LUCA PEDROTTI FINALITA DELLA GESTIONE FAUNISTICA. LE SPECIE PROBLEMATICHE, TRA AREE PROTETTE E AREE VENATORIE
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- Tito Bartoli
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1 LUCA PEDROTTI FINALITA DELLA GESTIONE FAUNISTICA. LE SPECIE PROBLEMATICHE, TRA AREE PROTETTE E AREE VENATORIE
2 SPECIE (FAUNA) PROBLEMATICHE Popolazioni che esercitano un impatto significativo sull Ambiente o sulle attività ed interessi economici dell uomo RIMANIAMO NEL CAMPO DELLA FAUNA AUTOCTONA
3 TUTTO QUESTO HA SENSO SOLO SE VISTO CON OCCHI UMANI Sulle Alpi (e in gran parte della terra abitata dall uomo) non esistono più ECOSISTEMI NATURALI Tutto subisce costantemente interferenze e interpretazioni umane
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6 LA FAUNA PROBLEMATICA, L UOMO E IL CONTROLLO Gli eventi antropici modificano gli ecosistemi e possono portare all aumento numerico di una specie. Ciò destabilizza, modifica e minaccia le altre componenti INTERVENTO???? OBIETTIVO dell Ente Pubblico è la protezione degli ecosistemi e delle specie autoctone in essi presenti e la protezione/prevenzione dai danni arrecati dalla fauna selvatica STRUMENTO NORMATIVO O IL CONTROLLO NUMERICO
7 COSA E IL CONTROLLO NUMERICO AZIONI ATTIVE nei confronti di una popolazione/specie target al fine di ridurre gli impatti/danni da essa esercitati su beni, attività economiche o altre componenti delle biocenosi METODI ECOLOGICI (Indiretti) RIDUZIONE FONTI ALIMENTARI PREVENZIONE DEI DANNI CONTROLLO DELLA FERTILITA PRELIEVI (Diretti) CATTURE ABBATTIMENTI
8 COSA E IL CONTROLLO NUMERICO È un STRUMENTO di gestione che si concretizza anche attraverso interventi di polizia faunistica Il controllo è previsto in tutte le normative nazionali e in molte di quelle sovranazionali che riguardano la conservazione e la gestione della fauna. At Art. 19 L. 157/92 Legge sulla caccia Art. 11 L. 394/91 Art. 9 Art. 9 Dir 147/2009/CE Legge sulle aree protette Convezione di Berna Direttiva Uccelli
9 CHE COSA DICE LA LEGGE LEGGE 11 febbraio 1992, n. 157 Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio Art. 19 (Controllo della fauna selvatica) Le regioni, per la migliore gestione del patrimonio zootecnico, per la tutela del suolo, per motivi sanitari, per la selezione biologica, per la tutela del patrimonio storicoartistico, per la tutela delle produzioni zoo agro forestali ed ittiche, provvedono al controllo delle speciedi fauna selvatica anche nelle zone vietate alla caccia. Tale controllo, esercitato selettivamente, viene praticato di norma mediante l'utilizzo di metodi ecologici su parere dell'istituto nazionale per la fauna selvatica. Qualora l'istituto verifichi l'inefficacia dei predetti metodi, le regioni possono autorizzare piani di abbattimento. Tali piani devono essere attuati dalle guardie venatorie dipendenti dalle amministrazioni provinciali. Queste ultime potranno altresì avvalersi dei proprietari o conduttori dei fondi sui quali si attuano i piani medesimi, purché muniti di licenza per l'esercizio venatorio, nonché delle guardie forestali e delle guardie comunali munite di licenza per l'esercizio venatorio.
10 CHE COSA DICE LA LEGGE LEGGE 6 dicembre 1991, n. 394 Legge Quadro sulle Aree Protette Art. 11 (Regolamento del Parco) 4. Il regolamento del parco stabilisce altresì le eventuali deroghe ai divieti di cui al comma 3 (cattura e uccisione della fauna). Per quanto riguarda la lettera a) del medesimo comma 3, esso prevede eventuali prelievi faunistici ed eventuali abbattimenti selettivi, necessari per ricomporre squilibri ecologici accertati dall'ente parco. Prelievi e abbattimenti devono avvenire per iniziativa e sotto la diretta responsabilità e sorveglianza dell'ente parco ed essere attuati dal personale dell'ente parco o da persone all'uopo espressamente autorizzate dall'ente parco stesso. Il controllo della fauna selvatica, quale attività di interesse pubblico per la tutela della biodiversità e della attività umane,[.]
11 LE MOTIVAZIONI DEL CONTROLLO prevenire o limitare danni ad attività economiche quali l agricoltura agricoltura, la forestazione, l allevamento di animali domestici e l itticoltura evitare il danneggiamento di edifici, manufatti ed infrastrutture (le arginature dei canali, la sicurezza aerea) motivi sanitari legati sia alla profilassi delle malattie che colpiscono gli animali domestici, sia alla lotta alla diffusione delle forme patogene che possono essere trasmesse dagli animali selvatici all uomo (zoonosi) attenuare l impatto esercitato su specie minacciate (per predazione e competizione) o habitat eliminare specie alloctone che interferiscono negativamente con le biocenosi originarie delle regioni ove sono state introdotte
12 IL CONTROLLO COME FORMA DI GESTIONE ADATTATIVA Disciplina di crisi Rapidità di azione Agire senza lecompletel informazioni necessarie OBIETTIVI STATUS DELLA SPECIE/ POPOLAZIONE ENTITA DEL DANNO/ IMPATTO AZIONE DI CONTROLLO MONITORAGGIO
13 LE DIFFERENZE TRA CACCIA E CONTROLLO Legge 157/92 art. 1 Legge 157/92 art. 19 Legge 394/91 art. 11 È una concessione È svolta da privati È una necessità È svolta dall Ente pubblico Obiettivo: utilizzo di una Obiettivo: riduzione numerica o risorsa rinnovabile (per noi eradicazione carattere ludico) Solo specie cacciabili Ha limiti temporali Potenzialmente tutte le specie Non ha limiti temporali Ha limiti di mezzi Cacciatori Non ha limiti di mezzi (selettivi) Personale d Istituto o Abilitati il capo prelevato è del il capo prelevato è dell Ente cacciatore pubblico
14 REGIONE EMILIA ROMAGNA 2013 QUALI SPECIE? Storno 19% Altre specie 6% Fringillidi 1% Cervo 1% Capriolo 4% Fagiano 4% Piccioni di città 4% Lepre 5% Cinghiale 18% Corvidi 9% Picidi 11% Uccelli ittiofagi 9% Nutria 9%
15 POCHI ALTRI ASPETTI DELLA GESTIONE FAUNISTICA VEDONO TRA LORO CONTRAPPOSTE IN MODO COSÌ NETTO SUL PIANO IDEOLOGICO E CULTURALE CATEGORIE DIVERSE DI CITTADINI Il controllo dll delle popolazioni i di animali selvatici i suscita conflitti i sociali Agricoltori Allevatori Forestali Cacciatori VS Ambientalisti Protezionisti Animalisti L IMPORTANZA DI UNA CORRETTA COMUNICAZIONE!!
16 L IMPORTANZA DI UNA CORRETTA COMUNICAZIONE Il controllo delle popolazioni di animali selvatici suscita conflitti sociali Considerazioni razionali e pratiche IMPATTO Percezione del valore della fauna VS Percezione del (o dell individuo) valore dei beni Considerazioni etiche e pulsioni emotive DANNO
17 L IMPORTANZA DI UNA CORRETTA COMUNICAZIONE PERCEZIONE DEL DANNO REGIONE PIEMONTE DANNI in DA FAUNA SELVATICA ,00 CINGHIALE CANIDI , , , , ,
18 L IMPORTANZA DI UNA CORRETTA COMUNICAZIONE PERCEZIONE DEL DANNO REGIONE PIEMONTE DANNI in DA FAUNA SELVATICA ,00 CINGHIALE CANIDI , , , , ,
19 L IMPORTANZA DI UNA CORRETTA COMUNICAZIONE PERCEZIONE DEL DANNO REGIONE PIEMONTE DANNI in DA FAUNA SELVATICA ,00 CINGHIALE CANIDI , , , , ,
20 L UTILITA DI UNA CORRETTA COMUNICAZIONE
21 UN MODELLO DI GESTIONE PER IL CINGHIALE Contesto socio-economico OBIETTIVI Acquisizione delle conoscenze Territorio Popolazione Prelievi Danni Prevenzione VERIFICA GESTIONE caccia controllo risarcimenti prevenzione
22 DARSI DEGLI OBIETTIVI VERIFICABILI QUANTO COSTA UN CINGHIALE QUANTO COSTA UN CINGHIALE ABBATTUTO?
23 LA PIANIFICAZIONE FAUNISTICO - VENATORIA Ogni Istituto FV con propri obiettivi e, spesso, diversi responsabili di gestione SPESSO SI PARLA TROPPO E CI SI PARLA TROPPO POCO.
24 PARCO NAZIONALE DELLO STELVIO Collocazione geografica nelle Alpi
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26 IL CERVO NEL PARCO NAZIONALE DELLO STELVIO E UNASPECIE PROBLEMATICA? Impatti / Danni alle attività umane? Squilibri ecologici? Il Cervo come ecosystem engineer? Il problema è SFACCETTATO Scientifico ecologico Sociale Economico Estetico/Etico
27 Valutazione dello status Situazione attuale ed evoluzione temporale Quanti cervi ci sono Dove stanno nel corso dell'anno Quanto e cosa mangiano Qual è la loro condizione e costituzione Mortalità e carcasse Interazioni con altre specie animali
28 Valutazione dello status Catture a fini di marcaggio
29 Valutazione dello status LA DINAMICA DI POPOLAZIONE NELLO STELVIO E REGOLATA DALLA DENSITA E DALLA NEVE CERVI MORTI CONSISTENZA MODELLO LOGISTICO PERSISTENZA DELLA NEVE IL CERVO HA RAGGIUNTO DENSITA CONSIDEREVOLI R 0 = 0.28 K =
30 Valutazione degli Impatti IL CERVO UNA SPECIE PROBLEMATICA? IMPATTI SUGLIECOSISTEMI Diretti sullarinnovazione forestale e sulla biodiversità vegetale (biomassa & struttura della vegetazione) Indiretti su altre specie di fauna selvatica, gallo cedrone, passeriformi, entomofauna, capriolo, camoscio
31 Valutazione degli Impatti Ritardo nello sviluppodella vegetazione brucamento Foto: Mdi Media VlV Val Venosta 12 anni dopo l allestimento della recinzione
32 Valutazione degli Impatti INIBIZIONE DELL AFFERMAZIONE DELLA RINNOVAZIONE EFFETTI SU COMPOSIZIONE E STRUTTURA DEL BOSCO LATIFOGLIE Impatto ecologico sul bosco
33 Valutazione degli Impatti DIMINUZIONEDI UNA SPECIE INCRISI COME IL GALLO CEDRONE 25 Parco dello Stelvio Val di Sole 20 CED DRONI CONTAT TTATI Foto N.Angeli
34 Valutazione degli Impatti 25 Parco dello Stelvio Val di Sole 20 CED DRONI CONTAT TTATI LE ALTE DENSITA DI CERVO NEL PNS MODIFICANO NELLE ZONE DI SVERNAMENTO LA STRUTTURA E LA COMPOSIZIONE DEL SOTTOBOSCO? Foto N.Angeli
35 IL CASO DEL CERVO NEL PN STELVIO QUALE VISIONE E QUALI OBIETTIVI? I processi ecologici di un Parco sono profondamente influenzati dalle attività umane che avvengono all esterno dell area protetta (ed anche all interno!)
36 LE DIMENSIONI SPAZIALI DELL ECO SISTEMA
37 CIRCA CERVI LE DIMENSIONI SPAZIALI DELL ECO SISTEMA
38 LE DIMENSIONI SPAZIALI DELL ECO SISTEMA CIRCA CERVI CIRCA CERVI 83 CERVI CON RADIOCOLLARE 234 CERVI 234 CERVI MARCATI
39 NEL PARCO DELLO STELVIO NON E PRESENTE UN UNICA POPOLAZIONE DI CERVO MEDIA VENOSTA - MARTELLO LIVIGNO - VALDIDENTRO VALFURVA - SONDALO IL CONCETTO DI UNITA DI GESTIONE VALCAMONICA VALDI SOLE
40 PIANO DI CONSERVAZIONE E GESTIONE DEL CERVO NEL SETTORE TRENTINO DEL PARCO NAZIONALE DELLO STELVIO E NEL DISTRETTO FAUNISTICO VAL DI SOLE PIANO DI CONSERVAZIONE E GESTIONE DEL CERVO 2008
41 PIANO DI CONSERVAZIONE E GESTIONE DEL CERVO ESISTONO SITUAZIONI DIFFERENTI IN RELAZIONE ALLA GEOGRAFIA E AGLI ASPETTI SOCIALI Specifici Piani di conservazione e gestione per le differenti Unità di Gestione (7) di Gestione (7) Densità Densità area Densità cervo Unità protetta esterno Gestione SONDRIO TRENTO BOLZANO BOLZANO
42 PIANO DI PIANO DI CONSERVAZIONE E GESTIONE DEL CERVO I METODI DEL CONTROLLO I METODI DEL CONTROLLO Metodi indiretti di contenimento delle popolazioni o di protezione dei beni che si intende tutelare i d ib i h ii d l Prelievi mediante catture Prelievi mediante abbattimenti
43 PIANO DI CONSERVAZIONE E GESTIONE DEL CERVO IL PERSONALE IMPIEGATO PER IL CONTROLLO Agenti forestali del CFS Agenti forestali dei CFP di Bolzano e Trento Operatori abilitati e autorizzati in possesso di porto d armi per uso caccia; residenti nei comuni dell area protetta; esercitano attività venatoria nell area contigua; LE MODALITA.
44 PIANO DI CONSERVAZIONE E GESTIONE DEL CERVO LE DIMENSIONI SPAZIALI DELL ECO SISTEMA Una gestione integrata che faccia dialogare le aree protette con le parti esterne caratterizzate da visioni ed obiettivi differenti Pianificazione e regolamentazione delle aree contigue?
45 PIANO DI CONSERVAZIONE E GESTIONE DEL CERVO LE PREVISIONI INTEGRATE DEL PROGETTO 1. Riduzione del 25% degli abbattimenti nei 3 anni di controllo riduttivo 2. Creazione di aree di rispetto all esterno del Parco in cui è vietata (sospesa) la caccia
46 PIANO DI CONSERVAZIONE E GESTIONE DEL CERVO PROCEDURE AUTORIZZATIVE E REGOLAMENTARI Approvato dal Consiglio Direttivo del Parco nella seduta del 14 novembre 2008 con Delibera n. 26. Parere favorevole ISPRA, nota prot. n /T-A25 del 6 maggio Autorizzazione del Ministero dell Ambiente, con nota DPN del 17 giugno 2010 Valutazione di incidenza positiva con Decreto n. 387 del 2 dicembre 2011 dela DG SVeP di Regione Lombardia Approvazione del Regolamento per la realizzazione delle attività di controllo numerico del cervo - COGELO del Parco Nazionale dello Stelvio con Deliberazione n. 6 del 9 agosto Protocollo d'intesa tra il COGLEO, la Provincia di SO e il CA Alta Valtellina firmato in data 9 novembre 2011.
47 PIANO DI CONSERVAZIONE E GESTIONE DEL CERVO l andamento dei prelievi nel settore sudtirolese PdA abbattimenti stimati CONSISTEN NZA ABBATTIME ENTI ANNI 0
48 PIANO DI CONSERVAZIONE E GESTIONE DEL CERVO LE ELEVATE DENSITA DI UNGULATI DEL PARCO FAVORISCONO IL GIPETO
49 PIANO DI CONSERVAZIONE E GESTIONE DEL CERVO IL PROBLEMA DEL SATURNISMO NON PERDIAMO DI VISTA LA POSSIBILE INCIDENZA DELL APPLICAZIONE DEL PIANO! OBBLIGO DI UTILIZZO DI MUNIZIONI SENZA PIOMBO!
50 LA REALIZZAZIONE DEI PIANI DI CONTROLLO NUMERICO NON DEVE ESSERE L UNICO OBIETTIVO
51 MOTIVARE GLI OPERATORI AVERE ILSOSTEGNO DELL OPINIONE PUBBLICA
52 MOTIVARE GLI OPERATORI AVERE IL SOSTEGNO DELL OPINIONE PUBBLICA OTTENERE UNA CORRETTA INFORMAZIONE!
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