Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI delegato in data 11/09/2009
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1 ATTO CAMERA INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/04037 Dati di presentazione dell'atto Legislatura: 16 Seduta di annuncio: 213 del 14/09/2009 Firmatari Primo firmatario: FARINA GIANNI Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO Data firma: 11/09/2009 Destinatari Ministero destinatario: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI delegato in data 11/09/2009 Stato iter: CONCLUSO il 31/03/2010 Partecipanti allo svolgimento/discussione RISPOSTA GOVERNO 31/03/2010 MANTICA ALFREDO SOTTOSEGRETARIO DI STATO AFFARI ESTERI Fasi iter: RISPOSTA PUBBLICATA IL 31/03/2010 CONCLUSO IL 31/03/2010 Atto Camera Interrogazione a risposta scritta presentata da GIANNI FARINA lunedì 14 settembre 2009, seduta n.213 GIANNI FARINA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che: la Procura di Zurigo ha aperto questa estate un'azione giudiziaria a carico del signor Antonio Giacchetta, già responsabile del Patronato INCA dell'ufficio di Zurigo, (una delle organizzazioni di tutela e assistenza ai nostri connazionali in Svizzera, in Europa e nel mondo, la cui opera è universalmente apprezzata e appare oggi eventualmente vittima, unitamente ai connazionali interessati, di un raggiro criminoso da parte di un suo dipendente - decaduto dalle sue funzioni al primo emergere dei fatti - tale da aprire una
2 attenta riflessione sulla catena di controllo interno degli incaricati di operazioni di particolare delicatezza) per verificare la veridicità di sue gravi responsabilità per essersi trattamento indebitamente degli averi di cassa pensione (in Italia equivale al «trattamento di fine rapporto») di numerosi cittadini italiani residenti nella Confederazione elvetica, i quali gli avevano affidato - consapevolmente o non e attraverso procedure alquanto singolari - le loro pratiche pensionistiche; data l'entità del fenomeno, che secondo una stima non ufficiale pare riguardi un centinaio di casi per una somma complessiva di circa 20 milioni di franchi svizzeri (circa 13 milioni di euro), le operazioni finanziarie condotte dal signor Antonio Giacchetta, richiedevano procedure e modalità appropriate, alcune delle quali presso il Consolato generale d'italia in Zurigo, per permettere in primo luogo agli enti gestori delle casse pensioni svizzere di ottemperare alle richieste di riscossione del capitale da parte degli assicurati, capitale successivamente versato su conti correnti bancari intestati al signor Antonio Giacchetta, e in secondo luogo, agli istituti bancari di versare dai suddetti conti una rendita mensile ai cittadini e alle cittadine indicati dal signor Giacchetta come titolari di un'inedita rendita pensionistica; il caso è esploso quando alcuni titolari della rendita di cassa pensione non si sono visti più accreditare sul loro conto corrente bancario l'abituale importo mensile e hanno deciso di denunciare pubblicamente l'accaduto -: se siano state rilevate irregolarità nel corso degli ultimi 6-7 anni presso l'ufficio del Consolato generale d'italia in Zurigo, autorizzato a rilasciare atti ufficiali, con timbro del Consolato generale d'italia in Zurigo e firma del funzionario preposto, nonché ad attestare l'autenticità della firma consensuale del legittimo beneficiario, da esibire agli enti gestori dei fondi di cassa pensione ai fini della restituzione del capitale appartenente al titolare del premio di previdenza sociale; se, in considerazione dei fatti sopra esposti, sia stata avviata un'indagine ispettiva presso il Consolato generale d'italia in Zurigo per verificare eventuali irregolarità compiute nel corso degli ultimi 6-7 anni presso l'ufficio del Consolato generale d'italia in Zurigo, autorizzato a rilasciare atti ufficiali, con timbro del Consolato generale d'italia in Zurigo e firma del funzionario preposto, da esibire agli enti gestori dei fondi di cassa pensione ai fini della restituzione del capitale appartenente al legittimo titolare del premio di previdenza sociale; se, in presenza di accadimenti di una tale gravità, verificatisi attraverso metodi perlomeno inabituali, (la riscossione del capitale della cassa pensione riguarda, generalmente, ogni singolo beneficiario, e sembra che non tutte le casse abbiano avvalorato l'inedita procedura) le istituzioni italiane, a tutela dei loro cittadini, abbiano intraprese o intendano intraprendere le necessarie iniziative presso le competenti autorità locali per verificare eventuali responsabilità delle stesse casse pensioni nel non aver proceduto ai necessari controlli di fattibilità e regolarità di ogni singola operazione che, da quanto emerge, ha messo a repentaglio i fondi pensione accumulati dai nostri connazionali; se, data la grave situazione finanziaria di tanti nostri connazionali, determinata dagli accadimenti sopradescritti, il Ministro interrogato non possa prevedere un intervento di sostegno economico nel tempo (un fondo straordinario), sino alla definizione delle responsabilità in sede giudiziaria, a favore dei nostri connazionali colpiti a cui viene a mancare un pilastro fondamentale per la loro esistenza. ( )
3 Atto Camera Risposta scritta pubblicata mercoledì 31 marzo 2010 nell'allegato B della seduta n. 303 All'Interrogazione presentata da GIANNI FARINA Risposta. - In data 23 ottobre 2008, il consolato generale d'italia a Zurigo ha provveduto a segnalare alla procura della Repubblica presso il tribunale di Roma un esposto del connazionale Andrea Gianelli. Quest'ultimo, il 17 luglio 2008, aveva infatti ricevuto una lettera da parte della propria cassa pensionistica in cui si comunicava che il suo fondo pensionistico integrativo, pari ad oltre franchi svizzeri, sarebbe stato depositato su un conto corrente della banca AKB di Bremgarten (Cantone Argovia) intestato a INCA - Giacchetta (all'epoca, responsabile dell'ufficio del patronato INCA di Zurigo). Dopo aver bloccato il trasferimento, il Signor Gianelli aveva verificato presso la cassa pensionistica in parola che il bonifico era stato ordinato sulla base di un mandato di pagamento nel quale la sua firma e quella della consorte erano state falsificate e corredate da timbri consolari. Il 21 agosto 2008, i coniugi Giannelli si erano recati in consolato, dichiarando che le loro firme erano appunto state falsificate, che non si erano mai presentati in consolato per farle autenticare e che alta data riportata sul documentò erano in vacanza in Italia. Di conseguenza, l'allora console generale aveva subito avviato gli opportuni accertamenti presso le varie parti coinvolte (non agevoli anche per questioni di «privacy») e aveva nel contempo ripetutamente interpellato il signor Giacchetta. Solo l'8 ottobre 2008, il responsabile INCA ammetteva finalmente per iscritto di essere stato l'autore delle falsificazioni perpetrate, circostanza evidenziata nella suddetta segnalazione consolare del 23 ottobre 2008 alle istanze italiane, dopo aver esperito le necessarie, ulteriori verifiche interne. Va sottolineato che, contrariamente a quanto è stato pubblicato su alcuni organi di stampa, la procedura per le pratiche di pensionamento curate dai patronati all'estero non comporta alcuna «raccolta di deleghe presso il consolato», tutt'al più l'autenticazione della firma dell'interessato. Quest'ultimo deve presentarsi personalmente presso la sede consolare e, previa identificazione, firmare in presenza dell'addetto il quale controfirmerà apponendo sul carteggio il proprio timbro personale, il timbro di «autentica di firma» con gli estremi del documento di identità e il timbro tondo (sigillo), nonché la vignetta di gratuità ove previsto dalla normativa vigente. A seguito dell'esposto inviato dal Consolato generale a Zurigo, il ministero degli affari esteri ha provveduto a segnalare i fatti al ministero del lavoro e delle politiche sociali, competente per legge in materia di sorveglianza sui patronati in Italia e all'estero, il quale a sua volta ha informato la sede nazionale a Roma dell'inca. Sulla base dei successivi controlli interni, il patronato INCA a Zurigo ha provveduto, il 18 gennaio 2009, ad interrompere il rapporto di lavoro con il signor Giacchetta ed il giorno seguente ha segnalato i fatti alla procura di Zurigo. L'8 marzo 2009 l'inca-svizzera ha emesso un comunicato stampa in cui segnalava di aver «disdetto il rapporto di lavoro con il direttore dell'ufficio del patronato INCA di Zurigo» dopo aver «verificato la fondatezza» delle irregolarità segnalate dal Ministero degli affari esteri. Tramite il proprio legale, il signor Giacchetta ha ottenuto l'immediata inibizione alla pubblicazione di tale comunicato da parte della stampa locale. Nel corso dell'inchiesta avviata dalla procura di Zurigo - secondo quanto segnalato da connazionali coinvolti - nell'aprile 2009 sono stati bloccati i conti correnti del signor Giacchetta. A luglio il predetto è stato sottoposto a misure di custodia cautelare e si trova
4 attualmente nel carcere di Kloten (Canton Zurigo). A partire dallo scorso mese di maggio, circa una dozzina di connazionali si sono presentati presso il nostro consolato generale a Zurigo per segnalare di aver denunciato il signor Giacchetta alla procura di Zurigo. I predetti, infatti, dallo scorso aprile non hanno più ricevuto le loro rendite mensili relative alla pensione integrativa e, informandosi presso le rispettive casse pensionistiche, hanno scoperto che il loro capitale era stato a suo tempo trasferito su un conto corrente intestato a INCA-Giacchetta sulla base di un mandato di pagamento corredato dalla loro firma (falsificata) e da presunti timbri consolari. I pagamenti mensili ricevuti fino ad aprile provenivano direttamente dal signor Giacchetta e non dalle casse pensionistiche. Certo suscita delle perplessità il fatto che le casse pensione svizzere coinvolte (e le rispettive banche) abbiano potuto procedere al trasferimento di somme anche ingenti senza avvertire l'esigenza (tranne nel caso Gianelli) di interpellare, o almeno informare, gli utenti. È un aspetto che le competenti autorità svizzere potranno opportunamente chiarire. Anche in ciascuna di tali occasioni, il nostro consolato generale a Zurigo ha subito trasmesso singolarmente gli esposti dei predetti connazionali alla procura della Repubblica di Roma per le determinazioni di competenza, informandone, per conoscenza, il Ministero degli affari esteri. Le circostanze della vicenda escludono, in base alle informazioni finora disponibili, un coinvolgimento del consolato generale, che appare anzi essere vittima della truffa nella misura, in cui sarebbero stati falsificati timbri e firme dello stesso ufficio. Il consolato generale ha provveduto, come detto, a segnalare all'autorità giudiziaria italiana gli elementi venuti a sua conoscenza, in quanto riferiti da alcune vittime della truffa. La vicenda e i possibili reati contro lo Stato italiano si pongono in un ambito d'indagine giudiziaria. Si informa che alcuni connazionali coinvolti nella vicenda, dopo una prima riunione svoltasi presso la «Casa d'italia» di Zurigo lo scorso 12 settembre 2009, hanno formalmente costituito, il 17 settembre 2009, un Comitato per la difesa delle famiglie vittime della truffa alla cassa pensione che al momento riunisce 37 famiglie. Il Comitato intenderebbe coordinare le azioni legali per il recupero delle somme sottratte, nonché sensibilizzare le istituzioni italiane e locali al fine di ottenere sostegno e forme di assistenza. Il nostro consolato generale a Zurigo ha immediatamente informato il Comitato di essere disponibile a concedere sussidi, secondo le disposizioni vigenti, su richiesta dei singoli interessati ed ha invitato gli stessi a rivolgersi all'ufficio assistenza sociale del consolato. A tale riguardo questo Ministero degli affari esteri ha già provveduto ad accordare una integrazione sul relativo capitolo di bilancio del consolato generale. Durante la riunione del direttivo del Comitato tenutasi il 24 settembre 2009, sempre presso la «Casa d'italia», il nostro consolato generale a Zurigo - invitato a partecipare per fornire informazioni utili - ha comunicato di aver inviato alle competenti autorità elvetiche richiesta di «congelare» eventuali ingiunzioni di pagamento a carico delle vittime della truffa per imposte relative alla pensione integrativa. Ha inoltre fatto presente di aver sensibilizzato la «Fondazione Giovanni Iviglia», che eroga borse di studio a persone in difficoltà finanziaria, al fine di agevolare per quanto possibile le richieste provenienti da soggetti coinvolti nel «caso Giacchetta» con figli in età scolare. Ad oggi, sono nove i sussidi richiesti e subito concessi dal consolato generale, mentre un paio sono in corso d'esame. Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica. Classificazione EUROVOC: CONCETTUALE: aiuto economico, amministrazione locale, azione giudiziaria, sicurezza sociale, situazione finanziaria, sostegno economico, Svizzera
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