PROVINCIA DI FROSINONE ASSESSORATO ALLE POLITICHE SOCIALI. Collana periodica. Numero 4 Luglio 2006
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1 Numero 4 Luglio 2006 PROVINCIA DI FROSINONE ASSESSORATO ALLE POLITICHE SOCIALI Collana periodica I Quaderni dell Osservatorio a cura dell Osservatorio Provinciale per le Politiche Sociali L Esperienza della Legge 285/97 nel territorio della provincia di Frosinone: dai progetti realizzati alle prospettive di sviluppo delle politiche per l infanzia e l adolescenza
2 PREMESSA di Antonietta Damizia Coordinatrice U.O. Osservatorio per le Politiche Sociali La Legge 28 agosto 1997 n. 285 'Disposizioni per la promozione di diritti e opportunità per l'infanzia e l'adolescenza ha favorito un innovativo processo culturale e metodologico finalizzato ad operare in favore dei minori. Questo nuovo approccio nell affrontare le tematiche dell infanzia e dell adolescenza ha richiesto inizialmente un grosso sforzo di adattamento culturale e procedurale a tutti gli attori coinvolti (dalla Regione, alla Provincia, ai Comuni). La legge, in effetti, presentava numerosi spunti innovativi come, ad esempio, il focus particolare incentrato sull'importanza di investire sui minori considerandoli nella loro interezza, facendo riferimento ai luoghi di crescita, di socializzazione e di formazione come luoghi di prevenzione del disagio, di sviluppo del benessere, di gestione degli spazi ambientali. In particolare la 285/97 ha previsto la predisposizione di un Piano territoriale di interventi, elaborato a livello provinciale, articolato in progetti finalizzati al contrasto di situazioni di disagio, al sostegno della relazione genitori-figli, alla creazione di luoghi d'incontro e di socializzazione tra pari e tra adulti e minori, alla realizzazione di azioni concrete volte a migliorare i luoghi di vita e consentire l'offerta di iniziative educative di qualità. Gli interventi sono rivolti soprattutto ai soggetti in difficoltà (situazioni di povertà, disagio sociale, malattia, abuso e violenza), ma si prefigurano anche azioni rivolte a tutti i bambini e gli adolescenti in una logica di riconoscimento dei loro diritti, di promozione di un loro protagonismo come gruppo sociale, di offerte di opportunità nella vita quotidiana (politiche degli spazi nelle città, consigli dei ragazzi, iniziative di aggregazione sociale, di sensibilizzazione culturale). Altro elemento importante della legge è la logica di integrazione degli interventi e delle competenze e la sollecitazione agli Enti Locali ad esercitare un ruolo di governo del complesso delle risorse presenti sul territorio, superando le frammentarietà e la mancanza di dialogo dentro e tra le amministrazioni pubbliche e coinvolgendo i privati ed il terzo settore che si occupano di infanzia e adolescenza allo scopo di concertare assieme una politica unitaria, finalizzata a costituire un sistema integrato d interventi a favore dei minori e alla creazione di una rete capillare, non settoriale, di servizi collegati fra loro, quali quelli della scuola, dell associazionismo, della sanità, del territorio, dell ambiente, ecc. La 285 ha saputo suscitare una grande mobilitazione di energie per promuovere diritti e opportunità a favore dell infanzia e dell adolescenza sostenendo in ogni angolo del 1
3 territorio nazionale una progettualità comunitaria di promozione del benessere dei più piccoli nel contesto del miglioramento delle condizioni di vita dell intera comunità. Nella sfera delle specifiche competenze attribuite dalla Legge in questione e dalle linee guida regionali, la Provincia di Frosinone ha approvato il Piano Provinciale degli Interventi, costituito dai 33 progetti esecutivi elaborati in subambiti provinciali e si è fatta promotrice di un accordo di programma fra tutti gli attori coinvolti nella programmazione degli interventi 285/97 nell ambito del territorio provinciale (Comuni, Azienda Sanitaria Locale, Provveditorato agli Studi, Centro di Giustizia Minorile). La Provincia ha assunto, inoltre, il compito di verificare l'attuazione dei progetti e degli interventi previsti dal Piano attraverso un'attività di monitoraggio periodica i cui risultati sono stati inviati alla Regione Lazio nell ambito delle attività di rendicontazione richieste. Nell ambito del monitoraggio relativo all ultimo anno di attuazione dei progetti oltre alla tradizionale rilevazione effettuata sui 33 progetti previsti nel piano tramite scheda compilata dal responsabile del progetto, si sono svolte anche interviste qualitative ai responsabili dei progetti per l approfondimento di quattro esperienze territoriali ritenute significative e focus group per la ricostruzione dei contesti territoriali delle politiche per l infanzia e l adolescenza. Parte del materiale prodotto è stato utilizzato nel presente documento come contributo per una riflessione su quello che ha significato e su cosa rimane dell esperienza 285, in tal senso, in linea con le finalità dell Osservatorio Provinciale per le Politiche Sociali, che si propone di diffondere nel modo più ampio possibile le informazioni e le conoscenze in una logica di approfondimento delle dinamiche territoriali e di supporto alla programmazione, la pubblicazione dello studio 285 sui Quaderni dell Osservatorio rappresenta il tentativo di contribuire all avvio di una nuova fase di riflessione e progettazione delle politiche per l infanzia e l adolescenza nella provincia di Frosinone, che si realizza anche attraverso un potenziamento dei processi di comunicazione e partecipazione con il coinvolgimento di una rete sempre più ampia degli attori territoriali. 2
4 L Esperienza della Legge 285/97 nel territorio della provincia di Frosinone: dai progetti realizzati alle prospettive di sviluppo delle politiche per l infanzia e l adolescenza (a cura del gruppo provinciale di lavoro 285: Pompeo Di Fazio, Barbara Mignacca, Elga Pallagrosi, Patrizia Patrizi, Ornella Pesoli. Coordinamento: Marcello Fanfarillo) Introduzione Con la legge 285/97 Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l infanzia e l adolescenza mediamente a partire dall anno 2000, sono stati attivati in provincia di Frosinone 33 diversi progetti. Parallelamente all attivazione dei progetti è stata istituita dall Amministrazione Provinciale, Settore Politiche Sociali, l èquipe per il monitoraggio. Tale èquipe di lavoro ha svolto, nei tre anni di realizzazione dei progetti, il proprio ruolo di osservazione e rendicontazione attraverso la somministrazione di questionari ai responsabili dei progetti; i questionari sono stati poi elaborati in documenti di sintesi. Nello specifico, l annualità monitorata è la terza dell ultima triennalità di finanziamento (I a triennalità: anni ; II a triennalità: anni ). Difatti pur nella mancanza di un complessivo raccordo fra anno di progetto e anno di finanziamento, il 2005 ha caratterizzato la chiusura della sperimentazione per la realizzazione degli interventi sull infanzia e l adolescenza. Questo è stato, dunque, per l èquipe di lavoro l ultimo anno di monitoraggio dei progetti 285. Quello che qui proponiamo è un estratto dell articolato lavoro di documentazione restituito alla Regione Lazio, snellito nelle sue parti costituenti e parzialmente adattato ad un pubblico di lettori più ampio rispetto a quello di tecnici e addetti ai lavori. Il presente documento si articola nelle seguenti parti: a) illustrazione di alcuni degli andamenti demografici della popolazione minorenne residente nella provincia di Frosinone; b) descrizione dei progetti attivati sul nostro territorio provinciale in virtù della legge 285/97 (articolata attraverso le informazioni che i tre rapporti di monitoraggio hanno prodotto negli anni); c) osservazione approfondita di 4 esperienze territoriali realizzata attraverso interviste qualitative agli attori coinvolti nell ambito di attuazione degli interventi; d) presentazione dei principali elementi emersi nel corso della realizzazione di 4 focus group (tecnica di conoscenza e osservazione di determinati fenomeni, sperimentazioni, avvenimenti ecc., atta a rilevare i differenti punti di vista dei soggetti coinvolti o di leader d opinione delle realtà di indagine). In ogni parte una breve introduzione ci guiderà nel passaggio tra le diverse articolazioni del documento cercando di cogliere e chiarire i vari elementi (metodologici, finalistici ecc.) che hanno determinato il processo nel suo complesso. Hanno collaborato alla realizzazione del presente studio Marta Cedrone e Anna Rita D Adamo Ufficio Politiche Sociali Provincia di Frosinone. 3
5 Infanzia e adolescenza elementi demografici La provincia di Frosinone è costituita da 91 Comuni con popolazione complessiva residente al 1 gennaio del 2005 di poco superiore alle 489 mila unità ( ); di questa popolazione i minori rappresentano circa il 19% del totale. I dati descrittivi che commenteremo vengono presentati su fasce di età concepite in base a quelle che caratterizzano il processo di scolarizzazione, vale a dire che faremo riferimento alla classe dei minori di 3 anni caratteristica dei nidi; alla classe dai 3 ai 5 anni caratteristica delle scuole materne; alla classe d età dai 6 agli 11 anni propria della scuola primaria (scuola elementare); alla classe d età dai 12 ai 14 anni corrispondente al ciclo di studi secondario di primo livello (scuola media) e infine alla classe dai 15 anni ai 19 come corrispettivo dei 5 anni di istruzione superiore, allargando così il riferimento ad un anno oltre la maggiore età. La provincia di Frosinone ha il contributo maggiore dell intera età monitorata (0-19 anni) sul totale della popolazione rispetto al peso % registrato per la regione e per il più ampio panorama nazionale: nel 2005 rispettivamente il 19,6% (provinciale) contro il 18,7% (del Lazio) e il 19,1% (italiano). Le altre province del Lazio registrano un peso % della fascia 0-19 anni pari a: 20,5% Latina; 17,4% Rieti; 17,3% Viterbo; 18,5% Roma. La situazione registrata rispetto a tale confronto geografico non deve trarre in inganno nei confronti di un invecchiamento della popolazione che colpisce la nostra provincia così come il resto del territorio nazionale: a tal proposito segnaliamo 1 che la provincia di Frosinone dal 1982 al 2004 è passata da una età media di 35 anni ad una prossima ai 41 anni con un indice di vecchiaia che per il 2004 mostra un rapporto di più di 135 ultrasessantacinquenni ogni 100 bambini e ragazzi di età compresa fra gli 0 e i 14 anni, contro un indice regionale di 134 e un indice di dipendenza strutturale (ultrasessantacinquenni su popolazione in età attiva 14/65 anni) che per il 2004 supera ancora il corrispettivo regionale (28,5% contro 27,7%). La tabella n. 1 mostra il diverso contributo % delle fasce d età considerate sul totale della popolazione provinciale: la diversa rappresentazione delle fasce 6-11 e anni è chiaramente dovuta alla differente ampiezza della classe (in tal caso, rispettivamente di 5 e 4 anni), mentre per le altre classi d età l ampiezza è inferiore (equivalente a 2 anni), dunque considerando meno anni, conteggia meno popolazione di quella specifica età. Ponderando le frequenze percentuali delle rispettive fasce di età per le diverse ampiezze di classe rileviamo una maggiore rappresentazione della fascia anni e a seguire, di quella anni. Per una corretta lettura dei dati ci sembra utile introdurre l osservazione relativa al processo migratorio in ingresso così come suggerito dalla letteratura nazionale relativa ai ricongiungimenti familiari, risulta più frequente proprio in queste classi di età più elevate e l osservazione connessa al calo della natalità che, chiaramente, all opposto, andrebbe a pesare sulle classi di età inferiori (in questo caso fino agli 11 anni d età). Tab. 1 n. e % minori per fasce d età - anno 2005, provincia di Frosinone fasce d'età n % <3 anni ,5 3-5 anni , anni , anni , anni ,7 totale ,6 Fonte dati: Istat ( 1 Fonte: Anziani e Centri Sociali per Anziani in provincia di Frosinone: elementi demografici e censimento delle strutture I Quaderni dell Osservatorio; n. 2 ottobre Collana periodica dell Amm.ne Provinciale di Frosinone, Ass.to alle Politiche Sociali 4
6 Concludendo, questa sintetica rassegna di dati ci consente di caratterizzare il territorio provinciale a livello demografico in termini di discreto peso percentuale della fascia d età dei minorenni: 19,60% (contrapposta alla fascia d età degli anziani ultrasessantacinquenni pari al 19,08%); elemento di base per l articolazione del contesto al cui interno si colloca la lettura dei progetti locali attivati in virtù della Legge 285 del 1997 Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l infanzia e l adolescenza. 5
7 Progetti per l infanzia e l adolescenza in provincia di Frosinone (Legge 285/1997) Nella provincia di Frosinone in virtù della Legge 285/97 sono stati attivati 33 diversi progetti ripartiti sui 4 Distretti Socio-Assistenziali: 2 progetti per il Distretto A che coinvolgono tutti e 15 i comuni dell intero territorio distrettuale; 9 progetti attivi sul Distretto B che combinano variamente i comuni sugli interventi così come i 9 progetti del Distretto C e i 13 progetti del Distretto D. Tra i Comuni interessati dall intervento viene nominato un Comune Capofila; nella realizzazione delle due triennalità di progetto sono via, via subentrati i Distretti come Enti Gestori: fanno capo all AIPES (Associazione Interdistrettuale per l Esercizio Sociale Consorzio per i Servizi alla Persona) i 9 progetti sul Distretto C e al Consorzio dei Comuni del Cassinate gli 8 progetti attivi sul Distretto D (con 1 progetto che continua a far riferimento al Comune Capofila di S. Giorgio a Liri); sui Distretti A e B, Ente Gestore è il Comune con i Servizi Sociali comunali. Gli Enti Gestori che coincidono con gli Enti Locali hanno variamente coinvolto cooperative sociali, consorzi di cooperative nonché associazioni temporanee di impresa, presenti sul territorio come Enti Attuatori del progetto (che si sono variamente alternati nel corso delle annualità di intervento). I titoli dei progetti/interventi sono già indicativi del tipo di servizio attivato e l articolo di legge li qualifica ancor meglio come: a) servizi di preparazione e di sostegno alla relazione genitore-figli, di contrasto della povertà e della violenza, nonché di misure alternative al ricovero dei minori in istituti educativo-assistenziali (art. 4); b) servizi socio-educativi per la prima infanzia (art. 5); c) servizi ricreativi ed educativi per il tempo libero (art. 6); d) azioni positive per la promozione dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza (art. 7). Distretto Titolo Intervento 285/97 art. di legge Comune Capofila Comuni intervento A COMUNITA DI PRONTA ACCOGLIENZA PER MINORI Art. 4 A OFFICINA DELLE PICCOLE E GRANDI IMPRESE Art. 6 B LUDOTECA COMUNALE "ACUNA MATATA" Art. 6 B CENTRO SOCIO-EDUCATIVO PER MINORI E DISABILI Art. 4 - Art. 6 CON GRUPPO APPARTAMENTO PER MINORI B AFFIDAMENTI FAMILIARI DIURNI E RESIDENZIALI Art. 4 Capofila: Alatri Comuni intervento: totale Distretto Capofila: Frosinone Comuni intervento: Frosinone - Ferentino - Fumone B CENTRO PRONTA ACCOGLIENZA "IL GIROTONDO" Art. 4 B DARSI LA MANO Art. 4 Capofila: Morolo Comuni intervento: Morolo Patrica Supino B GIOCARE PER CRESCERE INSIEME Art. 6 Capofila: Ceprano Comuni intervento: Ceprano Falvaterra Pastena S. Giovanni in C. Strangolagalli B CASA FAMIGLIA "LA CASA DI ALICE" Art. 4 Capofila: Ceccano B LA CITTA' DEI RAGAZZI E DELLE RAGAZZE Art. 6 Art. 7 Comuni intervento: Ceccano Amaseno Castro dei V. Giuliano di RM Vallecorsa Villa S. Stefano B FAMIGLIA TEMPO LIBERO- SERVIZI EDUCATIVI E RICREATIVI PER L INFANZIA E L ADOLESCENZA C LUDOTECA CARABA' Art. 6 C CASA FAMIGLIA Art. 4 Art. 4 - Art. 6 C CENTRI AGGREGATIVI PER ADOLESCENTI Art. 6 Art. 7 C CENTRI ESTIVI Art. 6 Art. 7 Capofila: Boville Ernica Comuni intervento: Boville Ernica Arnara Pofi Ripi Torrice Veroli Capofila: Isola del Liri Comuni intervento: Isola del Liri Sora M.S. Giovanni C. Pescosolido Picinisco Alvito S. Donato V.C. Settefrati Vicalvi C CORSO DI ED. CIVICA Art. 7 C CENTRI AGGREGATIVI Art. 4 C CASA FAMIGLIA Art. 4 C LUDOTECA ATINA, ARPINO, BROCCOSTELLA Art. 6 C PROGETTO: DISAGIO E DISPERSIONE SCOLASTICA Art. 7 Capofila: Fontana Liri Comuni intervento: Fontana Liri Arce Arpino Campoli App. Castelliri Colfelice Rocca D Arce Broccostella Posta Fibreno Santopadre Casalvieri Casalattico Fontechiari Atina Belmonte Castello Villa Latina S. Biagio S. 6
8 D PROGETTO CENTRO DONNA Art. 4 D PRONTA ACCOGLIENZA PER MINORI Art. 4 D SPAZIO ADOLESCENTI Art. 6 D CENTRO AGGREGATIVO PER PREADOLESCENTI Art. 6 Art. 7 D PROMOZIONE DELL'AFFIDAMENTO FAMILIARE Art. 4 D CENTRO SOS DISAGIO Art. 4 Art. 7 Capofila: Consorzio Comuni del Cassinate Comuni intervento: Cassino Aquino Castelnuovo P. Castrocielo Cervaro Coreno Ausonio Piedimonte S.G. Pignataro I. Pontecorvo Roccasecca S. Ambrogio sul Garigliano S. Elia F. S. Vittore del Lazio Terelle Villa S. Lucia Acquafondata Colle S. Magno Esperia Pico Viticuso D BABY PARKING Art. 5 D CENTRI SOCIO-EDUCATIVI PER MINORI A RISCHIO Art. 4 Art. 5 D CENTRO EDUCATIVO PER MINORI PREADOLESCENTI Art. 4 Art. 6 D LUDOTECA Art. 6 D CENTRI ESTIVI PER MINORI Art. 6 Art. 7 D DOLCE SORRISO "BAMBINI OSPEDALIZZATI" Art. 4 D CENTRO AGGREGAZIONE PER ADOLESCENTI Art. 6 Capofila: S. Giorgio a Liri Comuni intervento: S. Giorgio a Liri Ausonia S. Andrea sul Garigliano S. Apollinare La tipologia degli interventi vede prevalere interventi orientati al sostegno della genitorialità e spazi ludico-ricreativi per l infanzia nonché gli interventi di sostegno a bambini e adolescenti con disagio psico-sociale, seguono i centri di aggregazione per adolescenti ; gli interventi per la diffusione e il sostegno all istituto dell affidamento familiare, per la prevenzione della dispersione e dell abbandono scolastico nonché sostegno psico-sociale agli adolescenti nelle scuole ed infine le iniziative di informazione sui diritti dei minori. La tavola sottostante permette di leggere tutte le tipologie di intervento territorialmente attivate dalla legge 285. tipologia di intervento dei progetti L. 285/97 tipologie di intervento Interventi orientati al sostegno della genitorialità Interventi per la diffusione e il sostegno dell istituto dell affidamento familiare Interventi di sostegno all integrazione dei minori stranieri Interventi di sostengo a bambini e adolescenti con disagio psico-sociale Interventi di sostegno psico-sociale agli adolescenti nelle scuole Interventi per la prevenzione della dispersione e dell abbandono scolastico Interventi di educativa territoriale e lavoro di strada Centri di aggregazione per adolescenti Nidi alternativi Spazi ludico-ricreativi per l infanzia Interventi volti a promuovere una città a misura dei bambini e delle bambine Iniziative di informazione sui diritti dei minori Interventi in risposta ai problemi posti da handicap fisico e/o psichico L aggregazione dei progetti in base alla vicinanza di obiettivi e di specificità di intervento, ci ha permesso di organizzare i 33 progetti in base a una tipologia più generica dei servizi attivati: 11 appartenenti al gruppo di finalità tipiche dei centri aggregativi tout court, 7 appartenenti al gruppo delle ludoteche con relative specificità, 6 per il gruppo pronta accoglienza che comprende le Case Famiglia, i Gruppi Appartamento, Centri e Comunità per l accoglienza dei minori e 6 ancora per il gruppo dei centri organizzati sulla base di specifiche tipologie di problemi o temi di intervento ad esempio, disabilità, dispersione scolastica, ecc. Nella categoria o sottogruppo dell affido familiare si inseriscono 3 progetti le cui azioni specifiche sono volte alla promozione e sostegno della genitorialità. 7
9 Tab. 2 ripartizione progetti per tipologia servizio attivato tipologia progetto n % Progetti specifici ludoteca Officina delle Piccole e Grandi Imprese Ludoteca Comunale Acuna Matata Ludoteca Carabà - Ludoteca Atina, Arpino, Broccostella Baby Parking Ludoteca 7 21,2 Dolce Sorriso Bambini Ospedalizzati pronta accoglienza Casa di Pronta Accoglienza per Minori Centro di Pronta Accoglienza Il Girotondo 6 18,2 Casa di Alice Comunità Pronta Accoglienza Casa Famiglia Pronta Accoglienza per Minori centri aggregativi Giocare per Crescere Insieme Famiglia e Tempo Libero, Servizi Educativi e Ricreativi 11 33,3 per l Infanzia e l Adolescenza La città dei Ragazzi e delle Ragazze Centri di Aggregazione per Adolescenti Centri Estivi per Minori Centri Socio Educativi per Minori Centri Estivi per Minori Centro Aggregazione per Preadolescenti Centro Educativo per Minori Preadolescenti Spazio Adolescenti Centro di Aggregazione per Adolescenti centri problematiche spec. Centro Socio Educativo per Minori e Disabili (con Gruppo Appartamento) Darsi la Mano Corso di Educazione Civica Disagio e Dispersione Scolastica Centro Socio 6 18,2 Educativo per minori a rischio Centro SOS Disagio affido familiare Affidamenti Familiari Diurni e Residenziali Promozione Affido Familiare Centro 3 9,1 Donna Totale ,0 / Ogni progetto 285 organizza su obiettivi generali l articolazione di finalità e proprie specificità (obiettivi specifici); la descrizione dei numerosissimi obiettivi specifici rintracciati complessivamente sui 33 progetti ci ha condotto alla necessità di una sintesi descrittiva attraverso dimensioni di lettura. Tali dimensioni non sono tra loro separate, ma si intersecano incrociando obiettivi generali che raccolgono finalità specifiche: così l obiettivo generale di accoglienza che riguarda le strutture residenziali, diurne e di affido familiare, raccoglie categorie di obiettivi specifici che vanno dal sostegno dei minori a rischio, al reinserimento scolastico, dal recupero del rapporto con la famiglia all evitare lo sradicamento del minore dal contesto locale; l obiettivo generale sul tempo libero e partecipazione raccoglie obiettivi specifici quali il recupero del tempo e del valore educativo e pedagogico del gioco, la creatività, il creare un alternativa all isolamento relazionale e ai rischi quotidiani; altro obiettivo generale emerso è quello dell integrazione e socializzazione che comprende obiettivi specifici inerenti una formazione integrata del minore, una diffusione della cultura del rispetto e dell altruismo e lo spirito di convivenza con anziani, disabili e società multietnica; sull obiettivo generale diritti e prevenzione del disagio si inseriscono gli interventi finalizzati all educazione genitoriale e al potenziamento della relazione madre/bambino, alla mediazione dei conflitti nel nucleo familiare e alla riduzione della dispersione scolastica, alla promozione della partecipazione alla vita comunitaria e delle potenzialità individuali, fino ad arrivare a interventi mirati a individuare problematiche giovanili frequenti nonché interventi di rete su segnalazione di un disagio particolare. Infine, come dimensione sull obiettivo culture di genere abbiamo gli interventi di valorizzazione, miglioramento dell autostima e sostegno della donna nelle scelte. Ora passiamo ad osservare nello specifico le sedi utilizzate per la realizzazione degli interventi. Abbiamo operato una iniziale distinzione fra una sede dedicata, sia essa di proprietà del Comune, o in affitto, e altre tipologie di sedi che vengono utilizzate all occorrenza per la realizzazione dell intero servizio o per parti di esso. Il 72,7% (24 progetti su 33) dei servizi con sedi dedicate riguarda variamente sia le ludoteche che i centri famiglia o i gruppi appartamento, mentre 12 interventi su 33, pari a 36,4% vengono realizzati all interno di scuole pubbliche siano esse materne, elementari o medie. Sono utilizzate la parrocchia, la sede di un ostello della gioventù, di una associazione di volontariato, ma anche, sedi ospedaliere, biblioteca comunale e, ancora, un esercizio professionale, come luogo di svolgimento di un apprendistato. Nella categoria campo sportivo comprendiamo quelle sedi che permettono la realizzazione di parti specifiche dei progetti, come ad esempio la piscina, il centro sportivo/palestra, il campo di calcio ecc. Inoltre, luoghi di escursione, relativi a itinerari nel centro storico (piazze e vicoli) e attività presso la villa comunale, ma anche spazi aperti come montagna, mare e lago. Il relativo conteggio del numero di sedi per progetto, evidenzia un numero massimo su quelle che abbiamo definito sedi dedicate : 90 con una media per singolo progetto pari a quasi 4 sedi (3,7 8
10 nello specifico). Elevato è anche il numero risultante per le scuole con 36 diverse sedi conteggiate e 3,0 di media su progetto. Tra i destinatari degli interventi emergono con maggior frequenza i ragazzi/e di età compresa tra i 12 e i 14 anni, dunque il target preadolescenziale, beneficiario dell 84,8% (28 su 33) degli interventi finanziati dalla Legge 285; seguono per frequenza, i bambini e bambine di età compresa fra i 7 e gli 11 anni, beneficiari del 72,7% (24 su 33) degli interventi. I bambini/e di 4-6 anni sono beneficiari del 45,4% degli interventi; i familiari, nella fattispecie genitori, sono beneficiari del 39,4% dei progetti. Seguono i bambini/e di tenera età (0-3 anni) e gli adolescenti (15-18 anni), fascia che vede impegnato circa 1/3 dei progetti complessivi attivati sul territorio (11 su 33). Compaiono inoltre altre categorie di beneficiari: da quella dei docenti, educatori e formatori che si presenta con maggior frequenza percentuale (45,4%), beneficiari indiretti degli interventi considerati, a quella dei volontari operanti nei progetti (42,4%), ancora, operatori socio-sanitari considerati come beneficiari indiretti solo nel 6% dei casi, così come altri operatori vale a dire: tirocinanti universitari e operatori del servizio civile; infine la categoria delle istituzioni, enti e cittadinanza che compare in un unico caso su 33 e quella di altri destinatari in cui figurano, a carico di una sola esperienza progettuale, disabili adulti. Osservando l andamento medio di beneficiari nell anno monitorato, ossia il numero di beneficiari che mediamente ha usufruito di un intervento promosso dalla Legge 285/97, notiamo subito che se il target dei ragazzi/e di anni era quello con il maggior numero di interventi territoriali dedicati, la fascia dei minori compresa fra i 7 e gli 11 anni è quella mediamente più coinvolta negli interventi stessi: in media 960 bambini di 7-11 anni contro 414 ragazzi di fascia successiva. Bambini/e di età 4-6 anni seguono per numero medio: circa 850 i beneficiari nell anno. Pesano chiaramente sul numero medio di beneficiari, sia di fascia 4-6 anni che di fascia 7-11 anni, le ludoteche presenti sui Comuni dei vari Distretti, nonché i centri estivi, ossia le esperienze progettuali concepite su coperture territoriali ampie. Ci sembra interessante, ancora, osservare il numero medio di famiglie beneficiarie di intervento: circa 317. La ripartizione dei 33 interventi attivati con fondo 285/97 evidenzia un bacino d utenza nella stragrande maggioranza dei casi di livello distrettuale (75,8% dei casi), segue il subdistrettuale, vale a dire la capacità di intervenire su utenti residenti su più Comuni del medesimo Distretto (15,2% dei casi). Infine, 2 dei 33 progetti fanno riferimento ad un bacino di utenza comunale e 1 nazionale (un centro di pronta accoglienza che ospita minori anche da fuori provincia, nonché da altre regioni). Rispetto alle risorse umane attivate dai diversi ambiti progettuali abbiamo evidenziato singole professionalità (quali lo psicologo, l assistente sociale, l educatore ecc.); così se la figura professionale dello psicologo è presente in ben il 51,5% dei casi, vale a dire 17 interventi su 33, gli animatori ricorrono nel 45,5% degli interventi (15 su 33). Gli assistenti sociali e i pedagogisti si presentano con stessa frequenza: 42,4% dei casi (14 su 33). Successiva per frequenza è la figura dell educatore (36,4%) e gli assistenti domiciliari, attivi su 1/3 dei servizi (33,3%); ancora, ludotecari e altri operatori socio-sanitari nel 21,2% dei progetti. Infine avvocato e medico sono figure impiegate su 2 dei 33 interventi, mentre sociologo compare solo in un caso di intervento progettuale. Nella categoria altro, utilizzata per annoverare figure professionali differenti da quelle previste o comunque che esulano dalle singole professionalità inserite nell attuazione complessiva del servizio, in 15 progetti su 33 complessivi (45,5%), troviamo dagli operatori LSU (cuoca, inserviente, assistente domiciliare) ad ausiliari, da insegnanti di attività sportive a insegnanti di musica, da personale tecnico amministrativo a volontari e operatori del servizio civile, infine, nello specifico, un progetto segnala oltre alle figure operanti nell intervento, le professionalità dei vari Comuni che collaborano alla realizzazione dello stesso (assistenti sociali e psicologi), operatori ASL, nonché il referente del servizio sociale distrettuale e il referente dell ufficio di piano distrettuale. Osservando le medie relative alle varie figure professionali presenti nell intervento la figura mediamente più ricorrente è quella del ludotecario : più di 4 operatori per progetto. Per numero medio di coinvolgimento negli interventi territoriali seguono gli assistenti domiciliari, circa 4, seguiti dagli assistenti sociali con una media di 3,6 per progetto. Circa 3 di media gli altri operatori socio-sanitari e 2,6 di media gli educatori. 9
11 Altro punto di analisi dei progetti attivati con finanziamento Legge 285/97 è quello relativo alla predisposizione di lavoro in rete fra i diversi organismi che collaborano nel piano territoriale. Come osservato nell ultimo anno di monitoraggio la stragrande maggioranza degli interventi attivati ha visto gruppi di lavoro in rete sul territorio e la comune attivazione delle varie risorse insite nel territorio; nulla di troppo rigidamente progettato a tavolino ma la spontanea predisposizione di interventi multidisciplinari e dunque, pluri-istituzionali. Altre risposte univano categorie di informazioni in: reti di partenariato con compiti decisionali, incontri di formazione per gli operatori delle istituzioni coinvolte in rete e in più protocolli metodologici di lavoro sui casi. La tipologia delle collaborazioni delle diverse risorse territoriali citate negli anni precedenti di monitoraggio presenta una situazione di marcata differenziazione, si va dalla progettazione e gestione operativa, alla formazione e verifica con la supervisione agli operatori implicati nei vari processi e il loro coordinamento; segue la valutazione e l intervento, attività specifica rilevata sul comparto sanità con il proprio carico di lavoro inerente la valutazione del caso, l inserimento, la cura, l integrazione tra gli interventi ed il sostegno, per terminare con il di competenza dove abbiamo racchiuso tutti quegli interventi di provenienza del volontariato, del tirocinio, del servizio civile, in pratica, del supporto alle istituzioni proponenti secondo la logica dell intervento. Per esplorare il tema relativo al lavoro di rete predisposto abbiamo rivolto ai 33 servizi monitorati, la richiesta di esprimere il grado di funzionamento della partnership rispetto a elementi valutativi come partecipazione, condivisione del lavoro, ecc. Tra gli organismi della partnership, l Ente Pubblico compare con frequenza pari all 81,8%, ossia 27 volte su 33 con un punteggio medio attribuito (da 0 a 5) pari a 3,44 vale a dire un giudizio più che buono sul grado di funzionamento della relazione. L Istruzione è segnalata nel 42,4% dei casi (14 progetti su 33), con una media risultante del 3,57, dunque con un punteggio lievemente superiore al più che buono grado di funzionamento già rilevato sull Ente Pubblico. La Sanità viene indicata solo 10 volte su 33 come organismo della partnership (30,3% dei casi), con un punteggio medio di attribuzione sul funzionamento pari a 3,1; risultato comunque buono rispetto a elementi di partecipazione e condivisione, ma che osserviamo essere il grado minimo rilevato rispetto alle valutazioni complessive sugli organismi di rete coinvolti. La Giustizia presente come partner all interno dei progetti monitorati, 5 volte su 33 (15,2%), ottiene un punteggio medio sul grado di funzionamento (della relazione) pari a 3,6 superando il punteggio attribuito agli organismi sinora visti seppur nella esiguità dei casi. Il Terzo Settore (Associazionismo e Cooperazione) segnalato 14 volte sui 33 progetti complessivi (42,4%) è l organismo che riscuote il punteggio più elevato rispetto al grado di funzionamento della partnership: 3,93 la media risultante. Abbiamo inoltre rivolto ai referenti dei progetti territoriali attivi la richiesta di esprimere un giudizio generale sulla rete istituita per la realizzazione degli interventi. Possiamo osservare che il giudizio che viene attribuito alla rete costituita si attesta sul 12% di valutazione sufficiente e 88% di buono come votazione espressa. Chiedendo la motivazione del giudizio attribuito, solo il 33% dei referenti di progetto la specifica: la categoria del giudizio sufficiente sottolinea la difficoltà di coordinamento dei partners di rete, con attori più coinvolti ed altri che necessitano di maggior condivisione e strutturazione delle fasi progettuali; la categoria del giudizio buono esprime da un lato il miglioramento nel tempo (le annualità di progetto nonché la storia delle reti locali), da un altro lato ne esalta le qualità di risposta (tempestiva e qualificata) e la metodologia di lavoro (frutto di processi di consultazione, concertazione e condivisione), dall altro ancora ne incoraggia la perfettibilità. Solo 9 interventi su 33 (27,3%) dichiarano di aver incontrato ostacoli nell anno di realizzazione del servizio: 4 li abbiamo classificati come inerenti le risorse progettuali, 5 come inerenti gli obiettivi progettuali. Nella prima categoria sono stati cumulati gli ostacoli relativi alla carenza di strutture, personale, materiale, fondi economici ecc., nella seconda i riferimenti sono più prossimi a punti deboli di realizzazione dei diversi servizi: dalla difficoltà di penetrare il territorio (in termini di informazione/formazione), alla difficoltà di programmazione di specifiche attività, compresa la codifica delle procedure di fruizione del servizio stesso. Le iniziative messe in campo per rimuovere gli ostacoli emersi vedono tipologie che abbiamo aggregato sotto le etichette di: sensibilizzazione esterna e riflessione interna. La prima categoria contempla ordini di attività volti alla sollecitazione degli organismi competenti e al 10
12 collegamento con risorse territoriali, mentre la seconda categoria evidenzia azioni di tipo riorganizzativo sulle problematiche emerse (da riunioni chiarificatrici in merito a competenze e ruoli a organizzazione corsi per la supervisione e perfezionamento ). Il successo delle attività predisposte rispetto alla rimozione di ostacoli emersi evidenzia sia strategie pianificate, non ancora verificate in un processo complessivo e conclusivo, ma anche il pieno successo delle azioni predisposte. Altra questione indagata nella scheda di monitoraggio è quella relativa alla presenza di fattori facilitanti l avvio e l implementazione dell intervento nell anno di realizzazione dello stesso. In prima battuta osserviamo che poco più della metà dei progetti (54,5%) rilevano di questi fattori. La lettura di tali fattori ci ha consentito di creare due categorie generali di codifica sulla base delle dimensioni emerse; di nuovo una che riflette un contesto di gestione interno al processo ed un altra che sposta l asse della riflessione verso l esterno: dunque dimensione del coordinamento e organizzazione operativa la lettura interna di fattori di facilitazione (il grappolo di risposte relative alla continuità di gestione del servizio come possibilità di conoscenza: reciproca fra gli attori di rete; del servizio sull utenza e sui bisogni espressi; della cittadinanza e dei familiari dei minori come aspettativa positiva sul progetto); dimensione della cultura e sensibilizzazione quella dei fattori proiettati all esterno (dalla più incisiva e capillare pubblicizzazione del servizio e delle attività organizzate all interessamento da parte degli amministratori locali, passando per la sensibilizzazione di altre realtà locali come la scuola, le forze dell ordine ecc.). Molto simili le dimensioni così rintracciate, ma se nella prima abbiamo voluto leggere un processo che dalla gestione interna porta ad un riflesso sull esterno (ad esempio, l aspettativa positiva della cittadinanza), nel secondo il processo ci sembra parzialmente rovesciato: dall esterno verso un riflesso interno (la facilitazione del lavoro derivante da una cultura e sensibilizzazione verso il proprio operato). Solo 16 progetti su 33 (48,5%) dichiarano di aver raccolto opinioni, pareri, valutazioni dai destinatari che hanno usufruito dell intervento. Le forme di tali rilevazioni vanno dalla somministrazione periodica di questionari sulla soddisfazione del cliente, a riunioni mensili per la raccolta di elementi emergenti, alla più casuale raccolta di opinioni e richieste da parte dei familiari di minori che usufruiscono di servizi. Le indicazioni tratte evidenziano due principali filoni: quello sull intervento specifico e quello su una cultura partecipata, entrambi poi accompagnati da criticità e necessità emergenti. Così se il feedback positivo sul servizio evidenzia fattori che vanno dall accessibilità alla completa apertura, alla aderenza con le necessità dei bambini e dei familiari, quello sulla cultura emergente evidenzia la creazione di comunità legate, relazioni gradevoli tra famiglie e interventi rientrati di diritto nella cultura del territorio. Affioranti, poi, necessità che vanno da un maggior numero di ore dei servizi a strutture più in buono stato, alla necessità di programmazione delle attività mirate sulle fasce d età, alla riduzione dei tempi di attesa di enti invianti ecc. La domanda relativa al grado di integrazione che il sistema dei servizi già esistente avrebbe riservato all attuazione dei progetti nell anno monitorato evidenzia che la stragrande maggioranza degli stessi sono attestati su un giudizio più che positivo: difatti, giudicano buono il grado di integrazione ben 25 progetti su 33 (75,8%), mentre i rimanenti si attestano su un voto comunque sufficiente. Sulle motivazioni che accompagnano l uno e l altro giudizio, oltre a rilevare l elevato missing, vale a dire la mancata registrazione di un giudizio ad accompagnare la votazione espressa, osserviamo termini di compiacimento nei confronti dell operato di enti quali: Scuola, Comuni, Associazioni e ASL, ognuno con il suo carico di competenza rispetto all intervento monitorato ed ognuno con il suo maggior o minor grado di coinvolgimento, mentre sul giudizio sufficiente su quegli stessi organismi vengono evidenziati alcuni nodi critici: da tempi di attesa eccessivamente lunghi, all assenza di determinati servizi, alle normali dinamiche che caratterizzano i processi integrativi con soggetti prontamente rispondenti e soggetti che si mostrano difficilmente coinvolti. Alla richiesta di specificare l elemento di qualità segnalabile sull intervento realizzato, 32 dei 33 progetti attivati ne forniscono indicazioni. Sono compresi nei 32 interventi che rispondono alla domanda quelli che indicano l assenza di elementi di specificità: le valutazioni sono su normali livelli di intervento. 11
13 La lettura sintetica è volta ad evidenziare gli elementi qualitativi sull efficacia di servizio, con una specifica sulle professionalità coinvolte, elementi dai quali discenderebbero altre componenti qualitative relative alla partecipazione, nonché quelle relative all integrazione. Relativamente all impatto che elementi di qualità sui servizi monitorati possono aver avuto sulla più ampia situazione territoriale in termini di riconoscimento, valorizzazione, esportazione ecc. da parte di altri soggetti istituzionali, osserviamo che 26 progetti su 33 (78,8%) ne riconoscono l influenza (degli elementi qualitativi sulla situazione locale); 4 su 33 (12,1%) non ne riconoscono l influenza e 3 su 33 non rispondono alla domanda. Le risposte organizzate per categorie di lettura evidenziano fattori di trasferibilità sugli elementi qualitativi riconosciuti, ancora, altri elementi qualitativi hanno evidenziato un impatto rispetto a una cultura locale, categoria codificata come cittadinanza e comunità, ma anche un rovesciamento dell influenza dove il riconoscimento degli elementi qualitativi ha determinato in via prioritaria un ritorno sull intervento stesso e sulle sue finalità. Così, trasferibilità acquista il senso dell allargamento e della prosecuzione (inserimento nei Piani di Zona) di determinate misure sull infanzia e l adolescenza; cittadinanza diviene il termine di una più ampia e corretta diffusione, ad esempio dell affido familiare o dell operato nei centri socio-educativi da parte della scuola o dell ente locale e il ritorno sul progetto diviene forma preventiva rispetto a rischi maggiori di marginalità sociale, di disagio ecc., nonché aggiustamento tecnico-organizzativo delle operazioni complesse. Non manca la categoria collegata al semplice giudizio in termini dicotomici (giusto-sbagliato, buono-cattivo, sufficiente-insufficiente ecc.), dove compare sia la sufficienza che la mediocrità, in termini di ricaduta del progetto sul territorio, nonché la percezione della completa assenza di tali elementi di ricaduta. L ultima domanda rivolta nella scheda di monitoraggio è stata concepita al fine di verificare la presa del progetto; presa, più o meno significativa in termini gerarchici di passaggio dalla semplice conoscenza al coinvolgimento emotivo alla più attiva partecipazione ecc., che l intervento ha avuto negli anni e nell ambito territoriale di riferimento rispetto a determinati soggetti. Ci sembra dunque interessante verificare quali soggetti sono stati coinvolti e il relativo grado di coinvolgimento a questi assegnato (in una scala che va da 0 a 5). Osserviamo che il soggetto operatori dell intervento è quello segnalato dal 100% dei progetti e con la media risultante del grado di coinvolgimento più elevata (4,12) rispetto agli altri soggetti. Seguono i bambini, segnalati dal 91% dei progetti (30 su 33) e con media risultante pari a 4,03. Gli Enti Locali, sfera politico-amministrativa sono segnalati come soggetti dalla presa significativa relativamente agli interventi sull infanzia e l adolescenza, da circa il 76% pari a 25 progetti su 33; il grado di presa espresso in punteggio medio è di 3,52. Seguono le famiglie come soggetti coinvolti, segnalati dal 61% degli interventi (20 su 33) con punteggio medio attribuito di 4,1 punti. La cittadinanza in generale, intesa come collettività, e gli operatori di rete nel sistema integrato dei servizi ottengono lo stesso punteggio medio (3,5) ma mentre il primo soggetto è segnalato dal 30% degli interventi il secondo lo è dal 24% (rispettivamente 10 e 8 progetti su 33 complessivi). Alcune osservazioni conclusive trascritte dai referenti per i progetti monitorati, ci consentono di dire che la legge 285 del 97 Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l infanzia e l adolescenza è stata vissuta come occasione di lavoro e contatto con la realtà territoriale, per progettare e creare contesti e servizi dedicati all infanzia gratuiti e di qualità, per il miglioramento della qualità della vita di tutti, così alcuni progetti monitorati definiscono l occasione loro concessa; il rammarico sembra essere che la maggior parte dei servizi andranno a scomparire, a causa di una cultura adultistica e pratico-concreta che penalizza la sfera delle attività sociali. Altre osservazioni fornite dai progetti sottolineano la qualità dell intervento professionale garantito: approccio metodologico moderno e tecnicamente valido nell ambito dei Servizi Sociali; la speranza è che la Legge 328/00 prosegua tale esperienza ma con maggiori risorse finanziarie. Anche sulla segnalazione di risultati concreti mediocri o dalle conseguenze non particolarmente significative e dai risultati non particolarmente apprezzabili, estrapoliamo il significato della mancata realizzazione di una aspettativa : quella di operatori e professionisti che hanno profuso azioni su una realtà locale (di servizi, di cittadinanza ecc.) e che non hanno percepito quel cambiamento culturale imprescindibile rispetto alla concretizzazione di un miglioramento della qualità della vita di bambini e bambine. 12
14 Esperienze Significative sui 4 Distretti della provincia Introduzione La selezione delle Esperienze Significative relative agli interventi realizzati con fondi Legge 285/97 è stata effettuata attraverso l analisi delle schede di monitoraggio della I e della II annualità (seconda triennalità di finanziamento); da tale analisi sono state identificate tre Aree di Informazione qualitativamente indicative di: a) Continuità del servizio, b) Capacità di Collaborazione in Rete, c) Capacità di Autovalutare il Progetto attuato. Procedendo all analisi delle risposte, contenute nelle schede di monitoraggio, si è potuto rilevare la presenza o l assenza di ogni indicatore qualitativo. In caso di rilevazione dell indicatore qualitativo, è stato attribuito un punto, ovvero un valore pari ad 1, in caso di assenza del dato, si è assegnato un punteggio nullo, ovvero un valore uguale a 0 (per assenza si intende sia la completa mancanza della risposta, che la risposta negativa ai quesiti cui si riferisce l indicatore). La valutazione degli interventi che hanno totalizzato il maggior numero di punti ha permesso una prima individuazione di 4 Esperienze Significative, una per Distretto, che sono state successivamente valutate nell ambito del Tavolo di Coordinamento Interdistrettuale composto dai referenti dei 4 Distretti e dalla Provincia. Dal lavoro del Tavolo è emersa una diversa valutazione dei progetti realizzati in 2 territori distrettuali. Si è perciò deciso, in relazione all esigenza di valorizzare il punto di osservazione interno ai processi operativi negli ambiti distrettuali e visto che le nuove esperienze indicate seguivano a ruota nella graduatoria costituita attraverso gli indicatori utilizzati, di accogliere come significative quelle esperienze segnalate dai referenti del Tavolo di Coordinamento Interdistrettuale. I progetti così selezionati sono stati osservati in maniera più approfondita attraverso delle interviste qualitative, ossia attraverso una serie di domande-stimolo non rigidamente strutturate rivolte via, via a responsabili di progetto e operatori del progetto stesso. Le interviste così programmate (con la partecipazione di un intervistatore e di un osservatore partecipante dell Amministrazione Provinciale di Frosinone - èquipe di monitoraggio 285 e responsabile, operatore del progetto osservato) sono state concordate presso la sede che meglio rappresentasse l esperienza significativa oggetto di studio (quando il progetto prevedeva per sua natura un articolazione di azioni in diverse sedi e strutture). La sede specificata dai responsabili di progetto è stata visitata e sono stati raccolti una serie di documenti fotografici, della struttura, del materiale in essa contenuto, dei lavori svolti con gli utenti ecc. Nel documento che viene qui presentato abbiamo cercato di fornire una sintesi che raccontasse l esperienza significativa condotta a partire dalla legge 285, cercando di mantenere la dimensione qualitativa emersa nel corso delle due ore di intervista mediamente utilizzate; chiaramente l obbligo di sintesi ci ha costretti ad operare una scelta nella narrazione delle esperienze. Abbiamo così pensato di fornire un percorso guidato che attraversi da un lato le caratteristiche generali del progetto (da come nasce, alla scelta del nome ecc.), e descrizione del target di beneficiari, dall altro che si soffermi sulle diverse modalità di accesso al servizio, nonché la conduzione e gli operatori coinvolti, ma anche le collaborazioni e integrazioni che il progetto nel tempo è riuscito a mettere in movimento, così come i rapporti intrecciati con il più ampio tessuto locale; infine un elemento qualitativo segnalato sulle diverse e composite azioni progettuali, nonché il racconto di un caso che abbiamo titolato attraverso le parole emerse da coloro che questo caso l hanno vissuto e l hanno raccontato (badando a non fare emergere elementi identificativi dei minori accolti presso i servizi intervistati). Le Esperienze Significative così trascritte vengono presentate per Distretto socio-sanitario e vengono precedute da una sintetica scheda tecnica che riporta il titolo del progetto, i referenti intervistati, la sede visitata e gli obiettivi specifici che hanno caratterizzato le annualità di svolgimento della 285. Una breve rassegna delle principali normative relative alle tipologie di servizi descritti ci permetterà di osservare principi, finalità, caratteristiche strutturali e gestionali che introducono l analisi qualitativa. Altre informazioni sulle tipologie di servizi, trascritte come Caratteristiche Generali delle esperienze significative, sono estrapolate dalle rispettive Carte di Servizi dei 4 Distretti. 13
15 Servizi di sostegno alla relazione genitore-figli, di contrasto della povertà e della violenza, nonché misure alternative al ricovero dei minori in istituti educativo-assistenziali (art. 4 L. 285/97): Le finalità dei progetti di ammessi al finanziamento del Fondo, possono essere perseguite, in particolare, attraverso: c) le azioni di sostegno al minore e ai componenti della famiglia al fine di realizzare un'efficace azione di prevenzione delle situazioni di crisi e di rischio psico-sociale anche mediante il potenziamento di servizi di rete per interventi domiciliari, diurni, educativi territoriali, di sostegno alla frequenza scolastica e per quelli di pronto intervento; d) gli affidamenti familiari sia diurni che residenziali; e) l'accoglienza temporanea di minori, anche sieropositivi, e portatori di handicap fisico, psichico e sensoriale, in piccole comunità educativo-riabilitative; La realizzazione delle finalità di cui al presente articolo avviene mediante progetti personalizzati integrati con le azioni previste nei piani socio-sanitari regionali. Servizi ricreativi ed educativi per il tempo libero (art. 6 L. 285/97): Le finalità dei progetti ammessi al finanziamento del Fondo, possono essere perseguite, in particolare, attraverso il sostegno e lo sviluppo di servizi volti a promuovere e a valorizzare la partecipazione dei minori a livello propositivo, decisionale e gestionale in esperienze aggregative, nonché occasioni di riflessione su temi rilevanti per la convivenza civile e lo sviluppo delle capacità di socializzazione e di inserimento nella scuola, nella vita aggregativa e familiare. I servizi sono realizzati attraverso operatori educativi con specifica competenza professionale. Ludoteca/Laboratorio (L.R. 18/2002): Spazio polifunzionale protetto destinato ai minori di età compresa fra i 3 e i 17 anni, dove vengono svolte attività ludico-ricreative, educative e culturali, individuali e di gruppo e allo scopo di favorire la socializzazione, la capacità creativa ed espressiva, l educazione all autonomia e alla libertà di scelta dei minori. Gruppo Appartamento (art. 6 lettera B, L.R. 41/2003; D.G.R. n paragrafo I.B.2): Struttura a carattere comunitario destinata ad accogliere minori, prevalentemente gli adolescenti sottoposti a misure dell Autorità Giudiziaria, anche di sesso ed età diversi (o disabili), privi del necessario supporto familiare o per i quali il nucleo familiare sia temporaneamente o definitivamente contrastante con il piano personalizzato. Essa è finalizzata ad accogliere minori la cui complessità richiede un azione specifica di sostegno e di recupero, anche funzionale all inserimento o al reinserimento scolastico e sociale. Dispone di un massimo di 10 posti, di cui 2 per l emergenza, ed è prevista la presenza di 1 responsabile della struttura e 1 educatore professionale ogni 5 minori. Centro Diurno per Minori (art. 1 e art. 4 L.R. 41/2003; D.G.R. n paragrafo I.B. 4.4.a): servizio polivalente, di sostegno, di socializzazione, di aggregazione o di recupero di tipo aperto, a diverso grado di intensità assistenziale in relazione ai bisogni dell utenza. A seconda della sua tipologia, espleta attività di aggregazione culturale, ricreativa, sportiva, di terapia occupazionale finalizzate all integrazione sociale. La capienza dei locali è in rapporto al numero dei presenti e vanno sempre rispettate le norme di ordine pubblico legate alla sicurezza dei cittadini. La superficie minima complessiva dei locali è di almeno m.q. 2,5 per utente, prevedendo la possibilità di usare questi spazi come laboratori per le attività manuali. Si rivolge a tutti i giovani e gli adolescenti anche con disabilità, e particolarmente, ma non esclusivamente, ai soggetti a rischio di emarginazione. I gruppi sono organizzati in laboratori composti al massimo da 10 minori, mentre la capacità ricettiva è differente a seconda dei flussi di utenza e dello spazio a disposizione. Il servizio è teso ad offrire attività di tipo ricreativo e culturale, ludico-motorio, formativo-informativo e sociale a soggetti in età evolutiva. È prevista la presenza di 1 responsabile e di 1 educatore professionale in ogni laboratorio attivato. 14
16 Esperienza significativa del Distretto A Titolo Progetto: Referenti: Sede: Obiettivi Specifici: Officina delle piccole e grandi imprese Coordinatrice in ambito distrettuale del progetto Concetta Caracciolo Coordinatrice dell Ente gestore Sabrina Olivieri; Osservatorio dei servizi sociali distrettuali Roberta Ciocci; Responsabile del servizio Bianca Maria Evangelisti. Alatri 1) Allestimento di una ludoteca su ogni Comune; 2) Tutela e promozione del gioco come strumento di crescita e maturazione; 3) Prevenzione del disagio nell infanzia; 4) Sostegno alla genitorialità. Caratteristiche Generali Officina delle piccole e grandi imprese è un progetto che prevede l istituzione di ludoteche su ogni Comune del Distretto Socio-Sanitario. È uno spazio polifunzionale rivolto a bambini e ragazzi dove vengono svolte attività ludico-ricreative, educative e culturali. L intervista qualitativa è stata svolta nella Ludoteca di Alatri collocata presso il palazzo sede del Distretto e dei servizi sociali comunali. L ampio salone che ospita la Ludoteca è concepito con degli spazi aperti ma che differenziano gli ambiti di attività: l angolo dei libri, l angolo dei giochi da tavolo, l angolo del laboratorio manuale, ecc.; compresente, in uno spazio attiguo, la Banca del Tempo, progetto comunale di partecipazione attiva della cittadinanza dove, sul principio del baratto, ci si scambiano prestazioni, abilità e saperi; manifesti e cartelloni testimoniano le attività svolte sul territorio. Le pareti della ludoteca sono utilizzate per la mostra dei lavori svolti dai bambini: cartelloni, maschere, disegni ecc., colorano gli spazi rendendo vivace e ricca di curiosità, la visita degli operatori. Il progetto è stato pensato nel da una professionista che all epoca faceva parte dell Ufficio di Piano; originariamente prevedeva non solo le ludoteche ma anche centri polivalenti: spazi per bambini da 0 a 3 anni, centri d aggregazione giovanili, spazi per le famiglie, poi in realtà fu fatto un capitolato con finanziamento dell unico progetto sulle ludoteche. Nell anno di monitoraggio sono attive ben 17 ludoteche poiché oltre alle 15 comunali la città di Alatri ne ospita 3 (una presso il reparto di pediatra dell ospedale S. Benedetto di Alatri). Le caratteristiche delle ludoteche variano a seconda del territorio su cui insistono: ci sono ludoteche aperte tutto l anno e ludoteche aperte soltanto l estate; questo, ci viene spiegato, in relazione alla disponibilità di locali non utilizzabili tutto l anno e in relazione al monte ore inizialmente ripartito in base alla popolazione residente su ciascun Comune; anche i giorni settimanali di apertura sono stati decisi in base al numero di popolazione residente. Target beneficiari Le ludoteche raccolgono su tutto il Distretto intorno a 1900 iscritti, per la frequenza si va da un minimo di 7 ad un massimo di 30 bambini al giorno (la differenza fra la ludoteca meno frequentata e quella più frequentata), c è poi il ricambio stagionale (i bambini che vengono in vacanza durante l estate nei Comuni del Distretto e che si iscrivono per il solo periodo di soggiorno) e un ricambio dovuto all età; la fascia centrale di età, equivalente al target maggiormente frequentante, è quella da 6 a 10 anni, età dopo la quale le responsabili intervistate osservano una diminuzione della partecipazione dovuta all insorgere di esigenze diverse da parte dei ragazzi. 15
17 Accesso-conduzione-operatori Per l accesso al servizio viene utilizzata una modulistica interna composta di foglio di iscrizione, informativa sulla privacy e regolamento di accesso alla ludoteca; viene tenuto un registro delle iscrizioni, un registro delle presenze e delle attività svolte nella ludoteca; dati che vengono poi riportati in relazioni semestrali per il Distretto. Il rapporto previsto fra operatori e bambini è quello di 1 a 10, inoltre sono diversi anni che vengono utilizzati i volontari del servizio civile, che sono di supporto (più o meno su tutte le ludoteche) e non sostituiscono, quindi, gli operatori. Gli operatori hanno tutti il titolo da ludotecario preso con un corso (ci viene anche detto che non c è un corso regionale professionalizzante per i ludotecari); il gruppo è abbastanza variegato, si va da persone con diploma di scuola media inferiore ad alcune persone con la laurea o in procinto di prenderla. Vengono fatte delle verifiche operative ogni quindici giorni oltre gli incontri per pianificazione di attività specifiche (<<adesso che si sta preparando la festa di Carnevale ci si incontra ogni settimana per l organizzazione dell evento>>), nel corso della verifica quindicinale viene redatto un verbale sottoscritto da tutti; questo è il momento segnalato come di confronto del gruppo. Gli operatori fanno riferimento ad una coordinatrice in sostituzione della quale c è poi un operatrice referente. In genere ogni ludoteca è autonoma nella gestione delle attività, legata a capacità personali e inclinazioni degli operatori che vi lavorano; gli esempi riportati sono quelli di ludoteche <<dove attività di laboratorio hanno una prevalenza perché ci sono operatici più predisposte, in altre prevalgono le attività di gioco>>. Si è sempre evitato (da parte del coordinamento) di fare una programmazione <<le programmazioni in genere vengono fatte per attività di gruppo>>; va sottolineato che comunque, ruotando gli operatori fra ludoteche aperte solo d estate e quelle continuative nell arco dell anno, si ha la possibilità di confronto con i colleghi e con le diverse realtà. Collaborazioni-integrazioni C è stata collaborazione da parte dei Comuni che hanno assegnato loro sedi per l allestimento delle ludoteche; chi non aveva locali idonei ha ospitato i bambini nelle scuole prevalentemente e necessariamente, in questo caso, nel periodo estivo. Normalmente all inizio dell anno viene svolto un volantinaggio nelle Scuole del Distretto, ma viene ribadito che c è sempre una parte della popolazione che non sa della presenza del servizio. Dalla ASL sono arrivate richieste d inserimento di bambini seguiti da loro e questa ci viene segnalata come pratica comune. Dunque, avviene un processo di integrazione con bambini portatori di handicap; in questi casi, cioè quando i bambini hanno delle difficoltà particolari, si richiede sempre la presenza di un adulto (per l assistenza di base, per le autonomie o per altre particolari situazioni su handicap gravi) perché la ludoteca non può prevedere un rapporto 1 a 1 (operatore-bambino). Rapporti con il tessuto locale Da 2 anni nell ambito del progetto viene svolta un attività che prende il nome di mercatino delle ludoteche fatto dai bambini per i bambini. Durante i mesi che precedono il mercatino si realizzano prodotti in laboratorio. Il giorno del mercatino ai bambini vengono date delle monete (carta colorata) chiamate euro-ludo e ogni bambino spende e baratta, i bambini comprano e vendono le cose fatte da loro. Il primo anno è stata ospite la ludoteca di Frosinone, Acuna Matata; sono state fatte attività insieme anche negli anni precedenti poiché c è la conoscenza diretta della cooperativa che gestisce la ludoteca. A giugno del primo anno il mercatino è stato fatto a Paliano a giugno 16
18 dello scorso anno ad Acuto ed hanno partecipato sia la ludoteca di Frosinone che quella di Strangolagalli entrambe del Distretto B. <<I bambini sono venuti con gli scuolabus, sono venuti i familiari ed è stato un momento piacevole>>. La manifestazione è stata preceduta da diversi incontri con gli operatori per organizzare le attività, cioè <<tutto un lavoro di conoscenza e di comunicazione. Quando poi si sta in piazza e all aperto cambia tantissimo il modo di lavorare, non tutti hanno la prontezza e la conoscenza, quindi anche quello è un momento molto importante di crescita sul lavoro. Sono momenti che potrebbero essere poco significativi, ma in realtà non lo sono perché c è partecipazione di alcuni comuni e di alcuni distretti>>. Elemento qualitativo L elemento qualitativo segnalato nel corso dell intervista è relativo alla capacità di creare occasioni di confronto e condivisione di obiettivi che muovono le persone e i servizi. <<Il minore che viene inserito è un conto, un conto è che s integra il servizio e s inizia a parlare tra gli operatori quindi cominciamo a prendere un percorso condiviso. La festa della Befana è stata veramente un gioco prima di tutto tra gli operatori e poi tra i bambini. Però è stato un grosso momento di condivisione dove uno effettivamente ha iniziato a parlare con l ente gestore, con gli operatori, con i comuni, con gli operatori del distretto, perché fino a quando uno crede che c è il gruppo che pensa ed è intelligente ed il gruppo che esegue, non si raggiunge nessun tipo d obiettivo poiché c è una competizione di fondo che non ha ragione di esistere. La costruzione della rete va fatta con l uncinetto a cominciare dai primi punti per creare un discorso di comunicazione dove non ci può stare un servizio arroccato che decide e l altro che esegue anche perché spesso e volentieri grosse professionalità si trovano dall una e dall altra parte ma così rimangono inespresse>>. Caso significativo: La Terza Operatrice Il caso <<riguarda sempre l integrazione sulla rete ed è sembrato molto importante poiché in questa ludoteca c era una persona adulta, una paziente psichiatrica che era stata inserita nella ludoteca per stare con gli educatori e occuparsi dei bambini. E stata un esperienza felice e questo ci dice un paio di cose: uno, quanto sia importante l integrazione con l altro e come sia possibile far fare esperienza anche a persone che non potrebbero o che non avrebbero la capacità di fare un lavoro di questo tipo perché sono malate, ma ciò non è vero, perché chiaramente aiutate anche loro possono dare molto>>. L inserimento nell arco di due anni ha contribuito al cambiamento dei comportamenti della persona tanto che la ASL ha ritenuto opportuno affidarle il ruolo di terza operatrice della ludoteca; <<in effetti, è diventata la terza operatrice perché anche per i bambini è un viso conosciuto, un punto di riferimento. È stata una grande idea>>. 17
19 Esperienza significativa del Distretto B Titolo Progetto: Referenti: Sede: Obiettivi Specifici: Centro Socio-Educativo per minori e disabili con Gruppo Appartamento (CSI Centro Sociale Integrato) Responsabile del progetto, Comune servizi alla persona Sandra Calafiore; Coordinatrice Anna Maria Teoli Frosinone 1) Offrire ospitalità diurna e residenziale e prestazione professionale qualificata; 2) Ricreare un ambiente di vita adeguato alla crescita individuale; 3) Garantire l inserimento scolastico e il conseguimento del titolo di studio/avviamento al lavoro; 4) Offrire assistenza e accudimento della persona e sollievo alla famiglia; 5) Educare all autonomia individuale. Caratteristiche Generali Il Centro Socio-Educativo per minori e disabili con Gruppo Appartamento è un unico progetto che articola tre tipologie di strutture e servizi. Il Centro socio-educativo è una struttura di tipo diurno, di sostegno, socializzazione, aggregazione e recupero, rivolto a soggetti minori in età evolutiva. L obiettivo primario è il recupero comportamentale e sociale complessivo, attraverso attività socioeducative che privilegiano l uso delle risorse del territorio. Una sezione del Centro è destinata a utenti disabili. Il Gruppo Appartamento è una struttura residenziale rivolta a minori appartenenti a nuclei familiari con comportamenti problematici e a rischio di emarginazione, nonché in tutela al servizio sociale e/o segnalati dall autorità giudiziaria. L intervista qualitativa si è svolta all interno del Gruppo Appartamento privilegiando le caratteristiche di questa struttura sui due centri socio-educativi. La visita effettuata presso il Gruppo Appartamento ci ha consentito di osservare un abitazione composta da un appartamento al 2 piano di un piccolo stabile, più un mansardato ossia un piccolo appartamento utilizzato per le emergenze familiari (ingresso di madri con figli). Le stanze da letto sono 3, c è poi quella dell operatore; cartelli sulle porte indicano la sistemazione del gruppo per stanze. C è un grande spazio comune, la sala da pranzo, con un cartellone alle pareti che da un lato ricorda le regole e dall altro scandisce il ritmo degli impegni giornalieri. All esterno c è un ampio spazio verde che ci dicono essere molto fiorito nella buona stagione, con tavolino e sedie e un barbecue (gli operatori ci raccontano di feste dei ragazzi del Gruppo Appartamento che si sono svolte lì). All interno ci viene mostrato qualche piccolo o meno piccolo, danno di tipo casalingo procurato da ragazzi più irrequieti (tipo: carta da parati strappata, lampadari rotti, mobiletto del bagno con assi spaccate), ma questi piccoli danneggiamenti, piuttosto ciclici, nulla levano alla dignità dell abitazione e all atmosfera familiare che vi si respira. I referenti dell esperienza ci spiegano che il progetto nasce con l assistenza domiciliare attivata già a partire dal 1986, assistenza domiciliare rivolta ai minori, quindi ai nuclei familiari dei minori. Tra il 18
20 1990 e il 1991 viene avviata, partendo dalla assistenza domiciliare, una sperimentazione sul diurno dopo aver ottenuto uno spazio dal Comune di Frosinone, una ex scuola elementare. Nel 1993 si ottiene l istituzione dell area CSI Centro Sociale Integrato con interventi sui disabili e interventi sui minori nelle fasce pomeridiane. Con l emanazione della legge 285/97 si è attivata anche l area residenziale nel servizio potenziando anche l area già esistente ossia quella diurna. Target beneficiari All interno del Gruppo Appartamento si cerca di non creare gruppi omogenei per età dato che l esperienza passata ha dimostrato che i gruppi omogenei <<fanno banda, si alleano contro l adulto e configgono fra di loro per la dinamica del capo e del sottocapo, dell eroe e dell antieroe>>, si è cercato quindi di impostare gruppi residenti nell appartamento di diverse età per ricreare una situazione più possibilmente simile a quella di un nucleo familiare. Oggi esiste questo tipo di classificazione: piccoli, medi e adolescenti. Piccoli vuol dire dai 6 ai 9 anni, medi dai 10 ai 12 anni e adolescenti dai 12 anni in poi, naturalmente, maschi e femmine. <<Devo dire, che questo ha allentato molte tensioni; oggi abbiamo qui una ragazza di 18 anni che consideriamo ancora adolescente, i suoi 2 fratelli di 14 e di 15 anni; c è Giorgia e Lorenzo, lei ha 12 anni e Lorenzo 9 anni, e gli altri 3 fratelli di 10 anni, 8 anni e 3 anni, e fino al mese scorso avevamo una bambina di 12 mesi che è nata proprio qua>>. Oggi nel Centro Sociale Integrato - area disabili ci sono 28 disabili non più minori: <<la riabilitazione di tipo psicologico, psichiatrico è molto relativa perché quasi tutti hanno una grave insufficienza mentale, sono pochissimi quelli che hanno solo una disabilità fisica Sono abituati a stare nel nostro centro, sono molto capaci di socializzare, non stanno chiusi dentro casa ad urlare e a prendere medicine per essere sedati >>. Con l apertura del Centro Sociale Integrato si è diminuito il numero degli assistiti (dall assistenza domiciliare alla sperimentazione del diurno), compiendo la scelta di potenziare gli interventi sui casi più problematici, <<abbiamo fatto la scelta di favorire chi ha più problemi, non lo so se è giusta o se è sbagliata però abbiamo ritenuto questa una priorità; su questi ragazzi noi abbiamo un progetto individualizzato che comporta tutte le aree di intervento e di frequentazione che questi ragazzi hanno, quindi la scuola, quindi la parte sanitaria, quindi la famiglia, anche addirittura, attività libere di territorio ecc. noi avevamo questi ragazzi tre, quattro volte a settimana di pomeriggio al centro, all inizio facevamo attività prevalentemente di laboratorio, si faceva teatro cioè tutta una serie di tecniche che sostituivano il rifiuto di questi ragazzi allo studio normale, però i compiti, la parte della scuola, l abbiamo ritenuta e la riteniamo un fatto prioritario da noi ci venivano, a scuola non ci andavano; questo problema l abbiamo in qualche modo, dovuto affrontare. Uno per uno abbiamo formulato dei progetti proprio per il recupero scolastico, il vantaggio è che noi siamo il Comune >>. Accesso-conduzione-operatori Nell area residenziale vengono accolti i minori assistiti dal servizio sociale: <<competenza istituzionale dei Comuni che sono referenti della legge per il Tribunali dei Minori, per il Ministero di Grazia e Giustizia, per l Autorità Giudiziaria in genere e del Giudice Tutelare come referente per l affidamento e la tutela dei minori in situazione di rischio; quindi la maggior parte sono proprio affidati o dati in tutela al Sindaco che chiaramente delega un operatore del servizio che segue la vicenda tecnicamente, professionalmente e una buona parte, un ulteriore numero di ragazzi, ci vengono segnalati o dalla scuola o dal servizio sociale>>. La legge prevede per il Gruppo Appartamento un numero di 8 minori più 2 emergenze, <<quindi in totale 10, che è tanto! Fino a 6 sembra l ideale, però le spese per 6 o per 8 sono le stesse>>, 19
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