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2 Pag. 1 INDICE 1. GENERALITÀ Pag CARATTERISTICHE GEOLOGICHE E GOEMORFOLOGICHE DELLA ZONA D INDAGINE Pag SITUAZIONI DI DISSESTO E CONDIZIONI DI RISCHIO IDROGEOLOGICO NELLA ZONA INTERESSATA DALL IMPIANTO IDROELETTRICO 3.1. Potenziali situazioni di dissesto o di rischio idrogeologico in corrispondenza della galleria di restituzione 3.2 Potenziali situazioni di dissesto o di rischio idrogeologico in corrispondenza della centrale e delle condotte forzate dell impianto di Grosio 3.3 Potenziali situazioni di dissesto o di rischio idrogeologico in corrispondenza dell impianto di Grosotto Pag CARATTERIZZAZIONE GEOTECNICA E GEOMECCANICA DI LARGA MASSIMA DEI TERRENI INTERESSATI DALLE OPERE IN PROGETTO Pag INDICAZIONI PROGETTUALI DI CARATTERE GEOLOGICO INERENTI LE OPERE IN SOTTERRANEO PREVISTE DAL PROGETTO 5.1. Indicazioni progettuali relative alla centrale 5.2. Indicazioni progettuali relative alle gallerie all impianto di Grosio 5.3. Indicazioni progettuali relative alla galleria dell impianto di Grosotto 5.4. Indicazioni progettuali relative alla galleria di restituzione 5.5. Indicazioni progettuali di carattere geologico relative al tratto terminale dell opera di restituzione Pag PROGRAMMA DI MASSIMA DELLE INDAGINI GEOGNOSTICHE Pag CONCLUSIONI Pag. 35

3 Pag. 2 Elaborati grafici Tavola 1: carta geologica da Sondalo a Mazzo di Valtellina - Scala 1 : ; Tavola 2: carta geologica da Grosotto a Tirano - Scala 1 : ; Tavola 3 carta geologica da Tirano a Tresenda - Scala 1 : ; Tavola 4: carta dei dissesti da Sondalo a Mazzo di Valtellina - Scala 1 : ; Tavola 5: carta dei dissesti da Grosotto a Tirano - Scala 1 : ; Tavola 6: carta dei dissesti da Tirano a Tresenda - Scala 1 : ; Tavola 7: profilo geologico schematico e interpretativo parallelo al tracciato delle condotte forzate dell impianto di Grosio - Scala 1 : 2.000; Tavola 8: profilo geologico schematico e interpretativo parallelo al tracciato delle condotte forzate dell impianto di Grosotto - Scala 1 : 2.000; Tavola 9: profilo geologico schematico e interpretativo parallelo al tracciato della galleria di restituzione Tratto AB - Scala 1 : 5.000; Tavola 10: profilo geologico schematico e interpretativo parallelo al tracciato della galleria di restituzione Tratto BC - Scala 1 : 5.000; Tavola 11: profilo geologico schematico e interpretativo parallelo al tracciato della galleria di restituzione Tratto CD - Scala 1 : e 1: 1.000; Appendice 1 - Documentazione fotografica

4 Pag GENERALITÀ La progettazione di massima di un importante impianto idroelettrico (denominato Grande Grosio ), che utilizzerà le acque attualmente derivate dagli impianti di Grosio, Grosotto, Lovero e Stazzona, è l obiettivo della seguente indagine geologica, eseguita su incarico dello Studio Frosio s.r.l. con sede in Via P. F. Calvi 9 a Brescia. Questo impianto, progettato dallo Studio di ingegneria Frosio, sfrutta le opere di derivazione esistenti degli impianti di Grosio e Grosotto che si trovano quasi uno di fronte all altro sui versanti opposti della Valtellina (foto 1 5). A partire dalla camera a valvole dell impianto di Grosio (m 1176 s.l.m.), saranno realizzate due nuove condotte forzate in galleria lunghe circa 1300 m e del diametro interno di 3 m, che porteranno le acque derivate alla nuova centrale (foto 10). Tale opera sarà in caverna e collocata allo sbocco della Val Grosina, a circa 500 m di profondità nel sottosuolo (m 405 s.l.m., foto 11). L impianto di Grosotto non subirà modifiche fino alla relativa centrale ubicata ai piedi del versante sinistro della Valtellina a 610 m di quota. Da qui una nuova condotta forzata del diametro interno pari a 1,5 m attraverserà l Adda in subalveo, per poi proseguire in galleria nel fondovalle dell Adda fino a raggiungere il versante opposto e da qui discendere nel substrato roccioso fino ad arrivare alla nuova centrale dell impianto di Grosio che ospiterà i gruppi di entrambi gli impianti (foto 8 e 9). Dalla nuova centrale fino alla restituzione a Stazzona sarà realizzata una galleria di scarico di diametro interno pari a 8 m, pendenza di circa 0,05% e lunghezza di oltre 19,2 km. Tale opera, a parte il tratto terminale in prossimità di Stazzona, si troverà sempre sotto la quota dell alveo dell Adda. Dallo sbocco della galleria dal versante roccioso orobico fino alla confluenza in Adda (m 385,35 s.l.m.) si prevede la realizzazione di un canale interrato scavato entro materiali sciolti (di riporto e alluvionali) lungo almeno 130 m a sezione rettangolare di metri 8 x 6,8 (h). Questo tratto terminale del tracciato è stato individuato in modo tale da scaricare nell Adda nello stesso punto della Centrale di Stazzona e nello stesso tempo ottenere un angolo di confluenza di circa 35 (foto 15 e 16). Le portate idriche derivate dall impianto di Grosio sono consistenti e variabili da un valore medio di 18,03 mc/s a un valore massimo di 86,00 mc/s; per l impianto di Grosotto, le portate sono più contenute: 2,56 mc/s la media, 6,00 mc/s la massima. Il totale turbinato mediamente in un anno dal nuovo impianto Grande Grosio è previsto pari a 1194,30 GWh.

5 Pag. 4 La realizzazione di questo nuovo impianto comporterà la dismissione delle attuali centrali di Lovero e Stazzona, che al momento sfruttano la portata turbinata dalle centrali di monte, oltre al contributo del bacino residuo. In particolare, l impianto idroelettrico di Stazzona, realizzato dall AEM di Milano dal 1934 e 1938, utilizza le acque del fiume Adda sfruttando il salto di circa 93 m esistente tra il bacino di carico di mc a Sernio e la quota della centrale, ubicata in caverna, ai piedi del versante orobico (m 394 s.l.m.). Le acque derivate dal bacino di Sernio sono recapitate a Stazzona mediante una galleria lunga circa 8 km che attraversa il versante orobico a debole profondità dal piano campagna. Dalla centrale in caverna di Stazzona un canale di scarico, lungo circa 135 m, restituisce le acque nell Adda con portate massime di 40,0 mc/s e medie superiori a 20,0 mc/s. Scopo del progetto è di concorrere all assegnazione di alcune concessioni idroelettriche di grande derivazione sull asta del fiume Adda sopralacuale proponendo un aumento della potenza installata e della produttività rispetto alla configurazione attuale, che risulta costituita da una serie di centrali in cascata meno efficienti e di maggiore impatto ambientale. Il potenziamento dell attuale sistema di centrali idroelettriche comporterà benefici su grande scala connessi con l utilizzo di una fonte di energia rinnovabile: la riduzione della dipendenza da combustibile fossile e l abbassamento di emissioni nocive e responsabili dei cambiamenti climatici (effetto serra). Il presente studio geologico costituisce un ovvio e importante elaborato progettuale, richiesto dalle nuove norme tecniche sulle costruzioni (d.m. 14 gennaio 2008) e in particolare dal d.g.r. n 7/2604 del 11 dicembre 2000, che contiene le direttive tecniche per l istruttoria delle domande di grandi derivazioni d acqua ad uso idroelettrico e dal Regolamento Regionale 24 marzo 2006 n 2, recante Disciplina dell uso delle acque superficiali e del riutilizzo dell acqua in attuazione dell articolo 52, comma 1, lettera c) della legge regionale 12 dicembre 2003 n 26. In conformità con tali norme, il lavoro è stato condotto al fine di definire nel modo più dettagliato: 1) le caratteristiche geologiche della zona interessata dall impianto con particolare riguardo agli aspetti legati alle dinamiche di versante e soprattutto alle possibili situazioni ove l opera in progetto possa incidere sulla stabilità dei pendii;

6 Pag. 5 2) le principali caratteristiche geotecniche e geomeccaniche dei terreni interessati dall impianto idroelettrico; 3) le principali problematiche geologico tecniche e ambientali dell opera in progetto.

7 Pag CARATTERISTICHE GEOLOGICHE E GOEMORFOLOGICHE DELLA ZONA D INDAGINE Le tavole 1, 2 e 3 mostrano la geologia del territorio valtellinese nel tratto compreso tra gli abitati di Sondalo e Stazzona, quindi di un area estesa per diversi chilometri e comprendente l intero tracciato dell impianto idroelettrico. Questa cartografia è stata redatta utilizzando dati geologici esistenti tratti da vecchi fogli geologici in scala 1 : , da più recenti carte geoambientali e geomorfologiche in scala 1 : nonché da personali rilievi di campagna effettuati soprattutto nella zona di Grosio e allo sbocco della galleria di restituzione (Stazzona). Di seguito sono descritte le caratteristiche geologiche della zona indagata limitandosi però a quelle effettivamente interessate dalle opere in progetto e procedendo idealmente da Stazzona fino a Grosio. E noto che l orogene alpino è divisibile in quattro grandi lembi di litosfera a geometria tabulare di dimensioni plurichilometriche (unità strutturali) denominate Subalpino, Austroalpino, Pennidico ed Elvetico. Nel vasto territorio interessato dall impianto idroelettrico in progetto, che si estende dal versante settentrionale delle Orobie a quello meridionale delle Alpi Retiche, sono ben rappresentati i domini Sudalpino e Austroalpino. Il confine tra queste due unità è posto sull ampio terrazzo d escavazione glaciale che per diversi chilometri incide e caratterizza il piede del versante retico valtellinese a ovest dell abitato di Teglio. La sua presenza è in relazione con la faglia del Tonale, un importantissima linea di dislocazione delle Alpi che suddivide la paleoplacca africana da quella europea. Ad est di Teglio la linea del tonale attraversa il fondovalle valtellinese in senso est-ovest e con giacitura subverticale, per poi risalire a livello di Stazzona la valle del Torrente Rivalone. Alla faglia del Tonale sarebbero associati rigetti plurichilometrici sia in senso verticale, con risalita relativa del blocco settentrionale, sia in senso orizzontale, con spostamento relativo verso ovest del blocco settentrionale (trascorrente destro). Le rocce attraversate da questa faglia si presentano intensamente fratturate per spessori di diverse decine di metri. Il dominio Subalpino che si colloca a sud degli abitati di Teglio e Stazzona è rappresentato principalmente dai litotipi metamorfici (micascisti filladici e gneiss a due miche) appartenenti alla Formazione degli Scisti di Edolo. Si tratta di rocce metamorfiche molto antiche e antecedenti all orogenesi alpina costituite principalmente da micascisti muscovitici talora a due miche e granatiferi passanti a micascisti filladici. In tale formazione si individuano spesso intercalazioni lenticolari di anfiboliti albiticoepidotiche e di cloritoscisti. Sempre frequenti sono le lenti di quarziti intercalate agli

8 Pag. 7 scisti che talora formano masse imponenti e omogenee (Membro delle quarziti del Dosso Pasò). Nella Formazione degli Scisti di Edolo i piani di scistosità sono molto pervasivi e immergenti di preferenza nei quadranti settentrionali con forte inclinazione. In prossimità della linea insubrica, la zona di faglia è ulteriormente sottolineata dall allineamento di cunei tettonici di varia composizione litologica (conglomerati, arenarie, rocce carbonatiche di probabile età permo-triassica). Nelle diverse scaglie si individuano dolomie chiare, giallastre, peliti scistose verde chiaro, conglomerati e brecce. A nord della Linea del Tonale e quindi nel dominio Austroalpino, affiorano litotipi metamorfosati durante l orogenesi alpina e disposti in distinte subunità tettoniche soprapposte (falde di ricoprimento). Nella zona in esame si incontrano, procedendo da sud a nord, le falde Tonale, Campo e Grosina. La falda Tonale, delimitata a sud dalla linea omonima e a nord da una ulteriore faglia orientata in senso est-ovest denominata Linea del Mortirolo, è costituita da rocce metamorfiche di alto e medio grado appartenenti principalmente alle Formazioni degli Gneiss del Monte Tonale e dei Micascisti della Cima Rovaia. Gli Gneiss del Monte Tonale sono rappresentati principalmente da paragneiss a sillimanite, biotite e granato a tessitura molto variabile intercalati frequentemente a calcari cristallini più o meno dolomitici e di calcefiri, spesso in associazione con anfiboliti e anfiboliti gneissiche. Frequenti sono anche i filoni aplitici e pegmatitici normalmente concordanti con la roccia incassante. La Formazione dei Micascisti della Cima Rovaia è costituita micascisti e paragneiss a bande di colore grigio marrone muscovitici o a due miche, nodulari, talora gneissici, spesso granatiferi e staurolitici. Molto diffuse sono le intercalazioni in lenti concordanti di anfiboliti biotitiche e granatifere nonché di quarziti micacee grigio scure. La succitata linea del Mortirolo possiede una giacitura sub verticale e direzione estovest come la linea del Tonale. Rispetto a quest ultima ha però una evidenza morfologica notevolmente inferiore e risulta associata a rocce cataclastiche di minore spessore. Procedendo ulteriormente verso nord e oltrepassando la linea del Mortirolo, si entra nella vasta Falda Campo rappresentata per gran parte della zona di indagine dalla Formazione della Punta della Pietra Rossa. Si tratta di micascisti filladici prevalentemente muscovitici e micascisti cloritici, spesso granatiferi e tormaliniferi con noduli e lenti di quarzo latteo che si alternano a gneiss minuti biotitici microocchiadini, talora granatiferi e anfibolici. Frequenti nei litotipi filladici e micascistosi, le intercalazioni di quarziti micacee grigio chiare.

9 Pag. 8 Lungo il fondovalle valtellinese, nel tratto compreso tra Tovo Sant Agata e Grosio affiorano le cosiddette filladi di Grosotto. Si tratta di rocce filladiche riconoscibili per il loro colore di insieme grigio-plumbeo e per la presenza di spalmature carboniose lungo le superfici di scistosità. Il quarzo è il componente prevalente distribuito in letti alternati a bande muscovitico-cloritiche. I fenomeni cataclastici sono spesso evidenti e talora accompagnati da intensa laminazione. In base a rilievi personali effettuati nella zona di Grosio, ho potuto costatare che le filladi di Grosotto risultano strutturalmente sovrapposte alla Formazione della Punta di Pietra Rossa. Ciò contrasta con quanto riportato nella cartografia geologica in scala 1 : del Foglio Tirano dove le filladi di Grosotto sottostanno per contatto tettonico alla formazione della Punta di Pietra Rossa. Le filladi di Grosotto sono infine interessate da evidenti faglie dirette immergenti circa a est con inclinazione intorno a 75. Tali faglie ribassano il versante verso il fondovalle valtellinese formando una struttura a gradoni (foto 6). In affioramento i piani di faglia sono ben individuabili e sono associati a rocce cataclastiche (foto 7). Procedendo ulteriormente a nord nella zona di Grosio, si osserva che sovrapposti alla Formazione della Punta di Pietra Rossa, si incontrano nuovamente i Micascisti della Cima Rovaia e gli Gneiss del Monte Tonale. Nel Foglio 19 Tirano in scala 1: redatto nel 1971 queste formazioni sono considerate identiche a quelle precedentemente descritte e affioranti nella falda Tonale. Attualmente però, sulla base di studi più recenti, tali rocce sono ritenute appartenere alla falda Campo anche se da un punto di vista mineralogico e tessiturale sono del tutto simili a quelle descritte nella falda Tonale. Nella zona più settentrionale della zona di indagine si incontra la falda Grosina che risulta sovrapposta alla falda Campo. Essa è rappresentata da due distinte unità: gli Gneiss del Monte Storile e le Migmatiti di Vernuga. La prima unità è composta da paragneiss minuti a biotite talora anfibolici; la seconda da ortogneiss occhiadini e listatati prevalentemente muscovitici associati a gneiss granitoidi in gran parte biotitici. Nelle falde austroalpine si sono intrusi (probabilmente milioni di anni fa, quindi prima dell orogenesi alpina) corpi intrusivi basici a composizione prevalentemente gabbrica, con subordinate dioriti e granodioriti. Si tratta del Gabbro di Monte Masuccio, a Nord di Tirano, il Gabbro di Sondalo e la Diorite del Monte Serottini. L'intrusione di questi plutoni basici ha provocato un evidente metamorfismo di contatto nelle rocce incassanti, con sviluppo di hornfels a granato, biotite e sillimanite.

10 Pag. 9 La Diorite del Monte Serottini è probabilmente attraversata per brevi tratti dalla galleria di restituzione dell impianto nei pressi di Lovero. Le principali caratteristiche geomorfologiche della Valtellina sono il prodotto dell azione modellatrice dei ghiacciai che per quasi centomila anni hanno occupato la catena alpina fino ai margini della pianura Padana (la cosiddetta glaciazione wurmiana). Soltanto negli ultimi diecimila anni e principalmente alle quote più basse, il paesaggio alpino è stato modificato in modo significativo dall'attuale azione modellatrice della gravità, dei corsi d'acqua e delle acque dilavanti. Il profilo trasversale della Valtellina, ampio, con fianchi rocciosi e ripidi, costituisce l impronta di una gigantesca lingua glaciale che nella zona di indagine raggiungeva uno spessore di circa 2300 m e un ampiezza massima superiore a 7 km. Con il ritiro del ghiacciai wurmiani si ebbe l abbandono d importanti depositi morenici sia lungo i versanti (morene laterali) sia nel fondovalle (morene frontali e di fondo). Il fiume Adda regolarizzò il proprio profilo longitudinale, generando una vasta pianura alluvionale ampia mediamente 900 m. La mancanza della spinta idrostatica esercitata dal ghiacciaio sui ripidi pendii rocciosi che delimitano i fianchi della Valtellina causarono l innesco di grandi frane e fenomeni di colamento gravitativo del substrato roccioso lungo i versanti che in parte continuano ancora oggi. I corsi d acqua che discendono i versanti laterali della Valtellina esercitarono un intensa azione erosiva che produsse marcate incisioni vallive con sezioni trasversali a V. Il materiale eroso dai corsi d acqua fu depositato nel fondovalle della Valtellina dove generò numerosi conoidi di deiezione pedemontani che talora raggiungono una volumetria di diversi milioni di metri cubi. I corpi deposizionali maggiormente estesi ostruiscono parzialmente il fondovalle valtellinese e costringono l Adda a scorrere a ridosso dei versanti. Gran parte dei conoidi presenti in Valtellina mostrano caratteri di depositi gravitativi (conoidi di frana o da trasporto in massa). Soltanto i conoidi della Val Belviso, della Val Poschiavo e del torrente Roasco mostrano una significativa componente alluvionale. Per quanto riguarda lo spessore dei depositi sedimentari che riempiono il fondovalle valtellinese, è importante tenere presente che la Valtellina è una valle molto antica, di età superiore ad alcuni milioni di anni e che durante la crisi di salinità del Mediterraneo, avvenuta circa 5,5 milioni di anni fa, a causa della temporanea chiusura dello stretto di Gibilterra, il livello del mare si è abbassato di alcune centinaia di metri e con esso il livello di base dei corsi d acqua. Ciò ha comportato l innesco di importanti fenomeni

11 Pag. 10 erosivi dei corsi d acqua e quindi un notevole approfondimento delle relative incisioni vallive. Tramite approfondite indagini geofisiche si è infatti costatato che le conche dei grandi laghi prealpini sono in gran parte colmate da sedimenti, con spessori di centinaia di metri e che l incisione del substrato roccioso raggiunge quote di m sotto il livello del mare. Le conche incise in roccia sono quindi profonde anche m più dei fondali lacustri attuali e mostrano profili traversali a V tipici delle valli d erosione fluviale. Che il processo erosivo avvenuto nel Messiniano sia regredito verso monte fino a interessare la media e alta Valtellina è a mio giudizio poco credibile, anche perché si dovrebbe osservarlo anche nelle principali valli trasversali alla Valtellina, ugualmente antiche, come per esempio la Valmalenco e la Valle Poschiavo. In queste valli si individua invece un chiaro gradino di confluenza con fondovalle in roccia posto a metri sopra la piana alluvionale dell Adda. In ogni caso, secondo indagini geognostiche eseguite dal CNR nel 2001 tramite stese sismiche a riflessione e un sondaggio profondo 209 m, la profondità del substrato roccioso nel fondovalle valtellinese a livello di Teglio sarebbe pari a circa 550 m, quindi circa 180 m sotto il livello del mare. I depositi sedimentari che ricoprono il substrato roccioso sono composti da una coltre di sedimenti alluvionali dell Adda spessi circa 40 m, seguiti verso il basso da 104 m di sedimenti morenici e infine da sedimenti lacustri associati a depositi di frana. Ulteriori indagini sismiche a riflessione eseguite sempre dal CNR nella zona di Sondalo e Bormio individuerebbero il substrato roccioso rispettivamente a 300 e 200 m di profondità. Le rocce affioranti alle pendici della Valtellina si presentano spesso compatte, lisce e levigate dal movimento del ghiacciaio. Negli affioramenti rocciosi s individuano frequentemente striature suborizzontali indicanti la direzione di movimento del ghiacciaio da est verso ovest. Questa roccia compatta e liscia costituisce di norma il livello impermeabile sopra il quale scorrono le acque sotterranee nonché rappresenta la potenziale superficie di scivolamento dei movimenti franosi. Il substrato roccioso è in parte coperto da depositi morenici e da detriti di falda. I primi occupano con spessore anche elevato le zone meno acclivi dei versanti mentre le falde di detrito si estendono invece ai piedi di ripide pareti rocciose. Particolarmente importante nel modificare la morfologia del paesaggio è stata l azione dell uomo. La coltivazione dei vigneti su pendii molto ripidi (mediamente intorno a

12 Pag ) e rocciosi, ha richiesto la realizzazione di numerosissimi muri a secco e l apporto di terreno coltivabile da aree adiacenti. Questo terreno è costituito principalmente da sedimenti eluviali (coltre d alterazione meteorica) derivanti da depositi alluvionali, morenici, detriti di falda e substrato roccioso. L uomo ha quindi generato nell arco di tempo di diverse centinaia d anni una serie di terrazzamenti che ricoprono quasi interamente il versante retico della Valtellina.

13 Pag SITUAZIONI DI DISSESTO E CONDIZIONI DI RISCHIO IDROGEOLOGICO NELLA ZONA INTERESSATA DALL IMPIANTO IDROELETTRICO Le tavole 4, 5 e 6 redatte su planimetrie CTR alla scala 1 : riportano i dissesti segnalati nelle cartografie geoambientali e del Piano Stralcio per l Assetto Idrogeologico (PAI). Sono altresì individuate le aree di affioramento del substrato roccioso, le sorgenti o i pozzi d acqua per uso potabile, le principali linee di dislocazione e le fasce fluviali dell Adda con le quota di piena con tempi di ritorno pari a 200 anni. Di seguito sono analizzate le principali situazioni di dissesto segnalate nelle cartografie sopra descritte che potrebbero in qualche misura interagire con l impianto idroelettrico in progetto. A questo riguardo è importante precisare che il tracciato delle gallerie che ospitano le condotte forzate e di restituzione è stato studiato in modo tale da evitare che l impianto in progetto possa costituire una fonte di rischio idrogeologico. In particolare si è scelto di ubicare la galleria di restituzione ai piedi del versante sinistro della Valtellina al fine di evitare l attraversamento dei noti movimenti franosi che interessano il Monte Masuccio a nord di Tirano. I possibili effetti potenziali di questi dissesti sono bene descritti in una pubblicazione dell ing. F. Ferrante del 1814: Il giorno 8 dicembre del 1807 avvenne la cosiddetta frana di Sernio, cioè uno scoscendimento così grandioso del Monte Masuccio a NE di Tirano che ostruendo l Adda con un alta diga, formò superiormente un lago di circa 1 milione e mq. di superficie (lunghezza massima = m, larghezza massima = 830 m; la chiesa di S. Agostino a Lovere era allagata per m 2,85 sopra la soglia della porta principale). Rimasero sepolti moltissimi terreni e case e vi furono anche tre vittime umane. Per 11 giorni il lago continuò a crescere. Il 16 maggio del 1808, essendosi ingrossata l Adda, venne asportata tutta la grande diga e il lago scomparve portando però gravi danni specie all abitato e alle campagne di Tirano nonché alle campagne di Villa. Si calcola che in 5 ore il lago si abbassò di m 12,30 e che in un tempo così ristretto siano stati convogliati dall Adda ben 4 milioni di mc di acqua. Attualmente l'intero versante sud-orientale del Monte Masuccio presenta diverse aree di frana attiva o quiescente e risulta soggetto ad un lento movimento gravitativo profondo monitorato dal Centro Monitoraggio Geologico di Sondrio con strumentazione GPS. Il tratto di alveo dell Adda che delimita il piede della frana è stata oggetto di importanti e costose opere di consolidamento e regimazione idraulica. Tale scelta progettuale che ha comportato un aumento in lunghezza della

14 Pag. 13 galleria di restituzione di quasi 2 km e l attraversamento a grande profondità del fondovalle valtellinese, rimane comunque puramente cautelativa. Difatti, il tracciato della galleria si situa a grande profondità nel sottosuolo e quasi sempre a diverse decine di metri di profondità dal fondovalle, quindi in una zona dove è pressoché impossibile l istaurarsi di un movimento franoso (eventuali superfici di scivolamento di frane che interessano il versante devono per ovvi motivi emergere a monte della quota di fondovalle). Non solo: il fatto che la galleria di restituzione si collochi sotto la quota dell Adda quindi sotto il livello di base delle acque superficiali e sotterranee, rende del tutto improbabile che la stessa possa drenare l acquifero di sorgenti captate dagli acquedotti comunali, che normalmente si situano a quote medio basse lungo il versante valtellinese. Infine, eventuali e del tutto ipotetiche fessurazioni nel rivestimento della galleria non possono produrre perdite idriche pericolose per la stabilità dei versanti: Il motivo è la posizione stessa della galleria a diverse decine di metri sotto il piede dei versanti e la pressione idrostatica dell acqua nelle fessure della roccia che supera abbondantemente quella all interno della galleria. 3.1 Potenziali situazioni di dissesto o di rischio idrogeologico in corrispondenza della galleria di restituzione Procedendo a ritroso da valle verso monte, si può costatare che il tratto terminale dell opera di restituzione, lungo circa 150 m, attraversa il fondovalle valtellinese in sinistra idrografica, entro i depositi alluvionali dell Adda coperti da una spessa coltre di materiale di riporto derivante dallo scavo della vicina centrale in caverna di Stazzona. L immissione nell Adda avviene ad angolo acuto (circa 35 ) ed in corrispondenza dell attuale canale di scarico della centrale di Stazzona, che si prevede di dismettere con la realizzazione del nuovo impianto (foto 12 17). In base alle quote di piena dell Adda con tempi di ritorno bicentenari calcolate dall Autorità di Bacino del Po, si può affermare che le aree di fondovalle in sinistra idrografica sono sicure nei confronti delle esondazioni. Difatti, la quota di piena dell Adda con tempi di ritorno pari a 200 anni risulta contenuta dalle arginature esistenti con un franco di sicurezza superiore a 4 m. Nella sponda opposta invece la piena sopra citata non è contenuta dalle arginature e allaga una vasta area coltivata a prato e a frutteto.

15 Pag. 14 Questa condizione di maggior sicurezza delle aree in sinistra idrografica è dovuta al fatto che il piano campagna è stato sovralzato di qualche metro con materiale di riporto proveniente dallo smarino delle gallerie idroelettriche relative alla centrale di Stazzona. Sulla sponda opposta invece il rischio esondazione è molto più alto perché il piano campagna è quasi 3 m sotto la quota della piena bicentenaria calcolata dal PAI. Una ulteriore fonte di rischio per le aree in sponda destra è l angolo di confluenza dell attuale scarico della centrale che risulta pressoché ortogonale all alveo dell Adda. Tale scarico che possiede portate consistenti (fino a 40 mc/s) tende a spostare l asse principale della corrente dell Adda verso la sponda destra, dove esercita una intensa azione erosiva (foto 14). Lo sbocco della galleria nei depositi alluvionali di fondovalle avviene sulla verticale di una parete rocciosa piuttosto ripida, alta circa 30 m e potenzialmente esposta alla caduta di massi. Il tracciato della restituzione rimane comunque protetto da una coltre di materiale detritico spessa almeno 6 m che mitiga notevolmente il rischio di danni in caso di crolli (v. particolare in scala 1 : della tavola 11). Più a monte, fino a alla quota di Grosio, la galleria attraversa il versante sinistro orografico della Valtellina nel substrato roccioso e normalmente a più di 200 m di profondità dal piano campagna. Le poche frane quiescenti o attive individuate nella cartografia non potranno subire una modifica delle loro condizioni di stabilità in quanto sono molto distanti dal tracciato o interessano unicamente la coltre detritica superficiale. Non deve trarre in inganno le vaste aree di frana segnalate dalle carte PAI tra Lovero e Mazzo di Valtellina perché sono classificate come stabilizzate. Per altro si pongono seri dubbi sulla loro reale esistenza in quanto non sono minimamente segnalate nella cartografia geoambientale e possiedono una geometria alquanto singolare. Naturalmente le aree di esondazione dei corsi d acqua laterali delimitate nelle tavole 4, 5 e 6 con un retino rosso non possono essere modificate o influenzate dalla galleria che si colloca a diverse decine di metri di profondità nel sottosuolo. Le faglie attraversate dal tracciato della galleria costituiranno una complicazione durante i lavori di scavo a causa delle possibili venute d acqua e per la presenza di rocce molto fratturate (v. capitolo 6). Tali problematiche però non influenzano minimamente le attuali condizioni di rischio idrogeologico del territorio. L attraversamento della Valtellina a circa 230 m di profondità dal piano

16 Pag. 15 campagna potrà costituire un problema esecutivo importante durante le fasi di scavo della galleria a causa delle possibili venute d acqua e soprattutto nel caso in cui il substrato roccioso fosse più profondo di quanto previsto (v. capitolo 5). Anche in questo caso però tali problematiche esecutive non influenzano minimamente le attuali condizioni di rischio idrogeologico del territorio e delle aree urbanizzate. 3.2 Potenziali situazioni di dissesto o di rischio idrogeologico in corrispondenza della centrale e delle condotte forzate dell impianto di Grosio Le condotte forzate dell impianto di Grosio attraversano la Val Grosina nel sottosuolo, secondo una direzione quasi ortogonale alla valle e con una inclinazione di quasi 40, fino a raggiungere la centrale in caverna prevista a quota 395 m s.l.m. (v tavola 7). Le condotte forzate e la centrale si trovano ad una profondità sempre superiore a 150 metri dal piano campagna. Entrambi i versanti della valle sono piuttosto ripidi, ma impostati su rocce metamorfiche (micascisti e paragneiss in prevalenza). I tratti più ripidi e vicini all alveo del torrente Roasco sono soggetti a locali cadute di massi dovute alla disgregazione superficiale della roccia per l azione degli agenti meteorici. Le condizioni di stabilità dei versanti alla profondità delle condotte forzate sono buone e quindi si reputa del tutto improbabile che la costruzione delle gallerie possa essere causa di movimenti franosi. Attorno alle condotte forzate nei pressi delle località Bugaton (945 m s.l.m.) e Bedugnol (972 m s.l.m.) sono segnalate alcune sorgenti captate dall acquedotto comunale. Si ritiene che le operazioni di scavo avranno scarsissima influenza sulle portate di queste sorgenti poiché le gallerie sono disposte lungo la linea di massima pendenza del versante e quindi non possono fungere da canale di gronda delle acque sotterranee. 3.3 Potenziali situazioni di dissesto o di rischio idrogeologico in corrispondenza dell impianto di Grosotto Il nuovo impianto si sviluppa a partire dalla centrale esistente, ubicata a quota 610 m s.l.m., ai piedi del versante sinistro della Valtellina, dove una nuova condotta forzata del diametro interno pari a 1,5 m attraverserà l Adda in subalveo, per poi proseguire in galleria nei depositi alluvionali fino a raggiungere il versante opposto e da qui

17 Pag. 16 discendere nel substrato roccioso fino ad arrivare alla nuova centrale dell impianto di Grosio (foto 8 e 9 e tavola 8). L attraversamento dell Adda sarà protetto da una soglia di fondo, in modo tale da non modificare l attuale sezione idraulica dell alveo. Il fondovalle valtellinese sarà attraversato con una galleria di piccolo diametro, a diversi metri di profondità dal piano campagna, così da escludere ogni possibile interazione con gli edifici presenti in superficie. Questa scelta progettuale comporterà ovviamente maggiori difficoltà esecutive, ma garantirà la totale sicurezza nei confronti dei rischi idrogeologici.

18 Pag CARATTERIZZAZIONE GEOTECNICA E GEOMECCANICA DI LARGA MASSIMA DEI TERRENI INTERESSATI DALLE OPERE IN PROGETTO L impianto idroelettrico Grande Grosio si sviluppa quasi totalmente nel sottosuolo e nell ambito del substrato roccioso. Soltanto negli attraversamenti del fondovalle valtellinese può interessare terreni sciolti e situarsi in superficie. In questa fase di massima della progettazione, la caratterizzazione geomeccanica e geotecnica delle rocce e dei terreni interessati è necessariamente approssimativa e dedotta principalmente da dati reperibili in letteratura, da indagini geognostiche effettuate su terreni geologicamente simili e sulla base della propria esperienza. Una caratterizzazione molto più precisa e supportata da approfondite indagini geognostiche sarà naturalmente effettuata nella successiva fase di progettazione. Per quanto riguarda i terreni sciolti, le gallerie di Grosio e il canale di restituzione a Stazzona interessano nel fondovalle valtellinese i depositi alluvionali dell Adda e i sottostanti depositi morenici abbandonati dal ghiacciaio dell ultima glaciazione wurmiana. Depositi alluvionali dell Adda a Grosio Si tratta di materiale scarsamente selezionato costituito da ciottoli e ghiaie con rari trovanti inglobati in una matrice sabbiosa e in minima parte limosa. Questi sedimenti hanno iniziato a depositarsi subito dopo il ritiro dei ghiacciai wurmiani, avvenuto circa anni fa. Lo spessore della coltre di sedimenti alluvionali depositati dall Adda a Grosio non è conosciuta, forse non superano i 40 m. La falda freatica dovrebbe trovarsi ad almeno 10 m di profondità dal piano campagna. Questi terreni possiedono di norma discrete o buone proprietà geotecniche quantificabili nei seguenti parametri indicativi: Peso dell'unità di volume: γ = kg/m 3 Porosità: n = 30 35% Coesione: c = 0,0 kg/cm 2 Angolo d attrito: φ = Permeabilità: 10-3 < k < 10-1 cm/s Modulo elastico: E = kg/cmq. Materiali di riporto nei pressi della Centrale di Stazzona Derivano dalle operazioni di scavo effettuate negli anni 30 per realizzare la Centrale idroelettrica di Stazzona in caverna e le relative gallerie di scarico e manutenzione.

19 Pag. 18 Ricoprono per uno spessore di almeno 4 5 m l area di fondovalle recintata nei pressi della centrale (v. tavola 3). Sono costituiti da frammenti litoidi grossolani e a spigoli vivi immersi in una matrice ghiaioso sabbiosa. Le caratteristiche geotecniche di questi sedimenti sono di norma buone quantificabili nei seguenti parametri indicativi: Peso dell'unità di volume: γ = kg/m 3 Porosità: n = 30 35% Coesione: c = 0,0 kg/cm 2 Angolo d attrito: φ = Permeabilità: 10-2 < k < 10-1 cm/s Modulo elastico: E > 400 kg/cmq. Depostiti alluvionali dell Adda a Stazzona Sono generalmente costituiti da sabbie e ghiaie con ciottoli. Lo spessore della coltre di sedimenti alluvionali depositati dall Adda a Stazzona è probabilmente superiore a 40 m. La falda freatica dovrebbe trovarsi normalmente (in assenza di piene dell Adda) ad almeno 11 m di profondità dal piano campagna. Le caratteristiche geotecniche di questi sedimenti sono di norma discrete o buone quantificabili nei seguenti parametri indicativi: Peso dell'unità di volume: γ = kg/m 3 Porosità: n = 30 35% Coesione: c = 0,0 kg/cm 2 Angolo d attrito: φ = Permeabilità: 10-3 < k < 10-1 cm/s Modulo elastico: E = kg/cmq. Depostiti glaciali sottostanti ai sedimenti alluvionali dell Adda Sono generalmente costituiti da sedimenti molto eterogenei dove ghiaie, ciottoli e trovanti subarrotondati sono immersi in una matrice più fine sabbioso e limo-argillosa. Lo spessore di questi depositi glaciali a Stazzona è conosciuta grazie ad un sondaggio effettuato nel 2001 dal CNR ed è superiore a 100 m. Le caratteristiche geotecniche di questi sedimenti dovrebbero essere buone (anche perché probabilmente sovraconsolidati per effetto del carico del ghiacciaio) e quantificabili nei seguenti parametri indicativi: Peso dell'unità di volume: γ = kg/m 3

20 Pag. 19 Porosità: n = 30% Coesione: c = 0,1 0,2 kg/cm 2 Angolo d attrito: φ = Permeabilità: 10-5 < k < 10-3 cm/s Modulo elastico: E > 350 kg/cm 2. Per quanto concerne invece la caratterizzazione degli ammassi rocciosi attraversati dall impianto idroelettrico si fa riferimento alla classificazione geomeccanica di Bieniawski (indicata con RMR = Rock Mass Ratings) che si basa sulla conoscenza dei seguenti sei parametri relativi all'ammasso roccioso: R1- la resistenza alla compressione monoassiale; R2- R3- R4- R5- R6- l'rqd (rock quality designation); la spaziatura delle discontinuità; le condizioni delle discontinuità; le condizioni idrauliche; l'orientamento delle discontinuità rispetto all asse della galleria. A ciascun parametro è associato un particolare punteggio sulla base delle indicazioni tratte da apposite tabelle. In base al punteggio totale RMR ottenuto gli ammassi rocciosi sono suddivisi in cinque classi di qualità. Tramite la classificazione geomeccanica di Bieniawski è possibile ottenere utili informazioni circa le caratteristiche di resistenza e di deformabilità dell'ammasso roccioso, la scavabilità della roccia, il tempo di autosostentamento, la scelta delle modalità di avanzamento nonché le opere di sostegno necessarie (v. tabelle sottostanti). Valori indicativi della coesione (c m ), dell'angolo d'attrito (ϕ m ) e del modulo di deformazione (E m ) dell'ammasso roccioso si possono ricavare dal punteggio (denominato BMR=RMR R6) ottenuto dalla classificazione di Bieniawski. A tal fine si possono utilizzare le seguenti formule empiriche proposte da Bieniawski e da Serafim-Pereira: (BMR -10)/40 c m (kpa) = 5*(BMR); ϕ ( ) = 5 + (BMR)/2; E m m (Gpa) = 10 Per la descrizione delle classi di qualità della roccia in ogni tratto delle gallerie in progetto si rimanda a quanto analiticamente esposto nel capitolo successivo e nelle tavole 7 11.

21 Pag. 20 RMR < Classe V IV III II I Qualità Molto Dell ammasso scadente Scadente Discreto Buono Ottimo c m (kg/cmq.) < 1 1,0 1,5 1,5 2,0 2,0 3,0 > 3 ϕ m < > 45 Giudizio sulla difficoltà di scavo Tempo medio di autosotentamento Nessuna difficoltà 0,5 m per 10 minuti Può essere cavato facilmente. Frammentazione notevole 1,5 m per 5 ore Discrete difficoltà 2 m per 1 settimana Si cava con difficoltà. Frammenti di notevoli dimensioni 4 metri per 6 mesi Notevoli difficoltà di scavo 5 m per 10 anni Tabella 1: proprietà meccaniche e comportamento degli ammassi rocciosi in funzione dell indice RMR Classe ammasso V IV III II I RMR < a sezione parziale con cunicoli e a piena sezione avanzamento in calotta Avanzamento allarghi a 0,5 1,0 m dal prerivestimento ad 1,0 1,5 m dal prerivestimento ad 1,5 3,0 m dal prerivestimento ad 1,0 1,5 m dal prerivestimento a 3,0 m dal prerivestimento Sostegni provvisori bulloni Spritz beton Bulloni di lunghezza 5 6 m distposti regolarmente con spaziatura 1 1,5 m in calotta e sulle pareti con rete metallica. Bulloni in arco rovescio mm in calotta, 150 mm sulle pareti e 50 mm sul fronte di scavo. Applicare il più presto possibile dopo aver usato l esplosivo. Bulloni di lunghezza 4 5 m distposti regolarmente con spaziatura 1 1,5 m in calotta e sulle pareti con rete metallica mm in calotta, 100 mm sulle pareti. Può essere applicato anche mentre si effettua lo scavo Bulloni di lunghezza 3 4 m distposti regolarmente con spaziatura 1,5 2,0 m in calotta e sulle pareti con rete metallica in calotta mm in calotta e 30 mm sulle pareti. Localmente bulloni in calotta, lunghezza 2 3 m, spaziatura 2 2,5 m collegati eventualmente da rete metallica mm in calotta come base impermeabilizzante Non è richiesto rivestimento ad eccezione di qualche bullone isolato Profilati pesanti in centine acciaio inossidabile a distanza di 1,5 m; traverse in arco rovescio Profilati leggeri a distanza di 1,5 m se necessari Non necessarie Non necessarie Tabella 2: Scelta delle modalità di avanzamento e dei provvedimenti di sicurezza in funzione dell indice RMR

22 Pag INDICAZIONI PROGETTUALI DI CARATTERE GEOLOGICO INERENTI LE OPERE IN SOTTERRANEO PREVISTE DAL PROGETTO Le indicazioni progettuali di seguito esposte sono di larga massima e suscettibili di modifiche anche consistenti poiché la situazione geologica prevista nel sottosuolo deriva quasi esclusivamente da una interpretazione dei dati geologici reperiti da rilevamenti di superficie. Indicazioni progettuali più rigorose e precise saranno fornite nella fase successiva della progettazione sulla base di apposite e approfondite indagini geognostiche. 5.1 Indicazioni progettuali relative alla centrale La centrale dell impianto sarà in caverna e collocata allo sbocco della Val Grosina, a circa 500 m di profondità nel sottosuolo (m 405 s.l.m., foto 11, tavole 7 e 8). L accesso alla centrale in caverna verrà assicurato tramite una galleria che ha origine in sponda destra del torrente Roasco, a quota 620 m s.l.m., nell ambito di un versante roccioso moderatamente inclinato e privo di dissesti. Questa galleria sarà servita da una strada, in gran parte già esistente, che dal ponte sulla strada provinciale risale il fondovalle del torrente Roasco in sponda sinistra. L attraversamento del torrente Roasco sarà eseguito tramite un nuovo ponte. La galleria di accesso alla centrale mantiene un primo tratto con una leggera inclinazione, in modo da consentire agevolmente ai mezzi di trasportare i carichi, e poi un secondo tratto perfettamente verticale costituito da un pozzo che conduce alla sala macchine. I tracciati della galleria di accesso alla centrale e della galleria che contiene la condotta forzata relativa alla derivazione di Grosotto sono, nella loro parte terminale, affiancati. Le dimensioni della centrale sono consistenti: è estesa in lunghezza per almeno 120 m e possiede una sezione verticale quasi ellittica larga circa 30 m e alta altrettanto. Trovandosi a circa 500 m di profondità nel substrato roccioso, l ammasso roccioso risulterà soggetto a carichi litostatici piuttosto alti, pari almeno a 130 kg/cmq. L ammasso roccioso è costituito, in base alle sezioni geologiche interpretative riportate nelle tavole 7 e 8, da micascisti filladici prevalentemente muscovitici e cloritici, appartenenti alla formazione della Punta di Pietra Rossa. Negli affioramenti superficiali tali rocce si presentano marcatamente scistose e interessate da differenti sistemi di frattura. Da un punto di vista idrogeologico la centrale si trova ad almeno 200 m sotto la superficie freatica dell Adda, che costituisce il livello di base delle acque superficiali e sotterranee in Valtellina. E quindi più che ragionevole ipotizzare che tutti i sistemi di fratture aperti siano saturi d acqua.

23 Pag. 22 Ritegno quindi molto probabile che dalla cavità della centrale si verificherà una percolazione diffusa delle acque attraverso le fessure della roccia con portate del tutto indicative intorno a litri al minuto per 10 m di lunghezza della caverna. Tenuto conto di rilievi strutturali effettuati su questa formazione e tenuto conto che le superfici di scistosità, che costituiscono le principali discontinuità dell ammasso roccioso, immergono verso nord con marcata inclinazione e quindi intersecano in modo favorevole la sezione longitudinale della caverna, possiamo attribuire un punteggio RMR secondo la classificazione di Bieniaski variabile da L ammasso roccioso si può quindi considerare di qualità discreta (classe III di Bieniwaski) e caratterizzato dai seguenti parametri di resistenza e deformabilità: c m = kpa ϕ m = E m = 7,5 13,3 GPa L appartenenza dell ammasso roccioso alla classe III di Bieniaski comporta che il tempo di autosostentamento di cavità larghe anche pochi metri non superi la settimana. E quindi necessario provvedere a consolidare lo scavo con opere di sostegno provvisorie costituite da chiodature e rivestimenti in spritz-beton armato, prima di eseguire il rivestimento definitivo (v. tabelle 1 e 2 alle pagine 18 e 19). In considerazione degli elevati carichi litostatici, le rocce micascistose o filladiche possono avere nel tempo un comportamento plastico. Si ritiene quindi necessario progettare la centrale secondo una sagoma idonea a sopportare forti spinte laterali e anche dal basso. 5.2 Indicazioni progettuali di carattere geologico relative alle gallerie all impianto di Grosio A partire dalla camera a valvole dell impianto di Grosio (m 1176 s.l.m.), saranno realizzate due nuove condotte forzate disposte su due gallerie parallele lunghe circa 1300 m ciascuna e del diametro interno di 3 m, che porteranno le acque derivate alla nuova centrale (foto 10). In planimetria le gallerie attraversano la Val Grosina secondo una direzione quasi ortogonale alla valle e con una inclinazione di quasi 40 (v tavola 7). Le gallerie si trovano ad una profondità sempre superiore a 150 metri dal piano campagna. Osservando la tavola 7 si può costatare che tra le progressive planimetriche 000 e 670 le gallerie attraversano ancora micascisti filladici prevalentemente muscovitici e cloritici, appartenenti alla formazione della Punta di Pietra Rossa. Fa eccezione un breve tratto di rocce quarzitiche che si prevede di incontrare tra le progressive 475 e 501. Più a

24 Pag. 23 monte (progressive ) si attraversa una fascia di rocce intensamente fratturate (cataclastiche) relative ad una faglia diretta con chiare evidenze morfologiche (foto 10). Procedendo ulteriormente verso la camera a valvole (tra le progressive ) si incontrano rocce appartenenti alla formazione dei Micascisti della Cima Rovaia. Si tratta di micascisti e paragneiss a bande di colore grigio marrone muscovitici o a due miche, nodulari, talora gneissici, spesso granatiferi e staurolitici. Risalendo ancora le gallerie si incontrano litotipi appartenenti alla formazione degli Gneiss del Monte Tonale (tra le progressive planimetriche ) che in questo settore sono rappresentati da paragneiss a sillimanite, biotite e granato a tessitura molto variabile intercalati frequentemente a anfiboliti gneissiche. Negli affioramenti superficiali vicini alla sezione riportata nella tavola 7, sia gli Gneiss del Monte Tonale che i Micascisti della Cima Rovaia si presentano marcatamente scistose e interessate da differenti sistemi di frattura. Ritengo che per gli ammassi rocciosi delle due formazioni sopracitate si possa attribuire un punteggio RMR leggermente superiore rispetto a quello della sottostante Formazione della Punta di Pietra Rossa e cioè pari a Queste rocce si possono quindi considerare ancora di qualità discreta (classe III di Bieniwaski) e caratterizzate dai seguenti parametri di resistenza e deformabilità: c m = kpa ϕ = E m m = 10,0 13,3 GPa Per quanto riguarda invece la fascia di rocce cataclastiche compresa tra le progressive si attribuisce una qualità dell ammasso roccioso scadente (classe IV) con un punteggio RMR pari a Le rocce cataclastiche saranno quindi caratterizzate dai seguenti parametri di resistenza e deformabilità: c m = kpa ϕ m = E m = 2,4 3,2 GPa Per quanto concerne la presenza di acqua, si ritiene che lungo tutta la galleria si possano verificare localizzate percolazioni di acqua lungo le fratture, soprattutto sulla verticale dell alveo del torrente Roasco. Fenomeni di stillicidio più consistenti si potranno verificare in corrispondenza della zona cataclastica sopra menzionata dove si stimano litri al minuto su 10 m di lunghezza della galleria. In definitiva si ritiene che gli ammassi rocciosi attraversati dalle gallerie dell impianto di Grosio siano di qualità discreta e appartenenti alla classe III di Bieniaswski. Ciò comporta che i tempi di autosostentamento sono

25 Pag. 24 piuttosto limitati e che durante i lavori di scavo è necessario consolidare le pareti della galleria con opere di sostegno provvisorie costituite da chiodature e rivestimenti in spritz-beton armato, prima di eseguire il rivestimento definitivo. Nel breve settore in classe IV si dovrà probabilmente utilizzare le centine prima di porre in opera il rivestimento definitivo. 5.3 Indicazioni progettuali di carattere geologico relative alla galleria dell impianto di Grosotto Dall osservazione della tavola 8 si può costatare che a partire dalla attuale centrale di Grosotto, ubicata a quota 610 m s.l.m., ai piedi del versante sinistro della Valtellina, la condotta forzata in progetto del diametro interno pari a 1,5 m attraverserà l Adda in subalveo, per poi proseguire, entro una galleria di piccolo diametro, nei depositi alluvionali fino a raggiungere il versante opposto e da qui discendere nel substrato roccioso fino ad arrivare alla nuova centrale dell impianto di Grosio (foto 8 e 9). Tra le progressive planimetriche 000 e 490 la galleria attraversa micascisti filladici prevalentemente muscovitici e cloritici, appartenenti alla formazione della Punta di Pietra Rossa. Fa eccezione un breve tratto che si prevede di incontrare tra le progressive dove si attraversa una fascia di rocce intensamente fratturate (cataclastiche) relative a una faglia diretta che immerge con forte inclinazione (circa 75 ) verso ENE. Si ipotizza una percolazione diffusa di acqua attraverso le fratture della galleria con portate intorno a litri al minuto per 10 metri di galleria e stillicidi più consistenti e concentrati in corrispondenza della fascia cataclastica. Per questo tratto di galleria all interno della Formazione della Punta di Pietra rossa valgono le considerazioni già espresse per la centrale: l ammasso roccioso si può considerare di qualità discreta (classe III di Bieniwaski) e caratterizzato dai seguenti parametri di resistenza e deformabilità: c m = kpa ϕ m = E m = 7,5 13,3 GPa Ciò comporta che i tempi di autosostentamento sono piuttosto limitati e che durante i lavori di scavo è necessario consolidare le pareti della galleria con opere di sostegno provvisorie costituite da chiodature e rivestimenti in spritz-beton armato, prima di eseguire il rivestimento definitivo.

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