Giustizia & Sentenze Il commento alle principali sentenze

Transcript

1 Giustizia & Sentenze Il commento alle principali sentenze N Contabilità rubata dopo il fallimento: condanna per l amministratore La denuncia di furto può evitare la condanna solo quando è credibile Categoria: Contenzioso Sottocategoria: Varie A cura di Paola Mauro Rischia di essere condannato per il reato di bancarotta fraudolenta documentale per la distruzione/sottrazione post-fallimentare, ex art. 216 co. 2 L. fall., l amministratore unico della società fallita che denuncia il furto dei libri e delle altre scritture contabili a ridosso dell audizione da parte del Curatore. È quanto emerge da una recente sentenza della Quinta Sezione Penale della Corte di Cassazione. Premessa Rischia di essere condannato per il reato di bancarotta fraudolenta documentale per la distruzione/sottrazione post-fallimentare, ex art. 216 co. 2 L. fall., l amministratore unico della società fallita che denuncia il furto dei libri e delle alle altre scritture contabili a ridosso dell audizione da parte del Curatore. È quanto emerge dalla sentenza n /17 della Quinta Sezione Penale della Corte di Cassazione. Inquadramento normativo L ipotesi di bancarotta fraudolenta documentale mediante distruzione/sottrazione postfallimentare è prevista dal comma 2 dell articolo 216 del R.D. n. 267 del 1942, in base al quale è punito con la reclusione da tre a dieci anni l imprenditore dichiarato fallito che, 1

2 durante la procedura fallimentare, ha sottratto o distrutto i libri o le altre scritture contabili. Il reato è configurabile anche in capo agli amministratori, stante il rinvio nell articolo 223 L. fall. all articolo 216 della stessa legge (bancarotta c.d. impropria ). Nel caso in cui il danno patrimoniale cagionato sia di rilevante gravità, la pena è aumentata fino alla metà, mentre è ridotta fino al terzo, se si tratta di un danno patrimoniale di speciale tenuità (art. 219 L. fall.). Salve le altre pene accessorie di cui al Codice penale (Capo III, Titolo II, Libro I), la condanna per il delitto in questione comporta l inabilitazione all esercizio di un impresa commerciale e l incapacità a esercitare uffici direttivi presso qualsiasi impresa per la durata di dieci anni. Durata pene accessorie Secondo l orientamento prevalente della giurisprudenza di legittimità, nel reato di bancarotta fraudolenta è inapplicabile l articolo 37 del Codice penale che reca il principio dell uniformità temporale tra pena accessoria e pena principale perché la pena accessoria che consegue alla condanna per fatti di bancarotta fraudolenta è indicata in misura fissa e inderogabile dal Legislatore nella durata di dieci anni e quindi a prescindere dalla durata della pena principale. Perciò dieci anni non può essere considerata quale durata massima delle pene accessorie, da commisurarsi di volta in volta a quella della pena principale inflitta (vedi Cass. n /2016; n. 796/2013; n /2012; n. 269/2010; n /2010). Bancarotta impropria con aggravante La giurisprudenza di legittimità ritiene che l aggravante del danno patrimoniale di rilevante gravità possa scattare anche con riguardo alla bancarotta impropria, sebbene manchi un rinvio esplicito all articolo 219 della legge fallimentare da parte dell articolo 223 della stessa legge. Secondo i giudici di legittimità, il Legislatore ha posto su un piano paritario la bancarotta propria e quella impropria, sicché non vi sarebbe ragione di differenziare la disciplina sanzionatoria. In ogni caso un rinvio tra fattispecie propria e impropria esiste, in quanto le pene applicabili alla seconda devono essere determinate con riferimento alla prima, e non solo per quanto riguarda i minimi e massimi edittali, bensì anche considerando le attenuanti e le aggravanti speciali. Pertanto, il rinvio alla determinazione della pena deve ritenersi integrale ed è basato sul presupposto dell identità oggettiva delle condotte (v. Cass. n /2013). Bancarotta doppia. Attenuante se il danno è lieve Si segnala, infine, la sentenza n /2016 della Suprema Corte, dalla quale emerge che la contemporanea sussistenza di due ipotesi di bancarotta, distrattiva e 2

3 documentale, non è ostativa allo sconto di pena ex art. 219 co. 3 L. fall. (danno patrimoniale di speciale tenuità). Cassazione Sezione Quinta Penale sentenza n del 28/02/2017 Il caso Gli Ermellini hanno respinto il ricorso proposto dall amministratore unico di una S.R.L., dichiarata fallita, che, a ridosso dell audizione da parte del Curatore, ha denunciato il furto della contabilità in aeroporto. A causa della mancata dimostrazione della veridicità dell evento fortuito denunciato dall imputato dopo la dichiarazione di fallimento, i giudici hanno ritenuto configurato il reato di bancarotta fraudolenta documentale per distruzione/sottrazione postfallimentare, di cui al comma 2 dell articolo 216 del R.D. 267/1942 (L. fall.). La tesi della difesa La difesa ha sostenuto che la contabilità era stata oggetto di un furto avvenuto presso uno scalo aeroportuale e che il Curatore, nella sua deposizione, non aveva narrato circostanze tali da far ritenere la predeterminazione e l intenzionalità della condotta in pregiudizio dei creditori sociali; anzi, aveva riferito della presentazione del fallito presso il suo Studio senza alcuna riserva, escludendo altre situazioni problematiche o distrazioni patrimoniali nel fallimento in questione e la sussistenza di attività che avessero residuato debiti. Alla luce di ciò, secondo l imputato, la condotta contestata non poteva certamente integrare il reato di bancarotta fraudolenta. Ebbene, la Suprema Corte ha ritenuto infondato il ricorso, e di conseguenza ha confermato la condanna dell imprenditore alla pena di 2 anni di reclusione per aver sottratto e distrutto i libri e le altre scritture contabili della società fallita. Conferma della condanna La sentenza impugnata sostiene che la norma incriminatrice (art. 216 L. fall.) richiede l'intento di recare pregiudizio ai creditori. Questo fine, a avviso degli Ermellini, è stato accertato in modo del tutto lineare dalla Corte d Appello di Milano sulla base del comportamento rivelatore tenuto dall'amministratore unico, che, proprio a ridosso dell'audizione da parte del Curatore, aveva presentato una denuncia di furto, ritenuta falsa, assumendo inverosimilmente di aver portato con sé la documentazione in aeroporto dove avveniva un borseggio da parte di ignoti. 3

4 La circostanza del furto in aeroporto è stata ritenuta del tutto inverosimile dai giudici del merito in assenza di una ragionevole spiegazione del perché la documentazione, anziché trovarsi dal commercialista presso la sede sociale, fosse stata portata in un borsone in uno scalo aereo. Inoltre anche la denuncia era incompleta poiché non faceva menzione dei libri sociali, parimenti non consegnati. Ad avviso della Suprema Corte, la valutazione del giudice del merito non soffre del vizio di motivazione denunciato dall imputato, che avrebbe dovuto dimostrare la mancanza, la contraddittorietà o l illogicità manifesta della motivazione, oppure denunciarne in modo puntuale e specifico la contraddittorietà estrinseca con altri atti del processo specificamente indicati nei motivi di gravame. Tuttavia i Supremi Giudici osservano, per completezza, come sia stata superflua la motivazione addotta dalla Corte d Appello in ordine al dolo specifico richiesto dall'articolo 216, comma 1, n. 2, L. fall., poiché nella specie si verte in tema di bancarotta fraudolenta documentale per distruzione/sottrazione postfallimentare, di cui al comma 2 dell'art. 216 legge fall., equiparata quoad poenam ai reati di cui al comma 1 dello stesso articolo. Il citato comma 2 affermano gli Ermellini non richiede il dolo specifico in capo all'imprenditore che distrugge o sottrae la documentazione dell'impresa in un momento in cui l'interesse alla loro acquisizione per la ricostruzione della vita contabile dell'impresa è ormai conclamato. In conclusione, la Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso. L imputato è stato condannato al pagamento delle spese del procedimento e della somma di euro a favore della Cassa delle ammende. Nel caso di specie la condotta di sottrazione/distruzione della documentazione contabile è avvenuta il 23 gennaio 2006, mentre la dichiarazione di fallimento risale al 12 gennaio In presenza di una sottrazione o distruzione di contabilità dopo la dichiarazione di fallimento si configura l'ipotesi di reato di cui al comma 2 dell'art. 216 L. fall. che non richiede il dolo specifico in capo all imprenditore, invece richiesto dal comma 1, n. 2. 4

5 Art Bancarotta fraudolenta 1.È punito con la reclusione da tre a dieci anni, se è dichiarato fallito, l'imprenditore, che: 1) ha distratto, occultato, dissimulato, distrutto o dissipato in tutto o in parte i suoi beni ovvero, allo scopo di recare pregiudizio ai creditori, ha esposto o riconosciuto passività inesistenti; 2) ha sottratto, distrutto o falsificato, in tutto o in parte, con lo scopo di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto o di recare pregiudizi ai creditori, i libri o le altre scritture contabili o li ha tenuti in guisa da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio o del movimento degli affari. 2.La stessa pena si applica all'imprenditore, dichiarato fallito, che, durante la procedura fallimentare, commette alcuno dei fatti preveduti dal n. 1 del comma precedente ovvero sottrae, distrugge o falsifica i libri o le altre scritture contabili. 3.È punito con la reclusione da uno a cinque anni il fallito, che, prima o durante la procedura fallimentare, a scopo di favorire, a danno dei creditori, taluno di essi, esegue pagamenti o simula titoli di prelazione. 4.Salve le altre pene accessorie, di cui al capo III, titolo II, libro I del codice penale, la condanna per uno dei fatti previsti nel presente articolo importa per la durata di dieci anni l'inabilitazione all'esercizio di una impresa commerciale e l'incapacità per la stessa durata ad esercitare uffici direttivi presso qualsiasi impresa. Riferimenti normativi e giurisprudenziali REGIO DECRETO 16/03/1942 n. 267 e succ. mod. - Artt. 216, comma 2, 219, 223; Cass. Sez. V pen. n /2017; Cass. Sez. V pen. n /2016; Cass. Sez. V pen. n.10180/2013; Cass. Sez. V pen. n / Riproduzione riservata - 5