PIANO STRUTTURALE ASSOCIATO CIRO MARINA CIRO MELISSA

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2 1. INTRODUZIONE 1.1. Principi generali della pianificazione territoriale urbanistica 1.2. Gli obiettivi generali della pianificazione stabiliti per legge 2. DAL PRG AL PSC/PSA 2.1. Come si costruisce il PSA 2.2. Quadro di riferimento normativo e di pianificazione 2.3. Quadro ambientale 2.4. Quadro strutturale economico e capitale sociale 2.5. Quadro strutturale morfologico 3. CONTENUTI DEL PSA 3.1. Passaggi procedurali per la formazione del PSA/REU 3.2. Piano Operativo Temporale (P.O.T.) 3.3. I Piani Attuativi Unitari (P.A.U.) 3.4. Formazione ed approvazione dei Piani Attuativi Unitari (P.A.U.) 3.5. Piani di Protezione Civile - Caratteristiche delle aree di emergenza Definizione delle aree di emergenza Caratteristiche delle aree di attesa Caratteristiche delle aree di accoglienza Insediamenti abitativi di emergenza Caratteristiche delle aree di ammassamento soccorritori e relative risorse Indirizzi per l individuazione delle aree di accoglienza e di ammassamento Opere di urbanizzazione primaria presenti nelle aree di accoglienza e di ammassamento 3.6. Strumenti di pianificazione negoziata Programma Integrato d Intervento Programma di Recupero Urbano Programma di Riqualificazione Urbana Programmi di recupero degli insediamenti abusivi (P.R.A.) Comparti edificatori Interventi di bonifica urbanistica-edilizia 4. ANALISI DELLO STATO DI FATTO 4.1. Il comprensorio del PSA 4.2. CIRÒ MARINA 0

3 Ambiente fisico Infrastruttura viaria Insediamenti urbani Evoluzione storica Struttura urbana 4.3. CIRO Ambiente fisico 4.4. MELISSA Ambiente fisico Confini comunali Infrastruttura viaria Struttura urbana Melissa Frazione Torre 5. OBIETTIVI E FINALITÀ DEL PSA 5.1. Promozione dello sviluppo locale 5.2. Sicurezza e qualità della vita 5.3. Assetto sostenibile del territorio 6. AZIONI STRATEGICHE DI QUALIFICAZIONE DEL TERRITORIO NEI DIVERSI SISTEMI 6.1. Sistema Naturalistico Ambientale Rete Ecologica - Area costiera Rete Ecologica - Area sub-collinare Rete Ecologica - Area collinare 6.2. Sistema Insediativo 6.3. Sistema Relazionale 6.4. Sistema Agrario 6.5. Sistema Del Turismo Valorizzazione degli attrattori culturali Eventi Valorizzazione degli attrattori naturali 6.6. Analisi Demografica Analisi Cirò Marina Analisi Cirò Analisi Melissa 1

4 1. INTRODUZIONE 1.1. Principi generali della pianificazione territoriale urbanistica La pianificazione territoriale ed urbanistica si fonda sul principio della chiara e motivata esplicitazione delle proprie determinazioni. A tal fine le scelte operate sono elaborate sulla base della conoscenza, sistematicamente acquisita, dei caratteri fisici, morfologici ed ambientali del territorio, delle risorse, dei valori e dei vincoli territoriali anche di natura archeologica, delle utilizzazioni in corso, dello stato della pianificazione in atto, delle previsioni dell andamento demografico e migratorio, nonché delle dinamiche della trasformazione economico-sociale, e sono definite sia attraverso la comparazione dei valori e degli interessi coinvolti, sia sulla base del principio generale della sostenibilità ambientale dello sviluppo. La pianificazione territoriale e urbanistica si informa ai seguenti obbiettivi generali: promuovere un ordinato sviluppo del territorio, dei tessuti urbani e del sistema produttivo; assicurare che i processi di trasformazione preservino da alterazioni irreversibili i connotati materiali essenziali del territorio e delle sue singole componenti e ne mantengano i connotati culturali conferiti dalle vicende naturali e storiche; migliorare la qualità della vita e la salubrità degli insediamenti urbani; ridurre e mitigare l impatto degli insediamenti sui sistemi naturali e ambientali; promuovere la salvaguardia, la valorizzazione ed il miglioramento delle qualità ambientali, architettoniche, culturali e sociali del territorio urbano, attraverso interventi di riqualificazione del tessuto esistente, finalizzati anche ad eliminare le situazioni di svantaggio territoriale; prevedere l utilizzazione di nuovo territorio solo quando non sussistano alternative derivanti dalla sostituzione dei tessuti insediativi esistenti, ovvero dalla loro riorganizzazione e riqualificazione. Restano definiti e determinati i seguenti sistemi della pianificazione territoriale: a) il sistema naturalistico ambientale è costituito dall intero territorio regionale non interessato dagli insediamenti e/o dalle reti dell armatura urbana, ma con gli stessi interagente nei processi di trasformazione, conservazione e riqualificazione territoriale; b) il sistema insediativo è costituito dagli insediamenti urbani periurbani e diffusi, residenziali, industriali/artigianali, agricolo-produttivi e turistici; c) il sistema relazionale è costituito dalle reti della viabilità stradale e ferroviaria; dalle reti di distribuzione energetica, dalle comunicazioni, dai porti, aeroporti ed interporti, centri di scambio intermodale. La definizione dei suddetti sistemi è compito prioritario e specifico della Regione che vi provvede attraverso la redazione del Piano Territoriale di coordinamento Regionale (Q.T.R.), individuando: a) per il sistema naturalistico-ambientale: - le unità geomorfologiche e paesaggistiche ambientali; 2

5 - i corridoi di conflittualità ambientale; - i corridoi di continuità ambientale; - gli areali di valore; - gli areali di rischio; - gli areali di conflittualità; - gli areali di abbandono/degrado; - gli areali di frattura della continuità morfologica-ambientale; b) per il sistema insediativo: - gli ambiti urbani suddivisi in: - suoli urbanizzati; - suoli non urbanizzati; - suoli riservati all armatura urbana; - gli ambiti periurbani suddivisi in: - suoli agricoli abbandonati contigui agli ambiti urbani; - sistemi insediativi diffusi extraurbani privi di organicità; c) per il sistema relazionale che in ambito urbano fa parte dei suoli riservati all armatura urbana: - il sistema della viabilità stradale costituito dalle strade statali, regionali, provinciali, comunali e/o vicinali; - il sistema ferroviario, costituito dalla rete delle ferrovie statali, regionali e/o in concessione; - il sistema dei porti ed aeroporti, interporti/centri di scambio intermodale; - il sistema delle reti energetiche, costituito da elettrodotti, metanodotti, oleodotti, acquedotti; - il sistema delle telecomunicazioni, costituito dalle reti e dai nodi dei sistemi telefonici, informatici e simili. La pianificazione territoriale ed urbanistica si attua attraverso definizioni, valutazioni e previsioni di intervento e di uso del territorio. Le modalità di intervento si articolano in azioni tipologiche definite: a) conservazione: il cui fine è mantenere, ripristinare o restaurare i connotati costitutivi dei sistemi naturalistico ambientali, insediativi e relazionali, ovvero di loro parti o componenti, nonché degli usi compatibili a loro afferenti; b) trasformazione: il cui fine è l adeguamento dei sistemi naturalistico-ambientali, insediativi e relazionali, ovvero di loro parti o componenti, mediante l introduzione di nuove soluzioni funzionali e di forma, purché compatibili con i loro connotati costitutivi e di uso; 3

6 c) nuovo impianto: il cui fine è la previsione di ampliamenti e/o di nuove parti dei sistemi insediativi e relazionali, eventualmente mutando le condizioni naturali preesistenti, previa verifica di compatibilità e di coerenza. Le modalità d uso si articolano nelle seguenti tipologie: a) insediativa; b) produttiva; c) culturale per la crescita sociale dei singoli e delle comunità; d) infrastrutturale, materiale ed immateriale; e) agricola-forestale; f) uso misto. Gli enti territoriali, nell ambito dei procedimenti di elaborazione e di approvazione dei propri piani, provvedono alla valutazione preventiva della sostenibilità ambientale e territoriale degli effetti derivanti dalla loro attuazione, nel rispetto della normativa dell Unione Europea e della Repubblica, attraverso le verifiche di coerenza e di compatibilità. La verifica di coerenza accerta che i sistemi naturalistico-ambientali, insediativi e relazionali siano coerenti con: a) la tutela e conservazione del sistema naturalistico-ambientale; b) l equilibrio e la funzionalità del sistema insediativo; c) l efficienza e la funzionalità del sistema relazionale; d) la rispondenza con i programmi economici. La verifica di compatibilità accerta che gli usi e le trasformazioni del territorio siano compatibili con i sistemi naturalistico-ambientali, insediativi e relazionali; essa trova applicazione nelle modalità di intervento della pianificazione strutturale ed operativa ed è rivolta: a) a perseguire la sostenibilità degli interventi antropici rispetto alla quantità e qualità delle acque superficiali e sotterranee, alla criticità idraulica del territorio ed all approvvigionamento idrico, alla capacità di smaltimento dei reflui, ai fenomeni di dissesto idrogeologico e di instabilità geologica, alla riduzione ed alla prevenzione del rischio sismico, al risparmio e all uso ottimale delle risorse energetiche e delle fonti rinnovabili; b) a rendere possibile il restauro e la riqualificazione del territorio, con miglioramento della funzionalità complessiva attraverso una razionale distribuzione del peso insediativo della popolazione e delle diverse attività; c) a realizzare una rete di infrastrutture, impianti, opere e servizi che assicurino la circolazione delle persone, delle merci e delle informazioni, realizzata anche da sistemi di trasporto tradizionali od 4

7 innovativi, con la relativa previsione di forme d interscambio e connessione, adottando soluzioni tecniche e localizzative finalizzate alla massima riduzione degli impatti sull ambiente. In conformità con la direttiva 2001/42/CE del Parlamento Europeo la determinazione degli effetti dei piani e dei programmi sull ambiente attraverso lo studio di impatto ambientale deve riguardare l insieme degli effetti, diretti ed indiretti, a breve e a lungo termine, permanenti e temporanei, singoli e cumulativi, positivi e negativi, che i piani anzidetti hanno sull ambiente, inteso come sistema complesso delle risorse naturali ed umane (uomo, fauna, flora, suolo e sottosuolo, mare, acque superficiali e sotterranee, aria, clima, paesaggio, ambiente urbano e rurale) e delle loro reciproche interazioni Gli obiettivi generali della pianificazione stabiliti per legge A norma dell art. 27, comma 2 della L.U.R. 19/2002, il Consiglio Comunale adotta, in rapporto agli atti regionali e provinciali di programmazione e di pianificazione e su proposta della Giunta, il Documento Preliminare, del quale gli obiettivi e le scelte costituiscono la parte di più marcato contenuto politico e programmatorio. A tal fine, dalla L.U.R. 19/2002 si possono derivare, anzitutto, gli obiettivi generali della pianificazione che costituiscono utile riferimento dei Consigli Comunali di Cirò Marina, Cirò, Melissa per la definizione delle scelte da inserire nel Documento Preliminare. La pianificazione è finalizzata a (art. 1, c. 2): l integrità fisica e culturale del territorio; il miglioramento della qualità della vita dei cittadini; il miglioramento dei connotati di civiltà degli insediamenti urbani, delle connessioni fisiche ed immateriali; lo sviluppo produttivo e l esercizio della libertà dei membri della collettività; la promozione di un uso appropriato delle risorse ambientali, naturali, territoriali e storico culturali. Gli obiettivi generali vengono definiti dall art. 3, comma 2 della legge: l ordinato sviluppo del territorio, dei tessuti urbani e del sistema produttivo; la preservazione da alterazioni irreversibili dei connotati materiali e culturali del territorio; il miglioramento della qualità della vita; il miglioramento della salubrità degli insediamenti urbani; la riduzione e la mitigazione dell impatto degli insediamenti sui sistemi naturali ed ambientali; la salvaguardia e la valorizzazione e miglioramento delle qualità ambientali, architettoniche, culturali e sociali; la riqualificazione dei tessuti urbani; il ridotto impegno di nuovo suolo. 5

8 2. DAL PRG AL PSC/PSA (Delibere C. C.per la formazione del PSA : Cirò Marina n. 7 del , Cirò n. 17 del , Melissa n.1 del Convenzione del ) La scomparsa del Piano Regolatore Generale (P.R.G.): un piano sinottico-comprensivo di carattere autoritativo, sostanzialmente di tipo previsionale, formato da zone con le relative normative urbanistiche, quantità edificabili e dotazioni di servizi e attrezzature, sostituito dal Piano Strutturale Comunale/Associato (P.S.C./P.S.A.) ed annesso Regolamento Edilizio e Urbanistico (R.E.U.), consiste in un mutamento procedurale ed affida all Amministrazione comunale nuovi strumenti di governo del territorio. Lo strumento strutturale, con la Legge Urbanistica Regionale 19/2002, non è separato da quello precettivo ed operativo: il loro insieme ha i medesimi effetti giuridici che aveva il P.R.G., sul diritto di proprietà dei beni immobili. Infatti il Piano Operativo Temporale (P.O.T.) (art. 23) è strumento facoltativo. Il P.S.A. di Cirò Marina, Cirò, Melissa e quello degli altri comuni calabresi che hanno avviato la formazione dei piani strutturali, costituiranno la prima generazione dei nuovi piani comunali. Questa condizione ed il contenuto strategico del Piano Comunale suggeriscono un indirizzo di processo di pianificazione piuttosto che lo stabilimento di un quadro definitivo, concluso, chiuso, appunto sinotticocomprensivo. Il territorio comunale di Cirò Marina, Cirò, Melissa racchiude in sé complessità e potenzialità di assoluto rilievo. In particolare, i diversi siti storico-culturali di questa porzione di territorio calabrese rappresentano uno dei giacimenti produttivi di maggiore pregio ed elemento di massima attenzione e tutela. Scenari di riferimento nella formazione del Piano Strutturale Associato di Cirò Marina, Cirò, Melissa si possono prendere in considerazione vari scenari di riferimento, legislativi quanto disciplinari, socio-economici, quanto culturali in senso lato. Il Piano Strutturale Comunale (P.S.C.) definisce le strategie per il governo dell intero territorio comunale, in coerenza con gli obiettivi e gli indirizzi urbanistici della Regione e con gli strumenti di pianificazione provinciale espressi dal Quadro Territoriale Regionale (Q.T.R.), dal Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P.) e dal Piano di Assetto Idrogeologico (P.A.I.). Il primo comma dell art. 20 della L. U. R. definisce il Piano Strutturale Associato (PSA), lo strumento principale di pianificazione territoriale ed urbanistica a scala comunale/sovracomunale che sostituisce il Piano regolatore generale come strumento di governo del territorio nell ambito dell intero comune. Per componente strategica si intende quella parte del piano, a prevalente contenuto e natura politico programmatica, che dichiara il valore delle risorse presenti nel territorio ed indica lo scenario obiettivo di tutela e sviluppo urbano e territoriale che si intende perseguire con il piano e che, in riferimento alla situazione presente, sviluppa obiettivi e strategie per conseguirlo. 6

9 Per componente strutturale si intende l organizzazione e l assetto del territorio nelle sue forme fisiche, materiali e funzionali prevalenti e conformanti stabilmente il territorio per realizzare gli obiettivi strategici che si intendono perseguire. Costituisce il quadro di riferimento nel medio-lungo periodo che raccoglie la descrizione fondativa della città e del territorio in tutte le sue componenti. La componente strategica fa si che il PSA non sia un mero strumento di assetto del territorio ma uno strumento a carattere complesso e plurisettoriale che, a partire dalle condizioni del territorio a carattere fisico e funzionale e dalle risorse che esso ospita (componente strutturale), delinea strategie tanto di governo dell assetto fisico che dello sviluppo economico sociale, compatibili con l assetto strutturale. Esso delinea, dunque, prospettive e scenari di lungo periodo, indicando al contempo, mediante gli strumenti di carattere operativo ed attuativo, il percorso possibile per costruire lo scenario previsto. La costruzione dello scenario possibile, che altri non è che il progetto del PSA, sempre secondo le indicazioni de comma 3, lettere b, c, d ed e, dell art. 20 dovrà seguire due principi: la coerenza con gli strumenti legislativi e di pianificazione a carattere sovra ordinato, nazionali, regionali e provinciale, in una visione cooperativa e reticolare; la compatibilità delle scelte e delle trasformazioni previste con il quadro strutturale delineato e descritto dal piano stesso, ovvero con le specifiche condizioni dell assetto morfologico, delle risorse ambientali, dell assetto economico e sociale. E centrale nei nuovi scenari di riferimento, e oggetto specifico della pianificazione territoriale associata, il ruolo della potenzialità paesaggistica e naturalistica dell area. Conseguentemente, il PSA inoltre si prefigge: la gestione dei PRG vigenti che vengono fatti confluire nel PSA, adeguandoli allo spirito ed agli obiettivi del nuovo modello di governo del territorio dettato dalla L.U.R. 19/2002; il miglioramento ed il potenziamento dei servizi e della efficienza del territorio e delle città di Cirò Marina, Cirò, Melissa che ambiscono a raggiungere la qualità legata ad un nuovo ruolo territoriale; la formazione di nuovi contesti ed immagini urbane, cioè parti di città nuova, i cui valori stiano nell efficienza urbana, nell offerta di servizi di eccellenza, di rilancio dei caratteri identitari, di migliori condizioni abitative, di sicurezza, di estensione delle occasioni di relazione sociale, di sviluppo economico, di promozione professionale ed imprenditoriale dai quali possano emergere anche soddisfacenti qualità architettoniche, espressioni di quei contenuti culturali, sociali ed economici che costituiscono la cittadinanza dell architettura. 7

10 2.1. Come si costruisce il PSA Il primo passo è la costruzione di un Quadro conoscitivo sistematico delle condizioni del territorio sia morfologico, funzionale, normativo e socio economico. La finalità generale è quello di costituire una base sistematica e razionale su cui fondare le scelte di pianificazione. Posto l obiettivo di una condivisione delle scelte nasce la necessità che anche il quadro conoscitivo sia condiviso ed elaborato in forma partecipata, attraverso gli opportuni strumenti di partecipazione ed informazione. Il quadro conoscitivo deve raccogliere ed organizzare in maniera strutturata tutte le informazioni necessarie: alla verifica di coerenza; alla valutazione della compatibilità ambientale; alla individuazione delle strategie di sviluppo locale sostenibile; alla predisposizione del progetto strutturale di assetto del territorio. Esso, pertanto, in linea generale sarà strutturato in quattro diverse parti: 2.2. Quadro di riferimento normativo e di pianificazione Contiene tutte le analisi necessarie per verificare la coerenza del piano con il quadro della pianificazione sovracomunale a partire dal quadro legislativo e normativo a livello europeo, nazionale e regionale e includendo: Quadro della pianificazione a livello regionale e provinciale (piani generali e di settore) e dei vincoli da esso derivanti, con particolare riferimento alla pianificazione paesaggistica, dei beni culturali ed ambientali, delle aree protette e della difesa del suolo; La pianificazione vigente alla scala comunale: piani generali ed attuativi, programmi di sviluppo, ecc.. e del loro stato di attuazione Quadro ambientale Contiene tutte le informazioni necessarie alla valutazione della compatibilità ambientale e restituisce un quadro completo delle risorse esistenti sul territorio, dei loro caratteri e dei valori. Esso prevede in particolare: censimento delle risorse ambientali naturali (acqua, aria, suolo, flora, fauna) e antropiche (beni culturali, aree agricole, aree produttive, aree archeologiche, ecc ); individuazione dei caratteri, dei valori e della vulnerabilità, allo scopo di valutare le vocazioni, le potenzialità di trasformazione, o al contrario la resistenza alla trasformazione e i possibili effetti delle trasformazioni sulle varie risorse; 8

11 Identificazione e valutazione dei rischi naturali ed antropici esistenti sul territorio che comportano una resistenza alla trasformazione con particolare riferimento a rischio sismico e rischio idrogeologico Quadro strutturale economico e capitale sociale Contiene le informazioni necessarie alla definizione di un modello di sviluppo locale sostenibile ed esamina tutti gli aspetti relativi a: Dinamica demografica (andamento della popolazione, tasso di invecchiamento, ecc..), le caratteristiche sociali (scolarizzazione, fenomeni di emarginazione, associazionismo, ecc..), la situazione economica in termini di occupazione, imprenditorialità, settori produttivi emergenti, ecc.. Risorse del territorio utilizzabili a fini di sviluppo: aree di interesse naturale e paesaggistico, beni culturali ed archeologici, aree boscate ed agricole, risorse di carattere geologico, ecc.. Infrastrutture territoriali: viabilità e trasporti, aree industriali ed artigianali, ecc..; Valori, risorse e identità per la costruzione e/o il rafforzamento del capitale sociale, ovvero quel sistema di relazioni (fiduciarie, di scambio di informazioni, ecc.) che possono crearsi all interno di una comunità allo scopo di cooperare per un fine comune. 9

12 2.5. Quadro strutturale morfologico 10

13 Consente una visione sintetica e descrittiva delle condizioni insediative e dell assetto del territorio. Il passaggio da una forma di pianificazione per zone omogenee alla pianificazione strutturale per ambiti o sistemi territoriali presuppone che anche il Quadro conoscitivo venga costruito attraverso un approccio a carattere strutturale sistemico. L analisi sull assetto territoriale dovrà pertanto restituire un quadro sistemico dei diversi ambiti o sottosistemi che compongono il sistema territoriale complessivo e delle relazioni che legano tali sistemi. Lo studio del sistema insediativo tenderà pertanto ad individuare le parti che compongono il sistema urbano più complessivo ed il sistema delle reciproche relazioni. L indagine dovrà considerare le diverse aree urbane (aree storiche, città consolidata, periferia diffusa, ecc,) il sistema delle attrezzature e dei servizi pubblici, il sistema degli spazi pubblici e del verde urbano Lo studio del sistema relazionale esaminerà tutti i sistemi di connessione fra le diverse aree insediative, considerando le reti di trasporto, la viabilità principale e secondaria comprensiva delle aree di parcheggio, il sistema delle reti energetiche (acqua, luce, gas) dello smaltimento (fognatura, rifiuti solidi urbani, ecc..) e delle telecomunicazioni. La definizione degli obiettivi e delle strategie rappresenta il Documento preliminare, contenente anche uno Schema di massima del piano da presentare alla Conferenza di pianificazione per la verifica di compatibilità e coerenza, ovvero per valutare se le scelte operate e gli effetti conseguenti siano sostenibili, ovvero coerenti con gli obiettivi e le strategie definiti ed indicati a livello sovracomunale, dalla regione e dalla provincia e compatibili con le condizioni dell ambiente. Tale verifica, come abbiamo detto, valuterà anche la coerenza interna fra gli obiettivi del piano e le strategie e le azioni messe in atto per realizzarlo. Una volta acquisita la verifica di sostenibilità si potrà passare alla elaborazione ed adozione di una prima versione del Piano Strutturale Associato dal quale sarà possibile evincere le azioni proposte e l assetto territoriale che ne deriva, schema che dovrà essere sottoposto ad ulteriore verifica da parte della Provincia e degli enti che hanno partecipato alla conferenza di pianificazione, i quali potranno presentare osservazioni e suggerimenti (art.27 cc 4-6). Una volta raccolte le osservazioni ed i suggerimenti (che modificando ed integrando il Documento Preliminare, formeranno il Documento di Pianificazione) si potrà passare alla elaborazione definitiva del Piano strutturale ed alla sua approvazione. Il territorio oggetto di pianificazione e stato valutato a norma dell art. 5 della L.U.R. 19/2002, analizzando: - Il sistema naturalistico-ambientale; - Il sistema insediativo; - Il sistema relazionale 11

14 3. CONTENUTI DEL PSA In sintesi, secondo quanto già previsto anche dall art. 20 il PSA dovrà contenere: l individuazione del sistema infrastrutturale (viabilità e trasporti) che definisce le relazioni del territorio comunale con l esterno e organizza e struttura quelle all interno del territorio comunale stesso; una classificazione del territorio comunale che individui: le aree urbanizzate (TU), le aree urbanizzabili (TDU), il territorio agricolo forestale (TAF). All interno delle aree urbanizzate potranno indicarsi i centri e i nuclei a carattere storico, i limiti della città consolidata, le diverse periferie (quella consolidata, quella pubblica, ecc), le aree periurbane e quelle interessate da forme di urbanizzazione diffusa. Per quanto riguarda il territorio agricolo forestale si rimanda alla classificazione presentata nel capitolo relativo alla pianificazione agricola e forestale (parte II); l individuazione delle risorse naturali ed antropiche del territorio tutelato (TT), i caratteri, i valori e la loro trasformabilità e/o vulnerabilità ed i vincoli a carattere europeo, nazionale e regionale previsti per la loro tutela e conservazione; uno studio dei caratteri geomorfologici, idrogeologici, pedologici, idraulico forestali ed ambientali, nonché le condizioni di rischio sismico, geologico ed idrogeologico esistenti, dal quale si possano evincere tutte le condizioni limitanti eventuali trasformazioni di carattere urbano, ivi comprese le aree da sottoporre a studi ed indagini di carattere più dettagliato e specifico; una carta di sintesi dei diversi sistemi ed ambiti in cui si struttura il territorio comunale, indicando per ognuno di essi le possibili modalità di intervento (conservazione, trasformazione, nuovo impianto) e le eventuali modalità d uso possibili (produttivo, insediativo, infrastrutturale, misto, ecc..) in funzione delle specifiche caratteristiche ambientali, naturali ed antropiche. Sulla base degli elaborati di cui sopra il PSA disciplinerà l uso del territorio individuando il sistema relazionale previsto dal piano, che rappresenta la struttura portante, l ossatura del nuovo disegno del sistema territoriale ed urbano, con i suoi differenti sottosistemi: quello viario in primo luogo, indicando la nuova viabilità prevista, quella da sottoporre a interventi di riqualificazione, nonché gli altri sistemi di trasporto ed il disegno delle reti di servizio e telecomunicazione, e la localizzazione, in linea generale, delle infrastrutture ed attrezzature pubbliche di maggiore rilevanza, da cui emergerà il disegno strutturale complessivo del territorio. Tale disegno strutturale dovrà essere ulteriormente specificato individuando gli Ambiti Territoriali Unitari (ATU) (art. 20 lett. g, h, i, j) ricomprendenti aree territoriali/urbane con caratteristiche unitarie (morfologiche, storico-identitarie, localizzative, etc.) nelle quali esistono o possono essere localizzate modalità d uso prevalentemente a carattere misto. Tali ATU possono comprendere: 12

15 gli ambiti a carattere storico individuandone per ognuno le caratteristiche principali, le peculiarità e le eventuali condizioni di degrado e di abbandono valutando le possibilità di recupero, riqualificazione e salvaguardia. Per ogni ambito storico si indicheranno di norma gli strumenti di dettaglio previsti (Piano attuativo, Piano di recupero) le norme, da riportare nel Regolamento edilizio ed urbanistico, da applicare in quegli ambiti dove è eventualmente consentito l intervento diretto; le porzioni di territorio urbanizzato nelle quali è possibile un intervento diretto in virtù della loro elevata dotazione infrastrutturale, con riferimento tanto alle urbanizzazioni primarie che a quelle secondarie, e del loro stato di conservazione edilizio ed ambientale; le porzioni di territorio urbanizzato da sottoporre a specifico intervento di riqualificazione in considerazione del complessivo stato di degrado delle strutture edilizie, della carenze in termini di urbanizzazione primaria, parcheggi e servizi pubblici. Per queste aree andranno indicati gli strumenti attuativi e/o operativi con cui intervenire e verranno dettate le linee guida, i parametri, gli standard a cui attenersi ed ogni altra considerazione necessaria ad orientare la successiva fase di pianificazione; le aree interessate da edificazione abusiva indicando quelle nelle quali occorre procedere a specifico piano di recupero ed indicando per questo i criteri generali di pianificazione progettazione a cui attenersi; gli ambiti di tutela del verde urbano e periurbano valutando il rinvio a specifici piani delle politiche di riqualificazione, gestione e manutenzione; gli ambiti da destinare a nuovi insediamenti definendo eventualmente i valori standard da ritenersi ottimali e comunque i limiti massimi dell utilizzazione edilizia e della popolazione insediabile, nonché i requisiti quali quantitativi ed i relativi parametri. Nei suddetti ambiti il PSA indicherà di norma le destinazioni d uso consentite, secondo quanto previsto dall art. 57 della Legge urbanistica, anche specificandone i rapporti percentuali, la quantità di aree da destinare ai servizi pubblici secondo il decreto Min. 1444/1968 ed ogni altro parametro urbanistico ed edilizio che si ritenga opportuno. Il PSA indicherà inoltre gli strumenti attuativi (POT, Comparti edificatori) previsti per i vari ambiti indicando i criteri generali di pianificazione progettazione cui tali strumenti dovranno attenersi. Occorre ancora una volta sottolineare come obiettivo della pianificazione urbanistica sostenibile debba essere quello di garantire, all interno dei diversi ambiti insediativi urbani, assumendo la mixitè urbana come un valore della città sostenibile, prevedendo la commistione di funzioni che siano comunque fra loro compatibili e favorendo anche l inserimento di attività produttive, purché non inquinanti e compatibili con le altre funzioni insediabili. 13

16 individua gli ambiti destinati alle attività industriali, ovvero all insediamento di impianti produttivi rientranti nelle prescrizioni di cui al D.Lgs 17 agosto 1999, n. 334 ed alla relativa disciplina di attuazione (impianti a rischio di incidenti ambientali); le aree necessarie ai fini della Protezione civile le aree, da sottoporre a speciale misura di conservazione, di attesa e ricovero per le popolazioni colpite da eventi calamitosi e le aree di ammassamento dei soccorritori e delle risorse; gli ambiti a valenza paesaggistica ed ambientale ad integrazione del Piano di Ambito, se esistente, oppure in sua sostituzione, se non esistente e raccorda ed approfondisce i contenuti paesistici definiti dalla Provincia; le aree agricolo forestali, secondo le indicazioni riportate nel capitolo relativo alla pianificazione del territorio agricolo-forestale (parte II) delle presenti Linee Guida Passaggi procedurali per la formazione del PSA/REU Vengono, infine, stati programmati i passaggi procedurali di formazione del PSA e congiunto REU: - predisposizione della stesura del documento preliminare - approvazione documento preliminare da parte dei Consigli comunali - convocazione della Conferenza di pianificazione; - conclusione della Conferenza; - redazione degli elaborati di PSA-REU; - adozione del PSA-REU; - pubblicazione e osservazioni, 60 gg. dall inizio del deposito del piano; - parere delle Province, 90 gg. dall invio; - redazione degli elaborati definitivi di PSA-REU; - approvazione di PSA-REU da parte del Consiglio comunale; - pubblicazione sul BUR. Il calendario ipotizzato sarà verificato in relazione alle nuove indicazioni che dovessero emergere in fase di redazione del QTR da parte della Regione Calabria e dei redigendi P.T.C.P. della Provincia, per le parti influenti. I Comuni di Cirò Marina, Cirò e Melissa, agli esiti della Conferenza di Pianificazione, valuteranno la necessità di dotarsi del Piano Operativo Temporale (P.O.T.), anche se gli elementi che sono già emersi durante la stesura del Quadro Conoscitivo lasciano intravedere la necessità di procedere in tal senso. Ulteriori strumenti di pianificazione comunale L.U.R. 19/ Gli strumenti di pianificazione comunale sono oltre al PSA e R.E.U.: a) il Piano Operativo Temporale (P.O.T.); 14

17 b) i Piani Attuativi Unitari (P.A.U.); c) gli strumenti di pianificazione negoziata e quant altro previsto nella legislazione vigente Piano Operativo Temporale (P.O.T.) Il Piano Operativo Temporale è strumento facoltativo del Piano Strutturale Comunale. Il P.O.T. è strumento di attuazione del P.S.A. individuando le trasformazioni del territorio per interventi pubblici o d interesse pubblico determinati dal Consiglio comunale e da realizzarsi nell arco temporale di un quinquennio, ovvero nel corso del mandato dell amministrazione adottante. La durata di validità del P.O.T. può essere prorogata non oltre diciotto mesi dall entrata in carica della nuova Giunta comunale a seguito di nuove elezioni salvo diversa determinazione del Consiglio comunale e comunque non oltre il termine di cinque anni dalla sua approvazione. Il P.O.T., per gli ambiti di nuova edificazione e di riqualificazione urbanistica, in conformità al P.S.A. definisce: - la delimitazione degli ambiti d intervento, gli indici edilizi, le destinazioni d uso ammissibili in conformità al Piano Strutturale Comunale; - gli aspetti fisico-morfologici ed economico-finanziari; - le modalità di attuazione degli interventi di trasformazione e/o conservazione, anche ai fini della perequazione dei regimi immobiliari interessati; - l indicazione degli interventi da assoggettare a specifiche valutazioni di sostenibilità e/o di quelli destinati alla mitigazione degli impatti e alla compensazione degli effetti; - la definizione e la localizzazione puntuale delle dotazioni infrastrutturali delle opere pubbliche di interesse pubblico o generale esistenti da realizzare o riqualificare, nonchè l individuazione delle aree da sottoporre ad integrazione paesaggistica. Il P.O.T. deve essere coordinato con il bilancio pluriennale comunale e, ai sensi dell articolo 20 della Legge 136/99, ha il valore e gli effetti del programma pluriennale di attuazione di cui all articolo 13 della Legge 10/77; costituisce pertanto lo strumento di indirizzo e di coordinamento per il programma triennale delle opere pubbliche e per gli altri strumenti comunali settoriali previsti da leggi nazionali e regionali. Le previsioni del P.O.T. decadono se, entro il termine di validità, non siano stati richiesti i permessi di costruire, ovvero non siano stati approvati i progetti esecutivi delle opere pubbliche o i Piani Attuativi Unitari. Per i Piani Attuativi di iniziativa privata interviene decadenza qualora, entro il termine di validità del piano, non siano state stipulate le relative convenzioni ovvero i proponenti non si siano impegnati, per quanto di competenza, con adeguate garanzie finanziarie e con atto unilaterale d obbligo a favore del Comune. 15

18 3.3. I Piani Attuativi Unitari (P.A.U.) I P.A.U. sono quei piani che, in accordo con le previsioni del PSC e delle relative norme di attuazione, precisano gli interventi sul territorio e ne organizzano e regolamentano l attuazione. Rientrano tra questi: a) Piani Particolareggiati, di cui all art. 13 della legge n del 1942 e s.m.i. b) Piani di Lottizzazione, di cui all'art. 28 della legge n del 1942 e s.m.i c) Piani di Zona per l edilizia economica e popolare, di cui alla legge n. 167 del 1962 e s.m.i. d) Piani per gli Insediamenti Produttivi, di cui all art. 27 della legge n. 865 del 1971 e s.m.i.; e) Piani di Recupero del patrimonio edilizio esistente, cui all art. 28 della legge n. 457 del 1978 e s.m.i. f) Piani comunali di Spiaggia; g) Piani di protezione civile. Il PAU, in quanto corrispondente alla lottizzazione convenzionata, è richiesto come presupposto per il rilascio del permesso di costruire solo nel caso di intervento per nuova edificazione residenziale in comprensorio assoggettato per la prima volta alla edificazione e del tutto carente di opere di urbanizzazione primaria e secondaria, ovvero allorquando sia espressamente richiesto dallo strumento urbanistico generale. Rimangono comunque in vigore tutte le norme della legislazione previgente afferenti l istituto della lottizzazione convenzionata ove applicabili. Nell'ambito dei piani attuativi, per strutture particolarmente rilevanti, per collocazione, dimensione o funzione, l'amministrazione Comunale potrà assumere l iniziativa o richiedere alla proprietà di svolgere concorsi di progettazione urbanistica o architettonica. Con la redazione dei Piani Attuativi Urbanistici si confermano nella sostanza, ma rapportandoli più puntualmente allo stato dei luoghi rilevato a una scala di maggiore dettaglio, lo zoning e gli indici e i parametri urbanistici del P.R.G. qualificati con riferimento alla Legge urbanistica nazionale del n 1150 e successive modifiche ed integrazioni e al D.I. del 2 aprile 1968 n Detti indici e parametri sono coerenti con i criteri a fondamento della Legge Urbanistica della Regione Calabria n 19/02, mentre in ordine all applicazione della normativa di immediato recepimento della stessa si fa riferimento al punto 9 della circolare esplicativa prot. n 770 della Regione Calabria Dipartimento Urbanistica del 7 marzo In generale i Piani Attuativi Unitari (P.A.U.) sono strumenti urbanistici di dettaglio approvati dal Consiglio Comunale, in attuazione del Piano Regolatore generale o del Piano Strutturale Comunale ed hanno i contenuti e l efficacia: a) dei piani particolareggiati, di cui all articolo 13 della legge 17 agosto 1942 n e successive modificazioni ed integrazioni; b) dei piani di lottizzazione, di cui all articolo 28 della legge 17 agosto 1942, n e successive modificazioni ed integrazioni; c) dei piani di zona per l edilizia economica e popolare, di cui alla legge 18 aprile 1962 n. 167 e sue modificazioni ed integrazioni; 16

19 d) dei piani per gli insediamenti produttivi, di cui all articolo 27 della legge 22 ottobre 1971 n. 865 e successive modificazioni ed integrazioni; e) dei piani di recupero del patrimonio edilizio esistente, di cui all articolo 28 della legge 5 agosto 1978 n. 457 e successive modificazioni ed integrazioni; f) dei piani comunali di spiaggia; g) dei piani di protezione civile; h) del piano carburanti; i) del piano dei colori; j) del piano del verde pubblico. I P.A.U. definiscono di norma: 1. l inquadramento nello strumento urbanistico generale dell area assoggettata a P.A.U.; 2. le aree e gli edifici da sottoporre a vincoli di salvaguardia; 3. i vincoli di protezione delle infrastrutture e delle attrezzature di carattere speciale; 4. le aree da destinare agli insediamenti suddivise eventualmente in isolati, lo schema planivolumetrico degli edifici esistenti e di quelli da realizzare con le relative tipologie edilizie e le destinazioni d uso; 5. l eventuale esistenza di manufatti destinati a demolizione ovvero soggetti a restauro, a risanamento conservativo od a ristrutturazione edilizia; 6. le aree per le attrezzature d interesse pubblico ed i beni da assoggettare a speciali vincoli e/o servitù; 7. la rete viaria e le sue relazioni con la viabilità urbana nonchè gli spazi pedonali, di sosta e di parcheggio ed i principali dati plano-altimetrici; 8. il rilievo delle reti idrica, fognante, del gas, elettrica e telefonica esistenti e la previsione di massima di quelle da realizzare; 9. l individuazione delle unità minime d intervento nonchè le prescrizioni per quelle destinate alla ristrutturazione urbanistica; 10. le norme tecniche di esecuzione e le eventuali prescrizioni speciali; 11. la previsione di massima dei costi di realizzazione del piano; 12. i comparti edificatori; 13. gli ambiti sottoposti al recupero degli insediamenti abusivi, qualora non previsti con altri atti. I P.A.U. corrispondenti ai Piani Particolareggiati, così come definiti dalla legge urbanistica nazionale 1150/42, sono resi necessari per riqualificare il tessuto urbano prevedendo elementi, opere e strutture idonee allo scopo: non si può non prendere atto come, in generale per la Calabria e per i tre comuni oggetto di pianificazione non fa eccezione, l ultimo trentennio abbia visto la compromissione delle coste, del patrimonio edilizio storico, l espandersi dell abusivismo edilizio. Il disordine edilizio si legge inoltre nella forma degli isolati che necessitano di essere ricomposti, ricompattati, ridisegnati essenzialmente attraverso le attività di completamento edilizio. 17

20 3.4. Formazione ed approvazione dei Piani Attuativi Unitari (P.A.U.) Il procedimento per la formazione e l approvazione del P.A.U. e delle sue modifiche e integrazioni è il seguente: a) La Giunta Comunale procede all elaborazione ed all approvazione del P.A.U. in esecuzione di quanto stabilito dal P.S.A., dal R.E.U., e/o nel caso, dal P.O.T.. b) Il P.A.U. è adottato dal Consiglio comunale e successivamente depositato, corredato dai relativi elaborati, presso la sede comunale per i venti giorni successivi alla data di affissione all albo pretorio dell avviso di adozione del piano. Entro lo stesso termine, il Comune provvede ad acquisire i pareri, i nulla osta e gli altri atti di assenso comunque denominati previsti dalle leggi in vigore per la tutela degli interessi pubblici. A tal fine il responsabile del procedimento può convocare una Conferenza dei servizi. c) Il deposito è reso noto al pubblico mediante avviso affisso all albo pretorio del Comune e a mezzo di manifesti murari affissi sull intero territorio comunale. d) Osservazioni ai P.A.U., entro i termini di deposito, possono essere presentate dai soggetti nei confronti dei quali le prescrizioni dei medesimi P.A.U. sono destinate a produrre effetti. e) Successivamente alla scadenza dei termini di deposito, il Consiglio comunale decide sulle eventuali osservazioni; provvede, ove queste implichino modifiche, ad adeguare i P.A.U. alle determinazioni della Conferenza dei servizi e rimette gli atti al consiglio per la relativa approvazione, che deve avvenire entro e non oltre 60 giorni dalla data di scadenza del termine per la presentazione delle osservazioni, inviandone una copia alla Provincia. f) Nell ipotesi che non vi siano variazioni, non è necessaria la riapprovazione del P.A.U. da parte del Consiglio Comunale; lo stesso diventa esecutivo scaduti i termini del deposito. g) Non appena gli atti di approvazione dei P.A.U. divengono esecutivi, i relativi provvedimenti devono essere notificati a ciascuno dei proprietari interessati, secondo le modalità di cui al D.P.R. 8 giugno 2001 n. 327 Espropriazione per Pubblica Utilità. Gli strumenti d iniziativa pubblica o privata, le opere aventi rilevanza pubblica ai sensi del D.P.R. 8 giugno 2001 n. 327, gli strumenti già adottati alla data di entrata in vigore della Legge Urbanistica della Calabria, possono essere approvati in variante agli strumenti urbanistici vigenti a condizione che le modifiche riguardino: 1. adeguamenti perimetrali modesti e comunque non superiori al 20%; 2. modifiche alla viabilità che non alterino il disegno complessivo della rete; 3. l inserimento di servizi ed attrezzature pubbliche che risultino compatibili con le previsioni degli strumenti urbanistici vigenti; 4. miglioramenti all articolazione degli spazi e delle localizzazioni pubbliche; 5. l inserimento di comparti di edilizia residenziale pubblica nei limiti di cui all articolo 3 della legge 18/4/1962 n

21 Il PAU di iniziativa privata (art. 3 della L.R. 24 novembre 2006, n. 14) sostitutivo della lottizzazione di cui al precedente articolo 24 conserva i contenuti ed il procedimento di cui alla normativa statale Piani di Protezione Civile - Caratteristiche delle aree di emergenza 1. Ai sensi della legge n 225 del 24/02/1992 e del Decreto Legislativo n 112 del 31/03/1998 art. 107, 108, 109 nonché dell articolo 122 della Legge Regionale n 34 del 12/08/2002 e degli articoli 20, 24 della legge Regionale n 19 del 16/04/2002 e per come indicato nelle linee guida della Giunta Regionale con deliberazioni n. 172 del 29 marzo 2007 e 472 del 24 luglio 2007, il Comune è obbligato alla redazione del Piano di Protezione Civile Comunale e conseguentemente all istituzione del Centro Operativo Comunale (COC) per la gestione delle emergenze. 2. I Comuni devono avere il Piano di Protezione Civile Comunale. 3. Per garantire l efficacia dell assistenza alla popolazione il Piano Strutturale, partendo dal Piano di Protezione Civile Comunale esistente che stabilisce il controllo periodico della funzionalità delle aree di emergenza, individua ed adegua dette aree Definizione delle aree di emergenza Nel PSA sono individuate aree, all interno del territorio comunale, destinate a scopi di protezione civile. Tali aree hanno caratteristiche polifunzionali, in modo da svolgere una funzione ordinaria quale ad esempio: mercato settimanale, attività fieristiche o sportive, parcheggi attrezzati ed altre secondo le esigenze del comune; ciò ne garantisce la continua manutenzione e, in caso di emergenza, il rapido utilizzo per l accoglienza della popolazione e/o l ammassamento delle risorse necessarie al soccorso ed al superamento dell emergenza. Ciascuna area di emergenza, con i relativi percorsi di accesso, è rappresentata su cartografia in scala adeguata (su supporto cartaceo e su cartografia digitale) utilizzando la simbologia tematica proposta a livello nazionale. Le aree di emergenza si distinguono in tre tipologie: 1. aree di attesa: luoghi dove sarà garantita la prima assistenza alla popolazione immediatamente dopo l evento calamitoso oppure successivamente alla segnalazione della fase preallarme; 2. area di accoglienza: luoghi in grado di accogliere ed assistere la popolazione allontanata dalle proprie abitazioni; 3. area di ammassamento: luoghi di raccolta di uomini e mezzi necessari alle operazioni di soccorso alla popolazione Caratteristiche delle aree di attesa Le Aree di attesa sono luoghi di prima accoglienza per la popolazione; si possono utilizzare piazze,slarghi, parcheggi, spazi pubblici o privati ritenuti idonei e non soggetti a rischio evitando cioè: aree alluvionali, 19

22 aree in prossimità di versanti instabili, di crollo di strutture attigue, incendi boschivi, ecc., facilmente raggiungibili attraverso percorsi sicuri, segnalati in verde sulla cartografia e indicati con segnaletica adeguata sul territorio. Il numero delle aree da scegliere è funzione del numero degli abitanti e della capacità ricettiva degli spazi disponibili. In tali aree la popolazione riceverà la prima informazione sull evento e i primi generi di conforto in attesa di essere sistemata in strutture di accoglienza adeguate Caratteristiche delle aree di accoglienza Le Aree di accoglienza della popolazione individuano luoghi dove la popolazione risiederà per brevi, medi e lunghi periodi. La tipologia delle aree per l accoglienza della popolazione è classificata secondo le seguenti tipologie: 1. strutture esistenti idonee ad accogliere la popolazione (alberghi, scuole ecc.); 2. tendopoli; 3. insediamenti abitativi di emergenza (casette prefabbricate.) - Strutture esistenti: sono tutte quelle strutture pubbliche e/o private in grado di soddisfare esigenze di alloggiamento della popolazione (alberghi, centri sportivi, strutture militari, scuole, campeggi ecc.). La permanenza in queste strutture è temporanea (qualche giorno o alcune settimane) ed è finalizzata al rientro della popolazione nelle proprie abitazioni, alla sistemazione in affitto e/o assegnazione di altre abitazioni, alla realizzazione e allestimento di insediamenti abitativi di emergenza. - Tendopoli: questa sistemazione pur non essendo la più confortevole delle soluzioni per la collocazione dei senza tetto, viene, comunque, imposta dai tempi stretti dell emergenza come la migliore e più veloce risposta: la permanenza in queste aree non può superare i 2-3 mesi. Individuata l area idonea, occorre realizzare un progetto per l ottimale collocazione delle tende e dei servizi che preveda moduli precostituiti con agevoli percorsi all interno del campo Insediamenti abitativi di emergenza (prefabbricati e/o sistemi modulari): questa soluzione alloggiativa, in caso dovesse perdurare il periodo di crisi è la successiva sistemazione dei senza tetto, dopo il passaggio nelle strutture esistenti e tendopoli. Questo sistema da la possibilità di mantenere le popolazioni, nei limiti del possibile, nei propri territori Caratteristiche delle aree di ammassamento soccorritori e relative risorse Nel PSA sono individuate le aree da destinare ad ammassamento dei soccorritori e delle risorse vicine ai centri operativi; da esso aprtono i soccorsi e le risorse utili alla gestione dell emergenza locale. La tipologia delle strutture per l accoglienza dei soccorritori è in generale costituita da tende, mentre per i servizi si potranno impiegare moduli. Le aree sono individuate, insieme ai percorsi migliori per accedervi, sulla cartografia del Piano Strutturale. 20

23 Indirizzi per l individuazione delle aree di accoglienza e di ammassamento Tali aree vanno individuate tra quelle non soggette a rischio evitando cioè aree: soggette ad alluvioni, in prossimità di versanti instabili, adiacenti a strutture a rischio di crollo, a rischio incendi boschivi, ecc., possibilmente ubicate nelle vicinanze di infrastrutture per l approvvigionamento di risorse idriche, elettriche e per lo smaltimento di acque reflue. Tali aree, inoltre debbono essere poste in prossimità o di uno svincolo autostradale o comunque vicino ad una viabilità percorribile da mezzi di grandi dimensioni e, in ogni caso, facilmente raggiungibili. Le aree possono avere una destinazione d uso specifica assegnata dal Piano Strutturale, quale parcheggio, mercato, attività sportiva ecc., che ne garantisce la presenza di opere di urbanizzazione primaria per come indicate nel successivo punto Opere di urbanizzazione primaria presenti nelle aree di accoglienza e di ammassamento -In caso di aree agricole o di terreni argillosi, è necessario il compattamento del suolo per mezzo di materiale inerte; - Viabilità interna longitudinale; - Viabilità interna di penetrazione pedonale traffico leggero; - Percorsi pedonali tra tende e moduli per servizi igienici, uffici, pronto soccorso, magazzini, attività sociali ecc; - Rete elettrica per la fornitura di energia elettrica (tramite gruppi elettrogeni e/o punto fisso società elettriche) per tende e per unità moduli per servizi igienici, pronto soccorso, uffici, magazzini, attività sociali ecc.; - Rete di messa a terra; - Illuminazione pubblica; - Rete idrica per fornitura di acqua potabile (tramite collegamento ad acquedotto cittadino); - Rete fognaria con collegamento al collettore delle fogne del comune mediamente compresa tra 100 e 500 persone. Le opere di urbanizzazione debbono essere realizzate secondo le indicazioni tecniche contenute nelle apposite linee guida nazionali. Le aree di emergenza, per come individuate nel Piano Strutturale Comunale, costituiscono il riferimento normativo per la redazione o l adeguamento del piano attuativo di protezione civile 3.6. Strumenti di pianificazione negoziata. 1. Sono strumenti di negoziazione della pianificazione territoriale ed urbanistica: a) i programmi integrati di intervento, cui all articolo 16 della legge 17 febbraio 1992, n. 179; 21

24 b) i programmi di recupero urbano, di cui all articolo 11 del D.L. 5 ottobre 1993, n. 398, convertito con legge 4 dicembre 1993, n. 493; c) i programmi di riqualificazione urbana, di cui all articolo 2 della legge 17 febbraio 1992, n.179; d) i programmi di recupero degli insediamenti abusivi ai sensi dell articolo 29, legge 28 febbraio 1985, n. 47; e) i comparti edificatori; f) i programmi speciali d area 2. L utilizzazione degli strumenti di cui al precedente comma deve comunque essere ricondotta alle norme della pianificazione territoriale ed urbanistica regionale comprese nella LUR e alla disciplina statale vigente in materia. 3. Gli strumenti di pianificazione negoziata e i comparti edificatori hanno la valenza di piani di attuazione di iniziativa pubblica anche se proposto dai proprietari delle aree riuniti in Consorzio Programma Integrato d Intervento Il programma integrato d intervento è disciplinato dall art. 33 della legge urbanistica regionale n 19/2002 e disciplina un sistema complesso di azioni e misure sulle strutture urbane, attivando strumenti operativi di programmazione economica e territoriale. Si attua mediante progetti unitari di dimensione e consistenza tali da incidere sulla riorganizzazione di parti di città. I suoi caratteri sono: a) pluralità di funzioni, di tipologie, di interventi, comprendendo in essi anche le opere di urbanizzazione, di completamento, ristrutturazione e/o sostituzione edilizia, di infrastrutture; b) pluralità di operatori e di corrispondenti risorse finanziarie pubbliche, private o in forme miste. Il Consiglio comunale approva i singoli P.I.N.T. (programmi integrati d intervento) e la delibera di approvazione, corredata dai relativi elaborati tecnici, è depositata per la pubblica visione presso gli uffici comunali per un periodo di trenta giorni. Il deposito è reso noto al pubblico mediante avviso affisso all albo pretorio del Comune e a mezzo di manifesti murari affissi sull intero territorio comunale. Osservazioni ai P.I.N.T., entro i termini di deposito, possono essere presentate dai soggetti nei confronti dei quali dei P.I.N.T. sono destinati a produrre effetti diversi. Alla scadenza dei termini di deposito, la Giunta comunale decide sulle osservazioni ed approva definitivamente i P.I.N.T.. Sono abilitati a proporre i P.I.N.T. sia soggetti pubblici che privati che dispongano del diritto di proprietà delle aree o degli immobili ovvero di un titolo che ne accerti la disponibilità e che qualifichi la posizione del soggetto stesso allo specifico fine del permesso di costruire. 22

25 Programma di Recupero Urbano Il programma di recupero urbano è disciplinato dall art. 34 della legge urbanistica regionale; è finalizzato prevalentemente al recupero, non soltanto edilizio, del patrimonio di edilizia residenziale pubblica e costituisce un insieme coordinato d interventi: a) di urbanizzazione primaria e secondaria; b) ambientali per il miglioramento qualitativo del contesto urbano; c) edilizi per il recupero di edifici pubblici o di edilizia residenziale pubblica. La realizzazione dei P.R.U. prevede il coinvolgimento dei privati ai quali è consentito di effettuare nuovi interventi edilizi, compensativi o premiali, all interno delle aree oggetto di programma. Le tipologie di intervento edilizio ammesse nel P.R.U. sono: a) il recupero degli edifici pubblici nell ambito degli insediamenti di edilizia residenziale pubblica anche realizzando volumi edilizi aggiuntivi di completamento e di integrazione; b) il completamento degli insediamenti di edilizia residenziale pubblica con interventi di nuova edificazione abitativa e non abitativa da realizzare al loro interno, accompagnati dal recupero contestuale degli edifici esistenti nonchè dal potenziamento delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria; c) l integrazione degli insediamenti di edilizia residenziale pubblica con interventi di nuova edificazione abitativa e non abitativa da realizzare su aree contigue o prossime, accompagnati dal recupero contestuale degli edifici esistenti nonchè dal potenziamento delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria; d) la realizzazione, su aree esterne agli insediamenti di edilizia residenziale pubblica ma in funzione del loro recupero, di nuovi edifici abitativi e non abitativi a condizione che quelli abitativi siano utilizzati quali «case parcheggio» nell intesa che a fine locazione essi tornino nella piena disponibilità dell operatore. Il Consiglio comunale approva i P.R.U. e la delibera di approvazione, corredata dai relativi elaborati tecnici, è depositata per la pubblica visione presso gli uffici comunali per un periodo di trenta giorni. Il deposito è reso noto al pubblico mediante avviso affisso all albo pretorio del Comune e a mezzo di manifesti murari affissi sull intero territorio comunale. Osservazioni ai P.R.U., entro i termini di deposito, possono essere presentate dai soggetti nei confronti dei quali i contenuti dei P.R.U. sono destinati a produrre effetti diretti. Successivamente alla scadenza dei termini di deposito, il Consiglio comunale decide sulle osservazioni ed approva definitivamente i P.R.U.. I programmi per la tutela e recupero del patrimonio edilizio e urbanistico sono riportati nel Capitolo VI della legge 19/2002; in particolare: 23

26 Programma di Riqualificazione Urbana Il programma di riqualificazione urbana (RIURB) è disciplinato dall art. 35 della legge urbanistica regionale n 19/2002. Il RIURB è finalizzato a promuovere il recupero edilizio di ambiti della città appositamente identificati e delimitati, fruendo di finanziamenti pubblici e dell eventuale concorso di risorse finanziarie private; obiettivo del RIURB è: riqualificare aree degradate o dimesse risanandone l edificato e potenziandone le dotazioni attraverso la previsione di nuovi servizi e/o spazi verdi; promuovere azioni produttive e terziarie di livello elevato promuovere servizi urbani pubblici o di interesse collettivo in grado di contribuire allo sviluppo del territorio. Presupposto necessario perchè si possa procedere alla proposta di RIURB è l adozione da parte del Consiglio comunale del documento sulle aree urbane di crisi con il quale si possono anche impegnare quote del bilancio alla realizzazione degli stessi RIURB. La proposta di RIURB è di esclusiva competenza delle Amministrazioni comunali che possono, nel processo di formazione, approvazione e realizzazione, coinvolgere gli Enti pubblici interessati alle iniziative ovvero privati singoli, associati o riuniti in consorzio. La formazione ed attuazione dei RIURB è affidata alla sottoscrizione di appositi Accordi di Programma fra la Provincia, l Amministrazione proponente e gli altri Enti e/o soggetti coinvolti. La sottoscrizione dell Accordo di Programma comporta le determinazioni degli effetti di cui all articolo 15 della legge urbanistica regionale n 19/2002, nonchè consente di ritenere automaticamente approvate anche le varianti agli strumenti urbanistici comunali che la realizzazione dei programmi eventualmente comportano. Il RIURB deve: a) specificare le condizioni generali di accessibilità (connessione dell ambito di intervento al sistema principale della mobilità ed ai principali collegamenti esterni) e di disimpegno interno (connessioni interne primarie); b) evidenziare le aree e le attrezzature pubbliche o di uso pubblico e le grandi aree verdi destinati a parco urbano; c) localizzare le funzioni strategiche non residenziali; d) individuare il patrimonio edilizio pubblico da recuperare con interventi coordinati; e) identificare gli edifici di proprietà comunale o pubblica funzionalmente collegabili al RIURB in quanto utili a facilitare la riqualificazione (fornendo gli alloggi di parcheggio); f) delimitare le aree comunali e private destinabili ad edilizia residenziale pubblica e privata; g) evidenziare le aree ed i fabbricati recuperabili attraverso idonei piani attuativi, come i P.I.N.T. ed i P.R.U.; h) delimitare le singole sottounità d intervento coordinato, specificando di ciascuna il peso insediativo esistente e quello previsto; il fabbisogno di aree di standard ed il missaggio funzionale 24

27 (residenziale, non residenziale, produttivo) imposto (cioè non derogabile) oppure suggerito (e perciò modificabile nel caso di allocazione di funzioni strategiche o pregiate o di attuazione di importanti opere infrastrutturali pubbliche o di uso pubblico), l articolazione dell edificabilità residenziale tra le varie forme di utilizzo (libera, convenzionata, agevolata, sovvenzionata), anch essa negoziabile nei casi di cui al punto precedente. Successivamente alla sottoscrizione dell Accordo di Programma, il Comune provvede al deposito del RIURB per la pubblica visione presso gli uffici comunali per un periodo di trenta giorni. Il deposito è reso noto al pubblico mediante avviso affisso all albo pretorio del Comune ed a mezzo di manifesti murari affissi sull intero territorio comunale. Osservazioni ai RIURB, entro i termini di deposito di cui al comma 6, possono essere presentate dai soggetti nei confronti dei quali i contenuti dei RIURB sono destinati a produrre effetti diretti. Successivamente alla scadenza dei termini di deposito, il Consiglio Comunale decide sulle osservazioni ed approva definitivamente i RIURB Programmi di recupero degli insediamenti abusivi (P.R.A.) - (Art. 36 L.R. 19/2002 smi) I programmi di recupero degli insediamenti abusivi (P.R.A.) sono finalizzati al reinserimento nel contesto urbano di parti della città, attraverso interventi di riqualificazione urbanistica, architettonica ed ambientale, realizzati senza aumento di volumetria, ad eccezione dei volumi edilizi da destinare a servizi caratterizzati da opere di: a) realizzazione, ammodernamento e manutenzione delle urbanizzazioni primarie e secondarie; b) miglioramento del contesto ambientale; c) recupero degli edifici con opere di manutenzione ordinaria e straordinaria; d) risanamento conservativo e ristrutturazione. I programmi devono tenere conto dei seguenti principi fondamentali: e) realizzare un adeguata urbanizzazione primaria e secondaria; f) rispettare gli interessi di carattere storico, artistico, archeologico, paesistico, ambientale, idrogeologico; g) garantire un razionale inserimento territoriale ed urbano dell insediamento. Le aree o gli edifici da assoggettare ai P.R.A. sono identificate dall Amministrazione comunale in sede di redazione del P.S.A., o di altri strumenti attuativi, in considerazione della presenza, negli ambiti da delimitare di costruzioni realizzati senza alcuni titolo edilizio. Nel delimitare le aree o gli edifici le Amministrazioni prendono in considerazione zone della città in cui la presenza di edifici, o parti di essi, abusivi è causa di accentuato degrado e/o di deterioramento di contesti ambientali rilevanti dal punto di vista storico, architettonico, paesaggistico. L attuazione dei programmi può essere affidata in concessione a imprese, o ad Associazioni di imprese, o a loro consorzi, singoli proprietari che dimostrino di avere i requisiti tecnici e finanziari per il programma proposto, ai sensi della legge 11 febbraio 1994, n. 109 e successive modificazioni ed integrazioni. Il 25

28 permesso di costruire fa riferimento all apposita convenzione nella quale sono precisati, tra l altro, i contenuti economici e finanziari degli interventi di recupero urbanistico. Eventuali accordi preliminari o proposte di soggetti privati finalizzati all attuazione del programma devono essere parte integrante della documentazione del programma stesso. I nuclei di edificazione abusiva ai fini del loro recupero vengono delimitati e definiti, per quanto riguarda densità ed indici territoriali, nel P.S.A.. Nel caso in cui il piano interessi aree sottoposte a vincolo paesistico, ambientale o idrogeologico, ovvero a qualsiasi altro regime vincolistico, preventivamente all approvazione il Comune acquisisce il parere dell autorità competente alla tutela del vincolo. Per assicurare la fattibilità economica degli interventi la convenzione prevede il pagamento degli oneri concessori (opere di urb. primarie - secondarie e costo di costruzione) e sanzionatori (al doppio), la realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria da parte dei soggetti attuatori dei P.R.A., dovuti per il rilascio dei titoli abilitativi, che sarà ottenuto dopo un attestazione da parte del tecnico abilitato della regolare esecuzione delle opere stesse. Lo stesso deve essere accompagnato da un accurata relazione finanziaria con individuazione delle risorse private ed attestazione delle capacità finanziarie (fideiussione) per l attuazione dei P.R.A. Le tipologie d intervento edilizio ammesse nei P.R.A. sono: a) il recupero o la riqualificazione di edifici da destinare a servizi nell ambito delle aree delimitate; b) il completamento delle zone comprese nelle aree delimitate, accompagnati dal recupero contestuale degli edifici esistenti nonchè dal potenziamento delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria. La formazione ed attuazione del P.R.A. è affidata alla sottoscrizione di appositi Accordi di Programma fra la Regione, l Amministrazione comunale e gli altri Enti e/o soggetti coinvolti. La sottoscrizione dell Accordo di Programma comporta gli effetti di cui al precedente articolo 15 L.R. 19/2002 smi. Il progetto di P.R.A. sarà composto da: 1. lo stralcio dello strumento generale di riferimento in cui verrà delimitato l ambito di applicazione del P.R.A.; 2. la tavola delle destinazioni d uso presenti nell ambito d intervento; 3. la tavola e/o la relazione descrittiva dello stato degli immobili e degli eventuali vincoli che gravano sulla zona d intervento; 4. l elenco catastale degli immobili oggetto del P.R.A.; 5. le tavole di progetto del P.R.A. che evidenzino le tipologie d intervento edilizie, urbanizzative ed ambientali; 6. l eventuale tavola di variante dello strumento urbanistico sovraordinato; 7. la planivolumetria degli interventi edilizi; 8. i progetti di massima delle singole opere; 9. il piano della viabilità ed il piano delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria; 26

29 10. la relazione tecnica illustrativa che, fra l altro, contenga la stima analitica dei nuclei familiari interessati dal P.R.A. e, qualora si realizzino alloggi parcheggio, descriva le modalità dell alloggiamento temporaneo e della sistemazione definitiva; 11. una relazione geologico-tecnica per la valutazione del livello di pericolosità geologica in assenza ed in presenza delle opere, definita mediante le opportune indagini di cui all art. 20, comma 4, lett. b); 12. la relazione sui costi di realizzazione, sulle fonti di finanziamento, sulla convenienza dell intervento e sui benefici finali che esso produrrà; 13. il programma di attuazione degli interventi; 14. l atto o gli atti d obbligo e la eventuale bozza di convenzione; 15. il piano delle tipologie d intervento ed il piano dell arredo urbano; 16. le norme specifiche di attuazione. Successivamente alla sottoscrizione della convezione, il Comune provvede al deposito del P.R.A. per la pubblica visione presso gli uffici comunali per un periodo di trenta giorni. Il deposito è reso noto al pubblico mediante avviso affisso all albo pretorio del Comune ed a mezzo di manifesti murari affissi sull intero territorio comunale. Osservazione al P.R.A., entro i termini di deposito sopra citati, possono essere presentate dai soggetti nei confronti dei quali i contenuti del P.R.A. sono destinati a produrre effetti diretti. Successivamente alla scadenza dei termini di deposito, il Consiglio comunale decide sulle osservazioni ed approva definitivamente il P.R.A. Non potendo entrare a far parte del P.R.A. edifici ed opere che, alla data di adozione del P.R.A, medesimo non siano stati oggetto di sanatoria, ai sensi della disciplina statale vigente, l Amministrazione dovrà verificare l avvenuto perfezionamento delle richieste di Condono Edilizio presentate, ancora prima dell avvio formale delle procedure del P.R.A. I suoli che sono di fatto utilizzati come strade di penetrazione del comparto oggetto di P.R.A., per effetto della presente legge sono acquisiti al patrimonio comunale senza corrispettivo finanziario e come tali sono trascritti nel registro del patrimonio indisponibile, in quanto opere di urbanizzazione Comparti edificatori 1. Il comparto edificatorio, costituisce uno strumento di attuazione e controllo urbanistico, nonché momento di collaborazione della pubblica amministrazione e dei privati per lo sviluppo urbanistico del territorio. 2. Anche per l attuazione delle finalità di perequazione, il PSC e gli altri strumenti attuativi delle previsioni urbanistiche generali individuano o formulano i criteri per l individuazione nel proprio ambito di comparti edificatori la cui proposizione, predisposizione ed attuazione è demandata ai proprietari singoli, associati o riuniti in consorzio degli immobili in essi compresi, a promotori cui i proprietari stessi possono conferire mandato, al Comune in qualità di proponente o mandatario esso stesso. 27

30 3. Gli strumenti sovraordinati che individuano i comparti devono stabilire: a) l estensione territoriale e la volumetria complessiva realizzabile; b) le modalità d intervento definendo il modello geologico-tecnico del sottosuolo individuato mediante le opportune indagini di cui all art. 20, comma 4, lett. b) della LUR; c) le funzioni ammissibili; d) le tipologie d intervento; e) i corrispettivi monetari od in forma specifica; f) la quantità e la localizzazione degli immobili da cedere gratuitamente al Comune per la realizzazione di infrastrutture, attrezzature e aree verdi; g) gli schemi di convenzione da sottoscriversi da parte dei partecipanti al comparto unitamente agli eventuali mandatari ed all Amministrazione comunale, in forza dei quali vengano stabiliti i criteri, le formule ed i valori per le operazioni di conferimento dei beni, il loro concambio e/o le eventuali permute tra beni conferiti e risultati finali dei derivanti dalla realizzazione del comparto. Detti schemi provvedono anche alla ripartizione, secondo le quote di spettanza, delle spese generali da suddividere tra i soggetti partecipi, gli oneri specifici e quelli fiscali, per i quali comunque si applicano le agevolazioni di cui alla legge 21 dicembre 2001, n Il concorso dei proprietari rappresentanti la maggioranza assoluta del valore dell intero comparto in base all imponibile catastale, è sufficiente a costituire il consorzio ai fini della presentazione, al Comune, della proposte di attuazione dell intero comparto e del relativo schema di convenzione. Successivamente il Sindaco, assegnando un termine di novanta giorni, diffida i proprietari che non abbiano aderito alla formazione del consorzio ad attuare le indicazioni del predetto comparto sottoscrivendo la convenzione presentata. 5. Decorso inutilmente il termine assegnato, di cui al comma precedente, il consorzio consegue la piena disponibilità del comparto ed è abilitato a richiedere al Comune l attribuzione della promozione della procedura espropriativa a proprio favore delle aree e delle costruzioni dei proprietari non aderenti. Il corrispettivo, posto a carico del consorzio. 6. In caso d inerzia ingiustificata dei privati, trascorso il termine d attuazione del piano, l Amministrazione può procedere all espropriazione delle aree costituenti il comparto e, se del caso, le assegna mediante apposita gara. 7. I proprietari delle aree delimitate da strade pubbliche esistenti o previste dallo strumento urbanistico generale vigente hanno la facoltà di riunirsi in consorzio, ai sensi dei precedenti commi, e di elaborare, anche in mancanza degli strumenti attuativi di cui al coma 2, la proposta di Comparto Edificatorio relativamente al quale il Comune, prima di avviare le procedure previste dal presente articolo, deve applicare le procedure di approvazione previste per i piani attuativi ai sensi della normativa statale e regionale vigente. 28

31 8. In caso di inadempienza dei privati singoli o associati, dei promotori mandatari, il Comune sostitutivamente ad essi, entro i tempi tecnici della programmazione di cui al piano, predispone i piani di comparto addebitando agli inadempienti, con iscrizione al ruolo, ogni onere relativo e conseguente. ; Interventi di bonifica urbanistica-edilizia I Comuni, singoli e associati, predispongono il piano di rottamazione e recupero delle opere, manufatti ed edifici, già oggetto di condono o, comunque realizzati con modalità, materiali, carenze di impianti, assenza o assoluta carenza di opere di urbanizzazione o di smaltimento e/o trattamento delle acque di risulta e dei rifiuti, tali da determinare, in un quadro di interesse pubblico generale, la necessità di ripristino e bonifica dei siti territoriali interessati. 4. ANALISI DELLO STATO DI FATTO 4.1. Il comprensorio del Cirotano del PSA Il comprensorio si inserisce nel più vasto insieme storico-geografico del Marchesato zona che per vicissitudini storico-politiche, per gli aspetti geomorfologici del luogo e quindi per l assetto complessivo dell economia, è stato contraddistinto da una forte individualità strutturale. Le peculiarità geografiche e culturali ne determinano una precisa identità nella quale è possibile seguire i movimenti della dinamica insediativa o le direttrici delle complesse trasformazioni avute sul territorio sia sul precario equilibrio ambientale che sulla conformazione eco-antropologica. Tale zona non presenta dei limiti fisici ben marcati, anche la sua complessa storia feudale non ha delineato nettamente i confini del territorio posto all interno di quella vasta zona che dai limiti meridionali della Piana di Sibari alla Presila Catanzarese abbraccia le pendici collinari del massiccio silano, insiste su ben ettari di distese alluvionali sabbiose ed argillose con la sola esclusione del territorio fra il fiume Trionto e Strongoli dove si può notare una netta prevalenza di conglomerati eocenici e miocenici, mentre spingendosi verso il crotonese prevalgono le argille plioceniche e, con molta frequenza, nelle aree pianeggianti costiere, le alluvioni recenti. In tale vasta area si raggiungono punte di elevata aridità con precipitazioni annue fra le più basse della regione inferiori ai 100 m ed al disotto dei 70 m fra Cirò Marina e Crotone è inoltre da tenere presente come l inaridimento climatico che sembra caratterizzare gli ultimi tempi, porti il dato della piovosità su livelli ancora inferiori. Altra caratteristica fortemente individuata è la netta contrapposizione fra stagione secca e stagione piovosa (con minimi pluviometrici a luglio). Il regime delle precipitazioni, caratterizzato da brevi ed intensi rovesci nel periodo autunno-inverno, l azione dei venti, l azione corrosiva delle acque sulle argille, rendono precario l equilibrio del suolo spesso non protetto dal manto boschivo. Il problema del dissesto idrogeologico, conseguente in massima parte dal disboscamento intensivo a cui 29

32 sono stati sottoposti tali territori in modo pressoché ininterrotto sin dall epoca romana, si pone come il nucleo principale sia dei fenomeni fisici che delle trasformazioni socio-economiche del territorio accanto a tali problematiche si pone quella relativa alla dinamica ed alla modificazione degli abitati in rapporto ai mutamenti degli assetti politici esterni ed alle strutture sociali connesse ai diversi sistemi di integrazione con l ambiente e di sfruttamento delle risorse CIRÒ MARINA Ambiente fisico Il territorio del comune di Cirò Marina fa parte della provincia di Crotone; è compreso fra il Mare Ionio ed il versante orientale della Sila Grande: confina a sud con il comune di Melissa, a nord/ovest con il Comune di Cirò Superiore dal quale ha ottenuto l indipendenza amministrativa il Il territorio comunale ha una superficie di ettari ed è caratterizzato da un notevole sviluppo litorale che misura circa 15 Km. Il 40% circa del territorio è pianeggiante mentre la rimanente parte è collinare con altezze generalmente inferiori a 100 m s.l.m. Il territorio è attraversato in direzione N-S dalla linea ferrata Metaponto-Reggio Calabria e dalla Strada Statale 106; le due infrastrutture viarie delineano grosso modo la demarcazione fra le zone pianeggianti e quelle collinari immediatamente a monte delle stesse. A valle della linea ferrata ed in posizione pressoché baricentrica rispetto al territorio comunale sorge il centro urbano che si articola secondo due principali direttrici di sviluppo costituite dalla strada di collegamento fra lo svincolo della strada statale 106 e la costa (Via Roma) e quindi dalla strada litoranea. Le colture principali che caratterizzano qualitativamente il paesaggio sono i vigneti nella quasi totalità della fascia pianeggiante e collinare e gli uliveti nelle zone collinari; limitate sono le estensioni coltivate a seminativo; si rileva anche la presenza di agrumeti di modeste dimensioni. Molto belle, a nord, sono le pinete della fascia litorale in corrispondenza di Punta Alice; una caratteristica particolare dei territori a sud, fino al confine con Melissa, è la presenza dei vigneti che giungono al mare. Il corso d'acqua più importante è il Torrente Lipuda, riportato nell elenco delle acque pubbliche del R.D. del 21 novembre 1903; altro corso d acqua,che segna il confine con il Comune di Cirò è il Torrente San Nicola; altri rigagnoli vengono a formarsi stagionalmente lungo le linee di naturale defluvio delle acque piovane. Il clima temperato è tipico delle fascia ionica e le precipitazioni sono quasi esclusivamente limitate ai mesi invernali; l umidità elevata nelle zone costiere si mantiene nei valori normali nella zona collinare. Per la composizione la natura e la struttura dei terreni si rimanda allo studio geomorfologico. Il territorio di Cirò Marina è compreso nell'elenco delle zone sismiche di seconda categoria di cui alla legge 64/77 norme tecniche per l edilizia e prescrizioni antisismiche che assegna alla zona grado di sismicità s = Infrastruttura viaria L infrastruttura viaria principale del territorio comunale è costituita dalle seguenti strade: 30

33 1. La Statale n 106 che corre longitudinalmente a tutta la costa calabrese realizzando il collegamento litorale più importante per la Basilicata e la Puglia. La Strada Statale 106 è, per caratteristiche di percorribilità e di traffico, una strada a scorrimento veloce, ma generalmente, nei centri abitati che attraversa, per le attività edilizie che hanno interessato i suoi margini è divenuta una forma ibrida di strada urbana: di fatto la statale 106 è divenuta una strada molto pericolosa tristemente nota per i molteplici incidenti che vi si verificano. L'ANAS ha redatto il progetto generale di potenziamento e sistemazione dell'intero asse stradale che prevede, in alcuni casi, la modifica del tracciato per risolvere il problema degli attraversamenti dei centri abitati. Nel caso particolare di Cirò Marina il problema non è sentito in quanto la S.S.106 attraversa il territorio comunale senza interessare il centro abitato che è posto a valle del suo asse. L'abitato di Cirò Marina, è servito dalla S.S.106 da due svincoli: Il primo in corrispondenza della stazione ferroviaria consente il collegamento con la viabilità statale e provinciale dell'entroterra per Cirò, Umbriatico, Carfizzi e l entroterra, quindi con Via Roma che è la dorsale su cui si articola l'impianto urbano ortogonale di Cirò Marina; Il secondo in corrispondenza dei quartieri di Via Tirone e Via Cinema Moderno che ripropone, in scala minore, lo stesso modello di crescita urbana di Via Roma. 2. La vecchia sede della strada statale 106 dalla quale si dipartono le strade provinciali per Melissa, per Umbriatico - Carfizzi e per Cirò Superiore, che confluiscono tutte sulla Strada Statale 492 per la Sila. 3. Di viabilità interna del territorio comunale, strade interpoderali in parte asfaltate in parte in terra battuta. In prima analisi si può concludere che in rapporto alle caratteristiche orografiche del territorio ed al tipo di produzioni e di traffico presenti la rete viaria di collegamento con gli altri centri abitati è sufficientemente articolata e funzionale anche se è auspicabile un generale miglioramento della condizioni di percorribilità attraverso lievi modifiche di tracciato ed il potenziamento delle carreggiate. Al contrario la viabilità urbana risulta essere generalmente carente e congestionata da un traffico locale che risente notevolmente delle ridotte dimensioni delle sedi stradali e dalla presenza di passaggi a livello sulla linea ferrata che interrompono frequentemente il flusso veicolare fra la S.S. 106 ed il centro abitato. La linea ferrata ionica attraversa tutto il territorio lambendo la costa a nord ed a sud, mentre rientra mantenendosi a valle e grosso modo parallela alla S.S. 106 in corrispondenza dell insediamento urbano Insediamenti urbani Evoluzione storica L attuale localizzazione di Cirò Marina corrisponde grosso modo alla città greca di Krimisa fondata nel VII-VI secolo a.c. per cui l origine storica dell insediamento urbano è antichissima e precedente alla 31

34 formazione del comune madre Cirò formatosi a seguito dell arretramento nell entroterra degli insediamenti di età classica in periodo altomedioevale. Testimonianza tangibile della antica Krimisa sono i resti archeologici di Punta Alice. La particolare conformazione strategica del territorio (Punta Alice insieme a Capo Colonna sono le aree calabresi più orientali che consentono il controllo dei Golfi di Sibari e Squillace consentiva a Krimisa, città satellite di Crotone, sia una presenza nel commercio del Mediterraneo che un agevole sfruttamento delle risorse boschive silane. Il nome di Cirò deriva dal greco Ypsicron, cioè esposta ai venti. Secondo la leggenda l eroe Filottete, al ritorno da Troia, consacrò sulla spiaggia di Punta Alice le frecce donategli da Eracle al dio Apollo. Sullo stesso luogo sorse la sua tomba e in seguito il santuario di Apollo Aleo. Nel 1929 l archeologo Paolo Orsi riportò alla luce i resti del tempio insieme a parti dell architettura, oggetti votivi, monete e parti della statua marmorea del dio, fra cui la testa che si rivelò opera di pregevolissima fattura. Intorno al castello Sabatini successivamente sono venute alla luce strutture di un tempio del IV secolo a.c. e parti di abitazioni del III secolo a.c. da collegare forse a un piccolo insediamento indigeno. La prima sostanziale trasformazione delle strutture insediative si verifica intorno al VI secolo periodo in cui la guerra fra Ostrogoti e Bizantini prima e Bizantini e Longobardi poi, riducono le città in un ammasso di rovine gli insediamenti urbani di tradizione classica,già sottoposti ad un progressivo declino già in età imperiale, cessano la loro esistenza a favore di nuovi e più modesti agglomerati urbani fortificati posti su speroni rocciosi dominanti il mare. Con la stabilizzazione del dominio bizantino le città rimasero fino all anno 1000 conformi alle strutture giuridiche bizantine, mantenendo le magistrature cittadine e le gerarchie del clero proprie delle istituzioni di Bisanzio. In tale periodo va definendosi la struttura urbana di Cirò, luogo fortificato, raccolto lungo un costone di roccia. Per brevi periodi i Saraceni riuscirono a consolidare il loro potere su queste terre portando tra l altro notevoli progressi nell arte delle costruzioni edili e navali. Dopo la conquista normanna, avvenuta nell'anno 1077, i Mussulmani non riuscirono più a conquistare stabilmente queste terre, ma i continui atti di saccheggio e pirateria resero necessarie ulteriori opere di fortificazione, fra le quali alcune torri costiere su cui gli Aragonesi costruirono nel XVI secolo, la loro rete di torri costiere. Con il governo Normanno iniziò un processo di latinizzazione della cultura di cui si fecero massimi portavoce gli ordini monastici. Nel 1390 Cirò viene per la prima volta infeudata, nasce la denominazione di Marchesato con la presa del potere da parte di Nicola Ruffo, il quale ricevette in dono dalla Regina Margherita, consorte di Carlo III D Angiò, la totalità di queste terre Crotone, Cirò, Cariati, Rocca di Neto, Strongoli, S. Severina. Tali città ed il loro contado rimasero a lungo feudi dei Ruffo. 32

35 Nel 1447 Alfonso d Aragona occupò Santa Severina, Cirò, Rocca Bernarda e Crotone allo scopo di prevenire i disegni autonomistici di Antonio Centelles (sposo dell erede dei Ruffo) e dalle lotte che ne scaturirono il Marchesato perse la propria unità e il territorio venne diviso in piccole contee feudi dei Carafa e degli Spinelli. Con gli anni ed il decadere delle famiglie i feudi vennero venduti, messi all'asta ed impegnati; molti tornarono alla Corte che li ridistribuirà a nuovi feudatari. Con l avvento dei Borboni vi fu un relativo miglioramento delle condizioni economiche locali nel 1742 inizia la formazione del Catasto che tenterà di mettere ordine all intricata anarchia fondiaria feudale. Nel decennio francese vennero soppressi i monasteri, e gli ordini religiosi e l istituto del feudo le terre vennero dunque privatizzate, ma questo provocò delle sollevazioni popolari, in parte dovute alla miseria della gente, che perdeva il diritto agli usi civici consentiti all interno delle strutture fondiarie feudali e monastiche. Il Governo Francese iniziò nel 1806 l opera di divisione tra i contadini delle terre dichiarate demaniali, ma tale opera non sostenuta da una adeguata politica di facilitazioni economiche, si trasformò in un inevitabile trasferimento verso i proprietari più ricchi e gli speculatori non ebbe a formarsi dunque un ceto di piccoli coltivatori, mentre si estese il fenomeno del bracciantato. A tali mutamenti di rapporti sociali ed economici e di struttura fondiaria la nuova borghesia agraria che si andava affermando non seppe o non volle un sistema di produzione molto diverso da quello ereditato dai vecchi feudatari. Le speranze frustrate delle popolazioni contadine sfocianti spesso solo in sanguinose jacquerie, si protrassero penosamente anche dopo l Unità d'italia e solo dopo la Prima Guerra Mondiale, dopo un lungo periodo di occupazione delle terre, si ebbero nel 1922, i primi esperimenti di distribuzione di terre a Cirò Marina. Dal 1943 si ebbe l occupazione delle terre a Casabona, Cirò, San Nicola dell Alto, Melissa Strangoli, Rocca di Neto, Belvedere Spinello, Scandale, Santa Severina, Cutro, Isola Capo Rizzato, Caccuri, Cerenzia. Venne nominata una commissione per l assegnazione delle terre, il fenomeno dell occupazione andava sempre di più estendendosi e le risposte istituzionali sempre più frenate dagli interessi particolari dei grandi proprietari. La situazione degenerò nei fatti di Melissa del 1949 sulla scia dell emozione suscitata da tali vicende venne redatta la legge del 12 maggio 1950 che affidò all Opera per la Valorizzazione della Sila (Ente Sila) il compito di provvedere alla redistribuzione della proprietà terriera dell'altopiano silano e dei territori ionici contigui. Fra le prime assegnazioni vennero effettuate proprio quelle del territorio di Cirò Marina, che vedeva crescere la propria presenza insediativa in rapporto alla rinnovata struttura agraria del territorio. Frazione del comune di Cirò, Cirò Marina divenne comune autonomo nel Borgo di agricoltori e marinai andò popolandosi sul finire del XIX secolo con l apertura della strada ferrata. 33

36 Sebbene le quote di terra assegnate a Cirò Marina potessero definirsi come terreni di buona qualità agricola (esisteva una millenaria tradizione di viticoltura), c'è da ricordare che la legge di esproprio riguardava solo terreni facenti parte di proprietà superiori a 30 ha e che fossero suscettibili di trasformazioni in pratica si espropriavano solo terreni degradati la cui messa a coltura era molto costosa. Le assegnazioni delle quote ( circa in tutta la Calabria su richieste) giunsero dopo secoli di lotta, mentre si delineava la nuova società industriale e mutavano i valori della società agricola e delle famiglie quando crebbe il bisogno di mano d opera nelle fabbriche del Nord si ebbe il definitivo distacco dalla terra. Particolare importanza in tutto il comprensorio riveste la produzione vinicola; secondo alcune autorevoli fonti (Annuario Vinicolo d Italia) il vino quale bevanda alcolica avrebbe trovato la propria origine in questi luoghi; la leggenda vuole che, in epoca greca, il vino servito agli atleti partecipanti alle olimpiadi fosse il famoso vino di Krimisa. Ancora oggi Cirò Marina è un centro importante di produzione vinicola; il vino Cirò, prodotto dal vitigno Gaglioppo nelle specialità rosso e rosato, è sicuramente fra i vini più famosi ed apprezzati di Calabria. Vitivinicoltura, turismo e commercio insieme all impiego nel terziario sono le categorie economiche più importanti presenti sul territorio Struttura urbana In prima analisi la conformazione urbana del comune di Cirò Marina resta definita dalla sommatoria di tre diverse fasi edilizie che per caratteristiche tipologiche e morfologia ne hanno determinato il tessuto. 1. La prima fase corrisponde al nucleo urbano di vecchia formazione localizzato sulla costa; l estensione del centro storico è di circa 6 ha con una densità edilizia media di 8.5 mc/mq. Le emergenze architettoniche sono esterne al nucleo abitato, si tratta di masserie, alcune delle quali fortificate, e complessi padronali disseminati nel territorio in corrispondenza dei fondi coltivati. 2. La seconda fase è costituita dall ampliamento urbano che non avviene come espansione del vecchio centro, ma come realizzazione di un nuovo asse urbano lungo la dorsale che congiunge la stazione ferroviaria al vecchio centro abitato. Lungo questa strada si forma una maglia rigorosamente ortogonale caratterizzata da modesti isolati intensamente edificati. La dimensione degli edifici è generalmente di tre piani, quasi sempre con parete comune ed accesso diretto dalla strada ortogonale alla dorsale. Si nota che la dimensione degli isolati privilegia il collegamento perpendicolare con Via Roma che viene di fatto gravata di tutto il flusso di traffico in entrata ed in uscita dalla città. La densità edilizia di questa parte della città è generalmente molto alta (in alcuni isolati oltre 10 mc/mq). La stessa tipologia edilizia, ma in modo più caotico e disgregato, si ripropone più a nord, nella zona di via Tirone, con una produzione edilizia più recente, ma minuta e disarticolata. 34

37 3. La terza e più recente fase è caratterizzata da una forte e disordinata attività edilizia che al di fuori di ogni progetto urbanistico ha prodotto edifici multipiano anche di notevoli dimensioni. Prendono forma nuovi e importanti assi stradali che riorganizzano lo schema funzionale della viabilità. Lungo le fasce litorali a nord e a sud del centro si realizzano attrezzature alberghiere, campeggi e strutture per la balneazione. In questo stesso periodo si svolgono le nuove attività edilizie che interessano le aree comprese fra le infrastrutture della S.S. 106 e della linea ferrata e che hanno prevalente destinazione d uso residenziale con la presenza di attività artigianali CIRÒ Ambiente fisico Il complesso sistema territoriale del Comune di Cirò, complesso soprattutto per la sua varietà morfologica, mette in stretta relazione il contesto geografico con la città vera e propria, il cui insediamento ne privilegia il ruolo non soltanto da un punto di vista antropico ma soprattutto da un punto di vista paesaggistico ed ambientale. Il territorio comunale confina con i Comuni di Cirò Marina, Melissa, Carfizzi, Umbriatico, Crucoli ed il Mare Jonio e si estende per circa Kmq.70,15. Il centro abitato, unico nucleo nel territorio, è ubicato ad una quota di circa 300/320 metri sul livello del mare. Il territorio si caratterizza con numerosi corsi d acqua, a regime per lo più stagionale, che si incuneano nella tortuosa orografia determinando quella configurazione che rende meno accessibili i luoghi( tra questi anche il centro urbano), peraltro serviti da un apparato infrastrutturale viario obbligato che il più delle volte ha condizionato, nelle vicinanze dell abitato, le espansioni (fenomeno usuale è che anche le strade di media e/o lunga percorrenza, che generalmente passano per la città senza alternativa, nel tempo diventano assi di organizzazione dei tessuti edilizi). In effetti la città, per quanto paesaggisticamente posizionata in luogo strategico, è lontana dalle principali vie di comunicazione, in particolare la litoranea ionica che ha variato il percorso originario della vecchia SS 106, ubicata più a monte in località con oggettive potenzialità di sviluppo; la esistenza di questa importante infrastruttura consente di rivalutare le zone limitrofe potendo diventare oggi asse di strutturazione urbana (in tal senso ha indicato il PRG, in tale direzione ha confermato la Variante al PRG, pur se con qualche modificazione per una diversa incentivazione degli interventi). Proprio la vecchia SS 106 rappresenta, quasi naturalmente, uno dei punti fermi delle linee di intervento, che oggi vengono confermate proprio per l oggettività degli orientamenti che a suo tempo avevano guidato il PRG, trovatosi a definire l assetto di un territorio ad indirizzo totalmente agricolo finalizzandolo a recepire canali produttivi totalmente diversi ed ancora lontani dalla mentalità delle popolazioni. 35

38 Ancora oggi il territorio vive degli scompensi che fascia collinare e zona marina determinano non essendo ancora riusciti ad integrarsi, malgrado il PRG avesse strutturato una griglia di interventi coraggiosa ed ottimista, favorendo in maniera forse estensiva l apertura di diversi e nuovi canali produttivi. L articolazione delle destinazioni d uso, infatti, sovrintendeva una forte sollecitazione di intervento nella fascia intermedia tra la città e la marina (località S.Vincenzo), intervento che è in fase di definizione partendo dall avvenuta realizzazione di uno stralcio del Piano per Insediamenti Produttivi che ha contribuito a dare un primo assetto sulle urbanizzazioni primarie dell area e delle zone subito limitrofe ( non a caso una delle scelte di Variante parte dalla rivalutazione dell area e da una sua riconversione d uso). Resta la condizione per la quale la particolare configurazione del territorio ne ostacoli una organica omogenizzazione, fine a cui dovranno tendere i diversi canali di economia per i quali agricoltura e turismo, collina e litorale dovranno diventare componenti interscambiabili di un unico processo produttivo. Nelle zone rurali in effetti nulla è mutato nemmeno laddove sarebbe stato possibile riqualificare le aree utilizzando il settore agrituristico per un diversificazione delle risorse; sulla fascia collinare a ridosso della superstrada ionica le indicazioni per insediamenti ricettivi non hanno trovato giusti interlocutori imprenditoriali; sulla fascia litoranea, unica per qualità paesaggistico-ambientali con la sua macchia mediterranea ed arenili per buona parte vergini, insistono pochissimi ed isolati interventi guidati da occasionalità e qualche volta da approssimazione. Il settore turistico-ricettivo costituisce senza dubbio un canale trainante della economia calabrese anche per quanto riguarda questa parte della Regione ed il PRG ha aperto il dialogo per favorire imprese ed investimenti, proponendo un bacino di attività integrate che disegnano un diverso rapporto tra mare e collina, per non trovare il territorio impreparato alle nuove frontiere di un mercato sempre più esigente ed in evoluzione. Il territorio dimostra ancora oggi di essere perfettamente idoneo ad integrare organicamente le sue componenti: la collina, con le sue antiche qualità conserva intatte capacità di rigenerarsi ponendosi verso una reale conversione delle sue potenzialità, proponendosi peraltro come obbligato elemento di mediazione tra il centro abitato ed il mare, da un lato, tra il centro storico e la montagna dall altro; il mare, come realtà produttiva, partendo dalle sue prerogative ambientali, è tutto ancora da scoprire (alcuni fenomeni di utilizzazione della fascia marina, per quanto legati ad un retaggio di antica cultura, stanno a dimostrare che sono proprio resistenze come queste che non consentono il lancio definitivo del bene-mare). Il centro abitato, pur nella sua precaria qualità, resta ancora riferimento importante, a significare che le componenti dell insediamento indicano per sempre il ruolo di quella polarità nel contesto del suo territorio che fino a qualche decennio fa era ancora più vasto, certamente per estensione ma soprattutto per influenza culturale. 36

39 La città era per importanza punto di riferimento di tanti comuni limitrofi e non; aveva servizi idonei al bacino di sua influenza con le scuole, la pretura, la casa mandamentale, le imposte dirette, i mercati, le piccole attività produttive che ruotavano attorno alla produzione di olio e vino. Oggi molto è cambiato ma resta immutato il retaggio di un passato che la ripropone comunque come nodalità preminente, malgrado la crisi che ne ha intaccato i ruoli ma certamente non ne ha depauperato potenzialità antropiche, di questo né è testimonianza il fatto che dai dati demografici degli ultimi quarantanni la popolazione sia rimasta abbastanza stabile, malgrado emigrazione e sottosviluppo. In effetti il fenomeno dell emigrazione, dopo le punte degli anni 60, si è stabilizzato su percentuali del 2%, in qualche modo assorbite dal continuo e contemporaneo rientro delle popolazioni, fino a mantenersi in seguito su percentuali negative dell 1,2%; a tutto ciò ha fatto, per un certo periodo, da contraltare un tasso naturale positivo anche dell 1% che ha portato su valori più stabili la popolazione residente. Nell ultimo decennio è diminuito il tasso naturale per cui i valori demografici tornano ad oscillare, restando comunque ininfluenti rispetto ad ipotesi, già peraltro sostenute, che l avvio di un reale processo produttivo porti ad una inversione di tendenza per cui le popolazioni tendono sempre più a stabilizzarsi ed addirittura a crescere. Resta nella città il senso di discontinuità tra antico e nuovo insediamento, malgrado interventi qualitativamente validi degli ultimi anni che hanno consentito di recuperare alcuni immobili per residenze e di realizzare una nuova pavimentazione per la parte antica e nuove infrastrutture idricofognarie per alcune zone di completamento. Malgrado tutto il centro urbano identifica una realtà sociale abbastanza omogenea, pur in qualche fattore negativo, derivante dalla forte unitarietà culturale tuttora resistente; di contro emerge, ed ormai pare elemento strutturato, una disaggregazione latente favorita dalla crisi economica i cui risvolti sono leggibili nella dequalificazione urbana, soprattutto nelle frange periferiche. La crisi della città coincide con la crisi dell economia che riesce ad intaccare anche valori consolidati nel tempo, legati alle preesistenze antropiche; il recupero di tali valori peraltro presenti nel sostrato di più antica memoria dipende dal recupero delle attività produttive che consentono il definitivo stabilizzarsi della popolazione in un contesto che rifletta nell immagine un diverso modo di coesistenza civile MELISSA Ambiente fisico Il territorio di Melissa ha una superficie di 5,094 Kmq ed è prevalentemente collinare se si esclude la fascia costiera pianeggiante; raggiunge l altezza massima di circa 600 metri sul livello del mare in prossimità di S. Nicola dell Alto. Il centro di Melissa, arroccato su di un costone roccioso, sorge nell entroterra del territorio comunale ad una quota crescente, da nord a sud, da 200 a 360 metri s.l.m.; la Frazione Torre si articola lungo la linea ferrata e la S.S. n 106 e in prossimità dell arenile, la fascia marina è generalmente pianeggiante, se si esclude la zone a sinistra del Torrente Perticaro, e ha una profondità che varia uniformemente fra i 400 e 37

40 gli 800 metri in direzione nord. II Torrente Perticaro è il corso d acqua più importante, altri corsi d acqua, sempre a carattere torrentizio, ma di minore entità, solcano trasversalmente la fascia costiera. Il clima temperato è tipico dell area ionica, le precipitazioni sono limitate quasi esclusivamente ai mesi invernali, l umidità, elevata nelle zone costiere, si mantiene nei valori normali nella zona collinare. Per la composizione e la struttura dei terreni si rimanda all allegato studio geomorfologico. Il territorio di Melissa è incluso nell elenco delle zone sismiche di 2 categoria, alle quali le norme tecniche per l edilizia e prescrizioni antisismiche assegnano il grado di sismicità s = Confini comunali Il territorio comunale fa parte della provincia di Crotone, si trova nella fascia collinare compresa fra il mare Ionio ed il versante orientate della Sila Grande. Il comune di Melissa confina a nord con i comuni di Cirò e di Cirò Marina, a nord-ovest con il comune di Carfizzi, ad ovest con il comune di S. Nicola dell Alto ed a sud con i comuni di Casabona e di Strongoli. In particolare il centro abitato di S. Nicola dell Alto è attraversato in senso longitudinale dal limite comunale del territorio di Melissa; parte dell abitato di San Nicola dell Alto ricade in territorio di Melissa Infrastruttura viaria La rete viaria che interessa il territorio comunale è costituita: 1. dalla S.S. 106 che corre longitudinalmente alla costa. La S.S. 106 è la litoranea ionica a scorrimento veloce, ma nei centri abitati ha assunto le caratteristiche di una strada urbana di fatto pericolosa per gli innesti della viabilità locale; 2. da due strade provinciali che collegano la frazione Torre a Melissa e quindi a monte del centro storico si intercetta la S.S. 492 che collega il mare Ionio alla Sila Grande; 3. dalla viabilità interna del territorio comunale, da strade interpoderali e da sentieri. In prima analisi si può affermare che, in rapporto alle caratteristiche orografiche del territorio e al tipo di produzioni e di traffico presenti, la viabilità è sufficientemente articolata; in particolare la strada provinciale che corre lungo il fiume Lipuda e il torrente Ponda, che è quella maggiormente utilizzata, ha bisogno di essere migliorata aumentando a tratti la sezione della carreggiata e eliminando le condizioni di pericolo dovute al restringimento della stessa in corrispondenza dei piccoli ponti di attraversamento degli affluenti al torrente Ponda. La linea ferrata ionica attraversa longitudinalmente tutta la costa dividendo in due parti l insediamento urbano della Frazione Torre e costituisce un oggettiva barriera per l accesso al litorale. La stazione ferroviaria di Torre Melissa dista dal capoluogo 6 Km circa. 38

41 Struttura urbana Melissa Il nucleo abitato originario di Melissa è arroccato sul crinale di un aspra collina che domina la sottostante vallate. Un unica strada carrabile, in parte sopraelevata attraversa il centro abitato, lambendo il nucleo di più antica formazione, senza però collegarsi adeguatamente al centro storico. Lungo questa strada, nella zona sud, su di uno stretto costone denominato Piana degli Angeli, ha trovato sfogo la prima espansione. In seguito, a nord del centro storico, si è formato il nucleo abitato denominato Rione Chiusi. La struttura urbana del centro di Melissa è quella tipica dei paesi collinari calabresi, in cui la ristrettezza delle sedi viarie si accompagna alla presenza di piccoli lotti edificati, con l aggravante di una sostenuta densità edilizia e di forti pendenze dei piani stradali. La particolare morfologia del sito giustifica l inesistenza di piazze e di slarghi anche antistanti edifici di rappresentanza o di culto, e la presenza di vie concepite per uso prevalentemente pedonale. Così la povertà degli abitanti, legati per secoli a modi di vita di pura sopravvivenza, condizionata dalla presenza del latifondo, ha generato un edilizia di scarsa qualità tecnica e di limitato repertorio formale. All interno della zona più antica sono riconoscibili solo alcuni palazzotti di migliore fattura, ma il cui livello si discosta di poco dalla generale semplicità del linguaggio architettonico e decorativo. Più importante è l impianto urbano, caratterizzato nel suo insieme dal tutto costruito, da un dedalo di vicoli che si adattano all andamento impervio del sito e costituiti spesso, in origine, da scalinate e gradonate pavimentate con acciottolato, che nella uniformità del tipi edilizi e dei materiali usati ha costituito un insieme di indubbio valore storico e ambientale. L insieme del costruito ha raggiunto livelli elevati di degrado, anche in seguito al fenomeno dell abbandono delle vecchie abitazioni, fenomeno che è da attribuire non solo all emigrazione, ma anche alle peculiari caratteristiche dell impianto urbano che certamente non si concilia con le moderne esigenze di vivibilità. Ne è derivata la tendenza, soprattutto da parte dei nuovi nuclei familiari, ma anche da parte degli emigrati che hanno mantenuto un legame col paese d origine, a realizzare la propria abitazione fuori dal centro storico. Questa tendenza determina, se non contrastata, lo svuotamento del vecchio centro abitato. L Amministrazione comunale ha come obiettivo strategico la rivalutazione del centro storico attraverso interventi tesi al recupero e alla valorizzazione degli edifici di maggiore importanza con il loro riuso finalizzato all offerta di servizi di carattere culturale: allo stesso tempo sono state avviati progetti di recupero edilizio per la realizzazione di residenze sia ad uso privato che per il turismo allo scopo di differenziare l offerta rispetto alle necessità legate al turismo rurale e eno-gastronomico. A tal fine il P.S.C., ai sensi del Titolo IV della Legge n 457/ 78, include il centro storico all interno delle zone di recupero, rimandando per l attuazione degli interventi agli strumenti previsti dalla Legge Urbanistica della Regione Calabria n 19/02 Titolo VI Tutela e recupero del patrimonio edilizio e urbanistico. 39

42 Frazione Torre La frazione Torre, così denominata per la presenza di un fortilizio difensivo del XVI secolo, è un insediamento in fase di sviluppo: ha una popolazione stabilmente insediata di circa 1800 abitanti ed un volume edilizio di circa un milione di mc. Il centro urbano della Frazione Torre nasce in rapporto al litorale e alla stazione ferroviaria aggregandosi intorno al nucleo di edilizia pubblica e della Cantina Sociale realizzati con finanziamenti della Opera Valorizzazione Sila; si è in seguito ampliato lungo la S.S Oggi è interessato da un apprezzabile presenza turistica stagionale legata alla balneazione. 5. OBIETTIVI E FINALITÀ DEL PSA (Atto di indirizzo: Cirò Marina n. 10 del , Cirò n. 181 del , Melissa n.9 del ) Il PSA persegue tre fondamentali obiettivi, ispirati al principio dello sviluppo sostenibile: promozione dello sviluppo locale mediante la tutela e valorizzazione del paesaggio e delle risorse ambientali, naturali ed antropiche (storico culturali). miglioramento della qualità della vita e della sicurezza dei cittadini mediante la promozione della qualità ambientale ed il controllo dei rischi. assetto sostenibile del territorio e dell uso del suolo, sulla base delle specifiche caratteristiche delle condizioni ambientali Promozione dello sviluppo locale Il primo obiettivo nasce dal principio che lo sviluppo economico sostenibile non può avvenire attraverso il consumo scriteriato a la distruzione delle risorse naturali (aria, acqua, suolo) ed antropiche (paesaggio, beni archeologici ed architettonici, ecc..), ma al contrario è possibile costruire un modello di sviluppo che sia fondato sulla protezione e valorizzazione di tali risorse. Il PSA pertanto (art.20): delimita e disciplina gli ambiti di tutela e conservazione delle porzioni storiche del territorio; ne individua le caratteristiche principali, le peculiarità e le eventuali condizioni di degrado e di abbandono valutando le possibilità di recupero, riqualificazione e salvaguardia; delimita e disciplina ambiti a valenza paesaggistica ed ambientale ad integrazione del Piano di Ambito, se esistente, oppure in sua sostituzione, se non esistente e raccorda ed approfondisce i contenuti paesistici definiti dalla Provincia; qualifica il territorio agricolo e forestale secondo le specifiche potenzialità di sviluppo; 40

43 5.2. Sicurezza e qualità della vita Il secondo obiettivo risponde al principio di sostenibilità per il quale lo sviluppo economico e l uso del territorio possono realizzarsi a condizione di non compromettere, ma anzi di migliorare la qualità della vita dei suoi abitanti, anche tutelandone le condizioni di salute e di sicurezza. A tale scopo il PSA (art.20): disciplina l uso del territorio anche in relazione alla valutazione delle condizioni di rischio idrogeologico e di pericolosità sismica locale come definiti dal piano di assetto idrogeologico o da altri equivalenti strumenti; individua le aree per le quali sono necessari studi ed indagini di carattere specifico ai fini della riduzione del rischio ambientale; individua le aree necessarie per il Piano di Protezione Civile; individua, ai fini della predisposizione dei programmi di previsione e prevenzione dei rischi, le aree, da sottoporre a speciale misura di conservazione, di attesa e ricovero per le popolazioni colpite da eventi calamitosi e le aree di ammassamento dei soccorritori e delle risorse. Per garantire la realizzazione delle finalità di cui sopra, inoltre, il P.S.A. deve essere integrato da (art. 20 c. 4): a) una relazione geomorfologica, corredata di cartografia tematica sufficientemente rappresentativa delle condizioni di pericolosità geologica e di rischio di frana, di erosione e di esondazione, elaborata da tecnico abilitato iscritto all albo professionale così come previsto dalla legge 64/74; b) studi e indagini a norma del D.M. dell (Norme sulle indagini geotecniche) e successive modificazioni ed integrazioni Assetto sostenibile del territorio Se il vecchio PRG poneva al centro del percorso progettuale la previsione dei possibili assetti futuri a carattere demografico per dimensionare su questi il fabbisogno di aree edificabili, delle volumetrie residenziali, di servizi ed infrastrutture, indipendentemente dalle specifiche condizioni culturali ed ambientali del territorio, il principio di sostenibilità ambientale richiede un nuovo e diverso percorso metodologico nel quale la previsione (spesso molto opinabile) ed il conseguente dimensionamento sono sostituiti dalla definizione, più certa ed oggettiva, del quadro strutturale territoriale e dalla costruzione di scenari compatibili con le sue condizioni. 41

44 All interno di tale quadro strutturale sono indicate le caratteristiche geomorfologiche del territorio, le risorse paesaggistiche, ambientali, culturali, i caratteri di ogni risorsa, il valore, i limiti e la resistenza alla trasformazione. In altri termini obiettivo del Piano Strutturale è quello di individuare la complessiva capacità insediativa del territorio, indipendentemente dalle previsioni di sviluppo demografico o socio economico, ma a partire dalle condizioni delle risorse ambientali (aria, acqua, suolo) ed antropiche (paesaggio, testimonianze storiche, infrastrutture, ecc..). Sono le condizioni ed i caratteri delle risorse ambientale e territoriali a determinare le capacità insediative, attraverso un processo di pianificazione che ha al suo centro la verifica della compatibilità ambientale. Si tratta in altri termini di una sorta di processo di screening attraverso il quale si individuano tutte le porzioni di territorio per le quali, a causa dei particolare caratteri o valori che esse posseggono si debba prevedere un regime di tutela e conservazione, o per le quali è comunque sconsigliabile una trasformazione in senso urbano, ovvero: aree sottoposte a vincolo sovraordinato o che comunque presentino elevati valori naturalistici, ambientali, paesaggistici o storico culturali; aree che presentino elevati livelli di rischio ambientale, sismico, geologico o idrogeologico; aree ad elevata produttività agricola la cui perdita per l economia locale rappresenterebbe un costo elevato; aree che non presentano caratteristiche particolari di valore o pericolosità ma la cui trasformazione in senso urbano presenta difficoltà di attuazione o costi particolarmente elevati per motivi quali la distanza da aree già urbanizzate, cattive condizioni di accessibilità (mobilità viaria e pari opportunità), assenza di qualunque opera di urbanizzazione e/o eccessivi costi per la loro infrastrutturazione, ecc.. Il rimanente territorio è da considerarsi urbanizzabile sempre compatibilmente con le caratteristiche di ordine ambientale e funzionale che esso presenta. In base a tali caratteristiche ogni area presenterà un potenziale diverso alla trasformazione e la sommatoria di tale potenziale rappresenta la capacità insediativa teorica. Tale capacità insediativa potrà essere tale da eccedere i fabbisogni prevedibili in un futuro a breve-medio termine; qui interviene il Piano Operativo Temporale che, in presenza del quadro complessivo sopra descritto, temporizzerà le previsioni indeterminate del piano strutturale indicando, per i successivi 5 anni, le priorità in termini di interventi pubblici (servizi ed attrezzature). Tale meccanismo risponde anche all esigenza di definire nel PSA obiettivi e strategie nel medio-lungo periodo, aprendosi alla capacità progettuale e propositiva del mercato, degli operatori privati, ossia interrogandosi con gli operatori sulla fattibilità delle indicazioni prefigurate e sollecitando ai privati proposte, iniziative e risorse. 42

45 In sintesi il PSA: classifica il territorio comunale in urbanizzato, urbanizzabile, agricolo e forestale, individuando le risorse naturali ed antropiche del territorio e le relative criticità; determina le condizioni di sostenibilità degli interventi e delle trasformazioni pianificabili; definisce i limiti dello sviluppo del territorio comunale in funzione delle sue caratteristiche geomorfologiche, idrogeologiche, pedologiche, idraulico-forestali ed ambientali; 6. AZIONI STRATEGICHE DI QUALIFICAZIONE DEL TERRITORIO 6.1. Sistema Naturalistico Ambientale Si intende per assetto naturalistico e ambientale di un territorio, quello consolidato che risulta dall azione conoscitiva alla base della formazione del piano. Tale assetto, pertanto, è costituito dall insieme degli elementi e dei meccanismi di trasformazione e di stratificazione, in cui sono riconoscibili i cicli della natura e le azioni antropiche, o meglio gli effetti di queste, derivanti da pratiche agricole, forestali e, più in generale, connesse all uso del suolo non edificato. La pianificazione assegna a questo sistema il rango di componente della fisicità del territorio, per la quale sono dati obiettivi di protezione. L assetto naturalistico-ambientale (patrimonio paesaggistico, ambientale, naturale, storico, culturale, economico e sociale), infatti, è un patrimonio costituito da risorse limitate, comunque fragili, e in genere non riproducibili in tempi brevi. Esse si sono consolidate nei tempi lunghi, durante il costituirsi di equilibri idrogeologici ed ecologici e delle specifiche caratteristiche ambientali e paesaggistiche dei luoghi ha creato il patrimonio territoriale complessivo, riferimento per l identità culturale, sociale e produttiva di una comunità. Fanno parte delle conoscenze I caratteri fisiografici; I caratteri geomorfologici; Le componenti ambientali; I consumi energetici ed i rifiuti; L uso del suolo; Le formazioni vegetali; Le aree agroforestali, La pedologia; Le aree protette e quelle faunistiche; I vincoli. 43

46 Le strategie previste: a. Messa in sicurezza delle aree sottoposte a rischio idraulico e sismico; b. Rinaturalizzazione e fruizione dei corsi d acqua; recupero e valorizzazione dell asta fluviale del Lipuda e del Torrente Volvito, nell ottica della realizzazione di un parco fluviale; sviluppo di attività per lo sport ed il tempo libero; navigabilità fluviale Rete Ecologica - Area costiera Rafforzamento e valorizzazione degli elementi caratterizzanti per la conservazione dell assetto naturalistico con particolare attenzione alle biodiversità; individuazione corridoi ecologici (torrente Sciatello, torrente Vota Ranna, torrente Curiale, torrente Volvito, torrente Lipuda, torrente Fego, torrente Marinetto, torrente Perticaro); a. Valorizzazione e gestione area SIC (dune di Marinella); b. Riqualificazione comparto costiero-litorale tra il torrente Sciatello ed il torrente Volvito (corridoi ecologici) finalizzata alla tutela ed alla valorizzazione della macchia mediterranea di cui la Ginestra Bianca è componente a forte connotazione locale; c. Salvaguardia ambientale e valorizzazione del comparto di Punta Alice che si caratterizza per la presenza di: 7. macchia mediterranea autoctona (Madonna di mare) 8. pineta storicizzata con essenze arboree di assoluta valenza ambientale (pino marino, eucalipto, etc.) 9. dune sabbiose litoranee in continuità con le aree agricole; 10. parco archeologico Apollo Aleo ; 11. Componenti storico-architettoniche (torre vecchia); 12. Archeologia Industriale d. Salvaguardia ambientale e recupero della foce naturalistica del torrente Lipuda con le sue componenti faunistiche; componenti storico-architettoniche (torre Pozzello); Componenti storico-architettoniche (torre Nova); Rete Ecologica - Area sub-collinare Individuata a partire dalla SS 106 fino alla quota di 300 metri rete degli agriturismi e rafforzamento degli elementi residenziali-produttivi puntuali ed eventuali nuclei abitati sparsi; attenzione di sostenibilità ambientale in eventuale interventi di tipo agricolo-produttivo e turistico-ricettivo; 44

47 transumanza. realizzazione rete sentieristica rivolta al recupero degli antichi percorsi utilizzati per la Rete Ecologica - Area collinare Individuata dai 300 metri fino ai limiti di comparto comunale realizzazione di riserve e centri di tutela rivolti alla promozione dell educazione ambientale e ricerche sulle specificità ambientali e sulle opportunità di sviluppo sostenibile Sistema Insediativo Il territorio e il sistema degli insediamenti costituiscono documenti materiali della cultura di un luogo, sono temi materiali, patrimonio culturale, risorse. Il sistema insediativo è costituito dalle parti del territorio antropizzate, caratterizzate dalla presenza del costruito per attività residenziali, agricole, terziarie, produttive, per servizi, nonché degli spazi aperti interclusi, e dalle reti infrastrutturali che consentono a ciascun elemento o insieme del sistema insediativo di esplicare con efficienza la propria funzione. I caratteri insediativi storici rappresentano elementi strutturali del territorio e del paesaggio. Insediamenti sparsi, manufatti diffusi, centri storici rappresentano per la collettività che in essi vive e opera, beni territoriali di riferimento per la salvaguardia della propria fisionomia e condizioni basilari per la propria sociale, economica e culturale. Fanno parte delle conoscenze l evoluzione storica; i caratteri storico-insediativi; la tipologia insediativi; il patrimonio storico-culturale; la tipologia d uso; i servizi e le attrezzature. Le strategie previste: Polo fieristico, individuato in una porzione di territorio ricadente nel Comune di Cirò Marina, Località Marinetto, esattamente compresa tra la S.P.4 bis e la S.P. 9; Area PIP, potenziamento area produttiva esistente, situata in località Lipuda; Area industriale, individuata a ridosso della S.S. 106 in località Madonna di Mare; Polo energetico, individuato lungo la S.P. 9, in località Trivio; Polo agroalimentare ex Giara, potenziamento ed ampliamento del complesso industriale esistente già destinato a cantina vitivinicola, situata lungo la S.P. 4; Controllo residenziale in aree agricole; 45

48 Interventi sul patrimonio edilizio esistente attraverso operazioni di riordino urbano che restituiscano una migliore qualità urbana ed architettonica ai centri abitati; Favorire la formazione e l attuazione di strumenti di Pianificazione negoziata che mirano a riqualificare aree degradate o dismesse, risanandone il tessuto edilizio e potenziandone le dotazioni con la previsione di nuovi servizi e/o spazi verdi, mediante i seguenti strumenti previsti dall art. 32 della L.U.R.: 6.3. Sistema Relazionale Il sistema relazionale è costituito dalle reti della viabilità stradale e ferroviaria; dalle reti di distribuzione energetica, dalle comunicazioni, dai porti, aeroporti ed interporti, centri di scambio internodale. Questo sistema rappresenta un insieme di risorse importanti per il territorio, per le sue prestazioni funzionali, materiali e immateriali, e ne segnala la capacità evolutiva, il grado di ammodernamento, l attrattività. Fanno parte delle conoscenze la rete viaria; i nodi di scambio internodale; le reti energetiche; le reti delle telecomunicazioni; Le strategie previste: a. Mobilità b. Dotazione di attrezzature ed infrastrutture a livello comunale e sovracomunale (adeguamento e/o potenziamento) c. verificare lo stato d arte di : acquedotti, rete fognante, rete idrica, rete elettrica, rete delle telecomunicazioni, ecc. d. Itinerario storico/archeologico/culturale (rete agricoltura,masserie,strada del vino e punti di ristoro, con sistemi di comunicazione informazione cartellonistica) e. Collegamento Torre Melissa Cirò Marina - Cirò mediante una pista carrabile e ciclabile sotto ferrovia con assi secondari, perpendicolari per l accessibilità alla zona costiera f. Potenziamento delle strade provinciali di collegamento tra i tre comuni e le relative frazione g. Realizzazione di piste ciclabili seguendo, di massima, la sentieristica esistente 6.4. Sistema Agrario Il sistema agrario, al momento, è caratterizzato da una crescente competitività dovuta all aumento delle strutture di trasformazione dei prodotti agricoli, specie di quello vitivinicolo, in contrasto però con una riduzione delle quote di mercato globale; questi problemi derivano dalla debolezza dell'assetto strutturale interno ed esterno alle aziende, anche se ben dotati e con risorse di base di ottima di qualità. 46

49 Va evidenziato che oltre al settore vitivinicolo seppur predominate si sviluppano in misura minore anche attività olearie, nonché attività agro-silvopastorali che comunque, ad esclusione del primo, vede sempre più l allontanamento delle nuove generazioni, innescando un rilevante processo di impoverimento economico ed accelerando processi di squilibrio ambientale poiché il territorio non più sfruttato viene abbandonato. L elemento centrale della strategia del PSA è favorire l integrazione tra tutela dell ambiente e sviluppo socioeconomico. Le strategie previste: L obiettivo globale è quello di accrescere la competitività delle filiere e dei sistemi socio economici rurali attraverso uno sviluppo sostenibile; la sua strategia prevalentemente di natura ambientale e di pratiche ecocompatibili, fornisce degli obiettivi di natura più specificatamente economica e sociale, quali: a. il mantenimento e/o miglioramento dei redditi agricoli; b. la competitività ed ammodernamento delle aziende; c. la riduzione dell esodo agricolo e rurale; d. la valorizzazione dei prodotti agricoli. Tuttavia, alla base del PSA, c è la consapevolezza che la competitività delle aree rurali deve coniugarsi con la qualità del territorio. Ciò si traduce in interventi volti a: - favorire e promuovere nelle aziende agricole tecniche di produzione ecocompatibili; - mantenere pratiche di agricoltura rispettose dell ambiente; - incentivare la permanenza degli agricoltori nelle aree rurali con svantaggi naturali e socioeconomici. L obiettivo strategico di questo PSA è la transizione graduale del sistema agricolo locale dalla dipendenza all autonomia, dall integrazione passiva all integrazione produttiva, dall uso indiscriminato del territorio e delle sue risorse alla sua tutela e valorizzazione. La strategia che si intende adottare è dunque quella dello sviluppo endogeno, della valorizzazione integrata delle risorse locali Sistema del Turismo Lo sviluppo turistico dei territori interessati dal PSA passa attraverso le seguenti categorie di attrattori : 1. attrattori culturali (siti, musei, eventi, feste, tradizioni, prodotti culturali, prodotti tipici, enogastronomia, ecc) 2. attrattori naturali (Dune, parchi, flora,fauna, ecc) 3. attrattori paesaggistici (Paesaggio culturale, naturale, archeologico, ecc) 4. ricettività turistica (alberghi, bar, ristoranti, villaggi, pubblici esercizi, stabilimenti balneari, ecc) 47

50 5. ricettivita sportiva (palazzetto dello sport, tempo libero, campi da calcio, commercio, sala polivalente, piscine, campi da tennis, pesca sportiva, ecc.) Valorizzazione degli attrattori culturali Realizzazione di interventi per la qualificazione e l'allestimento dei siti archeologici e culturali già accessibili ai fini del miglioramento dell'accoglienza turistica Adeguamento e qualificazione delle strutture museali (centri di interpretazione, laboratori e didattica museale, etc.) per soddisfare le esigenze di specifici segmenti di utenza (turismo scolastico per diverse fasce di età, portatori di bisogni speciali, etc.) Realizzazione di itinerari culturali tematici (archeologia, storia, enogastronomia, etc.) Eventi Azioni pubbliche Azioni per promuovere e qualificare la realizzazione di eventi culturali in grado di mobilitare significativi flussi turistici: - progettazione e realizzazione di eventi tematici e territoriali; - realizzazione di nuovi eventi culturali all interno dei beni culturali oppure di eventi culturali che rafforzano il legame identitario col territorio e le tradizioni locali. Azioni per promuovere, qualificare e mettere in rete l offerta culturale: - progettazione e realizzazione di parchi culturali; parchi letterari; parchi tematici. Azioni per la ricerca e la divulgazione delle radici culturali: produzione e realizzazione di spettacoli, opere, manifestazioni artistiche ed eventi legati alle particolarità etno-antropologiche e storiche delle comunità locali. risorse locali: - Realizzazione di itinerari turistici integrati per favorire la fruizione del territorio (piste ciclabili, sentieristica e trekking, etc.) predisposizione di spazi di accoglienza (es. sale degustazione) all interno degli itinerari enogastronomici Valorizzazione degli attrattori naturali Azioni pubbliche Realizzazione di azioni di tutela e salvaguardia delle spiagge Realizzazione di un sistema di cartellonistica efficace per segnalare i siti di interesse naturale Realizzazione di infrastrutture per migliorare l accessibilità interna ed esterna ai siti di valore ambientale (parco archeologico, zona SIC, Pineta e boschi) Creazione di itinerari tematici nei siti della Rete Ecologica Regionale Realizzazione di orti botanici (Madonna d Itria) 48

51 Interventi per la fruizione sostenibile delle aree: ripristino della sentieristica rurale e degli antichi tracciati a valenza storico-paesaggistica, creazione di circuiti per mountain bike, percorsi per visite a cavallo, aree per la sosta, il campeggio, la ricreazione e lo sport, aree e percorsi faunistici attrezzati Laboratori ecologico-forestali, giardini tematici, punti di osservazione faunistica, stazioni ornitologiche, allestimenti espositivi per musei naturalistici e per la promozione dei prodotti tipici locali, aree dimostrative sulle energie rinnovabili (solare, biomasse, eolico) 6.6 ANALISI DEMOGRAFICA Analisi statistiche della popolazione dei tre comuni : verificare lo stato sociale, aree di degrado e quindi popolazione svantaggiata, verificare eventuale strutture di tipo sociale, fasce di età, anziani, reddito procapite, ecc ANALISI CIRO' MARINA Andamento demografico della popolazione residente nel comune di Cirò Marina dal 2001 al Grafici e statistiche su dati ISTAT al 31 dicembre di ogni anno. Anno Popolazione residente Variazione assoluta Variazione percentuale ,51% ,34% ,76% ,47% ,15% ,47% ,00% ,43% ,48% 49

52 Variazione percentuale della popolazione Le variazioni annuali della popolazione di Cirò Marina espresse in percentuale a confronto con le variazioni della popolazione della provincia di Crotone e della regione Calabria. Flusso migratorio della popolazione Il grafico in basso visualizza il numero dei trasferimenti di residenza da e verso il comune di Cirò Marina negli ultimi anni. I trasferimenti di residenza sono riportati come iscritti ecancellati dall'anagrafe del comune. Fra gli iscritti, sono evidenziati con colore diverso i trasferimenti di residenza da altri comuni, quelli dall'estero e quelli dovuti per altri motivi (ad esempio per rettifiche amministrative). La tabella seguente riporta il dettaglio del comportamento migratorio dal 2002 al Anno DA altri comuni Iscritti Cancellati Saldo DA estero per altri motivi PER altri comuni PER estero per altri motivi Migratorio con l'estero Saldo Migratorio totale

53 Movimento naturale della popolazione Il movimento naturale di una popolazione in un anno è determinato dalla differenza fra le nascite ed i decessi ed è detto anche saldo naturale. Le due linee del grafico in basso riportano l'andamento delle nascite e dei decessi negli ultimi anni. L'andamento del saldo naturale è visualizzato dall'area compresa fra le due linee. Anno Nascite Decessi Saldo Naturale

54 6.6.2 ANALISI CIRO' Andamento demografico della popolazione residente nel comune di Cirò dal 2001 al Grafici e statistiche su dati ISTAT al 31 dicembre di ogni anno. Anno Popolazione residente Variazione assoluta Variazione percentuale ,42% ,78% ,18% ,19% ,10% ,41% ,95% ,52% ,49% Variazione percentuale della popolazione Le variazioni annuali della popolazione di Cirò espresse in percentuale a confronto con le variazioni della popolazione della provincia di Crotone e della regione Calabria. 52

55 Flusso migratorio della popolazione Il grafico in basso visualizza il numero dei trasferimenti di residenza da e verso il comune di Cirò negli ultimi anni. I trasferimenti di residenza sono riportati come iscritti e cancellatidall'anagrafe del comune. Fra gli iscritti, sono evidenziati con colore diverso i trasferimenti di residenza da altri comuni, quelli dall'estero e quelli dovuti per altri motivi (ad esempio per rettifiche amministrative). La tabella seguente riporta il dettaglio del comportamento migratorio dal 2002 al Anno DA altri comuni Iscritti Cancellati Saldo DA estero per altri motivi PER altri comuni PER estero per altri motivi Migratorio con l'estero Saldo Migratorio totale Movimento naturale della popolazione Il movimento naturale di una popolazione in un anno è determinato dalla differenza fra le nascite ed i decessi ed è detto anche saldo naturale. Le due linee del grafico in basso riportano l'andamento delle nascite e dei decessi negli ultimi anni. L'andamento del saldo naturale è visualizzato dall'area compresa fra le due linee. 53

56 Anno Nascite Decessi Saldo Naturale

57 6.6.3 ANALISI MELISSA Andamento demografico della popolazione residente nel comune di Melissa dal 2001 al Grafici e statistiche su dati ISTAT al 31 dicembre di ogni anno. Anno Popolazione residente Variazione assoluta Variazione percentuale ,05% ,25% ,75% ,70% ,97% ,60% ,87% ,39% ,52% Variazione percentuale della popolazione Le variazioni annuali della popolazione di Melissa espresse in percentuale a confronto con le variazioni della popolazione della provincia di Crotone e della regione Calabria. 55

58 Flusso migratorio della popolazione Il grafico in basso visualizza il numero dei trasferimenti di residenza da e verso il comune di Melissa negli ultimi anni. I trasferimenti di residenza sono riportati come iscritti e cancellatidall'anagrafe del comune. Fra gli iscritti, sono evidenziati con colore diverso i trasferimenti di residenza da altri comuni, quelli dall'estero e quelli dovuti per altri motivi (ad esempio per rettifiche amministrative). La tabella seguente riporta il dettaglio del comportamento migratorio dal 2002 al Anno DA altri comuni Iscritti Cancellati Saldo DA estero per altri motivi PER altri comuni PER estero per altri motivi Migratorio con l'estero Saldo Migratorio totale Movimento naturale della popolazione Il movimento naturale di una popolazione in un anno è determinato dalla differenza fra le nascite ed i decessi ed è detto anche saldo naturale. Le due linee del grafico in basso riportano l'andamento delle nascite e dei decessi negli ultimi anni. L'andamento del saldo naturale è visualizzato dall'area compresa fra le due linee. 56

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