OPERE INTERFERENTI COL DEFLUSSO IN ALVEO E IN CONOIDE OPERE DI DIFESA E REGIMAZIONE

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3 INDICE 1. PREMESSA RICERCA STORICA SU PASSATI EVENTI DI DISSESTO CARTA GEOLOGICO-STRUTTURALE CARATTERISTICHE GEOLOGICO-STRUTTURALI DEL TERRITORIO SUBSTRATO ROCCIOSO SCISTI DEI LAGHI GRANITI DEI LAGHI DEPOSITI SUPERFICIALI DEPOSITI GLACIALI DEPOSITI FLUVIOGLACIALI E GLACIOLACUSTRI DEPOSITI DI VERSANTE DEPOSITI ALLUVIONALI TORRENTIZI DEPOSITI DI ORIGINE ANTROPICA COLTRI INDIFFERENZIATE DI ALTERAZIONE COLTRE ELUVIO-COLLUVIALE CARATTERISTICHE GEOMECCANICHE DELLE ROCCE E GEOTECNICHE DEI TERRENI CARTA GEOMORFOLOGICA E DEI DISSESTI DESCRIZIONE DELLA SITUAZIONE GEOMORFOLOGICA REGIONALE FORME DI ORIGINE GLACIALE FORME DI ORIGINE GRAVITATIVA FORME DI ORIGINE TORRENTIZIA ELEMENTI ANTROPICI CARTA IDROLOGICA DESCRIZIONE DEI PATTERN IDROGRAFICI ELEMENTI IDROGEOLOGICI VALUTAZIONI DI BILANCIO IDROGEOLOGICO ELEMENTI IDROGEOLOGICI DELLE AREE DI CONOIDE ELEMENTI IDROGEOLOGICI DELLE AREE DI VERSANTE IDROLOGIA PARAMETRI MORFOMETRICI ANALISI IDROLOGICA: AFFLUSSI - DEFLUSSI CALCOLO DELLE PORTATE DI MASSIMA PIENA CARATTERISTICHE IDRAULICHE DEL LAGO MAGGIORE METODOLOGIA DI ANALISI DELLA PERICOLOSITÀ SULLE CONOIDI ALLUVIONALI E NELLE AREE INTERESSATE DA DINAMICA TORRENTIZIA DEFINIZIONE DI PERICOLOSITÀ METODI DI ANALISI: CARATTERISTICHE E LIMITI RACCOLTA DATI DI EVENTI STORICI DI DISSESTO TORRENTIZIO DETERMINAZIONE DEL MECCANISMO DI TRASPORTO SOLIDO METODI PER LA DETERMINAZIONE DELLA MAGNITUDO PER EVENTI ECCEZIONALI CONSIDERAZIONI SUI RISULTATI OTTENUTI DAI VARI MODELLI TORRENTE RODDO CARATTERISTICHE SEDIMENTOLOGICHE DEI DEPOSITI IN ALVEO E IN CONOIDE MECCANISMO DI TRASPORTO SOLIDO CARATTERISTICO VALUTAZIONE DELLA PERICOLOSITÀ DELLA CONOIDE ALLUVIONALE ELEMENTI GEOMORFOLOGICI... 40

4 OPERE INTERFERENTI COL DEFLUSSO IN ALVEO E IN CONOIDE OPERE DI DIFESA E REGIMAZIONE ZONAZIONE DELLA PERICOLOSITÀ IN CONOIDE RIO SELVALUNGA (O RIO MOLINO) CARATTERISTICHE SEDIMENTOLOGICHE DEI DEPOSITI IN ALVEO E IN CONOIDE MECCANISMO DI TRASPORTO SOLIDO CARATTERISTICO VALUTAZIONE DELLA PERICOLOSITÀ DELLA CONOIDE ALLUVIONALE ELEMENTI GEOMORFOLOGICI OPERE INTERFERENTI COL DEFLUSSO IN ALVEO E IN CONOIDE OPERE DI DIFESA E REGIMAZIONE ZONAZIONE DELLA PERICOLOSITÀ IN CONOIDE RIO RAMPOLINO (O FOSSO DEL BUCO MARCIO) CARATTERISTICHE SEDIMENTOLOGICHE DEI DEPOSITI IN ALVEO E IN CONOIDE MECCANISMO DI TRASPORTO SOLIDO CARATTERISTICO VALUTAZIONE DELLA PERICOLOSITÀ DELLA CONOIDE ALLUVIONALE ELEMENTI GEOMORFOLOGICI OPERE INTERFERENTI COL DEFLUSSO IN ALVEO O IN CONOIDE OPERE DI REGIMAZIONE E DI DIFESA ZONAZIONE DELLA PERICOLOSITÀ IN CONOIDE TORRENTE CRÈE CARATTERISTICHE SEDIMENTOLOGICHE DEI DEPOSITI IN ALVEO E IN CONOIDE MECCANISMO DI TRASPORTO SOLIDO CARATTERISTICO VALUTAZIONE DELLA PERICOLOSITÀ DELLA CONOIDE ALLUVIONALE ELEMENTI GEOMORFOLOGICI OPERE INTERFERENTI COL DEFLUSSO IN ALVEO O IN CONOIDE OPERE DI REGIMAZIONE E DI DIFESA ZONAZIONE DELLA PERICOLOSITÀ IN CONOIDE TORRENTE FIUMETTA CARATTERISTICHE SEDIMENTOLOGICHE DEI DEPOSITI IN ALVEO E IN CONOIDE MECCANISMO DI TRASPORTO SOLIDO CARATTERISTICO VALUTAZIONE DELLA PERICOLOSITÀ DELLA CONOIDE ALLUVIONALE ELEMENTI GEOMORFOLOGICI OPERE INTERFERENTI COL DEFLUSSO IN ALVEO O IN CONOIDE OPERE DI REGIMAZIONE E DI DIFESA ZONAZIONE DELLA PERICOLOSITÀ IN CONOIDE RIO BERTA CARATTERISTICHE SEDIMENTOLOGICHE DEI DEPOSITI IN ALVEO MECCANISMO DI TRASPORTO SOLIDO CARATTERISTICO VALUTAZIONE DELLA PERICOLOSITÀ DELLA AREA DI DEPOSIZIONE TERMINALE ELEMENTI GEOMORFOLOGICI OPERE INTERFERENTI COL DEFLUSSO IN ALVEO OPERE DI REGIMAZIONE E DI DIFESA ZONAZIONE DELLA PERICOLOSITÀ ANALISI DELLA PERICOLOSITÀ PER FENOMENI DI DINAMICA GRAVITATIVA RACCOLTA DATI DI EVENTI STORICI DI DISSESTO GRAVITATIVO ELEMENTI FORNITI DAL QUADRO IFFI... 56

5 8.3. DISSESTI DI ORIGINE GRAVITATIVA DISSESTI DI ORIGINE TORRENTIZIA CARTA DI SINTESI DELLA PERICOLOSITÀ GEOMORFOLOGICA E DELL IDONEITÀ ALL UTILIZZAZIONE URBANISTICA GENERALITA CARICO ANTROPICO, PERICOLOSITA, ARTICOLAZIONE DELLE CLASSI IIIB CONVERSIONE FRA CLASSI DI PERICOLOSITA' GEOMORFOLOGICA E DI IDONEITA' ALL'UTILIZZAZIONE URBANISTICA AI SENSI DALLA CIRC. PGR N.7LAP E AREE IN DISSESTO DEL PAI - ATLANTE DEI RISCHI IDRAULICI E IDROGEOLOGICI CLASSIFICAZIONE DI PERICOLOSITA GEOMORFOLOGICA ADOTTATA NORME DI ATTUAZIONE DI TIPO GEOLOGICO CONFRONTO CON GLI STRUMENTI URBANISTICI DEI COMUNI CONTERMINI CONFRONTO TRA I RISULTATI DELLE VERIFICHE DI COMPATIBILITÀ IDRAULICA ED IDROGEOLOGICA E L ATLANTE DEI RISCHI PAI Allegati: - Aree in dissesto individuate dall Atlante dei Rischi PAI - Estratto quadro IFFI - Schede sugli effetti e sui danni indotti da fenomeni di instabilità naturale (archivio Newgeo) - Schede Sicod - Schede conoidi - Schede frane - Stralci degli studi idraulici eseguiti - Estratti delle carte di sintesi dei comuni contermini - Cronoprogramma degli interventi - Norme Tecniche di Attuazione - Elenco dei corsi d acqua iscritti all elenco delle acque pubbliche

6 1. PREMESSA Il Comune di Stresa è dotato di un Piano Regolatore Generale Comunale approvato dalla Regione Piemonte con D.G.R. n. 89/32803 del 07/03/94. Gli elaborati di progetto, adottati in via preliminare con D.C. n. 10 del 13/03/87 e in via definitiva con D.C. n. 115 del 21/07/89, comprendevano anche allegati tecnici redatti a seguito di indagini geologico-geomorfologiche condotte ai sensi dell Art.14, punto 2, a) della L.R. n. 56/77. Le indagini geologiche erano state eseguite in tutto il territorio comunale e avevano individuato le aree a diversa vocazione edificatoria; il Piano Regolatore aveva pertanto individuato gli azzonamenti compatibili con tali indicazioni. A seguito osservazioni e rilievi della Regione Piemonte, il Piano Regolatore veniva successivamente dotato anche di Relazione geologico-tecnica relativa alle aree di nuovo insediamento approvata con D.C. n. 14 del , nonché di definizione delle aree di salvaguardia delle risorse idriche ai sensi del D.P.R. n. 236/88. In data la Regione Piemonte emetteva la Circ. P.G.R. n. 7/LAP che definiva gli standard di lavoro per la stesura delle indagini geologiche a corredo dei Piani Regolatori Comunali; ovviamente gli allegati tecnici a corredo del PRGC di Stresa non erano coerenti con tali successive disposizioni. In data 24/05/2001 con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri veniva approvato il Piano Stralcio per l Assetto Idrogeologico (PAI) adottato dal Comitato Istituzionale dell Autorità di Bacino del Fiume Po con deliberazione n. 18 datata 26/04/2001. In relazione alle disposizioni del PAI il territorio comunale di Stresa non risultava compreso in aree soggette a fasce fluviali, ma, nell Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici, venivano evidenziate alcune aree interessate da dissesto idraulico e idrogeologico, così definite (Fig. 1 e 2): Conoide terminale del T. Roddo e Rio Rampolino (o Fosso del Buco Marcio) Aree di conoide attivo non protetto (Ca) soggette a fenomeni di trasporto di massa. Versante est del M.te Croce della Tola Area di frana attiva (Fa). Altre due situazioni di carattere lineare e puntuale erano riportate nel territorio comunale come segue: Alveo del T. Fiumetta Area con pericolosità molto elevata o elevata non perimetrata. Località lungo lago: Area di frana attiva non perimetrata. In tali aree le Norme di attuazione del PAI, all Art.9, indicavano analiticamente, per ciascun tipo di area, le limitazioni alle attività di trasformazione e di uso del suolo derivanti dalle specifiche condizioni di dissesto idraulico. 1

7 In relazione alla necessità di eseguire approfondimenti idraulici ed idrogeologici su tali aree, nonché di aggiornare l intero Piano Regolatore anche con indagini geologiche redatte ai sensi della Circ. P.R.G. 7 Lap e della N.T.E. su tutto il territorio, il Comune di Stresa incaricava il sottoscritto Dr. Geol. Italo Isoli di tale revisione. Ai fini di una più omogenea applicazione di tutte le disposizioni e le procedure sopra indicate la Regione Piemonte emetteva in data 15 luglio 2002 la D.G.R. n indirizzi per l'attuazione del PAI nel Settore Urbanistico. Con tale D.G.R. si individuavano i criteri per la stesura delle indagini storiche e geomorfologiche e delle analisi idrauliche su corsi d'acqua, con relative legende per la stesura della Carta geomorfologica e del dissesto. Successivamente la Regione Piemonte nel prendere atto di nuove disposizioni del Comitato Territoriale dell Autorità di Bacino, emetteva in data 18 marzo 2003 la D.G.R. n , che prevedeva un nuovo percorso procedurale per addivenire all'espressione del parere regionale sul quadro del dissesto ai fini dell'aggiornamento del PAI alla scala comunale. In particolare e per quanto attiene alla situazione del Comune di Stresa, la nuova D.G.R. prevedeva che i Comuni potessero provvedere agli adempimenti di loro competenza anche in assenza del parere regionale preventivo e che i Comuni che avessero adottato e pubblicato entro il 30 settembre 2003, Piani Regolatori e loro varianti volti all'adeguamento del PAI, non avrebbero dovuto applicare le prescrizioni di cui all'art. 9 delle N.T.A. del PAI, bensì le misure di salvaguardia delle prescrizioni urbanistiche ed edilizie adottate. Tenuto conto dei tempi strettissimi per l ottemperare delle procedure di cui sopra, il Comune di Stresa, riteneva opportuno provvedere all'adozione di un progetto preliminare di adeguamento al PAI sulle sole aree individuate dall'atlante dei Rischi in data settembre 2003, in seguito adottato come progetto definitivo. Tale variante è stata approvata nel febbraio Successivamente è stato completato sull intero territorio comunale, lo studio geologico ai sensi della Circ. P.R.G. 7 Lap, della N.T.E. nonché delle D.G.R. n del 06 agosto 2001, n del 15 luglio 2002 e n del 18 marzo 2003 seguite all approvazione del PAI, studio che si configura quindi come verifica di compatibilità idraulica ed idrogeologica ai sensi dell art. 18 comma 2 delle N.T.A. del PAI. I risultati dello studio geologico-geomorfologico nell ambito delle verifiche di compatibilità idraulica ed idrogeologica ai sensi dell art. 18 comma 2 delle N.T.A. del PAI a corredo sia della Variante di adeguamento al PAI per le aree inserite nell Atlante dei Rischi, adottata nel settembre 2003 e recentemente approvata, hanno reso necessaria anche la realizzazione di un monitoraggio satellitare su un area di circa 8,5 km 2 che occupa il fianco orientale del M.te Croce della Tola comprendente anche gli abitati di Stresa, Someraro, Levo e Campino. La Regione Piemonte erogava un ulteriore contributo finalizzato alla realizzazione del monitoraggio al quale veniva corredata una Analisi geologica e geomorfologica dei risultati dell'elaborazione di dati SAR satellitari con la tecnica dei permanent scatterers a firma del sottoscritto da considerarsi supplemento di indagine nell ambito delle verifiche di compatibilità idraulica ed idrogeologica ai sensi del PAI. Tutte le analisi eseguite sono state presentate ai Gruppi Interdisciplinari (che si sono riuniti in prima seduta in data 17/06/2005 e in seconda seduta il giorno 15 maggio 2009). 2

8 Rispetto alle osservazioni di cui all ultimo tavolo tecnico sono state recepite in larga misura le indicazioni espresse e, laddove è risultata necessaria un ulteriore precisazione sono state illustrate le relative considerazioni sottoforma di controdeduzioni. Nel frattempo è stata emanata la DGR n del 28 luglio 2009 contenente due allegati (A e B) che sostituiscono rispettivamente gli allegati 1 e 2 della DGR n L allegato A indirizzi procedurali per l attuazione del PAI al capitolo 4 individua due possibili procedure necessarie all adeguamento degli strumenti urbanistici comunali al Piano Stralcio per l Assetto Idrogeologico in rapporto alla nuova normativa urbanistica regionale. Al paragrafo 4.2 vengono individuate le facoltà del comune; il comune di Stresa, avendo già predisposto elaborati di analisi geologiche e idrogeologiche ritiene che la procedura di cui al punto b), possa rendere più celere l intero percorso approvativo della lettera b) di tale paragrafo. Pertanto in occasione della prima conferenza di pianificazione in cui verrà esaminato il documento programmatico verrà comunicato che la Variante in oggetto risulterà anche una Variante di Adeguamento al PAI, e verranno messi a disposizione dei presenti alla conferenza gli elaborati di analisi geologiche e idrauliche, in particolare ai rappresentanti della DB14, all ARPA e al servizio tecnico della Provincia a cui sono già stati preventivamente inviati ai sensi del paragrafo 4.4 della DGR del 28 luglio Quindi i risultati di tutte le analisi e le verifiche eseguite nonchè i recepimenti delle osservazioni dei Gruppi Interdisciplinari da presentare alla Conferenza di Copianificazione, risultano costituite dai seguenti elaborati: Geo A - Recepimenti e Controdeduzioni alle osservazioni tecniche del secondo tavolo tecnico interdisciplinare Geo 1 - Relazione geologica; Geo 2a-b Carta geologico-strutturale scala 1:5.000; Geo 3a-b - Carta geomorfologica e del dissesto - scala 1:5.000; Geo 4 Carta idrologica scala 1:10.000; Geo 5 Carta delle opere idrauliche censite scala 1:10.000; Geo 6a-b Carta dei corsi d acqua ad alveo demaniale scala 1:5.000; Geo 7 Carta dell acclività scala 1:10.000; Geo 8a-b-c - Carta di sintesi della pericolosità geomorfologica e dell'idoneità all'utilizzazione urbanistica dell intero territorio comunale - scala 1:5.000; Geo 9a-b-c - Carta di sintesi della pericolosità geomorfologica e dell'idoneità all'utilizzazione urbanistica dell intero territorio comunale con sovrapposizione degli elementi di dissesto - scala 1:5.000; Geo 10 a-b-c-d-e-f Carta di sintesi della pericolosità geomorfologica e dell idoneità all utilizzazione urbanistica del territorio urbanizzato scala 1:

9 Analisi geologica e geomorfologica dei risultati dell'elaborazione di dati SAR satellitari con la tecnica dei permanent scatterers Geo 1 bis - Relazione geologica interpretativa Geo 2bis - Carta geomorfologica con elementi morfostrutturali del versante est del M.te Croce della Tola scala 1:5.000 Benché prevista dalla Circ. P.G.R. n. 7/Lap dell 8 maggio 1996, si è ritenuto di non realizzare la Carta delle caratteristiche litotecniche dei terreni ; risulta infatti molto difficile e di scarso rigore porre dei limiti di carattere litotecnico sui depositi superficiali come quelli presenti sul territorio comunale di Stresa, sia per la loro natura eterogenea (depositi glaciali e glacio-fluvio-lacustre) ed eteropica (depositi di conoide alluvionale), sia per la scarsità di affioramenti o di spaccati che permettano una loro identificazione di maggior precisione. Di conseguenza si è ritenuto di inserire nella legenda della Carta geologicostrutturale, a scala 1:5.000 una caratterizzazione geotecnica e geomeccanica di massima dei terreni e delle rocce presenti. Le caratteristiche meteoclimatiche e geomorfologiche del territorio comunale di Stresa sono tali da escludere diffusi fenomeni valanghivi, anche se, ovviamente, in particolari condizioni di eccezionali precipitazioni nevose e sui versanti più acclivi alle massime quote del Mottarone, peraltro già considerati a rischio di scivolamenti superficiali delle coperture, non si possono escludere locali movimenti, che tuttavia non sono stati segnalati; pertanto non è stata redatta la Carta delle Valanghe. Ai sensi della Circ. P.G.R. n. 7 Lap e delle D.G.R. precedentemente citate successive all approvazione del PAI, per la redazione dello studio geologico sono stati consultati precedenti lavori a carattere scientifico riguardanti l areale di Stresa, in particolare: - AA.VV. (1999): Carte tectonique des Alpes de Suisse occidentale Scala 1: IFFI Inventario Fenomeni Franosi Italiani: cartografia on line. - Mortara e Sorzana (1987): Fenomeni di deformazione gravitativa profonda nell arco alpino occidentale italiano. Considerazioni lito-strutturali e morfologiche. - Boriani et al. (1988): Carta geologica dei Graniti dei laghi Scala 1: Boriani et al. (1988): Geological and petrological studies on the Ercynian plutonism of Serie dei Laghi. Geological map of its occurence between Valsesia and L. Maggiore. - Tibaldi e Viviani (1999): Prima individuazione di deformazioni profonde di versante nella Valle Agogna, Brovello Carpugnino (VB): loro geometria, età e dinamica. - Tibaldi et al. (2004): A giant deep-seated slope deformation in the Italian Alps studied by paleoseismological and morphometric techniques. Sull intero territorio comunale di Stresa è stato svolto un rilievo geologico e geomorfologico a scala 1:5.000 e, per quanto riguarda le zone maggiormente urbanizzate e di particolare importanza per la definizione della pericolosità, a scala 1: Il metodo di fotointerpretazione è stato utilizzato benché le recenti foto aeree disponibili in comune di Stresa, a causa della vasta copertura vegetale abbiano reso molto difficile un preciso riconoscimento degli elementi geomorfologici. Come richiesto nell ambito della seconda riunione del Gruppo Interdisciplinare del , alla presente relazione vengono allegate le Norme Tecniche di Attuazione e il Cronoprogramma degli interventi. 4

10 Anche alcuni capitoli della presente relazione sono stati rivisti e integrati sulla base delle osservazioni dei Gruppi Intredisciplinari. In particolare sono state approfondite le considerazioni eseguite e le metodologie utilizzate per la definizione della proposta di Norme Tecniche di Attuazione di tipo geologico. 2. RICERCA STORICA SU PASSATI EVENTI DI DISSESTO Circa l aspetto della pericolosità e dei dissesti, ci si è avvalso di quanto riportato nella Banca Dati della Regione Piemonte, nell archivio AVI e SCAI, oltre che naturalmente nell Atlante dei Rischi del PAI. Per quanto riguarda gli eventi di dissesto storici che hanno interessato il comune di Stresa, è stato consultato l archivio storico comunale e le seguenti fonti bibliografiche: - Bertani L. (1985): Cara vecchia Stresa. - Buschini G. (1983): Stresa. - Buschini G. (1989): Nel Vergante dal lago alla collina. - De Vit V. (1854): Notizie storiche di Stresa. - De Vit V. ( ): Il Lago Maggiore Vol. I e II. - Lazarini A. (1987): Stresa e il Verbano dei Borromeo Alla presente relazione vengono allegate le Schede sugli effetti e sui danni indotti da fenomeni di instabilità naturale prodotte dall Arpa Piemonte Centro Regionale per le Ricerche Territoriali e Geologiche; va rilevata la scarsa precisione delle notizie contenute nelle suddette schede per quanto riguarda i dissesti torrentizi (schede n , , e ), dove risulta impossibile localizzare le aree oggetto di dissesto a causa della evidente imprecisione delle coordinate geografiche. Circa i dissesti di origine gravitativa, sempre ricavati dall archivio Arpa-Newgeo, si veda il capitolo 8.1 della presente relazione. Praticamente inutilizzabili ai fini della localizzazione di dissesti passati anche le rare segnalazione presenti nell archivio AVI. Quanto ricavabile dall esame dell archivio storico del Comune di Stresa e delle pubblicazioni citate, appare invece di buona utilità, anche se circoscritto solo ad eventi alluvionali a carattere torrentizio, e viene descritto e commentato al capitolo 7.3 della presente relazione. 5

11 3. CARTA GEOLOGICO-STRUTTURALE 3.1. CARATTERISTICHE GEOLOGICO-STRUTTURALI DEL TERRITORIO L'area in esame mostra caratteristiche geologico-strutturali assai complesse. A solo titolo illustrativo si può osservare che, nell areale corrispondente alle unità Scisti dei Laghi e Strona Ceneri, dagli ultimi studi, si è potuta accertare la presenza di almeno quattro fasi deformative, la più intensa delle quali, attribuibile all orogenesi Ercinica, è responsabile della foliazione principale. I litotipi granitici non sono stati interessati da tali fasi deformative poiché messisi in posto in età successiva. Nella zona in esame non è stato eseguito uno studio particolare sulle deformazione duttili ma sono stati analizzati invece alcuni sistemi di faglie e fratture particolarmente significativi in quanto presentano fasce, più o meno ampie, di roccia cataclasata. Per rocce cataclasate o cataclasiti, si intendono rocce che hanno subito deformazioni fragili dovute a l instaurarsi di discontinuità relativamente superficiali. Tali rocce sono caratterizzate da fitta fratturazione e formazione di evidenti patine d alterazione dovute al calore di frizione provocato dal movimento della faglia stessa; quando la cataclasi è molto spinta tali rocce sfumano in rocce incoerenti. Il lineamento tettonico più importante nell'area in esame è rilevabile nel bacino del Rio Rampolino; si tratta di discontinuità tettoniche di età ercinica o post-ercinica, connesse alla messa in posto del batolite granitico del Mottarone. Si tratta di una discontinuità fragile il cui piano di faglia, peraltro difficilmente individuabile sul terreno, possiede direzione ENE-OSO; il lineamento, che coinvolge le alternanze micascisti - paragneiss degli Scisti dei Laghi, presenta andamento discontinuo e frammentato, configurandosi come un susseguirsi di fasce cataclastiche subparallele tra loro, alternate nella loro distribuzione a zone decisamente meno tettonizzate. Ciò è spiegabile col fatto che la faglia tende ad impostarsi o su zone di debolezza preesistenti o su litotipi meno resistenti come in questo caso, dove la discontinuità cerca di seguire i livelli di micascisti a scapito dei più competenti paragneiss, suddividendosi di conseguenza in tante piccole faglie ad andamento subparallelo. Lungo questa discontinuità le rocce sono fortemente cataclasate e profondamente alterate, con conseguenti caratteristiche geomeccaniche molto scadenti e quindi propensione al dissesto potenzialmente elevata. Le giaciture della foliazione principale presentano nel territorio esaminato valori di direzione abbastanza costanti nella porzione meridionale (0-10 ) con inclinazione variabile tra 10 e 35, sia verso E sia verso O. Nel tratto di versante compreso tra il R. Rampolino e il M.te Croce della Tola, si osserva una maggior dispersione delle giaciture soprattutto nei valori della direzione, variabili da N-S sino ad E-O, mentre abbastanza costante è l inclinazione (tra 10 e 35 ). Tale dispersione è da imputarsi a cause tettoniche (faglie presenti in corrispondenza del R. Rampolino) o morfostrutturali per quanto riguarda il M.te Croce della Tola. Le numerose morfostrutture osservabili all altezza del M.te Croce della Tola vengono trattate nel capitolo riguardante la morfologia di versante. 6

12 3.2. SUBSTRATO ROCCIOSO La zona in esame appartiene all'unità nota come "Serie dei Laghi", la quale è suddivisa a sua volta in due subunità, gli "Scisti dei Laghi" e la "Zona Strona-Ceneri", separate dalla Zona Marginale della Strona Ceneri costituita da anfiboliti e paragneiss anfibolitici; tutta l'unità è poi attraversata da corpi di ortogneiss di forma, estensione e composizione variabile. Le rocce costituenti la Serie dei Laghi sono state intruse in età permiana da batoliti granitici (Graniti dei Laghi), il più esteso dei quali occupa la porzione sommitale del M. Mottarone. Nell area esaminata sono presenti gli Scisti dei Laghi e i Graniti dei Laghi SCISTI DEI LAGHI In genere gli Scisti dei Laghi sono dati da alternanze di paragneiss e micascisti, con sporadiche intercalazioni di filoni aplitici (talvolta anche metrici). Raramente sono presenti filoni pegmatitici e livelli anfibolitici spessi anche alcune decine di centimetri; all affioramento gli Scisti dei Laghi mostrano alterazione di colore rossastro e si presentano come alternanze tra bancate decimetriche o pluridecimetriche più competenti a composizione paragneissica (plagioclasio, quarzo, biotite, muscovite, ± staurolite e cianite) e livelli di micascisti con maggiori percentuali di muscovite e biotite (nonché di granato) e di conseguenza più fittamente foliati; la grana può variare da minuta a media. Tali rocce sono caratterizzate dalla presenza di una chiara foliazione data dalla riorientazione in piani subparalleli delle miche. La direzione dei piani di foliazione è nel territorio esaminato mediamente variabile fra gli 0 e i 30, con debole inclinazione (tra 10 e 35 ) verso ENE oppure ONO. I livelli di micascisti presentano numerosi occhi quarzosi (denominati rods ) di svariate dimensioni, bande millimetriche a composizione quarzosa o quarzoso-feldspatica in genere boudinati, discontinui, piegati, testimonianza di come la deformazione duttile si sia concentrata nelle porzioni micascistose dell ammasso (strain partitioning), reologicamente meno resistenti; le porzioni paragneissiche viceversa si prestano meno alla deformazione a causa della composizione mineralogica data da minerali quarzoso feldspatici più resistenti alle deformazioni rispetto alle miche; di conseguenza sono riconoscibili livelli leucocrati geometricamente più continui, con assenza di strutture quali rods o cerniere di pieghe sradicate. Evidenze di retrocessione metamorfica in facies scisti verdi sono sporadicamente riconoscibili negli affioramenti esaminati; esse sono caratterizzate dalla presenza di clorite, e in quantità minore da albite ed epidoto che sostituiscono biotite, granato e plagioclasio stabili in facies anfibolitica. La presenza di discontinuità tettoniche minori induce negli Scisti dei Laghi la formazione di fasce cataclastiche e di cataclasiti. Per cataclasiti si intendono rocce che hanno subito deformazioni fragili a bassa temperatura causate dal calore di frizione sviluppato durante il movimento di una faglia; sono caratterizzate da fittissima fratturazione e diffusa presenza di patine nerastre di alterazione costituite da minerali di bassa temperatura la cui genesi è connessa alla presenza di acqua a temperatura di circa 200 lungo la superficie di movimento durante la fase cinematica della faglia stessa; quando la cataclasi è molto spinta tali rocce sfumano in rocce incoerenti. 7

13 Aureola di contatto Gli Scisti dei Laghi presenti a contatto con i plutoni granitici e del M. Mottarone, sono stati in parte trasformati dal metamorfismo di contatto indotto dal calore del magma in raffreddamento, che ha prodotto una completa ricristallizzazione statica. Si osservano pertanto biotite, andalusite, cordierite, spinello, corindone e muscovite di nuova formazione. Sono inoltre presenti numerosi filoni quarziferi intrusi negli Scisti dei Laghi incassanti, che si presentano arricchiti in pirite, calcopirite e in misura minore arsenopirite GRANITI DEI LAGHI I graniti costituiscono la parte di territorio comunale corrispondente alla cima del M. Mottarone. Si tratta di rocce magmatiche plutoniche caratterizzati da grana passante da fine a grossolana, con porzioni pseudo-porfiriche e tessitura ipidiomorfa; il colore varia attraverso numerose facies di transizione da bianco a rosa intenso. Tali rocce sono costituite da quarzo, plagioclasio, K-feldspato e biotite. A differenza delle rocce incassanti i graniti non presentano scistosità o foliazione ma superfici discontinue dovute alla disposizione subplanare di alcuni minerali durante i processi di cristallizzazione frazionata del magma. La minor erodibilità di questi litotipi fa si che essi diano pareti aspre e ripidi dirupi come osservabile soprattutto lungo il versante occidentale del M. Mottarone. Sulla cima del M. Mottarone è presente un piccolo corpo di granodiorite ricca in biotite caratterizzata dalla presenza di xenoliti foliati distribuiti eterogeneamente DEPOSITI SUPERFICIALI DEPOSITI GLACIALI Gli spessori di tali depositi sono molto variabili, da un minimo di 2 m ad un massimo di circa 10 m. Si tratta dei depositi prodotti dall'azione di erosione, trasporto e deposito dei ghiacciai quaternari. I depositi sono costituiti da diamicton addensati a supporto di matrice limoso-sabbiosa alterata, con abbondanti clasti eterometrici, poligenici a scarso arrotondamento per lo più alterati o molto alterati sino ad essere ridotti in sabbia (probabili till di ablazione) e da diamicton da addensati a scarsamente addensati a supporto di matrice sabbiosa fine o sabbioso-limosa o a supporto di clasti poligenici ed eterometrici con percentuale dei clasti alterati e grado di alterazione inferiore (probabili till di ablazione). Il grado di alterazione è variabile a seconda dell età dei depositi; i sedimenti più antichi si presentano infatti maggiormente alterati sia nei clasti sia nella matrice rispetto a quelli messisi in posto durante l ultima fase di espansione glaciale. Nei sedimenti di origine glaciale possono essere presenti livelli lentiformi di spessore ed estensione molto variabili costituiti da limi o limi sabbiosi. All altezza dei diffusi terrazzi localizzati in corrispondenza delle frazioni Binda, Passera e Magognino, è usuale riconoscere depositi glaciali grossolani appoggiati su livelli di una certa continuità di limi e limi sabbiosi molto addensati; tale situazione è spesso segnalata dalla presenza di numerose venute d acqua sotterranea per soglia di permeabilità (areale di Binda). 8

14 Trovanti granitici sono particolarmente diffusi nella fascia a quota minore di 800 m s.l.m. a nord e ad ovest del M.te Croce della Tola DEPOSITI FLUVIOGLACIALI E GLACIOLACUSTRI Sono sedimenti originati durante le varie fasi di ritiro delle lingue glaciali dall azione di trasporto e deposito dei torrenti proglaciali presenti alla fronte dei ghiacciai stessi. Sono costituiti da ghiaie ciottolose a selezione discreta, talora stratificati con clasti poligenici subarrotondati, con matrice sabbiosa o sabbioso-limosa talvolta presente. Nell area cosiddetta delle torbiere e nei pressi del M.te Croce della Tola si osservano depositi a grana fine (limi, limi sabbiosi con lenti torbose) sedimentati in ambiente lacustre: tali bacini possono essersi originati in ambito proglaciale ma anche in fasi tardo glaciali. In generale va detto che il rilevamento svolto sulle forme d accumulo d origine glaciali non ha preso in considerazione l individuazione di eventuali superfici di discontinuità stratigrafiche e quindi il riconoscimento dei rapporti stratigrafici tra i vari lembi separati dalle suddette discontinuità. Inoltre non è stata considerata la suddivisione dei depositi quaternari in unità secondo i moderni criteri stratigrafici (allostratigrafia, UBSU). Ci si è quindi limitati alla descrizione delle caratteristiche sedimentologiche dei depositi riconosciuti. A titolo indicativo si ricorda che recenti lavori a carattere scientifico ipotizzano l appartenenza dei depositi glaciali e fluvioglaciali maggiormente alterati (quindi più antichi) e localizzati a quote superiori all Allogruppo di Albizzate (corrispondente al Riss degli autori precedenti, circa anni fa) e dei depositi glaciali e fluvioglaciali più recenti all Allogruppo di Besnate (corrispondente in parte al Riss e in parte al Wurm, circa anni fa). Visto lo scopo del rilevamento geologico finalizzato all identificazione della pericolosità nel territorio indagato e non alla distinzione stratigrafica e cronostratigrafica tra le varie unità, si è ritenuto di riportare nella carta geologica un unica voce definita come Depositi di origine glaciale e/o fluvioglaciale distinguendo con un sovrassegno la presenza accertata di limi e limi sabbiosi DEPOSITI DI VERSANTE Si tratta di depositi superficiali costituiti da elementi eterometrici di varia natura, (nell areale limitrofo a Magognino sono presenti depositi a grossi blocchi rocciosi) immersi in scarsa matrice sabbiosa; sono stati generati dall'azione della gravità; fattori predisponenti tali fenomeni sono la presenza di affioramenti rocciosi alterati e fratturati a causa degli agenti atmosferici e delle acque ruscellanti. Tali depositi appaiono spesso localizzati alla base di pareti rocciose, soprattutto dove le caratteristiche geomeccaniche della roccia appaiono mediamente scadenti, per presenza di accentuate fratturazioni (spesso favorita dai cicli crioclastici). Nel territorio esaminato tali depositi si ubicano soprattutto a valle delle pareti più ripide formate dagli Scisti dei Laghi affioranti a valle dell abitato di Levo, nelle vicinanze di Campino e soprattutto lungo il versante a lago nella porzione meridionale del territorio di Stresa, in particolare a valle di Magognino e dai litotipi granitici affioranti soprattutto in sponda destra del T. Selvaspessa e a valle del M.te Zucchero, dove costituiscono vere e proprie falde di detrito non colonizzate ed ancora alimentate. 9

15 DEPOSITI ALLUVIONALI TORRENTIZI I corsi d'acqua esaminati presentano, nei tratti in alveo montano e in apice di conoide depositi alluvionali torrentizi derivati da processi di debris flow e da formazione di un miscuglio iperconcentrato (debris flood), nei tratti medio-apicali e medio-distali delle conoidi in generale il meccanismo di trasporto è dato da debris flood e da trasporto al fondo (bed load). I sedimenti derivati da processi di debris flow sono costituiti da accumuli di materiale poligenico a granulometria varia: molto grossolana (anche con massi metrici) a disposizione generalmente caotica o con gradazione inversa, con selezione praticamente nulla, spessore che può raggiungere alcuni metri, estensione variabile, forma assimilabile a quella di un cordone longitudinale o, nel caso di deposizione in conoide, ad un lobo. Già in zona mediana i depositi sono di tipo ghiaioso-ciottoloso talora con carattere di deposizione alternata da caotica a maggiormente selettiva in particolare nelle parti medioapicali; nei tratti medio-distali, soprattutto per quanto riguarda le conoidi con sbocco a lago, si osservano sedimenti a granulometria ghiaioso sabbiosa (talora clinostratificati) con assenza di clasti metrici o pluridecimetrici, passanti a sabbie ghiaiose nelle porzioni distali e a depositi prevalentemente sabbioso limosi nella parte di conoide subacquea. Date le caratteristiche morfologiche delle conoidi con sbocco a lago (in particolare quelle dei torrenti Fiumetta e Crèe), non è improbabile che il passaggio dai sedimenti di origine conoidale a quelli lacustri (limi e limi sabbiosi sedimentati in ambiente subacqueo di bassa energia) sia di tipo eteropico, caratterizzato cioè da alternanze di depositi torrentizi con depositi lacustri aventi continuità orizzontale limitata (per esempio indentazioni con chiusura a becco di flauto), dove il contatto di tetto tra i sottostanti sedimenti torrentizi e limi lacustri è in continuità stratigrafica mentre la superficie di contatto di letto, cioè basale, è di tipo erosionale, identificando quindi una discontinuità stratigrafica. Tale geometria è rappresentativa di un alternanza di eventi deposizionali in ambiente lacustre, interrotti da brevi ma intensi fenomeni di deposizione a carattere torrentizio ad energia elevata, in un contesto paleogeografico caratterizzato da innalzamenti ed abbassamenti anche rilevanti del livello lacustre. I depositi di conoide alluvionale sono scarsamente affioranti poiché le conoidi sono intensamente urbanizzate DEPOSITI DI ORIGINE ANTROPICA Sono stati cartografati i depositi di maggior estensione areale costituiti quasi esclusivamente da materiali inerti e residui di materiali da costruzione, di granulometria molto eterogenea, provenienti da demolizioni edili e da smarino derivato dagli scavi delle gallerie autostradali COLTRI INDIFFERENZIATE DI ALTERAZIONE Le coltri indifferenziate di alterazione, altrimenti dette paleoregoliti o sabbioni granitici, si estendono molto diffusamente nell area oggetto di studio; in generale si osserva una chiara asimmetria nella distribuzione di tali coltri tra il versante occidentale, dove esse sono predominanti a partire da quote indicativamente superiori ai 900 m s.l.m. e il versante orientale, dove sino a circa 1200 m s.l.m. le coltri stesse possono essere ancora ricoperte da depositi di origine glaciale anche se di limitato spessore. Le paleoregoliti si sono formate in epoca preglaciale a causa dei processi di alterazione e degradazione (arenitizzazione) 10

16 agenti sul substrato roccioso e si sono conservate sino ad ora perché risparmiate dall azione erosiva delle masse glaciali sia per motivi morfologici sia perché poste a quote superiori al limite altimetrico oltre il quale non si sono spinte le lingue glaciali. Si tratta di sabbie ricche in quarzo e feldspati con frazione limosa in genere non abbondante ma rilevabile, derivanti dall alterazione in situ dei litotipi granitici. Più in particolare si osserva che la granulometria risulta influenzata dalle caratteristiche della roccia madre; è infatti facilmente rilevabile come la coltre derivata dal Granito Rosa, soprattutto da quello rosa intenso e rosso, caratterizzato dalla presenza di numerose cavità miarolitiche e da abbondanza di K-feldspato, presenti uno stadio di arenitizzazione più avanzato e con maggior percentuale della componente limoso-argillosa (dovuta all alterazione del K- feldspato) rispetto ad esempio alla coltre derivata dalla Granodiorite a xenoliti. Lo spessore delle coltri indifferenziate è variabile da circa un metro in vetta al Mottarone sino a parecchie decine di metri lungo i versanti circostanti. Sul versante orientale, nel tratto compreso tra 900 e 1200 m s.l.m. si osservano depositi di origine glaciale localizzati a tetto delle coltri indifferenziate, caratterizzati generalmente da spessore limitato (1-3 m); tali depositi sono stati cartografati mediante sovrassegno sul tematismo che identifica le coltri indifferenziate COLTRE ELUVIO-COLLUVIALE Coltri eluvio-colluviali rappresentano i prodotti dell alterazione in situ del substrato roccioso e dei depositi superficiali. Composizione e potenza variano alquanto in funzione della natura delle aree sorgenti: in generale sono dati da frammenti detritici di dimensioni e frequenza molto variabili, profondamente alterati, immersi in matrice di sedimenti molto fini con elevato contenuto organico. Vista l'esiguità e l irregolarità dello spessore di tali depositi in relazione agli obbiettivi dell analisi svolta, la coltre eluvio-colluviale non è stata cartografata come copertura CARATTERISTICHE GEOMECCANICHE DELLE ROCCE E GEOTECNICHE DEI TERRENI Le proprietà geomeccaniche del substrato roccioso sono strettamente dipendenti dalla composizione mineralogica, dagli elementi strutturali e microstrutturali, dallo stato di alterazione ma soprattutto dalla presenza e dalle caratteristiche delle superfici di discontinuità (piani di scistosità, stratificazioni, fratture, ecc.). Per quanto riguarda il materiale roccia, le caratteristiche geomeccaniche sono in generale buone per i graniti e discrete per micascisti e paragneiss, con peggioramenti anche notevoli solo in corrispondenza di litotipi interessati da discontinuità tettoniche e quindi trasformati in cataclasiti, o da estesi movimenti franosi e nelle porzioni più superficiali o a contatto con coltri o depositi sovrastanti, dove la presenza di acqua causa alterazione nel materiale roccia. Le qualità degli ammassi rocciosi dipendono oltre che dal materiale roccia, anche dalla presenza e dalle caratteristiche delle discontinuità, siano esse giunti o superfici di foliazione. Porzioni di Scisti dei Laghi particolarmente fratturate sono presenti abbastanza diffusamente, soprattutto in corrispondenza delle fasce spondali del R. Rampolino (a causa 11

17 principalmente della presenza di una faglia), del R. Selvalunga (in sponda destra all altezza del viadotto autostradale in corrispondenza di un movimento franoso di vasta estensione) e lungo alcune scarpate rocciose a valle di Magognino; in destra del T. Selvaspessa sono invece presenti pareti granitiche con set di fratturazione indotte dall azione degli agenti atmosferici (crioclastismo). In sintesi si può affermare che le caratteristiche geomeccaniche degli ammassi rocciosi granitici sono nel complesso buone, discrete per quanto riguarda gli ammassi costituiti da paragneiss, da discrete a mediocri circa gli ammassi dati da micascisti. Va tuttavia ancora sottolineato che in presenza di discontinuità tettoniche tutti i litotipi hanno subito processi di cataclasi e di alterazione tali che dal punto di vista geomeccanico sono da considerarsi molto scadenti e come gli ammassi affioranti o immediatamente sottostanti coltri e depositi si presentano scadenti geomeccanicamente indipendentemente dal materiale roccia che li costituisce a causa dell elevato gradi di fratturazione e della presenza più o meno pervasiva di alterazione. Inoltre nelle aree interessate da estese frane (ad esempio in destra del Rio Selvalunga) si osserva un nettissimo scadimento delle qualità meccaniche dell ammasso a causa della formazione di nuovi giunti o dell aumento della persistenza e dell apertura di precedenti superfici di discontinuità connessi all attività del movimento franoso. Al fine di fornire una prima caratterizzazione geomeccanica del substrato roccioso e non potendo disporre in modo diffuso di prove tecniche sulle rocce interessate, si è ritenuto di utilizzare la metodologia proposta dalla I.S.R.M. (International Society for Rock Mechanics) denominata B.G.D. (Basic Geotechnical Description of Rock Masses, 1980). Tale metodologia presenta due requisiti fondamentali: - è basata su dati quantitativi che è possibile rilevare in affioramento o eccezionalmente da prove tecniche effettuate; - fornisce una indicazione di massima sul comportamento meccanico di un ammasso roccioso. Nell'utilizzare la B.G.D. sono state prese in esame le litologie fondamentali presenti nel territorio, cioè Graniti, Micascisti e le rocce dell aureola di contatto (assimilabili come caratteristiche meccaniche ai Paragneiss). Per quanto concerne i parametri previsti dalla B.G.D. è stato possibile eseguire le seguenti osservazioni, che vanno intese come ranges di variazioni di larga massima. Litotipo GRANITI MICASCISTI PARAGNEISS ROCCE DI CONTATTO Condizioni di alterazione W W1 W1-W2 localmente W3 W1 localmente W2 Spessore degli strati L L1 - L2 L3 - L4 L2 - L3 Intercetta delle fratture F F1 localmente F2 F3 localmente F4 F2 localmente F3 Resistenza compressione kg/cm Sani kg/cm2 monoassiale S Angolo di attrito delle fratture A Sani kg/cm 2 Fratturati kg/cm 2 Fratturati kg/cm 2 Sani Sani Fratturati Fratturati Per quanto riguarda i terreni è possibile ottenere una loro prima caratterizzazione geotecnica sulla base dei principali parametri geotecnici, cioè granulometria, peso di volume (γ) angolo di attrito interno (ϕ) e coesione totale (C). I parametri sopra indicati possono essere valutati approssimativamente anche sul terreno attraverso osservazioni empiriche o semplici prove. Premesso tutto questo è stato possibile 12

18 eseguire una prima caratterizzazione geotecnica di massima dei terreni riconosciuti durante il rilievo geologico ai fini della progettazione delle opere. Una stima di tali parametri è rappresentata nella seguente tabella: Depositi γ (t/m 3 ) ϕ ( ) C (kg/cm 2 ) Depositi alluvionali torrentizi (sabbie e ghiaie) (depositi grossolani) 0.0 Depositi glaciali s.l Lenti sabbiose in depositi glaciali Lenti limoso-argillose in depositi glaciali Limi lacustri Depositi di versante Circa la coltre eluvio-colluviale, essa rappresenta la parte più superficiale dei terreni, in cui l'azione della vegetazione e degli agenti atmosferici ha prodotto fenomeni di trasformazione tali da escludere la possibilità di una univoca caratterizzazione geotecnica, che comunque appare da scadente a mediocre. Si tratta in genere di limi sabbiosi con ciottoli ed elevata componente organica; tali terreni non sono mai utilizzabili come terreni di fondazione. 4.CARTA GEOMORFOLOGICA E DEI DISSESTI Ai sensi della D.G.R. n del , nella Carta geomorfologica e dei dissesti vengono riportate oltre alle forme riconoscibili dall analisi geomorfologica, anche la perimetrazione di aree di conoide e di pertinenza torrentizia a differente grado di energia del processo dissestivo nonché la localizzazione dei dissesti franosi distinti per tipologia di meccanismo d innesco e l inviluppo di zone che presentano numerose morfostrutture associabili a dissesti di origine gravitativa di vasta estensione. Nei capitoli successivi si tratterà essenzialmente di tutti gli elementi morfologici riconosciuti con una breve descrizione generale degli stessi. Per quanto riguarda invece le valutazioni dell attività e della pericolosità delle conoidi alluvionali e delle frane di grande estensione, si è preferito trattare tale argomento, che implica valutazioni che vanno al di là della semplice descrizione geomorfologica, nei capitoli 7 e 8 della presente relazione DESCRIZIONE DELLA SITUAZIONE GEOMORFOLOGICA REGIONALE Il territorio comunale di Stresa si sviluppa sui versanti orientale e settentrionale del Monte Mottarone. I versanti citati sono caratterizzati da ripide pareti rocciose costituite dagli Scisti dei Laghi affioranti o subaffioranti e da pendii meno acclivi ricoperti da coltri superficiali di varia origine. Alla base del versante orientale si sviluppano zone a pendenza minore (massimo ) costituite dalle conoidi terminali dei torrenti le più evidenti delle quali sono quelle edificate dal T. Roddo e dal suo affluente R. Selvalunga (o R. Molino) e del R. Rampolino (o Fosso del Buco Marcio). Circa la parte terminale dei T. Crèe, T. Fiumetta e R. Berta, la pesante urbanizzazione (in tale zona sorge il centro storico di Stresa) rende molto difficoltosa il riconoscimento di evidenze morfologiche in grado di definire univocamente tale tratto come conoidi o sistema di conoidi. La parte meridionale del territorio esaminato presenta un versante che a partire dallo spartiacque del T. Erno degrada verso lago con tratti a minore acclività dove sono localizzate le frazioni di Stresa. 13

19 Un'analisi geomorfologica più approfondita permette di riconoscere in tutto questo paesaggio gli effetti dell'azione di numerosi agenti morfogenetici operanti in fasi successive. A) Una fase morfogenetica precedente alle glaciazioni quaternarie (Messiniano), durante la quale l abbassamento del livello di base dell'erosione, in corrispondenza di periodi di essicazione del Mediterraneo, ha causato la formazione delle valli principali; a questa fase appartiene sia il solco vallivo del Lago Maggiore sia quelli secondari sui quali sono impostati gli attuali corsi d acqua. L'originaria forma delle valli principali messiniane è peraltro ben poco conosciuta in quanto in larga misura sepolta sotto imponenti depositi glaciali e alluvionali nonché sotto le acque lacustri, mentre i versanti affioranti sono stati ampiamente modellati dall'esarazione glaciale, dall'azione delle acque correnti e dalla gravità. B) Una fase morfogenetica durante le glaciazioni quaternarie: questa zona è stata interessata dall'azione erosiva di lingue glaciali provenienti dall Ossola e dal Ticino (abrasione e modellamento dei versanti rocciosi) e una contemporanea formazione di depositi glaciali, in particolare i depositi laterali sui versanti vallivi come quello in esame. Gli effetti dell azione glaciale sono invece chiaramente rilevabili nel profilo longitudinale del versante che si mostra articolato da una serie di gradini e di rotture di pendenza, con tratti subpianeggianti poco estesi. Sono riconoscibili nella porzione occidentale del territorio forme interpretabili come creste di cordoni morenici e trovanti. È probabile che l azione morfogenetica delle masse glaciali sia responsabile delle forme caratteristiche osservabili nell area delle torbiere, nella parte sud del territorio comunale. Nei numerosi periodi interglaciali si sono verificati movimenti in corrispondenza della DGPV del M.te Croce della Tola (Tibaldi et al., 2004). C) Una fase posteriore all ultima espansione glaciale durante la quale è avvenuto il ritiro dei ghiacciai, con rielaborazione dei depositi glaciali e formazione dei depositi fluvioglaciali e alluvionali terrazzati, il ringiovanimento dell'erosione idrometeorica, l innesco o la ripresa di fenomeni gravitativi profondi (per esempio in destra del T. Selvaspessa al confine con il comune di Baveno), la messa in posto di grosse quantità di depositi di versante, la formazione delle conoidi e delle pianure alluvionali. Occorre precisare che già dall inizio del ritiro dei ghiacciai i torrenti scaricavano i materiali provenienti dall erosione nella conca lacustre formatasi con l arretramento del ghiacciaio e quindi una rilevante parte degli apparati conoidali risulta deposta in acqua e ancora attualmente sommersa FORME DI ORIGINE GLACIALE Valli a fondo piatto Si tratta di incisioni di larghezza consistente, caratterizzate da fondo piatto e da raccordo dolce con le fasce spondali; la pendenza longitudinale è generalmente medio-bassa. Nell area esaminata è stata possibile riconoscerne una molto evidente in corrispondenza dell A. Cane nella quale corre il ramo di destra del T. Selvaspessa. Terrazzi glaciali Si tratta di aree di varia estensione e forma planimetrica, ad acclività bassa (in alcuni casi si hanno terrazzi pianeggianti) largamente diffuse sul territorio comunale di Stresa. Derivano con ogni probabilità dall attività erosiva e deposizionale dei ghiacciai alpini e sono generalmente ricoperti da depositi glaciali di spessore rilevante. I terrazzi sono delimitati a valle da orli di scarpata anch essi legati alla dinamica delle masse glaciali. La 14

20 correlazione tra i vari terrazzi e l attribuzione degli stessi a determinate fasi glaciali, richiede l utilizzo di tecniche di rilevamento e di interpretazione proprie della geologia del quaternario, che esula dagli scopi di questo lavoro. Creste di cordoni morenici Sono presenti su tutto il territorio esaminato anche se in numero relativamente modesto. Generalmente i cordoni morenici mostrano andamento N-S ed altezza contenuta (pochi metri); nella zona delle torbiere, caratterizzata da una articolata morfologia di origine glaciale, sono presenti oltre a cordoni rettilinei con direzione N-S anche creste con forma planimetrico a mezza luna e andamento E-O nonché cordoni morenici con nucleo roccioso. Rocce montonate Sporadicamente diffuse, interessano il substrato costituito dagli Scisti dei Laghi; presenti soprattutto nella zona delle torbiere. Trovanti Di origine per lo più granitica, e subordinatamente micascistosa, sono particolarmente diffusi lungo il fianco nord orientale ed occidentale del M.te Croce della Tola FORME DI ORIGINE GRAVITATIVA Vengono di seguito descritte le forme e le morfostrutture di origine gravitativa per lo più presenti nell ambito di movimenti a grande scala. Antiche frane riconosciute da fotointepretazione L analisi delle foto aeree, benché resa difficile dalla copertura vegetale presente sulle foto messe a disposizione dal comune di Stresa, ha talora consentito di identificare tratti di versante ad elevata acclività caratterizzati dalla presenza di un tratto a monte ad elevata acclività (talora è riconoscibile una vera e propria scarpata rocciosa) dal quale si diparte un alveo che tende ad allargarsi verso valle e di un area debolmente rilevata al piede (possibile zona d accumulo?); tali aree, di estensione limitata e localizzate essenzialmente lungo le fasce spondali del Rio Roddo, appaiono di non agevole interpretazione (anche perchè localizzate in aree di accesso molto difficoltoso e quindi non indagabili attraverso rilevamento geologico); è possibile ipotizzare tali forme come i segni di antiche frane, delle quali però si ignora meccanismo ed età. Non si osservano invece segni di attivazione anche parziale in epoca recente. Trincee Si tratta di forme rettilinee allungate e profondamente incise espressione di aperture per dinamica estensiva del versante; sono state riconosciute soprattutto sul fianco orientale del M. te Croce della Tola, ma sono presenti, in dimensioni più ridotte, anche a monte del ripido versante verso lago localizzato nella parte meridionale del territorio. Sdoppiamento di creste Doppie creste discontinue e in parte dislocate, sono riconoscibili alla sommità del M. te Croce della Tola. 15

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