REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO. Il Consiglio di Stato. in sede giurisdizionale (Sezione Terza) ha pronunciato la presente SENTENZA

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1 Pubblicata il 18/10/2016 N /2016REG.PROV.COLL. N /2016 REG.RIC. REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Terza) ha pronunciato la presente SENTENZA ex artt. 38 e 60 cod. proc. amm. sul ricorso numero di registro generale 4247 del 2016, proposto dal signor **, rappresentato e difeso dagli avvocati Davide Baiocchi (C.F. BCCDVD62H15L797V) e Stefano Gori (C.F. GROSFN73P16G942G), con domicilio eletto presso il signor Nicola Elmi in Roma, via Emanuele Gianturco, n. 6; contro Il Ministero dell'interno, in persona del legale rappresentante pro tempore, rappresentato e difeso per legge dall'avvocatura

2 generale dello Stato, domiciliataria in Roma, via dei Portoghesi, n. 12; per la riforma della sentenza del T.A.R. EMILIA-ROMAGNA - BOLOGNA: SEZIONE I, n. 8/2016, resa tra le parti, concernente il diniego di rinnovo del permesso di soggiorno per motivi di lavoro subordinato, emanato dal Questore di Ravenna con decreto del 24 novembre 2014, n Visti il ricorso in appello e i relativi allegati; Visto l'atto di costituzione in giudizio del Ministero dell'interno; Visti tutti gli atti della causa; Relatore nella camera di consiglio del giorno 30 agosto 2016 il Cons. Lydia Ada Orsola Spiezia e uditi per le parti l avvocato Lorenzo Lentini, su delega dell avvocato Davide Baiocchi, e l'avvocato dello Stato Maria Vittoria Lumetti; Sentite le stesse parti ai sensi dell'art. 60 cod. proc. amm.; Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue. FATTO e DIRITTO 1. Con decreto 24 novembre 2014, n. 464, il Questore di Ravenna ha respinto la domanda di rinnovo del permesso di soggiorno per lavoro subordinato, presentata il 12 settembre 2014 dall appellante, cittadino nigeriano, in Italia dal 2010 e domiciliato a Ravenna. Nel decreto di rigetto il Questore ha rilevato che l interessato, secondo quanto emergeva dall estratto contributivo dell INPS, dal settembre 2012 ad ottobre 2014 aveva percepito retribuzioni pari,

3 complessivamente, ad euro 3.317,00 e, quindi, aveva prodotto un reddito inferiore a quello di euro 5.818,93, previsto dalla normativa sull immigrazione come reddito minimo annuo richiesto per il rinnovo del titolo di soggiorno Avverso tale provvedimento, l interessato ha proposto ricorso al Prefetto di Ravenna, che lo ha respinto con decreto 14 aprile 2014, rilevando che, come accertato dalla Questura di Ravenna, dalla documentazione esibita egli non aveva provato la disponibilità del reddito minimo annuo previsto dalla normativa di settore Avverso il decreto del Prefetto di Ravenna, l interessato, quindi, ha proposto ricorso al TAR Emilia Romagna, chiedendone l annullamento, previa sospensione, per eccesso di potere e difetto di motivazione (dedotti con unico articolato motivo), per non aver tenuto conto del fatto che il ricorrente aveva in corso un regolare rapporto di lavoro subordinato con una ditta di pulizie. Con sentenza semplificata n. 8/2016, il TAR Emilia Romagna ha respinto il ricorso ed ha compensato le spese del giudizio L interessato ha proposto l appello in epigrafe avverso la sentenza del giudice di primo grado, chiedendone l annullamento, previa sospensione, per eccesso di potere, violazione di legge ed errata valutazione dei fatti (dedotti con unico articolato motivo), previo, ove necessario, un accertamento istruttorio. Si è costituito in giudizio il Ministero dell Interno, chiedendo il rigetto dell appello e depositando una relazione della Questura di Ravenna.

4 Fissata la trattazione dell istanza cautelare al 30 agosto 2016, alla camera di consiglio in detta data, avvisati i difensori presenti per le parti che la controversia poteva essere decisa anche con sentenza semplificata, la causa è passata in decisione. 2. La questione in controversia concerne la sufficienza o meno del reddito da lavoro dipendente disponibile da parte dell immigrato nel settembre 2014, epoca in cui ha chiesto il rinnovo del permesso di soggiorno per lavoro subordinato. La sentenza impugnata ha affermato che l assunzione dell appellante presso la **, recte **, ditta di pulizie corrente in Argenta (FE), avvenuta nell agosto 2014 «non può assumere rilevanza decisiva, poiché tale fatto sopravvenuto non costituisce una condizione sufficiente per una valutazione apprezzabile della stabilità della posizione lavorativa del ricorrente, che per i due anni pregressi non ha dimostrato la sussistenza di significative attività lavorative» La statuizione del giudice di primo grado non è condivisibile. Infatti, l appellante, entrato regolarmente in Italia nel 2010, pur avendo percepito negli anni 2012 e 2013 soltanto un reddito di euro 3.317,00 in corrispondenza di saltuari lavori presso varie ditte di pulizia, tuttavia nell agosto 2014 veniva assunto dalla ** srls, con sede ad Argenta, come addetto alle pulizie, con contratto a tempo indeterminato ed orario part time, con una retribuzione mensile di circa euro 500,00; la relativa documentazione, come si desume dalla stessa sentenza impugnata, è stata esibita sia alla Questura di Ravenna a seguito del

5 preavviso di rigetto dell istanza, sia al Prefetto di Ravenna in occasione del ricorso gerarchico. Pertanto l assunzione a tempo indeterminato, come addetto alle pulizie, ha consentito all interessato di maturare, già entro fine 2014, un reddito da lavoro dipendente di euro 2.197,26, mentre nel 2015 questo rapporto di lavoro, essendo a tempo indeterminato, è proseguito, dando all immigrato la disponibilità per il 2015 di un reddito di euro 5.743,18. Inoltre, sempre nel 2015, l interessato è stato assunto anche da Mopris Service srl, altra ditta di pulizie, percependo una retribuzione annua di euro 2.607,23 (documentata dal deposito delle buste paga), che, sommata a quella corrisposta da **, gli ha consentito di disporre di un reddito annuo di euro 8.350,41, cioè più che adeguato per vivere decorosamente, trattandosi di una somma quasi eguale a quella dell assegno sociale, richiamato dalla Questura di Ravenna Pertanto la Questura di Ravenna, nel caso di specie, ai sensi dell art. 5, comma 5, del D.LGS. n. 286/1998, avrebbe dovuto considerare che l elemento ostativo al rinnovo del permesso di soggiorno dell immigrato, cioè un reddito insufficiente per gli anni 2012 e 2013, era stato superato da un fatto sopravvenuto favorevole all immigrato stesso, visto che questi aveva documentato che, prima di presentare l istanza di rinnovo, era stato assunto a tempo indeterminato da una ditta di pulizie Inoltre la Questura non avrebbe, comunque, potuto porre il mancato reddito per l anno 2013 a fondamento del mancato rinnovo

6 del permesso di soggiorno, in quanto, in applicazione dell art 22, comma 11, D.LGS n.286/1998, l immigrato, che perde il posto di lavoro, ha titolo al rilascio di un permesso per attesa occupazione della durata massima di un anno 2.4. Né è condivisibile l affermazione del giudice di primo grado secondo il quale «tale fatto sopravvenuto non costituisce una condizione sufficiente per una valutazione apprezzabile della stabilità della posizione lavorativa del ricorrente». Infatti, la durata a tempo indeterminato del contratto stipulato dall immigrato con l impresa di pulizia **, nell ambito dell attuale difficile contesto socio-lavorativo, va ritenuta sufficiente per suffragare una positiva valutazione ex ante della capacità del lavoratore immigrato di produrre un reddito annuo sufficiente ai bisogni primari della vita, tenuto conto, altresì, della circostanza che egli (come ha dichiarato nei chiarimenti forniti alla Questura di Ravenna) non doveva provvedere a vitto ed alloggio, in quanto ospite di un familiare (prognosi positiva che, nelle more del giudizio, è stata confermata dall effettiva stabile situazione lavorativa raggiunta dall interessato nel 2015 ed all inizio del 2016). Peraltro, nelle procedure di rinnovo del permesso di soggiorno, una diversa interpretazione della portata positiva di un nuovo contratto di lavoro dipendente a tempo indeterminato (pur se a tempo parziale) finirebbe per ridurre ad ipotesi sporadiche l applicazione del parametro dei «fatti sopravvenuti favorevoli», nel caso in cui la ragione ostativa al rinnovo sia rappresentata dal reddito insufficiente.

7 2.5. Infine, quanto al rinnovo del permesso di soggiorno, la normativa sull immigrazione non impone, in via di principio, un reddito annuo minimo prefissato, ma si limita a richiedere il possesso di un reddito annuo minimo corrispondente all importo dell assegno sociale (stabilito dal Ministero del Lavoro di anno in anno) soltanto in alcune specifiche situazioni, come nel caso di richiesta del permesso di soggiorno CE oppure di ricongiungimento familiare (vedi Cons. Stato, Sez. III, n. 597/2015, n. 6069/2014 e n. 3596/2014); quindi richiedendo gli artt. 4 e 6 del D.LGS. n. 286/1998 e l art. 13 del DPR n. 394/1999 soltanto la disponibilità di «mezzi di sussistenza sufficienti per la durata del soggiorno» - il possesso di un reddito minimo corrispondente all assegno sociale (al di fuori delle ipotesi in cui sia richiesto espressamente dalla legge) rappresenta un criterio orientativo di valutazione, e non un parametro la cui mancanza sia automaticamente ostativa al rinnovo del permesso di soggiorno per lavoro subordinato, dovendosi tener conto delle varie circostanze che di fatto concorrono a consentire il sostentamento dell immigrato. 3. Per le esposte considerazioni, quindi, l appello in epigrafe va accolto e per l effetto, in riforma della sentenza impugnata, va accolto il ricorso proposto in primo grado, con il conseguente annullamento del decreto del Prefetto di Ravenna 14 aprile 2015, che ha respinto il ricorso gerarchico presentato avverso il decreto 24 novembre 2014, emesso dal Questore di Ravenna nei confronti dell appellante.

8 Le spese di lite seguono la soccombenza e pertanto, liquidate per entrambi i gradi di giudizio in complessivi euro 2.500,00, oltre gli accessori di legge ed il rimborso del contributo unificato, sono poste a carico del Ministero dell Interno. P.Q.M. Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Terza) accoglie l appello in epigrafe ( R.G. 4247/2016) e per l effetto, in riforma della sentenza impugnata, accoglie il ricorso proposto in primo grado, con il conseguente annullamento del decreto del Prefetto di Ravenna 14 aprile Pone le spese di lite, liquidate per entrambi i gradi di giudizio in complessivi euro 2.500,00, oltre gli accessori di legge ed il rimborso del contributo unificato, a carico del Ministero dell Interno. Così deciso in Roma, nella camera di consiglio del giorno 30 agosto 2016, con l'intervento dei magistrati: Luigi Maruotti, Presidente Lydia Ada Orsola Spiezia, Consigliere, Estensore Giulio Veltri, Consigliere Massimiliano Noccelli, Consigliere Stefania Santoleri, Consigliere L'ESTENSORE Lydia Ada Orsola Spiezia IL PRESIDENTE Luigi Maruotti IL SEGRETARIO