LE COMUNITA DI PRATICA

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1 Laurea in economia aziendale Economics and management A. A Corso di Gestione delle risorse umane Prof.ssa Anna Comacchio Project Work 2 LE COMUNITA DI PRATICA Gruppo Samuele Favaro Mat Andrea Mazzucchi Zanon Mat Giorgia Medoni Mat Marianna Minto Mat

2 Indice 1- Introduzione al tema sviluppare pag.3 2- Le comunità di pratica pag Introduzione pag Diversi ambiti di applicazione pag punti fondamentali per la gestione delle comunità di pratica pag ENI e il knowledge management pag IED Milano e il centro di ricerca-comunità di pratica pag Le comunità di pratica artigiane pag.12 3-Vantaggi e svantaggi pag.13 Le "comunità di pratica" sono la fabbrica del capitale umano, cioè il luogo dove questo materiale viene prodotto. Thomas A.Stewart 2

3 1-INTRODUZIONE AL TEMA SVILUPPARE Molte aziende negli ultimi anni hanno avuto un approccio al tema della gestione delle risorse umane in chiave più strategica; infatti, non si parla più di gestione del personale, ma di sviluppo del capitale umano. Oggi la complessità crescente della società e la continua corsa alla globalizzazione richiedono alle aziende una risposta proattiva ai cambiamenti per poterli tradurre in opportunità di crescita; la chiave per questa trasformazione è l innovazione perpetua attraverso la valorizzazione del personale. Lo sviluppo delle risorse umane deve essere considerato a tutti gli effetti non una spesa, ma un investimento. Il Dott. Pellizzari di Egon Zehnder, azienda specializzata nel reclutamento e valutazione dei responsabili business, afferma che nella società odierna, a causa della crisi economica, si ricercano sempre meno figure manageriali all esterno e si punta allo sviluppo e alla crescita del personale interno che possiede già un inquadratura firm specific in un ottica di continuità professionale. L imperativo per tutti è sempre stato quello di creare valore: nel breve periodo coincide con lo sviluppo di un reddito adeguato a remunerare il costo del capitale investito, nel medio-lungo invece con l incremento della propria capacità competitiva che deriva da capitale umano, da capitale organizzativo, relazionale e economico-finanziario. Manager e collaboratori preparati e motivati sono alla base del successo di qualunque organizzazione in particolare nell attuale contesto di mercato dove assumono un importanza sempre maggiore le dimensioni intangibili del capitale. La funzione sviluppo ha il fine di pianificare e gestire il patrimonio di capitale umano a disposizione dell azienda, di farlo crescere attraverso un sistema in sintonia con gli obiettivi aziendali e con una strategia che deve bilanciare esigenze organizzative e caratteristiche individuali. Sviluppare le risorse umane non è semplice, bisogna tener conto non solo degli aspetti positivi, ma anche dei rischi: il sapere, in quanto intangibile, è insito nella singola persona e si configura come valore aggiunto finché quest ultima lavora nell azienda: nel momento in cui cessa la collaborazione si può verificare un primo caso di semplice perdita di valore qualora il dipendente vada in pensione; un caso più gravoso per l azienda si manifesta quando il lavoratore passa alla concorrenza, trasferendo parte del know-how acquisito negli anni per il quale era stato investito tempo e denaro. Un altro rischio è legato ai rapidi cambiamenti tecnologici che portano ad una obsolescenza delle conoscenze acquisite. 3

4 L apprendimento è considerato nel suo significato più tradizionale come un puro percorso individuale, caratterizzato da uno specifico sviluppo ben identificabile con un inizio e una fine e separato dalla pratica. Negli anni 90 l apprendimento è stato visto sotto una luce diversa, come qualcosa che fa parte della natura umana, un fenomeno sociale frutto dell esperienza maturata: è questo il pensiero di Etienne Wenger, teorico svizzero che ha coniato la definizione di comunità di pratica. 2- LE COMUNITA DI PRATICA 2.1- INTRODUZIONE Le comunità di pratica sono gruppi di persone che condividono un interesse o una passione e che, attraverso un confronto e uno scambio di idee, cercano di migliorarsi interagendo in modo costante con gli altri. I tre elementi caratterizzanti una comunità di pratica sono: il campo tematico, cioè un comune terreno di confronto; le persone che ne fanno parte e le relazioni che si instaurano tra loro; la pratica, intesa come insieme di idee, informazioni, storie, documenti condivisi col gruppo. Caratterizzate come vere e proprie tribù che puntano a un continuo apprendimento e alla condivisione del know-how, le comunità di pratica si distinguono per una forte coesione e un grande spirito di gruppo. Le persone all interno delle COP interagiscono tra loro in modo informale ed è proprio per questo che tali comunità possono sorgere in modo spontaneo e naturale in qualsiasi organizzazione. All interno di queste comunità non c è alcuna gerarchia e l adesione è volontaria; esse non sono istituzionalizzate e ciò le rende sfuggenti a un controllo formale; esse, secondo Wenger, costituiscono l infrastruttura organizzativa concreta per la realizzazione del sogno di un organizzazione che apprende. Una comunità di pratica può essere costituita da un gruppo di scienziati impegnati in una ricerca, come 4

5 da membri di un coro di una chiesa; può essere formata da ingegneri che lavorano ad uno stesso progetto oppure da avvocati di studi associati che si scambiano opinioni sulle nuove normative. Le persone che ne fanno parte possono appartenere ad un reparto di un azienda come anche essere disseminate in diverse aree e siti aziendali. Le finalità delle COP è il miglioramento collettivo basato su un metodo costruttivista mirato a creare una conoscenza da condividere e rappresenta un modo di vivere, lavorare, studiare: Wenger sostiene che l apprendimento risulta dall interazione tra esperienza e competenza e che la correlazione tra queste due dinamiche sia il motore che alimenta la crescita di una comunità. Le COP condividono una cultura, hanno un proprio linguaggio e propri vocaboli, un modo di esprimersi che si struttura e si crea col passare del tempo; il loro forte senso di coesione si sedimenta e si rafforza grazie a una stessa modalità di interpretazione degli eventi che si presentano. E proprio per questo motivo che ogni comunità ha una specifica identità; all interno di ciascun gruppo ogni individuo rafforza la propria identità attraverso due momenti: l acquisizione di conoscenza e l utilizzo di questa nella pratica quotidiana. La comunità rafforza il senso di appartenenza dei membri accertandone le esperienze pregresse e valorizzandole all interno del sapere della stessa. L apprendimento è inteso come una pratica, ovvero come una prassi lavorativa; è importante svolgere un attività con abilità e competenze che permettono di agire in modo veloce e allo stesso tempo efficiente. Il nucleo centrale delle COP è quindi la pratica, ossia il bagaglio di expertise, il patrimonio condiviso, la conoscenza acquisita sul campo. La conoscenza è fatta di aspetti taciti, non sempre espressi in modo chiaro e con consapevolezza. Tale patrimonio intangibile non è facilmente formalizzabile né trasferibile attraverso procedure di formazione tradizionali, ma l expertise deve essere interiorizzata mediante un processo di socializzazione al fine di raggiungere un apprendimento reale. Il soggetto deve prender parte attivamente a un contesto sociale, esprimendo la propria conoscenza soggettiva a persone esperte, ed è cosi che produce apprendimento. La grande virtù del sapere tacito sta nel suo essere automatico e richiedere pochissimo tempo e riflessione.[ ] Il sapere tacito tende ad essere locale, oltre che ostinato, perché non si trova nei manuali, nei libri, nei database né negli archivi. È un sapere orale. Viene creato e disseminato attorno al distributore del caffè. Il sapere tacito si comunica quando la gente si trova insieme e racconta aneddoti, o quando intraprende uno sforzo sistematico per scovarlo e renderlo esplicito. (Stewart,1997). 5

6 Un esempio significativo è quello di un lavoratore che entra per la prima volta in un organizzazione; se viene accettato all interno della COP sarà posto inizialmente al margine delle pratiche lavorative. Esso dovrà compiere in un primo momento attività semplici e, col passare del tempo, gli verranno affidate mansioni sempre di maggiore responsabilità. In questo percorso è fondamentale il rapporto che si instaura con le persone più esperte che aiuteranno il novizio a conoscere i segreti che contribuiranno a costruire il bagaglio personale. Quando l'attività lavorativa e l'introduzione di nuove conoscenze (sia procedurali che tecnologiche) vengono messe fra loro in connessione e collegate alle opportunità di sviluppo delle competenze dei membri delle diverse comunità di pratiche, il discorso sull'apprendimento si allarga infatti all'intera organizzazione e fra apprendimento individuale ed apprendimento organizzativo viene a formarsi una certa continuità (Nonaka, 1994). Le COP si configurano come un sistema di knowledge management. Ciò che le rende uniche è la flessibilità dei confini che gli permette un continuo rinnovo. Tali comunità, agevolate dalla struttura non rigida, in condizioni di incertezza possono rispondere in maniera rapida ai problemi da affrontare. 6

7 2.2-DIVERSI AMBITI DI APPLICAZIONE Il concetto di comunità di pratica ha trovato delle applicazioni concrete in diversi campi: nella progettazione aziendale, nell istruzione, nelle associazioni professionali, nei progetti di sviluppo, nella vita sociale. Organizzazioni: il concetto di comunità è stato adottato da subito nell imprenditoria data la rilevanza della conoscenza che va gestita strategicamente. Le comunità di pratica consentono un approccio nuovo, ponendo al centro persone e strutture sociali in modo da favorire un apprendimento reciproco. Oggi quasi tutte le aziende di un certo calibro adottano iniziative di comunità di pratica; esse danno il vantaggio ai professionisti di assumere una posizione privilegiata ed essere responsabili di gestire le conoscenze di cui necessitano anche oltre i confini geografici ed aziendali. Amministrazione Pubblica: anche gli enti pubblici, come le aziende, affrontano sfide complesse in materia di conoscenza e hanno adottato le comunità di pratica. Tuttavia le formalità burocratiche possono ostacolare una condivisione aperta delle idee; infatti, oltre alle comunità di pratica interne, esistono problematiche tipiche dell Amministrazione Pubblica (come istruzione, sanità e sicurezza) che richiedono un coordinamento e la condivisione di conoscenza ai diversi livelli organizzativi. Istruzione: parlando di scuole le prime applicazioni delle comunità di pratica sono state realizzate per la formazione degli insegnanti, e per offrire al personale amministrativo l opportunità di confrontarsi con gli altri colleghi. Esse influiscono a tre livelli: il primo interno inerente a esperienze formative che si basano sull apprendimento scolastico pratico; il secondo esterno che cerca di collegare le esperienze degli studenti alla vita reale attraverso la partecipazione a comunità al di fuori dell ambito scolastico; il terzo livello è nel corso della vita degli studenti e si propone di sviluppare argomenti che stimolino il loro interesse oltre il periodo di istruzione. Associazioni: I membri delle associazioni sono molto attivi e cercano stimoli a livello pratico. Per questo motivo esse devono offrire attività d apprendimento di alto valore che possano configurarsi come una valida alternativa alle offerte di corsi più tradizionali. Settore sociale: in ambito sociale c è un interesse nel costruire delle comunità di professionisti: nel mondo delle organizzazioni no profit, le fondazioni riconoscono che la filantropia debba focalizzarsi sui sistemi di apprendimento, per sfruttare pienamente i progetti finanziati. 7

8 Sviluppo internazionale: la conoscenza e l aspetto finanziario impattano molto sullo sviluppo delle nazioni; sono in molti a ritenere che le COP siano fondamentali in ottica di sviluppo, dal momento che sono i professionisti a costruire la conoscenza. Oggi alcune agenzie per lo sviluppo si impegnano a promuovere queste comunità, più che a fornire conoscenze. Il web e l E-LEARNING: Il crescente sviluppo della tecnologia ha favorito l evoluzione di sistemi di formazione a distanza. La forma più evoluta è l e-learning, che ha permesso la creazione di ambienti virtuali di natura multimediale che favoriscono l apprendimento e l interazione online. Si creano vere e proprie community via Web in cui l apprendimento è prodotto dall interazione tra i partecipanti. Auchan è presente in Italia dal 1989 ed ha dipendenti suddivisi in 58 ipermercati. Dal 2005 ha scelto di utilizzare l e-learning per formare i propri dipendenti. Il dottor Curci, Responsabile Formazione e Comunicazione Interna, sostiene di aver optato per l e-learning perché considerato uno strumento meno costoso e allo stesso tempo veloce. Auchan produce circa 30 corsi all anno, con la pubblicazione di un nuovo modulo almeno ogni 15 giorni; la formazione viene pianificata da ciascun responsabile sulla base dei bisogni emersi con i proprio collaboratori e sono state installate, in ogni punto vendita, una o due Sali multimediali dedicate. L e-learning permette quindi di ridurre i costi di spostamento, sincronizzazione e assenza del lavoro e assicura una continua formazione. 8

9 PUNTI FONDAMENTALI PER LA GESTIONE DELLE COMUNITA DI PRATICA Nel blog di Intranet Management, sito specializzato nella creazione di comunità aziendali, è apparso di recente un articolo che enuncia i 15 punti PUNTI FONDAMENTALI per l adeguata gestione di una comunità di pratica interna all azienda: 1. Avere un responsabile della community 2. Darsi da fare proattivamente per aggiungere membri 3. Coltivare relazioni offline 4. Raccogliere i bisogni dei membri 5. Permettere ai nuovi arrivati di eseguire operazioni semplici 6. Fornire supporto e aiuto 7. Mostrare qual è il tono della community 8. Costruire un minimo di palinsesto 9. Essere regolari con gli aggiornamenti, avere un ritmo 10. Mantenere aggiornato il materiale ufficiale 11. Trovare qualcosa di interessante per mantenere alta l attenzione 12. Valorizzare i partecipanti 13. Collegarsi agli altri contenuti della intranet 14. Includere informazioni di servizio della intranet 15. Trasformare gli interventi della community in materiale strutturato. 9

10 2.4- ENI E IL KNOWLEDGE MANAGEMENT Eni, al fine di favorire lo sviluppo delle competenze individuali e permettere una più ampia partecipazione alla soluzione di sfide operative, adotta lo strumento del knowledge management, basato sullo sviluppo di comunità di pratica ai fini di garantire un integrazione con i modelli professionali e i metodi di gestione e sviluppo. Negli ultimi anni questo strumento si è sviluppato sempre di più dando evidenza del continuo investimento in processi volti al miglioramento della gestione della conoscenza e della sua condivisione e diffusione tra le persone di Eni. Nel 2012 sono state avviate cinque nuove comunità, due nell area professionale HSE ( Gestione della Risorsa Idrica e Analisi e Reporting HSE ), le altre su temi di forte rilevanza come Research and Innovation, Contract Administration, e Industrial Risk Management. 10

11 2.5- IED MILANO E IL CENTRO DI RICERCA- COMUNITA DI PRATICA Come già detto le comunità di pratica nascono in modo informale spinte da passione e senso di appartenenza; per questo motivo abbiamo preso in considerazione il settore della moda in cui convivono innovazione, creatività, pratica e collettività. Lo IED (Istituto Europeo di Design) è una scuola privata post diploma per la formazione alle professioni di design, della moda, e delle comunicazioni con sedi in diverse città italiane ed europee. Nell istituto di moda di Milano è nata una sorta di comunità di pratica con una particolarità: inizialmente questa comunità era un vero e proprio centro di Ricerca gestito solamente da professori ed esperti, ma con l apertura anche agli studenti e alle nuove generazioni appassionati di moda si è notevolmente sviluppato coinvolgendo diversi ragazzi per avere un aggiornamento continuo. Questo centro è utilizzato non solo da imprese che si appoggiano per ottenere una spinta all innovazione, ma anche da studenti che cercano di sviluppare la loro creatività scambiandosi idee utili per migliorarsi e imparare prendendo spunti interessanti da professori e compagni per poi condividerne il risultato. A nostra opinione questo centro di ricerca- comunità di pratica può essere un bell esempio di come incanalare le energie di diversi appassionati per avere uno slancio economico. 11

12 2.6- LE COMUNITA DI PRATICA ARTIGIANE Sebbene la definizione di comunità di pratica sia nata ad opera di Wenger all inizio degli anni 90, l'origine di tali comunità è molto più lontana nel tempo, basti pensare alle botteghe artigiane; infatti, le comunità di artigiani e lavoratori autonomi sono presenti da tempo, possiamo ricondurle alle antiche corporazioni dei mercanti o dei costruttori dove per poter entrare era necessario un lungo periodo di apprendistato presso un maestro affiliato. Queste prime comunità di pratica erano però chiuse e molto restie al cambiamento. Uno degli esempi di COP artigiane più vicine a noi è dato dai pasticceri di Castelfranco Veneto, piccola cittadina trevigiana dove i diversi bar del centro hanno tutti un pasticcere con una specialità diversa, in maniera da potersi scambiare le ricette e in qualche caso anche i prodotti; hanno così un prodotto standard ma comunque di qualità. Possiamo notare in questo caso che la comunità è organizzata ad ottenere un vantaggio collusivo ma anche di apprendimento reciproco che porta ad avere un beneficio sia per il bar che per il pasticcere che può accrescere la sua abilità. La partecipazione alle comunità di pratica da parte degli artigiani consente loro di erogare, ma allo stesso tempo ricevere conoscenze pensando a come favorire lo sviluppo di reti sociali nel territorio al fine di creare valore per prodotti con un mercato ormai maturo. Cambiando e rinnovando le idee tramite l inserimento delle nuove generazioni, trasferendo loro il sapere e sfruttando le loro esperienze tecnologiche in modo tale da rimanere competitivi in un mercato mutevole. 12

13 3-VANTAGGI E SVANTAGGI Le comunità che inizialmente erano un semplice concetto studiato dalla sociologia e dall antropologia si stanno dimostrando un opportunità per l impresa nel percorso di sostegno del vantaggio competitivo all interno di uno scenario economico sempre più complesso. Data l informalità di queste comunità e l assenza di gerarchie le persone che vi prendono parte si sentono più libere di esprimere le proprie idee senza la paura di un giudizio da parte dei superiori: i partecipanti sono messi tutti allo stesso livello e si aiutano reciprocamente; ciò favorisce un miglioramento e un approfondimento dei rapporti interpersonali. Altro elemento da considerare è la motivazione: dato il carattere spontaneo delle comunità di pratica vi prenderà parte solo chi è davvero interessato a lavorarvi e ha una passione vera. Ciò si traduce in performance più elevate e in una maggiore efficienza. Le dinamiche di apprendimento che si innescano all interno delle comunità, permettono l accumularsi di un insieme di saperi e conoscenze che possono essere valorizzati come un vero e proprio patrimonio cognitivo, al quale l impresa può attingere. La possibilità che le comunità hanno di incidere sulle performance complessive dell organizzazione coincide con la capacità dell impresa di saperle supportare adeguatamente in riferimento alle loro necessità di sviluppo. Non bisogna però dimenticare quelli che possono essere aspetti negativi delle comunità: il problema principale è che non sono controllabili; infatti può sorgere il pericolo per cui si lavori in maniera sbagliata e quindi si facciano girare informazioni infondate o errate. Altro problema è che queste possono distogliere il personale dal compito che sono chiamati a svolgere, per cui va bene coltivare la passione però tutto deve essere dimensionato in relazione agli obiettivi aziendali. 13

14 SITOGRAFIA Le comunità di pratica come sistema di gestione e conoscenza Il capitale umano come gestirlo, Nicola Longo BIBLIOGRAFIA Wenger E., (2006), Comunità di pratica. Apprendimento, significato e identità, Milano, Cortina Costa G. e M. Giannecchini,(2012), Risorse Umane, McGrawHill 14

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