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1 Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia Istituto Comprensivo Statale Giorgio Vasari, Arezzo racconti, riflessioni, creazioni degli alunni della IV B ( ) della scuola primaria Monte Bianco di Arezzo a cura di Patrizia Bonucci, Simona Rossi e Riccardo M. Azzara

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3 I testi e i disegni presentati in questo libro sono frutto del lavoro svolto dagli alunni della classe Quarta B della Scuola Primaria Statale Monte Bianco di Arezzo nell'anno scolastico Nel Maggio 2010 divulgazione i ragazzi scientifica dall'osservatorio hanno sul Sismologico partecipato terremoto di a uno dei proposti Arezzo, sede e aretina corsi di sviluppati dell'istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Lo stretto rapporto collaborativo instauratosi fra le insegnanti di classe e i ricercatori e il forte coinvolgimento emotivo e culturale dei ragazzi al ricordo ancora vivo, malgrado fosse passato un anno, del terremoto avvenuto a l'aquila il 6 Aprile del 2009 hanno dato impulso a una produzione spontanea di materiale grafico e testuale. Abbiamo ritenuto fosse importante non lasciar chiuso tutto questo materiale in un archivio scolastico, ma diventasse una testimonianza dell'interesse che gli argomenti scientifici suscitano e dello stimolo che forniscono alla creatività dei ragazzi. Non c'è necessariamente una rispondenza diretta fra il contenuto del testo e quello dell'immagine; ciò corrisponde a un preciso intento di lasciare ognuno libero di manifestare secondo diverse modalità espressive ciò che aveva percepito e fatto proprio durante gli incontri con gli esperti. Nei racconti dei giovani Autori si percepisce la consapevolezza dell'enormità della tragedia che il terremoto può rappresentare. Una consapevolezza comunque non rassegnata, anzi conscia della inevitabilità del fenomeno e della conseguente necessità di trovare modi di grado di naturale convivenza con esso. La via della conoscenza è la sola che ci mette fronteggiare anche le catastrofi più grandi. Patrizia Bonucci, Simona Rossi e Riccardo M. Azzara in

4 L ALBERO DELLA GIUSTIZIA Un giorno di primavera, esattamente il 26 maggio 1852, tutti i bambini giocavano nel prato, mentre le farfalle svolazzavano di qua e di là, i ragazzi passeggiavano insieme e gli adulti correvano per allenarsi. Io e i miei amici, invece eravamo terrorizzati perché ogni minuto sentivamo un fruscio nelle nostre radici. Oh, scusate,che maleducata, non mi sono neanche presentata! Io sono Anna e sono un albero, precisamente sono un pesco che vuole giustizia. All improvviso sentii un movimento oscillante nel terreno che vibrava, tutti si erano messi al riparo in un posto deserto, dove non c erano né case, né alberi e nessun altro pericolo che li potesse schiacciare, perché c era il terremoto. Vicino a me c era una scuola ed io sentii una campanella che vibrava con tutta forza. Attraverso le finestre vidi tutti i bambini mettersi al riparo sotto i banchi e le custodi mettersi sotto le porte, quelle più spesse. Finita la piccola scossa il capofila uscì immediatamente e i bambini lo seguirono, mentre la maestra chiudeva la fila. Correvano tutti verso il giardino, dove c ero io, perché era l unico posto sicuro. All improvviso si sentì un altra scossa, poi un forte boato. La scuola era crollata, i bambini erano in salvo ma sfortunatamente le custodi e i cuochi erano rimasti intrappolati dentro la scuola e per loro non c era stato niente da fare! Molti bambini della scuola rimasero feriti e in tutta la città ci furono trecentocinquanta vittime. E stata la cosa più terribile e spaventosa che ho mai vissuto durante la mia lunga e avvincente vita di albero, ma quel giorno ho capito una cosa: la colpa di tante morti non è stata del terremoto ma degli uomini! Sono gli uomini infatti che costruiscono gli edifici, magari in fretta e furia e risparmiando sui materiali, per vendere e guadagnare sempre di più.

5 Non è giusto possano che arricchirsi giustizia! Carmela Di Maria tanti ed esseri io, umani anche se perdano sono solo la vita un perché albero, altri voglio

6 LE AVVENTURE DEI CERVI BERBI E ELIS Un giorno due caprioli, piccoli piccoli, appena usciti dalla pancia della mamma, non poterono vederla mai più. Potevano comunque contare sullo zio Zorbo e il babbo Chesc. Lo zio pensò di dare un nome ai due piccoli: la piccola cerbiatta fu chiamata Elis e il maschietto Berbi. Dopo quattro anni, nella foresta di Fantist, accadde un terremoto e Berbi e Elis chiesero allo zio cosa fosse successo: lo zio rispose che era il brivido della Terra. I due piccoli non sapevano dove andare, volevano solo sapere cosa aveva provocato quel brivido della Terra. Ad un tratto lo zio vide i cacciatori e intervenne tappando la bocca ai due piccoli e scappando senza farsi notare dai cacciatori. Passarono attraverso il Gran Paradis e presero un po di erba fresca, dopodiché tornarono a casa e si presero una bella sgridata dal babbo. A cinque anni i due piccoli andarono a scuola e il maestro spiegò loro come ci si deve comportare quando si gioca, e spiegò anche come ci si deve comportare in caso di terremoto. I due piccoli non capivano cosa significasse la parola terremoto perché lo zio lo aveva chiamato brivido della Terra. Dopo alcuni anni avvenne un fortissimo terremoto. Mentre lo zio e Berbi erano al Gran Paradis, la crosta terrestre si spezzò in due: Berbi e lo zio si ritrovarono da una parte, Elis e il babbo dall altra. Questi ultimi furono i più fortunati perché dalla loro parte non era solo c erano i cacciatori, ma dall altra si. Quindi lo zio e Berbi dovevano questione di cibo ma della loro vita. cavarsela da soli: non

7 Alcuni alberi caddero e bloccarono lo zio e Berbi, ma un bambino di nome Luca chiamò il suo babbo e gli disse di aver visto due cervi intrappolati. Il babbo prese la motosega, tagliò gli alberi e fece un ponte per permettere ai due cervi di passare dall altra parte. La famiglia dei cervi poté così riunirsi e da allora, ogni volta che c era un terremoto, chiamavano in aiuto il piccolo Luca e il suo babbo. Emanuel Ciupala

8 HAMZA E CATALINA Nel 7525 d.c. due bambini di due mondi diversi, si incontreranno a causa dell unione tra Gibilterra e Ceuta. Tutto iniziò così... Il 27 dicembre dell anno 7525, Catalina e Hamza, due bambini di due paesi diversi si incontrarono. Catalina era spagnola e abitava a Gibilterra, Hamza invece veniva dal Marocco, da un piccolo paese chiamato Ceuta. Catalina faceva i preparativi per Capodanno senza pensare a quello che era successo, mentre Hamza giocava con i suoi amici. Dopo quattro giorni, mentre Catalina festeggiava e Hamza dormiva, si sentì un grandissimo boato. Tutti uscirono terrorizzati dalle loro case: era un terremoto!! Questo terremoto durò più o meno dieci - quindici secondi. Poi andarono tutti in spiaggia e videro che non c era più lo stretto di Gibilterra, ma solo tanti piccolissimi rilievi. Catalina, coraggiosa e bellissima bambina, ci salì sopra e vide che Hamza era stanco e terrorizzato. Hamza ritornò a casa ma era tutto distrutto e dei suoi genitori non seppe più nulla. Allora Hamza ritornò da Catalina e facendo dei segni per farsi capire, riuscì a dirle che i suoi genitori non c erano più e le chiese di ospitarlo. Catalina gli rispose che era felice di ospitarlo e Hamza crebbe con lei, trovò un lavoro mentre l amicizia tra i due ragazzi divenne sempre più forte. Simona Simbotin

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10 UN TERREMOTO IN MONTAGNA Un giorno un nonno raccontò ai suoi nipotini di quando accadde un terremoto in montagna. Era l anno Quel giorno i genitori di una bambina erano andati a dare da mangiare agli animali, mentre la piccola Cinzia stava ancora dormendo. Ad un tratto Cinzia sentì muovere il letto e si svegliò: pensava fossero i suoi genitori, invece no. Andò fuori e sentì nuove scosse, allora capì che si trattava di un terremoto. I suoi genitori non si erano accorti che c era un terremoto, avevano soltanto sentito delle piccole scosse. Quando la scossa fu finita Cinzia corse dai suoi genitori i quali le chiesero perché fosse così spaventata. Tutti tre rientrarono in casa e guardarono se c erano stati danni, per fortuna non si era rotto niente. Bevvero un bicchiere d acqua per calmarsi poi chiesero alla figlia se si era fatta male, lei rispose che stava bene. I genitori dissero a Cinzia che era stata brava ad uscire di casa e a non aver avuto paura, pur essendo rimasta sola. Arrivò la sera e Cinzia, stanca per le emozioni della giornata, andò a dormire e lo stesso fecero i suoi genitori i quali giurarono alla figlia che non l avrebbero mai più lasciata sola. Veronica Viroli

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12 IL TERREMOTO Era lunedì, due giorni dopo un terribile terremoto. Giorgia, Luca e Matilde stavano andando con la mamma e i nonni ad un funerale. Il loro caro papà infatti era morto a causa del terremoto. La nonna invece si era rotta una gamba, mentre il nonno si era fatto solo un graffio al ginocchio. Quel catastrofico giorno aveva causato effetti negativi in tutta la città: i fiumi straripavano, scoppiavano incendi e le case erano ridotte ad un ammasso di macerie. Il terremoto aveva causato più di cento vittime! Nel giorno del terremoto mamma, Luca, Giorgia e Matilde si trovavano fuori città. Papà invece era rimasto a casa con i nonni: la nonna cucinava il pranzo, il nonno stava annaffiando le piante in giardino e il babbo stava tagliando l erba. La nonna sentì una leggera scossa sotto i piedi, cinque minuti dopo il babbo ne sentì un altra, infine il nonno vide tremare la terra sotto di sé e se ne accorse tutta la città. Un cittadino salì sopra un cilindro di pietra e urlò a gran voce - E in arrivo un terremoto!!!. Tutti ebbero paura: la nonna e il nonno si nascosero sotto la scrivania, mentre il babbo fece un grosso errore: voleva scendere in giardino e passò dalle scale, ma purtroppo inciampò e ruzzolò fino in fondo rimanendo ucciso per un colpo alla testa. Finita la scossa i nonni stavano quasi bene e poco dopo videro arrivare la mamma con i bambini. Dopo dieci minuti l ambulanza aveva già portato il babbo in ospedale, ma purtroppo non c era più niente da fare per lui. Giorgia, Matilde e Luca piangevano a dirotto per il loro papà. Ecco perché oggi c è il funerale. Il loro papà non c è più, ma la mamma dà loro conforto e li stringe forte a sé. Beatrice Baracchi

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14 LA LEGGENDA DEL T-REX Migliaia di anni fa la terra era abitata da creature gigantesche, carnivori ed erbivori, vecchi e giovani, veloci e lenti. Un giorno Davide, Francesco e Gianluca, tre giovani dinosauri erbivori, andarono da un vecchio e saggio dinosauro e gli chiesero di raccontare loro una storia. Il vecchio dinosauro cominciò a raccontare. - Un po di anni fa tutti quelli della mia specie ci recammo ad un lago perché una femmina per sbaglio aveva deposto l uovo nell acqua e quando provò a tirarlo fuori non ci riuscì perché era incastrato fra le rocce. Pochi giorni dopo l uovo stava per schiudersi quando all improvviso uno di noi cadde nell acqua del lago e ruppe l uovo. All improvviso da un cespuglio vicino uscì un terribile T-Rex e ad ogni suo passo la terra tremava. Noi scappammo ma il T-Rex si faceva sempre più vicino e la terra tremava sempre di più. Ad un tratto io attirai il T-Rex in una grotta, lui entrò ed io con un colpo di coda spinsi una roccia che formò una frana di fango e sassi enormi che bloccarono l entrata della grotta, intrappolando il T-Rex.Da allora si racconta che quando il T-Rex cerca di scappare dalla grotta la terra si muove e quando urla, la grande montagna di fuoco erutta. Davide Rossi

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16 IL FIORE E IL TERREMOTO Un giorno d estate c era un fiorellino che se ne stava isolato dagli altri fiori. Era un bel fiore, con i petali argentati e il gambo lungo. Un giorno si accorse di un corvo che lo fissava, come se lo volesse staccare. Il corvo ad un certo punto atterrò vicino al fiore e cominciò a girargli intorno. Ad un tratto si fermò e disse : - Ciao, io mi chiamo Corvo, e tu? e il fiore rispose : - Io mi chiamo Tulipano! Tulipano aveva un dono: sapeva prevedere i terremoti. Il giorno dopo il corvo tornò a trovare il fiore il quale all improvviso gridò: - Sta per arrivare un terremoto! Infatti di lì a poco una terribile scossa fece tremare la terra e si formò un enorme spaccatura proprio nel punto in cui Tulipano affondava le sue tenere radici. Tulipano cadde nel vuoto ma grazie al suo nuovo amico corvo, che lo afferrò con il suo potente becco, riuscì a salvarsi. Corvo con delicatezza ripiantò Tulipano in un posto più sicuro e da allora restarono per sempre amici. Hamza Ezzarovali

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18 INSIEME Tanto tempo fa c erano due popoli in contrasto fra loro. Gli abitanti del popolo chiamato Freccia Rossa e gli abitanti del popolo chiamato Ninja blu erano vicini e litigavano per il terreno, così quasi ogni giorno si lanciavano bombe, si sparavano con fucili e pistole. Per questo spesso si trovavano bambini, donne, uomini, morti oppure feriti. Una notte, mentre tutti dormivano, ci fu un fortissimo terremoto. Gli abitanti dei due popoli uscirono dalle loro case e cominciarono ad aiutarsi a vicenda per salvare le persone in pericolo. Quando il terremoto finalmente finì, i due popoli si unirono, ricostruirono insieme le case distrutte e fondarono una nuova città chiamata Insieme. In questa città non si vedevano più bambini, donne o uomini distesi per terra, feriti o morti. In questa nuova città, fondata sull amicizia, si vedevano persone scambiarsi ceste di frutta e bambini che si regalavano a vicenda piccoli giochi scolpiti nel legno. Alessia Duchi

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20 UN TERREMOTO A LIETO FINE Era un giorno di giugno del 2012 e una bambina di nome Sara era molto felice perché avrebbe incontrato per la prima volta la sua nuova cugina. Era nata solo da pochi giorni e Sara era felice di rivedere anche gli zii. La casa degli zii era lontana, si trovava ai piedi di una montagna. Ad un tratto Sara riuscì a intravedere la casa dietro una fitta foresta. Quando se la ritrovò davanti Sara non capiva dove fosse il campanello, perché la porta era letteralmente nascosta dietro una montagna di fiocchi rosa! Quando finalmente suonò il campanello fu accolta dalla zia che non le fece dire una parola e la accompagnò in una stanza, al centro si trovava una bellissima culla. Sara si avvicinò e vide per la prima volta il bellissimo volto di Alice. Arrivò anche lo zia che mise in braccio a Sara la piccola. All improvviso un libro cadde dalla libreria, un vaso si frantumò a terra, si creò una crepa nel muro e il terreno cominciò a tremare sotto i piedi di Sara e degli zii, che andarono a nascondersi sotto il tavolo. Quando il terremoto cessò Sara uscì di corsa con in braccio Alice, gli zii invece rimasero intrappolati nella casa, che dopo poco crollò. Sara ritornò a casa sua con la piccola Alice ancora stretta a sé. Il giorno dopo tornò a casa degli zii e vide i soccorritori che li estraevano dalle macerie. Sara non credeva ai suoi occhi: erano ancora vivi! Così, dato che dovevano ricostruire la loro casa e ci sarebbe voluto un po di tempo, Sara li invitò a casa sua, dove si sarebbe presa cura della cuginetta Alice. Caterina Rossi

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22 IL BOATO Nell antichità, Babilonesi e Assiri erano in guerra fra loro. Tra spade e vittime questi popoli erano tristi e pensavano che non poteva andare peggio di così... o forse poteva! Questa guerra era cominciata molti anni prima a causa di un albero di ciliegio che cresceva per metà nel luogo dove vivevano i Babilonesi e per metà nei campi degli Assiri. Questo ciliegio era così importante per i due popoli perché i suoi fiori erano particolari: erano rosa e lucenti anche in inverno. In un giorno di guerra come tanti, alle nove del mattino, si sentì un forte boato che portò un cupo silenzio a Babilonia. Subito dopo si sentirono numerose scosse e la terra cominciò a tremare. I Babilonesi e gli Assiri si allontanarono di corsa, chi a cavallo, chi a piedi. Sembrava di sentire i forti battiti di cuore delle povere persone impaurite. Tutti erano tristi, sia per la guerra che per il terremoto. Di notte i due popoli si fecero una promessa: fino a quando non fosse finito il terremoto, non si sarebbero usate le armi per combattere. Al mattino presto i due popoli si trovarono in Egitto. Il faraone accolse Assiri e Babilonesi nella sua città, dove rimasero per molti anni. In questi anni i due popoli impararono molte tecniche di lavorazione, leggende e altre cose utili che non sapevano. Anche gli Egizi impararono molte cose utili stando insieme. Anche se il terremoto aveva disseminato dolore e vittime, il peggio era passato. Un po di tempo dopo i due popoli presero cibo e cavalli e si diressero verso la loro terra, dove avrebbero vissuto finalmente in pace.

23 Giunti a babilonia, si sentivano ovunque urla di gioia, abbracci e gesti sinceri. I due popoli fecero una grande festa con musiche e danze, che resero felice ogni cuore. Quel terremoto, in fondo, aveva riavvicinato i due popoli, facendoli vivere finalmente felici e in pace. In una fiaba C è sempre un lieto fine. E in un terremoto Sempre male non può finire. Ester Dominici

24 IL RACCONTO DEL NONNO Siamo nell anno 2020 e un nonno e un bambino sono appena tornati a casa dopo aver fatto la spesa. Il bambino sente una leggera scossa di terremoto e il nonno gli dice subito: - Corri sotto al tavolo di cucina! Il bambino obbedisce subito e aiuta anche il nonno ad andare sotto il tavolo. Per fortuna la scossa è leggera e la casa è costruita bene, così il nonno e il nipote non corrono alcun pericolo. Appena finito il pericolo il bambino chiede al nonno: - Cosa sono i terremoti? Allora il nonno rispose: - Siediti in poltrona che ti racconto una storia vera - e cominciò a raccontare: - Undici anni fa, quando tu non eri ancora nato, ci fu un terremoto in Abruzzo di magnitudo 6,5, la magnitudo è la potenza e ci dice quanto è forte un terremoto. Il terremoto è provocato dal movimento delle zolle sottoterra che scontrandosi generano le scosse che noi sentiamo. Quando ci fu il terremoto in Abruzzo io abitavo a L Aquila e fu una vera catastrofe. Furono distrutte molte case, tante persone morirono, alcuni riuscirono sopravvivere sotto le macerie per giorni e giorni e furono salvati dai vigili del fuoco. Ogni giorno si vedevano cani che fiutavano fra le macerie, persone disperate perché non riuscivano a trovare i loro familiari, oggetti e mobili distrutti, fotografie, bambole, libri, ognuno di noi aveva perso tutto. I più fortunati avevano perso solo la casa, altri, avevano perso anche le persone care. Dormivamo sotto tende blu, con i sacchi a pelo e delle coperte. Ogni giorno i vigili del fuoco ci portavano da mangiare e dei giochi per i bambini piccoli. Fu veramente triste perdere le nostre case e vedere delle persone, amici morire, ma devi sapere che non è solo colpa del terremoto. Eravamo stati noi che non avevamo costruito bene le case, ma le avevamo fatte in fretta e non abbastanza resistenti. Adesso per fortuna le cose sono cambiate. La casa dove viviamo adesso e tutte le altre costruite dopo il terremoto sono molto

25 più sicure, costruite con i materiali adatti per rimanere in piedi anche durante le scosse più forti, perché tu non debba un giorno raccontare al tuo nipotino una storia così triste come quella che io ti ho raccontato. Tommaso Barbagli

26 L AMICIZIA Paolo era un ragazzo come tanti altri, aveva però un nonno speciale, che riusciva a ricordarsi tutte le fiabe più belle a memoria. Paolo andava sempre da suo nonno per farsi raccontare ogni giorno una nuova storia, a volte parlavano di draghi e cavalieri, a volte di principi o di re e a lui piacevano sempre tanto. Un giorno, mentre andava proprio a casa del nonno, Paolo vide una bellissima bambina affacciata alla finestra. Rimase così incantato che continuò a camminare guardando verso di lei e finì per andare a sbattere contro la porta del nonno. Appena si fu ripreso dalla botta entrò in casa e lo vide seduto alla sua scrivania intento a scrivere una storia. Si avvicinò molto lentamente, con cautela per non farsi sentire e cominciò a leggere la storia a bassa voce. Era una storia che parlava di qualcosa che lui ancora non conosceva: il terremoto. Il nonno si accorse di lui e allora gli spiegò: - Il terremoto è un movimento della terra che può uccidere molte persone... Non ebbe il tempo di finire il discorso perché Paolo cominciò a tremare di paura. Scappò via, arrivò a casa e si nascose sotto il letto e lì rimase finché non si addormentò. Durante la notte fu svegliato dal terremoto, stava per scappare quando si ricordò di quello che c era scritto nel libro del nonno e allora non lo fece. Vicino al letto c era una finestra, Paolo riuscì ad arrivarci e a buttarsi di sotto dove sapeva che c era una siepe abbastanza morbida su cui atterrare. Corse subito dal nonno, passando per la strada vide di nuovo la bambina alla finestra, era impaurita e non sapeva cosa fare. Paolo l aiutò ad uscire di casa ed insieme andarono dal nonno. Purtroppo, per il nonno non ci fu niente da fare, i due ragazzi riuscirono solo a portare in salvo la sua storia.

27 I due ragazzi decisero di andare a vivere insieme in una casa un po malridotta e di ristrutturarla seguendo i consigli che trovarono nel libro del nonno per renderla più sicura contro il terremoto. Christian Chiodini

28 GIULIA, LUDOVICA E IL TERREMOTO Giulia e Ludovica erano molto amiche. Un giorno i genitori di Giulia partirono per una crociera e lei pensò di invitare l amica a dormire a casa sua per una settimana. Ludovica accettò volentieri. La prima notte sentirono una scossa, Ludovica chiese che cosa fosse stato, ma Giulia non l ascoltava perché dormiva. La mattina dopo, quando Giulia si svegliò, Ludovica le chiese se avesse sentito un leggero terremoto ma Giulia rispose di no. Le due ragazzine, durante il giorno, non ripensarono più al terremoto e si divertirono come matte. Quella notte sentirono un vero terremoto. Ludovica svegliò la sua amica, si ripararono sotto al tavolo e, prima di scendere per strada, Giulia fece in tempo a prendere il telefono. Appena furono uscite, chiamò i suoi genitori che stavano facendo la bella vita in crociera e disse: - Mamma, papà, qui c è il terremoto! Aiutateci! Papà le rispose di stare calma e di allontanarsi il più possibile dagli edifici. Giulia lo fece, prese per mano Ludovica e la portò in un prato lontano da tutti i palazzi e raccomandò anche a lei di stare calma. La mattina dopo la città era rasa al suolo. Videro delle persone che cercavano sotto alle macerie delle loro case, trovarono di tutto. Giulia e Ludovica erano spaventate e tristi; si domandavano cosa fosse successo alle loro famiglie, ai loro amici, a tutte le persone a cui volevano bene Ad un tratto Ludovica sentì in forte dolore al braccio di cui non si era accorta durante la notte. Giulia decise di chiedere aiuto a qualcuno, uno a caso bastava che aiutasse la sua amica. Così riuscì a portarla all unico Pronto Soccorso che era rimasto in piedi. I medici fecero una lastra alla ragazza e videro che aveva una frattura al braccio glielo dolore. Il Ludovica immobilizzarono giorno non erano dopo e le scoprirono sopravvissuti, dettero che delle medicine purtroppo li trovarono senza i per genitori vita sotto il di le macerie della loro casa, che era completamente distrutta. Ludovica

29 pianse molto quel giorno e intanto pensava che se, non fosse stato per l invito della sua amica, sarebbe stata anche lei sotto quelle macerie. Il tempo passò e, dopo qualche mesetto che stavano in tenda, Ludovica si era ormai abituata ad avere nuovi familiari, una sorella e a chiamare mamma e babbo qualcun altro, venne adottata dai genitori di Giulia e visse felicemente con la sua nuova famiglia. Alessandra Bruschi

30 IL RACCONTO DEL NONNO CERVO Il nonno chiamò i piccoli cervi perché era l ora di andare a dormire. Stimpy e Jumpy i più piccoli del branco, ogni sera volevano sentire una delle tante storie che conosceva il nonno cervo: storie di quando il nonno era giovane, storie vere che sembravano inventate e storie inventate che sembravano vere. - Questa sera vi racconterò una storia paurosa, triste e felice nello stesso tempo - il nonno cominciò a raccontare. Sentendo la parola paurosa, Stimpy e Jumpy si strinsero l uno all altro e si avvicinarono di più al nonno. - Quando ero giovane ci fu una specie di scossa che percosse la foresta e tutta la radura, tutti i cervi erano molto spaventati e corsero via, cercando uno spazio aperto. Noi cervi siamo animali molto intelligenti, sapevamo bene che se c è un terremoto dobbiamo cercare spazi aperti per essere al sicuro. Purtroppo i cervi più lenti non ce la facevano ad capobranco, uscire dalla foresta, li andò a cercare così mio nonno, per aiutarli. La terra che era il cominciava a tremare sempre più forte e ad un certo punto ci fu una scossa violentissima, che tutti noi credevamo fosse l ultima. Il nonno stava gridando a tutti i cervi di correre più velocemente quando ci fu una scossa più forte di tutte le altre che fece spaccare la terra in due. Ero rimasto solo nella radura ad aspettare gli altri e adesso c era una voragine fra me e il resto del branco. Non ho mai avuto più paura che in quel momento in tutta la mia vita. Allora vidi il nonno spiccare un salto così alto che non mi sembrava neanche vero. Superò la voragine e tutti gli altri lo seguirono. Corremmo il più velocemente possibile, tutti insieme e tutti dietro al mio nonno. Eravamo salvi. disse il nonno fiero. Ma i due piccoli stavano già dormendo. Gianluca Verdelli

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32 IL TERREMOTO Un bambino di nome Luca abitava in un piccolo paese con la mamma e con il papà e con un piccolo fratellino di nome Andrea. Tutti i pomeriggi Luca si recava al parco, dove i suoi amici lo aspettavano sempre per giocare a pallone. A volte portava con sé anche il suo fratellino più piccolo che si divertiva ad andare sull altalena o sullo scivolo. Una mattina Luca si svegliò e, come al solito, fece colazione e poi andò a scuola. Durante l ora di matematica gli sembrò che il suo banco tremasse, ma non disse niente perché gli altri stavano tutti facendo tranquillamente il problema e pensò di essersi sbagliato. Quella sera, mentre tutti dormivano, ci fu un tremendo boato: era un terremoto molto forte che distrusse gran parte del paese di Luca. Ci furono molti feriti e purtroppo anche morti, ma per fortuna Luca e la sua famiglia erano riusciti a salvarsi. Dopo qualche giorno i bambini cominciarono a ritrovarsi al parco, ma il parco non era più come prima: le altalene erano rotte e gli scivoli distrutti. Luca tornò a vivere nella sua casa, che aveva resistito bene al terremoto e non era stata danneggiata. Ma tutti i giorni, tornando a casa da scuola (che era in una tenda perché la scuola vera era crollata) non aveva mai voglia di mangiare e andava in camera sua a piangere. Una mattina tutti gli abitanti del paese si riunirono e decisero di fare qualcosa per cercare di tornare alla vita di prima. Tutti insieme cominciarono ad aggiustare i giochi del parco e il papà di Luca aggiunse anche qualcosa di nuovo: un gazebo di legno verniciato di bianco. Luca ed i suoi amici cominciarono a rimettere a posto anche la scuola per tornarci prima possibile. Lorenzo Viroli

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34 UN TERREMOTO VERO C erano una volta due bambini, Cristina e Giancarlo, che frequentavano la stessa classe, ma si stavano molto antipatici. Un giorno Cristina chiese a Giancarlo di cambiare posto a mettersi nel banco più lontano possibile da lei, proprio non lo sopportava più. Quello stesso giorno, appena uscita da scuola, Cristina andò da suo nonno e gli chiese di raccontarle una storia che lui di storie ne sapeva tante. Il nonno le raccontò di un terremoto che c era stato molti anni prima e le insegnò cosa fare o non fare in caso di terremoto: non andare per le scale durante le scosse, ma neanche prendere l ascensore... Le spiegò che i bambini a scuola devono prima ripararsi sotto i banchi e poi uscire ed allontanarsi dall edificio. Lei pensò che era fortunata a fare il tempo lungo: la sua scuola le sembrava un edificio molto solido e resistente e lì si sentiva al sicuro. Era in terza ed aveva già imparato un sacco di cose, anche se a volte faceva un po la birichina. Pensò ai suoi compagni, anche a Giancarlo, e si domandò chi l avrebbe aiutato se lui fosse rimasto da solo durante un terremoto. Il giorno dopo tornò a scuola e chiese proprio a lui di fare pace e di essere suo amico. Giancarlo era ancora molto offeso ed arrabbiato per quello che lei gli aveva detto il giorno prima e rispose di no. Dopo qualche tempo, durante la lezione, Cristina si sentì tremare le gambe e le sembrò che anche il suo banco tremasse. - Tutti sotto i banchi! - ordinò la maestra. Tutti i bambini ubbidirono, anche Giancarlo e Cristina. Ma, quando fu il momento di formare la fila e mettersi al sicuro in giardino, Cristina si accorse che non riusciva a muoversi. Non era ferita e non aveva niente di rotto, era semplicemente paralizzata dalla paura. Rimase immobile sotto il suo banco senza riuscire neanche a parlare per dei secondi che le sembrarono ore, finché Giancarlo si accorse della sua assenza, si fece coraggio e la tirò fuori di lì.

35 In quel preciso momento i due bambini si guardarono negli occhi e seppero che erano diventati amici senza bisogno di dirselo con le parole. Serena Barbagli

36 RICO, POLLY E IL TERREMOTO Tanto tempo fa, in una città italiana di nome Genova vivevano due bambini: Polly e Rico. Polly, avventurosa e creativa, aveva lunghi capelli biondi raccolti in una coda, occhi azzurri e luminosi e una bocca sempre sorridente. Indossava ogni giorno un paio di jeans, una camicetta rosa e delle comodissime scarpette da ginnastica con i lacci perennemente slacciati. Rico, avventuroso e forte, aveva i capelli neri tagliati molto corti e due grandi occhi nerissimi sempre attenti per non perdersi nulla di tutto ciò che gli succedeva intorno. Polly e Rico, anche se fisicamente non si somigliavano per niente, erano gemelli e frequentavano la stessa classe. Un venerdì mattina andarono a scuola più contenti del solito: sapevano che sarebbe andati a prenderli il nonno per portarli con sé nella sua casa in montagna. Finalmente la lezione finì e loro corsero ad abbracciare il nonno Augusto urlando di gioia. Salirono tutti nella sua Cinquecento e partirono per la montagna. La casa del nonno aveva una forma molto particolare, il tetto a punta arrivava fino a terra, la facciata era di forma triangolare. C erano due finestre di legno scuro al primo piano ed un grande portone d entrata verniciato di rosso scuro. Sembrava la faccia di uno strano gigante buono. Accanto alla casa c era una capanna dove il nonno teneva la legna per la stufa, sul retro aveva una stalla con sei cavalli e le cucce dei suoi due amati cani. Il nonno Augusto era uno scalatore, un appassionato escursionista e un grande studioso della montagna. Aveva costruito uno strano oggetto dentro la stalla, i bambini non avevano mai visto nulla di simile e chiesero al nonno cosa fosse. Il nonno rispose che quella cosa avvertiva i terremoti. Si trattava di una grande vasca di pietra riempita di sabbia, sulla sabbia c era appoggiato un grosso masso legato con una corda ad una trave del soffitto. Rico e Polly rimasero affascinati da quella invenzione del nonno anche se non riuscivano a capire bene come funzionasse.

37 La sera successiva, rientrando da una lunga passeggiata nei boschi, tutti e tre videro che il masso aveva lasciato dei segni sulla sabbia come se si fosse mosso durante il giorno. Il nonno avvertì i notte è ragazzi: - Questa più prudente dormire fuori, terra si la sta muovendo. Potrebbe esserci un terremoto anche molto forte Rico e Polly furono molto felici accamparsi di con la tenda e i sacchi a pelo, per loro era un esperienza avventurosa molto e non aspettavano altro! Durante la notte si svegliarono, i cani abbaiavano. Subito dopo udirono schianto uno fortissimo e la terra cominciò a tremare. Il nonno e i nipotini non si mossero, si trovavano al sicuro. La mattina dopo videro che il tetto della casa aveva ceduto proprio nel punto dove c era la loro camera da letto. Quella strana cosa costruita dal nonno li aveva salvati. Elena Tofanelli

38 LA STELLA ALPINA Un estate di molti anni fa, una bambina di nome Bianca, che aveva quasi dieci anni, andò in vacanza in montagna con i suoi genitori. Appena arrivata, Bianca andò subito a fare una passeggiata nel bosco. C erano tantissime osservarla meglio stelle senza alpine. Si coglierla, avvicinò perché ad sapeva una di che era esse per vietato. All improvviso comparvero occhi, bocca e naso ed il fiore cominciò a parlare. La stella alpina si mise a raccontare una storia: - Molto anni fa c è stato un terremoto, era la vigilia di Natale e tutti erano intenti a finire gli addobbi delle case e a preparare il pranzo per il giorno dopo. Il terremoto distrusse molte case e anche molti alberi furono abbattuti, uno cadde proprio vicino a me ed uccise la mia migliore amica. Anche se è passato tanto tempo da allora, mi ricordo esattamente com era il cielo quella sera ed era proprio come adesso. Stai molto attenta bambina, perché secondo me stanotte torna un terremoto forte come quello. Io non posso fare niente, non posso muovermi, ma tu che puoi farlo, scappa! - Bianca tornò all albergo e quella notte non riuscì a chiudere occhio. Era quasi l alba quando sentì la prima scossa di terremoto. Pensò: - Allora la stella alpina aveva ragione! Corse nel bosco, voleva salvare tutti quei fiori prima che venissero schiacciati dagli alberi. Riuscì a raccogliere tutte le stelle alpine e le mise in un vaso pieno d acqua. Loro la ringraziarono e le promisero che l avrebbero sempre avvertita dell arrivo di un terremoto. Bianca tornò a casa, piantò le stelle alpine nel suo giardino e da quel giorno dorme sonni tranquilli. Bianca Giannotti

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40 IN VISITA DAL NONNO C era una volta una famiglia con due bambini. Un giorno i genitori decisero di portare i loro figli a trovare un nonno che abitava molto lontano e che loro non avevano mai conosciuto. Il nonno fu molto felice quando li vide arrivare e li ospitò volentieri. I bambini si divertivano molto perché il nonno abitava in campagna e loro potevano giocare liberi e senza pericoli. Dopo un po di giorni i genitori dovettero ripartire per tornare a lavorare e i bambini decisero di rimanere lì ancora un po. La notte seguente ci fu un tremendo terremoto che distrusse la casa di quella famiglia e i genitori morirono. I bambini si salvarono e rimasero per sempre a vivere con il nonno. Gheri Duraj

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42 IL TERREMOTO IN SICILIA C era una volta un bambino di nome Mattia, che viveva ad Arezzo con la sua famiglia. I suoi zii vivevano in Sicilia. Un giorno Mattia, guardando il telegiornale, sentì che c era stato un tremendo terremoto proprio nel paese dove vivevano i suoi parenti. Pensò subito al suo zio e alla sua zia, ma non ebbe il coraggio di chiedere notizie alla mamma o al babbo. Quella notte decise che sarebbe andato da solo a cercarli. Uscì di casa e andò a prendere il treno; paese che appena fu salito, si addormentò. Il giorno dopo si risvegliò nel era stato colpito dal terremoto, proprio dove vivevano i suoi zii. Cominciò subito a cercarli, ma c era una confusione tremenda e a Mattia sembrava di non riconoscere niente di quel posto. Eppure era stato lì al mare anche l estate appena trascorsa. Ad un correva certo punto incontro fra vide le Buck, il macerie. vecchio Il cane cane lo dello guidò zio, verso che casa gli e cominciò ad abbaiare. Allora Mattia capì. Chiamò i soccorritori che riuscirono a tirare fuori gli zii dalle macerie della loro casa. Mattia li abbracciò e piansero tutti di gioia. Il giorno dopo presero il treno per Arezzo. I genitori di Mattia furono molto felici di rivederli tutti sani e salvi e decisero di vivere insieme finché la casa degli zii non fosse stata ricostruita. Cristian Giusti

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44 UNO STRANO TERREMOTO Tanto tempo fa, in Europa, si verificarono degli strani terremoti: venivano colpite solo zone disabitate, non crollava mai nessuna casa e non si faceva mai male nessuno. Gli scienziati cominciarono a studiare questi strani fenomeni, ma, dopo diversi mesi, non ci avevano capito ancora niente. Una sera un bambino, mentre guardava il cielo dalla finestra di camera sua, si accorse di una cosa straordinaria: non c era una sola luna in cielo come al solito ma... ce n erano due! Così si scoprì che con questi strani terremoti tutti i pianeti e anche i loro satelliti si dividevano. Da quel momento ci furono due copie dello stesso pianeta, ma questo non creò nessun problema perché nell universo c era posto per tutti. Marco Astara

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46 LA CASA ARANCIONE Un giorno un bambino di nome Luca cambiò casa e, insieme a tutta la sua famiglia, andò ad abitare in una grande casa arancione a due piani. A Luca la nuova casa piaceva molto perché era bella, nuova, grande e lì aveva una camera tutta per sé e anche i suoi due fratelli avevano una camera ciascuno. Una notte sentì una scossa di terremoto, ebbe una gran paura ed uscì in strada insieme ai suoi genitori ed ai suoi fratelli. La mattina dopo videro che la casa non era crollata, si era rotto solo un pezzo di muro. Allora decisero di tornare a dormire lì perché quella casa era troppo bella e piaceva proprio a tutti. Comprarono un secchio di pittura arancione e pitturarono il muro lì dove si era rotto. La casa era tornata perfetta. La notte successiva ci fu un altra scossa di terremoto, questa volta più forte. Luca cadde dal letto e si fece un bernoccolo in testa. La mattina dopo, però, la casa arancione era ancora in piedi, aveva solo qualche crepa sui muri. I bambini, come il giorno prima, non volevano lasciare la loro nuova casa. Arrivarono i nonni e gli zii da un altra città e convinsero i genitori che rimanere lì era troppo pericoloso, dovevano lasciare quella casa e trasferirsi da loro al sicuro. Quando partirono, Luca pianse guardando la sua bella casa arancione perché non gli sembrava giusto dover andare via da un posto così bello. Quella notte ci fu una scossa più forte delle altre che fece crollare molte case. La mattina dopo, mentre faceva colazione in casa degli zii insieme a tutta la sua distrutta! Matteo Morresi famiglia, Luca vide la sua casa in televisione: era

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48 DAVIDE, IL NONNO E IL VULCANO Un giorno un bambino di nome Davide andò a trovare suo nonno che abitava vicino al mare. Appena arrivato gli chiese di andare a fare un giro in barca. Il nonno lo accontentò e prese la sua vecchia barca di quando faceva il pescatore. Appena si furono allontanati un po dalla costa videro un isola che Davide non aveva mai notato, così chiese al nonno: - Che cos è quella? - Il nonno rispose: - Quell isola in realtà è un vulcano, non ci abita nessuno perché se eruttasse potrebbe essere molto pericoloso. - Quella notte Davide andò a dormire pensando all isola che aveva visto. Ad un certo frattempo si punto era fu svegliato svegliato anche da il un nonno rumore e fortissimo. uscirono insieme Nel per vedere cos era successo. Si vedevano delle strane luci nel cielo e Davide, ancora assonnato, non capiva cosa fossero. Il nonno gli disse: - Presto, andiamo a prendere la barca, ti faccio vedere uno spettacolo che non dimenticherai? Andarono dove erano stati quel pomeriggio e videro il vulcano che eruttava. Non si avvicinarono troppo per non correre nessun pericolo, rimasero in mezzo al mare a guardare quel cielo illuminato dalla lava e dagli zampilli che uscivano dal cratere del vulcano. Quella notte Davide vulcanologo. Giovanni Batranu decise che da grande avrebbe fatto il

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50 UN TERREMOTO IN GARA Un giorno un ragazzo di nome Andrea si doveva preparare per una gara in moto. Lui guidava una Honda, una moto stupenda e anche molto veloce. Andrea era sempre felice di correre, ma quella volta non si sentiva sicuro. Non avrebbe saputo dire perché, però non era del tutto convinto di fare quella gara. Un suo amico lo vide un po preoccupato e gli disse: - Se non te la senti di correre, non andare. Alla fine, però, Andrea indossò la sua bella tuta e scese in pista. Appena vide tutta la gente che faceva il tifo per lui si sentì meglio e decise di gareggiare. Partì piano e rimase quasi subito ultimo. Ad un certo punto sentì un boato fortissimo, più forte del rombo dei motori. Vide la pista che si spezzava davanti a lui e cadde per terra. Si risvegliò all ospedale con una gamba ingessata e la testa che gli faceva male. I suoi parenti gli raccontarono che c era stato un tremendo terremoto durante la gara e che lui si era salvato proprio perché era ultimo. Dennis Di Primio

51 Matteo Mantovani

52 Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia Osservatorio Sismologico di Arezzo stampato nel mese di Maggio 2011

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