PROGETTO DI COLTIVAZIONE E RIPRISTINO AMBIENTALE DELLA CAVA "SBASSO-CONFINE" NEI COMUNI DI SERAVEZZA E STAZZEMA (LU)

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1 PROGETTO DI COLTIVAZIONE E RIPRISTINO AMBIENTALE DELLA CAVA "SBASSO-CONFINE" NEI COMUNI DI SERAVEZZA E STAZZEMA (LU) RELAZIONE GEOLOGICA e IDROGEOLOGICA ai sensi della L.R. 78/98 IL PROPONENTE DEMETRA ITALIA SRL Il Legale Rappresentante Attilio Bencaster IL PROGETTISTA Dr. Geol. Sergio Matteoli Geofield srl COLLABORATORI Dr. Geol. Lorenzo Gemignani CODICE ELABORATO SCALA REVISIONE NO. DATA B _ 1.3SM

2 Sommario 1. INQUADRAMENTO GENERALE LOCALIZZAZIONE DELL AREA DI INDAGINE INQUADRAMENTO GEOLOGICO AUTOCTONO-BASAMENTO PALEOZOICO AUTOCTONO-SERIE METAMORFICA APUANA UNITA DI MASSA ASSETTO STRUTTURALE DELL AMMASSO ROCCIOSO VARIETÀ MERCEOLOGICHE DEL BACINO RESA DEL GIACIMENTO IDROGEOLOGIA E PERMEABILITÀ CARATTERISTICHE IDROGEOLOGICHE DELL AREA CARATTERISTICHE IDROGEOLOGICHE DELL AMMASSO CARSISMO FIGURE FONDO TESTO Figura 1 Carta geologica della Regione Toscana, Sezione , Scala 1: Figura 2 - Carta strutturale degli agri marmiferi, Sezione , Scala 1:5.000, 1: orig. Figura 3 - Carta geomorfologica del Piano Strutturale del Comune di Seravezza, Scala 1:5.000, 1: orig. 2

3 1. INQUADRAMENTO GENERALE 1.1 LOCALIZZAZIONE DELL AREA DI INDAGINE L area oggetto di studio è situata sul versante settentrionale del monte Costa, al confine fra il Comune di Seravezza e di Stazzema, ed è posta sulla riva idrografica sinistra del fiume Vezza, a circa 400 m dal centro abitato del paese. Il versante interessato dalla coltivazione è ubicato a monte Palazzo Mediceo e della strada provinciale Via di palazzo. Le aree in disponibilità coprono una superficie di circa m² all interno dei mappali 84, 188, ,197,198 e 200 del Foglio 35 per quanto riguarda il Comune di Seravezza ed i mappali 14, 15, 16, 17 e 18 del Foglio 51 per quanto riguarda il Comune di Stazzema. La cartografia topografica di riferimento è ricavabile dal foglio 104 della Carta d Italia dell Istituto Geografico Militare IGM scala 1:25.000, tavoletta I NO Pietrasanta, per quanto riguarda i rilievi di dettaglio è stata utilizzata la base topografica della Carta Tecnica Regionale 1: CTR. 2. INQUADRAMENTO GEOLOGICO L area oggetto di studio è inserita, a scala regionale, nel sistema tettonico delle Alpi Apuane e, localmente, nel bacino marmifero delle Madielle-M. Costa. Le Alpi Apuane rappresentano una finestra tettonica (Core complex) in cui affiorano i livelli più profondi degli appennini settentrionali identificabili nelle unità metamorfiche Toscane. Nella Figura 1 viene riportata uno stralcio della Carta Geologica del Parco delle Alpi Apuane (Dip.to Scienze della Terra, Università di Siena, 2000) relativo all area della cava. Nell area delle alpi Apuane, il Dominio Toscano è rappresentato da tre differenti unità tettoniche sovrapposte: l unità delle alpi Apuane (Complesso Metamorfico Apuano e/o Autoctono) costituita dai terreni metamorfici in facies scisti verdi del basamento paleozoico e, dalla successione mesozoico-terziaria; l unità di Massa presenta un grado metamorfico maggiore rispetto all unità sottostante (Unità delle alpi Apuane) e, la Falda Toscana, situata ai più alti livelli strutturali, è localmente interessata da un metamorfismo di bassissimo grado. Tutte queste unità sono state interessate da un importante fase tettonica estensionale sviluppata durante il collasso della catena appenninica (fase post-collisionale: modello del Core Complex). Le principali unità tettoniche sono suddivise a partire dai livelli strutturali più profondi nelle seguenti litologie: 3

4 4 Fig. 2.1: Estratto della Carta Geologica del Parco delle Alpi Apuane (Scala 1: orig.)

5 2.1 AUTOCTONO-BASAMENTO PALEOZOICO Nell area d indagine l unica formazione del basamento paleozoico ad affiorare è la Fm. delle Filladi Inferiori. Le rocce del Basamento paleozoico sono del tutto correlabili con quelle presenti nel basamento dell Unità di Massa e, analogamente a queste, registrano una deformazione e metamorfismo in facies scisti verdi attribuibile all orogenesi ercinica. Queste Formazioni, ed in particolare i marmi, sono coinvolte in numerose pieghe a geometria complessa con diverse strutture minori e ripetizioni tettoniche. Filladi Inferiori Fm.: Alternanza di quarziti, filliti, meta-arenarie, scisti grafitici, con intercalate lenti di rocce meta-vulcaniche da intermedie a basiche. Età: CAMBRIANO- ORDOVICIANO INFERIORE Nel versante orografico destro del territorio di Seravezza affiorano le filladi quarziticomuscovitiche con +- clorite, di colorazione grigio scuro o grigio verdastro, alternate a livelli di spessore variabile da 1 m a 10 m di filladi grigie chiare. Nell area delle cave del monte Costa le filladi affiorano al confine E-NE dell area estrattiva, direttamente su un contatto tettonico secondario che elide le litologie strutturalmente più alte dell autoctono (Verrucano, Porfiroidi, Grezzoni) e le mette a contatto con i marmi della sinclinale omonima. Le filladi inferiori affiorano con una certa continuità e presentano alternanze di filladi di colore grigio scuro-verdastro intercalate a livelli quarzitici. La foliazione principale S1, che 5 deriva dalla deformazione indotta dalla tettonica compressiva appenninica, presenta direzione prevalente N e inclinazione variabile da verso SW. 2.2 AUTOCTONO-SERIE METAMORFICA APUANA Grezzoni: Dolomie stratificate con spessore da decimetrico a pluri-metrico di colorazione grigio scuro. Localmente affiorano marmi e brecce dolomitiche. Età: NORICO Queste litologie sono state coinvolte in numerosi processi deformativi a carattere sia duttile sia fragile dovuti alla complessa evoluzione polifasica della zona. La componente di deformazione duttile è descritta da pieghe con spessori variabili da cm a dm e strutture a scala regionale quali antiformi e sinformi che riducono notevolmente lo spessore di questa formazione. L aspetto di queste dolomie è spesso molto cariato e ricco di alterazioni ferrose; il colore è grigio scuro-giallastro, fino a rossastro. Marmi: Marmi grigi e bianchi, marmi brecciati con intercalati marmi dolomitici. Nella parte superiore sono presenti marmi ben stratificati bianchi e grigio-verdi.

6 Nell area in questione, all interno della sinclinale coricata del Monte Costa, sono state riscontrate le seguenti varietà merceologiche: Bardiglio, Nuvolato, Bianco Ordinario. La sinclinale del monte Costa è una struttura riferibile alla fase compressiva D1, e rappresenta la porzione più a sud dell Unità Metamorfica Apuana. Questa struttura plicativa fa parte della sinclinale di Orto di Donna-M. Altissimo- M. Corchia che si estende con una direzione media appenninica (N ) con un fianco inverso, che nell area di studio, si trova in contatto tettonico lungo un piano di scollamento con direzione circa WNW-ESE con l Unità di Massa che, da Seravezza prosegue attraverso le località Uccelliera, Ceragiola e Solaio. La sinclinale presenta al nucleo i termini più giovani della successione metasedimentaria (Scisti sericitici e pseudo macigno). Nella zona d indagine il nucleo è composto di calcari selciferi che affiorano sulla cima del Monte Costa e sulla vetta orientale della montagna, verso i rilievi de La Penna e del Castellaccio, a degradare sul versante meridionale nella località Ceragiola e Solaio. Le varietà dei marmi note in letteratura confermano nella parte nord (Cave Costa s.s) la presenza di litologie di bianchi venati con pasta perlacea e vene grigie, di dimensioni che vanno da pochi mm a decine di cm e marmi da grigio chiaro a grigio scuro con vene più chiare o più scure (Bianco Francia) situati nei livelli strutturalmente più bassi delle litologie carbonatiche. Il colore scuro circa uniforme dell insieme è dato dal contenuto di pirite microcristallina e/o pigmento carbonioso. L altra tipologia dominante del versante settentrionale è costituita da marmi nuvolati e bardigli color grigio chiaro e scuro, denominati bardiglio Costa o Grigio Cielo. Questi marmi, situati nella porzione più elevata del fianco diritto (ribaltato) della sinclinale, contengono occasionali livelli di marmi arabescati, con clasti decimetrici arrotondati e allineati da lineazioni in una pasta di fondo grigia-verde scuro; qualche livello rosato e brecciato e livelli di dolomie cristalline giallastri abbastanza regolari UNITA DI MASSA L unità di Massa è caratterizzata da un Basamento paleozoico sul quale poggia in discordanza tettonica una spessa sequenza sedimentaria triassica rappresentata dalla presenza di metavulcaniti basiche del Trias medio. Le rocce della copertura mesozoica sono costituite da metaconglomerati quarzosi, granulo-sostenuti, associati a metarenarie, metasiltiti e filladi nere. Verso l alto seguono livelli di rocce prevalentemente carbonatiche, e la successione si chiude infine con livelli di metaconglomerati e filladi di origine continentale (filladi sericitiche e anageniti).

7 Di questa serie di terreni metamorfici sono visibili sull area di studio le formazioni seguenti: Filladi Sericitiche (Fs): filladi quarzitico-muscovitiche con più o meno clorite, di colore grigio verde o grigio scuro, talora violaceo. Età. Trias Carnico Anageniti (An): Queste rocce sono classicamente suddivise in tre livelli: Anageniti grossolane, Scisti violetti e Anageniti minute. Le Anageniti grossolane sono caratterizzate da metaconglomerati poligenici intercalati a lenti quarzitico-fillidiche violacee. I metaconglomerati sono costituiti da ciottoli in prevalenza quarzosi, spesso di colore rosa o rosa violaceo con spessore da centimetrico a decimetrico, e da una matrice micacea o quarzoso-micacea e localmente quarzitica. In questa litologia possono comparire inoltre ciottoli riferibili a porfidi quarziferi o a lave acide di colorazione rosso mattone. La stratificazione è a banchi irregolari. Gli Scisti violetti sono intercalarti in livelli metrici alle Anageniti, presentano una colorazione violacea e sono costituiti da filladi a grana fine prevalentemente sericitiche contenenti livelli quarzitico-filladiche. Intercalate ai metaconglomerati grossolani sono presenti lenti di spessore metrico in cui i ciottoli presentano una diminuzione considerevole di grana (Anageniti minute). Intercalate alle Anageniti classiche sono presenti alcune lenti di micascisti a cloritoide, costituite da una massa biancastra quarzoso-micacea. Detriti eluvio colloidali (dt): Questi corpi detritici derivano prevalentemente dai processi di alterazione superficiale delle litologie filladiche, con intercalati elementi litoidi di varia granulometria in una matrice pelitica. Nelle litologie carbonatiche questi detriti si presentano in limitate estensioni di materiale clastico con una matrice limoso argillosa sciolta di colorazione rosso scuro (Terre Rosse) estese sul versante meridionale del gruppo montuoso del Monte Costa, nell area detta della Ceragiola. Età: Quaternario Alluvioni terrazzate (At): Si tratta di depositi alluvionali recenti localmente terrazzati con granulometria eterometrica, variabile dalle ghiaie alle sabbie limose. Nel comune di Seravezza costituiscono un terrazzamento adiacente al fiume Vezza sul quale, nel corso dei secoli, sono stati edificati differenti edifici quali: Il palazzo Mediceo, le ex segherie Pellerano, il campo sportivo dei Platani. Età: Quaternario. 7

8 2.4 ASSETTO STRUTTURALE DELL AMMASSO ROCCIOSO L area in oggetto presenta le caratteristiche strutturali proprie delle zone estrattive presenti nelle Apuane. I sistemi di fratturazione principali, apertisi durante le fasi tettoniche più recenti, assieme al clivaggio sviluppatosi nella fase compressiva principale, determinano l apertura nello spazio dei tre piani di fratturazione seguiti nella coltivazione delle cave, questi sono: il verso, il contro e il secondo. L assetto strutturale dell ammasso roccioso verrà descritto in maniera dettagliata nel piano di coltivazione (Elaborato C) ed è stato definito attraverso il rilevamento geologico-strutturale in situ delle discontinuità, eseguito mediante l esecuzione di stendimenti sui fronti di cava. I risultati dell analisi strutturale e geo-meccanica sono stati utilizzati per le verifiche di stabilità delle pareti di cava ed i risultati sono descritti in maniera più dettagliata nell allegato specifico (Elaborato C). Sui vari fronti di cava esistenti è stato eseguito il rilevo della foliazione S1 (verso), che si presenta molto regolare con una dip direction e Dip 30/45. L individuazione di questa direzione è molto importante per la successiva progettazione della coltivazione della cava dato che uno dei lati dei blocchi che verranno prodotti dovrà essere perpendicolare a questa superficie. 8 Nell area di cava sono state individuate e cartografate, a seguito dello studio dei differenti stendimenti, le seguenti famiglie di discontinuità principali: K1 e K3 fratture del (Contro); fratture molto evidenti che, come descritto dalla proiezione dei poli, presentano una direzione compresa tra NNW-SSE ed una inclinazione di 50 /70 verso W e verso E. K2 e K4 (fratture del secondo ) fratture orientate ENE-WSW ed immersioni variabili da 60 /85 verso NW e verso SE La posizione spaziale delle tre famiglie di fratture è stata rappresentata nelle due figure allegate qui di seguito:

9 Fig Rose diagram mostrante l andamento delle famiglie di fratture 9 Fig. 2.3: Distribuzione spaziale dei poli delle fratture presenti all interno della cava Sbasso-Confine 2.5 VARIETÀ MERCEOLOGICHE DEL BACINO Nella cava Sbasso-Confine sono stati riconosciuti, grazie al lavoro di terreno ed allo studio del materiale bibliografico, due principali varietà merceologiche che si possono inserire, per le loro caratteristiche cromatiche, mineralogiche e tessiturali, nella varietà del Bardiglio. Bardiglio deriva dallo spagnolo pardillo, diminutivo di pardo, cioè grigio. Il colore è dovuto alla diffusione di

10 pirite microcristallina. Quando viene frantumato, il bardiglio emette, per breve tempo, un tipico odore solfureo. Le due qualità presenti nel settore in oggetto di studio sono: un marmo grigio, a pasta omogenea, conosciuto in letteratura con diversi nomi quali Bardiglio Costa (Mario Pieri) e Blu turquine ed una varietà di marmo grigio Venato, come descritto nella carta merceologica in Fig.3. Nelle porzioni strutturalmente più alte del versante sono stati osservati livelli di marmi bianchi di composizione dolomitica. Il marmo grigio (Bardiglio Costa) si presenta macroscopicamente di un colore azzurrognolo più o meno scuro, la pasta è uniforme ed è cosparso di sottilissime linee brune sfumate o da venature variamente disposte. La struttura è saccaroide microcristallina. In letteratura le notizie storiche del bardiglio Costa risultano poche ed incomplete, mentre molto più informazioni sono consultabili sul bardiglio Cappella estratto anch esso nei pressi di Seravezza. Il Grigio Venato presenta una pasta di fondo leggermente più chiara, con fini venature di colore più scuro che talvolta risultano anastomizzate. Sono presenti inoltri fasce parallele azzurro-chiare, con leggere sfumature bianche. L inizio della fase estrattiva del marmo grigio, conosciuto in zona come grigio Cappella, è controverso; alcuni fanno lo fanno risalire al periodo tardo romano per altri in un periodo successivo all'anno I marmi bianchi e i bardigli del luogo (di inconfondibile ed intenso colore grigio-ceruleo) sono stati utilizzati nel XII-XIII secolo per la realizzazione del paramento murario in opus quadratum rispettivamente della Pieve di S. Martino di Fabiano e della sua torre campanaria. Cosimo I de Medici (1567) spinse la Via dei marmi, iniziata da Michelangelo Buonarroti fino al Monte Altissimo ed inviò in Versilia diversi scultori ed architetti (Vasari, Ammannati, Giambologna, Danti, Moschino, Fancelli, ecc.) per ricavare marmi. Nel XVII sec., le cave della Cappella hanno continuato a fornire i marmi bianchi e i bardigli anche per l Opera di S. Maria del Fiore di Firenze. Il Settecento ha visto gli agri marmiferi della Cappella intensamente coltivati per opere di quadro, quali colonne, stipiti di porte, caminetti, tavole e ambrogette da pavimento. Nel 1768, le cave raggiungevano il numero di 21, per poi salire a 27 verso il 1850, con ben 114 scalpellini al lavoro. Fino alla metà del XIX sec., le cave della Cappella erano concentrate nella parte medio-bassa dell omonimo monte, lungo l affioramento, oggi esaurito, dei marmi bianchi. Nell ultimo scorcio dell Ottocento, l escavazione si spingeva anche nelle parti più elevate del versante, quasi a ridosso della Pieve di S. Martino e del paese di Fabiano. 10

11 11 Fig. 2.4: Estratto della Carta delle pietre ornamentali (Regione Toscana CGT, Aprile 2012), Tav.61, Scala 1: Dopo un escavazione secolare, l eccessiva fratturazione del giacimento di marmi bardigli della Cappella, che comportava una resa al monte non superiore al 10%, ha provocato l interruzione dell escavazione di blocchi commerciali ed a partire dagli anni 70 del XX sec. È stata impostata un attività di coltivazione basata sulla produzione di granulati e inerti da costruzione di ottima qualità commerciale.

12 La zona estrattiva si trova a poche centinaia di metri in linea d aria dal palazzo Mediceo, che fu fatto erigere nel 1513 da Cosimo dei medici, l imponente ravaneto, residuo della lavorazione avvenuta a cavallo tra l 800 e il 900 arriva in prossimità del corso del fiume Vezza. La data del 1878, incisa su uno scheggione di pietra, indica probabilmente il periodo di costruzione di questi grandi muri a secco. Ttra le risorse lapidee presenti nel sito di cava, tra i marmi grigi, si rinviene una qualità commercialmente denominata Blue Turquin che è stata impiegata per numerose opere di pregio in vari importanti edifici sia in epoca storica che più recentemente, sia in Italia che all estero. Il Blue Turquin era particolarmente apprezzato in Francia durante il regno di Luigi XVI e il Primo Impero, dove il suo aspetto sobrio ben si adattava con lo stile Neoclassico. Questa varietà trova proprio nella zona del Monte Costa la sua zona di estrazione storica. In virtù del pregio dei materiali presenti nella cava di Sbasso Confine risulta giustificato l interesse a riattivare la coltivazione di tali materiali. 2.6 RESA DEL GIACIMENTO In base all esperienza su cave simili presenti nei bacini marmiferi apuani e tenendo conto dei parametri del presente piano di coltivazione, si stima un volume di escavazione di materiale di circa 1200 m3/anno e un tasso di rendimento in blocchi di pietra ornamentale di circa il 35%. 12

13 3. IDROGEOLOGIA E PERMEABILITÀ 3.1 CARATTERISTICHE IDROGEOLOGICHE DELL AREA Dal punto di vista idrogeologico le Alpi Apuane rappresentano un caso unico in Toscana, per la presenza di acquiferi carsici che alimentano sorgenti di elevata portata. Tale particolarità idrogeologica risulta ben rappresentata anche a Serravezza. La complessa situazione geo-strutturale delle Alpi Apuane determina la frammentazione delle serie carbonatiche in unità idrogeologiche separate da formazioni a permeabilità bassa o nulla. I maggiori acquiferi si localizzano in corrispondenza dei Marmi e dei Grezzoni: queste rocce risultano spesso interessate da un carsismo giunto ad un grado di evoluzione spinto, con cavità di grandi dimensioni che consentono il flusso dell acqua con velocità elevate, del tutto paragonabili a quelle delle acque di superficie. La composizione dolomitica dei Grezzoni li rende meno solubili dei Marmi, calcari praticamente puri; la minore solubilità dei Grezzoni è però compensata dalla maggiore fratturazione, cosicché il carsismo di sottosuolo risulta ben sviluppato in entrambe le formazioni (Piccini e Pranzini, 1989). I Grezzoni ed i Marmi sono caratterizzati da una permeabilità secondaria per fratturazione e carsismo. Come riportato nella letteratura esistente, la natura composizionale, la presenza di estesi ben noti fenomeni carsici e le osservazioni compiute sulle rocce affioranti del Comune di Seravezza fa si che esse possano essere attribuite a due tipologie di permeabilità secondaria. La prima comprende quelle rocce che presentano permeabilità per fatturazione (PF), ovvero quelle rocce in cui il carsismo è limitato o assente, e la circolazione avviene essenzialmente attraverso il reticolo di fessure e fratture.(civita, 2005; Fig. 3.1a ) Il ritenere che nel complesso in queste rocce la circolazione sia di tipo dispersivo, non esclude che localmente possano essere presenti fenomeni carsici che vadano ad alterarne le caratteristiche idrodinamiche. Alla seconda tipologia sono invece riferibili le rocce permeabili per fratturazione e carsismo (PFC), nelle quali sono presenti diffusi fenomeni carsici e la circolazione avviene attraverso i condotti carsici, che possono essere diversamente sviluppati in termini di importanza, ed il reticolo di fratture (circolazione a dreno dominante e a dreni interdipendenti (Civita, 2005; fig. 3.1b e 3.1c). 13

14 14 Fig.3.1: a) Schema di sistema di circolazione dispersiva, b) Schema di sistema carsico con circolazione Dominante; c) Schema di sistema carsico con circolazione a dreni interdipendenti (Da Civita 2005). 3.2 CARATTERISTICHE IDROGEOLOGICHE DELL AMMASSO Nel PTCP della Provincia di Lucca l area esaminata è indicata come costituita da litologie riferibili a filladi, materiale dolomitico e soprattutto da marmi, ovvero rocce a permeabilità bassa come le filladi e rocce a permeabilità medio alta come i Grezzoni ed i Marmi. Gli affioramenti di Filladi Inferiori sono caratterizzati da valori di scarsa permeabilità, derivata soltanto da processi di fratturazione e fessurazione, e possono dare localmente presenza di polle di acqua al contatto tra la roccia in posto e le relative coperture detritiche o con gli accumuli dei ravaneti anche in zone non estrattive. Dal punto di vista idrogeologico i Marmi ed i Grezzoni sono rocce caratterizzate da elevati valori di permeabilità secondaria per fessurazione e carsismo, con

15 scarso deflusso superficiale delle acque e limitata circolazione profonda; nelle zone prossime all area non è indicata la presenza di sorgenti captate o non captate. Le coperture detritiche ed i ravaneti sono caratterizzati da valori elevatissimi di permeabilità per porosità, questo fenomeno è stato osservato di frequente durante improvvisi temporali o periodi di forte pioggia, dove al contatto tra ravaneti e roccia in posto si notava l infiltrazione rapida di notevoli volumi di acqua nei detriti di cava per avere più in basso scaturigini di una certa entità. Ciò ha ulteriormente comprovato la situazione di relativa instabilità dei versanti ricoperti dai ravaneti, in una situazione di potenziale dissesto idrogeologico. Nel PTCP della Provincia di Lucca l area estrattiva ricade all interno delle Aree a elevata vulnerabilità intrinseca potenziale per alta/elevata permeabilità secondaria, che sono soggette alle norme di cui all art.27 delle Norme dl PTCP della Provincia di Lucca: 1. Nelle aree a elevata vulnerabilità intrinseca potenziale non è ammissibile il nuovo impianto di: a) impianti per zootecnia di carattere industriale; b) impianti di itticoltura intensiva; c) manifatture potenzialmente a forte capacità di inquinamento; d) centrali termoelettriche; e) depositi a cielo aperto e altri stoccaggi di materiali inquinanti idroveicolabili. 2. Non sono ammissibili né la realizzazione né l'ampliamento di discariche, se non per i materiali di risulta dell attività edilizia completamente inertizzati. 3. Le attività estrattive di cava sono ammissibili a condizione che idonei studi idrogeologici, corredanti i progetti di coltivazione, escludano ogni possibile interferenza negativa con la circolazione idrica sotterranea. 4. Nell'esecuzione delle opere destinate a contenere o a convogliare sostanze, liquide o solide o gassose, potenzialmente inquinanti, quali cisterne, reti fognarie, oleodotti, gasdotti, e simili, devono essere poste in essere particolari cautele atte a garantire la tenuta idraulica, quali l'approntamento di bacini di contenimento a tenuta stagna, di sistemi di evacuazione d'emergenza, di materiali o pannelli assorbenti, e simili. 5. Sono comunque vietati: a) gli scarichi liberi sul suolo e nel sottosuolo di liquidi e di altre sostanze di qualsiasi genere o provenienza; b) il lagunaggio dei liquami prodotti da allevamenti zootecnici aziendali o interaziendali, al di fuori di appositi lagoni di accumulo impermeabilizzati con materiali artificiali. 15

16 16 Fig. 3.2 Tratto da Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Lucca, Quadro Conoscitivo Carta delle risorse idriche sotterranee (QC B1.b), Scala 1: Relativamente alla tutela delle risorse idriche sotterranee occorre considerare anche quanto previsto dall art.28 delle Norme dl PTCP della Provincia di Lucca: Articolo 28 Disposizioni generali volte a tutelare le risorse idriche del sottosuolo 1. In occasione di ogni trasformazione, riguardante immobili dei quali facciano parte, o siano pertinenziali, superfici, coperte e scoperte, adibibili alla produzione o allo stoccaggio di beni finali, di intermedi e di materie prime, ovvero di qualsiasi merce suscettibile di provocare scolo di liquidi inquinanti, devono essere osservate le seguenti disposizioni: a) tutte le predette superfici devono essere adeguatamente impermeabilizzate, e munite di opere di raccolta dei liquidi di scolo provenienti dalle medesime superfici; b) le opere di raccolta dei liquidi di scolo devono essere dimensionate in funzione anche delle acque di prima pioggia, per esse intendendosi quelle indicativamente corrispondenti, per ogni evento meteorico, a una precipitazione di 5 millimetri uniformemente distribuita sull'intera superficie scolante servita dalla rete di drenaggio;

17 c) le acque di prima pioggia, devono essere convogliate nella rete fognante per le acque nere, con o senza pretrattamento secondo quanto concordato con il soggetto gestore della medesima rete fognante, oppure smaltite in corpi idrici superficiali previo adeguato trattamento; d) le acque meteoriche eccedenti quelle di prima pioggia possono essere smaltite in corpi idrici superficiali, ove ammissibile in relazione alle caratteristiche degli stessi, o in fognatura o in impianti consortili appositamente previsti. 17 Figura 3.3 Tratto da Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Lucca, Quadro Conoscitivo Carta della fragilità degli acquiferi (QC B1.g), Scala 1:

18 Fig. 3.4 Tratto da Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Lucca Carta della fragilità degli acquiferi (Tav.A.4), Scala 1: Il Piano Strutturale del Comune di Seravezza indica l area tra quelle interessate da criticità ambientali, per la presenza di Rocce carsiche fessurate particolarmente permeabili (Fig. 3.5) che costituiscono un elemento di forte vulnerabilità della falda superficiale e di quella profonda.

19 19 Fig. 3.5 Tratto Piano Strutturale del Comune di Seravezza Idrogeologia (Tav.6), Scala 1:10.000

20 La classe di vulnerabilità individuata nella cartografia di PS inserisce l area in classe 2 a vulnerabilità molto elevata (EE: formazioni molto permeabili per fessurazione e/o carsismo); per tale classe l art.50 del NTA del PS prevede le seguenti specifiche limitazioni e prescrizioni: Limitazioni e prescrizioni da osservare per cave, collettori fognari, strade di grande o media comunicazione, pascolo e stazzo di bestiame, colture utilizzanti pesticidi, diserbanti e fertilizzanti; - le attività estrattive di cava sono ammissibili a condizione che idonei studi idrogeologici, corredanti i progetti di coltivazione, escludano ogni possibile interferenza negativa con la circolazione idrica sotterranea. Il Regolamento Urbanistico, sulla base di quanto contenuto nel PS e nel PTCP, prevede una specifica disciplina (art.89 NTA e par.6.1 della Relazione Geologica) per la tutela degli acquiferi al fine di limitare l infiltrazione nel sottosuolo di sostanze inquinanti prodotte o legate comunque alle attività antropiche. Per la classe di vulnerabilità molto elevata vengono fornite le stesse indicazioni del PS sulla realizzazione delle trasformazioni in essa attuabili CARSISMO La zona interessata dal presente Progetto di Coltivazione è esclusivamente costituita da Marmi, che per loro natura possono essere soggetti a fenomeni di carsismo con lo sviluppo di cavità sotterranee che rappresentano un limite ed un fattore di pericolo è per la coltivazione della cava; è inoltre indubbio che in presenza di un ambiente carsico sotterraneo la coltivazione della cava rappresenta un impatto ambientale di difficile soluzione. Le indagini svolte sul terreno e le ricerche effettuate presso il Catasto delle cavità carsiche presso la Federazione Speleologica Toscana hanno però consentito di verificare che nella zona di cava, come pure in un considerevole intorno di questa, non si hanno al momento informazioni e segnalazioni circa la presenza di cavità di origine carsica, come si può evincere dalla carta del Catasto delle Grotte della Toscana allegata (fig. 3.6) 20

21 GROTTE Fig Censimento delle grotte della Federazione Speleologica Toscana ( 21

22 FIGURE FONDO TESTO 22

23 Figura 1 Carta geologica della Regione Toscana, Sezione , Scala 1:

24 Figura 2 - Carta strutturale degli agri marmiferi, Sezione , Scala 1:5.000, 1: orig. 24

25 Figura 3 - Carta geomorfologica del Piano Strutturale del Comune di Seravezza, Scala 1:5.000, 1: orig. 25

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