ACU DIPARTIMENTO TEMATICO NAZIONALE COMUNICAZIONI LIBRO BIANCO SULLE COMUNICAZIONI ELETTRONICHE E LA TV DIGITALE 1 - INFORMARE I CITTADINI

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1 LIBRO BIANCO SULLE ELETTRONICHE E LA TV DIGITALE 1 - INFORMARE I CITTADINI Comunicare è di vitale importanza oggi, ma in questo settore c è purtroppo ancora molta ignoranza sia tra i normali cittadini che tra addetti ai lavori, per cui è importante che ci si preoccupi di realizzare una CAMPAGNA INFORMATIVA CORRETTA E SEMPLIFICATA che riesca a spiegare come affrontare non solo il passaggio dal segnale analogico a quello digitale, ma anche come usufruire di tutte le potenzialità legate alle trasmissioni della radiofonia digitale, ed il sistema IPTV, a cominciare da quelle zone dove il passaggio (swich-off), dal sistema del segnale analogico a quello digitale è già iniziato, ed in quelle zone dove non ci sono problemi con la ricezione della banda larga, in attesa che tutte le Regioni dotino tutti i loro territori, comunità montane comprese, della possibilità di navigare in internet velocemente. Devono essere realizzate, da professionisti in collaborazione con divulgatori, degli agevoli manuali molto semplificati sui passi da fare per arrivare ad utilizzare il sistema più comodo alla persona o all impresa. Ormai siamo in pieno passaggio da un sistema all altro, quindi bisogna fare in fretta nel regolamentare la transizione, cercando di introdurre tutte le regole che permettano la tutela dei consumatori e mettendoli In grado di programmare i propri acquisti, e garantendo il massimo risparmio nell acquisto dei decoder. Purtroppo siamo in fase ormai avanzata nelle normative, e non sappiamo quanto sia possibile adesso, per le associazioni dei consumatori mettere una pezza per riequilibrare a favore dei consumatori delle decisioni e scelte ormai consolidate da leggi, accordi, contratti, e regolamenti applicativi.

2 2 - REGOLAMENTARE LA TRANSIZIONE Premesso quindi la vitale importanza dell informazione al cittadino occorre preoccuparsi anche di determinare le caratteristiche delle trasmissioni digitali, al fine di garantire acquisti corretti da parte dei consumatori, per cui non basta imporre il divieto alla vendita di apparecchi tv con sintonizzatore analogico (dando via libera solo ai televisori a schermo piatto), e neanche ci si può affidare alle iniziative, sia pur lodevoli, intraprese dai privati, come fa DGTVi, l associazione dei broadcaster che pone bollini sui televisori e sui decoder, per far sapere al consumatore cosa potrà vedere con l acquisto che ha fatto. L INNOVAZIONE DEVE ESSERE GESTITA DA CHI GOVERNA che deve scegliere e quindi decidere se le trasmissioni saranno in alta definizione oppure no, se saranno in 4:3 o in 16:9. L innovazione non può essere lasciata ad un mercato senza regole. Le conseguenze sono chiare, se si sceglie l HD,occorre imporre che i televisori devono dotarsi di sintonizzatori digitali, diversi da quelli oggi in vendita, capaci di ricevere programmi trasmessi in alta definizione e quindi del tipo H.264/MPEG-4; se si decide per il 16:9 occorre imporre a chi fa televisione, di utilizzare, in digitale, su tutte le piattaforme di trasmissione, questo formato e non altri. I costruttori dei nuovi televisori a schermo piatto, scaricando ogni responsabilità, già ci informano, attraverso i libretti di istruzione, che utilizzando per troppo tempo la visone in 4:3 si può danneggiare il pannello televisivo con guasti, addirittura non coperti da garanzia. Ecco le contraddizioni di che occorre chiarire. Si promuove la vendita di nuovi televisori, che sono tutti HD Ready, senza porsi il problema di decidere anche l adeguata trasmissione. 3 - L AGCOM SI FACCIA SENTIRE, E FACCIA RISPETTARE LE SUE DELIBERE. Ora che non esiste più un Ministero delle Comunicazioni, ma solo un sottosegretario dello Sviluppo Economico, AGCOM deve farsi sentire sia dal Governo che dagli operatori radio-televisivi al rispetto della pluralità di accesso alle PAY-TV, mentre invece stiamo assistendo ad un assalto alla diligenza (grazie anche alla Legge Gasparri), delle reti RAI e MEDIASET che si stanno spartendo tutto il digitale terrestre con nuovi canali o nuove programmazioni che in realtà non sono che repliche di altri programmi già visti

3 e rivisti, lasciando agli altri solo le briciole e nulla ai potenziali nuovi operatori liberi ed indipendenti che potrebbero o vorrebbero affacciarsi sul mercato della TV Digitale. Occorre dare a NUOVI SOGGETTI la possibilità di entrare nel mercato RADIOTELEVISIVO agendo verso una LIBERALIZZAZIONE del settore, in particolare offrendo opportunità di crescita alle PICCOLE TV DI STRADA (telestreet), con trasmissioni legate ad interessi culturali, economici e sociali di un determinato territorio di un singolo rione, o di un piccolo paese. Vanno definiti criteri certi sia nazionali che locali, per il rilascio delle licenze di operatore di rete; con una prospettiva di evoluzione verso ogni tipo di trasmissione digitale, con l obiettivo di massimo pluralismo ed opportunità per le eventuali nuove emittenti; L aumento di canali di trasmissione, e quindi l aumento di offerta di servizi radiotelevisivi in digitale, fa scaturire la necessità anche di RIFORMARE il P.N.R.F. (piano nazionale ripartizione delle frequenze), soprattutto con attenzione per la radio digitale, che è la vera e nuova rivoluzione del futuro. 4 - REGOLAMENTARE GLI IMPIANTI In pieno switch-off nessuno si è preoccupato di regolamentare l impiantistica legata alla ricezione del digitale, ma bensì tutto è stato sempre lasciato alla buona volontà dei singoli. Basta alzare gli occhi al cielo per vedere miriadi di antenne che solleticano le nuvole. È il risultato di decenni di antenna selvaggia. Ogni cittadino si è organizzato autonomamente per vedere i programmi televisivi e le antenne e i fili si sono moltiplicati all infinito. Ora c è anche un aggravante. Con l avvento di SKY si è aggiunta anche parabola selvaggia presente su tutti i balconi d Italia. Con il digitale le piattaforme di ricezioni sono molteplici e vanno garantite tutte, nel rispetto della neutralità tecnologica, è ora, quindi, di lasciar stare il fai da te, imponendo a tutti i condomini d Italia un impiantistica comune per la ricezione centralizzata di tutti i segnali digitali, fatta a regola d arte. La transizione al digitale non può ignorare questa problematica. I francesi nella loro legge hanno persino imposto che nei contratti d affitto deve essere specificato quale tipo d impianto di ricezione ha l appartamento, noi non riusciamo neanche ad imporre un antenna centralizzata. Tutti gli addetti ai lavori sanno che chiudendo i segnali analogici, in moltissimi palazzi, per continuare a vedere la televisione si dovrà aggiornare l impianto centralizzato, con costi gravosi. Allo stato attuale, se la maggioranza dei condomini non vorrà fare i lavori, la minoranza

4 sarà costretta ad avere il televisore nero o a dotarsi di antenna privata. E lasciando le cose al caso, sarà l assemblea di condominio a decidere se avere la parabola o la sola antenna o tutte e due. In fase di transizione queste scelte non possono essere lasciate al caso o alla buona volontà dei singoli. È urgente legiferare per dare strumenti idonei agli amministratori di condominio. Si potrebbe fare come in Spagna, dove hanno risolto questa problematica approvando una legge specifica che obbliga l adeguamento degli impianti i ricezione e delinea le caratteristiche tecniche da rispettare nella realizzazione dell impianto. In Italia l argomento non viene neanche sfiorato e, ha dimostrazione di ciò, basti notare che nessun rappresentate della categoria degli installatori d impianto era presente nel precedente Comitato Nazionale Italia Digitale. Ci auguriamo che questi temi vengano trattati da una legge dedicata alla transizione che si preoccupi di stabilire diritti e doveri dei cittadini che sono costretti a cambiare il loro modo di guardare la televisione. 5 - I FONDI PER LA TRANSIZIONE Una buona parte di questi fondi sono andati alle emittenti per incrementare le trasmissioni digitali. Nonostante trentatré milioni andati alla RAI, non si sono visti grandi miglioramenti, e sul satellite ancora i programmi più importanti sono criptati, in forte spregio della neutralità tecnologica e del contratto di servizio che prevede canali Rai gratuiti e in chiaro su tutte le piattaforme. L industria televisiva è la più ricca del Paese e sicuramente non avrebbe bisogno di incentivi, tranne le piccole emittenti locali a carattere cittadino cd. TELESTREET che andrebbero invece aiutate e stimolate nella crescita. Certamente i soldi stanziati dovrebbero servire per tutelare la popolazione, non ci riferiamo solo a chi è debole per reddito ma anche a chi è debole per affrontare un cambio di tecnologia così radicale. Deboli sono tutti quelli che abitano nei condomini e che saranno costretti, come dicevamo prima, a pagare gli aggiornamenti dei loro impianti. SI PENSI AL 20% DI FAMIGLIE DI INQUILINI, che non avendo il dovere di pagarsi le modifiche strutturali straordinarie degli impianti o gli adeguamenti di legge, potrebbero non avere la possibilità di ricevere il segnale, in quanto magari il loro proprietario si rifiuta di spendere di tasca sua per questi adeguamenti degli impianti alla legge. Soggetti deboli sono coloro che ancora non sanno cosa vuol dire trasformazione digitale. Deboli sono tutti quelli, e sono molti, che un giorno accenderanno il televisore e vedranno tutto nero, perché nessuno si è accorto di loro. Nel vecchio

5 Comitato Nazionale Italia Digitale, queste cose le abbiamo dette e anche fatte scrivere, ma dubitiamo che siano state recepite. Proponiamo un Servizio Nazionale per il Digitale che si occupi di garantire assistenza ai cittadini in tutti campi, facendo pagare chi può e assistendo gratuitamente chi non può. Il tutto dovrebbe funzionare con la collaborazione delle organizzazioni rappresentative degli installatori e dei consumatori, coordinate dal Ministero competente. A dire la verità, qualcosa già si è mosso in questa direzione. Nelle aree all digital, interessate allo spegnimento in analogico di RAI 2 e Rete4,si sono proposti prezzi calmierati per gli interventi tecnici, si è attivato un call center, ci si è coordinati con gli enti locali per assistere le fasce sociali deboli. Il tutto però, fino ad ora, è stato fatto con il senso della buona volontà e senza prevedere l assistenza gratuita. Senza un supporto legislativo e, cosa da non sottovalutare, con Fondi limitati. Occorre spendere i soldi e spenderli bene, soprattutto per informare, in modo capillare il maggior numero di cittadini, sia quelli delle aree all digital senza dimenticare quelli del resto del Paese, attraverso progetti informativi. Occorre curare l assistenza ai cittadini utilizzando, per esempio, gli installatori in pensione, presenti nelle organizzazioni rappresentative degli artigiani, che hanno ancora professionalità e conoscenze da mettere al servizio degli altri, formando gli assistenti sociali che possono spiegare ai loro assistiti cosa fare per la transizione o andando direttamente nelle case per effettuare piccole installazioni a prezzi inferiori a quelli di mercato. Sono necessari installatori organizzati dal Comitato Italia Digitale che possono offrire assistenza sia ai singoli che a chi vive nei palazzi, con tariffe chiare e predeterminate e gratuite, sovvenzionate dallo stato, per chi è riconosciuto non possa sostenere spese. 6 - NUOVE TECNOLOGIE DIGITAL PODCAST Dal mio punto di vista, i provider - grandi e piccoli - non hanno ben percepito l'evoluzione che la Rete stessa ha avuto negli ultimi anni. In questi ultimi tempi infatti Internet ha subìto una profonda metamorfosi; se un tempo il flusso informativo era unicamente monodirezionale, e quindi esistevano da un lato produttori di contenuti/informazione e dall'altro semplici fruitori, oggi - grazie agli strumenti del cosidetto Web ogni utente di Internet diviene anch'egli un produttore di contenuti e di informazione, e può contribuire alla "costruzione" stessa della Rete. Nascono così i blog, i podcast audio e video, i social network, i grandi raccoglitori di foto e di video come Flickr e YouTube, servizi grazie ai

6 quali ognuno di noi può ritagliarsi il proprio spazio e può pubblicare i propri contenuti, può condividere le sue passioni. E' grazie ai servizi del Web 2.0 che nascono comunità che si aggregano attorno a passioni e interessi specifici. In un contesto simile, dove il "consumatore" non è più un consumatore ma diviene produttore di iniziative e di contenuti, le offerte dei provider divengono, almeno secondo me, inadeguate. Perché? Perché tali offerte si soffermano esclusivamente sulla cosidetta "velocità" di connessione, intendendo, per essa, la velocità massima alla quale - secondo il fornitore - si potrà navigare, si potranno cioè scaricare immagini, siti, ecc. Ma navigare, oggi, non significa più soltanto andare di sito in sito; significa piuttosto crearsi il proprio profilo online, aprire il proprio blog, entrare a fare parte dei social network, caricare i propri contenuti. E per caricare i propri contenuti non è la "velocità" di download a essere fondamentale, quanto quella di upload, quella di cui puoi usufuire per caricare i tuoi contenuti in Rete. Prova a chiedere a un operatore telefonico di Telecom o di Infostrada o di Fastweb quale sia la velocità di upload che ti forniscono, e ti accorgi di quanto tale parametro, che sta divenendo invece sempre più importante, sia ancora un illustre sconosciuto. Quante pubblicità menzionano la velocità di upload? Nessuna. Quanti operatori giocano sotto questo aspetto a carte scoperte? Nessuno. Molto spesso questo parametro è sensibilmente inferiore a quello relativo al download. Non è raro trovarsi di fronte a offerte che sbandierano i 20 mega di download e che - in fatto di upload - prevedono una velocità non superiore ai 480 kb/sec, se non addirittura inferiore. Ecco, secondo me c'è bisogno di maggiore chiarezza e di una più adeguata consapevolezza di come la Rete si sta evolvendo. Oggi non si naviga più, oggi si vive in Rete. E per viverci, per contribuire alla costruzione di una Rete che divenga mezzo di comunicazione sempre più democratico, c'è bisogno di connessioni sempre più veloci, anche e soprattutto in upload, dall'utente verso la Rete. Carlo Cardarelli Responsabile ACU Dipartimento Comunicazioni e Telecomunicazioni

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