STORIA DELL INFORMATICA IN ITALIA

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1 STORIA DELL INFORMATICA IN ITALIA Alba Amato L anno zero dell informatica L'avvento del computer in Italia si può far risalire al 1954, anno in cui in quattro città italiane si cercò di recuperare i ritardi accumulati negli anni precedenti nel settore dell'informatica. Nacquero, quasi contemporaneamente, quattro progetti: a Milano fu acquistata la CRC 102A dal Centro di Calcoli Numerici presso il Politecnico; a Roma fu acquistata dall'istituto Nazionale per le Applicazioni del Calcolo del CNR una MARK I* della ditta inglese Ferranti (nota poi come FINAC); a Pisa, presso l Università, fu attivato il progetto per la costruzione in loco della prima calcolatrice elettronica scientifica italiana: Ia Calcolatrice Elettronica Pisana(C.E.P.). ad Ivrea l'olivetti S.p.A. decise di creare un Laboratorio di Ricerche Elettroniche, col mandato di progettare una calcolatrice elettronica commerciale, che prese successivamente il nome di ELEA 9003; 1

2 CRC 102A Fu il primo elaboratore elettronico in assoluto ad entrare in funzione sul territorio italiano Destinato al Centro di Calcoli Numerici del Politecnico di Milano, fu inserita dal rettore Paolo Cassinis nella lista delle apparecchiature utili per l'attività del Politecnico sfruttando il lancio dell E.R.P. (Piano Marshall) Acquistata dalla Computer Research Corporation (C.R.C.), per circa $ Luigi Dadda, anch'egli del Politecnico di Milano, si recò negli Stati Uniti per partecipare alla costruzione della CRC 102A, in modo tale che potesse apprendere le nozioni relative al funzionamento e alla sua programmazione L'uso della CRC 102A fu concesso, così come previsto dalla richiesta all'e.r.p., anche agli utenti esterni al Politecnico La CRC 102A impiega come memoria un moderno tamburo magnetico che aumenta notevolmente le sue prestazioni: il tempo che intercorre tra un guasto e l'altro, infatti, è superiore alle tre-quattro ore. CRC 102A Composta da oltre 6000 diodi a semiconduttore, eseguiva 70 istruzioni al secondo Unità centrale con memoria a tamburo magnetico con capacità di 1024 parole da 42 bit 2

3 FINAC Mario Picone, matematico napoletano che fondò nel 1927 l Istituto di Calcolo Numerico dell Università di Napoli, trasferito a Roma nel 1932 diede vita all I.N.A.C. (Istituto Nazionale per le Applicazioni del Calcolo) la cui eccellenza fu determinante per vincere nel 1951 la competizione internazionale per l assegnazione della sede dell ICC (International Computation Centre); La MARK I*, ribattezzata successivamente FINAC (Ferranti-I.N.A.C.), arrivò a Roma nel dicembre del 1954, accompagnata da due periti ed un ingegnere della Ferranti, che in collaborazione con Giorgio Sacerdoti giovane ricercatore dell'i.n.a.c. impiegarono sei mesi per installarla presso la sede del CNR,; La FINAC fu messa a disposizione anche degli utenti esterni e impiegò diversi giorni di continuo lavoro per risolvere un sistema lineare di circa 400 equazioni. Questo calcolo fu richiesto al fine di verificare la stabilità della diga del Vajont che, in effetti, resse anche al tremendo urto causato dall'onda gigantesca che, generata nel lago dalla frana del monte Toc, che la superò inondando la valle sottostante e causando la tragedia che noi tutti conosciamo. FINAC E.A. C.B. P.E. G.G. M.P. Computer FINAC (Ferranti - INAC) al CNR di Roma. Inaugurazione FINAC: il presidente della repubblica Giovanni Gronchi con Mauro Picone. Alcuni collaboratori: Enzo Aparo, Corrado Böhm, Paolo Ercoli. 3

4 C.E.P. L'Università di Pisa si ritrovò con una ingente somma di danaro (120 milioni di lire), stanziata dai Comuni e dalle Province di Pisa, Lucca e Livorno che originariamente doveva servire per la costruzione dell'elettrosincrotrone nazionale (progettato nell'istituto di Fisica dell'università di Pisa), ma le maggiori garanzie offerte dall'università di Roma fecero sì che l'elettrosincrotrone fosse costruito a Frascati Si fece allora una scelta coraggiosa e innovativa: costruire un computer o meglio, una macchina calcolatrice elettronica. Già se ne parlava, ma l autorevole suggerimento del premio Nobel Enrico Fermi risultò decisivo. Poiché la somma offerta dalle Province e dai Comuni non fu ritenuta sufficiente per l'intera copertura finanziaria dell'operazione, fu chiesto l'interessamento a diversi dirigenti di istituti di ricerca e di società private. Tra le persone interpellate due risposero prontamente all'appello lanciato dall'università di Pisa: il Professor Gilberto Bernardini, direttore dell'istituto Nazionale di Fisica Nucleare (I.N.F.N.), e l'ingegnere Adriano Olivetti, Presidente dell'omonima società. C.E.P. 4

5 C.E.P. Per la realizzazione della calcolatrice fu istituito presso l'università di Pisa il Centro Studi sulle Calcolatrici Elettroniche (C.S.C.E.), il primo centro italiano del suo genere, guidato da un comitato costituito dai Professori Marcello Conversi, Alessandro Faedo e Ugo Tiberio. Il programma di lavoro si articolò, in due fasi: la prima fase, della durata di due anni, che fu dedicata alla progettazione e alla costruzione di un prototipo dalle prestazioni ridotte (da cui il nome di Macchina Ridotta), ma che permise tuttavia la verifica dei criteri generali di progettazione adottati e la messa a punto di vari dettagli tecnici, la seconda fase, in cui i ricercatori del C.S.C.E. si dedicarono completamente a quella che fu la prima calcolatrice elettronica digitale, di carattere scientifico, interamente progettata e costruita in Italia e che passò alla storia col nome di Calcolatrice Elettronica Pisana (C.E.P.). C.E.P. CEP: Macchina Ridotta (1958) 5

6 C.E.P. CEP: Macchina completa, tecnologia a valvole t.i. (1961). (Museo degli strumenti di calcolo -Pisa) C.E.P. La questione più complicata, che il comitato direttivo dovette risolvere durante la prima fase, fu quella legata alla scelta dei progettisti. La linea scelta fu vincente: si pensò di suddividere le persone incaricate alla costruzione in due gruppi, uno comprendente ingegneri interessati al campo dell'elettronica e l altro rappresentato da fisici (specialmente quelli teorici) e matematici: tutti, comunque, provenienti da Università italiane. La tecnologia sviluppata dal CSCE, la matrice logica di sequenza, fu una soluzione del tutto originale. Infatti riconfigurando la matrice, la CEP poteva all occorrenza trasformarsi in una macchina diversa; I bit della matrice erano costituiti da piccoli cilindri di ferrite e, per spostarli comodamente tenendoli però infissi ai sostegni, si usò la gomma pane per cancellare; La memoria centrale della CEP, a nuclei di ferrite, era organizzata a parole di 36 bit, con capacità di 8 kparole, associata a una memoria di massa (tamburo magnetico) di capacità doppia; la CEP definitiva fu dotata anche di unità a nastro magnetico 6

7 ELEA Nel 1954, Adriano Olivetti fiutò nel progetto-c.e.p., un'occasione per specializzare ingegneri e tecnici alle sue dipendenze. In cambio avrebbe offerto all'ateneo pisano non solo contributi economici, ma anche il supporto di persone da assumere a cura della propria azienda; Il primo passo operativo fu l assunzione di Mario Tchou a cui fu affidato il compito di selezionare e di dirigere il gruppo di giovani ingegneri e fisici che dettero vita al laboratorio di ricerche elettroniche, ospitato in un primo tempo dall istituto di fisica dell università e insediato poi (inizio del 1956) a Barbaricina, un sobborgo di Pisa; Tchou faceva la spola con Roma per consultarsi con Giorgio Sacerdoti, fintanto che questi lavorò all INAC, sull architettura generale del computer. Chiarite le idee, vennero assegnate mansioni più precise riguardanti i sottosistemi che nella primavera del 1957 furono completi e pronti per l assemblaggio; Nel frattempo era, però, intervenuta una innovazione dirompente: il transistor. Tchou insistette con i vertici aziendali per adottare la nuova tecnologia anche a rischio di rallentare il progetto pur di uscire sul mercato con un prodotto di assoluta avanguardia. ELEA Mentre il prototipo a valvole termoioniche veniva completato (fu la macchina zero, poi installata nella sede centrale di Ivrea per automatizzare la gestione del magazzino) il prototipo transistorizzato fu portato a termine rapidamente, grazie anche alla concezione modulare del progetto, e installato presso la direzione commerciale di via Clerici a Milano per essere utilizzato come sistema dimostrativo per i clienti e per lo sviluppo di software; Il primo esemplare della versione prodotta industrialmente, l ELEA 9003, fu acquistato dalla Marzotto alla fine del 1959 e installato l anno seguente nei suoi stabilimenti tessili di Valdagno. Oltre a essere il primo elaboratore completamente transistorizzato, l ELEA 9003 introduceva una tecnica simile a quella degli interrupt che disimpegnava l unità centrale dalle operazioni di ingresso/uscita consentendo la multiprogrammazione fino a tre livelli; Inoltre possedeva una memoria centrale espandibile modularmente da a caratteri di sei bit più uno di parità. 7

8 ELEA ELEA 9001 (Macchina zero ); tecnologia a valvole (1957) ELEA ELEA 9003, con tecnologia integrale a transistor (1959) 8

9 ELEA Al 9003 fece subito seguito l ELEA 6001, una macchina orientata al calcolo scientifico ma prodotta anche, con minime varianti, nella versione C (Commerciale). Un esemplare completo e funzionante dell Elea 6001 è conservato al Museo degli strumenti di calcolo - Pisa. GE 115 Seguì, più tardi, lo sviluppo di un sistema di fascia media che vide, però, la luce con il marchio OGE (Olivetti General Electric) e più tardi solo GE: era il GE 115, una macchina di grande successo che fu prodotta negli stabilimenti ex Olivetti ed esportata all estero in migliaia di esemplari. E si arriva così alle dolenti note dell acquisizione della DEO da parte della General Electric (1964). 9

10 Perottina Di design avveniristico per l'epoca (parliamo del 1965), la Olivetti Programma 101 può, a buon diritto, essere considerata il primo Personal Computer prodotto da una azienda. Progettata dall'ing.pier Giorgio Perotto alla Olivetti di Ivrea, la Programma 101 era in grado di fare le 4 operazioni oltre alla radice quadrata. La memoria era organizzata in 10 registri, 3 dei quali di calcolo, 2 di memoria ed altri 3 di memoria dati e/o memoria di programma (ripartibili a seconda dell'esigenza). Gli ultimi due erano riservati alla memorizzazione del programma. La stampa avveniva su un nastro di carta ed i programmi potevano essere registrati su schede magnetiche delle dimensioni approssimative di 10 cm x 20 cm che potevano essere lette sulle due facce. Lavorava con la precisione di 22 cifre a virgola fissa e 15 cifre decimali. La programmazione era analoga all Assembler ma più semplice. Il prezzo di vendita era 3.200$. La diffusione dell informatica Si è già accennato al fatto che negli anni intercorsi tra gli inizi (anno zero) e gli esiti concreti delle avventure CEP ed ELEA lo scenario era profondamente mutato. L aspetto più vistoso di tale mutazione è stata senza dubbio la diffusione quantitativa degli elaboratori elettronici in Italia che dai due elaboratori del 55 arrivarono in dieci anni alle soglie del migliaio. 10

11 La diffusione dell informatica A partire dal 1960 in poi, l IBM assunse la posizione dominante; una posizione raggiunta e mantenuta nel tempo grazie a macchine dal buon rapporto prezzo/prestazioni ma soprattutto grazie ad una grande operazione di marketing basata su una sorta di traino culturale. Inoltre dal punto di vista industriale e commerciale, il peso quantitativo degli utenti scientifici divenne rapidamente minoritario. La diffusione dell informatica La posizione dominante dell IBM persiste fino a quando l IBM, spinta dalla pressione esercitata dal dipartimento di giustizia USA per le sue pratiche anticoncorrenziali, nel 1968 l annuncia la decisione di vendere il software separatamente dall hardware (unbundling) dando inizio all era del software Dopo l annuncio dell unbundling in Italia nasce Italsiel, nel 1969, su iniziativa del gruppo Iri (Istituto per la Ricostruzione Industriale): cresce fino a diventare una delle maggiori Sssi d Europa (poi Finsiel) Tuttavia l ingresso in Italia dei grandi gruppi americani ed europei e liberalizzazione dei mercati ridimensionano la presenza di Finsiel sul mercato Anche Olivetti ritorna nell informatica con Olivetti soluzioni e servizi informatici (Olsy) nel 1968 e ne esce nel 1998 con la cessione di alla americana Wang 11

12 La diffusione dell informatica Il settore IT in Italia ha una crescita di molto superiore a quella degli altri settori industriali Nel periodo il numero delle società di software e servizi passa da circa a unità attive, con una crescita del 100% La quota di queste aziende è oltre il 71% dell intero settore Ict circa occupati nelle società di software e servizi, con una crescita, nel decennio, pari ad oltre l 87% circa specialisti nelle società e amministrazioni utenti power user che usano software tutti i giorni per lavoro La diffusione dell informatica Nel 1988 la quota di mercato delle prime otto imprese di software e servizi era il 26,8%, la più alta del mondo nel 2004 i primi 5 operatori controllano il 36% del mercato e i primi 150 circa il 90% imprese si contendono l altro 10% del mercato Con la crisi e il declino di alcune grandi imprese (Finsiel, Getronics, Datamat, Etnoteam, Elsag) il processo di concentrazione si è fermato (nel 2001 i primi cinque operatori controllavano il 45% del mercato) 12

13 La diffusione dell informatica I maggiori operatori, sono per lo più filiali di gruppi multinazionali americani e europei, quali Ibm, Eds, Getronics (oggi però in crisi), Atos Origin, Accenture, Microsoft, Oracle, Siemens Ibm ha accentuato la sua posizione dominante Tra le prime 10 maggiori imprese soltanto tre sono espressione dell imprenditoria italiana: Finsiel, Engineering e Elsag (Finmeccanica) Solo Engineering e Datamat sono quotate in borsa Solo l 8,4 delle imprese svolge attività all estero La situazione attuale Dal rapportpo Assinform 2007 si evince che il peso dell'information technology in Italia aumenta, ma gli standard internazionali rimangono lontani. Preoccupa soprattutto la distanza nella capacità di produrre nuove tecnologie, un pericoloso segnale di arretratezza che non è in linea con le potenzialità dell'italia Le maggiori imprese agiscono spesso secondo accordi generali o specifici, tra loro o con i clienti, che riducono la concorrenza tra le imprese Sul mercato opera un oligopolio collusivo, con regole non scritte che garantiscono la ripartizione dei mercati, spesso ai danni delle imprese minori 13

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