2 Confronto dei limiti Limiti di funzioni elementari Algebra dei limiti 12

Dimensione: px
Iniziare la visualizzazioe della pagina:

Download "2 Confronto dei limiti Limiti di funzioni elementari Algebra dei limiti 12"

Transcript

1 DEFINIZIONI DI LIMITE Limiti Indice Definizioni di ite. Limite finito al finito Limite per a + ite destro) Limite per b ite sinistro) Limite per c ite bilatero) Limite finito all infinito Limite infinito al finito Limite infinito all infinito Confronto dei iti 0 3 Limiti di funzioni elementari 4 Algebra dei iti 2 5 Confronto locale 6 5. Simboli di Landau Principi di einazione/sostituzione Un ite fondamentale 23 7 Soluzioni degli esercizi 23 Il concetto di ite è fondamentale. Importanti concetti matematici che seguono sono definiti attraverso il concetto di ite. In questa lezione vediamo anzitutto una definizione rigorosa di tale concetto. Rinuncio ad una definizione generale, peraltro non molto più difficile, per presentare varie definizioni per i vari casi possibili, ritenendo che questo approccio faciliti lo studente, permettendogli di fissare l attenzione su situazioni di volta in volta specifiche. Vediamo in seguito alcuni iti di funzioni elementari e successivamente presento alcune tecniche di calcolo dei iti, valide più in generale. Finisco con l importante questione del confronto tra funzioni e con un ite fondamentale. Definizioni di ite Prima di entrare nelle definizioni rigorose, cerchiamo di capire il significato concreto di quello che vogliamo definire. Se abbiamo una funzione, può succedere che non possiamo calcolare il valore che essa assume in corrispondenza di tutti i numeri reali, per il semplice fatto che, come abbiamo visto, ci sono funzioni che non sono definite in tutto R. Supponiamoadesempiochelafunzionef siadefinitainunintervalloechenonsiadefinitainunpunto, chiamiamolo c, di tale intervallo. Quindi non possiamo calcolare fc). Però possiamo chiederci: se la variabile della nostra funzione si avvicina infinitamente al punto c e questo lo può fare perché f è definita attorno a c), a quale valore, se c è, si avvicina il valore di f)? Questo valore è appunto il ite per che tende a c della funzione f. Ecco la definizione rigorosa, nei diversi casi che si possono presentare. Considereremo soltanto funzioni definite su intervalli, che potranno essere itati o ilitati.. Limite finito al finito Si parla di ite finito al finito quando il valore a cui tende la variabile è un numero reale ed il ite è pure un numero reale non abbiamo quindi a che fare con infiniti).

2 LIMITI DEFINIZIONI DI LIMITE 2.. Limite per a + ite destro) Sia f : a,b) R, con a,b) intervallo itato di R. Definizione Si scrive a +f) = l, con l R se, per ogni intorno l ε,l+ε) del ite l, esiste un intorno destro [a,a+δ) di a tale che per ogni a,a+δ) si ha che f) l ε,l+ε). Qui occorre qualche commento, trattandosi di una delle definizioni più difficili del corso. Osservazione Si osservi subito che nella scrittura per ogni a,a+δ), la parentesi su a è tonda: significa che la definizione non chiede nulla circa il valore fa), che potrebbe anche non esistere, dato che si parla di funzione definita in a,b). Se la funzione f è definita anche in a, la definizione comunque non chiede nulla su fa). La definizione quindi chiede che, qualunque sia ε > 0, ci sia un intorno destro di a per cui i valori degli che stanno in questo intorno, eccettuato il punto a, abbiano un corrispondente f) che appartiene all intorno di raggio ε del ite. Vuol dire in pratica che possiamo ottenere valori della funzione arbitrariamente vicini al ite l purché scegliamo valori sufficientemente vicini a destra) al punto a. Osservazione Sulle notazioni utilizzabili: la condizione a, a+δ) si può anche esprimere scrivendo a < < a+δ, elacondizionef) l ε,l+ε)sipuòindifferentementeesprimerescrivendol ε < f) < l+εoppure f) l < ε. Quindi la definizione si può anche formulare più sinteticamente scrivendo che ε > 0 δ > 0 : a < < a+δ = l ε < f) < l+ε oppure f) l < ε). y l+ε l l ε ) a ) a+δ b Osservazione Nota di carattere operativo : se dobbiamo provare che è vera una certa scrittura di ite basta provare che per ogni ε > 0 l insieme delle soluzioni della disequazione f) l < ε contiene un insieme del tipo a,a+δ) per qualche δ > 0, cioè contiene un intorno destro di a a escluso). Vedremo più avanti alcuni esempi. Adesso vediamo gli altri casi...2 Limite per b ite sinistro) Sia sempre f : a,b) R, con a,b) intervallo itato di R. Definizione Si scrive b f) = l, con l R se, per ogni intorno l ε,l+ε) del ite l, esiste un intorno sinistro b δ,b] di b tale che per ogni b δ,b) si ha che f) l ε,l+ε). Osservazione Anche in questo caso non si chiede nulla su fb). Analogamente a quanto fatto prima, la cosa si può esprimere scrivendo che l+ε l l ε ) y a b δ b ε > 0 δ > 0 : b δ < < b = l ε < f) < l+ε. Osservazione di carattere operativo). Per provare che è vera una certa scrittura di ite da sinistra basta provare che per ogni ε > 0 l insieme delle soluzioni della disequazione f) l < ε contiene un insieme del tipo b δ,b) per qualche δ > 0, cioè un intorno sinistro di b b escluso)...3 Limite per c ite bilatero) Sia a,b) un intervallo e sia c a,b). Sia poi f : a,b)\{c} R. La scrittura a,b) \ {c}, come lo studente dovrebbe ricordare, indica l intervallo a,b) privato del punto c. Quindi si considera una funzione che è definita in a,c) c,b), e cioè può non essere definita nel punto c.

3 LIMITI DEFINIZIONI DI LIMITE 3 Definizione Si scrive f) = l, con l R c se, per ogni intorno l ε,l+ε) del ite l, esiste un intorno c δ,c+δ) di c tale che per ogni c δ,c+δ)\{c} si ha che f) l ε,l+ε). 2 ) a c δ c c+δ b y l+ε l l ε ) Osservazione Si osservi che qui, analogamente a quanto fatto prima con i iti da destra e da sinistra, non si chiede nulla su fc), e quindi si considera l intorno c δ,c+δ) privato del punto c. La definizione in questo caso si può dare in forma compatta scrivendo che ε > 0 δ > 0 : c δ < < c+δ, c, = l ε < f) < l+ε. Di solito il ite bilatero si chiama semplicemente ite. Quindi, dicendo ite, si allude al ite bilatero. Osservazione Anche in questo caso la nota di carattere operativo. Per provare che è vera una certa scrittura di ite bilatero basta provare che per ogni ε > 0 l insieme delle soluzioni della disequazione f) l < ε contiene un insieme del tipo c δ,c) c,c+δ) per qualche δ > 0, cioè un intorno di c con c escluso). Osservazione Per provare invece la falsità di una certa scrittura di ite basta trovare un particolare valore di ε per cui la condizione della definizione risulta falsa. Esempio La seguente scrittura è vera: ) = 0. Infatti, fissato un qualunque intorno ε,ε) del ite 0, osserviamo che il valore della funzione ) appartiene a tale intorno se e solo se < ε, cioè se e solo se ε < < +ε. Le soluzioni costituiscono proprio un intorno del punto, l intorno ε,+ε). Esempio Proviamo ora con la definizione che invece non è vera la scrittura +) =. Fissato un intorno ε,+ε) del ite, consideriamo la disuguaglianza + < ε, cioè < ε. Le soluzioni della disequazione sono date dall intervallo ε, ε). Evidentemente tale insieme non contiene sempre un intorno di : ad esempio, per ε = /2, esso è fatto di punti esterni ad un intorno di. La scrittura di ite quindi è falsa. Esempio Proviamo che ln =. e Fissato un qualunque ε > 0 che definisce un intorno ε, + ε) del ite, consideriamo la disuguaglianza ln < ε, che equivale a ε < ln < +ε, che equivale a sua volta a e ε < < e +ε. Si tratta di un intervallo che contiene certamente un intorno di e, dato che e ε < e, mentre e +ε > e. Esempio Proviamo che 0 +e / = 0. Fissato un qualunque intorno ε,ε) del ite 0, il valore della funzione e / appartiene a tale intorno se e solo se e / < ε, cioè se e solo se < lnε. Se > 0 ricordare che il ite è per 0+ ), questa equivale a > lnε. Ora, se ε > e quindi lnε > 0), si ottiene > lnε, che è un numero negativo. Pertanto tutte le positive soddisfano la disequazione ed è determinato un intorno destro di 0. Se invece ε < e quindi lnε < 0), si ottiene < lnε, che è un numero positivo. Pertanto soddisfano la disequazione tutte le dell intervallo 0, lnε ), che è ancora un intorno destro di 0. Se infine ε = la disuguaglianza diventa < 0, cioè > 0, insieme che contiene un intorno destro di 0. Osservazione Ribadisco che, dicendo ite, senza precisare se ite destro o ite sinistro, si intende ite da destra e da sinistra. Si potrebbe dimostrare rigorosamente, ma è abbastanza facile intuirlo, che il ite esiste se e solo se esistono e sono uguali il ite destro e il ite sinistro. Può essere comodo talvolta e lo faremo tra breve) calcolare il ite calcolando separatamente il ite destro e il ite sinistro. 2 Vedi nota precedente. c δ,c+δ)\{c} è indica l intorno c δ,c+δ) privato del punto c.

4 LIMITI DEFINIZIONI DI LIMITE 4.2 Limite finito all infinito Si parla di ite finito all infinito quando la variabile tende a + o a e il ite è un numero reale. Sia f : a,+ ) R. Definizione Si scrive f) = l, con l R se, per ogni intorno l ε,l+ε) del ite l, esiste un intorno δ,+ ) di + tale che per ogni δ,+ ) si ha che f) l ε,l+ε). Con la solita notazione compatta si può scrivere ε > 0 δ > 0 : > δ = l ε < f) < l+ε. y l+ε l l ε ) a δ Osservazione Si noti che nella forma compatta ho scritto δ > 0, mentre prima non avevo posto restrizione di segno. Non è una incongruenza, le due forme sono equivalenti infatti. Non c è motivo in realtà che la definizione chieda δ > 0, dato che δ non ha più il significato, che aveva prima nel ite al finito, di raggio di un intorno. Esso è semplicemente il primo estremo di un intorno di +. Ho scritto invece δ > 0 nella forma compatta perché in questo modo è facilitata la verifica dei iti nei casi concreti senza fissare il segno in molti casi si è costretti a considerare entrambi i casi possibili e questo appesantisce molto la soluzione). Osservazione Nota operativa: per provare che è vera una certa scrittura di ite finito a + basta provare che per ogni ε > 0 l insieme delle soluzioni della disequazione f) l < ε contiene un insieme del tipo δ,+ ). Definizione Se f :,b) R, si scrive f) = l, con l R y se, per ogni intorno l ε,l+ε) del ite l, esiste un intorno,δ) di tale che per ogni,δ) si ha che f) l ε,l+ε). Con la solita notazione compatta si può scrivere ε > 0 δ > 0 : < δ = l ε < f) < l+ε. ) l+ε l l ε δ ) b Anche qui la definizione non chiede nulla sul segno di δ, mentre la forma compatta lo pone positivo e trasforma in < δ la disuguaglianza sulle. Le due forme sono equivalenti. Osservazione Nota operativa: per provare che è vera una certa scrittura di ite finito a basta provare che per ogni ε > 0 l insieme delle soluzioni della disequazione f) l < ε contiene un insieme del tipo,δ). Esempio Vediamo una verifica di ite all infinito, ad esempio, proviamo che = 0. Fissato un intorno ε,ε) del ite 0, la disuguaglianza < ε è verificata se > ε, cioè nell insieme, ε ) ε,+ ). Questo insieme contiene chiaramente un intorno di + e quindi la scrittura di ite è vera. Osservazione Come si vede l insieme delle soluzioni della disuguaglianza < ε contiene anche un intorno di, e questo perché chiaramente anche il ite per che tende a è zero. Esempio Se invece consideriamo la scrittura + =, fissato un intorno ε, + ε) del ite, la disuguaglianza + < ε è verificata se < ε +. Si vede facilmente che questa non definisce, qualunque sia ε, un intorno di + : infatti ad esempio per ε = /2, definisce l intervallo 3,). Quindi la scrittura è falsa.

5 LIMITI DEFINIZIONI DI LIMITE 5 Esempio Proviamo ora che e = 0. Fissato un ε > 0 qualunque, consideriamo la disequazione e < ε. Data la positività della funzione esponenziale, la disequazione equivale alla e < ε, che ha per soluzioni < lnε. Si tratta ovviamente di un intorno di. Osservazione Se il ite di una funzione, per c c finito o infinito), è zero, si dice che la funzione è infinitesima o che è un infinitesimo, per c. Attenzione. Se affermiamo che una funzione è infinitesima dobbiamo sempre dire anche per che tende a quale valore. Attenzione ancora: una funzione è infinitesima per che tende a qualche cosa se il suo ite è zero, a prescindere da ciò a cui tende può tendere anche all infinito). Possiamoquindi direchelafunzionef) = èinfinitesima a+ ea, echelafunzione esponenzialef) = e è infinitesima a..3 Limite infinito al finito Si parla di ite infinito al finito quando la variabile tende ad un numero reale e il ite è + o. Anche qui c è ovviamente la possibilità di un ite solo da destra o solo da sinistra. Ecco la definizione nel caso del ite bilatero. Definizione Si scrive f) = + c se, per ogni intorno ε,+ ) del ite +, esiste un intorno c δ,c+δ) di c tale che per ogni c δ,c+δ)\{c} si ha che f) ε,+ ). Nella forma compatta se ε > 0 δ > 0 : c δ < < c+δ, c, = f) > ε. y ε a ) c Stesse considerazioni di prima sulle differenze tra la prima definizione e la forma compatta: ε può essere qualunque, perché ha il significato di estremo dell intorno di +, mentre δ torna ad avere il significato di raggio di un intorno e quindi torna ad essere positivo. Nella forma compatta, per semplicità nelle verifiche, è meglio dire ε > 0. Le due forme sono infatti equivalenti. Fornisco la definizione compatta nel caso del ite da destra e da sinistra. y a +f) = + se ε > 0 δ > 0 : a < < a+δ = f) > ε c δ c+δ b rappresentato in figura qui a fianco) e b f) = + se ε > 0 δ > 0 : b δ < < b = f) > ε. Poi abbiamo il caso del ite. Definizione Si scrive f) = c se, per ogni intorno,ε) del ite, esiste un intorno c δ,c+δ) di c tale che Nella forma compatta se per ogni c δ,c+δ)\{c} si ha che f),ε). ε ) a a+δ b ε > 0 δ > 0 : c δ < < c+δ, c, = f) < ε. Osservazione Si noti che qui, nella forma compatta, ho scritto ε > 0 e ho cambiato la disuguaglianza sulle f) in f) < ε si veda l analogia di tutto questo con quanto fatto nel caso di ite finito all infinito). Lo studente provi a scrivere la deefinizione nei casi del ite destro e sinistro. Osservazione La solita nota operativa: per una verifica di ite nel caso di ite infinito al finito, ad esempio con ite +, basta provare che per ogni ε > 0 l insieme delle soluzioni della disuguaglianza f) > ε, con ε > 0, contiene un intorno del punto c c come sempre escluso). Ovviamente, nel caso di ite, la disequazione da cui partire sarà f) < ε, con ε > 0.

6 LIMITI DEFINIZIONI DI LIMITE 6 Esempio Proviamo ad esempio che 0 + = +. Fissato un qualunque ε > 0, consideriamo, sulle > 0, la disequazione > ε, che equivale alla < ε. Resta quindi individuato l intervallo 0, ε ), che è un intorno destro di 0. Avremo invece 0 =. Infatti, fissato un qualunque ε > 0, consideriamo, sulle < 0, la disequazione < ε, che equivale alla > ε. 3 Resta quindi individuato l intervallo ε,0), che è un intorno sinistro di 0. Osservazione Se scrivessimo invece, senza precisare se da destra o da sinistra, dovremmo dire che tale ite non esiste. Tra breve vediamo meglio questo aspetto. 0 Esempio Quale altro esempio, proviamo che 0 2 = +. Fissato un qualunque ε > 0, consideriamo la disequazione > ε, che equivale alla 2 < 2 ε. Questa ha per soluzioni l intervallo ε, ε ), che è un intorno di 0. Esempio Proviamo ancora che 0 +ln =. Fissato un qualunque ε > 0, consideriamo la disequazione ln < ε. Qui è positivo, dato che la funzione esiste solo in 0,+ ). La disequazione equivale alla 0 < < e ε. Osservando che la quantità a destra è certamente positiva, si tratta quindi di un intorno destro di 0, privato dell origine..4 Limite infinito all infinito Si parla di ite infinito all infinito quando la variabile tende a + o e il ite è + o. Dei quattro casi possibili ne vediamo solo uno, lasciando allo studente il compito di scrivere la definizione di ite negli altri casi. y a δ Definizione Si scrive f) = se, per ogni intorno,ε) del ite, esiste un intorno δ,+ ) di + tale che per ogni δ,+ ) si ha che f),ε). ε ) Osservazione Qui né ε né δ hanno restrizioni di segno, dato che sono entrambi estremi di un intorno ilitato. Nella forma compatta, come fatto prima, possiamo però chiedere che siano entrambi positivi e scrivere ε > 0 δ > 0 : > δ = f) < ε. In una verifica concreta basterà provare che, fissato un qualunque ε > 0, l insieme delle soluzioni della disequazione f) < ε contiene un intorno di +. Esempio Ad esempio, proviamo che ln) =. Fissato un qualunque ε > 0, consideriamo la disequazione ln < ε. Essa equivale alla ln > ε, e cioè alla > e ε, la quale definisce un intorno di +. Esempio Ancora, proviamo che e = +. 3 Attenzione che sia sia ε sono negativi, e quindi si cambia due volte il verso della disequazione.

7 DEFINIZIONI DI LIMITE 7 Fissato un qualunque ε > 0, consideriamo la disequazione e > ε. Essa equivale a > lnε, che definisce un intorno di +. Esempio Proviamo che e = +. Fissato un qualunque ε > 0, consideriamo la disequazione e > ε. Essa equivale a > lnε, e cioè < lnε. Quest ultima definisce un intorno di. Esempio Da ultimo, proviamo che =. e/ Fissato un qualunque ε > 0, consideriamo la disequazione < ε. Osserviamo che per > 0 si noti che e / questa ipotesi non contrasta con il fatto che stiamo cercando un intorno di + ) si ha e / > e quindi e / < 0. Allora la disuguaglianza equivale alla e / > ε, e cioè alla e/ < ε e questa a e/ < + ε. Prendendo i logaritmi otteniamo < ln+ ε ). Dato che la quantità a destra è positiva l argomento del logaritmo è maggiore di ), possiamo scrivere > ln+ ε ). Resta quindi individuato un intorno di +. Osservazione Se il ite di una funzione, per c c anche infinito), è + o, si dice che la funzione è infinita o che è un infinito, per c. Attenzione anche qui. Occorre sempre precisare per che tende a quale valore. E ancora, la funzione è un infinito se il suo ite è infinito, a prescindere da ciò a cui tende può tendere anche a zero o a un qualunque numero reale). Possiamo quindi, ad esempio, dire che la funzione f) = è infinita in 0+ e in 0 cioè per che tende a zero da destra o da sinistra), che la funzione f) = 2 è infinita per 0, e che la funzione logaritmica f) = ln è infinita per 0 +. Ancora: la funzione logaritmica e la funzione esponenziale sono degli infiniti per +. Ledefinizionidiitefinisconoqui, 4 salvounapprofondimentochefaremotrapocomachenoncomportasostanziali novità rispetto a quanto visto finora. Prima però è opportuno sgombrare il campo da un possibile fraintendimento. Non si deve pensare che, data una funzione f e dato un punto c in cui abbia senso fare il ite, esista sempre il c f). In altre parole il ite può non esserci. Esempio I classici esempi di non esistenza del ite si ottengono di solito con le funzioni goniometriche seno, coseno, tangente), che però noi non trattiamo in questo corso. Vi propongo allora questo altro esempio, che utilizza la funzione parte intera, già incontrata in precedenza. Consideriamo la funzione f) =, definita in tutto R di cui trovate il grafico nella dispensa sulle Funzioni reali). Si può provare abbastanza facilmente che essa non ha ite per +. Basta tenere nella giusta considerazione il fatto che per questa funzione valgono queste due semplici proprietà: f) = 0, per ogni Z e f) = 2, per ogni = z + 5 2, con z Z. Dimostriamo che il ite non esiste escludendo tutti i casi possibili. Il f) non può essere 0: infatti, se scegliamo ad esempio ε = /4, non può esistere un intorno δ,+ ) di + la cui immagine è contenuta in 4, 4 ), dato che la funzione vale /2 in alcuni punti di δ,+ ). Il ite non può essere : infatti, se scegliamo ad esempio ε = /2, non può esistere un intorno δ,+ ) di + la cui immagine è contenuta in 2,+ 2 ) = 2, 3 2 ), dato che la funzione vale 0 in alcuni punti di δ,+ ). Il ite non può essere un numero l compreso tra 0 e : infatti, se scegliamo ε = l, non può esistere un intorno δ,+ ) di + la cui immagine è contenuta in l ε,l+ε) = 0,2l), dato che ancora la funzione vale 0 in alcuni punti di δ,+ ). Con le stesse considerazioni, il ite non può nemmeno essere un numero l maggiore di. Lasciamo allo studente completare la dimostrazione, provando che il ite non può nemmeno essere un numero negativo e nemmeno infinito. Pertanto il ite non esiste. 4 Alcuni esercizi di verifica di ite attraverso la definizione sono riportati alla fine della successiva dispensa sulle funzioni continue. 5 La scrittura vuol dire semplicemente che sui numeri interi la funzione vale 0, mentre sui numeri che si ottengono da un intero più 2, cioè 3 2, 2, 2, 3 2, 5 2,..., la funzione vale. Se non è chiaro, si vada a riprendere il grafico della funzione f, che abbiamo ottenuto in 2 precedenza.

8 LIMITI DEFINIZIONI DI LIMITE 8 Osservazione Si vede facilmente che anche il ite a non esiste. Osservazione L esempio fornito tratta i iti agli infiniti. Può forse sembrare più strano che anche un ite al finito possa non esistere. Esempio Si può ottenere un esempio di ite al finito che non esiste modificando leggermente l esempio del ite all infinito appena visto. Si consideri la funzione f) = e si consideri poi il suo ite per 0 +. Non è difficile prima intuire e poi verificare che per questa funzione valgono le due proprietà, analoghe alle precedenti: f) = 0, per = n, con n N e f) = 2, per =, con n N n+ 2 e che queste portano, come prima, alla non esistenza del ite. Può essere un utile esercizio la costruzione del grafico di questa funzione. Qui sotto riporto il grafico di a sinistra e quello di a destra ho evitato di usare i pallini vuoti per non appesantire troppo i grafici e renderli poco leggibili) Osservazione Gli esempi precedenti mostrano che una funzione può quindi non avere ite, per che tende ad un qualche valore. Ribadisco: per che tende a qualche particolare valore. Se escludiamo + e, la funzione f) = ha ite in ogni punto, e cioè in tutti i valori reali. Analogamente, la funzione f) = non ha ite soltanto per che tende a zero, in tutti gli altri casi, compresi gli infiniti, il ite esiste. Una domanda importante che ci si può porre a questo punto è la seguente: ci sono proprietà delle funzioni reali che assicurano l esistenza del ite? La risposta è affermativa: una tale proprietà è ad esempio la monotonia. Le funzioni monotone hanno sempre ite. Questo è il contenuto della seguente fondamentale proposizione. Teorema esistenza del ite per funzioni monotone). Sia f : a, b) R. Valgono le proprietà seguenti: i) se f è crescente o non decrescente), allora a + f) esiste e si ha a + f) = inf a,b) f); ii) se f è decrescente o non crescente), allora f) esiste e si ha f) = sup f). a + a + a,b) 43 2 supf supf inff inff a b a b Analoghi risultati valgono con ite per b oppure con ite a ±. Attenzione però che inf e sup si scambiano a b e a +, quindi ad esempio se f è crescente, si ha b f) = sup a,b) f).

9 LIMITI DEFINIZIONI DI LIMITE 9 Osservazione Si osservi che la funzione f) = non è monotona negli intervalli ilitati e quindi il teorema non è applicabile al caso del ± ). Si osservi anche che il teorema fornisce una condizione sufficiente, ma non necessaria, per l esistenza del ite. In altre parole ci sono funzioni non monotone che hanno ite. Si consideri ad esempio la funzione f : 0,+ ) R, definita da f) = { / se / N 0 se N. Lo studente constati con l aiuto del grafico che f non è monotona e che f) esiste e vale Concludo la lunga sezione sulla definizione di ite con una situazione che può risultare molto importante nel calcolo dei iti. Abbiamo incontrato all inizio la definizione di ite finito al finito, che precisa in modo rigoroso il significato della dicitura la funzione tende ad un certo valore reale l quando la sua variabile tende ad un certo valore reale c. Nella definizione vista, mentre abbiamo considerato i due casi che la variabile tenda al valore c da destra o da sinistra c + e c ), non abbiamo distinto i casi in cui la funzione tende al suo ite da destra o da sinistra data la rappresentazione che solitamente facciamo delle funzioni, che porta a riportare i valori della funzione sull asse verticale, sarebbe forse più opportuno dire dall alto o dal basso), cioè da valori più grandi o più piccoli. Ecco, ora vediamo come si può lievemente modificare la definizione per precisare queste due situazioni. Diremo che la funzione f tende al ite l da valori più grandi, e scriveremo se f) = c l+, ε > 0 δ > 0 : c δ < < c+δ, c, = l < f) < l+ε. L unica differenza con il caso del ite finito al finito è che la disuguaglianza sulle f) da l ε < f) < l+ε che era è diventata l < f) < l+ε. Vuol dire appunto che f) sta in un intorno destro del ite, cioè si avvicina al ite da valori più grandi. Diremo invece che la funzione f tende al ite l da valori più piccoli, e scriveremo se f) = c l, ε > 0 δ > 0 : c δ < < c+δ, c, = l ε < f) < l. Questa volta si chiede che f) stia in un intorno sinistro del ite, cioè si avvicini ad l da valori più piccoli. Osservazione Possiamo naturalmente definire il ite da valori più grandi o più piccoli anche se la tende all infinito. Sarebbe bene che lo studente provasse a scrivere la definizione in questi casi, senza prima guardare quello che c è in nota. 6 Esempi Vediamo qualche esempio. y Si ha = 0 + e 0 3 = 0 mentre 0 2 = 0 +. Si ha +ln = 0+ e ln = 0. Si ha e = Se scrivo f) = l+ significa che Se scrivo f) = l+ significa che Lascio allo studente la scrittura per il ite da valori più piccoli. ε > 0 δ : > δ = l < f) < l+ε. ε > 0 δ : < δ = l < f) < l+ε.

10 2 CONFRONTO DEI LIMITI 0 Si ha + 2 = + e ) + 2 =. Osservazione Le prime non pongono grossi problemi lo studente può cercare di dimostrare queste scritture con la definizione appena vista oppure può semplicemente darsene una ragione ricordando il grafico delle funzioni coinvolte). Attenzione all ultima. Non è un errore di chi scrive: il ite a + di 2 è + e il ite della stessa funzione a ) + è. Anche qui per convincersene basta il grafico. Quindi attenzione quando ci sono elevamenti al quadrato di quantità negative. Osservazione La domanda che a questo punto gli studenti fanno è: ma se il ite è, mettiamo, zero occorre sempre precisare se è uno 0 + o uno 0? La domanda è certamente lecita. Va detto anzitutto che ad una domanda diretta tipo i iti degli esempi qui sopra), se il ite è 0 + non è sbagliato dire che il ite è 0. Dire che è 0 + è un ulteriore precisazione. In qualche caso concreto di calcolo di ite ne vedremo più avanti) per concludere correttamente è necessario capire se un ite di una parte della funzione) è da valori più grandi o più piccoli. La risposta alla domanda è quindi: non sempre, ma in qualche caso sì. Non vi posso però dare una regola generale. Occorre vedere caso per caso. Di solito si procede così: si prova a calcolare il ite usando semplicemente 0; se non si riesce a concludere si cerca di precisare se è uno 0 + o uno 0. 2 Confronto dei iti In questa sezione enuncio un risultato, riguardante il calcolo dei iti, che dipende dalla struttura d ordine in R. Per semplificare l esposizione mi iterò al caso dei iti da destra: risultati analoghi si possono formulare per tutti gli altri casi di ite. Teorema del confronto dei iti). Siano f,g due funzioni definite in a,b) tali che f g. Valgono le affermazioni seguenti: i) se a +f) = λ e +g) = µ, allora λ µ; a ii) se a +f) = +, allora +g) = + ; a iii) se a +g) =, allora +f) =. a Osservazioni Al punto i), per poter stabilire la relazione tra i due iti, è importante ipotizzare che i iti esistano. Si noti che invece non occorre nel secondo e nel terzo punto ipotizzare l esistenza di entrambi i iti: qui infatti l esistenza del secondo ite è una conseguenza della non finitezza del primo. Esempi Possiamo considerare il 2. Si potrebbe facilmente dimostrare con la definizione che il ite è +, ma facciamolo utilizzando il confronto. Osservando che nell intervallo,+ ) si ha 2 e che ovviamente = +, allora dal punto ii) del teorema del confronto dei iti deduciamo che anche Esempio Consideriamo ora il 2 = Anche qui si potrebbe facilmente dimostrare con la definizione che il ite è 0, ma facciamolo utilizzando il confronto. Possiamo dire che nell intervallo 0,) si ha 2 0 e 2. 7 Il ite in questione esiste in quanto la funzione 2 è monotona crescente) in 0,). 8 Per il punto i) del terorema del confronto possiamo dire allora che Quindi il ite cercato è zero e anche = 0. 7 Si osservi che la prima disuguaglianza vale in realtà in tutto R, mentre la seconda vale solo in [0,]. 8 In effetti si può provare che il ite è zero anche con il teorema si esistenza per funzioni monotone.

11 3 LIMITI DI FUNZIONI ELEMENTARI 3 Limiti di funzioni elementari Verifichiamo con la definizione alcuni risultati di esistenza di iti di funzioni elementari. 9 Faremo anche uso del teorema di esistenza del ite per funzioni monotone, per illustrare quanto può essere comodo il suo utilizzo. Cominciamo con una funzione elementare molto semplice, una funzione costante f) = k. Dimostriamo che f) = k, dove c è un qualunque valore reale o anche un infinito. c La cosa è del tutto ovvia, in base alla definizione, dato che l immagine di f è {k}. La cosa è altrettanto ovvia in base al teorema di esistenza: la funzione costante è una funzione monotona e il suo estremo superiore è ovviamente k. Consideriamo f) =. Dimostriamo che c = c. Con la definizione, se fissiamo un intorno c ε,c+ε) del ite c, la disuguaglianza c < ε definisce proprio l intorno c ε,c+ε) del punto c. Con il teorema di esistenza è ancora più semplice. La funzione è crescente e possiamo procedere così. Consideriamo un intervallo c,b) con c < b); per il teorema di esistenza possiamo affermare che = inf = c. c + c,b) Consideriamo ora un intervallo a,c) con a < c); per il teorema di esistenza possiamo affermare che = c = c. Pertanto ite destro e ite sinistro esistono e sono uguali, e quindi c è il valore del ite. sup a,c) Si ha anche = sup = + e = inf =. R R Dimostriamo che c 2 = c 2. Supponiamo che sia c > 0. Possiamoaffermare che esiste un intervallo c δ,c+δ) in cui 2 è crescente. Quindi si ha c +f) = inf c<<b 2 = c 2 e f) = sup c a<<c 2 = c 2. Pertanto otteniamo la tesi. Lo studente adatti la dimostrazione nel caso c < 0 e nel caso c = 0. 0 Si ha anche 2 = 2 = +. Con la funzione f) = 3 le cose non sono molto diverse, ricordando che si tratta ora di una funzione crescente in tutto R. Si ha quindi c 3 = c 3. Si ha inoltre 3 = + e 3 =. Si intuisce che per tutte le funzioni potenza vale il risultato c α = c α. Inoltre, se α > 0, si ha α = + ; se α < 0, si ha α = 0. Ancora, se α < 0, si ha α = basta ricordare il grafico delle funzioni potenza). Per la funzione esponenziale f) = b si può dimostrare che c b = b c. Inoltre, se b >, si ha b = + e b = 0; se b <, si ha b = 0 e b = + ricordare il grafico della funzione esponenziale). Per la funzione logaritmica f) = log b, definita in 0,+ ), si ha log c b = log b c. Inoltre, se b >, si ha log b = + e log b = ; se b <, si ha log b = e 0 + log b = + ricordare il grafico della funzione logaritmica) Altri esercizi di questo tipo sono riportati alla fine della successiva dispensa sulle funzioni continue. 0 Attenzione che con c = 0 la funzione non è monotona in un intorno di c. Occorre quindi usare la definizione. Si ricordi che la funzione potrebbe essere definita solo in [0,+ ) o in 0,+ ), ma che comunque si tratta di una funzione monotona.

12 4 ALGEBRA DEI LIMITI 2 4 Algebra dei iti Ecco un teorema molto utile nel calcolo dei iti. Lo enuncio con riferimento al caso del ite destro, ma come sempre risultati analoghi valgono in tutti gli altri casi. Teorema Siano f,g : a,b) R, e supponiamo che sia a + f) = λ e Valgono le affermazioni seguenti: a + g) = µ, con λ,µ R cioè numeri reali finiti). i) a + f)+g) ) = λ+µ ite della somma); ii) a + f)g) ) = λµ ite del prodotto); iii) se µ 0, allora a + f) g) = λ µ ite del quoziente). Osservazione C è poco da aggiungere. Se i iti sono finiti, per fare il ite di una somma si fa la somma dei iti, per il ite del prodotto il prodotto dei iti e per il ite del quoziente il quoziente dei iti, sempre che il denominatore non si annulli. Da questo teorema sono però esclusi molti casi, ad esempio quelli in cui uno o tutti e due) i iti siano infiniti. Ma non solo: e se ho un quoziente e il denominatore tende a zero? Per riuscire a risolvere qualche caso, fornisco ora alcune regole di calcolo, che potrebbero peraltro essere dimostrate accuratamente. Ma itiamoci ad accettarle, anche se come vedrete sono molto intuibili. Se nel calcolo del nostro ite ci troviamo di fronte ad una delle situazioni indicate, il risultato è quello indicato l rappresenta sempre un ite finito): i) se l R, l++ ) = +, l+ ) = 2, l = 0, l + = 0 ii) se l R e l > 0, iii) se l R e l < 0, iv) inoltre e l + ) = +, l ) = l + ) =, l ) = + + )++ ) = +, )+ ) = + ) + ) = +, + ) ) =, ) ) = +. Si potrebbe ora dimostrare che non è invece possibile definire regole nei seguenti casi: 3 )++ ), 0 + ), 0 ), solite considerazioni sulla commutatività). Per la verità, per i due casi l 0, con l 0, e ± 0, se riusciamo a stabilire il segno dello zero a denominatore, possiamo dare una regola, che si può esprimere in forma sintetica e impropria) ma efficace, con le scritture: l 0, ± 0, ± ± l > = +, l < =, l > 0 0 =, l < 0 0 = + 2 Valendo la proprietà commutativa, sussistono anche le analoghe regole scambiate : + )+l = + e ) + l =. Lo stesso per quanto riguarda le regole che seguono sui prodotti. 3 Questo perché ci sono casi che rientrano tutti, ad esempio, nella prima tipologia e che danno risultati diversi. Quindi il risultato non è prevedibile o, che è lo stesso, non si può fornire una regola generale.

13 4 ALGEBRA DEI LIMITI 3 e = +, 0 + =, + 0 =, 0 = +. Chiamiamo infine forma indeterminata f.i) uno qualunque dei casi che restano, e che per comodità riscrivo: )++ ), 0 ± ), In realtà ci sono altre forme indeterminate, che non riguardano però le operazioni algebriche fondamentali. Queste altre forme, che potremmo chiamare forme indeterminate esponenziali, sono: ) 0, + ) 0, ±. Esse, come vedremo più avanti, si possono ricondurre alle precedenti. Esempi Consideriamo il ite e +ln)., ± ±. La funzione esponenziale tende ad e per e la funzione logaritmica tende a 0. Non si tratta quindi di una forma indeterminata e risulta e +ln) = e+0 = e ln) = 0+ ) =. ln) = 0 = )ln) = ) =. ln = 0 = 0. e = 0 = 0. Nel caso si presenti una delle forme indeterminate, come si diceva il risultato del ite non è prevedibile. A titolo di esempio, consideriamo i tre iti + Sono tutti della forma indeterminata) + +. Ma per il primo per il secondo e per il terzo +, 2 e / = divido sopra e sotto per ) = = +0 =, + +/ 2 = divido sopra e sotto per ) = = +0 + = + = / = divido sopra e sotto per ) = = + +0 = + = +. Quindi la stessa forma indeterminata + + può dare origine a risultati diversi. Osservazione Se riconsideriamo i iti e, già visti in precedenza con la definizione, ora possiamo osservare che rientrano in quelli che sappiamo risolvere con le regole del calcolo, dato che = = + e = 0 =.

14 4 ALGEBRA DEI LIMITI 4 Si tratta di un caso in cui la conoscenza del segno dello zero a denominatore consente di stabilire il risultato. Esempio Quale altro esempio di situazione in cui è importante l idea di ite da valori più grandi o più piccoli, consideriamo il ) + e e. e Si tratta di una forma del tipo 0 + e 0 ed è quindi importante stabilire il segno degli zeri a denominatore. Possiamo scrivere che ) = = 0 e e) = e e = 0. e Pertanto si ha ) + e e = e 0 + e = )+ ) =. 0 Vediamo ora qualche esempio di calcolo di forme indeterminate. 2 ). Si tratta di una f.i. +. Si ha 2 ) = )) = + ) + ) = + ) + ) = +. Lo studente provi a risolverlo raccogliendo invece 2. Lo studente ancora verifichi che il ite a non è invece una f.i. La stessa tecnica consente di calcolare il ite agli infiniti di un qualunque polinomio. Vediamo ad esempio il ). Si tratta di una f.i. in quanto è presente una differenza di infiniti. Si ha ) = )) 3 = + ) ) = + ) 2 = +. Lo studente provi a calcolare il ite a. Osservazione A questo punto dovrebbe essere chiaro che il ite all infinito di un polinomio è dato dal ite all infinito del suo monomio di grado massimo. Quindi i polinomi del tipo P) = a n +... cioè con monomio di grado massimo a n ) e a > 0 tendono a + per + e a tendono a se n è dispari e a + se n è pari. Passiamo al quoziente di due polinomi Si tratta di una f.i. + )/+ ). Si ha = 3 +/ 2 / 3 ) 2 2 /+/ 2 ) = +/ 2 / 3 ) 2 /+/ 2 = + = Si tratta di una f.i. + )/+ ). Si ha = /) 2 +/+2/ 2 ) = Si tratta ancora di una f.i. + )/+ ). Si ha = 2 /) 2 3+/ 2 ) = / +/+2/ 2 ) = + = 0. / 3+/ 2 = 3. Osservazione Questi tre esempi dovrebbero insegnare molto: una regola generale per trovare il ite di un quoziente di polinomi. Tutto dipende dal grado dei due polinomi. Lo studente trovi da solo la regola. Il raccogento risolve a volte forme indeterminate date dalla differenza di infiniti, ma non sempre. Sono da ricordare i seguenti esempi.

15 4 ALGEBRA DEI LIMITI 5 ). Si tratta di una f.i. +. Si ha Si poteva anche fare ) = /2 )) = + = +. ) = )) = + ) + ) = +. ) Si tratta ancora di una f.i. +. Si ha ) = )) 22 + = 2+ 2 )) ) 2 +. Si tratta ancora di una f.i. +. Procedendo come prima si ha )) )) ) 2 + = = = + ) =. = + 0. Come si vede questa volta così non si riesce ad einare la forma indeterminata. Occorre cambiare metodo. Si può razionalizzare. 4 Moltiplicando sopra e sotto per la somma, cioè per + 2 +), si ha ) 2 + Esercizio 4. a) c) e) g) i) k) Esercizio 4.2 confronto. a) c) e) g) i) k) m) = 2 +)+ 2 +) + = 2 + Si calcolino i seguenti iti usando l algebra dei iti. b) d) +/ + 2 f) ln / 0 + ln+) h) j) 2 +/ +e +e / 0 + e 0 + ln) l) ln +ln+/)) = + = 0. I seguenti iti sono forme indeterminate. Si calcolino con opportuni raccogenti o con il b) d) f) h) /2 + 3/5 /2 + 3/5 j) 4/3 + 3/ /3 + 3/2 ) 2 l) 2 ) ) n) + ) Quando si ha una somma differenza) di quantità sotto radice che danno origine ad una f.i., moltiplicando numeratore e denominatore per la differenza somma) si riesce ad einare le radici dal numeratore. Le radici compaiono a denominatore, ma non più in forma indeterminata.

16 5 CONFRONTO LOCALE 6 5 Confronto locale Sono estremamente utili nel calcolo dei iti i seguenti risultati. Proposizione Valgono le proprietà: α. se α > 0 e b >, allora b = 0; log 2. se b >, p > 0 e α > 0, allora b ) p α = 0. Osservazione Occorre motivare le condizioni poste sui parametri α, b, p: il primo ite non sarebbe significativo con α 0 e b > o con α 0 e b < ), dato che non si tratterebbe di forme indeterminate. Considerazioni analoghe nel secondo ite. Le condizioni poste fanno sì che si tratti di iti di quozienti tra funzioni dello stesso tipo, cioè in questo caso tra infiniti quindi di forme indeterminate del tipo + + ). Osservazione Ovviamente, nel caso si presentino i iti b α α e log b ) p nelle stesse ipotesi sui parametri, il risultato è + per entrambi. 5 Osservazione I due punti della proposizione raccolgono molti casi particolari: si noti che la prima vale per ogni α maggiore di 0 e per ogni b maggiore di, e la seconda è pure vera qualunque sia la scelta di b >, p e α positivi. Esempi 2 Il vale zero, dato che è un caso particolare della prima con α = 2, b = e). e Anche il ln Il 3 vale zero con α = /3, b = 2). 2 vale zero, essendo un caso particolare della seconda con b = e, p =, α = ). ln 2 ln) 2 Anche il = vale zero con b = e, p = 2, α = /2). Veniamo ora ad una situazione più generale. Siano f,g : a,b) R, dove a,b) può essere un qualunque intervallo di R, anche non itato. Consideriamo il problema di confrontare i valori di f) e g) quando è vicino a b. Ad esempio, le due funzioni f) = / e g) = ln tendono entrambe a + per 0 +. Il problema che ci poniamo è confrontare i modi in cui esse tendono all infinito, cioè riuscire ad esempio a dire quale delle due va all infinito più rapidamente. Due possibili strategie atte ad operare un confronto possono essere: i) determinare il segno di f g in a,b); 6 ii) dare una stima dell ordine di grandezza di f/g vicino a b. 7 Analizziamo queste strategie, per +, nel caso delle tre funzioni f) =, g) = 2, h) = 2. Notiamo che nell intervallo,+ ) è minore sia di 2, sia di 2, ma questo non ci dà informazioni sulla grandezza relativa dei valori di f, g e h per che tende a +. 5 Dato che possiamo scrivere b α = α /b = 0 + = +. 6 Il segno della differenza f g ci dice quale delle due è maggiore dell altra ovviamente f g > 0 se e solo se f > g). 7 Se sapessimo ad esempio che f/g è molto maggiore di, potremmo dire che f è molto maggiore di g supponendo f e g positive).

17 5 CONFRONTO LOCALE 7 e Se invece consideriamo che f) g) = 2 = = 0 f) h) = 2 = /2, essi dicono che g è molto più grande di f vicino a +, 8 e che h è approssimativamente il doppio di f vicino a +. Quindi il ite del quoziente è un buon indicatore della grandezza relativa di f rispetto a g vicino a b. 5. Simboli di Landau Definizione Sia f,g : a,b) R, con a,b) anche non itato. Supponiamo che g non si annulli in a,b). f) i) Se = 0, diciamo che f è o piccolo di g, o trascurabile rispetto a g, in b da sinistra, e scriviamo b g) f = og) per b ; ii) se b f) g) =, diciamo che f è equivalente a g in b da sinistra, e scriviamo f g per b ; f) iii) se è finito, diverso da zero, diciamo che f è dello stesso ordine di grandezza di g in b da sinistra, b g) e scriviamo f g per b. I simboli o, e sono detti simboli di Landau. Si possono dare definizioni analoghe per iti da destra e per iti bilateri. Esempi Siano f) =, g) =, h) = 2, k) = Valgono le seguenti relazioni, per + : g = of), f = oh), h k, k h f le verifiche sono immediate: lo studente le svolga applicando le definizioni appena viste). Osservazioni Si osservi che banalmente), se f g per b, allora vale anche f g per b. Se f = of) e f 2 = of), per b, allora anche f ± f 2 = of), per b lo studente dimostri queste semplici affermazioni). Si dimostra facilmente anche che se f = of), per b, allora f +f f. Questo fatto si può anche esprimere con la scrittura più sintetica e facile da ricordare): f +of) f. Altri esempi di utilizzo dei simboli di Landau seguono da quanto enunciato all inizio di questa sezione. Si ha che: Per +, α = ob ) per ogni α positivo e per ogni b > ; Sempre per +, ln p = o α ) per ogni p e α positivi. Quindi, ad esempio, abbiamo 3 = o2 ), per +, e ln 4 = o ), sempre per +. Non sfugga il significato veramente interessante dei risultati sui confronti tra potenze, esponenziali e logaritmi che chiamerò d ora in avanti confronti standard): una qualunque potenza, per quanto elevata, è trascurabile rispetto ad un esponenziale, per quanto debole e un logaritmo, anche se elevato ad una qualunque potenza, è trascurabile rispetto ad una potenza, per quanto bassa. Altri esempi, importanti nel calcolo dei iti, sono i seguenti: Confronto all infinito tra due potenze. Consideriamo due potenze a e b, con 0 < a < b. Si ha a = o b), per +. 9 Quindi, ad esempio, si ha che 2 = o 3), per +. 8 Se f e g tendono entrambe all infinito e f/g tende a zero significa che il denominatore tende all infinito più velocemente del numeratore, e cioè che diventa grande più rapidamente dell altra. 9 Segue dalla definizione: dato che b a > 0. a b = = 0, b a

18 5 CONFRONTO LOCALE 8 Confronto in zero tra due potenze. Consideriamo ancora due potenze a e b, con 0 < a < b, questa volta per 0 +. In questo caso si ha b = o a ), per Quindi, ad esempio, si ha che 2 = o), per 0. Osservazione Quindi attenzione a non confondere i due casi: all infinito tra due potenze è trascurabile quella con esponente minore, mentre in zero è trascurabile quella con esponente maggiore. Pertanto scriveremo ad esempio = o) e /3 = o /2 ), per +, mentre = o ) e /2 = o /3 ), per 0 +. Negli ultimi esempi visti avevamo sempre a che fare con funzioni infinite all infinito e infinitesime in zero. Per ribadire che nel confronto è rilevante il valore della funzione più che il punto a cui tende, consideriamo il confronto delle due funzioni e. Si osservi che le due funzioni sono infinitesime all infinito e infinite in zero. e Dato che dato che / / = = Vediamo altri esempi di utilizzo dei simboli di Landau. = 0 allora ) = o, per + ) / 0 + / = = 0 allora = o, per Si ha /2 per +. Proviamolo con la definizione = 2 ++ = =. Lo studente dimostri questa regola generale per le radici dei polinomi: n P +op) n P. 2 3 Si ha ln 2 ++) ln 2 ) per +. Infatti [ ] ln 2 ++) ln 2 +/+/ 2 ) ln 2 = ) ln 2 ) ln 2 )+ln+/+/ 2 ) = ln 2 =. ) Lo studente dimostri questa regola quasi generale : nel caso f tenda all infinito si ha che lnf +of)) lnf. 22 Attenzione che non si ha invece e 2 ++ e 2 per +. Infatti e = 2 e 2 e2 = e+ = +. Anche qui non ci sono regole del tutto generali. Si potrebbe provare che e f+of) è equivalente ad f se f tende a zero. 20 Anche questa volta segue dalla definizione: b 0 + a = = 0, 0 +b a dato che b a > 0. 2 In realtà la formula vale qualunque sia la funzione sotto radice anche non polinomiale) e lo studente può cercare di dimostrare anche questo. 22 Mentre con le radici la regola vale in tutta generalità, con i logaritmi non è sempre così: la regola lnf + of)) lnf potrebbe non valere se ad esempio f tende a.

19 5 CONFRONTO LOCALE 9 Osservazione Usando la definizione di ite si può provare che vale il seguente risultato: se f e g sono due funzioni positive definite in [a,+ ) e se f) = og)) per +, allora da un certo punto in poi f è minore di g e questo fa forse capire meglio perché in questo caso f si dica trascurabile rispetto a g). Vediamo la semplice dimostrazione, che si basa soltanto sulla definizione di ite: f) = og)) significa che f) g) = 0 e quindi che per ε = esiste un δ > 0 tale che per > δ si ha f) g) <, da cui si ricava f) < g), per > δ. 23 Il fatto che una certa proprietà come ad esempio f) < g)) valga da un certo punto in poi nel caso precedente il punto è δ) si esprime dicendo che la proprietà vale definitivamente. Quindi possiamo dire che se f) = og)) per +, allora si ha definitivamente f) < g). 5.2 Principi di einazione/sostituzione Sono molto utili nella pratica del calcolo dei iti i seguenti risultati, che chiameremo principi di einazione/sostituzione. Essi in certo qual modo danno una giustificazione del perché alcune quantità sono state chiamate trascurabili rispetto ad altre. i) einazione) Se f,f : a,b) R e f = of) per b, allora ) f)+f ) = f) b b ii) sostituzione) Se f,f,g,g : a,b) R, f f e g g per b, allora ) ) f ) g ) = f) g) b b iii) sostituzione) Se f,f,g,g : a,b) R, f f e g g per b, allora f ) b g ) = f) b g) iv) einazione) Se f,f,g,g : a,b) R, f = of) e g = og) per b, allora f)+f ) b g)+g ) = f) b g) Osservazione Si noti che allora le funzioni trascurabili si possono a tutti gli effetti trascurare nel calcolo del ite almeno nelle situazioni previste dai principi). Funzioni invece equivalenti possono essere sostituite ad altre. Si noti un fatto molto importante: le quantità trascurabili si trascurano quando sono sommate ad altre non moltiplicate) e quantità equivalenti prendono il posto di altre quando ci sono prodotti o quozienti e non addizioni). Esempio Consideriamo il ). Osservando che = o 3 ) per +, 24 si ha ) = 3 +o 3 )) = 3 = +. Abbiamo applicato il punto i) del principio di einazione il ite peraltro lo sapevamo già calcolare con un raccogento). Più in generale, con un generico polinomio, possiamo dire che a n n +a n n +...+a 0 ) = a n n +o n )) = a n n. ± ± ± Esempio Consideriamo il 2 2 ). 23 La definizione di ite direbbe che si ha f) g) < con il valore assoluto, che però qui si può togliere perché f e g sono positive. Se così non fosse potremmo dire che vale f) < g), per > δ. 24 Il polinomio di secondo grado è somma di funzioni tutte trascurabili rispetto ad 3.

20 5 CONFRONTO LOCALE 20 Osservando che 2 = o 2 ) e = o 2 ), per +, allora, per il punto i) del principio di einazione si ha Esempio Dovendo calcolare il 2 2 ) = 2 +o 2 )) = 2 ) = , e osservando che = o 3 ) per + e che 2 + = o 4 ) per +, applicando il punto iv) del principio di einazione possiamo scrivere = 3 +o 3 ) 4 +o 4 ) = 3 4 = = 0. Si noti che anche questo ite lo sapevamo già calcolare con raccogenti. Però come si vede col principio di einazione le cose sono molto più veloci. Anche in questo caso, con il quoziente di due polinomi in generale, possiamo dire che ± a n n +a n n +...+a 0 b m m +b m m +...+b 0 = ± da cui si perviene immediatamente al risultato. Esempio Consideriamo il a n n +o n ) b m m +o m ) = a n n ± b m m, Osservando che = o 2 ) e = o) per +, ancora con il punto iv) del principio di einazione abbiamo Esempio Se abbiamo il = ) +o) = 2 = possiamo osservare che 2 = o), per 0 + e = o ), per 0 +. Quindi per punto iv) del principio di einazione si ha = +o) 0 + +o ) = 0 + = ) = Esempio Dovendo calcolare il ln 2 +2, osservando che ln = o) per + e che 2 = o2 ) per +, applicando il punto iv) del principio di einazione possiamo scrivere ln 2 +2 = Esempio Se abbiamo il +o) 2 +o2 ) = = 0 confronto standard potenza/esponenziale). 2 + lne +), osservando che + per + e che lne +) lne per +, applicando il punto iii) del principio di sostituzione possiamo scrivere + lne +) = lne = =. Esempio Se abbiamo il 2 + ln 3 +)

21 5 CONFRONTO LOCALE 2 possiamo osservare che 2 + e ln 3 +) ln 3 ), per +, e quindi 2 + ln 3 +) = ln 3 ) = = + dal confronto standard potenza/logaritmica). 3ln Abbiamo applicato il punto iii) del principio di sostituzione. Esempio Se abbiamo il e + ) ) ln+) f.i. del tipo 0 + )), possiamo osservareche e +, per +, dato che e = o ). Inoltre ln+) ln, sempre per +. Quindi, applicando il punto ii) del principio di sostituzione, possiamo scrivere e + Esempio Se abbiamo il ) ln+) ) ln = ln = = 0 confronto standard logaritmica/potenza). e ) f.i. del tipo 0 + )), osservando che /3, per + e applicando il punto ii) del principio di sostituzione, possiamo scrivere e ) = e e 2/3) = e 2/3 = 0 confronto standard potenza/esponenziale). e Osservazione Ribadisco un punto molto importante e delicato. Il principio di einazione dice sostanzialmente che quantità trascurabili si possono trascurare. Attenzione però a non dare a questa affermazione una validità del tutto generale, come può far credere questo modo di presentare la questione. La validità e quindi l applicabilità del principio è itata ovviamente ai casi previsti nell enunciato. Faccio un esempio: il principio non dice che, nel caso io abbia un prodotto di due quantità, di cui una trascurabile, io possa trascurare quest ultima. Quindi se ho +, non posso trascurare, che pure è trascurabile rispetto ad all infinito, e concludere che il ite è. Il ite infatti è +, come si trova facilmente dividendo numeratore e denominatore per, o più semplicemente dal confronto tra le due potenze. Osservazione Lo stesso dicasi per i casi che usano l equivalenza: in un prodottoo quoziente) posso sostituire ad una quantitàun altraquantitàadessaequivalente. Lacosanonvalesehounasomma. Siconsideriil ) 2 +. Se, dopo aver osservato che 2 +, per +, applico il principio di sostituzione e concludo che il ite è 0, commetto un errore. 25 Esercizio 5. I seguenti iti sono forme indeterminate. Si calcolino con i principi di einazione/sostituzione. +2 ln 3 a) 3 b) +ln e +ln + 3/2 +ln /3 +2 +ln c) 0 +0 d) /2 +3 +ln 2 e) f) Concludiamo questa sezione con alcune proprietà relative agli o piccoli, proprietà che possono essere utili in alcune occasioni. Per iniziare verifichiamo che vale questo: se f = og) per c c qualunque) e se g) 0 per c, allora anche f) 0 per c. f) La prova si ottiene con la definizione: se f = og) significa che c g) = 0 e che quindi definizione di ite), con ε =, che c è un intorno di c in cui <, il che vuol dire che in tale intorno f) < g). Ma allora, dai f) g) teoremi del confronto dei iti, se g e quindi g ) tende a zero anche f tende a zero, e quindi f tende a zero. 25 Infatti si ha invece, razionalizzando, ) = = = + +/ = 2.

II-4 Limiti. 2 Alcuni teoremi sui limiti 5. 3 Limiti di funzioni elementari 6. 4 Algebra dei limiti 7

II-4 Limiti. 2 Alcuni teoremi sui limiti 5. 3 Limiti di funzioni elementari 6. 4 Algebra dei limiti 7 I VARI CASI DI LIMITE II-4 Limiti Indice I vari casi di ite. Limite finito al finito................................................ Limite per a + ite destro.................................. 2..2 Limite

Dettagli

II-4 Limiti. 2 Alcuni teoremi sui limiti 5. 3 Limiti di funzioni elementari 6. 4 Algebra dei limiti 7

II-4 Limiti. 2 Alcuni teoremi sui limiti 5. 3 Limiti di funzioni elementari 6. 4 Algebra dei limiti 7 I VARI CASI DI LIMITE II-4 Limiti Indice I vari casi di ite. Limite finito al finito................................................ Limite per a + ite destro.................................. 2..2 Limite

Dettagli

Abbiamo già visto nel capitolo sulle funzioni che, negli estremi del suo dominio, una funzione può avere degli asintoti.

Abbiamo già visto nel capitolo sulle funzioni che, negli estremi del suo dominio, una funzione può avere degli asintoti. Capitolo 7 Limiti di funzioni Abbiamo già visto nel capitolo sulle funzioni che, negli estremi del suo dominio, una funzione può avere degli asintoti. Ricordiamo che un asintoto verticale = a si presenta

Dettagli

Limiti di successioni

Limiti di successioni Capitolo 5 Limiti di successioni 5.1 Successioni Quando l insieme di definizione di una funzione coincide con l insieme N costituito dagli infiniti numeri naturali 1, 2, 3,... talvolta si considera anche

Dettagli

1 Polinomio di Taylor 1. 2 Formula di Taylor 2. 3 Alcuni sviluppi notevoli 2. 4 Uso della formula di Taylor nel calcolo dei limiti 4

1 Polinomio di Taylor 1. 2 Formula di Taylor 2. 3 Alcuni sviluppi notevoli 2. 4 Uso della formula di Taylor nel calcolo dei limiti 4 1 POLINOMIO DI TAYLOR 1 Formula di Taylor Indice 1 Polinomio di Taylor 1 Formula di Taylor 3 Alcuni sviluppi notevoli 4 Uso della formula di Taylor nel calcolo dei iti 4 5 Soluzioni degli esercizi 6 La

Dettagli

Sviluppi e derivate delle funzioni elementari

Sviluppi e derivate delle funzioni elementari Sviluppi e derivate delle funzioni elementari In queste pagine dimostriamo gli sviluppi del prim ordine e le formule di derivazioni delle principali funzioni elementari. Utilizzeremo le uguaglianze lim

Dettagli

Dimostrazione. Indichiamo con α e β (finiti o infiniti) gli estremi dell intervallo I. Poniamo

Dimostrazione. Indichiamo con α e β (finiti o infiniti) gli estremi dell intervallo I. Poniamo C.6 Funzioni continue Pag. 114 Dimostrazione del Corollario 4.25 Corollario 4.25 Sia f continua in un intervallo I. Supponiamo che f ammetta, per x tendente a ciascuno degli estremi dell intervallo, iti

Dettagli

ANALISI 1 - Teoremi e dimostrazioni vari

ANALISI 1 - Teoremi e dimostrazioni vari ANALISI 1 - Teoremi e dimostrazioni vari Sommario Proprietà dell estremo superiore per R... 2 Definitivamente... 2 Successioni convergenti... 2 Successioni monotone... 2 Teorema di esistenza del limite

Dettagli

Precorso di Matematica

Precorso di Matematica UNIVERSITÀ DEGLI STUDI ROMA TRE FACOLTA DI ARCHITETTURA Precorso di Matematica Anna Scaramuzza Anno Accademico 2005-2006 4-10 Ottobre 2005 INDICE 1. ALGEBRA................................. 3 1.1 Equazioni

Dettagli

3. Successioni di insiemi.

3. Successioni di insiemi. 3. Successioni di insiemi. Per evitare incongruenze supponiamo, in questo capitolo, che tutti gli insiemi considerati siano sottoinsiemi di un dato insieme S (l insieme ambiente ). Quando occorrerà considerare

Dettagli

IL TEOREMA DEGLI ZERI Una dimostrazione di Ezio Fornero

IL TEOREMA DEGLI ZERI Una dimostrazione di Ezio Fornero IL TEOREMA DEGLI ZERI Una dimostrazione di Ezio Fornero Il teorema degli zeri è fondamentale per determinare se una funzione continua in un intervallo chiuso [ a ; b ] si annulla in almeno un punto interno

Dettagli

LIMITI - ESERCIZI SVOLTI

LIMITI - ESERCIZI SVOLTI LIMITI - ESERCIZI SVOLTI ) Verificare mediante la definizione di ite che a) 3 5) = b) = + ) c) 3n n + n+ = + d) 3+ = 3. ) Calcolare utilizzando i teoremi sull algebra dei iti a) 3 + ) b) + c) 0 + d) ±

Dettagli

CORSO DI LAUREA IN FISICA

CORSO DI LAUREA IN FISICA CORSO DI LAUREA IN FISICA ANALISI MATEMATICA I BREVI RICHIAMI DELLA TEORIA DEI LIMITI. Confronto di infinitesimi. Sia A sottoinsieme di R, sia 0 punto di accumulazione di A nella topologia di R quindi

Dettagli

CORSO ZERO DI MATEMATICA

CORSO ZERO DI MATEMATICA UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PALERMO FACOLTÀ DI ARCHITETTURA CORSO ZERO DI MATEMATICA RADICALI Dr. Erasmo Modica erasmo@galois.it LE RADICI Abbiamo visto che l insieme dei numeri reali è costituito da tutti

Dettagli

11. Misure con segno.

11. Misure con segno. 11. Misure con segno. 11.1. Misure con segno. Sia Ω un insieme non vuoto e sia A una σ-algebra in Ω. Definizione 11.1.1. (Misura con segno). Si chiama misura con segno su A ogni funzione ϕ : A R verificante

Dettagli

FUNZIONI ELEMENTARI, DISEQUAZIONI, NUMERI REALI, PRINCIPIO DI INDUZIONE Esercizi risolti

FUNZIONI ELEMENTARI, DISEQUAZIONI, NUMERI REALI, PRINCIPIO DI INDUZIONE Esercizi risolti FUNZIONI ELEMENTARI, DISEQUAZIONI, NUMERI REALI, PRINCIPIO DI INDUZIONE Esercizi risolti Discutendo graficamente la disequazione x > 3 + x, verificare che l insieme delle soluzioni è un intervallo e trovarne

Dettagli

Limiti di funzioni e loro applicazioni

Limiti di funzioni e loro applicazioni Limiti di funzioni e loro applicazioni Versione da non divulgare. Scritta per comodità degli studenti. Può contenere errori. 1 1 Dipartimento di Matematica Sapienza, Università di Roma Roma, Novembre 2013

Dettagli

19 LIMITI FONDAMENTALI - II

19 LIMITI FONDAMENTALI - II 19 LIMITI FONDAMENTALI - II 3. Il ite che permette il calcolo di forme indeterminate in cui sono presenti funzioni logaritmiche è: log1 + = 1. La dimostrazione di questo ite si ha subito dal ite Esempio.

Dettagli

CORSO DI LAUREA IN MATEMATICA

CORSO DI LAUREA IN MATEMATICA CORSO DI LAUREA IN MATEMATICA ESERCITAZIONI DI ANALISI MATEMATICA I BREVI RICHIAMI DELLA TEORIA DEI LIMITI. Confronto di infinitesimi. Sia A sottoinsieme di R, sia 0 punto di accumulazione di A nella topologia

Dettagli

1 Limiti e continuità per funzioni di una variabile

1 Limiti e continuità per funzioni di una variabile 1 Limiti e continuità per funzioni di una variabile Considerazioni introduttive Consideriamo la funzione f() = sin il cui dominio naturale è R\ {0}. Problema: non è possibile calcolare il valore di f per

Dettagli

Complementi di Analisi Matematica Ia. Carlo Bardaro

Complementi di Analisi Matematica Ia. Carlo Bardaro Complementi di Analisi Matematica Ia Carlo Bardaro Capitolo 1 Elementi di topologia della retta reale 1.1 Intorni, punti di accumulazione e insiemi chiusi Sia x 0 IR un fissato punto di IR. Chiameremo

Dettagli

ESERCIZI SUI PUNTI DI NON DERIVABILITÀ TRATTI DA TEMI D ESAME

ESERCIZI SUI PUNTI DI NON DERIVABILITÀ TRATTI DA TEMI D ESAME ESERCIZI SUI PUNTI DI NON DERIVABILITÀ TRATTI DA TEMI D ESAME a cura di Michele Scaglia FUNZIONI DERIVABILI Sia f : domf R una funzione e sia 0 domf di accumulazione per domf Chiamiamo derivata prima di

Dettagli

ESAME DI MATEMATICA I parte Vicenza, 05/06/2017. x log 2 x?

ESAME DI MATEMATICA I parte Vicenza, 05/06/2017. x log 2 x? A. Peretti Svolgimento dei temi d esame di Matematica A.A. 6/7 ESAME DI MATEMATICA I parte Vicenza, 5/6/7 log? Domanda. Per quali valori di è definita l espressione L espressione è definita se l argomento

Dettagli

Esercitazioni di Matematica

Esercitazioni di Matematica Università degli Studi di Udine Anno Accademico 009/00 Facoltà di Agraria Corsi di Laurea in VIT e STAL Esercitazioni di Matematica novembre 009 Trovare le soluzioni della seguente disequazione: x + +

Dettagli

Esercizi riguardanti limiti di successioni e di funzioni

Esercizi riguardanti limiti di successioni e di funzioni Esercizi riguardanti iti di successioni e di funzioni Davide Boscaini Queste sono le note da cui ho tratto le esercitazioni del giorno 0 Novembre 20. Come tali sono ben lungi dall essere esenti da errori,

Dettagli

Analisi Matematica 1+2

Analisi Matematica 1+2 Università degli Studi di Genova Facoltà di Ingegneria - Polo di Savona via Cadorna 7-700 Savona Tel. +39 09 264555 - Fax +39 09 264558 Ingegneria Gestionale Analisi Matematica +2 A.A 998/99 - Prove parziali

Dettagli

Limiti di funzioni. Parte 2 calcolo. prof. Paolo Sarti Liceo Scientifico Statale A. Volta Milano, 10/2016

Limiti di funzioni. Parte 2 calcolo. prof. Paolo Sarti Liceo Scientifico Statale A. Volta Milano, 10/2016 Limiti di funzioni Parte calcolo prof. Paolo Sarti Liceo Scientifico Statale A. Volta Milano, /6 L insieme R Il calcolo dei iti delle funzioni reali di variabile reale avviene nell insieme esteso dei numeri

Dettagli

Massimo limite e minimo limite di una funzione

Massimo limite e minimo limite di una funzione Massimo limite e minimo limite di una funzione Sia f : A R una funzione, e sia p DA). Per ogni r > 0, l insieme ) E f p r) = { fx) x A I r p) \ {p} } è non vuoto; inoltre E f p r ) E f p r ) se 0 < r r.

Dettagli

ANALISI 1 1 QUINTA LEZIONE

ANALISI 1 1 QUINTA LEZIONE ANALISI 1 1 QUINTA LEZIONE 1 prof. Claudio Saccon, Dipartimento di Matematica Applicata, Via F. Buonarroti 1/C email: saccon@mail.dm.unipi.it web: http://www2.ing.unipi.it/ d6081/index.html Ricevimento:

Dettagli

13 LIMITI DI FUNZIONI

13 LIMITI DI FUNZIONI 3 LIMITI DI FUNZIONI Estendiamo la nozione di ite a funzioni reali di variabile reale. Definizione caratterizzazione per successioni) Si ha fx) = L x 0, L R) se e solo se per ogni successione a n x 0 con

Dettagli

Esercizi sulle equazioni differenziali a cura di Sisto Baldo, Elisabetta Ossanna e Sandro Innocenti

Esercizi sulle equazioni differenziali a cura di Sisto Baldo, Elisabetta Ossanna e Sandro Innocenti Esercizi sulle equazioni differenziali a cura di Sisto Baldo, Elisabetta Ossanna e Sandro Innocenti 1. Verifica che y(t) = 1 t + e t è una soluzione dell equazione y (t) = y(t) + t.. Scrivi un equazione

Dettagli

Limiti. Lezione per Studenti di Agraria Università di Bologna. (Università di Bologna) Limiti 1 / 24

Limiti. Lezione per Studenti di Agraria Università di Bologna. (Università di Bologna) Limiti 1 / 24 Limiti Lezione per Studenti di Agraria Università di Bologna (Università di Bologna) Limiti 1 / 24 Esempi Sia f (x) = 2x + 2 ; calcoliamo f (x) per x che assume valori vicini a 1. Per prima cosa, prendiamo

Dettagli

Studi di funzione. D. Barbieri. Studiare comportamento asintotico e monotonia di. f(x) = 1 x x4 + 4x e x

Studi di funzione. D. Barbieri. Studiare comportamento asintotico e monotonia di. f(x) = 1 x x4 + 4x e x Studi di funzione D. Barbieri Esercizi Esercizio Esercizio Studiare comportamento asintotico e monotonia di f(x) = x + x4 + 4x Studiare il comportamento asintotico di f(x) = + x x + + e x Esercizio 3 Determinare

Dettagli

1 Fattorizzazione di polinomi

1 Fattorizzazione di polinomi 1 Fattorizzazione di polinomi Polinomio: un polinomio di grado n nella variabile x, è dato da p(x) = a n x n + a n 1 x n 1 + + a 1 x + a 0 con a n 0, a 0 è detto termine noto, a k è detto coefficiente

Dettagli

Funzioni elementari: funzioni potenza

Funzioni elementari: funzioni potenza Funzioni elementari: funzioni potenza Lezione per Studenti di Agraria Università di Bologna (Università di Bologna) Funzioni elementari: funzioni potenza 1 / 36 Funzioni lineari Come abbiamo già visto,

Dettagli

tele limite è unico. Ciò significa che se non può accadere che una funzione abbia limiti diversi per x. Se per assurdo si avesse che lim f ( x)

tele limite è unico. Ciò significa che se non può accadere che una funzione abbia limiti diversi per x. Se per assurdo si avesse che lim f ( x) Calcolo dei iti (C. DIMAURO) Per il calcolo dei iti ci serviamo di alcuni teoremi. Tali teoremi visti nel caso in cui, valgono anche quando Teorema dell unicità del ite: se una funzione ammette ite per

Dettagli

Funzioni Pari e Dispari

Funzioni Pari e Dispari Una funzione f : R R si dice Funzioni Pari e Dispari PARI: se f( ) = f() R In questo caso il grafico della funzione è simmetrico rispetto all asse DISPARI: se f( ) = f() R In questo caso il grafico della

Dettagli

17 LIMITI E COMPOSIZIONE

17 LIMITI E COMPOSIZIONE 17 LIMITI E COMPOSIZIONE L operazione di ite si comporta bene per composizione con funzioni continue. Teorema. Sia gx) = y 0 e sia f continua in y 0. Allora esiste fgx)) = fy 0 ). Questo teorema ci dice

Dettagli

Riassumiamo le proprietà dei numeri reali da noi utilizzate nel corso di Geometria.

Riassumiamo le proprietà dei numeri reali da noi utilizzate nel corso di Geometria. Capitolo 2 Campi 2.1 Introduzione Studiamo ora i campi. Essi sono una generalizzazione dell insieme R dei numeri reali con le operazioni di addizione e di moltiplicazione. Nel secondo paragrafo ricordiamo

Dettagli

Esercizi di Analisi Matematica

Esercizi di Analisi Matematica Università degli Studi di Udine Anno Accademico 005/06 Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali Corso di Laurea in Informatica Esercizi di Analisi Matematica Esercizi del 9 settembre 005 Dimostrare

Dettagli

Limiti e continuità. Teoremi sui limiti. Teorema di unicità del limite Teorema di permanenza del segno Teoremi del confronto Algebra dei limiti

Limiti e continuità. Teoremi sui limiti. Teorema di unicità del limite Teorema di permanenza del segno Teoremi del confronto Algebra dei limiti Limiti e continuità Teorema di unicità del ite Teorema di permanenza del segno Teoremi del confronto Algebra dei iti 2 2006 Politecnico di Torino 1 Se f(x) =` ` è unico Per assurdo, siano ` 6= `0 con f(x)

Dettagli

Istituzioni di Matematica I

Istituzioni di Matematica I Istituzioni di Matematica I Le soluzioni proposte costituiscono solo una traccia di possibili soluzioni (lo studente deve giustificare i vari risultati), possono esserci altri modi, altrettanto corretti,

Dettagli

Equazioni. Le equazioni sono relazioni di uguaglianza tra due espressioni algebriche.

Equazioni. Le equazioni sono relazioni di uguaglianza tra due espressioni algebriche. Equazioni Le equazioni sono relazioni di uguaglianza tra due espressioni algebriche. Nelle espressioni compare una lettera, chiamata incognita. Possiamo attribuire un valore a questa incognita, e vedere

Dettagli

Funzioni derivabili (V. Casarino)

Funzioni derivabili (V. Casarino) Funzioni derivabili (V. Casarino) Esercizi svolti 1) Applicando la definizione di derivata, calcolare la derivata in = 0 delle funzioni: a) 5 b) 3 4 c) + 1 d) sin. ) Scrivere l equazione della retta tangente

Dettagli

Insiemi numerici. Teoria in sintesi NUMERI NATURALI

Insiemi numerici. Teoria in sintesi NUMERI NATURALI Insiemi numerici Teoria in sintesi NUMERI NATURALI Una delle prime attività matematiche che viene esercitata è il contare gli elementi di un dato insieme. I numeri con cui si conta 0,,,. sono i numeri

Dettagli

Qualche informazione su gruppi e anelli

Qualche informazione su gruppi e anelli Qualche informazione su gruppi e anelli 1. Gruppi e sottogruppi: prime proprietà Cominciamo subito scrivendo la definizione formale di gruppo. Definizione 0.1. Un gruppo G è un insieme non vuoto dotato

Dettagli

Argomento 6 Derivate

Argomento 6 Derivate Argomento 6 Derivate Derivata in un punto Definizione 6. Data una funzione f definita su un intervallo I e 0 incrementale di f in 0 di incremento h = 0 = il rapporto I, si chiama rapporto per = 0 + h =

Dettagli

Soluzioni delle Esercitazioni VIII 21-25/11/2016. = lnx ln1 = lnx. f(t)dt.

Soluzioni delle Esercitazioni VIII 21-25/11/2016. = lnx ln1 = lnx. f(t)dt. Esercitazioni di Matematica Esercitazioni VIII -5//6 Soluzioni delle Esercitazioni VIII -5//6 A. Funzione integrale. La funzione integrale di f nell intervallo [, ] è per definizione F() = dt con [,].

Dettagli

Esercitazioni di Analisi Matematica FUNZIONI CUBICHE. Effettuare lo studio completo delle seguenti funzioni di terzo grado intere:

Esercitazioni di Analisi Matematica FUNZIONI CUBICHE. Effettuare lo studio completo delle seguenti funzioni di terzo grado intere: FUNZIONI CUBICHE Effettuare lo studio completo delle seguenti funzioni di terzo grado intere: 1) y = fx) = x 3 + 2x 2 + x 2) y = fx) = x 3 + x 2 + x + 2 3) y = fx) = x 3 + 2x 2 + x 4 4) y = fx) = x 3 +

Dettagli

Università degli Studi di Palermo Facoltà di Economia. Dipartimento di Scienze Economiche, Aziendali e Statistiche. Appunti del corso di Matematica

Università degli Studi di Palermo Facoltà di Economia. Dipartimento di Scienze Economiche, Aziendali e Statistiche. Appunti del corso di Matematica Università degli Studi di Palermo Facoltà di Economia Dipartimento di Scienze Economiche, Aziendali e Statistiche Appunti del corso di Matematica 03 - I Numeri Reali Anno Accademico 2015/2016 M. Tumminello,

Dettagli

Esercizio 1. f(x) = 4 5x2 x 2 +x 2. Esercizio 2. f(x) = x2 16. Esercizio 3. f(x) = x2 1 9 x 2

Esercizio 1. f(x) = 4 5x2 x 2 +x 2. Esercizio 2. f(x) = x2 16. Esercizio 3. f(x) = x2 1 9 x 2 Matematica ed Informatica+Fisica ESERCIZI Modulo di Matematica ed Informatica Corso di Laurea in CTF - anno acc. 2013/2014 docente: Giulia Giantesio, gntgli@unife.it Esercizi 8: Studio di funzioni Studio

Dettagli

04 - Numeri Complessi

04 - Numeri Complessi Università degli Studi di Palermo Facoltà di Economia CdS Statistica per l Analisi dei Dati Appunti del corso di Matematica 04 - Numeri Complessi Anno Accademico 2013/2014 M. Tumminello, V. Lacagnina e

Dettagli

Esercizi di Analisi Matematica

Esercizi di Analisi Matematica Università degli Studi di Udine Anno Accademico 006/07 Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali Corso di Laurea in Informatica Esercizi di Analisi Matematica Esercizi del 3 ottobre 006 Dimostrare

Dettagli

1 Funzioni reali di una variabile reale

1 Funzioni reali di una variabile reale 1 Funzioni reali di una variabile reale Qualche definizione e qualche esempio che risulteranno utili più avanti Durante tutto questo corso studieremo funzioni reali di una variabile reale, cioè Si ha f

Dettagli

UNITÀ 4. DISEQUAZIONI E SISTEMI DI DISEQUAZIONI 1. Generalità e definizioni sulle disequazioni. 2. I principi di equivalenza delle disequazioni. 3.

UNITÀ 4. DISEQUAZIONI E SISTEMI DI DISEQUAZIONI 1. Generalità e definizioni sulle disequazioni. 2. I principi di equivalenza delle disequazioni. 3. UNITÀ. DISEQUAZIONI E SISTEMI DI DISEQUAZIONI. Generalità e definizioni sulle diquazioni.. I principi di equivalenza delle diquazioni.. Diquazioni di primo grado.. Diquazioni con più fattori di primo grado..

Dettagli

Tracce di soluzioni di alcuni esercizi di matematica 1 - gruppo 76-93

Tracce di soluzioni di alcuni esercizi di matematica 1 - gruppo 76-93 Tracce di soluzioni di alcuni esercizi di matematica 1 - gruppo 76-93 5. Funzioni continue Soluzione dell Esercizio 76. Osserviamo che possiamo scrivere p() = n (a n + u()) e q() = m (b m + v()) con lim

Dettagli

Politecnico di Milano Corso di Analisi e Geometria 1. Federico Lastaria Formule di Taylor Ottobre 2012

Politecnico di Milano Corso di Analisi e Geometria 1. Federico Lastaria Formule di Taylor Ottobre 2012 Politecnico di Milano Corso di Analisi e Geometria 1 Federico Lastaria federico.lastaria@polimi.it Formule di Taylor Ottobre 2012 Indice 1 Formule di Taylor 1 1.1 Il polinomio di Taylor...............................

Dettagli

Argomento 2 IIparte Funzioni elementari e disequazioni

Argomento 2 IIparte Funzioni elementari e disequazioni Argomento IIparte Funzioni elementari e disequazioni Applicazioni alla risoluzione di disequazioni Disequazioni di I grado Per la risoluzione delle disequazioni di primo grado per via algebrica, si veda

Dettagli

1 Disquazioni di primo grado

1 Disquazioni di primo grado 1 Disquazioni di primo grado 1 1 Disquazioni di primo grado Si assumono assodate le regole per la risoluzione delle equazioni lineari Ricordando che una disuguaglianza è una scrittura tra due espressioni

Dettagli

(1;1) y=2x-1. Fig. G4.1 Retta tangente a y=x 2 nel suo punto (1;1).

(1;1) y=2x-1. Fig. G4.1 Retta tangente a y=x 2 nel suo punto (1;1). G4 Derivate G4 Significato geometrico di derivata La derivata di una funzione in un suo punto è il coefficiente angolare della sua retta tangente Esempio G4: La funzione = e la sua retta tangente per il

Dettagli

Monomi L insieme dei monomi

Monomi L insieme dei monomi Monomi 10 10.1 L insieme dei monomi Definizione 10.1. Un espressione letterale in cui numeri e lettere sono legati dalla sola moltiplicazione si chiama monomio. Esempio 10.1. L espressione nelle due variabili

Dettagli

TEOREMA DEL RESTO E REGOLA DI RUFFINI

TEOREMA DEL RESTO E REGOLA DI RUFFINI TEOREMA DEL RESTO E REGOLA DI RUFFINI ALCUNI TEOREMI IMPORTANTI Prendiamo una divisione intera tra numeri: 6 : 3 = 2. Il resto di questa divisione è 0, e questo significa che moltiplicando il quoziente

Dettagli

Argomento 7. Studio di funzione

Argomento 7. Studio di funzione Argomento 7 Studio di funzione Studiare una funzione significa ottenere, mediante strumenti analitici (iti, derivate, ecc.) informazioni utili a disegnare un grafico qualitativo della funzione data. I

Dettagli

Confronto locale di funzioni

Confronto locale di funzioni Confronto locale di funzioni Equivalenza di funzioni in un punto Sia A R ed f, g due funzioni definite in A a valori in R. Sia x 0 R un punto di accumulazione per A. Definizione. Si dice che f è equivalente

Dettagli

a) Determinare il dominio, i limiti agli estremi del dominio e gli eventuali asintoti di f. Determinare inoltre gli zeri di f e studiarne il segno.

a) Determinare il dominio, i limiti agli estremi del dominio e gli eventuali asintoti di f. Determinare inoltre gli zeri di f e studiarne il segno. 1 ESERCIZI CON SOLUZIONE DETTAGLIATA Esercizio 1. Si consideri la funzione f(x) = e x 3e x +. a) Determinare il dominio, i limiti agli estremi del dominio e gli eventuali asintoti di f. Determinare inoltre

Dettagli

Esercizi svolti. g(x) = sono una l inversa dell altra. Utilizzare la rappresentazione grafica di f e f 1 per risolvere l equazione f(x) = g(x).

Esercizi svolti. g(x) = sono una l inversa dell altra. Utilizzare la rappresentazione grafica di f e f 1 per risolvere l equazione f(x) = g(x). Esercizi svolti. Discutendo graficamente la disequazione > 3 +, verificare che l insieme delle soluzioni è un intervallo e trovarne gli estremi.. Descrivere in forma elementare l insieme { R : + > }. 3.

Dettagli

Corso di Analisi Matematica Limiti di funzioni

Corso di Analisi Matematica Limiti di funzioni Corso di Analisi Matematica Limiti di funzioni Laurea in Informatica e Comunicazione Digitale A.A. 2013/2014 Università di Bari ICD (Bari) Analisi Matematica 1 / 39 1 Definizione di ite 2 Il calcolo dei

Dettagli

Un monomio è in forma normale se è il prodotto di un solo fattore numerico e di fattori letterali con basi diverse. Tutto quanto sarà detto di

Un monomio è in forma normale se è il prodotto di un solo fattore numerico e di fattori letterali con basi diverse. Tutto quanto sarà detto di DEFINIZIONE Espressione algebrica costituita dal prodotto tra una parte numerica (coefficiente) e una o più variabili e/o costanti (parte letterale). Variabili e costanti possono comparire elevate a potenza

Dettagli

8. Completamento di uno spazio di misura.

8. Completamento di uno spazio di misura. 8. Completamento di uno spazio di misura. 8.1. Spazi di misura. Spazi di misura completi. Definizione 8.1.1. (Spazio misurabile). Si chiama spazio misurabile ogni coppia ordinata (Ω, A), dove Ω è un insieme

Dettagli

Ricorrendo alle definizioni di limite, si dimostrano importanti risultati. Vedremo: che, se esiste, il limite lim

Ricorrendo alle definizioni di limite, si dimostrano importanti risultati. Vedremo: che, se esiste, il limite lim Teoremi sui limiti Ricorrendo alle definizioni di limite, si dimostrano importanti risultati. Vedremo: che, se esiste, il limite lim f () può dare informazioni locali (= che valgono nell intorno di c)

Dettagli

R. Capone Analisi Matematica Limiti di una funzione reale di variabile reale ESERCIZI SUI LIMITI DI FUNZIONE ( )

R. Capone Analisi Matematica Limiti di una funzione reale di variabile reale ESERCIZI SUI LIMITI DI FUNZIONE ( ) Esercizio proposto N 1 Verificare che ESERCIZI SUI LIMITI DI FUNZIONE Si ricordi la definizione di ite finito in un punto: Pertanto, applicando la definizione al caso concreto, si ha: o, ciò che è lo stesso:

Dettagli

Derivazione. Lorenzo Pareschi. Dipartimento di Matematica & Facoltá di Architettura Universitá di Ferrara

Derivazione. Lorenzo Pareschi. Dipartimento di Matematica & Facoltá di Architettura Universitá di Ferrara Derivazione Lorenzo Pareschi Dipartimento di Matematica & Facoltá di Architettura Universitá di Ferrara http://utenti.unife.it/lorenzo.pareschi/ lorenzo.pareschi@unife.it Lorenzo Pareschi (Univ. Ferrara)

Dettagli

Limite di successioni

Limite di successioni Limite di successioni Ricordiamo che: una successione è una funzione a : n N a (n) R si pone a n = a (n) e la successione stessa viene indicata con (a n ) n0 oppure a 0,a 1,a 2,a 3,... è ammesso che sia

Dettagli

Simboli di Landau. Equivalenza. Esempi (limiti notevoli).

Simboli di Landau. Equivalenza. Esempi (limiti notevoli). Simboli di Landau Conducono ad un algebra snella e significativa per il calcolo di iti Procurano un linguaggio tecnico per confrontare il comportamento di due funzioni nell intorno bucato di c (comportamento

Dettagli

Prontuario degli argomenti di Algebra

Prontuario degli argomenti di Algebra Prontuario degli argomenti di Algebra NUMERI RELATIVI Un numero relativo è un numero preceduto da un segno + o - indicante la posizione rispetto ad un punto di riferimento a cui si associa il valore 0.

Dettagli

UNITÀ DIDATTICA 2 LE FUNZIONI

UNITÀ DIDATTICA 2 LE FUNZIONI UNITÀ DIDATTICA LE FUNZIONI. Le funzioni Definizione. Siano A e B due sottoinsiemi non vuoti di R. Si chiama funzione di A in B una qualsiasi legge che fa corrispondere a ogni elemento A uno ed un solo

Dettagli

LOGARITMI. Corso di laurea: BIOLOGIA Tutor: Floris Marta; Max Artizzu PRECORSI DI MATEMATICA. L uguaglianza: a x = b

LOGARITMI. Corso di laurea: BIOLOGIA Tutor: Floris Marta; Max Artizzu PRECORSI DI MATEMATICA. L uguaglianza: a x = b Corso di laurea: BIOLOGIA Tutor: Floris Marta; Max Artizzu PRECORSI DI MATEMATICA LOGARITMI L uguaglianza: a x = b nella quale a e b rappresentano due numeri reali noti ed x un incognita, è un equazione

Dettagli

ANALISI MATEMATICA I-A. Prova scritta del 1/9/2009 TUTTE LE RISPOSTE DEVONO ESSERE MOTIVATE

ANALISI MATEMATICA I-A. Prova scritta del 1/9/2009 TUTTE LE RISPOSTE DEVONO ESSERE MOTIVATE ANALISI MATEMATICA I-A CORSO DI LAUREA IN FISICA Prova scritta del /9/009 TUTTE LE RISPOSTE DEVONO ESSERE MOTIVATE ESERCIZIO. Punti 8 Risolvere la seguente equazione nel campo complesso w 6 w 64 = 64 3

Dettagli

Analisi Matematica I Primo Appello ( ) - Fila 1

Analisi Matematica I Primo Appello ( ) - Fila 1 Analisi Matematica I Primo Appello (4-11-003) - Fila 1 1. Determinare la retta tangente alla funzione f() = (1 + ) 1+ in = 0. R. f(0) = 1, mentre la derivata è f () = ( e (1+) log(1+)) ( ) = e (1+) log(1+)

Dettagli

I RADICALI QUADRATICI

I RADICALI QUADRATICI I RADICALI QUADRATICI 1. Radici quadrate Definizione di radice quadrata: Si dice radice quadrata di un numero reale positivo o nullo a, e si indica con a, il numero reale positivo o nullo (se esiste) che,

Dettagli

NOTE SULLE FUNZIONI CONVESSE DI UNA VARIABILE REALE

NOTE SULLE FUNZIONI CONVESSE DI UNA VARIABILE REALE NOTE SULLE FUNZIONI CONVESSE DI UNA VARIABILE REALE ROBERTO GIAMBÒ 1. DEFINIZIONI E PRIME PROPRIETÀ In queste note saranno presentate alcune proprietà principali delle funzioni convesse di una variabile

Dettagli

ANALISI MATEMATICA PER IL CdL IN INFORMATICA ESERCIZI SULLE DISEQUAZIONI

ANALISI MATEMATICA PER IL CdL IN INFORMATICA ESERCIZI SULLE DISEQUAZIONI ANALISI MATEMATICA PER IL CdL IN INFORMATICA ESERCIZI SULLE DISEQUAZIONI Risolvere le seguenti disequazioni: ( 1 ) x < x + 1 1) 4x + 4 x ) x + 1 > x 4x x 10 ) x 4 x 5 4x + > ; 4) ; 5) 0; ) x 1 x + 1 x

Dettagli

ESERCITAZIONE: ESPONENZIALI E LOGARITMI

ESERCITAZIONE: ESPONENZIALI E LOGARITMI ESERCITAZIONE: ESPONENZIALI E LOGARITMI e-mail: tommei@dm.unipi.it web: www.dm.unipi.it/ tommei Esercizio 1 In una coltura batterica, il numero di batteri triplica ogni ora. Se all inizio dell osservazione

Dettagli

ESPONENZIALI E LOGARITMI. chiameremo logaritmica (e si legge il logaritmo in base a di c è uguale a b ).

ESPONENZIALI E LOGARITMI. chiameremo logaritmica (e si legge il logaritmo in base a di c è uguale a b ). ESPONENZIALI E LOGARITMI Data una espressione del tipo a b = c, che chiameremo notazione esponenziale (e dove a>0), stabiliamo di scriverla anche in un modo diverso: log a c = b che chiameremo logaritmica

Dettagli

Alcuni Teoremi sulle funzioni continue e uniforme continuità

Alcuni Teoremi sulle funzioni continue e uniforme continuità Alcuni Teoremi sulle funzioni continue e uniforme continuità Teorema 0. Una funzione f(x) è continua in x 0 se e solo se per ogni sucessione {x n } dom(f) con x n x 0 dom(f), risulta f(x n ) f(x 0 ). (Non

Dettagli

Soluzioni degli esercizi sulle Formule di Taylor

Soluzioni degli esercizi sulle Formule di Taylor Soluzioni degli esercizi sulle Formule di Taylor Formule di MacLaurin più usate (h, n numeri interi non negativi; a numero reale): e t =+t + t! + t3 tn +... + 3! n! + o(tn ) ln( + t) =t t + t3 3 t4 4 +...

Dettagli

AM210 - Analisi Matematica 3: Soluzioni Tutorato 1

AM210 - Analisi Matematica 3: Soluzioni Tutorato 1 AM210 - Analisi Matematica 3: Soluzioni Tutorato 1 Università degli Studi Roma Tre - Dipartimento di Matematica Docente: Luca Biasco Tutori: Patrizio Caddeo, Davide Ciaccia 19 ottobre 2016 1 Se z = (1

Dettagli

INTRODUZIONE ALLA TEORIA DEI LIMITI prof. Danilo Saccoccioni

INTRODUZIONE ALLA TEORIA DEI LIMITI prof. Danilo Saccoccioni INTRODUZIONE ALLA TEORIA DEI LIMITI prof. Danilo Saccoccioni L'analisi matematica classica prende le mosse dalla nozione di ite. Inizialmente la presentazione sarà del tutto informale e qualitativa, poi

Dettagli

Infinitesimi e loro proprietà fondamentali. Molto spesso il calcolo dei limiti conduce allo studio di forme indeterminate. lim f(x) = 0.

Infinitesimi e loro proprietà fondamentali. Molto spesso il calcolo dei limiti conduce allo studio di forme indeterminate. lim f(x) = 0. Infinitesimi e infiniti - B. Di Bella Infinitesimi e loro proprietà fondamentali Molto spesso il calcolo dei iti conduce allo studio di forme indeterminate del tipo 0 0,. Occorre quindi studiare i modi

Dettagli

k=0 a k k=0 a k, quando si voglia precisare qual è l indice iniziale: si possono infatti considerare anche serie del tipo k=1 a k, k=50 a k,

k=0 a k k=0 a k, quando si voglia precisare qual è l indice iniziale: si possono infatti considerare anche serie del tipo k=1 a k, k=50 a k, 2.2 Serie Le serie numeriche sono semplicemente successioni reali o complesse di tipo particolare, che però, per la loro importanza pratica e teorica, meritano una trattazione a parte. Data una successione

Dettagli

Principio di induzione: esempi ed esercizi

Principio di induzione: esempi ed esercizi Principio di induzione: esempi ed esercizi Principio di induzione: Se una proprietà P n dipendente da una variabile intera n vale per n e se, per ogni n N vale P n P n + allora P vale su tutto N Variante

Dettagli

1 Numeri reali. Esercizi.

1 Numeri reali. Esercizi. Politecnico di Milano. Scuola di Ingegneria Industriale. Corso di Analisi e Geometria 1 (Docente: Federico Lastaria) Settembre 2012 1 Numeri reali. Esercizi. Esercizio 1.1 (Un numero moltiplicato per zero

Dettagli

~ 1 ~ CALCOLO DEI LIMITI

~ 1 ~ CALCOLO DEI LIMITI ~ ~ CALCOLO DEI LIMITI ) Limiti che si presentano nella forma l. Pur non essendo forme indeterminate (il risultato è indicato convenzionalmente con i, nel senso che la funzione tende, in valore assoluto,

Dettagli

Laurea in Informatica e Tecnologie per la Produzione del Software Corso di Analisi Matematica Successioni e loro limiti

Laurea in Informatica e Tecnologie per la Produzione del Software Corso di Analisi Matematica Successioni e loro limiti Laurea in Informatica e Tecnologie per la Produzione del Software Corso di Analisi Matematica Successioni e loro limiti Docente: Anna Valeria Germinario Università di Bari A.V.Germinario (Università di

Dettagli

Frazioni algebriche. Osserviamo che un espressione di questo tipo si ottiene talvolta quando ci si propone di ottenere il quoziente di due monomi.

Frazioni algebriche. Osserviamo che un espressione di questo tipo si ottiene talvolta quando ci si propone di ottenere il quoziente di due monomi. Frazioni algebriche 14 14.1 Definizione di frazione algebrica Diamo la seguente definizione: Definizione 14.1. Si definisce frazione algebrica un espressione del tipo A B polinomi. dove A e B sono Osserviamo

Dettagli

Consorzio Nettuno - Corso di Matematica 1 Schede di lavoro guidato per le esercitazioni

Consorzio Nettuno - Corso di Matematica 1 Schede di lavoro guidato per le esercitazioni Consorzio Nettuno - Corso di Matematica 1 Schede di lavoro guidato per le esercitazioni A cura di Sebastiano Cappuccio SCHEDA N 20 ARGOMENTO: Grafici di funzioni numeriche reali Asintoti orizzontali, verticali,

Dettagli

Le disequazioni di primo grado. Prof. Walter Pugliese

Le disequazioni di primo grado. Prof. Walter Pugliese Le disequazioni di primo grado Prof. Walter Pugliese Concetto di disequazione Consideriamo la seguente disuguaglianza: 2x 3 < 5 + x Procedendo per tentativi, attribuiamo alla lettera x alcuni valori e

Dettagli

Anno 3. Funzioni esponenziali e logaritmi: le 4 operazioni

Anno 3. Funzioni esponenziali e logaritmi: le 4 operazioni Anno 3 Funzioni esponenziali e logaritmi: le 4 operazioni 1 Introduzione In questa lezione impareremo a conoscere le funzioni esponenziali e i logaritmi; ne descriveremo le principali caratteristiche e

Dettagli

TEMI D ESAME DI ANALISI MATEMATICA I

TEMI D ESAME DI ANALISI MATEMATICA I TEMI D ESAME DI ANALISI MATEMATICA I Corso di laurea quadriennale) in Fisica a.a. 003/04 Prova scritta del 3 aprile 003 ] Siano a, c parametri reali. Studiare l esistenza e, in caso affermativo, calcolare

Dettagli

Appunti di matematica per le Scienze Sociali Parte 1

Appunti di matematica per le Scienze Sociali Parte 1 Appunti di matematica per le Scienze Sociali Parte 1 1 Equazioni 1.1 Definizioni preliminari 1.1.1 Monomi Si definisce monomio ogni prodotto indicato di fattori qualsiasi, cioè uguali o diseguali, numerici

Dettagli