Un Sud che può ripartire
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1 PIU IMPRESA AL SUD PIU FORZA ALLA RIPRESA Rapporto PMI Mezzogiorno 2016 Un Sud che può ripartire Massimo DEANDREIS Direttore Generale SRM 20 aprile 2016
2 Agenda 1 L economia meridionale al Le caratteristiche del tessuto imprenditoriale meridionale 3 Oltre i gap. I settori di punta 4 Il ruolo dei distretti e delle filiere 5 Le previsioni economiche e le occasioni future di crescita 6 Alcuni spunti conclusivi 1
3 L economia meridionale nel 2015 mostra una «timida ripresa» Dall analisi delle stime per l anno 2015, si rilevano i primi segnali di una ripresa seppur lieve - dell attività economica con un Pil che cresce in termini reali- dello 0,2% (+0,8% in Italia). Il processo di crescita dovrebbe perdurare nel ,0 2,0 1,0 - -1,0-2,0-3,0-4,0-5,0-6,0 Variazione % del Pil. Anno base ,8 1, Italia Mezzogiorno 0,2 0,6 2
4 Confermata dal trend delle variabili socio-economiche e da un assestamento della struttura imprenditoriale Tutte le principali variabili economiche, nel periodo , hanno mostrato un trend positivo. Variazione % di alcune variabili economiche nel periodo 2014/ ,8 4,0 0,9 0,8 0,8 Spesa per consumi 0,0 Investimenti fissi lordi Italia 1,6 0,8 0,2-0,1 Export Occupati Imprese attive Mezzogiorno Positiva è poi la crescita delle imprese +0,2% nel Mezzogiorno (mentre il relativo dato nazionale è negativo -0,1%) 3 Fonti: Istat, Prometeia, Movimprese
5 Anche se la dimensione media imprenditoriale non sempre è adeguata Nel Mezzogiorno si concentra la più alta quota di imprese italiane: il 32,6% pari a , in crescita dello 0,20% (in Italia -0,1%). Su un totale di oltre 1,6 mln di imprese attive al Sud, l 89,9% si colloca nella classe dimensionale 1-9 addetti mentre nel Centro-Nord l 80,4%. Rispetto alla forma giuridica le società di capitali rappresentano solo il 16% contro il 20% dell Italia. Nel 2015 sono nate 30 mila società di capitali «vere» nel Mezzogiorno, il 7,5% in più dell anno precedente e il nuovo massimo da oltre un decennio (grazie anche al successo delle srl sempl.), ma l Italia continua a crescere a ritmi maggiori: +9,4%, quindi permane il gap. Imprese attive 2015 crescita Peso società di capitale attive Crescita «vera» società di capitali 2014/2015 Mezzogiorno ,20 16,2 7,5 Italia ,08 20,3 9,4 Fonte: Rapporto PMI Mezzogiorno 4
6 Non mancano imprese che riescono ad operare con successo riducendo al minimo le differenze territoriali Sono 680 le PMI meridionali che hanno almeno raddoppiato il proprio fatturato nel 2014, pari al 2,4% di quelle attive nel In Italia 2,6%. Oltre al settore delle Utility si rileva una maggiore presenza di tali imprese nell industria (3,2%) maggiore anche del relativo dato (3,1%). Le gazzelle: PMI che hanno almeno raddoppiato il proprio fatturato tra 2007 e 2014 ITALIA MEZZOGIORNO Numero % rispetto alle PMI del Numero % rispetto alle PMI del 2007 Agricoltura 77 4,4% 12 2,2% Costruzioni 339 1,2% 80 1,2% Utility 230 6,9% 65 7,2% Industria ,1% 208 3,2% Servizi ,7% 315 2,2% Totale ,6% 680 2,4% Fonte: Rapporto PMI Mezzogiorno
7 Diversi sono i settori d attrattiva meridionali: le «4A e Pharma» Peso Export Mezzogiorno su Italia Un ruolo significativo per l export del nostro Paese è dato dalle filiere produttive meridionali, in particolare quelle legate alle cosiddette «4 A» ed il Bio-farmaceutico. Il peso dell export del Mezzogiorno di queste filiere sull Italia è del 13%, valori elevati rispetto alla media del peso totale sull export manifatturiero no-oil nazionale (8%). Il peso di tali settori nell economia manifatturiera meridionale 30,0 25,0 20,0 0,0 è inoltre quasi il 60% contro il 36% del dato nazionale. Legno Carta e stampa Altra manifatt. Aerospazio 15,0 Articoli farmaceutici Gomma Elettronica 10,0 Altri e plastiche Prodotti chimici trasporti App.elettrici Metalli 5,0 Abbigl. Moda Macchinari Peso settori su Manifattura no oil Sud Italia Prodotti alimentari 15,4 7,9 Abbigl. Moda 7,3 12,5 Articoli farmaceutici 7,5 5,7 Automotive 22,5 8,5 Aerospazio 5,3 1,5 4 + Pharma 58,0 36,1 Prodotti alimentari Automotive Export delle imprese con sede nel Mezzogiorno, mln Fonte: Istat 6
8 in grado di supportare eccellenze che già esistono, che «innovano e producono» e che vanno oltre le medie. Ad esempio le «4A» (Agroalimentare, Aeronautico, Automotive, Abbigliamento) e le Attività Farmaceutiche generano nel Mezzogiorno circa 11,5 miliardi di valore aggiunto, pari al 16,5% dell Italia. Nel Mezzogiorno il peso di questi settori sul manifatturiero è di circa il 42,1% mentre in Italia il 31,5% (maggiore specializzazione) Alcuni dati del Mezzogiorno Valore Aggiunto mln Export mln Unità locali Addetti unità locali Filiera Aeronautica 930 (30%) (27,9%) 110 (34,5%) (35,2%) Filiera Automotive (24,8%) (21%) 523 (17,1%) (26,1%) Filiera Alimentare (20,9%) (15,6%) (44,2%) (29,3%) Filiera Abbigliamento Moda (11,3%) (4,6%) (19,2%) (14,9%) Filiera Attività farmaceutica 500 (5,8%) (10,4%) 120 (16,2%) (8,9%) Altro settore rilevante tutta la filiera Logistica marittima! Fonte: Ns. Elaborazioni su Istat 7
9 Entra in gioco la forza distrettuale dei settori tradizionali prerogativa non soltanto del Centro-nord Nel Mezzogiorno sono presenti 27 distretti per 7,1 miliardi di euro di export nel 2015 pari al 7,5% dell export distrettuale nazionale. La crescita dell export dei distretti meridionali è quasi doppia rispetto all Italia: +8,3% contro +4,2%. Il contributo più importante alla performance del Mezzogiorno è stato offerto dalle imprese distrettuali attive in Puglia, che nel 2015 hanno registrato una crescita del 10,5% raggiungendo un valore di 1,2 miliardi di euro. Positivo l export anche nelle altre regioni. *comprende anche l export della provincia di Matera Fonte: Intesa Sanpaolo su dati ISTAT 8
10 I distretti si confermano l elemento dinamico del Sud L Export dei distretti meridionali è in crescita dal 2010 e dal I trimestre del 2015 la crescita supera la media nazionale. L evoluzione delle esportazioni dei distretti del Mezzogiorno (var.% tendenziale) Rispetto alle aree non distrettuali, i distretti industriali sono premiati da una maggiore capacità di esportare (38,4% delle imprese contro 29,4%), effettuare investimenti diretti esteri (33% ogni 100 imprese contro 26%), registrare brevetti e marchi, oltreché dall azione di alcune importanti istituzioni locali attive nella certificazione, nella formazione e nella promozione internazionale. 9 Fonte: Intesa Sanpaolo su dati Istat
11 E poi ci sono le filiere lunghe attraverso le quali si creano forti interdipendenze Nord-Sud Su 100 euro di investimenti effettuati nel Mezzogiorno, si verifica un effetto dispersione a beneficio del Centro Nord pari a 31,5 euro. (effetto spillover del Centro Nord 5,3 euro). Negli ultimi anni è aumentata al Sud la capacità endogena da 49,7 a 59,3 euro Considerando il settore manifatturiero del Mezzogiorno, la presenza di una forte integrazione di filiera a livello nazionale ed internazionale genera un maggior effetto spillover: 100 di investimento attivano domanda endogena pari a 42 sul territorio (58 è la domanda attivata dall esterno). Fonte: Srm
12 L effetto spillover si differenzia per tipologia di filiera. Il diverso livello di integrazione di filiera nei settori modifica l effetto spillover: la domanda estera attivata per 100 di investimento spesi nel Mezzogiorno è pari a 59,7 se l investimento è realizzato nel settore Moda e 46,1 se invece si opera nell Automotive Ricchezza creata su 100 euro di investimenti MODA AUTOMOTIVE 75,4 83,3 59,7 46,1 24,6 16,7 40,3 53,9 Fonte: Srm 11
13 Ma anche per il contenuto innovativo degli investimenti Se i 100 euro investiti nell area vengono destinati ai settori tradizionali l impatto sulla ricchezza interna passerebbe da 42 a 39,7 Se invece ci si concentra sui settori innovativi, la ricchezza trattenuta dalla regione crescerebbe da 42 a 50,6. La capacità endogena di ricchezza migliorerebbe -nel medio termine- per effetto del rafforzamento competitivo del territorio. Impatto sulla ricchezza endogena per 100 di investimento nel Mezzogiorno 42 39,7 50,6 Industria Settori tradizionali Settori innovativi Fonte: Srm 12
14 Diversi sono i settori che guideranno la «mini» ripresa Per tutti i settori di punta del manifatturiero si stima una crescita per il Alimentare: La ripresa si consolida grazie ad una migliore intonazione della domanda soprattutto estera e l ulteriore spostamento su prodotti di elevata qualità Automotive: Ottime performance di Melfi. Novità: Pomigliano (dove nel 2016 si dovrebbero produrre 200mila Panda) entra nel progetto Alfa e, insieme a Cassino, ospiterà le produzioni dei modelli «medi» mentre il segmento lusso sarà a Mirafiori. Farmaceutico: si manterrà su un sentiero di crescita, spinta nuovamente dal mercato interno, che potrà contare su una lieve ripresa dei consumi delle famiglie, nonché sull invecchiamento della popolazione e sulla sempre maggiore attenzione alla prevenzione. Abbigliamento moda: Il miglioramento del quadro economico di molti paesi maturi lascia intravedere ottime opportunità di crescita per i produttori locali e nazionali Italia Mezzogiorno V. Aggiunto 1,0 0,6 Agricoltura 0,9 0,5 Servizi 1,0 0,6 Industria 1,7 1,1 Le previsioni per il 2016 per i principali settori (%) Fatturato Export Margine Operativo Lodo Prodotti alimentari +1,3 +3,6 +8,0 Tessile e abbigliamento +1,3 +2,1 +8,5 Articoli chimicofarmaceutici +2,1 +4,4 +15,5 Automotive +2,7 +4,8 +5,4 13
15 Potenziando il posizionamento economico del Mezzogiorno nel contesto europeo Il peso economico del Mezzogiorno in Europa è considerevole, tale da confrontarsi con l intero PIL di alcuni Paesi come Belgio, Norvegia e Austria, posizionandosi al 11 posto mentre in Italia rappresenta il 23% del PIL nazionale. Il Valore Aggiunto del settore manifatturiero meridionale, pari a 27,5 miliardi di euro, un peso rilevante non solo per l Italia ma anche per l Europa: il Mezzogiorno si posiziona al 17 posto tra i principali paesi. Fonte: SRM su dati Eurostat (milioni di euro). Anno 2015 per il Pil e Anno 2014 per il VA manifatturiero. 14
16 Esiste quindi un SUD che riparte ma è necessario accelerare la velocità! Alcune direttrici d azione La crisi economica ha creato nuovi equilibri competitivi ed opportunità di crescita. In questa sfida tutti gli attori economici devono sentirsi impegnati e decisamente coinvolti per svolgere al meglio e con il massimo sforzo, il loro compito. Riscoprire la centralità anche nel Mezzogiorno dell industria manifatturiera e delle proprie vocazioni territoriali e puntare sull export come fattore di rilancio e di sviluppo. Rafforzare la struttura dimensionale, favorendone la sua dinamicità (dal piccolo al grande). Definire strategie produttive, organizzative e di governance utili a rafforzare il rapporto tra le piccole e medie imprese sul territorio. Abbandonare le logiche divisive; pensare all interdipendenza. Nel tessuto economico il Paese è più unito di quanto sembri. Puntare maggiormente anche su altri driver di competitività: migliorare la formazione manageriale, investire in quei settori per i quali il Mezzogiorno gode di un ottimo riconoscimento qualitativo e favorire l ingresso nell azienda di processi innovativi. 15
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