La gestione dei rischi nelle banche

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1 La gestione dei rischi nelle banche ECONOMIA DEGLI INTERMEDIARI FINANZIARI I RISCHI BANCARI 1. Rischi di controparte Rischio di credito Rischio di regolamento 2. Rischi di mercato Rischio di interesse Rischio di cambio Rischio di prezzo 3. Rischi operativi 4. Rischi di variazione del livello generale dei prezzi Jacopo Mattei - Economia degli Intermediari Finanziari 2 Jacopo Mattei - anno accademico 2016/2017 1

2 LA GESTIONE BANCARIA E I RISCHI La gestione delle istituzioni finanziarie: si svolge in un contesto di incertezza ed è strettamente connessa alla gestione dei rischi, è strutturalmente esposta alla volatilità dei tassi di interesse, alla volatilità dei tassi di cambio, alla volatilità dei prezzi di mercato dei titoli, alla potenziale insolvenza delle controparti è soggetta alla possibilità di perdite o danni dalla manifestazione dei rischi operativi Pertanto esiste una regolamentazione che si preoccupa di fissare limiti ai rischi che una banca può assumere, con il presupposto che vi sia un interesse generale alla stabilità delle banche e dei sistemi finanziari (dato che fallimenti di singole istituzioni finanziarie o crisi di sistema possono avere costi sociali altissimi). Jacopo Mattei - Economia degli Intermediari Finanziari 3 IL RISCHIO DI CREDITO Il credito è il core business della banca, il relativo rischio è la componente principale dei rischi. Le banche devono valutare la solvibilità dei debitori in modo da assicurarsi che i crediti concessi siano rimborsati. Ai fini della valutazione del rischio di credito è necessario considerare la condizione tipica (incertezza e asimmetria informativa) della attività finanziaria. La qualità del processo di valutazione del credito è rilevante per Le performance della banca: minimizza le perdite su crediti L efficienza allocativa: le risorse scarse vengono destinate agli investimenti più produttivi Jacopo Mattei - Economia degli Intermediari Finanziari 4 Jacopo Mattei - anno accademico 2016/2017 2

3 IL RISCHIO DI CREDITO ( segue) Selezione ex-ante: Le banche devono valutare la qualità dei richiedenti credito A tal fine, si ricorre a processi di analisi più o meno complessi, basati su dati quantitativi e su informazioni qualitative In parte, l informazione può derivare da relazioni di lungo termine con la clientela Dati e informazioni possono alimentare veri e propri modelli di rating che stimano la probabilità di insolvenza del debitore Monitoraggio ex-post Una volta concesso il credito la banca deve gestire la relazione per la durata del contratto In particolare è necessario monitorare i comportamenti del debitore, per evitare manifestazioni di azzardo morale Jacopo Mattei - Economia degli Intermediari Finanziari 5 IL RISCHIO DI CREDITO ( segue) Il processo di valutazione è quindi alla base delle decisioni di assunzione dei rischi di credito La conclusione del processo ha due soluzioni possibili Concedere il credito Rifiutare il credito In realtà, spesso, la decisione di concedere il credito è più articolata Al fine di gestire l esposizione al rischio, la banca può Adottare misure di mitigazione del rischio Garanzie (collaterals) Saldi minimi di compensazione Covenants Razionare il credito, ovvero concedere credito per un importo inferiore a quello richiesto Jacopo Mattei - Economia degli Intermediari Finanziari 6 Jacopo Mattei - anno accademico 2016/2017 3

4 LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO DI CREDITO Il rischio di credito può essere valutato in termini probabilistici, arrivando alla determinazione della perdita attesa (EL) e della perdita inattesa (UL). Mentre la seconda dipende dai parametri della distribuzione di probabilità stimata, la prima può essere valutata in funzione di: Probabilità di insolvenza del debitore (PD); Perdita in caso di insolvenza (LGD); Esposizione al momento dell insolvenza (EAD). In particolare risulta: EL=PD*LGD*EAD Jacopo Mattei - Economia degli Intermediari Finanziari 7 LA GESTIONE DEL RISCHIO DI INTERESSE La variabilità dei tassi di mercato si ripercuote in modo diretto sul bilancio della banca e influenza la sua redditività. Il processo di gestione del rischio di interesse implica di: Identificare e misurare, all interno del bilancio, quali poste dell attivo e del passivo sono sensibili alle variazioni dei tassi di mercato Valutarne l impatto economico a fronte dei diversi scenari possibili Decidere come gestire il rischio (eliminare, coprire, tenere) L esposizione al rischio di interesse, cioè la sensibilità di attivo/passivo ai tassi di mercato, dipende: Dalle forme contrattuali: scadenze e regime di definizione dei tassi (fisso o variabile) Dal mix con cui le diverse forme entrano nell attivo e passivo Jacopo Mattei - Economia degli Intermediari Finanziari 8 Jacopo Mattei - anno accademico 2016/2017 4

5 segue: IL MATURITY GAP L analisi dei gap è una delle metodologie utilizzate per valutare la esposizione della redditività di una banca alle variazioni dei tassi di interesse di mercato GAP= AST- PST dove AST= Attività sensibili ai tassi PST= Passività sensibili ai tassi Naturalmente va definita la scadenza che si assume come confine tra sensibile e non sensibile : (12 mesi, ad esempio) Moltiplicando poi il GAP per la variazione dei tassi di interesse, evidenziamo l impatto della variazione stessa sui redditi della banca: I= GAP * i dove: I rappresenta la variazione dei redditi della banca e i rappresenta, invece, la variazione dei tassi di interesse Jacopo Mattei - Economia degli Intermediari Finanziari 9 IL MATURITY GAP: VANTAGGI E LIMITI ATTIVO Il vantaggio è che il metodo è estremamente semplice In realtà, è anche molto approssimato Una delle ragioni è che classifica attivo e passivo in due macro classi: sensibili e non sensibili Ciò non segnala la effettiva distribuzione di scadenze Esempio: PASSIVO Entro 12 m 100 Entro 12 m 200 Tra 1 e 2 a 100 Tra 1 e 2 a 200 Tra 2 e 3 a 100 Tra 2 e 3 a 100 Tra 3 e 4 a 100 ATTIVO PASSIVO Entro 12 m 50 Entro 12 m 150 Tra 1 e 2 a 450 Tra 3 e 4 a 350 Supponiamo che i tassi di mercato siano destinati a diminuire: entrambi a casi hanno Gap -100, quindi ugualmente in posizione per trarre vantaggio. Ma oltre i 12 mesi? Il secondo caso appare molto esposto. Jacopo Mattei - Economia degli Intermediari Finanziari 10 Jacopo Mattei - anno accademico 2016/2017 5

6 IL MATURITY GAP: LIMITI In primo luogo c è una ipotesi irrealistica la pendenza della yield curve non cambia, ovvero il livello dei tassi di interesse varia nello stesso modo su tutte le scadenze In secondo luogo, l analisi si basa su stime degli attivi e passivi da classificare sensibili e non sensibili: Nel caso dei mutui, nonostante la lunga durata contrattuale, è necessario tener conto delle clausole di rimborso anticipato Nel caso dei depositi a vista, formalmente sensibili, l esperienza dice che c è una base stabile (non sensibile) e dunque? Le applicazioni sono meno semplici di quanto appaia le banche utilizzano, comunque, metodi più complessi per stimare il rischio sui tassi (per esempio metodo del VaR) Jacopo Mattei - Economia degli Intermediari Finanziari 11 IL MATURITY GAP: STRATEGIE DI GESTIONE 1. Una volta che l istituzione finanziaria ha previsto un certo scenario e ha calcolato gli impatti su: Redditività Valore del capitale netto 2. Si tratta di prendere le decisioni gestionali 3. In linea generale, le opzioni aperte sono due: ridurre il GAP per immunizzare il bilancio, agendo sul bilancio stesso, modificando l equilibrio sensibili/non sensibili utilizzare i contratti di copertura (con strumenti derivati, ad esempio), in modo da ridurre l impatto delle variazione dei tassi di interesse senza agire sulla composizione attivo/passivo Jacopo Mattei - Economia degli Intermediari Finanziari 12 Jacopo Mattei - anno accademico 2016/2017 6

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