salariali. Questi aumenti ebbero però l effetto di ridurre i margini di profitto e di mettere in moto un processo inflazionistico. Così, nel il miracolo italiano subì una battuta d arresto. Gli investimenti si ridussero drasticamente e lo sviluppò subì una brusca frenata. In coincidenza col boom industriale, la società italiana subì una serie di profonde trasformazioni; col miracolo economico l Italia si lasciò alle spalle le strutture ed i valori della società contadina ed entrò nella civiltà dei consumi. Il fenomeno più importante di questi anni fu il massiccio esodo dal Sud al Nord del Paese e dalle campagne verso le città. Le grandi migrazioni interne e la rapida urbanizzazione erano indubbiamente il segno di un progresso economico del Paese, ma l espansione delle città avvenne in forme caotiche, senza un adeguato intervento dei poteri pubblici. I due simboli più emblematici di questo progresso furono sicuramente la televisione e l automobile. I mutamenti economici e sociali suscitati dal miracolo italiano si accompagnarono all inizio degli anni 60, all allargamento delle basi del sistema politico, attraverso l ingresso dei socialisti nell area di governo. La svolta maturò in seguito ad una serie di avvenimenti drammatici. Nel 1960 il democristiano Tambroni, non riuscendo a trovare l accordo con socialdemocratici e repubblicani formò ugualmente un governo monocolore con l appoggio del MSI. Tambroni fu costretto a dimettersi dalla stessa DC. Con lui cadde ogni ipotesi di un governo appoggiato dall estrema destra. Fu formato un nuovo governo monocolore presieduto da Fanfani, che ottenne però l astensione in Parlamento dei socialisti, dando così il via alla stagione politica del centrosinistra. La nuova alleanza fu sancita dal congresso della DC nel 62 grazie ad Aldo Moro. Un nuovo governo Fanfani proprio del 62 era composto da DC, PRI e PSDI e si presentò con un programma concordato col PSI. Fu in questa fase che il centrosinistra ottenne i risultati migliori: la nazionalizzazione dell industria elettrica fu portata a compimento nel 62 con la creazione dell ENEL, mentre nel 63 fu approvata la legge che istituiva la scuola media unica, abolendo così gli istituti di avviamento professionale. I contrasti nella maggioranza furono esasperati dall esito delle elezioni dell aprile del 63: perdita di voti della DC e del PSI, successo di liberali (contrari all apertura a sinistra) e rafforzamento dei comunisti. Si faceva sempre sentire il peso delle forze ostili al centrosinistra che, oltre alla destra economica, contavano anche le alte gerarchie militari, tanto che nel 64 si diffusero le voci di un possibile colpo di Stato
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