A CASE-CONTROLLED STUDY INVESTIGATING HEALTH, MANAGEMENT AND BEHAVIOURAL FEATURES OF HORSES COMMONLY DESCRIBED AS HEADSHAKERS. Riassunto.

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1 Ippologia, Anno 12, n. 3, Settembre UNO STUDIO COMPARATIVO CON SOGGETTI DI CONTROLLO CONCERNENTE LO STATO DI SALUTE, LA GESTIONE E GLI ASPETTI COMPORTAMENTALI DEI CAVALLI DEFINITI COME HEADSHAKER * A CASE-CONTROLLED STUDY INVESTIGATING HEALTH, MANAGEMENT AND BEHAVIOURAL FEATURES OF HORSES COMMONLY DESCRIBED AS HEADSHAKERS KATY D. TAYLOR 1, BSc (Hons) - SAM COOK 2, BSc (Hons) - DANIEL S. MILLS 1, BVSc MRCVS 1 Animal Behaviour, Cognition and Welfare Group, Faculty of Applied Sciences, De Montfort University Lincoln, Caythorpe, Lincs NG32 3EP UK 2 Dept. of Medical Statistics, Faculty of Computing Sciences and Engineering, De Montfort University, Leicester LE1 9BH, UK Riassunto Si esprimono molti pareri sui probabili fattori di rischio associati all headshaking, sebbene non siano stati valutati fino ad ora con rigore scientifico. Per questo motivo si è condotto uno studio comparativo con gruppo di controllo su 83 coppie di cavalli (soggetti headshaker abbinati a soggetti non-headshaker) appartenenti alla categoria generica dei cavalli da sella. I risultati suggeriscono che i soggetti headshaker possono presentare un rischio lievemente superiore per lo sviluppo di allergie di tipo non respiratorio, ma non si è rilevato che i fattori gestionali, in generale, siano significativi per la manifestazione del disturbo. I proprietari di cavalli headshaker erano più inclini ad utilizzare terapie non convenzionali come l omeopatia e a considerare l intervento di osteopati per il trattamento dei propri cavalli. Ciò potrebbe essere una conseguenza del fatto che non hanno ottenuto una risposta valida per il trattamento della condizione comunemente definita come headshaking nell ambito della clinica veterinaria tradizionale. Confrontando tra loro i sintomi manifestati dai soggetti dei due gruppi emerge che molti segni comportamentali riferiti all headshaking compaiono soltanto raramente, o non compaiono affatto, nei cavalli non descritti come headshaker dai proprietari. Questi risultati sono in accordo con l ipotesi che sostiene che l headshaking sia un segno di dolorabilità alla testa, piuttosto che una condizione comportamentale o uno stato reattivo. In tal caso si deve porre attenzione alle diverse potenziali cause del disturbo in oggetto. Nella formulazione della diagnosi un attenta disamina della sintomatologia presentata dall animale, la risposta agli interventi terapeutici e un accurata anamnesi si rivelano strumenti più utili della valutazione delle pratiche gestionali e della dieta. Summary There is much opinion about putative risk factors associated with headshaking, however these factors have not been investigated in a rigorous scientific manner to date. A case-control study involving 83 pairs (headshaker and matched non-headshaker control) of general-purpose riding horses was therefore conducted. The results suggest that headshakers may be at a slightly higher risk of developing non-respiratory allergies, but management factors, in general, were not found to be significant in the occurrence of the disorder. The owners of headshakers were more likely to use non- conventional therapies such as homeopathy and back specialists for treating their horses. This might be a consequence of their frustration with failed attempts to find successful conventional veterinary treatments for the headshaking condition. Comparison of the symptoms of the two groups suggested that many of the behavioural signs associated with headshaking are reported to occur only rarely if at all in horses not described as headshakers by their owners. These results are consistent with the hypothesis that headshaking is a sign of head pain rather than a behavioural or reactive state. In this case attention should be paid to different potential causes of such a potential complaint. A careful exploration of the horses symptomatology, response to trial treatments and history may be more useful aids to a diagnosis than examination of current management practices and diet. *I termini headshaker e headshaking non vengono tradotti nel testo in quanto terminologia accettata a livello internazionale; headshaking (lett. Scuotimento della testa) indica un comportamento tipico del cavallo, riferibile ad un movimento di scuotimento della testa improvviso ed incontrollato; headshaker (lett. Soggetto che scuote la testa) indica un cavallo che mostra tale comportamento con elevata frequenza e/o intensità, in modo così appariscente da garantirgli la denominazione in oggetto [ndt].

2 30 Uno studio comparativo dei cavalli concernente l headshaker INTRODUZIONE L headshaking è una condizione scarsamente compresa che affligge il cavallo montato e che consiste nell improvviso ed incontrollato scuotimento della testa. Molti casi sono considerati idiopatici, ma si è ipotizzato che i cavalli headshaker siano più inclini ad avere disturbi immuno-mediati come la bronchite ostruttiva cronica (COPD, Chronic Obstructive Pulmonary Disease), patologie respiratorie e forme allergiche (Mair e Lane 1993). Si è anche suggerito che le pratiche gestionali e le modalità di stabulazione, la dieta (soprattutto l eccesso di cibo e la carenza di esercizio fisico) ed il tipo di utilizzo (dressage e salto) possano giocare un ruolo nell esacerbazione della condizione (Cook 1980b; 1992). Al fine di stabilire se qualcuno di questi ipotetici fattori di rischio fosse significativo per l headshaking, è stato effettuato uno studio clinico comparativo con soggetti di controllo confrontando la prevalenza di tali fattori così come riportata in cavalli headshaker e in cavalli non-headshaker selezionati opportunamente in base al grado di similitudine con i corrispettivi headshaker e provenienti dalla stessa zona. Inoltre si è cercato di stabilire la prevalenza dei comportamenti ritenuti tipici dei soggetti headshaker in cavalli descritti come non-headshaker, e cioè di definire con maggior accuratezza i segni tipici della condizione contro una generica descrizione del cavallo come un soggetto headshaker. MATERIALI E METODI I proprietari i cui cavalli presentavano i requisiti riferibili all headshaking e che avevano già aderito al National Equine Headshaking Survey (Mills e Geering 1997, Mills et al., in stampa) furono contattati per posta e fu loro richiesto di riempire un questionario appositamente formulato per i soggetti comunemente non ritenuti come headshaker. Si chiese ai proprietari di scegliere un soggetto di controllo basandosi sull analogia delle caratteristiche fisiche e sulla vicinanza geografica rispetto al cavallo problematico. Si registrarono i dati relativi alla razza, al sesso, all età, all altezza al garrese, all utilizzo del cavallo (competizioni o passeggiate), sede e dimensioni del maneggio per entrambe le popolazioni, allo scopo di verificare il grado di compatibilità dei soggetti appaiati. Domande specifiche utili per il confronto riguardarono il carico di lavoro del cavallo, la sua gestione, la dieta, l anamnesi clinica ed il comportamento riferito all headshaking. Per raggiungere quest ultimo obiettivo si esaminò la prevalenza di 12 tratti comportamentali che sono generalmente attribuiti ai cavalli headshaker, e precisamente: headshaking a riposo, durante l esercizio e quando stimolato, headshaking verticale ed orizzontale, colpi di muso, agire come se un ape fosse appena volata via dal naso [mosca al naso, ndt], sbuffare, strofinare il muso a terra quando in stazione quadrupedale e durante il movimento, strofinare il muso su oggetti vari e colpire il muso con uno degli arti anteriori. Le domande con due opzioni di risposta sono state valutate usando un test di Mc- Nemar s test, il Q M, per coppie di campioni, che approssima alla distribuzione del chi-quadrato con un grado di libertà. Nel caso in cui si presumesse che una o più variabili arrivassero a cinque o ad un valore inferiore, è stato eseguito un test di Fisher. Il test di Bowker per la simmetria, Q B, è stato adottato per le domande con oltre due categorie di risposte. INTRODUCTION Headshaking is a poorly understood condition affecting the ridden horse, involving the sudden, uncontrolled tossing of the head. Many cases remain idiopathic, but it has been suggested that headshakers are more likely to have immune-related problems such as chronic obstructive pulmonary disease (COPD), respiratory disease and allergies (Mair and Lane 1993). It has also been suggested that management practices and stabling, diet (in particular over-feeding and under-exercise) and type of use (dressage and jumping) may play a role in exacerbating the condition (Cook 1980b; 1992). In order to establish whether any of these putative risk factors appear to be significant in headshaking, a casecontrolled study was carried out comparing the reported prevalence of these factors in headshakers and a similar non-headshaking subject from the same area. In addition we aimed to assess how prevalent the typical behaviours found in headshakers were in horses described as non-headshakers, i.e. the uniqueness of the signs to the general description of a horse as a headshaker. MATERIALS AND METHODS Owners of apparent headshakers who had already participated in the National Equine Headshaking Survey (Mills and Geering 1997, Mills et al., in press) were approached by post with a request to fill in an adapted version of the survey for a horse that was not thought to be a headshaker. Owners were requested to choose a control horse on the basis of its similar physical attributes and its geographical proximity to the problem horse. Data relating to the breed, sex, age, height, professional versus leisure use of the horse, locality and size of yard were recorded for both populations for the purposes of assessing the level of match between subjects. Specific questions for comparison addressed the horse s workload, management, diet, medical history and headshaking behaviour. The prevalence of 12 behaviours which are commonly referred to in the description of headshakers was used for this latter purpose. These were headshaking at rest, at exercise and when excited, vertical and horizontal headshaking, flipping the nose, acting like a bee just flew up the nose, snorting, rubbing the nose on the ground when stationary and when in motion, rubbing the nose on objects and striking at the nose with the foreleg. Questions with two response options were evaluated using a McNemar s test, Q M, for paired samples, which approximates to a chi-square distribution with one degree of freedom. Where one or more variables had an expected count of five or less, a Fisher s exact test was performed. Bowker s test for symmetry, Q B, was used for questions with more than 2 response categories. RESULTS 83 headshakers were successfully paired with an animal not considered to be a headshaker. The horses were well matched with regards to sex, breed, age, height, professiona-

3 Ippologia, Anno 12, n. 3, Settembre RISULTATI Si è riusciti ad appaiare 83 cavalli headshaker con soggetti che si riteneva non avessero le caratteristiche degli headshaker. I cavalli furono correttamente abbinati riguardo al sesso, alla razza, all altezza al garrese, al livello di prestazione richiesto, alla sede e alle dimensioni del maneggio, senza rilevare differenze significative tra i due gruppi in nessuna delle categorie sopra citate (p>0,05). Sebbene i cavalli siano stati appaiati tenendo in considerazione il livello di prestazione richiesto, essi non sono stati presuntivamente selezionati considerando le differenze d utilizzo, ma fu chiesto ai proprietari di specificare tutte le finalità d uso degli animali. Tra le diverse finalità d uso elencate, il 64% degli animali era impiegato per le passeggiate. Gli altri usi più comuni erano il dressage (27%), il salto ad ostacoli (25%) e il concorso completo di equitazione (21%). Altri usi erano riportati con una prevalenza inferiore al 16%. Si rilevò una differenza significativa tra i due gruppi rispetto alle passeggiate. 60 cavalli del gruppo di controllo (72%) erano utilizzati in passeggiata contro i 47 (57%) appartenenti al gruppo degli headshaker (Q M = 6,259, p = 0,012). Non si riscontrarono differenze significative nelle coppie di cavalli riguardo alla probabilità di essere utilizzati per il dressage (Q M = 0,39, p = 0,532) o il salto ad ostacoli (Q M = 2,13, p = 0,144). Non si rilevò nemmeno alcuna differenza tra i due gruppi per il numero complessivo di finalità d utilizzo per ciascun cavallo (Q B = 7,68, d.f. = 6, p = 0,936). Quindi, nessuno dei due gruppi era impiegato per più scopi, con la tendenza ad utilizzare i cavalli per due finalità. La maggior parte dei cavalli (78%) lavorava almeno 3 giorni a settimana e non si riscontrò una differenza significativa nella quantità di lavoro svolto nelle coppie di soggetti (Q B = 5,393, d.f. = 6, p = 0,494). Non vi erano differenze significative tra le coppie riguardo alle modalità di gestione, in quanto la maggior parte dei cavalli (86%) vive parzialmente in strutture coperte ed all aperto secondo il clima e la stagione (Q M = 0.143, p = 0,705). Non si rilevarono differenze significative tra le coppie relativamente ai programmi di sverminazione (Q B = 9,05, d.f. = 6, p = 0,171), alla regolarità dei controlli dentari (Q B = 7,333, d.f. = 6, p = 0,291) o alla rimozione dei peli tattili del muso, che era attuata da circa un quarto dei proprietari (Q M = 0,80, d.f. =1, p = 0,371). Non si rilevarono nemmeno differenze significative nella lettiera, essendo più diffusa la paglia, 42%, e i trucioli di legno, 40% (Q B = 8,67, d.f. =10, p = 0,564). Era più probabile che fosse la popolazione di soggetti affetti da headshaking a ricevere integratori a base di erbe (37% degli headshaker, 18% dei controlli; Q M = 9,85, p = 0,002). Non si rilevò nessun altra differenza significativa tra i due gruppi per nessun altro dei tipi di alimento elencati (p>0,05). Il 95% dei soggetti riceveva erba fresca e l 89% fieno. Il 62% era nutrito con foraggi trinciati o mangimi ad alto tenore di fibra, il 61% con mangimi composti, il 55% con polpe di bietola, il 39% riceveva integratori vitaminici ed il 37% semi o pellettati. Un alimentazione a base di fieno silo (20%), cariossidi di cereali (16%), frutta (10%), probiotici (9%) o altri tipi di alimento (12%) era meno comune. Non vi erano differenze significative tra le coppie riguardo il numero totale di alimenti dati a ciascun cavallo (Q B =23,09, d.f. = 45, p = 0,997); in media ciascun gruppo riceveva da 5 a 6 di tali alimenti nella dieta. lism of use, locality and size of yard, with no significant differences between the two groups in any of these categories (p>0.05). Whilst horses were matched for professional status, they were not presumptively matched for specific uses and owners were requested to specify all the pursuits for which their horses were used. Amongst other pursuits, 64% of horses were used for hacking out. The next most popular uses were dressage (27%), jumping (25%) and eventing (21%). Other pursuits were reported with a prevalence of less than 16%. There was a significant difference between the two groups with respect to hacking out. 60 control horses (72%) were used for hacking compared to 47 (57%) of the headshakers (Q M = 6.259, p = 0.012). There were no significant differences between the horse pairs with regard to the likelihood of being used for dressage (Q M = 0.39, p = 0.532) or jumping (Q M = 2.13, p = 0.144). There was also no difference between the groups for the total number of uses for each horse (Q B = 7.68, d.f. = 6, p = 0.936). Thus neither group was used in a more varied manner, with horses tending to be used for two pursuits. The majority of horses (78%) were worked at least 3 days a week and no significant difference was found between the pairs in the amount of work undertaken, (Q B = 5.393, d.f. = 6, p = 0.494). There were no significant differences between the pairs with regard to living arrangements, with the majority of horses (86%) having a mixed strategy of living inside and outside depending on the time of day and season (Q M = 0.143, p = 0.705). There was no significant difference between the pairs with regards to worming schedules (Q B = 9.05, d.f. = 6, p = 0.171), regularity of teeth checking (Q B = 7.333, d.f. = 6, p = 0.291) or removal of whiskers, which was practised by roughly a quarter of owners (Q M = 0.80, d.f. =1, p = 0.371). There was also no significant difference in bedding type, the most popular being straw, 42% and wood shavings, 40% (Q B = 8.67, d.f. =10, p = 0.564). Herbal supplements were more likely to be given to the headshaking population (37% of the headshakers, 18% of the controls; Q M = 9.85, p = 0.002). There were no other significant differences between the two groups for any of the other food types listed (p>0.05). 95% of subjects were provided with fresh grass and 89% hay. 62% were fed chop or hi-fi, 61% mixed concentrates, 55% beet, 39% vitamin supplements and 37% nuts or cubes. The feeding of haylage (20%), straights (16%), fruit (10%), probiotics (9%) or other types of feed (12%) was less common. There were no significant differences between the pairs with regard to the total number of foods given to each horse (Q B =23.09, d.f. = 45, p = 0.997). On average both groups were given between 5 and 6 of these food types in their diet. On average, 5% of the horses were reported to have COPD (5 controls, 4 headshakers), 9% other respiratory problems (5 controls, 10 headshakers) and 9% other allergies (6 controls,13 headshakers). The proportion of horse pairs that disagreed on this was not significant for COPD or other respiratory problems, but there was a suggestion that headshakers may be reported to suffer from non- respiratory allergies more commonly than controls (Q M = 3.267, p = 0.071).

4 32 Uno studio comparativo dei cavalli concernente l headshaker In media, si riportò che il 5% dei cavalli presentava COPD (5 controlli, 4 headshaker), il 9% altri problemi respiratori (5 controlli, 10 headshaker) e il 9% altre allergie (6 controlli, 13 headshaker). La percentuale delle coppie di cavalli che non erano compatibili al riguardo non era significativa per COPD o altri disturbi respiratori, ma un ipotesi potrebbe essere che si segnalano maggiormente gli headshaker che soffrono di allergie non respiratorie rispetto ai controlli (Q M = 3,267, p = 0,071). I cavalli headshaker erano più facilmente segnalati come soggetti che manifestavano ciascuna delle 12 caratteristiche associate all headshaking con un valore statisticamente significativo (Fig. 1. p<0,001 in tutti i casi). La prevalenza dei comportamenti osservati nel gruppo dei soggetti con l headshaking variava entro un range oscillante dal 25% per l headshaking orizzontale al 100% per l headshaking durante l esercizio. La maggior parte di questi atteggiamenti erano molto rari nei cavalli di controllo (tra lo 0% e il 4%) ad eccezione dello scuotimento della testa quando stimolato e dell headshaking verticale (rispettivamente il 13% e il 10%). Comunque, il valore medio dei sintomi per cavallo era 0,4 (95% CL 0,20, 0,64) per i controlli e 8,7 (95% CL 8,01, 9,20) per gli headshaker. La maggioranza dei cavalli di entrambi i gruppi è stata trattata da un veterinario in un momento imprecisato (Fig. 2). Vi erano differenze significative tra i due gruppi, in quanto il gruppo di cavalli con l headshaking aveva la probabilità più elevata di essere stata sottoposta ad un intervento veterinario, di essere stato trattato da un osteopata, di essere stato curato con l omeopatia ed altre terapie alternative. Comunque, per le altre condizioni diverse dall headshaking, l unico dato statisticamente significativo era che i proprietari di cavalli headshaker richiedevano l intervento di osteopati (Q M = 6,26, p = 0,012) e omeopati (Q M = 5,56, p = 0,018). DISCUSSIONE Sebbene abbiano una validità sotto il profilo epidemiologico, indagini di questo genere su soggetti con gruppi di controllo non distinguono tra la causa e l effetto, anche se possono far risaltare i potenziali fattori di rischio da sottoporre ad ulteriori indagini. I fattori di rischio comunemente attribuiti alla condizione in esame si fondano sul rilievo della loro frequenza in indagini cliniche o sull opinione di singoli esperti. Per esempio, Cook (1992) ipotizzò che discipline sportive come il dressage e il salto ad ostacoli potessero portare all headshaking, interpretato come un tentativo da parte dell animale di ridurre la flessione del collo o la dolorabilità a livello cervicale. Il presente studio comparativo con gruppo di controllo suggerisce che, in generale, non vi sia una connessione tra l headshaking e il dressage o il salto ad ostacoli, risultato che concorda con i dati di Lane e Mair (1987) e Newton et al. (2000). Comunque, la popolazione esaminata era principalmente costituita da cavalli da sella, polivalenti, detenuti per uso privato, fatto che può precludere la valutazione della significatività dei diversi utilizzi agonistici specifici, così come il dressage, il salto ad ostacoli o le corse. L associazione riscontrata tra l headshaking e il fatto che il cavallo non è utilizzato in passeggiata potrebbe essere casuale, poiché i proprietari di cavalli headshaker possono essere piuttosto cauti nell utilizzo di tali soggetti, considerando che in molti casi The headshakers were significantly more likely to be reported with each of the 12 characteristics often associated with headshaking (Fig. 1. p<0.001 in all cases). The prevalence of the behaviours seen in the headshaking group ranged from 25% for horizontal headshaking to 100% for headshaking at exercise. Most of these characteristics were very rare in control horses (between 0% and 4%) with the exceptions of shaking the head when excited and vertical headshaking (13% and 10% respectively). However, the mean number of symptoms per horse was 0.4 (95% CL 0.20, 0.64) for the controls and 8.7 (95% CL 8.01, 9.20) for the headshakers. A vet had treated the majority of horses in both groups at some point (Fig. 2). There were significant differences between the two groups, with the headshaking group being more likely to have used veterinary therapy, back specialists, homeopathy and other alternatives. However, for conditions other than headshaking, owners of headshakers were only significantly more likely to seek the assistance of back specialists (Q M = 6.26, p = 0.012) and homeopaths (Q M = 5.56, p = 0.018). DISCUSSION Although epidemiological tools, such as case-control surveys do not distinguish between cause and effect, they can highlight potential risk factors worthy of further investigation. Currently suggested risk factors are based on their apparent frequency in case series or individual expert opinion. For example, Cook (1992) suggested that sports such as dressage and jumping may lead to headshaking as an avoidance of excessive poll flexion or cervical pain. This case control study suggests that, in general, there is no association between headshaking and the practice of dressage or jumping, which is in agreement with the reports of Lane and Mair (1987) and Newton et al. (2000). However, the population sampled was mainly that of privately owned, general-purpose horses, which may preclude assessment of the significance of individual specific competitive uses such as dressage, show jumping or racing. The association found between headshaking and not being hacked out may be a causal one, since owners of headshakers may be wary of this activity given the unpredictability of the behaviour in many cases. Alternatively, it may reflect an association between uses other than hacking (i.e competition work) and headshaking. Amateur competition, in particular, is likely to involve greater and more severe use of the bit than hacking out. This finding could therefore support Cook s (1999) suggestion that bit pressure may be an important factor. This study does not support the hypothesis that headshaking is due to over-feeding of certain foods or underexercise, resulting in a highly-strung horse (Cook 1980b). However, it must be accepted that the lack of any significant differences between the pairs may reflect a change in the horse s diet and management in response to the onset of the condition. Nonetheless a proximate association between management and behaviour (e.g. a reaction to excessive energy in the diet) as is often implied does not appear to exist. Contrary to the speculation of Mair and Lane (1993), the

5 Ippologia, Anno 12, n. 3, Settembre Headshaker Controlli Percentuale dei cavalli (n=83) A riposo Durante l esercizio Quando stimolato Verticale Orizzontale Caratteristiche dell headshaking Colpi di muso Mosca al naso Sbuffi Strofinamento in stazione Strofinamento movimento Strofinamento su oggetti Colpi diretti al muso FIGURA 1 - La percentuale dei cavalli headshaker e dei controlli (n=83) che sono stati segnalati per atteggiamenti riferibili all headshaking. Headshakers Controls Percentage of horses (n=83) At rest At exercise When excited Headshaking characteristic Vertical Horizontal Nose flipping Bee up nose Snorting Stationary rubbing Rubbing when moving Rubbing on objects Striking at nose FIGURE 1 - The percentage of headshakers and controls (n = 83) that were reported with headshaking characteristics.

6 34 Uno studio comparativo dei cavalli concernente l headshaker Headshaker % dei cavalli (n = 83) * *** * *** * ** Headshaker -non per headshaking Controlli Veterinario Osteopata Omeopata Altro FIGURA 2 - La percentuale dei cavalli headshaker e dei controlli (n = 83) che sono stati trattati da un veterinario, un osteopata, un omeopata o che sono stati sottoposti ad altri trattamenti. Gli asterischi indicano il livello di significatività della differenza dal gruppo di controllo, * p<0,05, ** p<0,001, *** p<0,001. Headshakers % of horses (n = 83) * *** * *** * ** Headshakers -not for headshaking Controls Vet Back specialist Homeopath Alternatives FIGURE 2 - The percentage of headshakers and controls (n = 83) that have been treated by a veterinarian, back specialist, homeopath or other alternative treatment. Asterisks indicate the degree of significance of the difference from the control group, * p<0.05, ** p<0.01, *** p<0.001.

7 Ippologia, Anno 12, n. 3, Settembre questo comportamento è del tutto imprevedibile. In alternativa, ciò può rispecchiare un associazione tra un utilizzo diverso dalle passeggiate (e cioè competizioni) e l headshaking. In particolare, è più probabile che le competizioni di basso livello includano un uso maggiore e più determinato del morso rispetto alle passeggiate. Questa considerazione potrebbe perciò accreditare la teoria di Cook (1999) che considera come fattore importante la pressione esercitata dal morso. Il presente lavoro invalida l ipotesi in base alla quale l headshaking sarebbe da attribuire ad un alimentazione basata principalmente su determinati tipi di alimento o alla scarsità di esercizio, elementi che renderebbero il cavallo iper-reattivo (Cook 1980b). In ogni caso, si deve considerare che la mancanza di differenze significative tra le coppie di cavalli può riflettere un cambiamento nella dieta e nella gestione del cavallo come risposta alla comparsa della condizione. Comunque sembra che non sussista l associazione tra gestione degli animali e comportamento (per esempio una reazione ad una dieta eccessivamente energetica) a differenza di quanto viene spesso sostenuto. Contrariamente alle osservazioni di Mair e Lane (1993), il gruppo di cavalli con l headshaking non riportava valori più alti per la COPD o per altri disturbi respiratori. Se le segnalazioni di COPD e di altri problemi respiratori sono intesi come cause plausibili di infiammazione delle vie respiratorie, i risultati riferibili sia ai cavalli headshaker sia ai controlli sono comparabili a quelli di Lane e Mair (1987) che rilevarono segni clinici di COPD nel 18% dei cavalli headshaker da loro headshaking group was not more likely to be reported to have COPD or other respiratory problems. If reports of COPD and other respiratory problems are combined as possible causes of clinical airway inflammation, the results in both headshakers and controls are comparable to that of Lane and Mair (1987) who found clinical signs of COPD in 18% of their headshakers. The suggestion of a possible association with other allergies is worthy of further investigation. However, there may be no real association to be made, as Marti et al. (1992) found no correlation within equine families of one allergic condition (hypersensitivity bronchitis) with another (insect-bite hypersensitivity) and concluded that such allergic conditions were independent entities. The increased prevalence in use of alternative therapies amongst these owners probably reflects frustration with the lack of success of conventional treatments for the treatment of headshaking which is commonly reported (Lane and Mair 1987). They therefore seek alternative therapies which they can apply by themselves. This not only represents a source of lost revenue to the profession, but more importantly may pose a risk to the wellbeing of subjects in future disease, since the efficacy of such treatments remains to be established scientifically. The description of signs in this study depended on owner report rather than direct observation. Owner report is an integral part of the diagnostic process and Mair et al. (1992) suggest that it probably offers the most reliable tool for the assessment of progress. We believe the owner assessments

8 36 Uno studio comparativo dei cavalli concernente l headshaker esaminati. L ipotesi di una possibile connessione con altre allergie necessita di ulteriori indagini, anche se potrebbe non essere necessario riscontrare altre associazioni del genere, dal momento che Marti et al. (1992) non riscontrarono nessuna correlazione tra una singola condizione allergica (bronchite da ipersensibilità) e le altre (ipersensibilità al morso di insetti) e conclusero che tali condizioni allergiche sono entità indipendenti tra loro. L aumento della prevalenza dell impiego di terapie alternative nei proprietari dei cavalli dell indagine presente riflette probabilmente il loro stato di frustrazione legato all insuccesso di terapie convenzionali per il trattamento dell headshaking che è in genere riferito (Lane e Mair 1987). Per questo motivo i clienti si rivolgono a terapie alternative che possono applicare per conto proprio. Quest aspetto non solo dequalifica la professionalità del veterinario, ma può costituire un rischio concreto per il benessere di tali cavalli esposti allo sviluppo di successive patologie, poiché l efficacia di tali trattamenti è ancora da valutare sotto il profilo scientifico. In questo studio la descrizione dei segni manifestati risiede in quanto viene riferito dai proprietari piuttosto che sull osservazione diretta. Le informazioni fornite dal proprietario sono parte integrante del processo diagnostico e Mair et al. (1992) ipotizzano che ciò probabilmente costituisce lo strumento più affidabile per la valutazione del grado di miglioramento. Gli autori ritengono che le valutazioni utilizzate nella presente indagine siano affidabili in quanto la stessa persona ha effettuato sia la raccolta dei dati per il soggetto problematico che per il soggetto di controllo ad esso abbinato (Martin e Bateson 1986). Il confronto dei sintomi presentati dai due gruppi suggerisce che molti dei segni comportamentali assoused in this study were reliable because the same person has been used for the assessment of the focal subject and its matched pair (Martin & Bateson 1986). Comparison of the symptoms of the two groups suggested that many of the behavioural signs associated with headshaking are reported to occur only rarely if at all in horses not described as headshakers by their owners. These results might suggest that any horses showing a number of these signs is labelled as a headshaker and/or that headshaking is a distinctive, medical syndrome in which many management factors are not highly significant. We believe that both explanations need to be considered. A recent survey of horses described as headshakers (Mills et al., in press) identified a potential for the term to be applied also to horses which simply nodded repetitively. The headshaking in these individuals does not necessarily occur at exercise. Nodding in the stable can be treated successfully with increased social contact (Cooper et al., 2000) or with a mirror in the stable (Mills and Davenport, in press). Therefore it must not be assumed that when an owner describes their horse as a headshaker that it is necessarily suffering from some organic pathological process. However, the type of headshaking described in this study is accompanied by a variety of other symptoms suggestive of pain or irritation, rather than a behavioural disorder or reaction analagous to a photic sneeze as described by other authors (Madigan et al. 1995). If this is the case, headshaking could be considered the distinctive symptom of various forms of head pain which obviously may have various causes. It is likely therefore that the horses in this survey tended to suffer from some form of head pain rather

9 Ippologia, Anno 12, n. 3, Settembre ciati all headshaking si manifestino raramente, o addirittura mai nei cavalli non descritti come headshaker dai loro proprietari. Questi risultati potrebbero suggerire che ciascun cavallo che manifesta alcuni di tali segni è schedato come headshaker e/o che l headshaking è una sindrome clinica ben precisa in cui molti fattori gestionali non sono molto significativi. Gli autori ritengono che si devono considerare entrambe le opzioni. Un recente studio su cavalli descritti come headshaker (Mills et al., in stampa) ha avanzato l ipotesi in cui il termine potrebbe essere applicato anche ai cavalli che semplicemente piegano ripetutamente il capo in avanti. In questi individui non necessariamente l headshaking si manifesta durante l esercizio. Il chinare ripetutamente il capo in avanti quando i cavalli sono nel box può essere corretto con successo aumentando il contatto sociale (Cooper et al., 2000) o posizionando uno specchio nel box (Mills e Davenport, in stampa). Perciò non si deve desumere che ogni volta che un proprietario definisce il proprio cavallo come un headshaker, l animale sia necessariamente affetto da qualche patologia organica. Comunque, il tipo di headshaking descritto in questo studio è accompagnato da molti altri sintomi che ricordano segni di dolore o di irritazione, piuttosto che un disturbo comportamentale o una reazione analoga allo starnuto da irritazione descritto da altri autori (Madigan et al. 1995). In tale eventualità, si potrebbe considerare l headshaking come il sintomo peculiare di diverse forme di dolorabilità alla testa che ovviamente può avere cause diverse. Perciò, è probabile che in quest indagine i cavalli tendessero a soffrire di qualche forma di dolore alla testa piuttosto che di un disturbo comportamentale. È stato suggerito che un atteggiamento attento e scrupoloso riguardo alla lettura dei sintomi peculiari di tali forme cliniche possa essere d ausilio nel processo diagnostico volto ad evidenziare specifiche sedi di dolore nell animale (Mills et al., in stampa), elemento che può più chiaramente riportarci ad alcune tra le molte diagnosi differenziali riconosciute (Cook 1979a, 1979b, 1980a, 1980b). Questo potrebbe anche spiegare la scarsa significatività dei fattori legati alla gestione o allo stato di salute degli animali associati alla condizione individuata in questo lavoro. Questi risultati valorizzano anche la convinzione in base alla quale considerare i segni clinici del problema esposto e la risposta ai test costruiti sulle ipotesi che vengono formulate sono probabilmente più efficaci della semplice valutazione dei fattori gestionali e dietetici. È importante riconoscere che il termine headshaking ha un valore descrittivo e che il suo utilizzo in senso diagnostico viene frainteso. Ringraziamenti Si desidera ringraziare il Professor Byron Jones per i suoi suggerimenti sui metodi statistici da adottare, ed i proprietari e i veterinari che con la loro preziosa collaborazione hanno reso possibile la realizzazione di questo studio. Parole chiave Comportamento, Headshaking, Cavalli, Gestione, Fattori di rischio. than behavioural disorder. It has been suggested that careful attention to the specific signs of such medical forms of headshaking may also help guide the diagnostic process towards specific pain foci (Mills et al., in press) which may relate more clearly to some of the many recognised differential diagnoses (Cook 1979a,1979b, 1980a, 1980b). This would also explain the relative lack of significant management or health factors associated with the condition identified in this study. These results also reinforce the contention that attention to the signs of the presenting complaint and response to tests based on hypotheses arising from this are likely to be more productive than investigation of management and diet factors. It is important to recognise that the term headshaking is a descriptive term and its use in a diagnostic sense is misleading. Acknowledgements We would like to thank Professor Byron Jones for his initial suggestions regarding statistical tests and all the owners and veterinary surgeons without whose support this work would not have been possible. Key words Behaviour, Headshaking, Horses, Management, Risk. Bibliografia/References Cook WR (1979a) Headshaking in horses: part 1. Equine Pract. 1, Cook WR (1979b) Headshaking in horses: part 2. History and management. Equine Pract. 1, Cook WR (1980a) Headshaking in horses: part 3. Diagnostic tests. Equine Pract. 2, Cook WR (1980b) Headshaking in horses: part 4. Special diagnostic procedures. Equine Pract. 2, Cook WR (1992) Headshaking in horses: An Afterword. Compendium Contin. Ed. Pract. Vet. 14, Cook WR (1999) Pathophysiology of bit control in the horse. J. Equine Vet. Sci. 19, Cooper JJ, McDonald L, Mills DS (2000) The effect of increasing visual horizons on stereotypic weaving; implications for the social housing of stabled horses. Appl. Anim. Behav. 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