PROGETTO DEFINITIVO. Elaborato n. 4 STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE

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1 Regione Siciliana Assessorato Regionale del Territorio e dell Ambiente Dipartimento Regionale dell Ambiente Servizio 3 - Assetto del Territorio e Difesa del Suolo PO FESR Linea di intervento PROGETTO SU INTERVENTI DI PREVENZIONE DEI FENOMENI DI DESERTIFICAZIONE ANCHE IN UN OTTICA DI COMPLEMENTARIETÀ E SINERGIA CON ANALOGHE INIZIATIVE NELL AMBITO DELLA POLITICA REGIONALE E NAZIONALE NEL TERRITORIO DEL COMUNE DI ACICASTELLO (CT) PROGETTO DEFINITIVO Comune di Acicastello (Provincia di Catania) CUTGANA Università di Catania Elaborato n. 4 STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE I PROGETTISTI dott. Ing. Salvatore CARTARRASA dott. Geol. Simone CASTORINA GRUPPO DI STUDIO Prof. Concetto AMORE Dott. Geol. Fabio BRANCA Dott. Rachele CASTRO Prof. Maria Carmela FAILLA Prof. Paolo GUARNACCIA Prof. Angelo MESSINA Sig. Andrea PICCIONE Prof. Vincenzo PICCIONE Rag. Antonella SAMPERI Dott. Giuseppe SIRACUSA Dott. Vincenzo VENEZIANO IL R.U.P. dott. arch. Adele TRAINITI Acicastello (CT), Giugno 2011

2 Progetto su interventi di prevenzione dei fenomeni di desertificazione anche in un ottica di complementarietà e sinergia con analoghe iniziative nell ambito della politica regionale e nazionale nel territorio del Comune di Acicastello (CT) INDICE INDICE...I PREMESSA Introduzione Presentazione del progetto Proponente Inquadramento territoriale...4 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO Strumenti di programmazione generale Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo Delibera CIPE nel n. 229 del Annesso IV della UNCCD per il Nord Mediterraneo Relazione fra la UNCCD e la FCCC e Biodiversità Comitato Nazionale per la Lotta Contro la Desertificazione Individuazione delle Aree Vulnerabili Normativa in materia ambientale Normativa in materia di difesa del suolo e lotta ai processi di desertificazione Leggi di finanziamento nel settore della difesa del suolo e la gestione delle risorse idriche Normativa relativa ai lavori pubblici e alle opere di ingegneria naturalistica Normativa in materia di rifiuti e bonifica ambientale Pianificazione ambientale e paesaggistica DPR 8 Settembre 1997, n DM 3 Aprile D.Lgs n. 42 del 22/01/2004 (Decreto Legislativo 490/99) Beni ambientali vincolati PIANIFICAZIONE TERRITORIALE, URBANISTICA E PAESAGGISTICA Inquadramento nazionale Piano Territoriale Pesistico Regionale Aree vincolate ai sensi dell art. 5 L.R. 15/ Piano Territoriale Provinciale di Catania Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale di Catania P.R.G. Comune di Aci Castello Pianificazione Ambientale e Paesaggistica - Rete Natura D.Lgs n. 42 del (Decreto Legislativo 490/99) Beni architettonici e archeologici vincolati Interventi/opere che si integrano con le azioni previste del PSR Regione Sicilia per il settore forestale Tutela e gestione sostenibile del territorio Tutela della risorsa suolo Tutela delle risorse idriche Descrizione dell integrazione con le azioni previste dal PSR...47 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Tipologia di intervento Tipologie di opere Risultati attesi Piano di manutenzione Piano di monitoraggio Produzione rifiuti Bonifica del sito...54 QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE Introduzione Inquadramento climatico Inquadramento pedologico Inquadramento idrografico Inquadramento vegetazionale Rischio Desertificazione...57 I

3 Progetto su interventi di prevenzione dei fenomeni di desertificazione anche in un ottica di complementarietà e sinergia con analoghe iniziative nell ambito della politica regionale e nazionale nel territorio del Comune di Acicastello (CT) 6.0 COMPONENTE ATMOSFERA Premessa Caratterizzazione climatica Precipitazioni Temperature Bioclima Considerazioni climatiche COMPONENTE SUOLO E SOTTOSUOLO Inquadramento geologico Problematiche legate all erosione superficiale Problematiche legate alla profondità del suolo Dichiarazione PAI COMPONENTE FLORO-VEGETAZIONALE Problematiche legate alla copertura vegetale Criteri di scelta delle specie Le proprietà biotecniche Specie autoctone L uso delle specie arboree, arbustive ed erbacee Problematiche legate alla difesa dell erosione Problematiche legate al recupero della vegetazione COMPONENTE FAUNA Introduzione Situazione attuale della fauna Anfibi Rettili Ornitofauna Mammalofauna COMPONENTE RUMORE E VIBRAZIONI Rumore Vibrazioni COMPONENTE PAESAGGIO COMPONENTE RADIAZIONI IONIZZANTI E NON COMPONENTE ECOSISTEMA SENSIBILITÀ AMBIENTALE DELL AREA INTERESSATA Impatti Potenziali Impatti Componente Atmosfera Impatti Componente Suolo e Sottosuolo Impatti Componente Ambiente Idrico Impatti Componente Vegetazione e Flora Impatti Componente Fauna Impatti Componente Paesaggio Impatti Componente Salute Pubblica Impatti Componente Paesaggio Azioni di mitigazione del Rischio Desertificazione Indicatori di prestazione Interventi antierosivi Impatti Profilo Tabellare CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE FASE DI INTERVENTO FASE DI MONITORAGGIO ALTERAZIONI Per emissioni di polvere Per emissione rumori Sull ambiente abiotico Sull ambiente biotico Considerazioni conclusive CONCLUSIONI II

4 Progetto su interventi di prevenzione dei fenomeni di desertificazione anche in un ottica di complementarietà e sinergia con analoghe iniziative nell ambito della politica regionale e nazionale nel territorio del Comune di Acicastello (CT) 19.0 OSSERVATORIO BIBLIOGRAFIA LETTERATURA CONSULTATA Gruppo di lavoro III

5 PREMESSA 1.0 Introduzione La Regione Sicilia, in attuazione della direttiva 85/337/CEE del 27 Giugno 1985 e della normativa statale in materia, ai sensi e per gli effetti di cui al secondo comma dell art. 1 dell Atto di indirizzo e coordinamento emanato con DPR , ha disciplinato, con la Delibera Giunta Regionale n. 4 del 20 Gennaio Recepimento D.P.R. 12 aprile Valutazione di impatto ambientale - Atto di indirizzo e coordinamento, i contenuti e le procedure di valutazione di impatto ambientale al fine di assicurare che nei processi decisionali relativi a piani, programmi di intervento e progetti di opere o di interventi, di iniziativa pubblica o privata, siano perseguiti i seguenti obiettivi: la valorizzazione del territorio in condizioni di sviluppo sostenibile dal punto di vista ambientale; la tutela e il miglioramento della salute e della qualità della vita umana; la protezione della natura e degli equilibri ecologici; il mantenimento della varietà delle specie e la conservazione della capacità di riproduzione dell ecosistema; l uso plurimo e consapevole delle risorse; la sicurezza nel territorio. Per valutazione di impatto ambientale si intende un procedimento a carattere previsionale, finalizzato alla rilevazione preventiva di tutti gli effetti che può avere, nel contesto ambientale latamente inteso, la realizzazione di un piano o di un progetto, nonché delle sue alternative. La procedura di Valutazione d Impatto Ambientale (V.I.A.), quale strumento di tutela preventiva dell ambiente, deve garantire: che, per ciascun progetto, siano valutati gli effetti diretti ed indiretti sull uomo, la fauna, la flora, il suolo, l acqua, l aria, il clima, il paesaggio, l interazione tra i suddetti fattori, i beni materiali ed il patrimonio culturale, nonché le condizioni socio-economiche, il sistema insediativo, il patrimonio storico, culturale, ambientale ed i beni materiali; che, in ogni fase del procedimento siano attuate la piena collaborazione e l effettiva consultazione tra soggetto proponente ed autorità competente; che tutta la procedura sia caratterizzata dalla costante informazione dei cittadini e dalla loro conseguente partecipazione al processo decisionale; che siano realizzate la razionalizzazione, la semplificazione ed il coordinamento di tutte le procedure amministrative inerenti a piani e progetti. Ai fini del Rapporto valgono le seguenti definizioni: IMPATTO AMBIENTALE: l insieme degli effetti, diretti ed indiretti, a breve e a lungo termine, permanenti e temporanei, singoli e cumulativi, positivi e negativi che piani, programmi di intervento e progetti di opere od interventi, pubblici e privati, hanno sull ambiente inteso come insieme complesso di sistemi fisici, biologici e di relazioni sociali; STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE (S.I.A.): studio tecnico-scientifico degli impatti ambientali di un progetto, di un programma di intervento o di un piano. I S.I.A., predisposti a cura e spese del proponente, corredano i progetti ed integrano i piani ed i programmi di 1/144

6 intervento, hanno carattere interdisciplinare e sono redatti e sottoscritti in conformità a quanto stabilito dalle direttive vigenti in materia, il proponente ha diritto di accesso alle informazioni e ai dati disponibili presso gli uffici delle Amministrazioni pubbliche. La Committenza intende realizzare opere di ingegneria naturalistica ai fini della mitigazione dei processi di desertificazione nel territorio comunale di Aci Castello, provincia di Catania. Il progetto è finanziato tramite la Linea di intervento del PO FESR che ha inteso finanziare dei progetti pilota per la lotta alla desertificazione che caratterizza la nostra regione. L intervento è sinergico a quelli previsti dal PSR Sicilia. Gli interventi interesseranno specificatamente le aree di maggior rischio (per eccesso di drenaggio, per copertura vegetale, per incisioni nella rete di drenaggio), affidandosi alla naturale propagazione vegetativa ( rinaturazione ) nell attesa di interventi più consistenti. Saranno interventi finalizzati a favorire l autopropagazione vegetativa e l ottimizzazione della risorsa idrica La realizzazione degli interventi è prevista in un tempo pari a 3 anni, ma che proseguirà con le azioni di manutenzione e monitoraggio per un periodo da 5 a 10 anni compatibilmente alle risorse economiche disponibili. Allo STUDIO D IMPATTO AMBIENTALE, si sottolinea non dovuto sia per la tipologia del lavoro non contemplato negli elenchi ufficiali, sia per l estensione modesta del sito di intervento e sia per il processo squisitamente di riqualificazione e mitigazione di un fenomeno negativo dal punto di vista ambientale quale è appunto la desertificazione ma che qui viene ugualmente rassegnato allegando un ampio corredo cartografico rappresentato da n 25 Carte tematiche a colori, di cui si riporta l elenco: Tav. 1.1 Inquadramento Tav. 1.2 Planimetria catastale Tav. 1.3 Planimetria catastale su ortofoto Tav. 1.4 Interventi progettuali Tav. 2.1 Carta geologica Tav. 2.2 Carta idrogeologica Tav. 2.3 Carta della vegetazione Tav. 5.1 Carta altimetrica Tav. 5.2 Carta delle pendenze Tav. 5.3 Carta delle unità morfologiche Tav. 5.4 Carta sub-unità omogenee Tav. 5.5 Unità omogenee ed interventi progettuali Tav. 5.6 Carta Qualità Climatica Tav. 5.7 Carta esposizione versanti Tav. 5.8 Carta classi di piovosità Tav. 5.9 Carta classi di aridità Tav Carta Qualità della Vegetazione Tav Carta copertura vegetale Tav Carta protezione vegetazione erosione Tav Carta resistenza vegetazione aridità 2/144

7 Tav Carta rischio incendio Tav Carta qualità del suolo Tav Carta drenaggio Tav Carta pendenza Tav Carta pietrosità Tav Carta profondità Tav Carta roccia madre Tav Carta tessitura Tav Carta qualità di gestione del territorio Tav Carta intensità uso suolo Tav Carta delle aree sensibili alla desertificazione (ex-ante) Tav Carta delle aree sensibili alla desertificazione (attesa) Gli interventi che riguardano la ricostituzione della vegetazione naturale saranno eseguiti in un ottica di contestualizzazione dei lembi di nuova natura da inserire nella maniera appropriata nel territorio oggetto di studio. L area oggetto degli interventi previsti nell ambito del presente progetto ha una superficie di 9.6 ha. Compresa tra le isoipse 167 e 68 m s.l.m.m., ha una pendenza media del 30%. 1.2 Presentazione del progetto Si è fatto riferimento ai criteri previsti dalla normativa in materia di VIA, con particolar riferimento quanto previsto dall'art. 7 del Disciplinare per la procedura di Valutazione di Impatto ambientale ai sensi del D.P.R. 12 Aprile 1996 allegato alla D.G.R. n. 4 del 20 Gennaio 1999, nonché la Legge n. 415 del 18 Novembre 1998 e il D.Lgs. 152/2006 e s.m.i. Gli interventi previsti, tutti afferenti alle tecniche di ingegneria naturalistica, si possono sintetizzare nelle seguenti tipologie: ripristino della rete idrica minore (canalette in legname e pietrame, rivestimenti vegetali di fossi ed impluvi); stabilizzazione di versanti con palificate vive, palizzate vive filtranti, fascinate, ecc.; interventi volti alla ricostituzione della vegetazione naturale; ripristino dei muretti a secco con materiale lapideo proveniente in loco; misure per ridurre le attività di pascolo nell area; interventi di mitigazione della vulnerabilità agli incendi della vegetazione. 1.3 Proponente Il Comune di Acicastello, sito in provincia di Catania, in seguito alla volontà di partecipare al PO FESR , Linea di intervento Progetto su interventi di prevenzione dei fenomeni di desertificazione anche in un'ottica di complementarietà e sinergia con analoghe iniziative nell'ambito della politica regionale e nazionale" ha avviato la fase di progettazione di interventi di ingegneria naturalistica ai fini della mitigazione del rischio di desertificazione nei propri territori. Gli effetti specifici dell intervento e le ricadute in ambito comunale e regionale possono sintetizzarsi in: 3/144

8 riduzione del rischio di dissesto idrogeologico del sito; aumento del valore della qualità ambientale di un sito al momento fortemente degradato; contrasto al processo di aumento del rischio desertificazione che interessa circa il 90% del territorio siciliano; valorizzazione di un'area marginale rispetto alle aree forti di sviluppo regionale; diffusione di Know-how in materia di metodologie di indagini e interventi mirati al miglioramento del valore della qualità ambientale nonché alla riduzione del rischio desertificazione, a valenza fortemente sinergica per aree con problemi occupazionali e di sviluppo turistico; coinvolgimento dell'indotto locale sia nella fase di realizzazione, che nella fase di monitoraggio. 1.4 Inquadramento territoriale Aci Castello è un antico borgo marinaro che, nel corso degli anni, pur mantenendo le sue antiche origini si è via via trasformato in un prestigioso luogo balneare, meta di numerosi turisti. L'elemento più caratteristico di questo centro è il Castello di origine Normanna realizzato su di un costone di lava basaltica (a strapiombo sul mare) risalente al secolo XI. Il progetto prevede la realizzazione di tutta una serie di interventi mirati al miglioramento della protezione del suolo, all aumento del valore di qualità ambientale nonché alla riduzione del rischio di desertificazione dell area oggetto di intervento. Gli interventi rientrano in un più ampio programma di azione a tutela del sito noto per essere interessato da un importante faglia sismica che è da tempo all attenzione di tutti gli organi di monitoraggio ambientale e saranno specificatamente nelle aree di maggior rischio (per eccesso di drenaggio, per copertura vegetale, per incisioni nella rete di drenaggio), affidandosi alla naturale propagazione vegetativa ( rinaturazione ) nell attesa di interventi più consistenti. Saranno interventi per favorire l autopropagazione vegetativa e l ottimizzazione della risorsa idrica. La realizzazione degli interventi è prevista in un tempo pari a 3 anni, ma che proseguirà con le azioni di manutenzione e monitoraggio per un periodo da 5 a 10 anni compatibilmente alle risorse economiche disponibile. L area in oggetto, ricade all interno di una più ampia porzione di territorio denominato Collina di Vampolieri, costituita da una fascia di terreni che si estende lungo le pendici sudorientali del monte Etnea, compresa nei territori comunali di Aci Catena e Aci Castello ed è stata recentemente interessata da un vasto incendio che ha ulteriormente degradato lo stato dei luoghi. Fig.re 1 e 2 Sito oggetto di intervento 4/144

9 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO Il quadro di riferimento programmatico prevede l'individuazione e la descrizione di tutti gli strumenti pianificatori e programmatori, che intervengono sulla realizzazione degli interventi in oggetto. La normativa considerata agisce su tre diversi livelli gerarchici: nazionale, regionale e comunale. L'analisi ha lo scopo di verificare la coerenza tra, la normativa vigente e l'opera proposta ossia i vincoli e le prescrizioni che interagiscono. 2.0 Strumenti di programmazione generale Sono di seguito richiamati i riferimenti di ordine generale e gli strumenti di programmazione di maggiore interesse Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo Nel 1992, i rappresentanti di 172 Paesi si sono incontrati nell ambito della «United Nations Conference on Environment and Development, UNCED» di Rio de Janeiro, per cercare di risolvere problemi quali la povertà, la crescente disparità tra Paesi industrializzati e Paesi in via di sviluppo nonché le difficoltà sempre maggiori negli ambiti sociali, economici ed ambientali, gettando le basi per uno sviluppo sostenibile a livello mondiale. Nei suoi lavori, la Conferenza ha attribuito la stessa importanza alla protezione dell ambiente, allo sviluppo economico e a quello sociale. I Paesi partecipanti hanno sottoscritto tre accordi non vincolanti a livello internazionale (l'agenda 21, la Dichiarazione di Rio, la Dichiarazione dei principi per la gestione sostenibile delle foreste) e due Convenzioni giuridicamente vincolanti (la Convenzione quadro sui cambiamenti climatici, la Convenzione sulla diversità biologica). L'Agenda 21 è un programma d azione globale in tutti i settori dello sviluppo sostenibile. E divisa in quattro sezioni: dimensioni economiche e sociali, conservazione e gestione delle risorse per lo sviluppo, rafforzamento del ruolo delle forze sociali e strumenti di attuazione. I piani d'azione contribuiscono all'attuazione dell'agenda 21 sul piano nazionale, mentre a livello comunale questo ruolo viene assunto dall'agenda 21 locale. La Dichiarazione di Rio su ambiente e sviluppo definisce in 27 principi diritti e obblighi delle nazioni, riconosce come fondamentali i principi di causalità e di prevenzione e definisce, quali presupposti per uno sviluppo sostenibile, la lotta alla povertà, una politica demografica adeguata, la riduzione dei modi di produzione e consumo non sostenibili nonché un'ampia informazione e partecipazione della la popolazione nei processi decisionali. La Dichiarazione dei principi per la gestione sostenibile delle foreste sancisce i principi per la gestione, la conservazione e l'utilizzazione sostenibile delle foreste. La Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici ha l'obiettivo di stabilizzare le emissioni di gas a effetto serra ad un livello che non metta in pericolo il clima mondiale. Solo con il Protocollo di Kyoto però sono state fissate in modo giuridicamente vincolante le riduzioni delle emissioni dei sei gas ad effetto serra più importanti. In Svizzera la 5/144

10 Convenzione sul clima è entrata in vigore il 21 marzo 1994 e il Protocollo di Kyoto è stato ratificato nel La Convenzione sulla biodiversità ha l'obiettivo che quest'ultima non venga a lungo termine messa in pericolo ulteriormente. In Svizzera, la Convenzione sulla biodiversità è entrata in vigore il 19 febbraio Oltre alle convenzioni e agli accordi summenzionati, durante questo primo Vertice mondiale è stata istituita la Commissione delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile (UN-Commission on Sustainable Development, CSD), che deve garantire un proseguimento efficace e concreto delle decisioni prese a Rio e fu creato un Comitato Negoziatore Intergovernativo che elaborò il testo di una Convenzione per Combattere la Desertificazione nei Paesi Colpiti da Grave Siccità e/o Desertificazione, particolarmente in Africa (United Nations Convention to Combat Desertification - UNCCD). Nello specifico all interno della Convenzione per Combattere la Desertificazione nei Paesi Colpiti da Grave Siccità e/o Desertificazione L art. 16 della Convenzione cita Le parti convengono, secondo le loro rispettive capacità, di integrare e coordinare la raccolta, l analisi e lo scambio di dati e d informazioni pertinenti concernenti periodi di breve e di lunga durata per garantire il monitoraggio del degrado delle terre nelle zone colpite e per meglio comprendere e valutare i fenomeni e gli effetti della siccità e della desertificazione. Esiste una gerarchia dei livelli di minaccia del territorio a ciascuno dei quali è stato attribuito un nome caratteristico che ne inquadra la particolare condizione ecologica: terre desertificate - aree che, nelle regioni a clima arido, semi-arido e sub-umido secco, mostrano sterilità funzionale, dove l attività agricola e forestale non è attualmente ecologicamente o economicamente sostenibile; terre vulnerabili - con caratteristiche ambientali vicine a quelle delle aree a sterilità funzionale ma alcuni fattori, ad esempio la copertura vegetale o l irrigazione, mitigano in certa misura gli effetti provocati dalla desertificazione; aree sensibili - in cui sono attivi i processi che portano alla desertificazione, sebbene le terre non siano ancora divenute a sterilità funzionale. A seguito della ratifica dell UNCCD, il Ministero dell Ambiente ha istituito il Comitato Nazionale per la Lotta alla Siccità e alla Desertificazione (CNLSD), avente come obiettivo quello di seguire la predisposizione di un Piano d Azione Nazionale di lotta alla siccità e alla desertificazione (PAN) nel contesto del bacino del Mediterraneo e dare corso agli obiettivi dell UNCCD Delibera CIPE nel n. 229 del 1999 Il CIPE, Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica, ha approvato il PAN (Programma di Azione Nazionale di lotta alla siccità e alla desertificazione), con Delibera CIPE nel 1999, prevede una serie di programmi di azione nazionale e regionale. 6/144

11 Il paragrafo 2 prevede i PROGRAMMI REGIONALI E DELLE AUTORITA DI BACINO I programmi, gli interventi e le attività previsti dal presente paragrafo sono adottati ed attuati, con riferimento alle Regioni a Statuto speciale e alle Province autonome di Trento e di Bolzano, nel rispetto di quanto previsto dai rispettivi statuti e dalle relative norme di attuazione. I settori prioritari dei programmi regionali sono: A) Protezione del suolo; B) Gestione sostenibile delle risorse idriche C) Riduzione dell impatto delle attività produttive D) Riequilibrio del territorio Nello specifico: A) Protezione del suolo La protezione del suolo nelle aree vulnerabili alla desertificazione interessa, in particolare: - le aree agricole a produzione intensiva e marginale; - le aree a rischio di erosione accelerata; - la zone degradate da contaminazione, inquinamento, incendi; - le aree incolte e abbandonate Fra le possibili misure di protezione del suolo le Linee Guida individuano interventi di: a) realizzazione di cartografia pedologica a scala adeguata; b) gestione sostenibile ed ampliamento del patrimonio forestale; c) aggiornamento degli inventari forestali e delle normative di riferimento al fine di allineare la politica forestale italiana con gli impegni assunti in sede europea e internazionale; d) sviluppo della produzione vivaistica per la diffusione delle specie mediterranee; e) prevenzione e lotta agli incendi. f) protezione di pendii e regimazione delle acque mediante interventi a basso impatto ambientale B) Gestione sostenibile delle risorse idriche Fra le possibili misure di gestione sostenibile delle risorse idriche le linee guida individuano interventi di: a) adozione dei piani di tutela delle acque e la definizione del bilancio idrico a livello di bacino idrologico o per aree significative di minore estensione; b) definizione e il controllo della domanda idrica (fabbisogno); c) aggiornamento e revisione degli strumenti di controllo e verifica delle autorizzazioni degli scarichi e delle derivazioni al fine di perseguire una migliore protezione dei corpi idrici superficiali e sotterranei;. d) miglioramento dell efficienza della rete di distribuzione idrica per ridurre gli sprechi e le perdite; 7/144

12 e) la razionalizzazione delle attività irrigue tramite l adozione di tecniche di distribuzione efficienti e la corretta programmazione degli interventi irrigui privilegiando le produzioni tipiche mediterranee; f) controllo e la razionalizzazione degli emungimenti idrici; g) incentivazione della ricerca sugli usi multipli dell acqua in aree rurali ed urbane; h) sviluppo del riutilizzo delle acque reflue in agricoltura; i) sviluppo di piani di prevenzione, mitigazione ed adattamento in relazione agli effetti di eventi di siccità; j) raccolta e riutilizzo dell acqua piovana in nuovi quartieri urbani e ripristino nei centri storici dei sistemi di raccolta andati in disuso. C) Riduzione dell impatto delle attività produttive Fra le possibili misure dell impatto delle attività produttive le linee guida individuano interventi di: a) mitigazione degli impatti dei processi produttivi al fine di ridurre il consumo di risorse non rinnovabili; b) attuazione di misure finalizzate all adozione di sistemi di produzione agricola, zootecnica, forestale in grado di prevenire il degrado fisico, chimico e biologico del suolo; c) incremento dell impiego della frazione organica dei R.S.U. derivata dalla raccolta differenziata e degli scarti organici di origine agricola per la produzione di compost di qualità; d) controllo della pressione delle attività turistiche sulle aree vulnerabili mediante incentivi alla destagionalizzazione, alla diversificazione dell offerta e alla riduzione del consumo idrico; D) Riequilibrio del territorio Fra le possibili misure di riequilibrio del territorio le linee guida individuano interventi di: a) recupero dei suoli degradati per processi di erosione, salinizzazione, etc. b) bonifica e la rinaturalizzazione dei siti contaminati di discariche di aree minerarie abbandonate; c) ricostruzione del paesaggio e l attuazione di politiche integrate di pianificazione dei sistemi territoriali, in particolare lungo le fasce costiere e per le isole minori; d) incentivazione di attività produttive e turistiche sostenibili in aree marginali collinari e montane; e) rinaturalizzazione e la trasformazione ambientale di aree soggette a fenomeni di degrado in ambito urbano e industriale; f) incentivazione all adozione di piani urbanistici che prevedano l impiego di tecnologie orientate al ripristino e all uso appropriato delle risorse naturali; g) riutilizzo delle tecnologie tradizionali e il recupero integrato dei centri storici. Il paragrafo 3 contempla invece le ATTIVITA NAZIONALI Tra le possibili attività di informazione, formazione e ricerca, le linee guida individuano: 8/144

13 a) sviluppo di programmi di informazioni al pubblico a cura delle amministrazioni pubbliche; b) promozione di campagne di informazione da parte di imprese pubbliche e private, associazioni, mediante accordi con le Amministrazioni pubbliche; c) il censimento delle attività di ricerca in Italia sulla siccità e la desertificazione; d) lo studio delle cause e dei processi di desertificazione e l evoluzione del fenomeno in Italia; e) la valutazione delle implicazioni e delle conseguenze ambientali, sociali ed economiche della siccità e della desertificazione; f) l analisi e la valutazione delle strategie di intervento per prevenire e combattere la siccità e la desertificazione; g) lo sviluppo dei programmi di ricerca in collegamento con la Comunità Scientifica Internazionale e di programmi internazionali; h) la diffusione delle conoscenze e delle nuove acquisizioni delle attività di ricerca scientifica; i) il supporto tecnico-scientifico alle Amministrazioni pubbliche; j) l estensione delle informazioni agli altri Paesi del bacino del Mediterraneo; k) il supporto al potenziamento del Clearing House Mechanism; l) un inventario delle conoscenze e delle tecnologie tradizionali finalizzato alla loro riproduzione con tecnologie moderne Annesso IV della UNCCD per il Nord Mediterraneo L'attuazione della Convenzione avviene a livello locale, nazionale, sub-regionale e regionale. In tale quadro, la Convenzione è completata da quattro Allegati che forniscono indicazioni e linee guida per l'attuazione della UNCCD nei paesi colpiti da grave siccità e/o desertificazione, raggruppati in quattro aree geografiche: Africa, Asia, America Latina e Caraibi, e Nord Mediterraneo. Gli Allegati non contengono ulteriori obblighi per le Parti rispetto a quanto già predisposto nella Convenzione, ma indicano le misure e le linee seguendo le quali i relativi programmi e attività devono necessariamente essere parte integrante delle politiche verso uno sviluppo sostenibile. Le caratteristiche ambientali e socio-economiche peculiari della regione Nord Mediterraneo a cui l Italia appartiene sono caratterizzate da: a) condizioni climatiche semiaride che colpiscono vaste distese, siccità stagionali, grande variabilità del regime pluviometrico e piogge improvvise e molto violente; b) suoli poveri e sensibili all erosione, soggetti alla formazione di croste superficiali; c) rilievi eterogenei con forti pendii e paesaggi molto variati; d) perdite importanti della copertura forestale dovuti ad incendi; e) crisi dell agricoltura tradizionale, caratterizzata dall abbandono delle terre e dal deterioramento delle strutture di protezione del suolo e dell acqua; f) sfruttamento non sostenibile delle risorse idriche che provoca gravi danni all ambiente, compreso l inquinamento chimico, la salinizzazione e l esaurimento delle falde idriche; g) concentrazione dell attività economica nelle zone costiere imputabile allo sviluppo dell urbanizzazione, delle attività industriali, al turismo e all agricoltura irrigua. 9/144

14 L Italia ed i paesi del Nord Mediterraneo, Spagna, Grecia, Portogallo e Turchia, hanno deciso di coordinare la loro azione, all interno della Convenzione costituendo un gruppo regionale al fine di individuare comuni strategie e programmi. I Paesi dell Annesso IV per il Nord Mediterraneo intendono fare propri gli obiettivi della Convenzione non solo sul piano della cooperazione con i Paesi in Via di Sviluppo ma anche in termini di pianificazione e di intervento sul proprio territorio nazionale, a livello sub-regionale e regionale, nonché attraverso programmi di cooperazione anche con i paesi facenti capo ad altri gruppi regionali, in particolare i paesi del mediterraneo orientale e del sud. A tal fine l'italia si prefigge, in conformità con quanto stabilito dalla Convenzione, di realizzare un Piano di Azione Nazionale contro la Desertificazione ed in vista della Seconda Conferenza delle parti di Dakar, ha invitato i Paesi membri dell'annesso IV a concordare un programma comune ed alcune iniziative specifiche da attuare a partire dal Tali proposte, scaturite dagli incontri tenutisi nel corso del 1998 ad Atene, Porto Torres e Matera e Marrakesh, si basano sulla necessità di avviare urgentemente inziative comuni, con i partner europei e mediterranei volte a stabilire programmi comuni mirati ad armonizzare le rispettive politiche nella gestione: delle risorse naturali, del suolo e dell'acqua, la tutela delle coste, e delle isole minori la valorizzazione di pratiche agricole e zootecniche sostenibili, turismo sostenibile, recupero e valorizzazione delle zone interne, educazione ambientale ed al "consumo sostenibile" E inoltre necessario armonizzare fra i paesi dell'annesso IV strumenti, norme, indicatori per l'individuazione delle aree a rischio e vulnerabili. Bisogna che la lotta al degrado sia adeguatamente sostenuta dalle politiche comunitarie e di cooperazione e posta alla base dello sviluppo sostenibile di tutti i paesi del bacino del Mediterraneo, nonché di avviare la riconversione del debito estero dei PVS in programmi di tutela ambientale. L'Italia ha pertanto proposto di elaborare un coordinamento stabile dei Paesi europei che si affacciano sul Mediterraneo aperto ai Paesi nord africani ed i stretto contatto col segretariato dell'unccd, costituito da focal-points designati dai rispettivi governi, che predisponga in tempi brevi appositi protocolli Relazione fra la UNCCD e la FCCC e Biodiversità La Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (in inglese United Nations Framework Convention on Climate Change da cui l'acronimo UNFCCC o FCCC) è un trattato ambientale internazionale prodotto dalla Conferenza sull'ambiente e sullo Sviluppo delle Nazioni Unite (UNCED, United Nations Conference on Environment and Development), informalmente conosciuta come Summit della Terra, tenutasi a Rio de Janeiro nel Il trattato punta alla riduzione delle emissioni dei gas serra, sulla base dell'ipotesi di riscaldamento globale. 10/144

15 Il trattato, come stipulato originariamente, non poneva limiti obbligatori per le emissioni di gas serra alle nazioni individuali; era quindi legalmente non vincolante. Invece, esso includeva previsioni di aggiornamenti (denominati "protocolli") che avrebbero posto i limiti obbligatori di emissioni. Il principale di questi è il protocollo di Kyōto, che è diventato molto più noto che la stessa UNFCCC. Il FCCC fu aperto alle ratifiche il 9 Maggio 1992 ed entrò in vigore il 21 Marzo Il suo obiettivo dichiarato è "raggiungere la stabilizzazione delle concentrazioni dei gas serra in atmosfera a un livello abbastanza basso per prevenire interferenze antropogeniche dannose per il sistema climatico". Gli obiettivi e il processo di attuazione della UNCCD presentano significativi elementi di comunanza e sinergie con quelli di altre convenzioni ambientali, ed in particolare con la Convenzione-quadro sui cambiamenti climatici e con la Convenzione sulla diversità biologica. Ad esempio, la premessa della Convenzione per la lotta contro la desertificazione riconosce il contributo che essa può fornire al raggiungimento degli obiettivi delle altre due convenzioni globali. Tra gli elementi comuni alle tre Convenzioni esiste, in primo luogo, il riconoscimento della necessità di una migliore comprensione dei fenomeni connessi con i cambiamenti globali, attraverso un generale rafforzamento delle attività di ricerca e osservazione relative per esempio al sistema climatico, meteorologico e idrologico e della loro estensione ai paesi in via di sviluppo. In secondo luogo, gli interventi specifici previsti nei piani nazionali, ad esempio per quanto riguarda la limitazione delle emissioni di gas-serra, la prevenzione degli impatti del cambiamento climatico e la riduzione dei loro effetti, la prevenzione del degrado dei suoli e la conservazione di ecosistemi e habitat naturali, possono contribuire al raggiungimento di obiettivi comuni alle tre Convenzioni. Infine, le tre Convenzioni sottolineano la necessità, da parte dei paesi in via di sviluppo, di disporre di adeguate risorse finanziarie e tecnologiche per poter partecipare all attuazione dei principali impegni, invitando i Paesi industrializzati a fornire risorse nuove e addizionali attraverso la cooperazione bilaterale e multilaterale e il contributo ai meccanismi finanziari delle Convenzioni. Più in particolare, l art. 4.8 della Convenzione-quadro sui cambiamenti climatici e l art della Convenzione sulla diversità biologica considerano con particolare attenzione, in termini di trasferimento di risorse e di tecnologie, la situazione dei paesi con zone aride e semiaride o soggette alla siccità e alla desertificazione. Si può prevedere che, con il procedere dell attuazione delle Convenzioni globali sull ambiente, emergerà in maniera sempre più chiara la necessità di un coordinamento a livello sia internazionale che nazionale, attraverso un approccio integrato alle tre problematiche. Si segnala, ad esempio, che nel corso dell ultima riunione degli organi sussidiari della Convenzione sul clima si è finalmente avviato un processo che porterà, sulla base delle indicazioni che saranno fornite dall IPCC nel suo Terzo Rapporto di Valutazione, alla quantificazione delle particolari necessità dei paesi più vulnerabili agli impatti del cambiamento climatico (inclusi quelli con zone aride e semiaride o soggette alla siccità e alla desertificazione) e alla predisposizione e messa in atto di specifici strumenti di intervento. 11/144

16 Su un tema specifico di notevole importanza per le tre Convenzioni, quello delle foreste, di recente l 8a Sessione del SBSTA (l Organo Sussidiario Scientifico e Tecnologico) della Convenzione sul clima e la 4a Conferenza delle Parti della Convenzione sulla Biodiversità hanno segnalato le importanti implicazioni delle strategie forestali per la protezione del clima, delle risorse idriche, del suolo e della biodiversità, invitando i Segretariati delle tre Convenzioni e il Forum Intergovernativo sulle Foreste ad un maggiore coordinamento Comitato Nazionale per la Lotta Contro la Desertificazione Il Comitato Nazionale per La Lotta Contro la Desertificazione, stabilito con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27 Settembre 1997 ha iniziato le sue attività dopo la prima Conferenza della parti di Roma. Il Comitato, presieduto dal sottosegretario al Ministero dell Ambiente On. Valerio Calzolaio, è un organismo collegiale di carattere istituzionale che si prefigge di coordinare l attuazione della convenzione. Fanno parte del Comitato rappresentanti di Ministeri ( Esteri, Lavori Pubblici, Commercio con l Estero, Politiche Agricole, Ricerca Scientifica, Ambiente), della Presidenza del Consigli dei Ministri, della Conferenza Stato Regioni, Istituzioni scientifiche Nazionali ( ENEA, ANPA, CNR, Dipartimento Servizi Tecnici della Presidenza del Consiglio, Accademia Italiana di Scienze Forestali) ed organizzazioni ambientaliste e non governative (ECOMED, Legambiente, COCIS). Il Comitato comprende al suo interno componenti espressione di realtà culturali diverse al fine di affrontare la desertificazione nei suoi aspetti ambientali, sociali, economici e scientifici. Il Comitato ha fra i sui obiettivi, sulla base degli esiti della prima Conferenza delle Parti e a seguito dei lavori svolti dal Comitato sulla Scienza e Tecnologia: individuare strategie e priorità, nell ambito dei piani e delle politiche di sviluppo sostenibile, per lottare contro la desertificazione ed attenuare gli effetti della siccità predisporre ed attuare un Piano di Azione Nazionale di lotta alla desertificazione a partire dalle linee guida sin qui individuate e presentate nel capitolo 3 della presente comunicazione. precisare i parametri e gli indicatori per la valutazione del fenomeno desertificazione effettuare un inventario delle tecnologie, le conoscenze e le pratiche tradizionali e locali che contribuiscono al risparmio delle risorse e alla lotta alla desertificazione. coinvolgere l opinione pubblica creare un idoneo quadro legislativo promuovere attività di formazione e ricerca coordinare le attività con gli altri paesi del Mediterraneo ed in particolare con i Paesi dell Annesso IV della Convenzione Individuazione delle Aree Vulnerabili La valutazione condotta dall UNEP, sull intensità e l estensione della desertificazione costituisce l unico riferimento utile a scala continentale. Per quanto riguarda la regione del Mediterraneo, la disaggregazione a scala continentale dello studio globale dell UNEP mostra che nelle aree dell Europa Mediterranea climaticamente suscettibili si riscontrano fenomeni di degrado su 99,4 milioni di ettari pari al 32% di tutta la superficie esposta al rischio di desertificazione. Questa valutazione evidenzia che l Europa Mediterranea ha una percentuale di 12/144

17 territorio degradato maggiore rispetto agli altri continenti. La valutazione dell UNEP non approfondisce quanto tale livello di degrado sia da attribuire a cause di tipo naturale, all azione dell uomo o al loro effetto combinato. Questa domanda ha trovato eco all interno della comunità scientifica europea che da oltre dieci anni si occupa di desertificazione. La Comunità Europea ha promosso e finanziato, all interno del IV Programma Quadro di Ricerca nel tema Ambiente e Clima, studi e ricerche sul tema della desertificazione nel bacino del Mediterraneo (progetti MEDALUS, ARIDUS, EUROMED). Tali ricerche, hanno prodotto una grande mole di risultati ed informazioni che sono state oggetto di un importante conferenza tenutasi in Grecia e di numerose pubblicazioni scientifiche. Gli studi realizzati in aree campione hanno messo in evidenza la concomitante presenza di climi aridi, ripetuti episodi di siccità, erosività della pioggia, erodibilità dei suoli, super-sfruttamento delle falde idriche, salinizzazione dei suoli e delle acque, deforestazione, sovrapascolamento e abbandono delle terre. Nelle zone aride, in assenza di attività umane, gli ecosistemi hanno la necessaria resilienza per superare le periodiche crisi di origine naturale. Gli ecosistemi hanno sviluppato questa loro peculiarità nel corso di secoli e millenni di graduale adattamento. Nel Mediterraneo l azione umana ha creato le condizioni che rischiano di desertificare vaste aree; il clima ed i ricorrenti episodi di siccità costituiscono solo circostanze sfavorevoli. Il problema della desertificazione coinvolge quindi comportamenti sociali e tecniche di produzione che si sono progressivamente affermate nei recenti decenni. A fronte del rischio di produrre danni irreversibili all ambiente è necessario individuare non solo corrette pratiche di gestione del territorio ma, anche, sensibilizzare al problema popolazioni e decisori. Le informazioni sull ambiente sono del resto ormai impiegate dalle amministrazioni nazionali e Agenzie internazionali nella realizzazione di studi e di analisi territoriali. È pertanto necessario che le informazioni scientifiche escano dal ristretto ambito degli addetti ai lavori in una forma utilizzabile nelle attività di pianificazione con informazioni comprensibili al vasto pubblico. A tale scopo gli indicatori di degrado e desertificazione che integrino la valutazione di processi fisici, biologici e socio-economici, e permettano di individuare e quantificare aree a rischio di desertificazione, devono avere una forma sintetica e facilmente comprensibile. Un requisito fondamentale, per attuare una corretta pianificazione della gestione delle risorse disponibili al fine di evitare l ulteriore aggravarsi delle situazioni in atto, è la conoscenza delle componenti ambientali ed economiche di un territorio, delle loro relazioni e la messa a punto di sistemi di trattamento. La definizione di precisi e oggettivi ambiti di riferimento, attraverso studi e analisi dettagliate delle realtà territoriali, permette il raggiungimento di un duplice obiettivo: ottimizzare l utilizzo delle risorse nell ambito delle compatibilità ambientali e fornire alle amministrazioni locali le indicazioni per un adeguata programmazione dello sviluppo sociale ed economico delle arre interessate. 2.1 Strumenti di programmazione specifici Interventi/opere che si integrano con le azioni previste del PSR Regione Sicilia per il settore forestale L obiettivo dell Asse 2 è valorizzare l ambiente e lo spazio naturale sostenendo la gestione del territorio attraverso interventi volti a promuovere la tutela e/o la conservazione del paesaggio agro-forestale, l equilibrio territoriale, la diffusione di pratiche agricole e forestali 13/144

18 sostenibili, nonché le iniziative ambientali ed economiche che procurano benefici alle comunità rurali. Dall analisi relativa al secondo Asse risulta che il territorio della regione siciliana è caratterizzato da una elevata variabilità ambientale legata alla presenza di aree svantaggiate (comprese quelle di montagna e quelle con svantaggi specifici), aree protette e Rete Natura 2000, aree ad agricoltura estensiva ed aree agricole ad elevata valenza naturale. Da questa variabilità discendono numerosi punti di forza (elevata biodiversità, discreta qualità delle risorse idriche, presenza di territori ad elevato valore paesaggistico, ecc.) ma anche di debolezza (alta incidenza di incendi boschivi e territori a rischio di dissesto idrogeologico, degrado ambientale e paesaggistico, tendenza all abbandono delle attività agricole nelle zone svantaggiate). Per rispondere all obiettivo dell Asse, in funzione dell analisi SWOT e dei fabbisogni e in linea con le corrispondenti priorità nazionali, sono state individuate le priorità regionali: Conservazione della biodiversità e tutela e diffusione di sistemi agro-forestali ad alto valore naturalistico Tutela del territorio Tutela e gestione sostenibile del territorio Tutela della risorsa suolo Tutela qualitativa e quantitativa delle risorse idriche superficiali e profonde Tutela delle risorse idriche L intervento qui proposto si raccorda a pieno titolo con le priorità di Conservazione della biodiversità e tutela e diffusione di sistemi agro-forestali ad alto valore naturalistico L esigenza di salvaguardare la biodiversità è un obiettivo trasversale che caratterizzerà gli interventi programmati dalla Regione. Come si evince dall analisi, la Sicilia rappresenta un centro di origine e diversificazione biologica di grande interesse, sia per l estrema eterogeneità degli ecosistemi, delle specie, delle varietà e delle popolazioni presenti, sia per la notevole presenza di aree protette ed ambienti ad elevato valore naturalistico. Nel contempo, tuttavia, va evidenziato che sulla biodiversità e sul mantenimento di sistemi agro-forestali ad alto valore naturalistico incidono negativamente, da un lato lo sviluppo dell urbanizzazione e l intensificazione delle attività agricole, che riguardano in particolar modo le fasce costiere e/o pianeggianti, dall altro la progressiva tendenza all abbandono delle attività agricole e zootecniche nelle zone svantaggiate, causata dai maggiori costi di produzione e prezzi non remunerativi per gli agricoltori. Altri fattori che pregiudicano la biodiversità sono rappresentati dal crescente abbandono di alcune specie e razze animali e conseguente rischio di estinzione, dall eventuale introduzione di OGM nonché dall elevata incidenza di incendi. Pertanto, sulla base delle sopra esposte considerazioni, la salvaguardia della biodiversità naturale, agraria e forestale costituisce una priorità regionale che potrà essere conseguita attraverso azioni volte alla tutela di quei territori caratterizzati da un alta concentrazione di 14/144

19 specie endemiche con grande potenziale di rigenerazione ecologica e che presentano segni di degrado con progressiva perdita di habitat. Nella nuova programmazione la Regione intende proseguire nel sostegno agli agricoltori che contribuiscono alla conservazione della biodiversità e in generale alla gestione sostenibile del territorio, attraverso l introduzione o il mantenimento di metodi di produzione compatibili con l esigenza di tutela degli ambienti naturali e miglioramento di quelli a rischio di degrado, che consentono tra l altro l ottenimento di prodotti che danno maggiori garanzie di salubrità, rispondendo così alla richiesta di fasce sempre più ampie di consumatori. Nell ambito degli interventi di riforestazione particolare cura sarà dedicata alla scelta delle specie, al fine di conservare i boschi non solo dal punto di vista strutturale ma anche nei confronti della diversità genetica. A tale scopo andrà privilegiato l utilizzo delle specie autoctone e, ove possibile, locali, in modo da garantire la diversificazione floristica e preservare la naturale diversità delle specie e degli habitat. Gli interventi da attuare in tale direzione sono: la diversificazione della struttura/composizione del bosco e l eradicazione di specie alloctone; la rinaturalizzazione in aree la cui naturalità è stata perduta o è stata fortemente compromessa a causa di interventi antropici dannosi (urbanizzazione, incendi boschivi, disboscamenti ecc.); l integrazione delle attività di afforestazione e agroforestazione con le previsioni della Direttiva Quadro sulle Acque (2000/60/CE), con riferimento alla creazione di fasce tampone arborate per il controllo dell inquinamento diffuso ed alla creazione di aree di espansione di fiumi. Tutela e gestione sostenibile del territorio La priorità persegue le misure volte al mantenimento e alla prosecuzione dell attività agricolo-zootecnica nelle aree montane e nelle aree svantaggiate al fine di limitare i rischi connessi all abbandono delle attività, quali processi di desertificazione e di degrado del suolo e dello spazio naturale. Non di meno partecipano alla tutela e alla gestione sostenibile del territorio le misure agroambientali che, infatti, svolgono un ruolo fondamentale nella diffusione di forme di coltivazione e di allevamento e modelli di gestione sostenibili basati anche sulla integrazione tra dimensione ambientale, sociale ed economica delle attività. Tali misure si coniugano, peraltro, con l esigenza della salvaguardia dagli incendi che, rappresentano ogni anno una delle principali cause di alterazione degli equilibri ambientali. L incentivazione delle operazioni colturali nei boschi naturali e nei rimboschimenti è volta a conseguire una maggiore funzionalità bio-ecologica dei popolamenti forestali, ed aumentarne conseguentemente la resistenza alle avversità nonché favorirne la diversità biologica. La sostenibilità della gestione del territorio si fonda soprattutto sulla verifica dei risultati delle azioni colturali e sul monitoraggio continuo dei popolamenti oggetto di intervento. Ciò è possibile con l applicazione di specifici piani di gestione e con la consulenza tecnica specifica. 15/144

20 Il patrimonio silvicolo e forestale rappresenta una notevole risorsa sia in termini produttivi che per gli aspetti legati alla protezione dell ambiente. In quest ottica, le azioni che si intendono intraprendere sono finalizzate a salvaguardare e sostenere il ruolo multifunzionale delle foreste, in particolare attraverso la prevenzione dei rischi ambientali, la conservazione e il miglioramento dei sistemi forestali ad alta valenza naturalistica ed ambientale. In particolare, gli interventi saranno indirizzati su più direttrici: protezione dall erosione e dai dissesti idrogeologici; mantenimento e incremento della sostanza organica; mantenimento e miglioramento della struttura del suolo. Tali linee d intervento sono volte anche alla tutela delle risorse paesaggistiche. E ciò con particolare riferimento a: la conservazione del paesaggio agricolo e delle foreste, soprattutto nei territori caratterizzati da elevata valenza ambientale e paesaggistica, nonché in quelle aree del territorio regionale che, a causa della pressione antropica o dell incuria colturale, sono soggette ai rischi di abbandono delle attività agricole; lo sviluppo di energie rinnovabili e di materie prime per la filiera bioenergetica; la protezione e tutela della risorsa suolo da fenomeni di erosione e di dissesto idrogeologico. Tutela della risorsa suolo Il suolo gioca un ruolo fondamentale nella regimazione dei deflussi idrici e nella configurazione del paesaggio agricolo. Inoltre, le caratteristiche dei suoli determinano la tipicità ed unicità delle produzioni agricole e dunque influenzano positivamente la competitività del sistema agricolo ed agroalimentare siciliano. Il clima di tipo mediterraneo, la complessa morfologia del paesaggio e le caratteristiche dei suoli regionali accentuano la vulnerabilità della risorsa suolo ai processi di degrado (erosione, diminuzione della sostanza organica, salinizzazione, compattazione e contaminazione locale e diffusa) che determinano e favoriscono i fenomeni di desertificazione. Il più importante e diffuso processo di degradazione dei suoli è rappresentato dall erosione idrica sia diffusa che incanalata, ancor più evidente nelle zone a morfologia montana e collinare, dove si osserva la presenza di una copertura vegetale discontinua e di forme di utilizzazione agricola poco protettive (ad esempio le lavorazioni a rittochino, la monosuccessione cerealicola ed i vigneti impiantati secondo le linee di massima pendenza). Inoltre l analisi ha censito 155 comuni siciliani il cui territorio è soggetto a un rischio idrogeologico classificato come elevato e molto elevato. Altri fenomeni, quali la salinità naturale ed indotta dalla bassa qualità delle acque di irrigazione, la diminuzione di sostanza organica, l inquinamento derivante dalle attività agricole e agroindustriali e gli incendi, possono incidere negativamente sulla conservazione dei suoli regionali. Nelle vaste aree montane e collinari dell interno siciliano e nelle isole minori, in cui l incuria generata dall abbandono dell attività agricola rende il territorio più vulnerabile all erosione e agli incendi, il mantenimento dell attività agricola tradizionale che attualmente è in via di abbandono 16/144

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