I N D I C E 1 PREMESSA CARATTERIZZAZIONE GEOLOGICA CON DESCRIZIONE DELLA CARTA GEOLITOLOGICA (G1)...2 SUCCESSIONE LITOIDE PREQUATERNARIA...

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2 I N D I C E 1 PREMESSA CARATTERIZZAZIONE GEOLOGICA CON DESCRIZIONE DELLA CARTA GEOLITOLOGICA (G1)...2 SUCCESSIONE LITOIDE PREQUATERNARIA...2 I Calcari di Aurisina (CA, età: Cenomaniano superiore - Campaniano basale)...2 Rapporti stratigrafici...3 Fossili...3 Età...3 Ambiente deposizionale...3 La Formazione Liburnica (CLC e CLT, età: Campaniano superiore p.p. - Thanetiano p.p.)...3 Rapporti stratigrafici...4 Fossili...4 Ambiente deposizionale...4 Il Calcare ad Alveoline e Nummuliti (CT, età: Thanetiano superiore (?) - Ilerdiano (?) - Cuisiano medio)...4 Rapporti stratigrafici...5 Fossili...5 SUCCESSIONE TORBIDITICA: IL FLYSCH DI TRIESTE (FT, ETÀ: LUTEZIANO P.P.)..5 Rapporti stratigrafici...6 SUCCESSIONE QUATERNARIA...6 ASSETTO GEOLOGICO-STRUTTURALE DEL TERRITORIO DEL COMUNE DI TRIESTE CARATTERIZZAZIONE IDROGEOLOGICA CON DESCRIZIONE DELLA CARTA IDROGEOLOGICA (G2) CARATTERIZZAZIONE GEOMORFOLOGICA CON DESCRIZIONE DELLA CARTA GEOMORFOLOGICA (G3)...12 L'ALTOPIANO CARSICO...12 Morfologie carsiche epigee...12 Morfologie carsiche ipogee...13 L'area costiera...13 L'area collinare nel Flysch di Trieste...14 Le piane alluvionali ed i riporti...14 Descrizione della Carta geomorfologica ZONIZZAZIONE GEOLOGICO-TECNICA E VINCOLI CON DESCRIZIONE DELLA RELATIVA CARTA (G4)...16 Caratteristiche geologico tecniche ) Riporti - R...18 Caratteri generali...18 Zona di affioramento e spessori...18 Caratteristiche geotecniche ) Detrito di falda e detrito di versante cementato - DF e DV...19 Caratteri generali, località, spessori...19 Caratteristiche geotecniche ) Depositi alluvionali: Sedimenti prevalentemente ghiaiosi con limi e argille - GM e Sedimenti prevalentemente limoso argillosi con ghiaie - MG...20 Caratteri generali...20 Zona di affioramento...20 Caratteristiche geotecniche e spessori...20 Alluvioni sepolte...21 Caratteri generali, posizione, spessori...21 Caratteristiche geotecniche...21

3 4) Sedimenti prevalentemente limoso argillosi (incluse le argille e limi marini) - M...22 Caratteri generali...22 Zona di affioramento e spessori...22 Caratteristiche geotecniche ) Depositi eluvio-colluviali: Sedimenti prevalentemente limoso argillosi con sabbie - MS, Sedimenti prevalentemente limoso-argillosi con ghiaie e sabbie - MSG=MGS e Sedimenti prevalentemente sabbiosi con limi, argille e ghiaie - SMG=SGM...23 Caratteri generali...23 Zona di affìoramento, spessori...23 Caratteristiche geotecniche...23 Depositi eluvio-colluviali - coperture di Flysch (MS, MSG, MGS)...24 Depositi eluvio-colluviali sepolti...24 Caratteri generali, posizione, spessori...24 Caratteristiche geotecniche ) Terre rosse - TR...25 Caratteri generali, località, spessori...25 Caratteristiche geotecniche ) Rocce prevalentemente marnoso-arenacee - FT, prevalentemente pelitiche - FTb e strati transizionali: marne, calcari marnosi e marne calcaree - FTc...25 Caratteri generali...25 Distribuzione areale e substrato...26 Caratteristiche geomeccaniche...26 Dissesti ) Rocce prevalentemente arenacee - FTa...28 Caratteri generali e ditribuzione areale...28 Caratteristiche geomeccaniche...28 Dissesti ) Rocce carbonatiche - CT, CLT, CLC e CA...28 Caratteri generali...28 Distribuzione areale...29 Caratteristiche geomeccaniche...29 Dissesti DESCRIZIONE DELLA CARTA DI SINTESI (G5)...31 Litologia...31 Geomorfologia...31 Idrogeologia...32 Elementi antropici CONCLUSIONI...32 Classe ZG Classe ZG Classe ZG Classe ZG Documentazione consultata...37 Bibliografia essenziale successiva alla Variante Generale al P.R.G.C. del Comune di Trieste Studio Geologico di Trieste (Ballarin, 1993):...37

4 1 PREMESSA L'esigenza di una Variante Generale di Revisione dei Vincoli al Piano Regolatore Generale del Comune di Trieste ha reso necessario l'aggiornamento dello Studio Geologico generale dell intero territorio comunale, ai sensi della normativa vigente, in particolare si fa riferimento a: D.M. 11/03/88 Norme tecniche riguardanti le indagini sui terreni e sulle rocce, la stabilità dei pendii naturali e delle scarpate, i criteri generali e le prescrizioni per la progettazione, l'esecuzione ed il collaudo delle opere di sostegno delle terre e delle opere di fondazione L.R. 27/88 Norme sull' osservanza delle disposizioni sismiche ed attuazione dell' articolo 20 della legge 10 dicembre 1981, n. 741 L.R. 52/91 Norme regionali in materia di pianificazione territoriale ed urbanistica L.R. 15/92 Ulteriori norme procedurali per la formazione degli strumenti urbanistici e per la programmazione ed attuazione degli interventi regionali di prevenzione dei rischi naturali. Modificazioni ed integrazioni alle leggi regionali 9 maggio 1988, n. 27 e 28 agosto 1982, n. 68 DPR 380/01 Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia L.R. 5/07 Riforma dell urbanistica e disciplina dell attività edilizia e del paesaggio e relativi Regolamenti Attuativi DM. 14/01/08 Norme tecniche per le costruzioni La pianificazione territoriale, intesa come ordinamento spaziale e temporale dello sviluppo di una regione deve necessariamente utilizzare la cartografia tematica, le banche dati e i GIS come supporti, sia per analizzare che per progettare una corretta zonazione del territorio. Dal punto di vista temporale il contributo geologico-ambientale è altrettanto determinante per quanto riguarda la visione evolutiva dei processi naturali di breve, medio e lungo periodo. Per gli amministratori pubblici e per i tecnici è di fondamentale importanza avere informazioni territoriali appropriate ed accessibili al fine di poterle utilizzare in modo concreto per lo sviluppo e la salvaguardia del comprensorio comunale. Lo studio attuale è nato con l esigenza di aggiornare i dati esistenti e di renderli più facilmente condivisibili mediante la loro informatizzazione e con lo scopo di verificare la compatibilità fra le previsioni della variante al PRGC e le condizioni geologiche generali del territorio comunale. Sono parte integrante e indivisibile del presente studio le carte tematiche e le norme cui fare riferimento, in particolare: la Carta Geolitologica G1 (suddivisa in 7 tavole in scala 1:5000) la Carta Idrogeologica G2 (suddivisa in 7 tavole in scala 1:5000) la Carta Geomorfologica G3 (suddivisa in 7 tavole in scala 1:5000) la Carta della Zonizzazione Geologico Tecnica e Vincoli G4 (suddivisa in 7 tavole in scala 1:5000) la Carta di Sintesi G5 (suddivisa in 7 tavole in scala 1:5000) le Norme Geologico-Tecniche (GN) La Carta Geolitologica riporta gli areali di affioramento delle unità litostratigrafiche con un particolare riferimento alle coperture, la Carta Idrogeologica riporta la distribuzione e la tipologia delle acque superficiali e profonde, la Carta Geomorfologica rappresenta le forme con cui si presenta il territorio ed il loro momento evolutivo, la Carta della Zonizzazione Geologico-Tecnica suddivide il territorio in zone geologiche omogenee sulla base di parametri geologici e geotecnici e la Carta di Sintesi che è la rappresentazione degli elementi considerati più significativi trattati nelle precedenti carte tematiche. Le Norme Geologico-Tecniche definiscono le regole standard di acquisizioni minime in campo geologicotecnico, idrogeologico, geomeccanico e geotecnico e le relative prescrizioni cui fare riferimento in fase progettuale per determinati interventi antropici sul territorio del Comune di Trieste. 1

5 Le informazioni contenute nel presente studio si prestano ad essere adeguatamente miscelate con quelle economiche, ambientali e sociali allo scopo di attuare uno sviluppo sostenibile sul territorio e sono quindi volte a soddisfare i bisogni attuali con lo spirito di non compromettere i bisogni delle future generazioni. Il sistema suolo / sottosuolo inteso anche come lo spazio indispensabile all insediamento ed allo sviluppo delle attività umane è stato esaminato con lo spirito di armonizzare le componenti naturali ed i relativi rischi con quelle antropiche. Si desidera menzionare lo Studio Geologico generale fin qui in vigore, a firma del dott. geol. Luciano Ballarin ed eseguito più di sedici anni fa, che oltre ad essere un pregevole trattato di geologia, è stato un utile riferimento per il presente lavoro di aggiornamento. Si ringrazia per la preziosa collaborazione il dott. Roberto Prodan dell Area Pianificazione Territoriale ed il per.ind. Mauro Sedmak dell Area Lavori Pubblici, del Comune di Trieste. 2 CARATTERIZZAZIONE GEOLOGICA CON DESCRIZIONE DELLA CARTA GEOLITOLOGICA (G1) Nella Carta geolitologica sono stati inseriti gli elementi litologici, stratigrafici, tessiturali, ecc., utili alla corretta definizione delle unità litostratigrafiche affioranti o sub-affioranti e gli elementi che consentono di ricostruire le geometrie delle masse rocciose. Nello specifico nel territorio del Comune di Trieste si rinvengono i Calcari del Carso triestino, la successione torbiditica del Flysch di Trieste e la successione quaternaria. Se per quanto riguarda i depositi sciolti di copertura si è scelta la suddivisione proposta ed utilizzata nel progetto CGT, per quanto riguarda le rocce, queste sono state divise in base alle caratteristiche reologiche della roccia e all'appartenenza alle diverse Formazioni o Unità geologiche, discostandosi quindi in ciò dalla progettualità CGT ed avvicinandosi a quella più classica adottata dal Servizio Geologico Regionale per il parallelo Progetto GEO-CGT. Questo progetto, messo in essere con gli stessi Enti impegnati nel Progetto CGT, prevede la redazione, con modalità cartacee ed informatiche del tutto simili, della classica cartografia prettamente geologica. SUCCESSIONE LITOIDE PREQUATERNARIA In sintesi nel territorio del Comune di Trieste, affiorano quattro importanti Unità crono-litostratigrafiche: i Calcari di Aurisina (CA), i Calcari della Formazione Liburnica (che in carta sono stati suddivisi in base all'età, cretacica CLC e terziaria CLT), i Calcari ad Alveoline e Nummuliti (CT), il Flysch di Trieste (FT). Le prime tre unità fanno parte della successione di piattaforma carbonatica del Carso compresa nel Gruppo dei Calcari del Carso Triestino che comprende i Calcari di Monte Coste, la Formazione di Monrupino, i Calcari di Aurisina, la Formazione Liburnica ed i Calcari ad Alveoline e Nummuliti. I Calcari di Aurisina (CA, età: Cenomaniano superiore - Campaniano basale) La parte inferiore dei Calcari di Aurisina è caratterizzata da wackestone (rocce carbonatiche a tessitura fangosostenuta con presenza di grani < 10%) e packstone (rocce carbonatiche a tessitura granosostenuta ma ancora con presenza di matrice) grigio chiari con abbondanti fossili interi e in frammenti (essenzialmente radiolitidi, nei livelli cenomaniani, e radiolitidi e hippuritidi, a partire dal Turoniano). I depositi sovrastanti sono caratterizzati dalla sovrapposizione di diversi strati di tempesta organizzati in cicli prevalentemente metrici che rielaborano frammenti di rudiste, intraclasti, numerosi foraminiferi tra cui prevalgono le Miliolidi. Seguono calcari prevalentemente micritici con ridotto contenuto fossilifero; quindi si passa a wackestone-packstone a ricchissima frazione fossile, caratterizzata soprattutto da rudiste (radiolitidi e 2

6 hippuritidi) organizzate in banchi. Questi depositi si formavano in un ambiente di medio/alta energia dove si sviluppavano banchi a rudiste con geometria da tabulare a lievemente convessa, di spessore metrico (2-3 m), che spesso progradavano su areniti a lamine trattive parallele adiacenti. Queste unità sono organizzate in cicli di spessore medio intorno ai 6 metri, di tipo coarsening upward (trasgressione marina, aumento della granulometria del sedimento verso l alto) che registrano l'evoluzione delle diverse fasi di progradazione dei banchi a rudiste sui sedimenti circostanti, fino alla loro morte, a causa del colmamento della conseguente erosione della parte superiore del banco dovuta al moto ondoso. Frequenti sono le variazioni verticali e laterali a unità più micritiche talora ricche di sostanza organica. Nella parte inferiore, sono particolarmente frequenti livelli fossiliferi a Neithea, Acteonelle, Nerineidi, Coralli ed Echinidi. Ben rappresentate sono le Radiolitidi, che a partire dal Turoniano sono associate a Hippuritidi. Nella parte superiore si individuano livelli fossiliferi a macroforaminiferi (Keramosphaerina tergestina). Il tetto dei Calcari di Aurisina è sigillato da una superficie di emersione della piattaforma con evidenze di paleo carsismo (tra cui la breccia bianco-rosea a Microcodium). Lo spessore dell'unità raggiunge circa i 1000 metri. Rapporti stratigrafici Il limite inferiore dell'unità è posto al contatto tra il biorizzonte a Calcisphaeruliidae e facies grossolane generalmente bioclastiche. Il passaggio alle soprastanti facies liburniche è marcato da una superficie di unconformity (lacuna stratigrafica) che ha interrotto la sequenza carbonatica, portando in emersione parte della piattaforma carbonatica. Fossili Nella parte inferiore, sono particolarmente frequenti livelli fossiliferi a Chondrodonta, Neithea, Acteonelle, Nerineidi, Coralli ed Echinidi. Ben rappresentate sono le Radiolitidi, Requienidi che a partire dal Turoniano sono associate a Hippuritidi. Nella parte superiore, oltre alle suddette rudiste, si rinvengono abbondanti foraminiferi (Miliolidi, Scandonea samnitica, Moncharmontia appenninica, Pseudocyclammina sphaeroidea, Murgella lata, Keramosphaerina tergestina, Dicyclina schlumbergeri, Accordiella conica, ecc.). Nelle facies più protette sono abbondanti associazioni oligotipiche caratterizzate da alghe (Decastronema kotori, Thamatoporella parvovesiculifera), foraminiferi (Discorbidae, piccole Miliolidae, soprattutto) e ostracodi. Al tetto si assiste all'ultima comparsa dei taxa cretacici quali: Bournonia sp., Apricardia sp. tra le rudiste; Rhapydionina libunica, Cuneolina ketini, Cuneolina cilindrica e Fleuryana adriatica tra i foraminiferi. Età Non si sono individuati finora elementi faunistici significativi per datare la base dell'unità. Viene proposta un'età Cenomaniana superiore per analogia con la successione del Carso isontino. L'età dei depositi del tratto superiore è probabilmente Turoniano superiore (?) -Senoniano inferiore. I Calcari di Aurisina sono chiusi dal biorizzonte a Keramosphaerina tergestina del Campaniano basale. Ambiente deposizionale I sedimenti della base dell'unità sono ascrivibili a contesti di piattaforma interna. Nel Turoniano superiore- Coniaciano i sedimenti sono caratterizzati da piane prevalentemente fangose e da ambienti lagunari di bassa profondità. Successivamente si notano gli effetti di una più efficiente circolazione marina. L'intervallo a Rudiste delle cave di Aurisina è identificabile con un sistema di elevata energia, di rampa carbonatica caratterizzata da banchi e dune sabbiose. Localmente si possono trovare anche raggruppamenti di rudiste (disposizioni thicket e cluster), indicativi di ambienti ad energia più moderata. Alla sommità, le facies bioclastiche contenenti K. tergestina sono tipiche di ambiente di piattaforma carbonatica aperta, talora ad elevata energia. All'inizio del Campaniano la piattaforma a Rudiste è emersa ed è stata intensamente carsificata. La Formazione Liburnica (CLC e CLT, età: Campaniano superiore p.p. - Thanetiano p.p.) Un nuovo evento trasgressivo riporta la piattaforma emersa del Calcare di Aurisina in condizioni marine. Al di sopra della superficie di unconformity si ha la deposizione di strati di tempesta a frammenti di Radiolitidi a cui, verso l'alto, si sovrappongono laminazioni piane parallele di tipo trattivo. Superiormente sono presenti 3

7 mudstone (rocce carbonatiche a tessitura fangosostenuta), talora con strutture di disseccamento e wackestone ad intraclasti, contraddistinti dalla presenza di Discorbidae e Gasteropodi. Seguono wackestone fossiliferi grigio chiari con biota marini. Seguono mudstone-wackestone fossiliferi con alcuni livelli di breccia, associati a fenomeni pedogenetici. Verso il limite Cretacico/Terziario (K/T), i fenomeni pedogenetici diventano più intensi e diventa più frequente Microcodium. L'intervallo appartenente al Daniano è caratterizzato da calcari fangosostenuti grigio scuri a foraminiferi, gasteropodi, bivalvi alghe calcaree, tra cui Dasycladaceae e successivamente Characeae, con ritmo della stratificazione da centimetrico a decimetrico. Alla base si ritrovano cicli peritidali, la cui unità subtidale presenta alla base la classica brecciolina basale; verso l'alto passa invece a wackestone scarsamente fossiliferi; la parte inter-sopratidale è invece costituita da microbialiti (micriti biosedimentarie), con strutture tipo sheet-cracks e mud-cracks e, talora, paleosuoli rossastri. Per inciso, il Servizio geologico regionale sta valutando l'ipotesi di istituire ufficialmente il "Geosito Passaggio K-T presso Padriciano" fra gli areali ad alta valenza geologica, culturale, didattica del Friuli Venezia Giulia. L'intervallo superiore è caratterizzato da facies prevalentemente subtidali lagunari a dimostrazione di un moderato approfondimento della colonna d'acqua e/o di apertura delle lagune. I calcari sono dapprima wackestone o packstone molto fossiliferi (Miliolidae, gasteropodi e alghe Dasycladaceae). La parte alta dell'intervallo presenta calcari grigi o nocciola scuri molto fossiliferi (prevalentemente packstone), ricchi di foraminiferi, soprattutto Miliolidi e le prime forme coniche (Fallotella, Coskinon, ecc.), alghe Corallinaceae e gasteropodi ornamentati, a conferma della tendenza all'approfondimento o dell'apertura della piattaforma. La stratificazione è decimetrico-metrica. Lo spessore è di circa 280 metri. Rapporti stratigrafici Il limite inferiore coincide con la superficie di unconformity, ovvero di deposizione della breccia biancorosea, non sempre individuabile sul terreno. Il limite superiore è posto convenzionalmente in corrispondenza della comparsa dei primi livelli a Nummuliti. Fossili Nella parte inferiore dell'unità si segnalano Murciella cuvillieri, Moncharmontia appenninica, Rotorbinella scarsellai e Cuneolina: Superiormente compaiono Rhapidionina liburnica, Fleuriana, Dasicladaceae, tra cui Acroporella. Tra i macrofossili sono osservabili rare rudiste (probabili Gyropleura), piccole Requienidae (Apricardia?) e Bournonia ed inoltre piccoli gasteropodi (Viviparus e Stomatopsis). I soprastanti depositi paleocenici sono caratterizzati da faune generalmente oligotipiche, ancora più scarse rispetto i depositi maastrichtiani. Prevalgono Discorbidae, Textulariidae, Ostracodi, Miliolidi, Caracee, talora Dasycladaceae. La parte terminale della successione è caratterizzata da abbondanti foraminiferi (Miliolidae, Fallotella alavensis, Fallotella Kochanskae, Coskinon rajkae, Cribrobulimina carniolica, ecc.), Corallinaceae e Dasycladaceae. Nella macrofauna si segnalano Coralli e Gasteropodi. Ambiente deposizionale Durante gran parte del Campaniano, la piattaforma era emersa ed è stata intensamente carsificata, vi sono quindi evidenze di paleocarsismo. Nelle depressioni carsiche si sono originati bacini lacustri; nei soprastanti calcari scuri si osserva una transizione ambientale, da facies lacustri a facies salmastre. Con l'orizzonte a Murciella si ripristinarono normali condizioni marine in un'area di piattaforma relativamente protetta. Ad esso seguono facies caratterizzate da frequenti variazioni ambientali (sia marine protette, sia salmastre con frequenti episodi di emersione) che culminano con l'orizzonte marino a Rhapydionina. Anche il tratto Daniano-Selandiano della successione sembra contrassegnato da una sedimentazione episodica con apprezzabili variazioni di salinità, scarsa circolazione marina e fasi di emersione. La parte superiore della formazione è contraddistinta da ambienti marini prevalentemente subtidali, relativamente protetti, con episodi di alta energia. Il Calcare ad Alveoline e Nummuliti (CT, età: Thanetiano superiore (?) - Ilerdiano (?) - Cuisiano medio) La parte bassa dei Calcari a Alveoline e Nummuliti presenta calcari grigi molto fossiliferi (prevalentemente packstone), ricchi di macroforaminiferi (Alveoline e rarissime Nummuliti) che si associano a Miliolidi, alghe Corallinaceae, coralli ed echinidi. Questa parte è sostanzialmente analoga alla parte alta della Formazione 4

8 Liburnica e rappresenta litofacies che si depositano in un ambiente di piattaforma aperta in debole approfondimento. Nella parte alta sono presenti litofacies di piattaforma aperta, quali wackestone/packstone ricchi di Alveoline, Nummuliti e Orbitolites, nonché altre caratterizzate da una discreta energia idrodinamica tipica di ambiente di banco sabbioso. Nonostante la discreta energia dell'ambiente si depositava sempre una modesta frazione argillosa, che nell'intervallo superiore del membro dà origine ad alternanze calcareo marnose organizzate in cicli di trasgressione marina dello spessore di 3 m. Le coppie calcari-marne rappresentano una nuova unità mai descritta prima nei Calcari ad Alveoline e Nummuliti. Al top della successione si trovano frequentemente uno o più livelli conglomeratici, caratterizzati da clasti monogenici arrotondati di grainstone (a tessitura granosostenuta) a macroforaminiferi provenienti probabilmente dalla facies di tetto del ciclo trasgressivo. I clasti sono inglobati in una matrice marnosa, presentano una struttura caotica e il range dimensionale va da 3 ai 10 cm. Alcuni clasti presentano un cortice ben sviluppato e possono essere interpretati come noduli diagenetici, precedentemente cementati, rimaneggiati da movimenti gravitativi. Per gli altri clasti invece sembra essere più verosimile l'origine tettonica, particolarmente attiva nel periodo in questione, che potrebbe essere stata la causa dei movimenti gravitativi. Lo spessore della formazione è di circa 200 metri. Rapporti stratigrafici Il limite inferiore è posto in corrispondenza della comparsa dei livelli a macroforaminiferi. Il contatto con le soprastanti marne marca il limite superiore. Fossili Le faune sono dominate da Glomoalveolina sp, Alveolina sp., Assilina sp. e Nummulites sp., cui si associano Operculina sp., Orbitolites complanatus e Discocyclina sp. (più frequenti queste ultime due nella parte sommitale della formazione), Corallinaceae, echinidi e coralli. SUCCESSIONE TORBIDITICA: IL FLYSCH DI TRIESTE (FT, ETÀ: LUTEZIANO P.P.) Alla successione carbonatica succede quella torbiditica. La sedimentazione carbonatica si esaurì nell'eocene inferiore, con l'annegamento della piattaforma carbonatica testimoniato anche dalla comparsa di facies rimaneggiate al top della sequenza. Si forma l'avanfossa che inizia ad essere interessata da apporti terrigeni in facies torbiditica. Per un certo tratto facies pelitiche, già presenti negli ultimi livelli della successione carbonatica si intercalano talvolta alle prime torbiditi (strati transizionali, transitional beds). Nel passaggio tra gli strati della piattaforma carbonatica a quelli della formazione terrigena troviamo localmente, ed in particolare nella zona della Val Rosandra, depositi di calcari argilloso-marnosi, marne calcaree e marne. Il livello è stato cartografato nelle zone dove l'areale di affioramento è significativo e gli strati sono stati chiamati informalmente "Strati transizionali". Per quanto riguarda i depositi terrigeni veri e propri si è scelto di adottare in via informale il nome di "Flysch di Trieste". La Formazione è costituita da un'alternanza di livelli di marne siltose ed arenarie con spessori variabili. La potenza delle marne è estremamente variabile e va da millimetrica a decimetrica mentre quella delle arenarie va da centimetrica a metrica. Le arenarie solitamente predominano, sono discretamente classate con dimensione media dei granuli di mm circa. In parte trattasi di arenarie ibride a cemento carbonatico con rari feldspati, miche, minerali pesanti (Cr-spinello e granato) e pirite definibili come grovacche spesso di tipo litico, ma sono frequenti anche vere e proprie arenarie litiche con significativa presenza di clasti carbonatici. Quest'ultime sembrano prevalere nel Flysch areanceo - marnoso e marnoso - arenaceo. Sono praticamente sterili, anche se oltre a rarissime Globigerine (rimaneggiate), sono stati rinvenuti rari echinidi e molluschi. Risultano mediamente composte per il 50% almeno di ossido di silicio (sotto forma di quarzo per il 43-53% e di selce per il 6-11%) e per il resto da feldspati (18-26%) fra cui predominano i plagioclasi, miche (4-6%) con clorite e muscovite predominanti sulla biotite, carbonati (16-20% tanto come cemento quanto come 5

9 clasti, spesso notevolmente alterati) e da una serie di minerali accessori in minima quantità (Cr-spinello, ossidi di ferro, glauconite, tormalina, granati, zircone, rutilo, per percentuali cumulative da 1% a 3%). Le marne, dalla tipica composizione mineralogica data da micrite, argilla e una percentuale variabile di silt, sono talvolta ricche di Foraminiferi planctonici del tipo Globigerine. All'interno della formazione sono state riconosciute facies arenacee (FTa), arenaceo - marnose (FT) e facies prevalentemente pelitiche (FTb). Agli strati transizionali è stata attribuita la sigla FTc. All'interno delle facies prevalentemente arenacee è spesso possibile distinguere due sottotipi: facies a strati arenacei con spessori pluridecimetrici (da 1/2 metro ad anche 2 metri) che spesso in passato venivano sfruttati come materiale da costruzione. facies a strati sempre prevalentemente arenacei, ma con spessori più ridotti, da centimetrici a 20 cm. Anche nelle facies più ricche di livelli arenacei potenti, raramente si osservano sequenze di Bouma complete. Rarissimi sono gli intervalli gradati, di gran lunga più frequenti gli intervalli laminati. Molti livelli marno-siltosi rappresentano l'intervallo pelitico della torbidite. Rapporti stratigrafici Il limite inferiore è posto in corrispondenza dell'inizio della sedimentazione degli strati transizionali ovvero, dove non sono presenti, degli strati inferiori della successione torbiditica. Il contatto superiore non affiora nell'area di studio. SUCCESSIONE QUATERNARIA Per quanto concerne i sedimenti sciolti (o in genere i sedimenti non litificati) si rappresentano le Unità litologiche rappresentative del primo metro di sottosuolo e definite a grandi linee dal diagramma ternario riportato di seguito. Grafico ternario per i sedimenti sciolti con la distribuzione percentuale delle diverse granulometrie e la relativa nomenclatura, dove: G= ghiaia, S= sabbia, M= argille e limi. Dal punto di vista geologico, crono e litostratigrafico, si tratta di depositi di età quaternaria, continentali e marini. Fra i depositi quaternari continentali e marini si riconoscono alcune unità: 6

10 i sedimenti prevalentemente olocenici costituiti da depositi alluvionali, depositi eluvio-colluviali e sedimenti marini differenziati nella carta geolitologica in base alla granulometria secondo il grafico ternario riportato sopra (GM, M, MG, MS, MSG, SMG), il detrito di falda (DF), le terre rosse (TR, età Pleistocene), il detrito di versante cementato con paleosuoli (DV, età Pleistocene). I depositi alluvionali (GM, MG, MSG) sono costituiti da depositi di ghiaie prevalentemente arenacee, localmente arenacee-calcaree, miste ad argille e limi, con livelli di sabbie di origine alluvionale dei corsi d'acqua della fascia collinare del Flysch. Questi depositi sono generalmente massivi, mal classati con clasti subangolosi. Si tratta di depositi torrentizi, legati a fasi di trasporto solido elevato del corso d'acqua. Le coperture eluvio-colluviali (MS, MSG, SMG) comprendono i prodotti della degradazione superficiale del substrato pre-quaternario e dei depositi quaternari. I depositi possono essersi evoluti in posto o aver subito trasporto lungo i versanti principalmente per mezzo di acque ruscellanti. Sono molto diffusi in corrispondenza delle zone vallive e di versante del Flysch. Si tratta di prodotti prevalentemente a supporto di matrice, con matrice argilloso-limosa e sabbiosa, clasti arenacei e, in minor misura calcarei, eterometrici da angolosi a subarrotondati. Lo spessore è variabile, da decimetrico a metrico sui versanti, può essere plurimetrico alla base dei versanti. I sedimenti marini sono prevalentemente costituiti da argille limose (M) di colore grigio scuro-nerastro, neri, grigio-cenere, azzurrognolo, molli, semifluidi, più o meno organici, localmente con livelletti a maggior frazione limosa, o di rado sabbiosa. I depositi di detrito di falda (DF) sono costituiti da ghiaie grossolane mal classate, angolose a tessitura aperta; i clasti hanno litologia omogenea (rocce carbonatiche e/o arenarie) sono sciolti e a volte con matrice limo sabbiosa proveniente dall'alterazione dei litotipi locali. Per quanto riguarda il detrito di versante pleistocenico (DV), si tratta di ghiaie grossolane mal classate, angolose, a litologia costituita da clasti carbonatici, da addensate a cementate, localmente anche carsificate. Il deposito affiora in una fascia lungo il contatto tra le successioni carbonatiche e quelle torbiditiche. Le terre rosse (TR) sono depositi essenzialmente franco limosi-argillosi rossastri il cui spessore può variare dal metro fino a raggiungere profondità di gran lunga superiori (decine di metri) all'interno delle doline. Si tratta di suoli a composizione siltoso-argillosa e subordinatamente sabbiosa, principalmente costituita da quarzo, illite, clorite, caolinite, feldspati e con minerali accessori rutilo, tormalina, spinello, ossidi ed idrossidi di ferro e, occasionalmente, granato e corindone. Nei depositi quaternari sono da annoverare anche i riporti (R) che vengono definiti come accumulo artificiale di materiale detritico e/o inerte. Essi sono stati rappresentati sulla Carta geolitologica quando corrispondono: a discariche, a rilevati stradali e ferroviari con un'altezza maggiore di 2 metri o con una larghezza maggiore di 20 metri e con una lunghezza minima di 100 metri, ad accumuli di inerti o ad altri casi di riporti vari con area maggiore di m² (100x100 m) o comunque significativi. Ove la potenza del materiale artificiale di copertura è minima (inferiore a 2 metri), sono state indicate in pianta le caratteristiche litologiche-tessiturali dell'immediato sottosuolo trascurando i suoli e i terreni di riporto. ASSETTO GEOLOGICO-STRUTTURALE DEL TERRITORIO DEL COMUNE DI TRIESTE I terreni che caratterizzano l'area del Comune di Trieste sono riconducibili essenzialmente a cinque tipologie: 7

11 la sequenza carbonatica cretaceo-eocenica su cui si sviluppa l'altopiano carsico; il Flysch eocenico che costituisce le alture minori, tutto il sottosuolo del centro città e la maggior parte della base del versante marittimo a N di Barcola; i sottili livelli di calcari marnosi e marne interposti stratigraficamente tra i due termini precedenti; l'olistostroma di Miramare; i depositi quaternari costituiti da i lembi detritici superficiali di varie caratteristiche, di età pleistocenica e olocenica, presenti un po' ovunque, alluvioni e depositi eluvio-colluviali. L'assetto strutturale dell'area è fortemente condizionato dalla diversa reazione alle sollecitazioni tettoniche dei due gruppi di terreni principali: le rocce carbonatiche e quelle torbiditiche. Le marne degli strati transizionali e quelle interposte alle arenarie, per quanto apparentemente poco rilevanti, hanno un ruolo importante, in termini tettonici, come livello di scollamento tra i due complessi litologici dominanti. Il motivo strutturale più evidente è costituito dall'ampia anticlinale su cui si imposta l'altopiano carsico. Essa rappresenta la piega di rampa di un importante thrust (sovrascorrimento) a basso angolo, il più avanzato delle Dinaridi esterne settentrionali tra quelli che dislocano l'originaria piattaforma carbonatica. La rampa stessa si impenna verso mare causando forti accentuazioni della deformazione dei livelli calcarei e coinvolge nella deformazione anche parte del Flysch, che si viene a trovare in due situazioni distinte: in parte resta solidale con la sequenza carbonatica, venendo coinvolto nelle deformazioni frontali del thrust, subendo a tratti dislocazioni per retroscorrimento all'accentuarsi della piegatura del fronte, complici i livelli marnosi; in massima parte sottostà strutturalmente al sovrascorrimento, venendo interessato da diffrazioni della rampa e da strutture di trascinamento, dando luogo sostanzialmente a thrust minori "satelliti" del precedente. Altro fattore importante dell'assetto strutturale in esame è che il fronte del thrust carsico si sviluppa in direzione rigorosamente dinarica a N di Barcola, per poi deviare verso SE, riprendendo un andamento francamente dinarico solo all'altezza di Conconello. Nel tratto settentrionale il fianco marittimo dell'anticlinale di rampa è verticalizzato e talvolta tende al rovesciamento, mentre negli altri settori la deformazione è un poco più blanda. I thrust minori seguono l'andamento descritto e nella zona di deviazione del fronte assumono un andamento "a festoni", distanziando i loro fronti. Grande importanza nella geometria dell'area collinare assumono le faglie trasverse al fronte dei thrust, altrimenti dette tear-fault, a cinematica trascorrente, che ne influenzano significatamente la morfologia. Gran parte del Flysch che costituisce l'area urbana è strutturato da un'altra serie di thrust minori di orientamento dinarico o, localmente, NW-SE che si collegano, sia pure con alcune discontinuità, alla Struttura detta della Ciceria, ben descritta dai geologi sloveni e croati. Si tratta appunto di una serie di piccoli thrust formatisi per sottoscorrimento (subthrusting belt) della Zolla Adriatica sotto le Dinaridi esterne nel Miocene. In territorio istriano la Struttura mantiene una estensione trasversale ridotta, mentre verso N tende ad ampliarsi, interessando gran parte dell'area urbana e spingendosi anche entro il Golfo. L'assetto acclive e rettilineo della zona costiera a N di Barcola è quindi imputabile sia alla verticalizzazione dei livelli calcarei sul fronte del Thrust del Carso, sia alla presenza di thrust minori sottoscorrenti con fronti molto ravvicinati. L'unico aggetto, il promontorio di Miramare, è costituito da un olistostroma con grossi corpi carbonatici entro il Flysch, più resistenti all'erosione, portato a giorno dall'attività dei citati thrust minori. I dati gravimetrici di dettaglio indicano, nell area di pertinenza, un notevole ispessimento del Flysch. Mentre a N gran parte della massa della formazione si raccoglie nel sottofondo del Golfo, a S di Barcola l'arretramento del fronte del Thrust carsico e il relativo innalzamento di tutte le strutture dinariche, consentono ad una vasta parte del Flysch di emergere, costituendo il substrato dell'area urbana. Anche nella "città bassa" i dettagli morfologici sono condizionati dai fronti dei thrust minori e dalle tear fault relative. Nel Flysch di Trieste sono sovente osservabili testimonianze di fasi tettoniche precedenti la messa in posto delle unità strutturali descritte. Si tratta di due tipi di deformazioni entrambi riferibili a tettonica gravitativa. Frequenti sono gli orizzonti di slumping che sfumano in olistostromi intraformazionali. Come per l'olistostroma di Miramare, si tratta verosimilmente di materiale proveniente dalla parte esterna della 8

12 avanfossa in cui si depositava il Flysch di Trieste. Altre strutture, più recenti delle precedenti, in quanto coinvolte nella deformazione, sono pieghe isoclinali o pieghe concentriche ad alta curvatura e piano assiale a giacitura variabile, ma generalmente vergente verso il mare. Anche in questo caso si pensa, come già intuito dai primi Autori interessati alla zona, che si tratti di prodotti di una tettonica gravitativa operante sul Flysch, scollato a livello delle Marne basali, al momento della individuazione della anticlinale del Carso, sul suo fianco SE. 3 CARATTERIZZAZIONE IDROGEOLOGICA CON DESCRIZIONE DELLA CARTA IDROGEOLOGICA (G2) In un territorio carsico maturo e dalle caratteristiche litologico-strutturali come quelle del Carso triestino, nel tempo viene a svilupparsi all'interno della massa rocciosa una rete eterogenea e non uniforme di vuoti collegati: una "rete a dreni dominanti" cui fanno capo localmente alcuni "dreni interdipendenti". Ne consegue la presenza di numerose vie di drenaggio, alcune delle quali importanti, con una circolazione semidispersiva nella rete di condotti e fratture con tratti anche sifonanti e più zone sature interdipendenti. Si possono tuttavia distinguere in linea di principio tre zone idrogeologiche diverse, una sottostante detta "zona satura" i cui vuoti comunicanti sono tutti completamente riempiti d'acqua, una intermedia detta "zona di oscillazione" i cui vuoti sono riempiti d'acqua solamente per il tempo necessario a smaltire le acque entrate nell'idrostruttura, una superiore detta "zona vadosa" interessata prevalentemente da acque di percolazione. In sintesi, la zona satura, o meglio la superficie piezometrica della falda durante i periodi di magra o di normalità, è posizionata nel Carso triestino competente al Comune di Trieste a quote che vanno dai 2-5 m s.l.m. in corrispondenza del settore di Aurisina ai metri nel settore di Prosecco - Opicina - Trebiciano. La superficie non è naturalmente continua, numerosi sono i volumi praticamente asciutti in cui i piani di discontinuità non sono sufficientemente aperti e persistenti da consentire la presenza di acqua in movimento. La disomogeneità è anzi notevole, l'organizzazione e le dimensioni del reticolo decisamente "casuali". Nel settore nord occidentale del Carso la quota della superficie freatica in condizioni di normale impinguamento è posizionata a quote variabili da 2.0 a 5.0 metri s.l.m. e lo spessore della zona di oscillazione è di circa 3-4 metri durante le piene normali, 6-7 durante le piene eccezionali. Nel più ampio settore orientale (da Sistiana ad Opicina), mentre la zona satura si eleva leggermente verso monte (verso SE) giungendo a circa 13 metri s.l.m. in corrispondenza dell'abisso di Trebiciano, lo spessore della zona di oscillazione è molto variabile e comunque può essere superiore al centinaio di metri anche se i metri sono la norma. Come detto, durante i periodi di piena l'ampiezza della zona di oscillazione è variabile, non solamente in funzione dell'entità della piena e del tipo di alimentazione, ma anche in funzione della velocità di trasmissione laterale dell'impulso. Non è detto infatti che tutti i vuoti siano sufficientemente continui, collegati ed ampi da consentire a tutto il volume ipogeo di riempirsi completamente. Resta il fatto che livelli piezometrici di 110 metri s.l.m. sono stati riscontrati nell'abisso di Trebiciano e che livelli di almeno alcune decine di metri sono segnalati nella Grotta di Lazzaro Jerko e nell'abisso Massimo, per citare due fra le cavità note più profonde. Le acque contenute nell'idrostruttura carsica sono altamente vulnerabili, tra le cause vi sono la propensione all'incarsimento verticale dell'epikarst e le altezze che le acque possono raggiungere in condizioni di piena. Infatti, malgrado la notevole diluizione alle sorgenti (per cui quanto trasferito alla falda riappare solitamente in tracce), deve essere attuata la massima tutela per evitare che contaminanti percolino nel sottosuolo carsico pregiudicando la qualità della risorsa idrica. Acque di falda sono presenti anche nella compagine in Flysch e nei depositi sciolti più recenti. Nelle aree a substrato non carbonatico, nelle zone superficiali di copertura terroso detritica, di alterazione e negli spessori scompaginati ed alterati della successione arenaceo marnosa, le acque sono generalmente presenti con uno spessore limitato ed a circolazione lenta. Il loro spessore, l'andamento della superficie 9

13 piezometrica, le direzioni di deflusso, le velocità di deflusso dipendono naturalmente dalla permeabilità complessiva dell'acquifero oltre che dalla morfologia dell'acquitard o dell'acquiclude. Anche orizzonti arenacei fratturati possono divenire acquiferi di una certa importanza: sono solitamente comunque limitati in spessore ed ampiezza, specie per la complessità del quadro geologico strutturale. Possono però dar luogo a piccole sorgenti, solitamente temporanee. Data l'alta antropizzazione e la generica superficialità si tratta comunque di acque ad alta vulnerabilità e dalla qualità spesso compromessa. Esse tuttavia, vista l'influenza che hanno sulle caratteristiche geotecniche dei materiali di copertura e degli orizzonti marnosi del Flysch, costituiscono con la loro presenza un parametro da tenere in debita considerazione. I bacini idrografici del reticolo in Flysch hanno spesso lo spartiacque superiore nei terreni calcarei, il che determina talora incongruenze tra gli spartiacque superficiali e gli spartiacque sotterranei. Prescindendo dai piccoli rii che scendono dalle alture del Colle di Contovello da NE verso SW, Rio Grignano, Rio Prosecco, Rio Miramare e Rio Cedas (o Marinella), dal piccolo Rio senza nome che scende dalla zona sotto la Vedetta d Italia, nonché dal piccolo Rio Capriano, procedendo verso SE troviamo i seguenti bacini e rii: Bacino del Rio Castisino: modesto bacino, formato da un unica asta torrentizia, con un area di drenaggio circa 0,73 km 2 e densità di drenaggio 0,19 km/km 2. Scende dalle alture a SE del Monte Gurca (m 369 s.l.m.). Bacino del Rio Bovedo: con un area di drenaggio di circa 1,26 km 2 e densità di drenaggio 0,20 km/km 2, il Rio Bovedo ha come affluente di destra il Rio Conti, di sinistra il Rio Giuliani, che scendono dalle alture tra il Colle di Bovedo (m 239 s.1.m.) e la dorsale di Monte Radio (culminazione a quota 285 m s.l.m.). Bacino del Rio Martesin: con un area di drenaggio di circa 4,2 km 2 e densità di drenaggio 0,19 km/km 2, il Rio Martesin (o Montorsino) ha come affluenti di destra il Rio Carbonara ed il Rio Roiano (o Roja), di sinistra il Rio Morari (o Rosani) ed il Rio Scalze (o Conti), quest ultimo alimentato da tre sorgenti sul versante E di Monte Radio. Il bacino raccoglie le acque del versante sud-orientale del Monte Radio e delle alture fino alla dorsale Conconello-Castello Geiringer (quote rn s.1.m.). Bacino del Torrente Chiave: Torrente Chiave è il nome dato al corso d acqua formato dalla confluenza, artificiale, del Torrente Farneto con Torrente Sette Fontane, all incrocio tra via Battisti e via Carducci (Portici di Chiozza) fino allo sbocco in mare. Complessivamente il bacino ha un area di drenaggio di circa 15,38 km 2 e densità di drenaggio 0,14 km/km 2. Si stima una portata liquida complessiva, di regime, attorno 0,3 m 3 /sec; piene catastrofiche di 10 m 3 /sec. Il bacino del Torrente Farneto (Farneto + corso del Chiave) ha un area di drenaggio di circa 9,98 km 2 e densità di drenaggio 0,15 km/km 2 ; il bacino del Torrente Sette Fontane ha un area di drenaggio di circa 5,4 km 2 e densità di drenaggio 0,11 km/km 2. Affluenti di destra del Torrente Farneto (chiamato un tempo Starebrech nella zona ex Fabbrica Dreher-Timignano, e poi Grande fino a Longera) sono il Rio Romagna, in cui confluisce il Rio Scorcola; il Rio Orsenigo; il Rio Marchesetti, in cui confluisce il Rio San Cilino; il Rio Prati, in cui confluiscono il Rio Brandesia, il Rio San Pelagio e il Rio Timignano (questi ultimi 3 nella Valle di San Giovanni); il solo affluente di sinistra è il Rio Bonomo. Il Torrente Farneto raccoglie le acque di una vasta zona racchiusa tra il Montefiascone (in 215 s.l.m.) e l altopiano carsico, e la dorsale del Colle del Farneto (Colli del Ferdinandeo m 224 s.l.m., del Cacciatore m 251 s.l.m., di Melara in 256 s.l.m., del Castelliere di Cattinara m 291 s.l.m.). Il Torrente Sette Fontane - invece - è privo di affluenti; esso raccoglie le acque della zona racchiusa tra la dorsale del Colle del Farneto e la dorsale di Montebello (in 267 s. l.m.). Il Torrente Farneto, che riceve un notevole contributo d acque sorgive dalla Valle di San Giovanni (dati storici indicano 9 sorgenti), assieme al Torrente Sette Fontane ha depositato una coltre alluvionale ghiaiosa di diversi metri, che risulterebbe però essere sostituita, nella zona di foce, da sedimenti fini. L area del Borgo Teresiano era - infatti, ancora in epoca storica - paludosa (transizione tra ambiente deltizio ed ambiente lagunare-marino) ed un tempo in parte adibita a saline. 10

14 Il Rio dell Ospizio Marino (o Chiàrbola) e il Rio Baiamonti, posti tra il bacino del Torrente Sette Fontane e quello del Rio Primario, sono piccoli corsi d acqua che scendono dall altura tra via Carnaro e via Capodistria. Bacino del Rio Primario: con un area di drenaggio di circa 6,94 km 2 e densità di circa 0,08 km/km 2, raccoglie le acque delle pendici sud-occidentali del Colle di Montebello. Il Rio Primario riceve da sinistra gli affluenti Rio Corgnoleto e Rio del Cimitero cattolico. Bacino del Torrente Posar: con un area di drenaggio di circa 3,84 km 2 e densità di drenaggio 0,11 km/km 2, il Torrente Posar corrisponde al basso corso formato dalla confluenza del Rio Spinoleto e del Rio Marcese che raccolgono - anch essi - le acque delle pendici del Colle di Montebello. Bacino del Torrente Zaule: con un area di drenaggio di circa 2,07 km 2 e densità di drenaggio 0,19 km/km 2. Torrente Zaule è il nome dato al basso corso del Rio Storto, nel quale confluiscono due brevi rii senza nome. Questo bacino raccoglie le acque - come per i due precedenti - delle pendici del Colle di Montebello (zona Cattinara). Bacino del Torrente S. Antonio: con un area di drenaggio di circa 1,9 km 2 e densità di drenaggio 0,23 km/km 2, solo in parte ricadente nel Comune di Trieste. Torrente S. Antonio è il nome dato ad un basso corso in cui confluiscono in destra le acque del Rio del Gias con l apporto del Rio Log, questi due raccolgono le acque di un ampia zona tra la dorsale del Castelliere di Cattinara e il Monte Usello (m 119 s.l.m.). Il Torrente Rosandra, pur essendo il corso d acqua più importante (area di drenaggio di circa 51 km 2 e densità di drenaggio 0,12 km/km 2 ) interessa solo marginalmente l area del Comune di Trieste. Nasce dal Monte Goles (m 716 s.1.m.) in Slovenia e sfocia nella Valle di Zaule. Ha un deflusso superficiale, di regime, attorno 0,1-0,2 m 3 /sec, a cui si deve aggiungere le cospicue quantità d acqua della falda che è stata valutata attorno a m 3 /die. Nell area, il Torrente Rosandra ha contribuito in modo determinante alla costruzione dell apparato deltizio della Valle di Zaule. Questo torrente ha anche un area esondabile indicata sulla carta. I Torrenti Posar, Zaule e S. Antonio, assieme al Rosandra, scaricano le loro acque, sfociando nella citata Valle di Zaule (anche Vallone, toponimo della valle alluvionale che corrisponde al basso corso del Rosandra ed in particolare alla sua zona costiera), nel canale navigabile, contribuendo con il loro trasporto solido - anche nella fase attuale - ad un non trascurabile apporto con un accumulo di sedimenti fini in mare. Tutta la rete torrentizia ha depositato materiali alluvionali, in particolare in corrispondenza degli alvei dei maggiori corsi d acqua ovvero il Torrente Farneto il Torrente Sette Fontane il Rio Primario e quello del Torrente Rosandra (Piana di Zaule). Vi sono casi di corsi d acqua marginali ubicati al contatto tra i calcari e il Flysch, disposti attorno SE-NW con deflusso verso NW, di cui oggi risultano visibili solo alcuni alvei, o le loro tracce, asciutti scolpiti, come i tronchi superiori del Rio Castisino, del Rio Bovedo, del Rio Roiano, del Rio Morari e del Torrente Grande, tronco superiore del Rio Farneto. Tutti questi casi presentano tronchi d alvei. I torrenti coperti sono talora soggetti a ostruzioni per sovralluvionamento da parte di materiali prevalentemente sabbiosi trasportati e deposti nelle parti terminali, in prossimità del mare. Le esondazioni, che avvengono nella zona Portici di Chiozza-via Battisti-via Carducci (fino a Piazza Garibaldi) con intervalli di 7-8 anni sono determinate dal rigurgito del Torrente Chiave col concorso delle piogge critiche oltre 40 mm/h che per l area hanno un tempo di ritorno (Tr) di 10 anni, ma già con canali semiostruiti, con piogge con tempi di ritorno di 5 anni >35 mm/h possono verificarsi esondazioni tra Piazza Garibaldi e Portici di Chiozza nell ipotesi di maree dell ordine di 30 cm. Inoltre va considerata la componente dinamica, per cui le acque provenienti dal Farneto e dal Sette Fontane con velocità attorno 3-4 m/sec possono produrre innalzamenti di 0,5-0,8 m ed esondare all altezza dei Portici di Chiozza, dove la quota del manto stradale si trova a 0,7-0,8 m sopra il colmo della condotta. Tali situazioni sono di fatto aggravate dal verificarsi dei fenomeni meteomarini delle acque alte che affliggono periodicamente il centro cittadino prospiciente al mare. Nelle aree di pianura, acque libere e potenzialmente utilizzabili sono contenute negli orizzonti più permeabili, marini e/o continentali. Non si tratta di acquiferi ad alta capacità, sono discontinui e poco 11

15 potenti, contengono acque che data l alta antropizzazione, la generica superficialità, l ingressione marina, hanno media vulnerabilità e qualità già compromessa. 4 CARATTERIZZAZIONE GEOMORFOLOGICA CON DESCRIZIONE DELLA CARTA GEOMORFOLOGICA (G3) Dal punto di vista geomorfologico, il territorio del Comune di Trieste presenta elementi geomorfologici fortemente condizionati dalla litologia, in quanto le unità litologiche (descritte nella caratterizzazione geologica) mostrano risposte e comportamenti diversi nei confronti dei fattori geodinamici, erosivi e dissolutivi. Si riconoscono diverse macroaree: l'altopiano carsico collinare con prevalenza di litotipi carbonatici, l'area costiera ad alta acclività caratterizzata da pareti carbonatiche con alla base il Flysch, l'area collinare nell'ambito urbanizzato e nei dintorni della città di Trieste costituita dai terreni marnoso arenacei in facies di Flysch, ed infine parte della piana alluvionale del torrente Rosandra e degli altri rii minori che per la gran parte è interessata da riporti antropici. La morfologia del territorio inoltre è stata in buona parte rimodellata dalle attività antropiche, ad esempio, le aree agricole ed urbanizzate lungo il versante costiero sono caratterizzate da diffusi interventi di terrazzamento, in particolare sui depositi terrigeni, mentre l'area portuale ed il lungomare sono stati interessati da importanti lavori di ripascimento, di bonifica e da terrapieni che hanno modificato l'andamento originale della costa bassa. L'ALTOPIANO CARSICO L'area comprende l'intero plateau calcareo, carsico, praticamente privo di idrografia superficiale, che occupa una fascia altitudinale con quote che vanno da circa 150 m s.l.m. in corrispondenza di Aurisina ad oltre 400 m s.l.m. nell'area di Basovizza. L'altopiano carsico triestino fa parte del più esteso Carso Classico, ed è assimilabile ad un plateau debolmente inclinato verso NW limitato da due dorsali collinari a direzione NW - SE: la prima lineare al bordo sud-occidentale dell'altopiano verso mare, che nell'area comunale va dal Monte Babiza alle alture a SE del Monte Spaccato, e la seconda della catena Monte Lanaro - Monte Ripido comprendente i rilievi dal Monte Franco al Monte Concusso (m 660 s.l.m.), quest'ultimo la maggiore elevazione del Carso Triestino. L'altopiano è interamente composto da rocce carbonatiche, sulle quali gli agenti atmosferici operano da alcuni milioni di anni, generando tutte le morfologie epigee ed ipogee legate al carsismo. Anche se sono tutte forme legate allo stesso processo, tra le morfologie carsiche si distinguono le forme carsiche epigee, o superficiali, dalle carsiche ipogee, o profonde. Morfologie carsiche epigee Il paesaggio carsico è contraddistinto dalla presenza di roccia affiorante, o subaffiorante, elaborata da morfotipi caratteristici e dall'assenza di reticoli fluviali. Le acque scorrenti in superficie vengono ben presto catturate in punti idrovori o in inghiottitoi e convogliate all'interno della massa rocciosa carsificata. La macroforma tipica di questo paesaggio è la dolina, depressione chiusa, a corona subcircolare o subellittica, solitamente più larga che profonda. Le dimensioni sono estremamente variabili, da pochi metri ad alcune centinaia di metri di larghezza, per profondità da pochi metri ad alcune decine di metri. Il fondo può essere coperto da depositi fini (le cosiddette "terre rosse" talora frammiste a frammenti di roccia, residuo di quanto non disciolto o di quanto "intrappolato" nella dolina) e/o da materiale grossolano (frammenti di roccia mobilizzati e franati dai fianchi). I fianchi hanno acclività e morfologia collegate alle caratteristiche litologico-strutturali del substrato roccioso. Dimensioni, fondo e fianchi, definiscono forme la cui genesi è legata ad assorbimento localizzato (praticamente puntiforme o da punti vicini e concentrati) di acque, con un successivo allargamento radiale per corrosione accelerata. 12

16 Particolari macromorfotipi sono le doline di crollo, depressioni che si generano per fenomeni di collassamento dei soffitti di cavità prossime alla superficie. Hanno forma solitamente circolare a pozzo, pareti subverticali e possono naturalmente evolvere nel tempo verso forme più ampie e dai fianchi meno acclivi, sul cui fondo si rinvengono depositi grossolani di crollo. La presenza delle doline incide notevolmente sulla pianificazione territoriale, specie in base alle dimensioni ed alla morfologia; sono state quindi indicate tutte le doline riconosciute dalla cartografia, dalle foto aeree e dai rilevamenti (con un apposito simbolo ubicato al centro della depressione), perimetrando quelle di diametro maggiore di 100 metri (considerando come orlo esterno la prima rottura di pendenza, di fatto inizio di convogliamento delle acque verso il fondo). Sono stati, inoltre, evidenziati i versanti a gradoni e le pareti subverticali, morfologie importanti per l'identificazione del modello genetico della dolina e quindi del suo possibile sviluppo in profondità. In fase di elaborazione della Carta geomorfologica sono state raggruppate le tipologie di superficie carsica in tre classi, identificando areali a copertura di suolo più spessa ed omogenea (terre rosse), areali a scarsa copertura di suolo (carso coperto che comprende anche il carso a denti o a blocchi), areali ad affioramenti rocciosi prevalenti (carso a strati, a testate, grize e campi solcati). Nelle aree in cui sono prevalenti gli affioramenti rocciosi, spesso sono presenti campi solcati che caratterizzano il paesaggio con una varietà di piccole morfologie carsiche, che possono essere definibili, in alcuni casi, veri e propri "geositi" meritevoli di un adeguata tutela. Tra le unità litologiche peculiari dell'ambiente carsico sono da annoverare le terre rosse e gli speleotemi. La voce terre rosse è stata utilizzata in senso lato, visto anche il forte rimaneggiamento antropico, per cui vengono comprese sia le terre rosse s.s., ovvero suoli bruno-rossastri prevalentemente argillosi ricchi in ossidi di ferro, sia le aree coltivate il cui terreno sciolto superficiale è ricavato anche con spietramenti e parziali riporti. Il termine speleotema comprende tutte le classiche flowstone, cioè le concrezioni s.s., i depositi collegati alle roofless caves, cioè i paleodepositi di fondo di cavità messi in luce dall'abbassamento della superficie carsica, le brecce carbonatiche paleocarsiche e le micriti arancione rossastre con sottili lamine piano-parallele di calcite. Morfologie carsiche ipogee Nel territorio comunale sono state catastate, fino alla data del 15 gennaio 2009, 782 grotte e 790 ingressi di cavità, evidenziando un'alta densità di cavità comunicanti con la superficie. Fra queste, le cavità con sviluppo maggiore di 100 m sono 43; due di esse hanno uno sviluppo maggiore di 1000 m, la Grotta Claudio Skilan (5070/5720 VG) con uno sviluppo di 6400 m e la Grotta Impossibile (6800/6300 VG) con 2200 m. Quest'ultima è stata scoperta nel corso dei recenti lavori di scavo per la realizzazione della Galleria Carso della Grande Viabilità Triestina. Le cavità con profondità maggiore di 100 m sono 31; tra queste l'abisso di Trebiciano (3/17 VG) e la Grotta C. Skilan (5070/5720 VG) hanno profondità maggiore di 300 m e sono interessate, (la prima sempre, l'altra occasionalmente) dalle acque di fondo carsiche. Con apposita Delibera di Giunta Regionale n 4046, alcune cavità i cui ingressi ricadono nel territorio comunale sono state tutelate con vincolo paesaggistico ai sensi del Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42. In particolare si tratta della Grotta di Padriciano (1/12VG), Grotta Claudio Skilan (5070/5720VG), Grotta Bac (64/49VG), Grotta dell'orto (73/37VG) e Grotta Arnaldo Germoni (1525/4429VG). Gli ingressi delle cavità sono stati inseriti nella Carta geomorfologica con un simbolo ed il codice identificativo del Catasto regionale delle grotte. I dati specifici relativi alle cavità del comprensorio in argomento sono reperibili presso il Servizio Geologico della Regione Autonoma del Friuli Venezia Giulia e il Catasto Regionale delle grotte del Friuli Venezia Giulia. L'area costiera La costa alta ha un andamento NW-SE e dalle Sorgenti di Aurisina fino a Barcola è parallela all'andamento delle falesie calcaree del fianco occidentale dell'anticlinale del Carso. A Sudest di Barcola l'assetto delle 13

17 pareti calcaree a contatto con il Flysch subisce una lieve flessura verso Est, pur mantenendo fino al limite comunale la generale direzione NW-SE. La linea di costa invece viene condizionata dalla morfologia collinare legata alla compagine arenaceo marnosa del Flysch di Trieste, dai riporti antropici e dai depositi alluvionali. Nel dettaglio, la continuità della linea di costa viene interrotta anche presso Grignano e Miramare, dove gli ammassi olistolitici calcarei all'interno del Flysch, anche per la diversa erodibilità del materiale calcareo rispetto a quello terrigeno, hanno dato luogo ad un promontorio. In tal senso, il servizio geologico regionale sta valutando l'ipotesi di istituire ufficialmente il "Geosito Olistostroma di Miramare" fra gli areali ad alta valenza geologica, culturale e didattica del Friuli Venezia Giulia. I versanti, specie quelli più acclivi, sono interessati da diversi fenomeni di dissesto geostatico (segnati nella Carta geomorfologica) quali crolli e ribaltamenti, in particolare dalle pareti calcaree, scivolamenti delle coltri detritiche e scivolamenti traslativi e/o rotazionali delle parti di alterazione del Flysch. Gli orli di scarpata carsica, le incisioni carsico-fluviali e gli orli di falesia, sono stati inseriti nella Carta geomorfologica sotto la voce omnicomprensiva "orlo di gradino morfologico / di falesia". La decisione di unire le rotture di pendio tipicamente carsiche con quelle di falesia è stata imposta dalla compenetrazione dei due ambienti là dove il fianco dell'altopiano del Carso si immerge direttamente nel mare. L'area collinare nel Flysch di Trieste L'area collinare impostata nelle rocce marnoso arenacee del Flysch di Trieste si sviluppa da Barcola (dalla quota circa 200 m s.l.m) verso Sud-Est fino alla fascia altitudinale oltre la quota 250 m s.l.m. della dorsale Montebello-Cattinara. Le colline si presentano con morfologia arrotondata ed hanno un'abbondante copertura pedologica presente ovunque ma con spessori variabili (da pochi centimetri ad alcuni metri), derivante dai processi di degradazione e alterazione del Flysch e dai successivi fenomeni di erosione e deposizione. Le pendenze dei versanti presentano valori abbastanza costanti (15-30%); valori più elevati si riscontrano nella stretta fascia tra l'altopiano carsico e la costa a Nord di Trieste e più in generale nelle parti basse dei rilievi interessate dai solchi torrentizi. Le rocce marnoso arenacee sono incise da un reticolo idrografico spiccatamente erosivo, che ha formato valli a V e le cui aste torrentizie presentano materassi alluvionali solo nella parte inferiore. Nella Carta Geomorfologica sono state rilevate e cartografate le ripe in erosione nelle incisioni dei rii così come gli orli di scarpata torrentizia. Lungo le aste torrentizie si osservano fenomeni di instabilità superficiale diffusa con movimenti di creep, che sono stati cartografati come aree ad instabilità diffusa su coltri detritiche, mentre fenomeni con movimenti franosi più profondi rientrano nelle perimetrazioni dei dissesti geologici del Catasto Regionale delle Frane. L'aspetto predominante di questa parte del territorio, oltre all'urbanizzazione, è la sistemazione a terrazzi (area a pastini nella Carta geomorfologica) realizzata nella gran parte dei rilievi per consentirne l'utilizzo agricolo, conferendo al paesaggio un profilo suddiviso a gradoni. Le piane alluvionali ed i riporti Nel territorio, come si evince anche dalla topografia, sono presenti limitate piane alluvionali tra il territorio collinare e lo sbocco a mare. La principale è la Piana di Zaule che, un tempo piana costituita dagli apporti alluvionali del torrente Rosandra e di altri torrenti minori e dai depositi sedimentari marini, attualmente risulta ampiamente rimaneggiata dall'azione antropica. Bonifiche e interramenti eseguiti nei secoli scorsi modificarono profondamente la morfologia dell'area costiera. L'area di riporto nell'attuale Borgo Teresiano è stata ricavata dall'azione di interramento delle saline eseguita soprattutto nel XVIII secolo. Nel 1788 venne recuperata un'ampia zona di mare da Piazza dell'unita d'italia a Campo Marzio, negli anni successivi al 1855, soprattutto dal 1868 al 1883, venne recuperata a mare l'area dell'attuale Porto Franco Vecchio, prelevando il materiale dal Colle di Gretta e dalle cave di Sistiana. Successivamente furono colmate l'area del Porto Franco Nuovo e successivamente le altre zone litoranee. 14

18 Nella Carta geomorfologica sono state campite le aree di ripascimento e tombamento riconosciute lungo tutta l'area portuale e costiera. Per quanto attiene ai siti inquinati e perimetrati ai sensi del D.Lgs 152/06, si rimanda alla tavola dei vincoli A4, e relative norme di riferimento. Descrizione della Carta geomorfologica La Carta geomorfologica è stata redatta in modo da soddisfare le esigenze per una corretta pianificazione territoriale fornendo un panorama preciso della situazione territoriale al momento del rilevamento. In tal senso, oltre alle informazioni geomorfologiche sovraespresse si sono aggiunte mappature di caratteristiche prettamente antropiche come le aree spianate e rimodellate artificialmente, le opere di protezione dei versanti, le difese spondali, le discariche, le cave, le aree portuali, gli areali di ripascimento e di bonifica. Nella Carta sono state distinte tre categorie di dissesti geostatici: le aree ad instabilità diffusa su coltri detritiche, che rappresentano fenomeni di scivolamento superficiale così come sono stati cartografati nell'ambito del Progetto CGT i dissesti del Catasto Regionale delle frane IFFI (relativi al Progetto "Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia", L. 183/89) i dissesti del Catasto Regionale delle frane. La banca dati alfanumerici relativa ai dissesti riportati nei catasti franosi è reperibile presso il Servizio Geologico della Regione Autonoma del Friuli Venezia Giulia. Per fornire una più chiara chiave di lettura della cartografia elaborata si riportano di seguito i significati attribuiti alle principali voci presenti nella legenda della Carta geomorfologica: Accumulo di frana: corpo di frana il cui areale cartografabile ha almeno una dimensione (lunghezza o larghezza) maggiore di 50 m. Area ad instabilità diffusa su coltri detritiche: coltri detritiche su versanti soggetti ad instabilità superficiale diffusa (con indizi di movimenti), anche con movimenti tipo creep e/o soliflusso Area asfaltata: area, in generale maggiore di metri quadrati, impermeabilizzata in conglomerato bituminoso o materiale simile. Area spianata artificialmente: area, in generale maggiore di metri quadrati, modificata da attività antropica quali spianamenti, tombamenti, modificazioni della superficie topografica, ecc. Carso a testate / grize / campi solcati: morfologie carsiche superficiali per lo più non coperte da vegetazione. Carso coperto / a blocchi / denti: morfologie carsiche superficiali per lo più coperte da vegetazione. Evento franoso di modeste dimensioni: evento franoso in roccia o in detrito o in terra di piccola entità (estensione lineare della nicchia di distacco inferiore a 50 metri). Nicchia di frana: orlo di scarpata di frana con lunghezza maggiore di 50 metri. Opere di protezione dei versanti: opere di sistemazione e stabilizzazione della pareti e dei versanti rocciosi instabili. Si distinguono in opere di difesa attiva e passiva. Orlo di gradino morfologico/di falesia <2m / >2m: forma di incisione (orli di scarpata carsica, incisioni carsico-fluviali, orli di falesia e gradini morfologici dovuti a brusche rotture di pendenza per erosione selettiva) con altezza minore di 2 metri/maggiore di 2 metri. Orlo di scarpata antropica <2m / >2m: bordo di scarpata, gradino, ecc. dovuto all'azione diretta dell'uomo con altezza minore di 2 metri / maggiore di 2 metri. Orlo di scarpata fluviale o torrentizia /ripa in erosione <2m/>2m: forma di incisione attiva fluviale o torrentizia in erosione laterale o orlo di scarpata in erosione in corrispondenza degli impluvi impostati su rilievi rocciosi con altezza minore di 2 metri / maggiore di 2 metri. Orlo di terrazzo fluviale o di scarpata fluviale o torrentizia <2m / >2m: forma di incisione fluviale o torrentizia inattiva con altezza minore di 2 metri / maggiore di 2 metri. Terrapieno: accumulo artificiale di inerti con altezza maggiore di 0.5 metri dal piano di campagna. 15

19 5 ZONIZZAZIONE GEOLOGICO-TECNICA E VINCOLI CON DESCRIZIONE DELLA RELATIVA CARTA (G4) La Carta della zonizzazione geologico-tecnica e vincoli fornisce una valutazione della fattibilità geologica per la variante al Piano Regolatore Generale Comunale, suddividendo in aree omogenee l'intero territorio comunale e utilizzando la Carta di Sintesi come base di partenza per le conoscenze della vulnerabilità geolitologica, geomorfologica, idrogeologica e antropica del Comune di Trieste. Nasce quindi da un'attenta analisi degli aspetti significativi evidenziati e dalla scelta di accorpare le problematiche in base alle caratteristiche geolitologiche, ossia alle risposte geologico geotecniche delle singole litologie. Si troveranno quindi 4 diverse classi, siglate ZG1, ZG2, ZG3 e ZG4, motivate dal seguente schema: Classe ZG1: sono state prese in considerazione le aree inedificabili della precedente Variante Generale al Piano Regolatore Generale Comunale, aggiornate sulla base cartografica recente e modificate in base alle indagini del territorio successive al Comprende: le aree caratterizzate da pareti rocciose verticali o subverticali che presentano una diffusa instabilità geostatica, comprese le fasce di terreno all'interno del limite della zona di espandimento potenziale massi (fonte: catasto fenomeni franosi regione FVG); le aree in detrito di falda prevalentemente incoerente o pseudocoerente; le linee d'impluvio ed i fianchi delle valli che presentano evidenti fenomeni di erosione attiva; gli alvei dei principali corsi d acqua; alcune aree interessate in passato da rilevanti interventi di escavazione e/o con presenza di litologie particolarmente scadenti; il fondo di tutte le doline e nelle maggiori depressioni doliniformi anche i relativi fianchi; le aree delle sorgenti. Classe ZG2: la classe comprende l'intera formazione dei Calcari del Carso Triestino. Classe ZG3: la classe comprende la successione torbiditica del Flysch di Trieste. Classe ZG4: la classe comprende i depositi sciolti di copertura di varia natura litologica, i conglomerati quaternari cementati, i riporti (intesi come terrapieni, rilevati stradali e ferroviari, aree asfaltate e spianate artificialmente e accumuli generici di inerti) e le aree di discarica. La zonazione geologico tecnica mette in evidenza principalmente le zone di classe ZG1 caratterizzata da un elevata pericolosità geostatica delle aree in essa ricadenti. Le altre classi non sono di inferiore importanza ma presentano una specificità di problematiche che ha reso possibile una trattazione semplificata ed una serie di prescrizioni elencate nelle Norme geologico tecniche. La carta della zonizzazione geologico tecnica e vincoli evidenzia inoltre l area in cui deve essere verificata la quota di sicurezza nei confronti dell ingressione marina delimitata da un limite Caratteristiche geologico tecniche La risoluzione di problemi di progettazione e costruzione di qualunque opera necessita di una adeguata conoscenza del sistema suolo/sottosuolo e delle caratteristiche geomorfologico-ambientali del luogo in cui l'opera stessa ricade. Tale conoscenza del sottosuolo e dell'ambiente, richiede sempre l'esecuzione di un programma di indagini che deve essere tanto più esteso e dettagliato quanto più è importante l'opera in progetto e quanto più sono scadenti le caratteristiche geotecniche dei terreni interessati. Lo scopo di questa parte del lavoro è quello di definire le caratteristiche geologico-tecniche dei terreni che affiorano nel Comune di Trieste. Su questa base conoscitiva sarà possibile stabilire il programma di indagini più adeguato per ogni tipo di occupazione del territorio. Per la creazione delle carte tematiche e la definizione delle caratteristiche dei terreni sono stati utilizzati i dati del Progetto CGT (Carta geologico tecnica) nell'ambito del quale, è stato eseguito un dettagliato rilevamento sul terreno e sono state consultate le relazioni e pubblicazioni, riguardanti opere eseguite, rappresentative delle caratteristiche geologico-tecniche del territorio comunale. 16

20 Da un punto di vista geologico-stratigrafico, nel territorio di Trieste si possono riassumere tre grandi unità: le unità informali dei calcari del Carso Triestino di età cretacico-eocenica, il Flysch di Trieste di età eocenico media ed i depositi di copertura di età quaternaria. Le unità dei calcari del Carso Triestino sono costituite da rocce quasi esclusivamente carbonatiche, caratterizzate da elevate resistenze meccaniche ed anche normalmente, da una forte permeabilità per carsismo; formano il substrato roccioso di tutto l'altopiano del Carso. Queste unità, che nella carta geolitologica vengono suddivise in base al criterio biostratigrafico, sono state considerate ricadenti in una stessa Unità geotecnica. Il Flysch di Trieste è rappresentato da un'alternanza ritmica di strati arenacei e marnosi che conferiscono alla roccia, soprattutto per la presenza di strati marnosi, resistenze meccaniche relativamente basse e modesti valori della permeabilità. La zona di affioramento di detta formazione comprende tutta la città di Trieste e la zona costiera. Le rocce dell'alternanza marnoso arenacea sono state suddivise in base alla percentuale di un litotipo rispetto all'altro. Sono state così individuate le facies prevalentemente arenacee (FTa), arenaceo-marnose (FT) e prevalentemente pelitiche (FTb) nonché gli strati transizionali costituiti prevalentemente da marne, marne-calcaree e calcari-marnosi (FTc). I depositi quaternari sono rappresentati principalmente da rocce sciolte di ogni classe granulometrica (dalle argille alle ghiaie) e sono localizzati per lo più, lungo la costa e nei fondovalle principali (Valle di Zaule, Valle di S. Giovanni, Valle di Rozzol, ctc.). Essi hanno una grande importanza geotecnica in quanto possono raggiungere spessori notevoli (oltre 50 metri nella Valle di Zaule) e grandi estensioni areali, inoltre occupano le zone maggiormente edificate del Comune di Trieste. La stratigrafia dei principali depositi quaternari mostra una successione di differenti livelli litologici che evidenziano il succedersi nel tempo di differenti ambienti di sedimentazione, da continentali a marini. Durante l'ultima glaciazione wurmiana il livello marino era molto più basso dell'attuale (oltre 100 metri). A quell'epoca perciò vaste zone attualmente occupate dal mare (sopra l'isobata dei 100 metri) erano emerse; la Valle dei Zaule e le zone litorali di Trieste erano localizzate ai margini di una vasta pianura alluvionale, ricca di acquitrini, generata dagli apporti dei torrenti Farneto, Sette Fontane, Rosandra, Ospo, etc., ma soprattutto legata all'alluvionamento del sistema di fiumi Isonzo-Natisone-Torre sfociante a SW. Alla fine del Pleistocene iniziò un progressivo riscaldamento del clima che diede origine a un graduale innalzamento del livello del mare (trasgressione Versiliana, o Postglaciale). Nelle zone occupate dal mare si ebbe perciò la deposizione (circa anni b.p.), sopra i depositi continentali wurmiani, di sedimenti di transizione e marini: litorali e deltizi, in prossimità della linea di costa, francamente marini nelle zone più distali. Al termine di questa trasgressione marina (circa anni b.p.) la linea di costa era situata in una posizione simile a quella attuale, eccetto nelle zone prossime alle foci dei fiumi, dove il mare penetrava di più nell'entroterra (qualche centinaio di metri nella Valle di Zaule). In seguito, i sedimenti litorali e deltizi che si accumulavano principalmente in prossimità delle foci dei corsi d'acqua, provocarono il progressivo interramento delle zone costiere e quindi l'avanzamento verso mare della linea di costa fino a raggiungere la posizione attuale. La successione di eventi precedentemente descritta è abbastanza ben rappresentata nella stratigrafia di molti sondaggi, in particolar modo di quelli situati nella Valle di Zaule: qui, in una zona attualmente occupata dal mare, sotto i sedimenti marini argillosi attuali (olocenici) e sotto un deposito di ambiente di transizione (argille grigio-verdi), si trovano i sedimenti alluvionali ghiaioso-sabbiosi trasportati dal Torrente Rosandra. Quest'ultimi, a loro volta, appoggiano su sedimenti di origine eluvio-colluviale derivati dalla alterazione meteorica del sottostante substrato di Flysch. Infine, in epoca recente sono stati bonificate, da parte dell'uomo, vaste zone lungo la costa con materiali di riporto che talora superano i 15 metri di spessore. Questi materiali provengono da scavi effettuati in seno al Flysch eocenico e pertanto sono composti generalmente da ciottoli e ghiaie arenacee miste a limi argillosi derivanti dalla alterazione meteorica soprattutto della frazione marnosa del Flysch. Per quanto riguarda la parte quaternaria del sedimento sciolto, il territorio comunale di Trieste, è stato suddiviso in base a classi granulometriche che presentano caratteristiche geologico tecniche differenti. 17

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