Zona 6 il nostro West

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1 euro 1,00 DIRETTORE EDITORIALE GIOVANNI COVIELLO Spedizione in A.P. - 45% art.2 comma 20/b legge 662/96 Filiale di Verona Anno 1 nr Sabato 4 novembre 2006 Provvedimenti ondivaghi, problemi certi L'Irpef? Salga al 45% quella sui redditi superiori ai euro. Anzi no, l'irpef non si tocca, anche se per alleviare la tassazione agli over 75 servono le relative coperture. Tassiamo allora i Suv. Anzi, tassiamo le auto (anche familiari) oltre i 100 kw di potenza. Anzi no, la supertassa vale solo oltre i 130 kw. Il Tfr vada all'inps per tutte le aziende; anzi no, solo per quelle con più di 50 dipendenti. E ancora: via alle liberalizzazioni, poi diventate mini liberalizzazioni. E che dire della 'tracciabilità' dei pagamenti ai professionisti e ai lavoratori autonomi? Prima si impone che tutti i loro incassi avvengano tramite bonifici o assegni non trasferibili, quindi il provvedimento viene scaglionato su 3 anni, imponendo quest'obbligo prima per importi superiori ai euro, poi ai 500, e infine - udite udite - ai 100 euro, ovvero il prezzo di una tavolata popolare di 4 persone? Fra tre anni vi immaginate l'idraulico a controllare i suoi incassi prima di intervenire su un tubo rotto o la massaia a dotarsi di blocchetti di assegni per pagare (sempre che non impari prima a smanettare su Internet con l'home banking)? E a proposito di home banking, questo è stato imposto anche per gli F24; anzi no, solo alle grandi aziende, perché le piccole hanno ottenuto una mini proroga. Che i guasti nell'economia si siano accumulati nel tempo e non siano solo il risultato dei pochi mesi di governo del centro sinistra, è certo. Quella che invece non è certa è l'idea di base: che produce, modifica e cancella la sfilza di provvedimenti in via di discussione in parlamento per tappare i buchi nei conti pubblici e contemporaneamente rilanciare l'economia. E anche nella ricca (ancora per quanto?) Vicenza si tastano le difficoltà e le contraddizioni italiane. Se a Cavazzale un'aziendina di trasformatori con 8 dipendenti ora sopravvive con 4; e se un orafo di Bertesinella è passato da 60 collaboratori a poco più di una decina, qualcosa bisogna fare anche a livello di politica locale per lo sviluppo e la conversione. E per salvaguardare la ricchezza del territorio, che è legata a quella di chi ci vive, che qui sono piccoli imprenditori molto spesso dipendenti di se stessi. Però ristoranti e locali pubblici sono sempre più affollati. Strano? Forse no. Non sarà che a furia di mettere vincoli e imporre controlli succede quello che ci insegnano i bambini: più proibisci, più fanno quello che è proibito. In una parola: più vuoi controllare i possibili evasori, più questi si nascondono. Ma il Governatore della Banca d'italia Draghi dice che "il 2006 si avvia a diventare un altro anno record per la crescita e anche in Italia il Pil è tornato a crescere a ritmi elevati". Crescita, se ci sei batti un colpo, allora. Altrimenti qui qualcuno bara sempre di più. Sia chi dà la caccia agli evasori sia chi evade, in una tragica pantomima di 'guardie e ladri'! Giovanni Coviello Zona 6 il nostro West Con 30 mila abitanti la circoscrizione 6 è il quarto Comune del Vicentino. E racchiude tutti i problemi della città: traffico, cementificazione, siti inquinati, immigrazione. Ma c'è un'ancora di salvezza: il vivace associazionismo da pagina 6 Dal Molin, il sì del Consiglio ai raggi X da pagina 8 Il Barbu Magnagati: "Meno grandi teatri, più cabaret" a pagina 18 L'assessore Gallo: "La mia battaglia per il piccolo commercio" a pagina 10 Il rosso e il nero in politica, estremi a confronto a pagina 12 Fatti un bagno con Le Sinergie a soli 99,00 al mese L offerta comprende: Demolizione rivestimento e pavimento Rimozione sanitari Ripristino pareti e pavimento Smaltimento materiali da demolizione Fornitura e posa in opera piastrelle Fornitura e posa nuovi sanitari Realizzazione in soli 5 giorni! PAVIMENTI E RIVESTIMENTI Viale Trieste Vicenza Tel Fax

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3 3 LETTERE 4 NOVEMBRE 2006 Egregio Direttore, sono il coordinatore della Festa dei Veneti, l'evento culturale che ha richiamato lo scorso 3 settembre a Cittadella più di persone, come hanno dichiarato alcuni giornali. La Festa dei Veneti è stata un'occasione per far conoscere, diffondere e valorizzare la cultura di un Popolo, quello Veneto, sempre più orgoglioso della sua Storia, della sua Lingua e della sua Identità. Mi è stato da più parti segnalato purtroppo un articolo, a firma di Alessio Mannino, comparso all'interno del suo giornale "VicenzaPiù", nel quale si è cercato in tutti i modi di ridicolizzare e deridere una manifestazione dal grandissimo significato identitario e culturale come è stata quella di Cittadella. Vede, caro direttore, so che per una persona non veneta può essere difficile da comprenderlo, ma noi siamo Veneti ed apparteniamo ad un Popolo con una Storia plurimillenaria, cancellata dai libri dove i nostri figli sono costretti a studiare. Da 140 anni viviamo all'interno di uno stato che, come del resto ha fatto il vostro articolo, deride la nostra cultura, umilia la nostra identità, cerca di minimizzare eventi che vanno nella direzione della valorizzazione della nostra cultura. Il sig. Mannino sembra Ancora una lettera sul caso della Festa dei Veneti. La polemica lascia spazio al confronto Venetisti, perché non dialoghiamo? proprio sia andato alla ricerca di certi particolari, poche volte reali (non sa per esempio che "In Veneto non stemo mai coe mani in man" è una pubblicità della multinazionale Sans Souci, fatta proprio in lingua veneta) per confezionare un articolo che, a quanto pare, ha fatto di tutto per banalizzare questo grande Evento che, con mille sforzi e grande passione, la gente veneta ha organizzato. Meglio non parlare poi delle "camice grigie" descritte (che invece erano il nostro servizio d'ordine, a cui va davvero un ringraziamento particolare per il loro impegno) o di espressioni come ""schei, tera o identità", secondo noi un veneto doc, sgobbone e padroncino, metterebbe la crocetta sulla prima e basta"". Tutto questo si commenta da solo e, mi creda, non vi fa onore. Quanto scritto dal sig. Mannino ha dimostrato un astio e un atteggiamento sprezzante verso i Veneti e la loro identità e un tentativo goffamente imbastito per screditare quello che, oggettivamente, è stato il più grande evento di Cultura Veneta. Concludo rispondendo al titolo polemico dell'articolo del sig. Mannino che si chiede "Identità veneta: schei e basta?": caro direttore, Identità Veneta vuol La Festa dei Veneti: 30mila persone per riscoprire la cultura veneta dire amore per le proprie radici, voglia di sostenere e valorizzare la propria lingua e cultura, orgoglio per un passato glorioso, senso di appartenenza ad un Popolo che esiste e che chiede e pretende rispetto. Quel rispetto che lei, con il suo giornale, ha negato ai Veneti. Davide Guiotto Presidente Ass.ne Cult. Veneto Nostro - Raixe Venete Portavoce Coordinamento Associazioni Venete Gent.mo sig. Guiotto, La ringrazio per averci scritto in maniera cortese e educata dopo una quantità di lettere arrivate in redazione (sempre via mail) con una serie di insulti che hanno poco hanno a che fare con il concetto di Cultura, Veneta, Italiana o mondiale che sia. Nella nostra redazione non è veneto per nascita solo il sottoscritto, nato in provincia di Latina, ma che ha fondato e dirige VicenzaPiù per amore di questa terra, e che dedica ogni minuto della sua giornata a far grande Vicenza in Italia e nel mondo anche con le sue squadre di volley: anch'io sono orgoglioso di essere nato nella mia terra, dove pure sono arrivati tanti veneti per bonificarne le paludi e dove si sono incontrate due culture e due storie altrettanto rilevanti, come quella del Regno delle Due Sicilie e quella dello Stato Pontificio, che nascono, l'una dalla Magna Grecia, l'altra da Roma e dai suoi precedenti splendori. Io conservo, come Lei, la mia identità, ma l'ho aperta al nuovo e al mondo e perciò sono da 14 anni qui in Veneto, a Vicenza, a lavorare e sognare insieme a tanti non veneti, ma anche insieme a tantissimi veneti doc come Lei e come i miei collaboratori in redazione: 5 vicentini (tra cui anche Alessio Mannino, di cognome siciliano, ma veneto a tutti gli effetti) e 1 padovano. Non sono veneti loro perché si permettono di esserlo in un modo diverso da quello di un'altra parte dei Veneti, quelli magari presenti a Cittadella? Se i toni del discorso sono i suoi, caldi ma educati, siamo pronti a organizzare con Lei e i Suoi Veneti un incontro per capire se i diversi modi di essere e sentirsi parte di una cultura sono, comunque, rispettabili: questa abitudine a confrontarci con tutti è l'identità di VicenzaPiù fin dal suo primo numero e siamo orgogliosi di promuoverla, sempre e comunque. Se i toni e i contenuti, però, sono quelli delle altre ricevute, forse anche Lei potrebbe correre il rischio, almeno lo spero, di non Azienda commerciale ricerca personale sia interno che esterno in vari settori. Fisso mensile e inquadramento a norma di legge. Per informazioni: identificarsi con i loro autori. Perché i toni e i contenuti dell'articolo di Mannino, condivisibile o meno che sia da Lei, sono, al confronto, a dir poco angelici. Cordiali saluti Giovanni Coviello Direttore Editoriale info@vicenzapiu.com Direttore Editoriale GIOVANNI COVIELLO direttore@vicenzapiu.com Direttore Responsabile ROBERTO BERTOLDI Editori PIÙ MEDIA SRL Strada Marosticana, 3 Vicenza amministrazione@piu-media.com & EDIZIONI LOCALI SRL via Nizza, 8 Verona Redazione di Vicenza Strada Marosticana, 3 Vicenza tel Fax redazione@vicenzapiu.com Redattori LUCA MATTEAZZI l.matteazzi@vicenzapiu.com ALESSIO MANNINO a.mannino@vicenzapiu.com ILARIO TONIELLO i.toniello@vicenzapiu.com Redazione sportiva TOMMASO QUAGGIO t.quaggio@vicenzapiu.com Collaborano: GIOVANNI MAGALOTTI GIULIANO CORÀ REDAZIONE DI VERONA Via Nizza, 8 telefono ; Fax Redazioni ROVIGO TREVISO TRENTO Pubblicità Strada Marosticana, 3 Vicenza tel Fax vendite@vicenzapiu.com Realizzazione grafica ROSSELLA MANGHISI rossella@edizionilocali.it Stampa Stampato dalla Penta graph Srl Udine Autorizz.Tribunale C.P. di Verona nr. 736/03 del 29/09/2003 Supplemento della Cronaca di Trento del 25 maggio 2006 Associato all USPI Unione Stampa Periodica Italiana Iscrizione al Registro Nazionale della stampa n.8857 del

4 4 ATTUALITÀ 4 NOVEMBRE 2006 Storia dell''operazione Marghera: l'azienda di San Biagio ha acquisito l'impianto per rifiuti tossici del plurindagato Carlo Valle Aim a Venezia, uno strano caso costato 9 milioni DI ALESSIO MANNINO C'è un caso che riguarda l'aim su cui i riflettori si sono spenti in fretta. Forse troppo. Oscurati dal ritorno dell'uomo di Alleanza Nazionale Giuseppe Rossi alla presidenza e dal dibattito sulle strategie future dell'ex municipalizzata di Vicenza. Si tratta dell'affare Marghera: la vicenda che ruota intorno a un lotto di 30 mila metri quadri nella zona industriale veneziana, di fatto un deposito di tonnellate di materiali tossici messi sotto chiave dalla magistratura nel Il proprietario del terreno era la "Servizi Costieri srl" del costruttore Carlo Valle, già noto alla cronache giudiziarie per traffici illegali di rifiuti. L'area nel 2003 venne presa in affitto dall'aimeco, società costituita dall'aim e dall'ecoveneta (azienda in cui è presente il Gruppo Maltauro) che detenevano ciascuna il 50% delle azioni. Nel marzo 2004 Valle finisce coinvolto nell'ennesima indagine e sua figlia Paola, amministratore unico della "Servizi Costieri", viene arrestata nell'ambito di un'inchiesta della Procura di Venezia che ha poi decretato il sequestro della piattaforma. La "Costieri" è accusata di trasformare magicamente fanghi e reflui industriali in innocui residui profumati alla violetta per spedirli in discariche al Centro- Sud. Nel gennaio 2005 l'aim diventa azionista unico dell'aimeco comprando le azioni Porto Marghera, uno dei siti più inquinati del Veneto Ecoveneta. Perché Ecoveneta cede la sua quota? L'amministratore delegato Bruno Lombardi si rifiuta di parlare della vicenda. E c'è un altro punto poco chiaro: contrariamente a quanto era noto, l''erede' di Aimeco nella gestione dell'affare Marghera, l'aim Bonifiche, non nasce nel gennaio di quest'anno, ma esiste sin dal novembre 2003, come è recentemente emerso dal bilancio Aim. Ora: quest'anno Aim Bonifiche dall'affitto è passata all'acquisto della piastra per la modica sommetta di 6,5 milioni di euro (compresa la spesa per pulirla dai rifiuti presenti). Soltanto che nei conti 2005 della società c'è un buco di 2,2 milioni. Che tra l'altro, a quanto dice un impegno ufficiale, deve essere ripianato dall'aim anche nella parte che spetta a "Tre V Ambiente", l'impresa (per metà privata e per metà della Sit, una controllata Aim) che ha il 5% di Bonifiche. Morale della favola: il privato (il 'discusso' geometra Valle) ha sul groppone un sito che ormai gli dà solo guai, così prima lo affitta al pubblico (l'aim mediante Aimeco prima e Bonifiche poi) e in un secondo momento glielo vende, con relativi costi e perdite. Aim ora deve vedersela con gli enti locali: Venezia di avere un impianto lì non ne vuole sapere. Tanto meno per trattare i rifiuti delle industrie di Mestre. L'assessore provinciale all'ambiente, il verde Ezio Da Villa, conferma quanto dichiarato alla stampa vicentina nello scorso agosto: "Chi glielo ha mai chiesto di venire qui ad occuparsi dello smaltimento delle attività produttive lagunari? Pensino piuttosto a portare via quelle tonnellate". L'amministratore delegato di Aim Bonifiche, il forzista Bruno Carta, smentisce l'ipotesi. Ma Da Villa "non si fida". Il terreno, all'ingresso est di Venezia, è in una posizione delicata: si trova vicino a un parco tecnologico d'avanguardia e a un'area dedicata al terziario e alle nano tecnologie. Non lontano, poi, è stato recuperato un parco, a sua volta adiacente all'università mestrina. Carta assicura che entro il 31 gennaio 2007 il sito verrà liberato dalla pericolosa eredità lasciata dai privati: la gara per lo smaltimento è stata vinta guarda caso dalla "Tre V Ambiente", che farà piazza pulita a un costo di 1,2 milioni di euro. La quale Tre V Ambiente, tuttavia, è nel frattempo uscita da Aim Bonifiche, il cui unico proprietario è ora Aim. Cioè Aim, in cambio del generoso ripianamento dei debiti, si è preso le azioni della Tre V. Ricapitolando: fra l'acquisto dell'impianto e l'azzeramento delle perdite, l'aim sborserà quasi 9 milioni di euro (8,7 per l'esattezza). Togliendo le castagne dal fuoco, in coda all'operazione, ai privati di Tre V, che non solo si sono liberati dai debiti scambiandoli con azioni, ma che ci guadagneranno pure grazie all'appalto. Per loro, sicuramente un affare, anche se condiviso con la Sit di proprietà Aim. Tornando alle preoccupazioni di Da Villa, l'ad Carta quest'estate aveva scritto una lettera in cui lo rassicurava così: "Noi i rifiuti li vogliamo togliere da quel sito, non portarli". Ma ad ottobre pare aver cambiato idea: "Noi pensiamo che il nostro può diventare il sito delle emergenze, ad esempio se c'è da scavare in fretta un canale dopo un'ondata di piena o altro e vanno stoccati con urgenza i fanghi tolti dal sottofondo" (Giornale di Vicenza, ). Insomma lì i rifiuti, per quanto d'emergenza (ma coi costi esorbitanti di un sito del genere, siamo sicuri che saranno solo di 'emergenza'?), ci arriveranno. E non solo quelli: il vero business, infatti, è in "un termoutilizzatore che abbia anche una linea per i rifiuti tossico-nocivi". Cioè proprio quelli che Venezia non vuole. E che invece Vicenza intende portare per produrre energia. O, in alternativa, un 'vetrificatore' (vedi box). Ma se l'opposizione veneziana bloccherà questi progetti, l'affare Marghera non si sarà rivelato l'ennesimo salvataggio pubblico di un disastro privato, per giunta finito in tribunale? E quali sono le reali prospettive di sviluppo per un impianto dai costi elevatissimi, come del resto sono sempre quelli che trattano rifiuti speciali? Interpellato, Da Villa ci fa sapere che al momento "non ci sono novità". Per averle si attendono le prossime mosse in casa Aim. E se alla fine fosse un affare per Stabila? L'entroterra veneziano. In questa zona degradata si trova il terreno di Aim Nel dubbio su quale sbocco potrà avere l'operazione Marghera, proviamo a delineare uno scenario. Facendo un nome che è ricorso spesso nei fatti che riguardano le Aziende Industriali Municipalizzate di Vicenza nell'arco del 2006: Stabila. La multinazionale di Isola Vicentina, un colosso dei laterizi (fatturato: 250 milioni di euro), era candidata a gestire il sito incriminato. Almeno nelle ipotesi di accordi che stavano per andare in porto prima di naufragare ad agosto con le dimissioni del presidente-lampo Silvio Fortuna. L'ad di Aim Bonifiche Carta esclude che la "governance" del sito veneziano passi al gruppo privato. Il che significa che un passaggio di proprietà - e quindi, necessariamente, di gestione - non è invece escluso. Una volta ripulito dai rifiuti nocivi e sgravata così Stabila dalla relativa spesa, l'impianto sarebbe pronto per lo stoccaggio. E per un business che farebbe molto comodo all'azienda vicentina: la produzione di piastrelle, mattoni, isolanti e altri materiali resistenti. Cioè di laterizi. Come? Con la 'vetrificazione'. Lo ha spiegato in un convegno in municipio organizzato a fine luglio da Aim Bonifiche il professore Giovanni Scarinci, uno dei massimi ricercatori italiani in scienze dei materiali. L'occasione era data dalla presentazione di borse di studio finanziate dalla società di Aim proprio in favore di studi sui rifiuti speciali. Scarinci ha nel cassetto un progetto per convertire in vetro ceramizzabile i fanghi della laguna di Venezia, ma manca il sì della Regione. Così come manca quello della Provincia di Venezia ad Aim per stoccarli nel sito di Marghera. Di certo c'è solo un fatto: che il presidente di Aim, Rossi, siede anche del consiglio d'amministrazione di Stabila. Se due più due fa quattro, è quanto meno possibile che un futuro targato Stabila per Marghera non sia un'ipotesi così peregrina. A.M.

5 5 ATTUALITÀ 4 NOVEMBRE 2006 Il fascino dell'auto di lusso non accenna a tramontare. Non importa che si tratti di uno dei tanto contestati Suv (gli Sport Utility Vehicle, vetture "ibride" tra i fuoristrada e le monovolume), di una comoda familiare, un'elegante berlina o una grintosissima sportiva. A quanto pare ai vicentini piace la macchina "importante", almeno a guardare i dati ottenuti incrociando le statistiche Istat e Aci e forniti recentemente dalla Fondazione Caracciolo alla Conferenza sul Traffico svoltasi a Riva del Garda. La nostra provincia, infatti, detiene il record triveneto delle auto con cilindrata superiore a 2000 cc: oltre il 9,2 per cento delle 509 mila automobili che circolano tra Noventa e Bassano superano questa soglia, contro il 9,1 per cento di Treviso, l'8,8 per cento di Verona, l'8,5 per cento di Padova e della media regionale, e il 6,5 per cento della media nazionale. Il perché, secondo gli addetti ai lavori, è presto detto. "Vuol dire che la gente lavora, sta bene e che può permetterselo - commenta il presidente della sezione vicentina La nostra provincia detiene il record triveneto di auto di grossa cilindrata. Solo una moda? Il dibattito è aperto Suv e non solo, vicentini a tutto gas DI LUCA MATTEAZZI dell'automobil Club d'italia Romano Pigato, che da parte sua contribuisce a tenere alta la media con due auto tutte e due al di sopra dei 4000 cc -. Nonostante tutti i discorsi sulla crisi, Vicenza è ancora una città abbastanza ricca, e ci sono tanti appassionati di automobili". Un'analisi condivisa anche da Luca Trivellato, titolare del concessionario Mercedes di Torri di Quartesolo, uno dei più importanti di tutto il Triveneto. "È una questione legata al reddito - aggiunge -. L'asse economico di questa nazione è composto da Milano, Vicenza e Brescia. Questo ci dà l'idea della capacità economica della nostra provincia: siamo in pochi, ma Tutte le cifre del mondo a quattro ruote Quante sono le auto sulle strade del vicentino? Gli ultimi dati forniti dall'aci e aggiornati al 31 dicembre 2005, parlano di veicoli, con un elenco che spazia dai ciclomotori ai trattori e ai mezzi speciali. Nel dettaglio, le auto sono , i motocicli , gli autocarri per i trasporto merci , gli autobus 1.150, il resto è dato da rimorchi, autoveicoli speciali, motocarri, e motrici stradali. Per fare un confronto, il primato di provincia più motorizzata di tutta la regione spetta a Padova, con un totale di oltre 700 mila veicoli, di cui circa 530 mila automobili. Seguono a poca distanza Verona, con 692 mila veicoli Storie di ordinaria follia: con l auto grossa capita anche questo (530 mila auto anche nella provincia scaligera) e Treviso, con 682 mila, quindi tocca a Vicenza e a Venezia. Staccatissime, invece, Rovigo, dove sono immatricolati 186 mila veicoli, e la cenerentola Belluno, con soli 158 mila automezzi. In totale, quindi, in Veneto girano oltre tre milioni e mezzo di veicoli, di cui 2 milioni e 700 mila automobili. In media, quasi il 40 per cento delle famiglie ha almeno due auto (la media nazionale è del 35 per cento), l'8 per cento ne ha addirittura tre o più (contro una media nazionale del 6,3 per cento) e il restante 52 per cento si "accontenta" di una sola. quando ci mettiamo siamo molto più efficaci dei vari giapponesi, cinesi o coreani". Insomma non c'è da stupirsi se in una provincia con un'impresa per ogni famiglia, o quasi, e con un Pil pari a quello di alcune nazioni europee, le auto di grossa cilindrata abbondano. E non solo per una questione di status symbol, anzi: "Ormai i nostri imprenditori non hanno più nulla da dimostrare e preferiscono il basso profilo: le auto che si comprano adesso sono grandi, ma non appariscenti", spiega ancora Trivellato. A fare pendere l'ago della bilancia verso i motori dai due litri in su sono piuttosto esigenze legate al lavoro, alla necessità di spostarsi spesso e per lunghi tragitti. "Per chi fa due o trecento chilometri al giorno, un'auto di un certo livello è quasi una necessità", sintetizza Pigato. "Questo può essere vero - ribatte però Valentina Dovigo, presidente di Legambiente Vicenza -, ma almeno per i Suv conta anche la moda e l'effetto della pubblicità. C'è l'idea che con una macchina di questo tipo si sia più sicuri, anche se alla fine è più apparenza che sostanza; c'è l'idea di poter vivere in modo più naturale e selvaggio, idea che è collegata al concetto di libertà; e c'è infine il fatto che un Suv è il simbolo che si è arrivati, dal punto di vista sociale e lavorativo". Per un motivo o per l'altro, dunque, i "macchinoni" spopolano. Pur di averne uno, si è sempre più disposti a ricorrere all'acquisto a rate, con i relativi interessi (il 65 per cento degli automobilisti paga a rate, contro il 49 per cento del 2003), oppure al leasing (l'8 per cento delle auto in circolazione gira grazie a contratti di questo tipo). E nemmeno le difficoltà nel trovare un parcheggio, la viabilità sempre più congestionata, o le nuove tasse sembrano in grado di arginarne il successo. "La tassa sui Suv è solo politica, non ha inciso sulle vendite, anzi, c'è stato addirittura un aumento - precisa Trivellato -. Del resto, per un Cara auto quanto ci costi. Secondo le stime dell'istat, nel ricco Nord Est ogni famiglia spende quasi 400 euro al mese per le automobili di casa, la cifra più elevata a livello nazionale. Tanto per avere un'idea, al Sud o nelle isole la spesa non arriva a 250 euro al mese, e la media italiana si attesta attorno ai 320. Le voci più pesanti sono quelle relative all'acquisto (in media 121 euro al mese) e ai carburanti che, spinti dal caro petrolio degli ultimi anni sottraggono al portafogli 124 euro al mese. Circa 70 euro se ne vanno per le assicurazioni, mentre una sessantina sono distribuiti tra manutenzioni, riparazioni e ricambi di oli e lubrificanti. Totale, appunto, consumatore evoluto che decide di acquistare un auto da decine di migliaia di euro, quattro o cinquecento euro in più all'anno incidono poco. Ma credo che tutta l'impostazione con cui si affronta la questione potrebbe essere rivista: è vero che i Suv consumano molto, ma inquinano decisamente meno di una vecchia utilitaria degli anni '80. Perché lo stato, invece di disincentivare chi acquista queste auto, non sfrutta il guadagno che gli viene dai maggiori consumi di carburante per incentivare il ricambio di chi gira ancora con vetture euro zero?". Ingombranti e difficili da parcheggiare, i Suv non sono lideale in città Quanto costa l'auto di famiglia circa 380 euro al mese. E ci sono stime ancora peggiori. In base ad uno studio della Fondazione Caracciolo, infatti, la spesa di ogni famiglia per l'automobile arriva a 7500 euro l'anno: rispetto ad una ventina di anni fa, sarebbero calati i costi necessari per portarsi a casa un'auto, mentre si sono moltiplicati quelli relativi consumi e assicurazioni (i premi sono aumentati del 73 per cento del '95 al 2000, e di un altro 33 per cento dal 2000 al 2005). Nonostante tutto, l'auto si usa sempre di più: la percorrenza media di un'auto a benzina arriva ormai a chilometri l'anno, mentre quella di un diesel supera i 20 mila.

6 6 INCHIESTA 4 NOVEMBRE 2006 La circoscrizione 6 è la più grande e articolata della città: 30mila abitanti e molti problemi. E alcuni casi da Striscia la Notizia Pomari ed ex Coop, qui ci vorrebbe il Gabibbo DI LUCA MATTEAZZI Foto numero uno, zona dell'albera: traffico in tilt, auto e tir incolonnati a pochi metri dalle finestre delle abitazioni, rumore che non ti permette di sentire la voce di chi ti sta accanto, smog. Foto numero due, Maddalene Vecchie: case col sapore di una volta arrampicate su una piccola collina circondata da boschi e campagne. Foto numero tre, zona Pomari: palazzoni di uffici con le facciate in vetro e acciaio, condomini alveare, macchine parcheggiate ovunque. L'elenco potrebbe continuare, ma bastano pochi flash per rendere l'idea della varietà di situazioni che caratterizzano la circoscrizione numero 6, la più grande della città: 30mila abitanti (praticamente il 30% del totale) concentrati nella spalla nord ovest di Vicenza. Una zona di periferia che arriva a ridosso del centro storico, dove coesistono insediamenti di edilizia popolare degli anni '60 e modernissimi centri direzionali, borghi di campagna e zone come quella di viale Milano. E in cui si trovano concentrate molte delle contraddizioni e dei problemi della città. "È una zona che rappresenta uno spaccato di varie questioni aperte" riassume il consigliere di Vicenza Capoluogo Lucio Turra. Ecco le principali. Urbanistica. La 6 è una delle zone in cui, anche recentemente, si è costruito di più, basti pensare a quanto realizzato negli ultimi 15 anni ai Pomari. Il problema, denuncia il centrosinistra, è che quasi sempre è mancata una visione di insieme, e adesso i residenti pagano le conseguenze di una programmazione quantomeno disordinata. "Molti progetti sono nati in modo slegato, senza tenere conto delle conseguenze - spiega il consigliere dei Ds Andrea Tapparo -. Prima si è costruito, e poi ci si è accorti che non ci sono i servizi, che le scuole non bastano, che le strade e i parcheggi sono insufficienti". Su La rotatoria dell'albera, collo di bottiglia della viabilità cittadina una cosa, comunque, sono tutti d'accordo, a destra come a sinistra. La zona è ormai satura, e d'ora in avanti ogni iniziativa dovrà essere concertata. Non è un caso se dalla circoscrizione è arrivato un no deciso e bipartisan ad alcuni dei più importanti Piruea discussi l'anno scorso: quello Ftv e quello di Ponte Alto. Viabilità. L'Albera è sicuramente il caso più eclatante e sentito. L'asse viale del Sole - strada Pasubio è messo in crisi dal traffico pesante diretto al nord della provincia, con tutti i problemi provocati dal passaggio di migliaia di veicoli in zone densamente abitate: il rumore, lo smog, le vibrazioni che rovinano le case, i pericoli per chi si muove a piedi o in bicicletta. Ma l'albera non è l'unico punto critico: la situazione sta diventando difficile anche tra viale Trento, viale Mazzini e viale Milano, e non va dimenticato nemmeno l'asse San Lazzaro viale Verona, ingresso obbligato per tutti quelli che arrivano in città da ovest. "Il traffico è aumentato notevolmente, e si cominciano a vedere mezzi pesanti anche all'interno dei quartieri", sottolinea ancora Tapparo. Aree verdi e bonifiche. Non ci saranno grandi parchi come il Querini o il parco Retrone (l'unico che c'è, il parco Fornaci, è chiuso per una complessa vicenda urbanistica) ma gli spazi verdi, in generale, non mancano, soprattutto nei quartieri più periferici. Diverso il discorso delle zone più centrali, dove trovare una panchina in mezzo agli alberi è un'impresa, e dei parchi gioco, che sono pochini e che avrebbero bisogno di maggior cura. E poi c'è il problema delle bonifiche: fino agli anni '70, la zona industriale di Il parco dei Pomari, realizzato anni fa e ora in degrado, non è mai stato inaugurato Vicenza occupava una bella fetta della circoscrizione, e non c'è da stupirsi se oggi lì si trovano alcuni dei siti più inquinati della città. L'ex Zambon, ad esempio, che adesso si avvia ad essere messa in sicurezza, ma anche la zona ex Fornaci (il parco è chiuso anche per problemi di bonifica) e quella del pp7 in via Cattaneo, dove una volte c'erano le acciaierie Beltrame. Ex Coop e piastra Pomari, due casi limite. Nella circoscrizione 6 ci sono un paio di situazioni che, a detta di tutti, sarebbero da denuncia al Gabibbo. A partire dal caso della piastra polivalente dei Pomari. Il Comune ha investito centomila euro per realizzare una piattaforma con un campetto per la pallavolo, uno per il calcetto, una piccola pista di atletica, e una casetta in legno con servizi igienici e spazi per la custodia. Poi però i lavori non sono stati completati: tutto il complesso è oggi chiuso, occupato "abusivamente" da ragazzi che vanno a giocare o a esibirsi con gli skateboard, e comincia a mostrare i primi segni di degrado (recentemente la casetta di legno è stata imbrattata di vernice rossa). "Anche senza completare il progetto originario, basterebbero 20 mila euro per rendere la piastra operativa - commenta il presidente della circoscrizione Matteo Tosetto -. Se non si interviene subito va a finire che avremo buttato via anche i soldi spesi finora". L'altra situazione limite riguarda il fabbricato che fino a qualche anno fa ospitava il supermercato Coop alle Cattane. Abbandonato da anni, l'edificio era stato individuato dall'ex assessore agli interventi sociali Davide Piazza come sede ideale per un nuovo centro per la famiglia: un luogo in cui concentrare consultorio, servizi sociali, distretto sanitario, ma anche biblioteca e spazi aggregativi. Il progetto è però naufragato in consiglio comunale, e da quel momento non se ne è più parlato. "Adesso è uno stabile degradato, con i muri imbrattati e in cui trovano alloggio alcuni senzatetto che hanno rotto un vetro e si rifugiano all'interno", denuncia il vicepresidente Alessandro Bertasi. Senza contare che la circoscrizione ha perso un'occasione importante per migliorare la propria rete di servizi, e si trova con un distretto sanitario decisamente sottodimensionato, senza consultorio familiare, e con un'unica biblioteca piccola, scomoda e decentrata. "Era una grande opportunità per risolvere una serie di problemi della zona ovest - aggiunge Tosetto -, ma il Comune è stato sordo". La chiesa di San Lazzaro. Le parrocchie sono uno dei punti di ritrovo Storie di ordinaria manutenzione. Al di là dei casi limite, la vita della circoscrizione ruota spesso attorno ai piccoli grandi problemi di ogni giorno. "La gente viene per segnalarci il buco nel marciapiedi, la strada dissestata, il cassonetto troppo distante da casa - raccontano Bertasi -. Per loro, soprattutto per gli anziani, sono questi i problemi principali". Dare delle risposte, però, è difficile: con un bilancio di 240 mila euro, la circoscrizione deve occuparsi della gestione di parchi gioco, palestre, impianti sportivi, centri civici, così per le manutenzioni (che non sarebbero di sua competenza) rimane poco o nulla. E i rapporti con il Comune sono difficili: "Io investirei tutto su queste cose, i parchi gioco, i marciapiedi, le strade di quartiere, le aree attrezzate, ma Palazzo Trissino da tre anni non ci dà risposte", chiosa Tosetto.

7 7 INCHIESTA 4 NOVEMBRE 2006 Povertà e solitudine, i problemi emergenti "La povertà qui c'è sempre stata, e c'è anche adesso". A parlare è Matilde Zocca, una delle "veterane" della circoscrizione 6. Lei a San Lazzaro ci abita da una vita, e si ricorda i tempi in cui la gente del posto andava a pescare i pesci gatto negli stagni delle Fornaci per riuscire a mettere insieme il pasto con la cena. Adesso è impegnata con l'associazione San Vincenzo, un ramo della Caritas che si occupa di assistenza alle famiglie e alle persone bisognose. E in zona ce ne sono più di quanto si pensi: "L'inverno scorso abbiamo distribuito oltre mille pacchi di alimenti e vestiario - racconta la signora Zocca -. Ci sono tante famiglie in difficoltà soprattutto immigrati: chi vive nel condominio Tiepolo, ad esempio, e deve pagare 500 euro al mese per l'affitto di 25 metri quadrati, poi con le bollette e il mangiare fa fatica a starci dentro; oppure ci sono ragazze dell'est che sono qui da sole con il figlio, o famiglie con tre o quattro figli che si trovano senza lavoro. E tante situazioni vengono tenute nascoste, per pudore". Quest'anno continuare il servizio sarà un po' più complicato. La stanza usata l'anno scorso al centro Tecchio non è più disponibile, e in zona non è ancora stata trovata un'alternativa. "I poveri danno fastidio, è questo il punto, e si è un po' persa l'attenzione ai problemi della gente che c'era una volta - continua -. Comunque, speriamo ancora di trovare una soluzione". E gli italiani? "Ci sono anche quelli, ma pochi. In generale le famiglie italiane non hanno grandi problemi economici. La difficoltà, piuttosto, è la disgregazione della famiglia e della rete di relazioni sociali". E che la povertà non sia data solo dalla mancanza di risorse lo conferma anche don Pino Arcaro, parroco di San Lazzaro. "La solitudine è una realtà in crescita - dice -. La maggior povertà è la mancanza di comunicazione, il non riuscire a creare relazioni. Del resto, oggi la tendenza è verso l'individualismo. Questo è evidente, come è evidente la sofferenza che questo provoca. L'unica soluzione è darsi da fare, anche se non è facile". Da sola sarebbe il quarto centro della provincia. Ludoteche, centri sociali e una miriade di associazioni. "Altro che Bronx: abbiamo alcune delle realtà più belle della città" Il punto di forza della circoscrizione 6? La vivacità dell'associazionismo. Dagli alpini ai gruppi scout, dalle associazioni di volontariato alle compagnie teatrali, dalle associazioni di immigrati agli animatori degli oratori, ogni quartiere è ricco di attività e progetti. "I centri di aggregazione sociale per anziani e i giovani, la pluralità dell'associazionismo di base, delle parrocchie, delle scuole, degli stessi comitati, sono il dato sostanziale che contraddistingue la vita della nostra Circoscrizione" spiega Lucio Turra consigliere della lista civica Vicenza Capoluogo."Non ci sto a chi dipinge San Lazzaro come il Bronx e Villaggio del Sole come un ghetto. Sono zone di periferia, e possono avere dei problemi, ma alcune delle realtà più belle della città sono proprio lì" rincara Alessandro Bertasi (An), vicepresidente della 6. Dai bambini agli anziani, ad ognuno il suo spazio E tra i vanti della sei ci sono sicuramente i centri per i giovani e per gli anziani. La ludoteca gioco 6, ad esempio, che dopo aver girovagato per il Villaggio del Sole e San Lazzaro, da qualche anno ha trovato E in edicola una sede appropriata nelle sale dell'oratorio di San Giuseppe. Lì i bambini dai 2 ai 12 anni possono, per quattro pomeriggi alla settimana (dal lunedì al giovedì dalle 16 alle 19), sbizzarrirsi con giochi di tutti i tipi (macchinette, pupazzi, animali di plastica, mamma casetta e molto altro ancora) in compagnia di altri ragazzi e animatori. C'è una sala per i più piccoli, dai 2 ai 6 anni, una per i più grandicelli, una sala dedicata esclusivamente alle costruzioni e un laboratorio per la pittura o per altri giochi di "creatività". "Lo scopo del nostro servizio è liberare la fantasia dei ragazzi - racconta Francesco, uno degli educatori della cooperativa "Il Posto" che segue la ludoteca -. Qui c'è la possibilità di socializzare, ma stare con gli altri serve anche ad imparare qualche piccola regola, ad esempio che i giocattoli devono essere rimessi a posto. Vediamo che c'è una maturazione, e che i bambini sono contenti: ci dicono tutti che anche se a casa hanno un gioco uguale, giocarci in ludoteca è diverso". Per i giovani c'è invece il centro sociale Tecchio, E una iniziativa di con sala insonorizzata per le prove dei gruppi, sala multimediale, pannello di arrampicata sportiva e spazi polivalenti. Gli anziani, infine, possono contare sui centri diurni come quello del Villaggio del Sole o quello gestito dall'associazione Senza Frontiere, sempre all'ex scuola Tecchio. "Diamo vari servizi - spiega Felice Tomba, uno dei responsabili del centro -. Abbiamo una piccola saletta che usiamo come ambulatorio e dove, grazie alla collaborazione con l'associazione di infermieri in pensione L'Ancora, diamo la possibilità di misurare la pressione, di controllare la glicemia o di avere un'iniezione. Poi c'è il salone per giocare a carte o a tombola, e fuori il gioco delle bocce". Così tra una sfida a briscola, una controllatina alla salute e qualche tiro sulla pista che c'è in cortile, sono circa un centinaio gli anziani che ogni giorno ruotano attorno al centro sociale: un punto di ritrovo importante per rimediare ai piccoli acciacchi quotidiani e per sconfiggere la solitudine. La comunicazione del Nord Est copie settimanali L.M. Non si esagera quando si dice che la circoscrizione 6 è una città nella città. Con i suoi 30 mila abitanti (per la precisione al 31 dicembre 2005), la zona Ovest di Vicenza sarebbe infatti il quarto paese del vicentino, superando per dimensioni centri come Thiene, Valdagno o Arzignano. Nel dettaglio, nella 6 vivono famiglie, gli stranieri sono (circa il 14 per cento della popolazione, ma in alcune zone le percentuali sono anche maggiori), l'età media dei residenti è di circa 42 anni (quella degli italiani un po' più alta, attorno ai 44, quella degli stranieri molto più bassa, attorno ai 30), e in tutto ci sono oltre 7500 ultrassessantenni, di cui ultraottantenni. Territorialmente, la 6 si estende per 14,70 chilometri quadrati, delimitati ad est dall'asse Viale Mazzini viale Milano, a nord dal fiume Bacchiglione e dal confine con il comune di Costabissara e Caldogno, ad ovest dal comune di Creazzo, e a sud dal percorso della Ferrovia Milano Venezia. Al suo interno, la circoscrizione è organizzata attorno a 6 parrocchie, e conta una decina di quartieri, a seconda di come vengono tracciati i confini. Per il presidente Tosetto, ad esempio, i quartieri sono nove: San Lazzaro, Pomari, San Felice, Maddalene, San Carlo (Villaggio del Sole), San Giuseppe, Santa Bertilla, Cattane e Questura. Tra le strutture che si trovano all'interno della 6 vanno ricordate almeno la questura, il nuovo teatro, il mercato ortofrutticolo, la dogana, la ricicleria ovest e alcuni dei più grandi ipermercati della città, Auchan in testa. Per la tua pubblicità chiama Fax

8 8 SPECIALE 4 NOVEMBRE 2006 Il Comune dice sì agli americani, a patto che l'aeroporto resti civile. Ma a Sant'Antonino è tutto bloccato Via libera alla Ederle2. Ma il Dal Molin quando decolla? DI LUCA MATTEAZZI Tra le tante polemiche e i tanti veleni che hanno accompagnato la questione "Americani al Dal Molin", almeno su una cosa sembrano essere tutti d'accordo: la pista di Sant'Antonino deve restare ad uso civile, perché l'aeroporto è strategico per la città. Il consiglio comunale, nella seduta con cui ha espresso il suo sì all'ampliamento della Ederle, ha inserito proprio questa clausola tra le condizioni richieste al governo italiano per accettare il nuovo insediamento a stelle e strisce. E del resto i militari Usa hanno ripetuto più volte che a loro quella pista non interessa. Adesso, però, alle parole dovrebbero seguire i fatti. Perché l'aeroporto è in fase di stallo ormai da un anno, bloccato dalle tensioni tra la società che aveva lanciato il volo per Roma (Regionali) e quella che gestisce la struttura (Aeroporti Vicentini), stoppato dai rimpalli burocratici tra il ministero della Difesa a cui appartiene l'area (il Dal Molin è demanio militare) e il ministero dei Trasporti (a cui dovrebbe passare in consegna), appiedato dal mancato gioco di squadra tra le istituzioni e le categorie vicentine. Per avere un quadro della situazione conviene forse riepilogare, sinteticamente, i fatti degli ultimi due anni. Nella primavera del 2005 la compagnia Regionali rilancia un collegamento aereo tra Vicenza e Roma (e in via sperimentale anche qualche altra tratta). Con alti e bassi, prevedibili per un'iniziativa simile, i voli continuano fino all'autunno. Poi le difficoltà si fanno più serie, e l'ultimo aereo di linea diretto alla capitale decolla dal Dal Molin il 21 dicembre. Da quel momento, è tutto fermo. "Colpa dei biglietti troppo cari", accusano i vertici di Aeroporti Vicentini, puntando l'indice contro i 250 euro necessari per acquistare un biglietto Vicenza - Roma. Il progetto americano all'aeroporto Dal Molin Opposta, invece, la spiegazione di Regionali. "Ci avevano dato garanzie che l'aeroporto sarebbe stato operativo entro la metà del settembre 2005, invece non sono stati fatti gli investimenti necessari e non sono arrivate le autorizzazioni che servivano", ribatte il presidente della compagnia aerea Manfredo De Paolis. Il riferimento è alle strutture che potrebbero permettere il volo notturno e in cattive condizioni meteo (il volo notturno è stato autorizzato dall'aviazione civile nell'ottobre del 2005, ma l'aeronautica militare ha dato il suo ok solo nell'agosto di quest'anno), alla dogana (che avrebbe permesso rotte tra Vicenza e scali internazionali, ad esempio Monaco, un hub possibile e comodo verso e da paesi extracomunitari, senza altri controlli doganali intermedi oltre quello, in partenza o in arrivo, di Vicenza), ad alcuni servizi di terra (come la strumentazione per lo sghiacciamento delle ali). Poco o nulla di tutto ciò è stato fatto, e continuare a volare era impossibile, spiega De Paolis. In pratica, gli aerei di Regionali dovevano aspettare che il sole sciogliesse il ghiaccio per decollare, sperare nel bel tempo per decollare e atterrare (almeno 5000 metri di visibilità, e si può immaginare come in novembre o dicembre la cosa non sia così frequente), e rientrare da Roma entro le 17 (ora a cui finiscono il turno i militari che gestiscono la torre di controllo). Altrimenti erano costretti a restare a terra, o ad essere dirottati verso Verona e Treviso, annullando quindi tutti i vantaggi di avere un aeroporto a due passi da casa. A tutto questo va aggiunto il vero nocciolo della questione, e cioè che l'aeroporto e la gestione della torre di controllo sono ancora in mano ai militari. Il passaggio all'enac, e quindi all'aviazione civile, è annunciato da tempo, dato più volte per imminente, ma ancora non è stato ufficializzato. Secondo un comunicato degli ultimi giorni, tutto dovrebbe essere a posto entro aprile 2007, ma il rischio è che questo rimanga una delle tante promesse senza alcun seguito di cui è costellata la storia del Dal Molin. L'ultima è della metà di agosto, quando veniva annunciato il via libera dell'aeronautica militare al volo notturno e, a breve, anche alla dogana. "A settembre dovremmo esserci", si disse all'epoca. E invece settembre è passato, e la situazione non si è sbloccata. Intanto, a maggio Regionali ha fatto causa ad Aeroporti vicentini chiedendo 2,5 milioni di euro di danni. E nello stesso periodo alcune istituzioni vicentine (Associazioni industriali e Provincia in testa), stanche di finanziare una struttura in panne, hanno deciso di non ricapitalizzare la loro partecipazione ad Aeroporti Vicentini, che aveva bisogno di ripianare il deficit di 1,2 milioni di euro accumulato negli ultimi due anni. Adesso anche i vertici di Aeroporti sembrano aver scelto la strada della prudenza, abbandonando gli annunci fiduciosi ripetuti fino a qualche mese fa. "L'aeroporto potrà essere efficiente solo quando avrà il controllo effettivo di pista e torre - spiega il presidente Sbalchiero -, altrimenti saranno sempre i militari ad avere l'ultima parola. Finché tutto non è a posto, sospendiamo i progetti". Tutto dipende, dunque, dagli accordi tra ministeri. E dalla convinzione con cui a Vicenza si porterà avanti questa battaglia. "Provocatoriamente, noi di Regionali saremmo anche pronti a ripartire - dice De Paolis -, e abbiamo anche un accordo con Alitalia per un collegamento tra Vicenza e lo scalo internazionale di Fiumicino (l'anno scorso i voli da Vicenza atterravano a Ciampino, ndr). Ma a questo punto è la politica che deve chiarire se vuole l'aeroporto oppure no". Per il Dal Molin sembra davvero l'ultima chiamata. Altrimenti il rischio è che, nonostante tutte le rassicurazioni ufficiali, i 1500 metri di pista a due passi dalla nuova base diventino una prospettiva troppo allettante per i militari Usa. La riscossa dei piccoli aeroporti Il Marco Polo di Venezia. Cambia il modo di volare così come i piccoli scali, sempre più cruciali Fino a qualche anno fa il futuro dei cieli sembrava essere nelle mani dei grandi aeroporti. I vari Malpensa, Fiumicino, Linate, Tessera, dai quali era possibile raggiungere direttamente scali internazionali come il parigino Charles De Gaulle, il newyorchese Kennedy, o il londinese Heathrow. Da qualche tempo a questa parte, però, qualcosa sta cambiando. E se gli hub delle grandi città continuano ovviamente ad intercettare la fetta di mercato più consistente, sono tanti i piccoli aeroporti che si stanno ritagliando un loro spazio nello scenario dell'aviazione civile italiana. Gli ultimi dati ufficiali pubblicati sul sito dell'enac (l'ente nazionale per l'aviazione civile), sono aggiornati alla fine del 2004 e rivelano che gli aeroporti che hanno visto il maggior incremento del numero di passeggeri sono quelli di piccoli centri come Forlì (+130 per cento) e Rimini (+63 per cento), favoriti dalla chiusura (parziale) per lavori dell'aeroporto bolognese; incrementi notevoli anche per Trapani (+ 79 per cento) e Roma Ciampino (+43 per cento grazie all'arrivo di alcune compagnie low cost). In cima alla classifica restano comunque i big come Fiumicino, Malpensa, Linate e Tessera, che da soli raccolgono quasi il 60 per cento dei passeggeri. Seguono Napoli, Catania, Torino, Bologna, Bergamo, Palermo e Roma Ciampino, ma i dati più interessanti riguardano i volumi di traffico di città con aeroporti recenti e in qualche modo paragonabili a Vicenza. Da Parma, ad esempio, nel 2004 sono passate oltre 60 mila persone, da Cuneo poco meno di 33 mila, come dire un centinaio di passeggeri al giorno. Cifre che potrebbero essere tranquillamente alla portata anche del Dal Molin, visto il tessuto produttivo della provincia vicentina e l'intasamento della rete viaria e ferroviaria regionale. Sempre che si superino i problemi che finora ne hanno frenato l'attività.

9 9 SPECIALE 4 NOVEMBRE 2006 Analisi delle 'garanzie' che blindano il sì della maggioranza di palazzo Trissino: un abile escamotage 'politico' Quelle 5 condizioni del Comune: tutti gli oneri al governo DI ALESSIO MANNINO Decisi in sala Bernarda dei punti inderogabili sul Dal Molin. Ma è polemica La politica conosce ragioni che la ragione spicciola non conosce. Sul 'sì c o n d i z i o n a t o ' alla Ederle 2 passato con 21 voti favorevoli nell'incandescente consiglio comunale dello scorso 26 ottobre, l'alchimia scelta dalla maggioranza di centrodestra è stata più o meno questa: "Il Comune dà il suo via libera a Roma a patto che siano garantite certe condizioni". Un parere senza alcun valore vincolante a termini di legge, è vero. Ma tuttavia con un peso politico nient'affatto irrilevante. Altrimenti non si capirebbe il clima febbricitante che ha accompagnato la 'storica' seduta, pacificamente e fantasiosamente 'assediata' da una Piazza dei Signori rumoreggiante e collegata agli schermi di tutta Italia dalle telecamere di "Anno Zero" di Michele Santoro. Ora, dire di sì senza avere già degli impegni precisi da parte del governo sull'effettivo soddisfacimento delle irrinunciabili 'garanzie', è una soluzione, per l'appunto, 'politica': indica cioè un'opzione, una scelta, una volontà. Il centrodestra vicentino insomma la base la vuole, ma per non accollarsi la responsabilità delle eventuali conseguenze negative, mette le mani avanti e pone dei paletti. I quali però dovranno essere materialmente applicati dal governo, che così si assumerà in toto l'onere di decisioni che potrebbero costargli molto in termini di consenso. In parole povere è come se il primo cittadino avesse detto a ministro e primo ministro: "Se assicurate questo e quest'altro, sono favorevole. Se non ci riuscite, io in ogni caso la mia parte l'ho fatta". Tradotto: se poi le suddette 'garanzie' non vengono garantite, la colpa non è mia. Ma queste 'garanzie' quali sono? Analizziamole. 1.Assenza di voli militari connessi con l'attività dei militari Usa. Gli esperti, sia quelli a favore che quelli contrari (vedi nostre interviste a Nativi e Licata in questo numero), su questo punto sono unanimi nel considerare più che possibili voli militari. Non di lancio, dato le ridotte dimensioni della pista del Dal Molin. Ma di addestramento sì. In ogni caso solo 'a cose fatte', cioè se e quando i velivoli volteggeranno nel cielo sopra Vicenza, si saprà se tale 'garanzia' sarà violata o no e in che misura. Perché il governo una volta concessa la base non potrà limitarne gli usi che i titolari americani riterranno opportuni. 2. E s o n e r o dell'amministrazione comunale da ogni onere economico relativo alla realizzazione delle opere infrastrutturali collegate alla nuova base. Qui va chiarita una questione importante. Nel quotidiano battibecco politico è passata l'idea che se gli Americani vogliono a tutti i costi raddoppiare, allora devono sobbarcarsi anche le spese degli interventi viabilistici, urbanistici e di sicurezza che si renderanno necessari in città, specialmente nella zona nord. E' vero o falso? In passato gli oneri delle basi Usa sono sempre ricaduti sui Comuni ospitanti, senza contare che anche le spese degli Americani stessi sono ripianate dai contribuenti italiani per più di un terzo. Se un ente locale, in questo caso Vicenza, rifiuta di addossarseli, chi resta? Lo Stato. L'esborso per una nuova circonvallazione nord da tutti considerata un'opera imprescindibile, alla fine sarà elargito dallo Stato. L'arrivo di altri soldati Usa, sotto questo aspetto, è l'occasione che ci voleva per far arrivare i soldi. Ma lo Stato, questi soldi, li ha? E se li ha, li metterà a disposizione? C'è da aggiungere che il calcolo delle infrastrutture e quindi dei costi potrà avvenire in sede regionale, nel Comipa (il comitato competente in materia) solo dopo che il governo avrà dato luce verde alla nuova base. 3.Assenza di impatti negativi sull'attività dell'aeroporto civile. L'espressione è prudente e suggerisce l'idea che la pista rimanga destinata a compagnie di volo per turisti e clienti d'affari. Qui il problema è tutto italiano, gli Americani non c'entrano: l'area è del demanio militare e manca ancora una conversione a uso civile che permetta di avere "il controllo effettivo di pista e torre", come dice al nostro giornale il presidente della società Aeroporti Vicentini Giuseppe Sbalchiero. L'annoso stallo potrebbe favorire l'inglobamento della pista. E c'è un altro elemento che fa pensare: se gli Americani non hanno dato peso all'ipotesi di creare la nuova base in via Aldo Moro, è perché lì i terreni sono privati e andrebbero espropriati, allungando i tempi e le polemiche, un problema in più che potrebbe compromettere la convenienza del progetto. Il Dal Molin invece è di proprietà militare, cioè di competenza del ministero della Difesa. Cioè del governo, che ha in mano l'intera matassa del dilemma 'pista civile/militare'. A Roma c'è qualcuno a cui interessa un aeroporto civile a Vicenza? Ci sono le lobbyes degli aeroporti di Verona e Venezia contro? Sono queste le vere domande da porsi. 4.Salvaguardia o realizzazione alternativa a carico degli Usa di ogni realtà sportiva. Qui si parla della società sportiva del rugby il cui presidente dirige i lavori del consiglio comunale, Sante Sarracco (An). Solo in questo punto 'minore' fanno capolino gli Usa. Ai quali si chiede un 'regalo': di sborsare quanto serve a salvare il rugby locale. Si parla già di un sito alternativo nel quartiere dei Ferrovieri, ma un'indicazione così esplicita fa pensare a un'ipotesi non tanto balzana: l'inserimento di un campo da gioco all'interno della base a disposizione anche dei rugbisti vicentini. Impossibile? Se ci sono ditte che entrano ed escono dalla Ederle (il famoso 'indotto'), non si vede perché non possano farlo degli atleti. La società di rugby farebbe canestro: si troverebbe con strutture e attrezzature a costo zero. 5.Impegno degli Usa a utilizzare risorse professionali locali nella realizzazione della nuova base. L'ultima condizione è la più delicata ma anche la meno problematica: si chiede al governo di convincere l'esercito alleato a scegliere le imprese di costruzioni vicentine per trarvi un profitto di centinaia di milioni di euro (800 in tutto, secondo quanto La protesta in piazza durante l'acceso dibattito a palazzo Trissino sostenuto dagli Americani, sono i loro investimenti programmati). E' il vero business dell'indotto, di cui a norma di legge dovrebbero beneficiare i grandi costruttori: big del mattone della stazza di Impregilo (Romiti), tanto per intenderci. Sarebbero i subappalti a finire ad aziende locali: un giro d'affari comunque lucroso, stimabile fra i 200 e i 300 milioni. Su questo punto di dubbi ce ne sono davvero pochi: è la stessa logica del mercato edilizio che generalmente porta i primi appaltatori a subappaltare le costruzioni a operatori locali.

10 10 SPECIALE 4 NOVEMBRE 2006 Secondo Licata, studioso di basi Usa, "i costi della Ederle 2 ricadranno sullo Stato" Una volta agli Americani, nella base tutto è possibile DI ALESSIO MANNINO Andrea Licata: "sbagliato fare ipotesi sulle vere intenzioni degli Usa: concentriamoci sugli svantaggi reali" Andrea Licata presiede dal 2000 il Centro Studi e Ricerche per la Pace dell'università di Trieste, in cui collabora alla cattedra di Storia dei partiti e movimenti politici. Ha curato la recente pubblicazione "Dal militare al civile, la conversione preventiva della base USAF di Aviano" ed è un apprezzato conferenziere sul tema delle basi militari e del loro recupero. Cominciamo dalla pista di volo. Gli Americani smentiscono ogni interesse su di essa, eppure hanno rifiutato altre ipotesi su dove installare la Ederle 2. Come si spiega? Prima hanno sempre detto di non volerla, poi il generale Helmick ha dichiarato di non escludere i piccoli velivoli come quello che userà ad esempio lui. Il generale in questa fase ha il compito di rassicurare la popolazione, fa pubbliche relazioni. Una volta si sarebbero chiamate 'propaganda'. Sì, diciamo pure propaganda. Qual è invece la realtà delle loro intenzioni, secondo lei? Anzitutto va detto che ora non possiamo sapere niente di certo su cosa intendono realmente fare, cambiano idee velocemente perché la realtà geopolitica è veloce a cambiare. Quindi direi che rincorrerli facendo ipotesi su ipotesi è sbagliato. Quel che è sicuro sono gli incidenti, che sono un elemento caratterizzante delle basi. Alla Maddalena, solo per fare un esempio, nel 2003 c'è stata un'esplosione dovuta semplicemente al fatto che due navi giocavano a spararsi. Tecnicamente si chiamano esercitazioni. Lei crede almeno plausibile che comunque la base resterà riservata alle esercitazioni e non al lancio? Che senso avrebbe, infatti, un doppione di Aviano? Ovviamente non posso conoscere i piani dei comandi militari statunitensi, ma è abbondantemente verificato che una volta concessa l'area tutto diventa possibile. Chi impedirebbe agli Americani, ad esempio, di creare un laboratorio per un certo tipo di ricerche con effetti deleteri sull'inquinamento della zona? D'accordo, resta che le dimensioni della pista del Dal Molin non consentono oggettivamente un suo uso per grandi mezzi aerei. Sì ma anche i piccoli generano inquinamento acustico, ambientale e hanno un impatto negativo sulla zona. Lasciando stare la pista, una nuova base porta con sé conseguenze pesantemente negative. Cito una delibera del Comune di Aviano del 1995: aumento dei costi per la manutenzione delle strade, necessità di nuovi parcheggi, spese per le fognature e per rifiuti ingombranti, problemi di ordine pubblico, incremento del traffico, rialzo degli affitti e danni alle abitazioni (si devono rifare i tetti delle case ogni 2-3 anni invece che ogni 10-15). Ci sono anche gli allacciamenti alla rete elettrica e agli altri servizi forniti dall'aim, calcolati in un costo di 10 milioni. Il Comune fra le sue condizioni ha chiesto lo sgravio dal pagamento di questi oneri. Alla fine chi paga? Dovrà pagarli il Comune, invece. Che poi si rivarrà sullo Stato andando a pianger quattrini. Il rimborso però non è così automatico, perché è tutto da vedere se poi lo Stato abbia i soldi per farvi fronte. In ogni caso non saranno mai gli Americani a farsene carico. Lo Stato, cioè il governo, pare tuttavia quanto meno non ostile al raddoppio. E il centrosinistra locale spinge per un referendum. Alla fine si farà o no, questa benedetta base? Secondo me no. Sono peggiorate di molto le condizioni di ospitalità, che sono uno dei tre fattori che influiscono sulla scelta del luogo da parte dell'esercito americano. Gli altri due quali sono? I costi, cioè si punta a dove si paga meno. E la 'deroga ambientale', cioè la possibilità di poter contravvenire a obblighi di tipo ecologico senza grandi conseguenze. Ma qui a traballare è soprattutto l'accoglienza, che a Vicenza si è rivelata a sorpresa nient'affatto positiva. Davvero l'opposizione locale può fare la differenza rispetto a un governo impegnato a rispettare i rapporti di alleanza con gli Stati Uniti? Sì, la mobilitazione, se strutturata e continua come a Vicenza, può cambiare le cose. Come in Val di Susa: se la popolazione è contraria come si fa ad andare avanti coi cantieri? Dove si dismette, però, le comunità locali perdono l'indotto. E' la paura dei sostenitori del sì, ovvero soprattutto i dipendenti della caserma. Le basi dismesse in Germania sono state riconvertite ad uso civile con grande soddisfazione locale. Ecco, quello che dovrebbero fare i comitati e le forze contrarie sarebbe avanzare un progetto alternativo, promuovere idee economicamente convenienti per l'area in questione, rivolgendosi a operatori economici, università, enti. In Germania ad esempio le zone sono state riqualificate riconvertendole in parchi, aree residenziali, attività turistiche e commerciali, a volte, come nel caso del deposito di munizioni di Brügen-Bracht, dagli stessi ex-dipendenti riunitisi in cooperativa. Così si potrebbe evitare anche l'obiezione che con una vittoria del no si faciliterebbe una speculazione edilizia. Insomma bisogna prepararsi a riassorbire il costo negativo di un'eventuale dismissione, che comunque non è stata mai minacciata dagli stessi Americani. Nativi, esperto militare del Giornale: "Ma le alternative ci sono, per esempio nell'est europeo" "Dal Molin, una soluzione da prendere al volo" "Sai che ce frega". Con una battuta in romanesco l'esperto militare Andrea Nativi, direttore di Rid - Rivista Italiana di Difesa ed opinionista de Il Giornale, vuole togliere ogni velo d'ipocrisia al dibattito sul Dal Molin a stelle e strisce. Un caso che ora il centrosinistra locale vorrebbe chiudere attraverso una consultazione popolare. Naturalmente con un no. Per Nativi è una mossa inutile: "Ma anche se da un referendum cittadino arrivasse un parere contrario, questo rimarrebbe assolutamente non vincolante per il governo. Che potrebbe benissimo dire: sai che ce frega!". Vuol dire che il governo, dopo aver richiesto esplicitamente cosa ne pensa la comunità locale, poi non ne terrà conto? Bisogna mettersi in testa che queste sono questioni che rientrano nei rapporti tra Paese e Paese e vengono gestite dai governi, non dalle comunità locali. E aggiungo io: grazie a Dio. E' la solita sindrome nimby, "not in my bakyard", non nel mio giardino: nessuno vuole fastidi sotto casa, anche se si sa che da qualche parte devono andare. Se no finisce come in Val di Susa, ma per favore Perché invece l'altra metà della 173 brigata aviotrasportata Usa ora in stanza in Germania potrebbe finire non a Vicenza ma a? Le soluzioni alternative possono essere tante. Per esempio i Paesi dell'est, che non aspettano altro. L'Italia però è più baricentrica, e Vicenza è l'ideale perché non molto distante dalla base di lancio di Aviano. Ecco, se ci fosse un sito adatto nel Sud Italia sarebbe anche meglio, però lì manca un vero aeroporto vicino. Perché in realtà i militari americani hanno bisogno di una pista di volo, non è così? Esatto, ma da quanto ne so io quella del Dal Molin è troppo piccola per aerei come i C17, cioè per i grandi mezzi di trasporto di armi e truppe. Durante la guerra del Kossovo lì atterravano piccoli aeroplani ma niente di più. Ma allora perché hanno rifiutato altri progetti e vogliono proprio il Dal Molin? Semplicemente perché è una cosa sensata, visto che lì hanno già metà brigata. Solo noi italiani abbiamo sempre avuto il vizio di sparpagliare le nostre forze sul territorio più per difenderci dal pericolo di colpi di Stato che non per una vera difesa. Riunendo l'unità a Vicenza occupano meno territorio, hanno meno costi, è più sicuro e più funzionale. Sarebbe comunque la più importante installazione offensiva d'europa, da dove partiranno i soldati da paracadutare nei teatri di guerra dove sono impegnati gli Usa. Non c'è il rischio che diventi Andrea Nativi: "Macché pericolo: sarà una base di acquartieramento, le truppe partiranno da Aviano" un bersaglio privilegiato per il terrorismo? Bersaglio? Lo è già, cosa cambierebbe? Quello che deve preoccupare il governo e la comunità locale dev'essere la contropartita politica del sì, che secondo me è scontato. Inoltre, voglio chiarire che si tratterebbe di una base di acquartieramento e addestramento da dove potranno partire piccoli aerei e dove potranno svolgersi al massimo delle esercitazioni. La base di lancio resterà Aviano. Fonti vicine al ministro degli esteri D'Alema parlano di un accordo segreto tuttora vigente. Ma certo che è così. Io spero per voi non finisca come in Germania, dove la gente dei posti dove dimettono le basi letteralmente piange. Alla Maddalena in Sardegna non sembra si siano stracciati le vesti per la partenza degli americani. Ma lì sono stati questi ad andarsene perché faceva loro comodo, Soru (presidente della Regione sarda, ndr) non ha fatto altro che prenderne atto. A.M.

11 11 ATTUALITÀ 4 NOVEMBRE 2006 Il nuovo regolamento, il rapporto con le imprese, il caso Interspar, i call center: l'assessore all'annona parla a ruota libera Un Gallo contro il pollaio delle lobby (del commercio) DI ALESSIO MANNINO L'assessore allo sviluppo economico Ernesto Gallo (Udc) di professione fa il medico militare, e alle spalle ha una lunga esperienza come presidente della Croce Rossa di Vicenza. La delega al commercio e all'annona se l'è ritrovata come risultato della spartizione degli assessorati fra i partiti: "C'ho messo un anno a padroneggiare la materia, affidandomi al mio staff che è di ottimo livello". Assessore, a mente fredda come giudica le polemiche che hanno accompagnato l'approvazione del regolamento del commercio, il cui problema centrale in soldoni era la possibilità di aprire nuovi grandi spazi commerciali in città? "Io scindo le critiche costruttive da quelle gratuite. Le preferirei sempre costruttive, visto che io sono aperto al confronto benchè non mi piaccia l'assemblearismo in cui tutti dicono la loro generando solo confusione". Sì ma ha dovuto 'subire' un "assessoreombra", come ebbe a definirlo lei, cioè il consigliere di Forza Italia Dino Nani (dirigente della Unicomm della famiglia Cestaro, gruppo di cui fanno parte Famila e A&O) la cui delega è scaduta a inizio luglio. Qual è il dato politico da cogliere tirandone le somme? "Non ho trovato di particolare aiuto, diciamo così, di essere stato affiancato da un consigliere pagato da un privato. L'ho detto al sindaco: posso andarmene anche domattina, di mestiere faccio il medico e posso vivere benissimo anche senza fare l'assessore." Esiste quindi un problema di lobby? "Certo che c'è, ma io, che Ernesto Gallo (Udc), assessore allo sviluppo economico mi considero più un amministratore che un politico, mi ritengo una persona libera. E grazie alla grande collaborazione con il mio assessorato sono sempre informato di ciò che accade". Alla fine nel nuovo regolamento qual è il rapporto fra piccoli negozi e grandi superfici di vendita? "Una legge regionale stabilisce che l'equilibrio fra strutture medio-piccole e quelle grandi dev'essere di uno a uno. Ora a Vicenza è circa dello 0,7%, quindi è sbilanciato leggermente a favore delle grandi. Oggi si può aprire una nuova struttura di vendita fino a 2500 metri quadri. In pratica adesso di grandi centri commerciali non se ne può aprire neanche uno". E il supermercato di viale del Mercato Nuovo Interspar, il cui caso ha generato l'onda lunga che ha portato all'approvazione del nuovo regolamento, come lo giudica a conti fatti? "Mi sono trovato contro i proprietari austriaci, che hanno mostrato tutta l'invadenza e una certa dose di supponenza di certe imprese. La mia posizione in consiglio comunale è stata questa: se si approva che non si può acquistare la licenza per ampliare la superficie i lavoratori perdono il posto. Alla fine sono riuscito a far contemperare le diverse esigenze inserendo nel regolamento la possibilità per gli alimentari di ampliare fino a 1200 metri quadri, non 2500 come pretendevano le imprese. Come amministrazione ci siamo comportati nel miglior modo possibile". Le future scelte urbanistiche contenute nel Pat, il nuovo piano regolatore, come influiranno sul commercio? "Dipende da cosa deciderà il consiglio, ovviamente. L'esistente, ripeto, rimane questo: si può aprire fino a 2500 metri quadri. E al mio collega dell'urbanistica Zocca ho detto: se non mi dici cosa mi metti lì, in una certa zona della città, il mio piano diventa un elenco di buoni propositi". Sui call center gestiti da immigrati lei a lungo ha cercato un appiglio per disciplinarne il proliferare, come mai non ci è riuscito? "Sono sorti come funghi perché manca una legislazione ad hoc. Attualmente basta una semplice comunicazione al ministero delle comunicazioni. L'appiglio l'ho trovato equiparandoli a normali negozi, perché se oltre a far telefonare vendono prodotti devono rispettare le norme del commercio a partire dagli orari, dalle 7 alle 22, e dalla chiusura domenicale". Il grande problema evidenziato dai clienti immigrati dei call center è appunto la chiusura domenicale: dicono che così si toglie loro l'unico giorno libero per telefonare ai propri cari in patria. "Non esiste. Rinuncino a vendere i prodotti, come la birra. Troppo comodo tenere aperto quando tutti gli altri negozi sono chiusi. Non sono solo call center, questo è il punto. E ci tengo a dire: se c'è uno che non è razzista, perché medico e perché ho passato una vita alla Croce Rossa, quello sono io. Per la signora nigeriana del call center di via Napoli mi sono incontrato con il console della Nigeria (ma non con la signora, che non volevo incontrare). Quando gli ho mostrato il pacco alto così di verbali e irregolarità imputate alla sua connazionale gli ho chiesto: è una persecuzione o non ha semplicemente rispettato le regole? Il console mi ha dato ragione". Altra questione che ogni tanto ritorna: Campo Marzo. Come rivitalizzarlo? "Durante le feste e soprattutto d'estate c'è un ricco calendario di eventi: giostre, anguriaria, mercato dell'antiquariato. Il problema è concentrato d'inverno, ma per poter organizzare spettacoli occorrono servizi igienici, che non ci sono. Una buona idea potrebbe essere installarne alcuni a pagamento, a soli 50 centesimi". Notte Bianca: grande successo di pubblico, grande delusione per le saracinesche abbassate. "Che vuole che le dica, io la libertà di aprire di sera ai negozianti non gliel'ho tolta, gliel'ho data. Se poi non la usano, è un problema loro". Nel bilancio di previsione comunale di quest'anno al suo assessorato è ascritto un -7 mila euro. Come mai? "Eh, quella voce me la sono trovata ed è ancora lì. Sono soldi che mi hanno tolto. E io sono quello che porta 1 milione e 800 mila euro al bilancio. Solo che vanno a finire nel grande pozzo "

12 12 INTERVISTA DOPPIA 4 NOVEMBRE 2006 Patrizia Cammarata, responsabile di 'Progetto Comunista': "No al governo borghese di Prodi" Il rosso: "Moderni soviet per Vicenza" Alex Cioni, coordinatore provinciale Azione Sociale: "La colpa del terrorismo è degli Usa" E il nero: "Le ideologie non muoiono" Quando e perché è nato il suo partito? Il nostro partito nascerà con il primo congresso che terremo a gennaio Fino a quella data ci chiamiamo "Progetto Comunista - Rifondare l'opposizione dei lavoratori". Ci siamo costituiti il 22 aprile, quando la sinistra del partito ha rotto con Rifondazione al momento del suo ingresso nel governo Prodi. Mi dica 3 punti qualificanti del suo (del partito) programma. I punti qualificanti sono: centralità operaia nel processo di trasformazione sociale e opposizione alle politiche concertative; opposizione a tutti i governi borghesi; internazionalismo e impegno per la rifondazione dell'internazionale della classe lavoratrice. Dio è morto, Marx è morto e neanche l'italia sta tanto bene. Condivide? Il pensiero di Marx è ancora attuale, come quello di Lenin e di Trotsky. Quello che è morto è lo stalinismo, cioè la negazione del marxismo. L'Italia dei lavoratori e delle masse popolari sta effettivamente male, anzi malissimo. Per questo stiamo organizzando lo sciopero generale del 17 novembre contro il padronato, la Finanziaria e il governo Prodi. Le ideologie sono morte: vero o falso? Se per ideologia intendiamo la falsa coscienza, come diceva Marx, non è morta ma vive ogni giorno nei messaggi diffusi dalla classe dominante attraverso la tv, i giornali, ecc. Se intendiamo la teoria e la prassi di un nuovo partito comunista, essa vive nelle lotte dei lavoratori, dei giovani e dei popoli oppressi per i loro interessi immediati e futuri. L'uso della violenza in politica è sempre da condannare? La violenza è vissuta giornalmente dalla stragrande maggioranza dei lavoratori nei luoghi di lavoro e di vita, nella precarietà e nello sfruttamento, la vivono le donne, gli omosessuali e tutte le minoranze oppresse, la vivono gli immigrati. Il socialismo si costruisce attraverso l'auto-organizzazione dei lavoratori e delle masse popolari, non è opera violenta di piccoli gruppi separati dalla classe; noi trotskisti respingiamo e combattiamo il terrorismo. Gioco della torre: Prodi o Berlusconi? Entrambi sono espressione degli interessi capitalistici, il primo fa gli interessi generali della borghesia, il secondo i propri. Fini e Bertinotti: due ex? Bertinotti è sempre stato socialdemocratico, proviene dalla sinistra del Psi. Oggi coerentemente con la sua storia è impegnato nella costruzione del Partito del lavoro, sinistra europea, assieme alla sinistra Ds. Fini proviene dal fascismo, di cui mantiene alcuni caratteri peculiari: sostiene gli interessi della parte più reazionaria della borghesia, mantiene un'ideologia razzista. C'è una guerra di civiltà fra Occidente e Islam? No, nessuna guerra di civiltà, continua ad esserci la guerra d'aggressione imperialista e coloniale alle nazioni dipendenti ed oppresse (Iraq, Afghanistan, Libano). Se sente la parola "capitalismo" a cosa pensa? Ai milioni d'immigrati costretti ad attraversare il Mediterraneo per poi subire una realtà di razzismo e sfruttamento; ai disoccupati ed ai giovani precari sfruttati dalle agenzie interinali di Treu, ai bassi salari e alle pensioni da fame; ai tagli alla scuola e alla sanità; alla distruzione dell'ambiente; alle guerre imperialiste e coloniali. E "Patria"? Quando sento la parola "patria" penso ai tanti senza patria e senza diritti. Dobbiamo unire quello che è stato artificialmente diviso, per questo siamo internazionalisti. Dica cosa ne pensa di queste affermazioni: "La democrazia funziona quando a decidere sono in due. E uno è malato". (W. Churchill) Conferma la natura della dittatura della borghesia. La borghesia utilizza, secondo le condizioni storiche, la democrazia borghese o la dittatura fascista. Lo stesso statista inglese, per una lunga fase, ha guardato con simpatia al fascismo di Mussolini. "Il miglior sedativo per le smanie rivoluzionarie è una poltrona ministeriale: trasforma un insorto in un burocrate" (G. Giolitti). Non c'è dubbio che la borghesia tende a corrompere i rivoluzionari con posti di prestigio ministeriali. Ma noi abbiamo scisso dal Prc proprio perché respingiamo la presenza dei comunisti nei governi borghesi a tutti i livelli: l'unico governo in cui possono sedere i comunisti è il governo operaio che costruisce il socialismo. Lo statuto del nuovo partito recita così: "L'indennità di carica e ogni emolumento percepito dagli eletti nelle istituzioni borghesi vanno integralmente versati alle casse del partito. Ogni funzionario di partito riceve uno stipendio non superiore a quello di un operaio qualificato". Vicenza l'eterna democristiana: è ancora così? Gli eterni democristiani si sono riciclati nell'attuale potere politico ed economico della città. Se fosse al governo della città, come primo atto cosa farebbe? Se fossi al governo della città vorrebbe dire che ci sarebbe un governo dei lavoratori e quindi mi atterrei alla decisione di quelli che potremmo chiamare "moderni soviet". Caso Dal Molin americano: sì o no? E perchè? No perché sarà il braccio operativo e logistico delle guerre imperialiste e di rapina contro gli altri popoli. Perché la guerra è fatta da sempre per gli interessi di pochi contro la stragrande maggioranza della popolazione. Perché la guerra è sempre contro i popoli. Quando e perché è nato il suo partito? Azione Sociale è nata dall'uscita di Alessandra Mussolini da An nel 2003 dopo l'ennesimo voltafaccia di Fini. E' nata per portare un vento nuovo nell'obsoleta e stanca politica italiana di cui l'attuale destra istituzionale è tra le massime artefici. Mi dica 3 punti qualificanti del suo (del partito) programma. E' risaputo che sull'immigrazione, la famiglia, la sicurezza dei cittadini Azione Sociale ha le idee chiare. Ma noi ci differenziamo anche su tematiche come la lotta alla precarietà dei lavoratori attraverso una politica che riaffermi la centralità e la completezza dell'uomo, che va tutelato anche se questo contrasta con l'attuale dogma liberista che considera i lavoratori come delle merci. Dio è morto, Marx è morto e neanche l'italia sta tanto bene. Condivide? Marx è morto senz'altro anche se alcune sue analisi sono tuttora valide. L'Italia sta molto male, sta per entrare in coma. Dio, invece, è in ottima salute come sempre. Anche se l'europa cristiana è malatissima: la rinuncia ad inserire come cardini le radici cristiane nella Costituzione europea ne è sintomo. Le ideologie sono morte: vero o falso? Così vorrebbero. In un sistema politico marcio com'è quello in Italia, per fortuna c'è ancora chi fa politica perché crede nelle proprie idee, a destra come a sinistra. In fondo non è la politica a fare schifo, ma la maggior parte dei politici che sono troppo presi dai privilegi. L'uso della violenza in politica è sempre da condannare? La violenza fine a se stessa è sempre condannabile. Ma di che violenza vogliamo parlare? Luxuria al parlamento non è una forma di violenza?! Gioco della torre: Prodi o Berlusconi? Butto Prodi, almeno Berlusconi è simpatico e il suo governo, per la prima volta nella storia repubblicana, non ha aumentato le imposte, contrariamente a quanto sta facendo Prodi. Fini e Bertinotti: due ex? Tutte e due sono degli opportunisti, hanno annusato il profumo del potere e ne sono rimasti affascinati a tal punto di sputare sul piatto dove hanno mangiato. Fini, in particolare, è uno che si è adeguato al sistema imperante per divenirne uno dei massimi camerieri. C'è una guerra di civiltà fra Occidente e Islam? Lo scontro di civiltà è una bufala creata dal governo americano. Loro sono i veri fautori e fomentatori del terrorismo. E' tempo che l'europa abbia un sussulto di dignità svincolandosi dalla dipendenza psicologica, politica ed economica dagli Usa. Loro sono il vero nemico del popolo italiano ed europeo. Non sto dicendo che il mondo islamico sia immune da colpe ma ricordiamoci che dalla fine del Secondo conflitto mondiale gli Stati Uniti, con la scusa di tutelare l'occidente, non hanno fatto altro che aggredire popoli sovrani per indirizzarne la politica in funzione della salvaguardia dei loro interessi economici. Se sente la parola "capitalismo" a cosa pensa? Penso ai milioni di uomini, donne e bambini sfruttati per soddisfare i cinici conti di bilancio delle multinazionali. Penso ai tanti precari italiani, alle tante vittime dell'usura bancaria, agli speculatori finanziari, all'erosione di diritti conquistati dai lavoratori e minacciati da una politica completamente asservita all'economia. E "Patria"? Collego il concetto di patria a quello di popolo. Ora attraverso l'immigrazione sfrenata viene minato uno dei due fattori, il popolo. Senza popolo non c'è patria, almeno se la vogliamo intendere ancora come la terra dei padri. Dica cosa ne pensa di queste affermazioni: "La democrazia funziona quando a decidere sono in due. E uno è malato". (W. Churchill) Condivido. E, con la scusa che "siamo in democrazia" e "tutti possono dire la loro", i pochi che decidono davvero la fanno sempre franca. "Il miglior sedativo per le smanie rivoluzionarie è una poltrona ministeriale: trasforma un insorto in un burocrate" (G. Giolitti). Verissimo, questo perché mancano i veri rivoluzionari. Vicenza l'eterna democristiana: è ancora così? Mi pare che l'italia tutta sia ancora troppo democristiana e perbenista. Se fosse al governo della città, come primo atto cosa farebbe? Sosterrei una politica più forte e decisa sul fronte dell'ordine pubblico per salvaguardare i vicentini dal costante aumento della criminalità. Ci sono zone di Vicenza che hanno raggiunto un tale degrado da meritare risposte forti ed immediate, come viale Milano, per esempio. E' un dato di fatto che gli immigrati a Vicenza sono troppi e stanno complicando la vita dei vicentini. Bisogna invertire la rotta! Caso Dal Molin americano: sì o no? E perchè? No, perché non è più tollerabile che l'italia rinunci a fette di sovranità nazionale che nei fatti la rendono non una alleata ma una fedele marionetta. Vicenza non può diventare una città militarizzata perché la folle politica estera americana ritiene che la nostra città sia logisticamente più funzionale alle loro esigenze. L'Unione sovietica è morta, è ora che anche i militari statunitensi se ne tornino da dove sono venuti. L'Italia e l'europa devono tornare ad essere indipendenti e sovrane.

13 13 CULTURA 4 NOVEMBRE 2006 Il desiderio di capire ciò che aveva visto in un viaggio in Irlanda nel 1982 fu la molla che la spinse a occuparsi dell'irlanda e delle sue lotte. La vicentina Silvia Calamati è oggi uno dei massimi conoscitori italiani della questione irlandese. Quel viaggio cadde proprio un anno dopo lo straziante sciopero della fame che attraverso lunghi mesi di agonia aveva portato alla morte Bobby Sands e altri nove detenuti nel carcere di Long Kesh vicino a Belfast, colpevoli unicamente di pretendere il riconoscimento del loro status di prigionieri politici. Il trauma di quella strage era ancora vivissimo nella comunità nazionalista dell'irlanda del Nord. Ma, dice Silvia, "io praticamente non ne sapevo molto. Avevo visto le foto sui giornali e avevo letto ciò che avevano pubblicato sulla vicenda. Ma la conoscenza 'da vicino' della storia di quei dieci giovani, morti tutti al di sotto dei trent'anni dopo aver subito per anni brutalità e torture, mi sconvolse. 'Obbligandomi', in un certo senso, a cercare di comprendere il senso di una scelta così assoluta. Fu allora che capii che gli scioperi della fame non erano altro che la punta dell'enorme iceberg di repressione e violenza che era l'irlanda del Nord". Il primo contributo della Calamati fu dunque la traduzione del libro-diario di Bobby Sands, Un giorno della mia vita (Feltrinelli). Questo lavoro la portò a collaborare per cinque anni col settimanale Avvenimenti, Le baracche del carcere irlandese dove è morto Bobby Sands Silvia Calamati, uno dei massimi esperti italiani della questione irlandese: "La mia passione per l'irlanda nasce dalla sofferenza di quel popolo" Un viaggio lungo vent'anni nell'isola di Bobby Sands Long Kesh. Il carcere, ora in rovina, sarà abbattuto per far posto ad uno stadio Una scrittrice e giornalista per la causa dell'ulster Nelle stanze della Biblioteca Civica Bertoliana dev'esserci un genio che attira personalità d'intelletto e impegno sociale. Dopo Sonia Residori (vedi Vicenza Più n 29) ora è la volta di Silvia Calamati, nata in provincia di Padova nel 1958, ricercatrice a contrà Riale per lavoro e giornalista e scrittrice per passione. Una viscerale passione per l'irlanda, nella cui capitale, Dublino, ha vissuto per due anni. Mossa, come potete leggere a fianco, da un profondo interesse morale prima ancora che culturale per il dramma dell'ulster, la zona nord-irlandese sotto il dominio britannico. Ad esso ha dedicato la sua opera di studiosa e osservatrice, con articoli pubblicati sul settimanale Avvenimenti dal 1990 al 1995 e con vari libri, sia come traduttrice e curatrice (Joseph McVeigh, Guerra e liberazione in Irlanda. La Chiesa del conflitto, 1998; Bobby Sands, Un giorno della mia vita,6^ed, 2005) sia come autrice (Figlie di Erin. Voci di donne dell'irlanda del Nord, 2001; Irlanda del Nord. Una colonia in Europa, 2005). Dal 1995 collabora, dall'italia e da Belfast dove trascorre lunghi periodi, con emittenti radiotelevisive nazionali ed estere, in particolare con Rai News 24. "che per primo mi diede la possibilità di parlare pubblicamente della questione", ricorda. Seguirono altri libri e pubblicazioni sino al "Tom Cox Award", il premio internazionale attribuitole a Belfast nell'agosto 2002 per il suo impegno di giornalista e scrittrice. Non è stato facile 'imporre' il tema dell'irlanda all'attenzione dei media e della cultura italiana. Prima di tutto la Calamati dovette combattere contro il doppio 'handicap' di essere donna e free lance: considerata cioè 'inadatta' ad occuparsi di guerre e violenza, cose notoriamente 'da uomini', da una parte; e dall'altra guardata con sospetto dai colleghi più titolati. "Eppure - dice Silvia - non potevo farne a meno. Quasi nessuno si occupava della questione. Avevo visto in prima persona un'oppressione e una sofferenza indicibili, che praticamente non avevano spazio alcuno sui media, totalmente allineati sulle posizioni del governo britannico che imponeva - e impone tuttora - la sua sola versione dei fatti. Non potevo far finta di niente, pena il sentirmi complice". Il problema principale fu proprio quello di rompere la censura che gravava su quei temi e su quella gente. "Fino all'accordo del Venerdì Santo del 10 aprile spiega -, siglato dai governi di Londra e Dublino e dai principali partiti nord-irlandesi dopo la dichiarazione di cessate il fuoco dell'ira, (l'organizzazione militare dei resistenti irlandesi, ndr) tentare di organizzare incontri o dibattiti sulla questione irlandese poteva essere considerato fiancheggiamento al terrorismo". Anni, libri, ricerche, ma anche amicizie, conoscenze e relazioni che non sono trascorse invano, per Silvia. "Posso dire che il mio 'rapporto' con l'irlanda ha stravolto la mia esistenza. Certo sarei stata diversa, anche come persona, senza quell'esperienza. Il problema, semmai, è stato un altro: quello di riuscire a conservare il mio equilibrio, la mia individualità. Dopo aver visto il dolore e la sofferenza, il mondo ti appare diverso. Sei qui, ma sei al tempo stesso anche lì. La realtà sconvolgente della guerra e della violenza, la tortura e la repressione quotidiana contro la gente comune, donne e bambini compresi, ti segnano dentro in modo indelebile. E' da questo coinvolgimento emotivo che bisogna 'difendersi'. Non in nome di un'asettica equidistanza, quanto in nome della necessità che qualcuno dica la verità, che qualcuno testimoni. Bisogna insomma essere 'realisti', nel senso più pulito del E in edicola E una iniziativa di termine: la lotta irlandese per l'indipendenza va avanti da oltre ottocento anni. Di sicuro non sarò io a farla finire, ma con il mio contributo posso - e per quel che mi riguarda devo - assolutamente darlo". Insomma, come ha scritto Bobby Sands: "Nessuno è mai troppo giovane, troppo vecchio, troppo piccolo o troppo grande per fare qualcosa: ognuno ha un compito da portare avanti". Giuliano Corà Silvia Calamati mentre riceve il premio Tom Cox Award a Belfast La comunicazione del Nord Est copie settimanali

14 14 SPORT 4 NOVEMBRE 2006 DI GIANFRANCO GALANTI "Sabato non dobbiamo farli giocare, devono uscire neri". Dovrà essere questo il derby, parola di Adriano Zancopè. Il portierone si presenta appena terminata la doppia seduta di allenamento nel centro tecnico di Isola Vicentina. Va di fretta, oggi è il compleanno del figlio. Sarà per questo che è in accappatoio e un po' ci si sente in spogliatoio. "Nel calcio di oggi c'è troppa pressione - dice - se gli attaccanti non segnano, poi ci provano in tutti i modi. Non siamo tutelati." C'è da capirlo, visto quanto capitato ai portieri negli ultimi tempi. Matteo Guardalben appena venti giorni fa ha rischiato grosso, anche se l'incidente è accaduto durante un allenamento. Czech e Cudicini vittime a Londra. "Per essere portiere devi avere coraggio. Altrimenti, non sei un portiere". È diventato un mestiere pericoloso il tuo "In questo calcio i risultati devono arrivare a tutti i Troppi infortuni ai portieri. Per l'estremo difensore biancorosso è colpa di un sistema in cui contano solo i risultati. "E noi siamo poco tutelati" Adriano Zancopè: "Calcio esasperato, attaccanti pronti a tutto" costi. È un calcio esasperato. L'attaccante che non segna Quel derby dal sapore di riscossa Si poteva raccogliere di più anche a Bologna, ma Bellucci, che con un gol e un assist è stato il vero match winner, e i suoi soci erano un bell'ostacolo. Saltiamo a piè pari la litania delle occasioni perse, avanziamo di due caselle e andiamo dritto dritto al derby di sabato contro il Verona. Potrebbe, dovrebbe, dovrà essere il giro di boa che segna l'inversione di rotta della nave "Vicenza". Navigazione difficile quella attuale, in acque tumultuose, con qualche falla nello scafo ma bisogna fare di necessità virtù. D'altronde se qualcuno ha solcato l'oceano Pacifico in zattera, tutto è possibile. Motivazione, motivazione, motivazione. Il derby contro i gialloblu vuol dire questo. Non è importante come, ma centrare i tre punti potrebbe voler significare l'arrivo di vento nuovo in Adriano Zancopè: "Bisognerebbe cambiare il regolamento per tutelare di più il portiere" poppa. Il dato di questo prima fase di campionato non è, come l'anno passato, la mancanza di gioco. Le occasioni non mancano, ma non si sfruttano. È come se, dopo una bella strambata, il team non riuscisse ad alzare lo spinnaker. Che fare? Skipper Gregucci qualcosa sta facendo: più propensione all'attacco, più gioco a terra, soprattutto più coesione. Purtroppo naviga a vista con gli altri equipaggi pronti a speronare. Non da ultimo il Verona che però imbarca acqua anch'esso, ma non tanto quanto il Vicenza. Nelle "verdi acque" del Menti si attende quindi una di quelle regate "storiche", una di quelle che cambiano un corso e che inaugurano una fase. Aspettando la Luna (bianco)rossa. G. G. ne soffre troppo. E poi ci prova in tutti i modi". Ti è mai successo qualche infortunio grave in uno scontro? "Ho avuto un incidente al basso ventre, più un sacco di botte. Ma quelle sono normali". Qualche giocatore ci mette, per così dire, "malizia"? "Se pari a un attaccante può capitare che ti "segni". Il portiere non usa le mani per offendere ma per afferrare il pallone. L'attaccante invece usa piedi e mani. È un po' questa la differenza. Bisognerebbe cambiare il regolamento per tutelarci un po' di più. Certo è che per fare il portiere la dote minima è il coraggio. Su una palla ti ci devi buttare, anche se ci sono piedi e gambe. Altrimenti non sei un portiere". Un'altra caratteristica del tuo ruolo è che, restando alle spalle di tutti, hai l'occhio lungo su tutto il campo. Come vivi questo aspetto? "Io vedo il mio ruolo un po' come quello di un allenatore in campo. Cerco di aiutare i miei compagni, specie quelli più giovani, nell'esecuzione della tattica difensiva. Io rimango più fresco fisicamente durante la partita, magari sono più lucido. Poi chiaramente la prima cosa rimane parare". Dopo l'infortunio a Guardalben cosa hai pensato? "Uno spavento per tutti. Ci ho riflettuto un paio di giorni poi però si torna al lavoro". Parliamo del Vicenza. Classifica che piange, ma l'impressione è che sia una mina pronta a esplodere. Dalla tua esperienza in serie A e B, che dici, esploderà? "A Treviso l'anno scorso eravamo messi male. Non avevamo un gran gioco. Per quanto visto quest'anno a Vicenza, la qualità non manca. Le occasioni si sono create. Magari c'è poca convinzione nei nostri mezzi". La cura? "Fame di risultati. Quel qualcosa in più bisogna darlo ancor più in settimana, al campo d'allenamento. È lì che si costruiscono i risultati. In questa categoria così livellata non puoi permetterti di fallire così tante occasioni. Abbiamo un buon attacco con un fuoriclasse per questa categoria, che è Schwoch. Per quanto riguarda le motivazioni abbiamo un mister ottimo. Mi chiedo cosa ci faccia in serie B". A Bologna sulla punizione di Bellucci prima, e su Marazzina dopo, la mano ce l'hai messa, la sfortuna però l'ha tolta. "Sulla punizione la palla ha preso la traversa e mi ha toccato il braccio. Sul tiro di Marazzina invece la palla poteva andare ovunque, invece è rimasta lì". Nel dopo partita di sabato il presidente Cassingena ha detto che qualcuno non aveva fatto fino in fondo il suo dovere. È vero? "Per me è inammissibile non dare tutto quando sei in campo e sono convinto che ogni giocatore di questa squadra dia sempre il massimo. Guarda, in questi giorni è capitato che ci siamo guardati negli occhi. Adesso è diventata una questione di orgoglio personale". L'occasione giusta arriva proprio sabato e si chiama Verona "Non dobbiamo farli giocare, il Menti deve tornare a essere un fortino. Sabato li dobbiamo fare neri". Capitan Schwoch è sicuro che il Vicenza ce la farà. Anche senza i playoff. Tu che dici? "Io penso positivo. Lavoriamo bene e poi te l'ho detto: adesso è anche una questione di orgoglio". CAMPIONATO SERIE A N Descrizione Data Ora M 1 X 2 1 Siena - Parma 4 Nov ,00 1 1,85 3,00 4,50 2 Reggina - Catania 4 Nov ,30 1 2,05 2,80 3,95 3 Atalanta - Milan 5 Nov ,00 1 5,75 3,20 1,65 4 Chievo - Cagliari 5 Nov ,00 1 2,25 2,85 3,33 5 Empoli - Lazio 5 Nov ,00 1 2,45 2,85 3,00 6 Inter - Ascoli 5 Nov ,00 1 1,13 6,00 22,00 7 Livorno - Udinese 5 Nov ,00 1 2,50 2,75 3,00 8 Palermo - Sampdoria 5 Nov ,00 1 1,60 3,25 6,25 9 Torino - Messina 5 Nov ,00 1 1,85 3,10 4,25 10 Roma - Fiorentina 5 Nov ,30 1 2,00 3,00 3,85 VICENZA Via Lanza, 40/44 Tel VICENZA Corso Padova, 35 Tel ABANO TERME Via Previtali, 2 Tel

15 15 SPORT 4 NOVEMBRE 2006 La promessa di Moky: "Nessun rimpianto, mi rifarò ai prossimi mondiali" Sono iniziati martedì 31 ottobre i mondiali di pallavolo femminile che quest'anno si disputano in terra giapponese. La nazionale italiana si presenta come una tra le favorite visto anche la sua qualifica di detentrice del titolo mondiale. La formazione sbarcata nella terra del sol levante ricalca grosso modo quella che ha conquistato il terzo posto al torneo di qualificazione per il Grand Prix Alla competizione parteciperanno due atlete biancorosse che di sicuro saranno protagoniste: Stefania Dall'Igna, con la nazionale italiana, e Miyuki Takahashi, con la nazionale giapponese. Monica De Gennaro, forte libero biancorosso, invece, dopo aver trascorso tutto il periodo estivo e di inizio stagione con la nazionale seniores è stata lasciata a casa dal nuovo tecnico Massimo Barbolini, che le ha preferito Paola Cardullo. Una Dopo un'estate passata con la nazionale, Monica De Gennaro non è stata convocata per la rassegna iridata. DI TOMMASO QUAGGIO scelta dettata forse dalla sicurezza di una maggiore esperienza della giocatrice del Novara, che avrà dunque la possibilità di difendere il suo titolo mondiale conquistato quattro anni fa Berlino, ma non premiata almeno all'esordio, macchiato da un sconfitta imprevista con la Serbia nata anche da una ricezione (fondamentale in cui Cardullo, come De Gennaro, è chiamata a primeggiare) definita da "Me l'aspettavo, adesso penso alla Minetti" La Cia Minetti contro la Megius Padova. Con l'entusiasmante vittoria la coppa non è più un sogno Tuttosport addirittura pessima e criticata anche dagli altri commentatori presenti in Giappone. A parte questo, riferito per dovere di cronaca, e sperando che l'italia si riprenda subito, la giovanissima De Gennaro, tornata a vestire la maglia della Cia Minetti nel primo match di ritorno del suo girone di Coppa Italia, ha dato subito prova della sua crescita tecnica. Dopo le 36 presenze in azzurro, il libero berico si è già contraddistinta per le sue ricezioni perfette, confermate anche dalle statistiche di gioco, dando prova di non aver troppo sofferto (o, meglio, di saper gestire con grande maturità) la mancata convocazione ai mondiali. Monica diciamolo subito: rimpianti per non essere ora a giocarti il mondiale? "Ovvio che ci siano, anche se non discuto al decisione del tecnico, ma devo andare oltre. Ho fatto la mia esperienza che potrei definire in due parole: dura ma bella. La scelta di Barbolini non mi ha colta di sorpresa, perchè non mi ero mai fatta troppe illusioni su questa opportunità, visto il 'peso' della Cardullo, e poi sono molto giovane, avrò di sicuro la possibilità di affrontare questa importante competizione più avanti". Certo magari alle prossime Olimpiadi del 2008? "Esiste sicuramente anche questa opportunità, ma per il momento non è tra i miei principali obiettivi. Per ora voglio solo allenarmi bene con la mia squadra e fare bene. Voglio dare il mio contributo in campo e conoscere bene le nuove compagne. Ora sono concentrata sulla Coppa e sul prossimo campionato. Quando riceverò un'altra convocazione allora ci penserò, ma per ora no". Ora che sei rientrata nella tua squadra come ti sei trovata con le "vecchie" compagne e con i nuovi acquisti? "Fin da subito ho ripreso feeling con le compagne di gioco e anche con le nuove. La squadra mi piace molto. Per esempio nel derby contro Padova abbiamo dato prova del nostro carattere. Certo soffriamo ancora di qualche calo ogni tanto, ma lo spirito è quello giusto anche in vista dell'inizio del campionato". Grande, piccola Moky, alle prese con una delusione celata e gestita e da giorni impegnata a recuperare da alcuni problemi alla schiena, l'unica eredità del lungo periodo in azzurro veramente negativa e da rimuovere quanto prima. Per giocare sempre meglio in biancorosso e tornare a lottare per l'azzurro. Mister Christian Fedrigo scommette sui giovani della squadra: "Stiamo facendo esperienza, i risultati arriveranno" Basket Giovane: "La nostra forza è nel gruppo" "Il morale è buono e il gruppo sano. Siamo una squadra giovane e con potenzialità di crescita quindi anche i risultati arriveranno". È tranquillo Christian Fedrigo, allenatore del Vicenza Basket Giovane, nonostante il difficile inizio di campionato. "Abbiamo un gruppo molto unito - spiega Fedrigo - anche nelle sconfitte, quando potrebbe venire fuori lo scontento. Ognuno invece lotta sempre al massimo delle sue possibilità. Sanno di essere una squadra giovane, con margini di miglioramento e non hanno paura delle formazioni più esperte. Io ho allenato anche Christian Fedrigo, allenatore del Vbg squadre più forti, con le quali però, anche con un vantaggio di 10/15 punti avevi sempre la paura che una o due persone non s'impegnassero abbastanza. Questo da noi non succede, perché tutti hanno capito qual è il loro ruolo". Una squadra, insomma, basata soprattutto sul gruppo, più che sull'esperienza dei giocatori, per la m a g g i o r parte Under 21. "I gruppi vincenti sono quelli che stanno bene insieme e da noi è proprio così. Il fatto di essere un bel gruppo li fa sentire forti. Abbiamo deciso di scommettere sul vivaio, tanto che l'unico non uscito dalle giovanili del Vbg è Tommaso Milani. L'impianto è quello dell'anno scorso, con qualche giocatore rimpiazzato dai giovani. La squadra si allena molto bene e in partita ci provano sempre tutti". In campo pagate probabilmente l'inesperienza, ma anche qualche difficoltà di troppo in attacco. "A penalizzarci sono soprattutto i tiri liberi, sbagliati in momenti chiave, come negli ultimi secondi a Lecco, quando abbiamo perso di tre punti". Come vede il campionato del Vbg? "Questo campionato è diviso in due gruppi, otto squadre che possono giocarsi la promozione e le altre in "seconda fascia". Noi abbiamo fatto la scelta giusta mettendo in condizioni questi ragazzi di fare un campionato giusto per il nostro livello. Ogni partita deve essere, appunto, la partita della vita e giocando contro queste squadre alzi il tuo livello, quindi sai che, anche se hai perso, al ritorno potrai giocartela. Per noi il primo risultato è il miglioramento personale. Con questo, poi, possono arrivare anche le vittorie".

16 16 SPORT 4 NOVEMBRE 2006 DI TOMMASO QUAGGIO 1993: partecipa per il primo anno al campionato italiano femminile di motocross conquistando la tabella n : quinta classificata al campionato italiano di motocross femminile. Quarta classificata nel campionato italiano. 95/96: Terza classificata nel campionato italiano di motocross. 96/97: Vicecampionessa italiana di motocross. 97/98: nel campionato UISP invernale della Hobby Cross (maschile) ottiene il secondo posto. Tra il '98 e il 2000 è pilota professionista negli USA: é Dopo due titoli italiani, Paola Cazzola ha vinto anche il campionato continentale Una vicentina in impennata sull'europa Paola Cazzola con Loris Capirossi A soli due anni dal suo esordio nella velocità, la vicentina Paola Cazzola conquista una doppietta importante che le apre le porte della storia del motociclismo italiano. Dopo la conquista del titolo italiano, il pilota del team Ducati Y2K ha conquistato anche il titolo europeo nel suo esordio nella competizione continentale. Già pilota ufficiale della Yamaha Italia nel motocross, è considerata dalla stampa la donna più versatile e veloce d'italia negli sport motoristici. Paola, ventinovenne e residente a Costabissara, concilia il mondo della velocità con quello lavorativo: la sua professione infatti è quella di responsabile commerciale di un'azienda che si occupa di abbigliamento prevalentemente nell'est europeo. Per la vicentina una carriera sfavillante e una vita da avventuriera. In sella ci arriva nel 1993, nel '99 va un anno ad Hong Kong a lavorare in un'azienda, poi due in Thailandia lavorando nel bar di un albergo, oppure distribuendo volantini pubblicitari, con una cosa in mente però: le due ruote. Nel 2004 la creazione del Trofeo Italiano Motocicliste, composto da cinque gare sui circuiti di, Misano, Vallelunga, Varano e Magione, porta la vicentina in sella prima alla Cbr 660 del Team Luna allestimenti di Padova e poi in sella alla mitica Ducati 999s con l'ingresso nell'omonimo Team italiano. Ovviamente la campionessa non ha deluso le speranze conquistando già nel primo anno il 5 posto e poi nella stagione del 2005 il titolo italiano. Ma è nella stagione appena conclusa che avviene l'ingresso a "tutto gas" nell'albo della storia del motociclismo italiano con la conquista del secondo titolo italiano e quello europeo. L'ultima corona d'alloro è arrivata in Spagna con il secondo posto nel circuito di Cartagena. Anzitutto ben tornata Paola, come ci si sente dopo questa doppietta? "Un po' stanca, tra qualche giorno me ne andrò in vacanza per una Tredici anni di successi l'altra componente del "Wonder Team" da lei fondato con Stefy Baù (campionessa mondiale). Il 2003 l'ha dedicato al Supermotard dove ha ottenuto ottimi risultati nei confronti dei colleghi maschi (sempre fra i primi 7) prima di un grave infortunio nel campionato triveneto maschile. Lo stesso anno, partecipa al Campionato Italiano di Moto d'acqua (jet ski) abbandonato al 6 posto per l'infortunio patito nel motard. Nel 2004 ha deciso di accettare la sfida più grande gareggiando nel Trofeo Italiano Motocicliste Velocità con una Honda CBR600- R standard, classificandosi 5ª "La Ducati è una moto mozzafiato" settimana. In Spagna sono partita dalla seconda posizione in griglia, e subito ho guadagnato la prima posizione. Sono stata in testa per tre giri, poi Alessia Polita mi ha passato, ho comunque visto che il mio vantaggio sulla Samuela De Nardi (diretta rivale per il titolo ndr) aumentava e a quel punto ho preferito non rischiare, e grazie al secondo posto ho potuto agguantare il titolo europeo". Paola infatti nella stagione continentale è sempre salita sul podio: vittoria nel circuito italiano di Vallelunga e ad Hengelo in assoluta ed ha poi partecipato alla Coppa Italia UISP di Motocross ottenendo un secondo posto dopo 4 anni di inattività nella categoria. Ha gareggiato al Moto&Miti di Pesaro nel Supermotard, unica donna invitata a scendere in pista durante la manifestazione ed ha avuto contatti con l'alfa Romeo per la prova di un prototipo in circuito. Nel 2005 parteciperà al Trofeo Italiano Motocicliste ed al Ducati Challenge con il Team Ducati Ufficiale Y2Kn e vince il titolo italino. Nel 2006: conquista con la Ducati il titolo italiano e il titolo europeo. Paola mentre gareggia con la sua Ducati Olanda, terzo posto a Fiume, in Croazia e poi la seconda posizione in Spagna. Cosa ti lascia questa prima esperienza europea? "Sono davvero soddisfatta perché la competizione era qualificata. Con me hanno gareggiato le migliori europee e poi si sono aggiunte anche avversarie d'oltreoceano. In pista contro di me c'erano tutte le donne che corrono a un certo livello. Devo ringraziare la Ducati e gli sponsor, ma anche gli amici e tutti quelli che mi sono stati vicini". Come è stata l'esperienza in sella alla Ducati, la stessa moto che guidano i "maschietti" della MotoGp? "Grazie ad una proposta nel 2005 a fine mondiale MotoGp ho guidato la Ducati Desmosedici: un grande onore che ha da subito rappresentato anche una bella sfida con me stessa, ovviamente mi sono chiesta almeno una volta se sarei stata in grado di gestire così tanta potenza. La prova è arrivata sulla pista spagnola di Valencia. Quello che ho provato è stato incredibile. La facilità con la quale la Ducati prende i giri e la forza impressionante di accelerazione lasciano di stucco. Poi non credi a quello che vedi, a quello che riesci a fare: la frenata mozzafiato, la precisione nell'inserimento in curva, di nuovo l'accelerazione in uscita e la velocità di cui non ti rendi ben conto, grazie all'aerodinamicità ineccepibile. Il feeling tra me e questa moto è stato subito incredibile. Una moto come questa richiede sensibilità assoluta sul comando del gas, perché qualche grado di troppo nel ruotarlo può avere conseguenze devastanti sul comportamento della moto". Progetti per il prossimo campionato? "Per ora vacanza, poi mi dovrò dedicare anche al lavoro dato che per evidenti cause lo trascuro. Diciamo però che per il prossimo anno ci potrebbero essere delle sorprese". Ma come riesci a conciliare la vita del pilota ufficiale con quella del lavoro a Vicenza? "È davvero complicato coniugare le due realtà. Sono in giro per l'italia e l'europa per la maggior parte del tempo. Ma non posso lamentarmi quello che faccio mi piace moltissimo". Ora per te inizia un periodo di riposo, come continuerai con gli allenamenti? "Mi sono comprata una nuova moto da cross per continuare ad allenarmi nei periodi invernali, mentre d'estate coltivo anche la passione per le moto d'acqua. Certo poi a casa ho il mio "Luna Park" personale, almeno così lo chiamo io. Nel mio garage per ora ci sono: la Ducati monster s4rs, la mia moto da gara la Ducati 999s bianco perla, una moto d'acqua, una moto da cross, un super Motard, e due moto giocattolo, e in aggiunta due moto d'epoca, non proprio mie ma del papà".

17 17 SPORT 4 NOVEMBRE 2006 Atletica. 16 appuntamento con Vicenza che Corre Lunedì 6 novembre, per la 16ª edizione consecutiva, studenti vicentini affolleranno piazza dei Signori per la "Vicenza che corre", corsa podistica a cronometro a squadre, riservata ad allievi e allieve delle scuole primarie e secondarie della provincia di Vicenza. Il percorso di gara si svilupperà lungo il tracciato che, con partenza da piazza Duomo, percorrerà le vie Vescovado e Gorizia, quindi Campo Marzo (andata e ritorno), viale Roma, Porta Castello, corso Palladio, via Manin, e arrivo in piazza dei Signori di fronte alla Loggia del Capitanio. La "Vicenza che corre" è organizzata dalla Commissione organizzatrice provinciale, in collaborazione con l'assessorato allo sport del Comune di Vicenza e grazie all'apporto di alunni e insegnanti del "Rossi" per i controlli del percorso, del "Montagna" e del "Lampertico" come giudici di gara. Rally. Aperte le iscrizioni al Rally Città di Vicenza Sabato 18 e domenica 19 novembre si svolgerà il 6 Rally Sprint Trofeo Città di Vicenza, e il 3 Rally Storico Città di Vicenza, appuntamento motoristico che non manca di appassionare la città e di far riecheggiare le sue vie. Aperte da poco le iscrizioni si chiuderanno il 10 novembre. I partecipanti sono già numerosi, pronti ad una competizione emozionante. Li attendono 118 km su asfalto e 4 prove speciali, tutte in linea e su un unico passaggio. Tutti gli iscritti dovranno superare le verifiche sportive che si svolgeranno presso la Citroen RAM di Tavernelle di Altavilla e inizieranno alle 15, con mezz'ora di anticipo rispetto a quelle tecniche. La partenza e l'arrivo sono previsti a Campo Marzo. Per ogni informazione è possibile contattare la Scuderia Palladio via all'indirizzo scuderia.palladio@libero.it o visitare il sito Rugby. Porte aperte ai ragazzi Il rugby è sport faticoso, abitua al sacrificio ed all'impegno personale; è sport di contatto, educa al coraggio ed al rispetto dell'avversario; in più è sport di squadra, privilegia la socialità, e la solidarietà tra compagni. Non è un caso che laddove l' educazione dei ragazzi è tenuta nella giusta considerazione, il rugby sia la principale disciplina sportiva a livello scolastico. Per questo e altri motivi continua la campagna del Rugby Vicenza per avvicinare i giovani a questo sport. I ragazzi tra i 15 ed i 19 anni possono recarsi al campo di via S. Antonino 105 tutti i mercoledì ed i venerdì dalle 18:30 e rivolgersi ad accompagnatori ed allenatori presso la segretaria della società (lo chalet a fianco della tribuna). I bambini del mini, dai 7 ai 13 anni, possono farsi accompagnare tutti i giovedì dalle 18:15 ed al sabato dalle 14:30, sempre presso la segreteria. Basket. L'ex azzurra Cattani alla guida delle giovani del Vbg Dai campi di A2 alla panchina dell'under 13 femminile del Vicenza Basket Giovane per trasmettere alle giovani promesse la sua esperienza e voglia di giocare. Marta Cattani, 33 anni, 1,75 di altezza, l'anno scorso guardia del Vicenza Basket è infatti da settembre a fianco di Massimo Bernardini come assistente allenatore. Una presenza che per le bimbe non può non essere di sprone, trattandosi di una giocatrice che ha calcato i campi di serie A, ma anche internazionali con la maglia dell'italia. E un'esperienza nuova per Cattani, che potrebbe essere anche un investimento per il futuro. "Mi sto introducendo in un mondo per me nuovo - spiega -, perché avevo voglia di fare quest'esperienza non avendo al momento una squadra, e il Vbg me ne ha dato la possibilità. La scelta è caduta su questa società perché nell'ambiente è noto quale lavoro il Vicenza Basket Giovane abbia fatto, quello che ha creato, anche in termini di seguito e la serietà di questa realtà. Sono stata accolta a braccia aperte e credo sia il posto giusto per imparare ad allenare".

18 18 PERSONAGGI 4 NOVEMBRE 2006 A tu per tu con il più famoso dei Magnagati: "In provincia più valori. Ma la cultura è vista come una spesa inutile" Barbujani dell'anonima: macché balletto, Vicenza ha bisogno di una risata DI ILARIO TONIELLO Il suo sopracciglio mobile è un marchio registrato. Stiamo parlando di Barbu, il più d i v e r t e n t e dell'anonima Magnagati, il "buffone" della compagnia. Entrato nel gruppo nel 1984 per sostituire temporaneamente Alberto "Bobo" Morello (scomparso pochi anni fa), rimase insieme a Batu (Roberto Meneguzzo) Toni (Antonio Vedù) e Uccio (Ferruccio Cavallin). Perché Anonima Magnagati? Da dove ha origine il nome? "Al tempo della fondazione ancora non c'ero, ma lo so lo stesso. Il gruppo nascque nel 1984, era il tempo dell'anonima sequestri. L'associazione è stata istintiva. In realtà non bisogna chiedersi perché è stata scelta "anonima", bensì perché è stata scelto "magnagati". Il nostro s p e t t a c o l o "Magnacats" (versione rivisitata del celebre musical "Cats") spiega l'origine di questo aggettivo vicentino. O almeno ci prova". I vicentini posso ancora essere chiamati magnagati? "Vicentini magnagati sempre e comunque. Perché ormai c'è incollato addosso, è una bandiera. Non sono mai cambiati. Il provincialismo che ci distingue ha qualche lato oscuro, ma qui ci sono ancora dei valori. Nelle grandi città ho visto tante luci ma anche tanto vuoto". Pierandrea "Barbu" Barbuiani, magnagato irresistibile Un'esperienza toccante? "La tournée con l'associazione "Veneti nel mondo". Siamo stati in Sud America, Usa, Canada, Nord Europa... ovunque ci fosse una nostra comunità di immigrati. Lì abbiamo scoperto che col passare delle generazioni si dimentica la terra d'origini (per esempio gli immigrati non sapevano cosa fossero gli Alpini) mentre rimaneva la lingua come legame culturale. La gente non veniva ad ascoltare le nostre storie ma solo a sentir parlare Veneto. Ci ha fatto capire la Un Barbu che non si taglia anni '70: Barbu debutta con Barbu Cabaret, spettacoli surreali e improvvisazione con la collaborazione di Stefano Ferrio 1973: nasce l'anonima tra gli anni '70 e '80: primi contatti con l'anonima (collabora allo potenza e il valore della lingua e delle tradizioni". Racconta la prima volta sul palco. "La prima assoluta è stata all'asilo nido. Interpretavo Gesù Bambino. Dovevo uscire, recitare una poesia e tornare dietro alle quinte. Sono uscito, mi hanno applaudito e sono tornato dentro senza dire niente, lasciando il pubblico a bocca asciutta. Da allora spero di essere migliorato". Ci sveli un vizio e una virtù di ogni c o m p o n e n t e dell'anonima? "Batu ha una bellissima voce ma ha una mentalità troppo commerciale, da affarista. L'Anonima al completo in uno dei suoi spettacoli spettacolo "Via col Veneto"). Si esibisce anche con i Seven Gnoms 1984: sostituisce Bobo, all'inizio solo per una stagione. L'addio di Morello al gruppo, però, si rivela definitivo e Barbu diventa un elemento fisso del gruppo Uccio è un grande affabulatore ma un suo difetto è di essere troppo nervoso. Toni ha il raro dono di una creatività dirompente ma è la stessa che lo isola e fa fatica a lavorare in gruppo. Mi aggiungo anch'io: mi dicono sempre che sul palco ascolto più il pubblico che loro. La mia virtù è la simpatia, se c'è quella un comico ha già fatto metà del lavoro". Come conciliate la vita di tutti i giorni con quella sotto i riflettori? "Riusciamo a mantenere un equilibrio proprio perché è un'attività "altra" diversa dalla vita quotidiana. Durante la settimana siamo a casa o al lavoro, nei weekend nel palco o a fare prove. Anche volendo non potrebbe diventare qualcosa di più grande perché la nostra realtà è limitata, per forza di cose, al Veneto. Da quando Tva ha trasmesso spezzoni del nostro spettacolo, però, hanno cominciato a riconoscerci in molti. Non è una cosa che crea problemi, anzi. Al lavoro, per esempio, i nuovi clienti che mi riconoscono sono già meno formali e più disponibili". Un dubbio che attanaglia il Vicentino da anni: si scrive Barbujani o Barbuiani? "All'anagrafe sono Pierandrea Barbuiani ma è colpa dell'anagrafe. All'epoca, quando i nonni sono andati a registrarsi, l'impiegato forse ha detto: "i lunga? La i la faccio lunga solo fino a qui" e così la j si è accorciata. Scherzi a parte la famiglia è originaria da Adria, nell'istria italiana. Insomma sono uno "slavo bon", uno slavo che lavora". Rivelaci il segreto per far ridere la gente. "Essere portati e conosce una battuta fulminante non basta. Così come nella scrittura punti e virgole sono importanti, così un comico deve avere una perfetta padronanza delle pause e dei tempi. È così che si crea il ritmo". Insegnaci una battuta da utilizzare per uscire da una situazione imbarazzante. "Non esiste la battuta perfetta! Posso dare dei suggerimenti, però. In caso d'imbarazzo mai improvvisare. È la cosa più pericolosa, si potrebbe precipitare ancor di più. Meglio imparare una battuta molto bene e ripetere sempre la stessa. Anche nei nostri spettacoli funziona in modo simile: non bisogna confondere spontaneità con improvvisazione. I nostri lavori sono studiati a tavolino e lo spazio per inventare al momento è molto limitato". Ti definisci un "enologo per passione". Consigliaci un vino per questa stagione. "Vade retro prosecco in lattina! Puntiamo alla tradizione: un bianco di Breganze (o un Durello di Montebello) col baccalà". I veneti: cosa ignorano di loro stessi e che dovrebbero sapere per il loro bene? "I progetti a lungo termine. Non riescono a vedere al di là di pochi mesi o pochi anni. O peggio ancora, non vedono oltre il loro orto. Oggi più che mai dobbiamo confrontarci a livello internazionale. Quindi va bene curare il proprio orticello ma guardiamo anche quello dei nostri vicini: cinesi, sudamericani, indiani, africani..." Trent'anni sul palco. Come siete cambiati? Com'è cambiato il pubblico? Come sono cambiati i teatri? "Noi siamo invecchiati (purtroppo!) e anche far le prove degli spettacoli costa più fatica: abbiamo bisogno di una penichella nel pomeriggio... Il pubblico, grazie anche alla tv e al maggior interesse, è molto più informato e smaliziato: si può fare una comicità di testa, a più livelli di lettura, con forme complesse... L'unica cosa che non è cambiata col tempo sono proprio i teatri: sono sempre di meno, decadenti. Purtroppo per noi la cultura (come tutto ciò che non fa schei) è vista come una cosa inutile". Il nuovo teatro comunale fortemente voluto dal sindaco Hüllweck. Come vi sembra il progetto? "Il sindaco ha dichiarato che nel nuovo teatro ci sarà spazio solo per spettacoli di lirica e danza. Spero che scherzasse e che permetterà anche al cabaret e alla comicità intelligente di varcare quella soglia". Un giudizio (comico) sulla Dal Lago? "Eh, la cara Manuela "Dalla Liga", ehm, volevo dire Dal Lago... In realtà la conosco bene, siamo stati insieme in Brasile per l'esperienza di "Veneti nel mondo". Le darei un suggerimento, quello di fare meno la bussola (che punta unicamente a Nord)". Un giudizio (comico) sul Dal Molin? "Santo cielo! Non conforta molto sapere di essere la base americana più importante del continente. Speriamo che il guinness dei primati si fermi qui e di non diventare anche l'obiettivo numero uno in Europa".

19 19 AZIENDE 4 NOVEMBRE 2006 A Vicenza una delle reti wireless più estese d'italia. Un toccasana per le tante aziende dimenticate da Telecom Telemar, internet è nell'aria DI ILARIO TONIELLO Pochi lo sanno ma sopra le nostre teste passa una delle reti internet senza fili più estese d'italia. Una vera fortuna per il territorio vicentino, dove l'adsl arriva a singhiozzo e molte aziende non possono avere una connessione veloce, indispensabile mezzo per ogni attività commerciale e produttiva. Autore di questo piccolo miracolo tecnologico è la Telemar, un'azienda nata nel 1995 a Marostica. Telemar si è sempre occupata di tecnologie legate alla rete. "Abbiamo cominciato con la realizzazione di siti internet e piattaforme per creare e gestire ambienti web complessi - dice Martina Busolini, project manager della Telemar -. L'anno scorso il Governo ha regolamentato l'utilizzo delle frequenze radio per lo scambio di dati. Abbiamo così richiesto una licenza e installato la prima antenna a Rubbio, Asiago, un traliccio in grado di raggiungere buona parte della provincia sottostante. Da allora ci La diffusione della rete wireless nel Vicentino Con Telemar l'internet veloce arriva anche nelle zone più sperdute della nostra provincia siamo estesi sempre di più e ormai copriamo quasi completamente la provincia di Vicenza e parte di quella di Padova e Verona". Ma perché ci sono così tanti problemi con l'adsl? Anche dalla Commissione Europea è arrivata una tirata d'orecchi all'italia, rea di avere un bassissimo tasso di crescita della banda larga. Da una parte c'è lo stato di semimonopolio della Telecom, che ancora non ha liberalizzato il famoso ultimo miglio e mantiene alto il costo del servizio obbligando le aziende concorrenti a pagare un alto subaffitto delle sue linee. Dall'altro lato c'è un fatto tecnico che la Telemar cerca di spiegarci: "Adattare ogni centralina telefonica affinché trasmetta il segnale adsl ha costi altissimi - spiega Busolini -, la Telecom ha iniziato questo lavoro dalle centraline delle città perché servono una grande quantità di persone e aziende". Così molte aree montane o isolate rimangono indietro. Poi c'è il dramma delle zone d'ombra. Ogni città o paese abbastanza grande, infatti, è connesso con più centrali telefoniche. Telecom non modernizza tutte le centrali ma solo le principali. Se dovessimo vedere lo sviluppo dell'adsl dall'alto, come un grafico in una cartina, sarebbe simile a delle macchie di leopardo e non ad una pozza che si espande gradualmente. Così capita che fette della popolazione rimangono tagliate fuori. Un esempio a Vicenza è la zona di Ospedaletto, isolata da sempre. Per Nove e Cartigliano, invece, solo di recente la sede Telecom di Mestre ha promesso l'arrivo dell'internet ad alta velocità. Ma molti piccoli comuni che chiedono il servizio da anni, come Cismon, rimangono ancora a bocca asciutta. Telemar promette di spazzare tutti questi problemi in un soffio d'aria, la stessa che trasporta agevolmente la sua rete per tutta la provincia. Ma come funziona il meccanismo? Alla sede dell'azienda, vicino al Pomari, i tecnici cercano di spiegarci con parole semplici il loro lavoro. Tutto parte dalla connessione di 5 fibre ottiche che raggiungono l'azienda e la connettono alle principali linee di trasmissione del mondo. In pratica Telemar è collegata "all'autostrada" di internet con un "casello" velocissimo. Dal tetto di Telmar una serie di antenne creano dei ponti radio che raggiungono le zone più remote della provincia e oltre. Queste antenne, infine, permettono la connessione con le singole case o aziende. Quando qualcuno si abbona al servizio un tecnico va nella casa o nell'azienda dell'utente e installa un'antenna per la ricezione. Si tratta di un piccolo triangolo di plastica di circa 30 centimetri di lato, simile ad una piccola padella satellitare. Si collega l'antenna ad una scatola installata in casa, et voilà: una velocissima linea internet arriva anche nelle tante zone dove non c'è l'adsl. Il tutto attraverso apparecchi d'avanguardia di derivazione militare, certificate da un'azienda specializzata israeliana. Oltre alla porta per i dati, il terminale di Telemar ha anche una normale presa telefonica. "Attraverso il Voip, ovvero la trasmissione della voce su internet, possiamo anche collegare un normale telefono alle nostre linee. È un telefono vero al 100%, che funziona anche a computer spento e garantisce anche chiamata a tutti i numeri d'emergenza" dice Martina Busolini. La linea Telemar è un po' più costosa della normale adsl ma eliminando l'odiato canone Telecom e approfittando del più economico Voip, alla fine i costi complessivi sono competitivi rispetto il vecchio doppino di rame. Sembra tutto perfetto ma osservando le antenne nel tetto della Telemar viene un dubbio: tutte queste radiazioni elettromagnetiche non saranno pericolose? "Non ci sono rischi - assicura l'azienda - la potenza di trasmissione è bassissima. Per questo dobbiamo installare tante antenne, la connessione deve essere a vista: anche il muro di una casa o la chioma di un albero bloccano il segnale". Se dobbiamo proprio preoccuparci dovremmo temere di più il cellulare che portiamo in tasca: oltre ad essere molto più potente l'antenna è quasi a contatto con l'orecchio. Nel caso di Telmar, invece, basta la stessa presenza del tetto per isolarci da qualsiasi rischio. Ci sono tanti altri vantaggi rispetto alle offerte adsl tradizionali, come una maggiore velocità di trasmissione garantita e un indirizzo ip statico, ma lasciamo questi tecnicismi agli esperti. A noi basta fantasticare che voci, immagini e informazioni di luoghi lontani ci arrivino così per magia, accompagnate dalle nuvole. In 10 anni da Piazza degli Scacchi a tutto il Vicentino 2005 Nasce a Marostica (TeleMar. significa infatti " T e l e c o m u n i c a z i o n i Marostica) 2000 Inaugurazione della sede a Vicenza, più grande e al centro del territorio 2001 Arriva l'adsl in provincia. Telemar comincia a proporre servizi legati ad essa e web software 2004 Telemar diventa una società per azioni 2005 Partono le offerte Voip e il servizio senza fili Interbanda 2006 Interbanda copre quasi tutto il Vicentino e parte di Verona e Padova

20 20 REGIONE 4 NOVEMBRE 2006 Chisso: "I nostri incentivi hanno permesso di finanziare biciclette elettriche" La Regione contro l'inquinamento 200 mila euro l'ammontare della somma disponibile La Regione interverrà finanziariamente anche per il 2006 sulle spese di acquisto di biciclette elettriche, come supporto alla diffusione di mezzi non inquinanti per spostarsi nelle grandi città e nei centri urbani più inquinati. Lo ha deciso la Giunta veneta, su proposta dell'assessore alle politiche della mobilità Renato Chisso, assegnando per queste finalità 320 mila euro. "Abbiamo attivato questo genere di iniziative fin dal ha sottolineato Chisso - e con questa posta finanziaria abbiamo anche coperto l'acquisto di vetture elettriche per i parcheggi scambiatori di Mestre. I nostri incentivi - ha aggiunto Chisso - hanno permesso di finanziare complessivamente biciclette elettriche, riscontrando la generale approvazione della cittadinanza ed in particolare quella degli anziani, che hanno maggiormente beneficiato di questo particolare mezzo di trasporto". Per l'anno corrente, nella ripartizione dei fondi si è tenuto conto dell'entità della popolazione e sono stati favori i Comuni dove è stato accertato un consolidato interesse da parte della cittadinanza. Della somma disponibile, 200 mila euro sono stati destinati ai Comuni capoluogo e il resto ai Comuni a "rischio PM 10". L'intervento è realizzato con la partecipazione delle ditte interessate, in maniera da assicurare certezza e contenimento dei prezzi e caratteristiche adeguate. "Quest'anno - ha concluso Chisso - abbiamo stabilito di aggiornare il protocollo tra Regione e aziende produttrici e rivenditrici". La suddivisione prevede che nel Comune di Belluno possano essere acquistate con il contributo regionale 27 biciclette a pedalata assistita, a Padova 154, a Rovigo 37, a Treviso 144, a Verona 186, a Venezia 202, a Vicenza 80. Quanto ai Comuni a Rischio PM 10, a Feltre potranno essere acquistate 11 biciclette elettriche; a Cadoneghe 8; a Noventa Padovana 5; ad Albignasego 11, a Montegrotto Terme 6, a Ponte San Nicolò 7, a Rubano 8, a Vigonza 11, a Conselve 5, a Due Carrare 5, a Piove di Sacco 10, a Battaglia Terme 2, a Monselice 10, a Cittadella 11, a Castelnovo 2, a Melara 1, ad Adria 12, a Taglio di Po 5, ad Ariano nel Polesine 3, a Porto Viro 8, a Corbola 3, a Castelfranco Veneto 18, a Vittorio Veneto 17, a Montebelluna 15, a Mogliano Veneto 15, a Conegliano 20, a Legnago 14, a S. Giovanni Lupatoto 12, a Villafranca 16, a Chioggia 30, a Spinea 14, a Mirano 15, a Jesolo 13, a Portogruaro 13, a S. Donà di Piave 20, a Mira 20, ad Arzignano 13, a Montecchio Maggiore 12, a Valdagno 15, a Bassano 23, a Schio 21. Progetto raccordo Treviso mare - strada Jesolana Per l'anno corrente, nella ripartizione dei fondi si è tenuto conto dell'entità della popolazione e sono stati favori i Comuni dove è stato accertato un consolidato interesse da parte della cittadinanza. Della somma disponibile, 200 mila euro sono stati destinati ai Comuni capoluogo e il resto ai Comuni a "rischio PM 10" La Commissione Tecnica Regionale, Sezione Opere Pubbliche, ha approvato con prescrizioni, sotto il profilo tecnico ed economico e sotto l'aspetto ambientale, il progetto definitivo dei lavori denominati "Raccordo tra la S.R. n. 43 "Del Mare" e la S.P. n. 42 "Jesolana", in Comune di Jesolo, per un importo complessivo che sfiora i 13 milioni 600 mila euro. L'iniziativa - ha sottolineato l'assessore alle politiche della mobilità del Veneto Renato Chisso - si rifà all'accordo di programma per l'individuazione degli interventi da realizzare sulla viabilità primaria del territorio del litorale di Jesolo e Cavallino-Treporti, sottoscritto nell'ottobre del 2002 da Regione, Provincia di Venezia e dalle due Amministrazioni Comunali. L'intervento in questione, compreso nel primo piano triennale regionale della viabilità veneta e indicato nella proposta della Giunta di secondo triennale attualmente all'esame del Consiglio, si riferisce ad una situazione viaria che presenta non poche problematiche, con flussi veicolari diretti al litorale Est e alla zona industriale e artigianale, nonché quelli provenienti da Eraclea verso le spiagge jesolane, che transitano attraverso il centro della città. "Il progetto - ha spiegato Chisso - prevede la realizzazione della circonvallazione nord della lunghezza di 3 km, che permetterà un miglior collegamento lungo l'asse est - ovest e nord - est". La Commissione Tecnica Regionale ha peraltro prescritto che, in sede di progettazione, sia riservata particolare cura all'aspetto architettonico del ponte sul canale VII Nuovo e si provveda ad un adeguato dimensionamento dei bacini di lagunaggio e fitodepurazione; che, in caso di asporto di terreno, le ditte costruttrici provvedano a richiedere il parere dell'ar- PAV; che si provveda al censimento del numero e della tipologia delle eventuali piante ad alto fusto da abbattere; che si provveda alle necessarie modifiche dello strumento urbanistico comunale. Veneto prima regione in Italia per raccolta differenziata di rifiuti solidi urbani Buona la cultura ecologica veneta Il 92% dei comuni è soggetto al pagamento del tributo minimo La Giunta regionale, su proposta dell'assessore all'ambiente, Giancarlo Conta, ha approvato l'elenco dei Comuni del Veneto e dei rispettivi Tributi speciali che gli stessi sono tenuti a versare per il conferimento in discarica dei propri rifiuti urbani. L'importo del tributo, cosiddetto ecotassa, è determinato in funzione della percentuale di raccolta differenziata ottenuta dal Comune e registrata e certificata dall'osservatorio Regionale Rifiuti per l'anno "Dall'elenco - sottolinea l'assessore Conta - risulta che circa il 92 per cento dei Comuni è soggetto al pagamento del tributo minimo, pari al 30 per cento di quello intero, il che vuol dire che in Veneto i cittadini, in primis, hanno acquisito una cultura ecologica, modificando i loro tradizionali comportamenti per un miglior recupero, un più efficace riutilizzo della frazione differenziata, per un ambiente migliore e un minore conferimento in discarica. Questo fa si che il Veneto sia la prima regione in Italia per raccolta differenziata di rifiuti solidi urbani. Una realtà - ha ribadito - che non nasce per caso, ma dal concreto impegno della Regione e degli altri livelli istituzionali e operativi. La nostra strategia - ha poi concluso Conta - è quella di impedire nuove discariche sul territorio veneto e andare a valorizzare i nostri rifiuti attraverso i termovalorizzatori, quindi recuperando energia e calore e dando un servizio certo ai cittadini, i quali potranno beneficiare di una riduzione dell'ecotassa. Il tutto, ovviamente, realizzato nella più totale sicurezza ambientale".

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