Cavedano (Leuciscus cephalus)
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- Giada Dini
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1 Cavedano (Leuciscus cephalus) Specie autoctona di media taglia, raggiunge una lunghezza totale massima di 60 cm e un peso di circa 2 kg. Il dimorfismo sessuale è evidente solo nel periodo riproduttivo, quando nei maschi compaiono piccoli tubercoli nuziali sul capo e sul corpo. È una specie tendenzialmente reofila, il cui habitat d elezione è rappresentato dal tratto medio dei corsi d acqua di maggiori dimensioni, dove si trova associato ad altri ciprinidi reofili, in particolare il barbo e la lasca. Sebbene prediliga acque limpide e a fondo ghiaioso, il cavedano mostra un ampia adattabilità, essendo presente in una grande varietà di ambienti, dalla foce fino al tratto pedemontano dei corsi d acqua, fino ad occupare in parte la zona dei salmonidi, e compresa la maggior parte dei laghi. La specie mostra una spiccata tendenza gregaria che tuttavia con l età viene gradualmente abbandonata. Dal punto di vista alimentare il cavedano è un opportunista, la cui dieta comprende invertebrati acquatici, materiale di origine vegetale e, in misura cospicua, una componente terrestre costituita soprattutto da insetti alati e da semi e frutti di piante. La mancanza di specializzazione alimentare è uno dei fattori che contribuiscono al successo di questa specie. La maturità sessuale viene raggiunta a 2-4 anni di età, in funzione del sesso e delle popolazioni; in genere i maschi maturano prima delle femmine. Solitamente il periodo riproduttivo va dalla seconda metà di maggio alla fine di giugno, ma può protrarsi anche oltre, a seconda del regime termico dell habitat. La deposizione delle uova avviene 18
2 prevalentemente su fondali sabbiosi e in acque basse. Una femmina può deporre diverse decine di migliaia di uova. Il cavedano rappresenta inoltre una delle specie più resistenti al degrado ambientale. In Provincia di Varese il cavedano è una specie piuttosto diffusa, presente con popolazioni abbondanti nei laghi Maggiore e Ceresio, dove si mantengono a livelli più o meno costanti, mentre nel Lago di Varese è presente con una popolazione numericamente scarsa. Per quanto riguarda i corsi d acqua, la specie è ben rappresentata nei fiumi Tresa, Bardello e Ticino, e nei torrenti Margorabbia, Monvallina e Acquanegra; è presente infine anche nei torrenti Giona e Lenza Cobite (Cobitis tenia) Specie autoctona di piccola taglia, di norma raggiunge la lunghezza totale massima di 12 cm, raramente superata solo dalle femmine. Esiste dimorfismo sessuale nella forma delle pinne pettorali. È una specie bentonica che presenta notevole valenza ecologica, popolando sia i corsi d acqua pedemontani che quelli più lenti planiziali con fondo fangoso; è presente anche nei laghi di maggiori dimensioni. L habitat che predilige è rappresentato dai corsi d acqua d alta pianura a corrente moderata, con acque limpide e fondo sabbioso. All interno dello stesso ambiente la specie tende a distribuirsi in modo disomogeneo, occupando soprattutto i microambienti con fondo costituito da depositi sabbiosi e da materiali organici fini, nei quali i cobiti rimangono sotterrati nelle ore diurne, emergendo solo con la parte superiore della testa. Nelle ore notturne o in condizioni di scarsa luminosità, il cobite si muove sul fondo alla ricerca di cibo, costituito prevalentemente da microrganismi e da frammenti di orgine vegetale. 19
3 In entrambi i sessi la maturità sessuale è raggiunta al secondo anno di vita; il periodo riproduttivo, per le popolazioni della Pianura Padana, va dalla seconda metà di maggio alla prima metà di luglio. Le uova, leggermente adesive, vengono deposte sulla sabbia del fondo o sulla vegetazione sommersa. Il numero di uova deposte da una femmina varia da 300 a 3500, in funzione delle sue dimensioni. Durante la stagione riproduttiva le macchie presenti sui fianchi dei maschi si fondono a formare una fascia scura continua. Nelle acque provinciali il cobite risulta piuttosto comune nel Lago di Varese, mentre scarse sono le popolazioni di questa specie nei laghi Maggiore, Monate e Comabbio; risulta inoltre presente nei fiumi Tresa, Bardello e Ticino e nei torrenti Margorabbia e Bevera. La specie non riveste notevole interesse per la pesca; talvolta viene utilizzato come esca viva per la cattura di altre specie Coregone lavarello (Coregonus lavaretus) Salmonide alloctono di taglia media, raggiunge la lunghezza totale massima di circa 60 cm e il peso di circa 2 kg. Il dimorfismo sessuale è evidente durante la stagione riproduttiva quando i maschi, più delle femmine, si ricoprono di tubercoli nuziali disposti lungo tutto il corpo, dalla testa alla coda, solitamente uno per ogni scaglia. Il lavarello è strettamente legato all ambiente lacustre, dove conduce vita pelagica, con abitudini gregarie. La sua dieta è tendenzialmente planctofaga, ma in certi periodi dell anno può essere integrata anche da invertebrati bentonici. La maturità sessuale viene raggiunta al secondo anno di età, e la riproduzione avviene in dicembre, su fondali ghiaiosi o sassosi lungo il litorale, a bassa profondità. Una femmina può deporre fino a uova per kg di peso corporeo. 20
4 La specie è stata introdotta a partire dal 1861 nei laghi prealpini italiani, dove si era acclimatato con notevole successo. Negli ultimi dieci anni si è assistito ad un netto decremento nelle popolazioni dei principali laghi prealpini, a causa di una serie di fattori quali: l introduzione di un altra specie appartenente allo stesso genere, la bondella, le oscillazioni del livello delle acque dei laghi regolati durante lo sviluppo delle uova e un eccessivo sforzo di pesca. Nel Lago Maggiore, infatti, a partire dagli anni 60, la quantità del pescato ha subito un gravissimo decremento in concomitanza con l immissione del coregone bondella, che appare competitivamente superiore. A livello provinciale il coregone lavarello è presente con una popolazione consistente nel Lago di Monate, dove rappresenta l oggetto principale della pesca professionale; nel Lago Maggiore il popolamento di coregoni costituisce la componente tra le più abbondanti della biomassa ittica del lago, sebbene sia però rappresentato soprattutto dalla bondella. Nel lago di Lugano, dove è stato avviato un progetto di reintroduzione del coregone, a partire da riproduttori del Verbano, la specie compare nel pescato professionale, anche se a livello di poche decine di chilogrammi Coregone bondella (Coregonus macrophtalmus) Specie alloctona di taglia media, può raggiungere al massimo una lunghezza di 40 cm e il peso di circa 2 kg. Come il lavarello, è una specie pelagica, che tende a prediligere gli strati più superficiali, compiendo spostamenti limitati lungo la colonna d acqua, in funzione della stratificazione termica delle acque lacustri. 21
5 Dal punto di vista trofico, il regime alimentare della bondella è di tipo planctofago, come per il lavarello, ma nel periodo invernale la bondella tende maggiormente a integrare la dieta con organismi non planctonici. La quasi completa sovrapposizione degli spettri alimentari ha determinato una forte competizione trofica tra le due specie in tutti i bacini in cui convivono. La maturità sessuale è conseguita al secondo anno di vita. La riproduzione, ritardata rispetto al lavarello, ha luogo verso la fine di gennaio, quando gli adulti, durante le ore notturne, si portano nella zona sub-litorale dove avviene la deposizione delle uova. Ogni femmina produce circa uova per kg di peso corporeo. Questa specie, immessa per la prima volta in Italia nel 1950 nel Lago Maggiore, ha colonizzato ambienti nei quali era già stato insediato in precedenza il lavarello, e ha rapidamente superato quest ultima specie nella composizione della comunità pelagica. Tra i fattori ritenuti determinanti nel contribuire al maggiore successo della bondella vi sono la maggiore fecondità, il periodo riproduttivo più favorevole alla sopravvivenza degli stadi giovanili e l abitudine di deporre le uova a maggiore profondità. In Provincia di Varese questa specie è presente esclusivamente nel Lago Maggiore, dove costituisce la forma più rappresentata del popolamento di coregoni del lago, oltre che la principale risorsa della pesca professionale Gardon (Rutilus rutilus) Specie alloctona di taglia medio-piccola, normalmente, in ambienti con buone condizioni trofiche, raggiunge 25 cm di lunghezza totale e 200 g di peso, ma sono note popolazioni 22
6 con taglie massime maggiori. È una specie tipica di laghi, canali e acque fluviali a corso lento, ampiamente distribuita nell Europa centro-settentrionale e nell Asia centrooccidentale e settentrionale. Di abitudini gregarie, il gardon vive tra la vegetazione. La sua dieta è costituita sia da vegetali acquatici che da piccoli invertebrati, soprattutto bentonici; nel periodo invernale l alimentazione si riduce notevolmente e i branchi si spostano in acque più profonde. La maturità sessuale è raggiunta normalmente intorno al terzo anno. Il periodo riproduttivo va da aprile a giugno, quando la temperatura dell acqua supera i 10 C. La deposizione delle uova avviene, con vistosi rituali nuziali, sulle idrofite o sulla ghiaia dei fondali. Ogni femmina depone un numero di uova compreso tra e Specie introdotta accidentalmente, in Provincia di Varese ha attualmente invaso il Lago di Lugano, dal quale si è poi diffusa sino al Lago Maggiore attraverso il corso del Fiume Tresa; a partire dal Verbano, il gardon sta ormai colonizzando anche il Fiume Ticino. È presente infine anche nel Lago di Ghirla, dove presumibilmente la specie è stata immessa in modo accidentale; tale specie potrebbe risultare pericolosa per le popolazioni di pigo in quanto si ibrida con esso Ghiozzo padano (Padogobius martensii) Specie autoctona di piccola taglia, generalmente non supera la lunghezza totale massima di 10 cm. Il ghiozzo padano, endemico dell Italia settentrionale, predilige acque moderatamente correnti, con fondo abbondantemente coperto di sassi e ciottoli appiattiti, sotto i quali gli individui di entrambi i sessi, essendo territoriali, trovano un rifugio che va a costituire il territorio individuale. 23
Scardola (Scardinius erythrophthalmus)
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