CENA DI DIGIUNO. 1^ parte: Il cammino di Israele verso la terra promessa

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Giacinta Gioia
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1 CENA DI DIGIUNO memoriale della Pasqua Ebraica e preparazione a quella cristiana 1^ parte: Il cammino di Israele verso la terra promessa 1 L. E' ormai vicina la Pasqua, sicuramente la festa più importante che i cristiani hanno, nel triduo Pasquale ricordiamo gli avvenimenti riguardanti gli ultimi giorni del Signore Gesù: Giovedì Santo: l'ultima cena, con l'istituzione dell'eucaristia e del sacramento dell'ordine; Venerdì Santo: la passione e la morte del Signore con l'adorazione della croce; Tra sabato e Domenica: la Risurrezione, la Pasqua del Signore. Ma per capire in profondità questi avvenimenti che coinvolgono la nostra fede e trasformano la nostra vita, dobbiamo ripercorrere, almeno simbolicamente, il cammino di salvezza che Dio ha fatto compiere al popolo d'israele. Questo è il significato di quello che faremo stassera nella "cena di digiuno": trovare la radice profonda della festa di Pasqua, per vivere più intensamente la nostra Pasqua. 2L. Iniziamo questo cammino all'esterno del luogo dove celebreremo la "cena di digiuno" per significare il cammino che il popolo d'israele ha compiuto fidandosi del suo Signore. La storia comincia tanti anni prima, quando Dio chiama Abramo a lasciare la sua terra per raggiungere la terra promessa. Quello di Abramo è un atto di fede, si fida di Dio e inizia questo cammino che, dopo diverse situazioni, lo porterà nella terra di Canaan. Qui il piccolo Clan di Abramo cresce e si moltiplica fino a diventare un popolo, il quale prenderà il nome dal nipote di Abramo: Giacobbe detto Israele perché padre di una moltitudine. Israele avrà dodici figli e ognuno di questi figli sarà capostipite di un nuovo clan che insieme formeranno le dodici tribù di Israele. Ma la fedeltà di questi figli non sempre rispecchia quella di Abramo o di Giacobbe, ed è per questo che, ad un certo momento, il popolo si trova schiavo in Egitto. 3L. E qui inizia la nostra serata, quando il popolo stanco dell'oppressione si ricorda delle promesse di Dio e lo supplica di liberarlo e Dio, che non ha dimenticato il suo popolo nonostante l'infedeltà, manda Mosè con l'incarico di liberare Israele e riportarlo, dopo un cammino di conversione, alla terra promessa.

2 Il momento forte di questa liberazione è quando Dio interviene con mano potente per convincere il Faraone egiziano a lasciare partire Israele con l'uccisione dei primogeniti, mentre passerà oltre e quindi risparmierà i primogeniti Ebrei e dirà a Mosè di celebrare il fretta quell'ultima cena e di celebrarla in un determinato modo, per ricordare, per sempre, ciò che Dio ha fatto in favore del suo popolo. G. Ascoltiamo ora gli ordini di Dio a Mosè a riguardo di quell'ultima cena tutta particolare: Es. 12, R. Che cosa significa questo rito? e perché Dio dice a Mosè di celebrarlo come rito perenne, come memoriale per sempre? 4L. Nell'Antico Testamento vengono date due risposte diverse, anche se complementari. Secondo la spiegazione più antica, la festa di Pasqua ricorda, in primo luogo, il passaggio di Dio; il nome stesso di Pasqua viene fatto derivare da un verbo che indica l'azione di Dio che passa sopra, nel senso che salta, o risparmia, o protegge, le case degli ebrei, mentre colpisce quelle dei loro nemici. Il contenuto che la Pasqua commemora è, dunque, il passaggio salvifico di Dio: Pasqua, perché Dio passa! In questa spiegazione è quindi Dio il protagonista perché passa e salva il suo popolo. 5L. In altre parti più recenti dell'esodo l'attenzione si sposta dal momento dell'immolazione dell'agnello a quello dell'uscita dall'egitto che è vista come il passaggio dalla schiavitù alla libertà. Cambia così anche il protagonista: non è più Dio che passa e salva, ma l'uomo, o il popolo, che passa ed è salvato. G. Queste due interpretazioni della Pasqua non si escludono ma si completano a vicenda, il popolo è reso libero perché possa servire il suo Signore sul monte Sinai ove ha compimento l'alleanza del Sinai (tavole della legge), alleanza che sarà definitiva nella Nuova Alleanza ( sul monte golgota ove Cristo muore per salvare tutta l'umanità). 6L. Prepariamoci ora anche noi a celebrare il ricordo della Pasqua ebraica, entriamo nel luogo dove ricorderemo i gesti e le parole che Mosè, insieme al popolo ebraico hanno fatto in quell'ultima sera. Salmo 105

3 2^ parte: La Pasqua degli Ebrei Appena entrati nella stanza ci si mette tutti a sedere intorno ai tavoli ancora spogli. G. Per prepararci a vivere questo momento ci facciamo aiutare da uno pezzo del Film "Mosè" che ci riporterà con la fantasia a quei lontani tempi. Videocassetta di Mosè G. Ascoltiamo ora cosa riferisce Mosè al popolo dopo aver ricevuto il comando da Dio: Es. 12, Un ragazzo porta il libro della Bibbia Cat. Nella Bibbia sono contenuti i rotoli dei libri ove il Signore ha parlato e sono per noi testo sacro che ci ricorda di generazione in generazione, le grandi opere di Dio. Un ragazzo porta un candeliere Anim. La luce che illuminava la cena degli Ebrei, segno della speranza di salvezza che essi attendevano da Dio. Si apparecchia la Tavola 4 ragazze portano le tovaglie e le sistemano 2 ragazzi portano i piatti 2 ragazze portano i bicchieri 2 ragazzi portano le posate 2 ragazze portano le brocche con l'acqua Simboli della cena: 2 ragazze portano l'agnello Cat. L'agnello è il segno del sacrificio sostitutivo, il Signore ha risparmiato i primogeniti ebrei; infatti il Signore passò oltre le case degli Israeliti rese riconoscibili dagli stipiti delle porte dipinti col sangue dell'agnello, risparmiandole.

4 2 ragazzi portano il pane azzimo Anim. Il pane azzimo, senza lievito, indica la fretta della fuga dall'egitto, con i fianchi cinti, i sandali ai piedi ed il bastone in mano, ed è anche segno del rinnovamento, il lievito era la pasta fermentata ricordo dell'egitto, ma ora per il popolo inizia un tempo nuovo e tutto deve rinnovarsi. 2 ragazze portano le erbe amare Cat. Le erbe amare sono il segno delle amarezze subite dagli ebrei in Egitto costretti per 400 anni ai lavori forzati. G. Inizia la "cena di digiuno" con i simboli della Pasqua ebraica, cena semplice dove non è importante quanto si mangia, ma quello che si mangia. Una musica di sottofondo accompagnerà la cena. 3^ parte: Dalla Pasqua ebraica alla Pasqua Cristiana 2 R Ma per noi Cristiani che cosa significano questi simboli? 7L. Quell'agnello che salvò gli ebrei è diventato ora Gesù, nuovo Agnello che col suo sangue sparso per tutti vuole salvare ogni uomo; il pane azzimo indica che noi dobbiamo vivere la nostra vita di amici di Gesù senza il lievito della malizia, quello che avevano i farisei al tempo di Gesù (Mc. 8,15ss). Così le erbe amare indicano l'amarezza della passione del Signore. G. Ascoltiamo ora S. Paolo che ci invita a vivere nella nuova dimensione della Pasqua: 1^ Cor. 5,6-8 Cat. Grandi cose ha fatto il Signore per noi. Tutti Per questo noi siamo nella gioia. Cat. Grandi doni ha fatto il Signore ai nostri Padri. Tutti Sì, opere stupende, ma a noi più grandi ancora. Cat. Parlò ai nostri padri per mezzo di Mosè

5 Tutti A noi ha donato il Figlio suo Gesù. Cat. Sconfisse il faraone e il suo esercito. Tutti Noi invece ha liberato dal potere del diavolo Cat. Salvò le loro case con il sangue dell'agnello. Tutti Ci libera dal male col sangue di Cristo. Cat. La cena pasquale era un ricordo glorioso. Tutti La Messa è comunione col Signore risorto. Cat. Aperse per gli schiavi una strada nel mar Rosso. Tutti Nell'acqua del battesimo ci guida a libertà. Cat. Benediciamo il Signore. Tutti A lui onore e gloria nei secoli. Amen. 8L. Simbolicamente anche noi iniziamo questo cammino di liberazione che celebreremo nel Triduo Pasquale, ognuno di noi prenderà un cero, li accenderemo al candeliere e poi in silenzio ci portiamo in chiesa. Arrivati in chiesa appoggiamo i ceri sul perimetro dell'altare e ci disponiamo in cerchio intorno all'altare. G. E' questo il luogo, per noi cristiani, dove celebreremo la Pasqua del Signore, su questo altare faremo memoria delle grandi opere di salvezza che Dio Padre ha compiuto nel suo figlio Gesù. Rileggiamo ora il racconto dell'ultima cena dove il Signore ci lascia il comando fate questo in memoria di me e così a Pasqua e ogni domenica (Pasqua della settimana) noi ricordiamo, viviamo e partecipiamo al sua grande dono di amore. Lc. 22,7-20 9L. Con il canto Resta qui con noi ci salutiamo e ci diamo appuntamento al triduo pasquale.

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