1. Premessa Analisi territoriale Introduzione Analisi delle infrastrutture... 17

Dimensione: px
Iniziare la visualizzazioe della pagina:

Download "1. Premessa... 3. 2. Analisi territoriale... 15. 2.1. Introduzione... 15. 3. Analisi delle infrastrutture... 17"

Transcript

1

2

3 Indice 1. Premessa Articolazione del P.E.C Obiettivi del P.E.C Principali riferimenti normativi... 4 Normativa nazionale... 4 Rischio assetto idrogeologico ed idraulico... 5 Rischio incendi boschivi... 5 Rischio industriale... 6 Rischio trasporti... 6 Normativa regionale Principali contenuti legislativi nazionali... 8 Legge quadro... 8 D. Lgs. 31 marzo 1998, n Principali contenuti legislativi regionali L.R. 22 maggio 2004, n. 16 e s.m.i D.G.R. 16 maggio 2007, n. 8/ Analisi territoriale Introduzione Analisi delle infrastrutture Introduzione Edifici strategici e/o vulnerabili Sistema viabilistico Life-lines, reti tecnologiche e telecomunicazioni Glossario e definizioni aree di emergenza Aree di emergenza Aree di attesa Aree di accoglienza o ricovero Strutture di accoglienza Tendopoli Insediamenti abitativi di emergenza Elisuperfici occasionali o di fortuna Centri Polifunzionali di Emergenza Analisi della pericolosità Introduzione

4 4.2. Rischio idrogeologico Rischio sismico Rischio di incendio boschivo Rischio industriale Rischio viabilistico Altri rischi La struttura di gestione dell'emergenza Il sistema regionale di protezione civile Il sistema provinciale di protezione civile Il Centro Coordinamento Soccorsi (CCS) ed il Centro Operativo Misto (COM) Il ruolo del Comune nella gestione dell emergenza La struttura comunale di protezione civile: Unità di Crisi Locale (UCL), Centro Operativo Comunale (COC) e Referente Operativo Comunale (ROC) Attività di monitoraggio Precursori d evento: attività a livello comunale Monitoraggio del rischio idraulico ed idrogeologico Reti di monitoraggio Monitoraggio degli incendi boschivi Le procedure di emergenza Il Posto di Comando Avanzato Gestione della viabilità in emergenza Gestione di un'evacuazione Direttive per l allertamento meteorologico Direttive per l allertamento in caso di incendi boschivi Direttive per l allertamento in caso di eventi di origine antropica Il censimento dei danni La comunicazione in emergenza Il target della comunicazione Finalità dell'informazione Informazione e media Il responsabile della comunicazione Verifica e aggiornamento del piano

5 1. Premessa Il Piano di Emergenza Comunale (di seguito P.E.C.) viene redatto da ciascun comune per gestire adeguatamente un emergenza ipotizzata nel proprio territorio, sulla base degli indirizzi regionali, come indicato dal D. Lgs. 112/1998. Tiene inoltre conto dei vari scenari di rischio considerati nei programmi di previsione e prevenzione stabiliti dai programmi e piani regionali. Esso quindi raccoglie l insieme delle procedure operative di intervento per fronteggiare una qualsiasi calamità attesa in un determinato territorio e rappresenta lo strumento che consente alle autorità di predisporre e coordinare gli interventi di soccorso a tutela della popolazione e dei beni in un area a rischio. Ha l obiettivo di garantire con ogni mezzo il mantenimento del livello di vita civile messo in crisi da una situazione che comporta gravi disagi fisici e psicologici. La Pianificazione di Emergenza Comunale in materia di Protezione Civile è diventata obbligatoria con la L 12 luglio 2012, n. 100 Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 15 maggio 2012, n. 59, recante disposizioni urgenti per il riordino della protezione civile, che si qualifica come modificazione significativa della norma quadro L 24 febbraio 1992, n. 225 Istituzione del servizio nazionale di protezione civile. La norma prevede che il P.E.C. sia: - approvato da ciascun comune, con Deliberazione di Consiglio Comunale; - redatto secondo le indicazioni operative emanate dal Dipartimento di Protezione Civile e dalle Regioni; - conforme al Piano di Emergenza Provinciale; - inviato alla Regione, alla Prefettura-Ufficio territoriale del governo e alla Provincia territorialmente competenti; - verificato e aggiornato periodicamente trasmettendone copia alla Regione, alla Prefettura / Ufficio territoriale del governo e alla Provincia territorialmente competenti. Il P.E.C. viene approvato con un singolo passaggio in Consiglio Comunale; eventuali aggiornamenti d'ufficio, riguardanti variazioni anagrafiche e logistiche, avvengono mediante deliberazione di Giunta Comunale, dietro indicazione dell'ufficio Tecnico che recepisce suggerimenti dei soggetti coinvolti nei protocolli di gestione delle emergenze. In caso di sostanziali modifiche ai protocolli operativi dovrà essere valutata la necessità di variare il piano attraveso la riapprovazione in Consiglio Comunale. Ai fini della redazione del presente documento si è proceduto ad effettuare un incontro di concertazione con il tecnico comunale, con lo scopo di concordare contenuti e procedure operative, in coerenza con la normativa vigente e le modalità di intervento già in essere Articolazione del P.E.C. Il piano si articola in tre parti fondamentali: - una parte generale, che raccoglie tutte le informazioni sulle caratteristiche e sulla struttura del territorio; - i lineamenti della pianificazione, che stabiliscono sia gli obiettivi da conseguire per dare un adeguata risposta di protezione civile ad una qualsiasi situazione d emergenza sia le competenze dei vari operatori; - il modello d intervento, che assegna le responsabilità decisionali ai vari livelli di comando e controllo, utilizza le risorse in maniera razionale, definisce un sistema di comunicazione che consente uno scambio costante di informazioni. 3

6 1.2. Obiettivi del P.E.C. I principali obiettivi del piano risultano, in sintesi: - assegnare la responsabilità alle organizzazioni e agli individui per fare azioni specifiche, progettate nei tempi e nei luoghi, in un emergenza che supera la capacità di risposta o la competenza di una singola organizzazione; - descrivere come vengono coordinate le azioni e le relazioni fra organizzazioni; - descrivere in che modo proteggere le persone e la proprietà in situazioni di emergenza e di disastri; - identificare il personale, l'equipaggiamento, le competenze, i fondi e altre risorse disponibili da utilizzare durante le operazioni di risposta; - identificare le iniziative da mettere in atto per migliorare le condizioni di vita degli eventuali evacuati dalle loro abitazioni. Trattasi di un documento in continuo aggiornamento, che deve tener conto dell evoluzione dell assetto territoriale e delle variazioni negli scenari attesi; anche le esercitazioni potranno contribuire all aggiornamento del piano perché ne convalideranno i contenuti e valuteranno le capacità operative e gestionali del personale. Il P.E.C. deve essere sufficientemente flessibile per essere utilizzato in tutte le emergenze, incluse quelle impreviste, e semplice in modo da divenire rapidamente operativo Principali riferimenti normativi Normativa nazionale - DPCM n. 28 del 16 gennaio 2014: Direttiva inerente il Programma nazionale di soccorso per il rischio sismico - DPCM - Circolare Dipartimento di Protezione Civile del 30 aprile 2013: Istituzione Elenco Centrale e Territoriale - DPCM 8 marzo 2013 Disciplina del sistema di monitoraggio e di verifica dell'attuazione delle misure contenute nelle ordinanze di cui all'art. 5 della legge 24 febbraio 1992, n.225 e dei provvedimenti adottati in attuazione delle stesse e delle ispezioni. - Direttiva Presidente Consiglio dei Ministri (P.C.M.) 8 febbraio 2013: Indirizzi operativi per l'istituzione dell'unità di Comando e Controllo del bacino del fiume Po, ai fini del governo delle piene - Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 9 novembre 2012 Indirizzi operativi volti ad assicurare l unitaria partecipazione delle organizzazioni di volontariato all attività di protezione civile - L. 12 luglio 2012, n.100 Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 15 maggio 2012, n. 59, recante disposizioni urgenti per il riordino della protezione civile - D.L. 15 maggio 2012, n. 59 Disposizioni urgenti per il riordino della protezione civile - D.P.C.M. 3 dicembre 2008 Direttiva sugli indirizzi operativi per la gestione delle emergenze - D.P.C.M. 21 novembre 2006 Costituzione e modalità di funzionamento del Comitato operativo della Protezione Civile - D.P.C.M. 13 giugno 2006 Criteri di massima sugli interventi psico-sociali da attuare nelle catastrofi - D.L. 31 maggio 2005, n.90 Disposizioni urgenti in materia di Protezione Civile - Circolare 30 settembre 2002, n Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della Protezione Civile: Ripartizione delle competenze amministrative in materia di protezione civile - D.P.C.M. 12 aprile 2002 Costituzione della Commissione nazionale per la previsione e la prevenzione dei grandi rischi - D.P.R. 8 febbraio 2001, n. 194 Regolamento recante nuova disciplina della partecipazione delle organizzazioni di volontariato alle attività di protezione civile 4

7 - L. 9 novembre 2001, n. 401 Conversione in legge, con modificazioni, del D.L. 7 settembre 2001, n. 343, recante disposizioni urgenti per assicurare il coordinamento operativo delle strutture preposte alle attività di protezione civile ; - D. Lgs. 30 luglio 1999, n. 300 Riforma dell'organizzazione del Governo, a norma dell'articolo 11 della legge 15 marzo 1997, n. 59, con l istituzione dell Agenzia Ambientale per la Protezione civile ; - L. 3 agosto 1999, n. 265 Disposizioni in materia di autonomia ed ordinamento degli Enti Locali nonché modifiche alla Legge 8 giugno 1990, n Art.12: trasferimento di competenze dal Prefetto al Sindaco ; - D. Lgs. 31 marzo 1998, n. 112 Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della legge , n L. 3 agosto 1998, n. 267 Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 11 giugno 1998, n. 180, recante misure urgenti per la prevenzione del rischio idrogeologico ed a favore delle zone colpite da disastri franosi nella regione Campania - Circolare 16 gennaio 1994, n Istituzione dell elenco delle Associazioni di volontariato di PC ai fini ricognitivi dellla sussistenza e della dislocazione sul territorio nazionale delle associazioni da impegnare nelle attività di previsione, prevenzione e soccorso - D.P.R. 21 settembre 1994, n. 613 Regolamento recante norme concernenti la partecipazione di volontariato nelle attività di Protezione civile - L. 24 febbraio 1992, n. 225 Istituzione del Servizio nazionale di Protezione Civile e s.m.i - L. 11 agosto 1991, n. 266 Legge Quadro sul Volontariato - D.P.C.M. 13 febbraio 1990, n. 112 Regolamento concernente l'istituzione e l'organizzazione del Dipartimento della Protezione civile nell'ambito della Presidenza del Consiglio dei Ministri - D.P.R. 6 febbraio 1981, n. 66 Regolamento di esecuzione della L , n Legge 8 dicembre 1970, n. 996 Norme sul soccorso e l'assistenza alle popolazioni colpite da calamità Rischio assetto idrogeologico ed idraulico - Circolare Presidenza Consiglio dei Ministri Dipartimento Protezione Civile 12 ottobre 2012 Indicazioni operative del Capo Dipartimento del 12 ottobre 2012 per prevedere, prevenire e fronteggiare eventuali situazioni di emergenza connesse a fenomeni idrogeologici e idraulici - D.P.C.M. 27 ottobre 2008 Indirizzi operativi per prevedere, prevenire e fronteggiare eventuali situazioni di emergenza connesse a fenomeni idrogeologici e idraulici - D.lgs 3 aprile 2006, n.152 Norme in materia ambientale - Testo unico - D.P.C.M. 25 febbraio 2005 Ulteriori indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale, statale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile, recanti modifiche ed integrazioni alla Dir. P.C.M. 27 febbraio D.P.C.M. 27 febbraio 2004 Indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale, statale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile - L. 3 agosto 1998, n. 267 Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 11 giugno 1998, n. 180, recante misure urgenti per la prevenzione del rischio idrogeologico ed a favore delle zone colpite da disastri franosi nella regione Campania - L. 18 maggio 1989 n. 183 Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo Rischio incendi boschivi - D.P.R. 1 agosto 2011, n. 151 Regolamento sulla disciplina dei procedimenti per la prevenzione degli incendi - D.P.C.M. 1 luglio 2011 Direttiva in materia di lotta attiva agli incendi boschivi 5

8 - D.P.C.M. 20 dicembre 2001 Linee guida per la redazione dei piani regionali di previsione prevenzione e lotta attiva agli incendi boschivi - L. 21 novembre 2000, n. 353 Legge quadro sugli incendi boschivi - L. 16 luglio 1997, n. 228 Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 19 maggio 1997, n. 130, recante disposizioni urgenti per prevenire e fronteggiare gli incendi boschivi sul territorio nazionale, nonché interventi in materia di protezione civile, ambiente e agricoltura - L. 8 agosto 1995, n. 339 Conversione in legge del decreto-legge 10 luglio 1995, n. 275, recante disposizioni urgenti per prevenire e fronteggiare gli incendi boschivi sul territorio nazionale - L. 8 agosto 1994 n. 497 Disposizioni urgenti per fronteggiare gli incendi boschivi sul territorio nazionale - L. 29 ottobre 1993, n. 428 Conversione in legge, con modificazioni, del D.L. 30 agosto 1993, n. 332 recante disposizioni urgenti per fronteggiare il rischio di incendi nelle aree protette - Legge 6 dicembre 1991, n. 394 Legge quadro sulle aree protette Rischio industriale - D.P.C.M. 16 febbraio 2007 Linee guida per l informazione alla popolazione - D.P.C.M. 25 febbraio 2005 Guida per la predisposizione del piano d'emergenza esterna di cui all'articolo 20, comma 4, del D.Lgs. 17 agosto 1999, n D.L. 21 settembre 2005, n. 238 Attuazione della direttiva 2003/105/CE, che modifica la direttiva 96/82/CE, sul controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose - D.M. Industria 16 maggio 2001, n. 293 Regolamento di attuazione della direttiva 96/82/CE, relativa al controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose (Porti industriali e petroliferi) - D.M. 9 maggio 2001 Requisiti minimi di sicurezza in materia di pianificazione urbanistica e territoriale per le zone interessate da stabilimenti a rischio incidente rilevante - D.M. Interno 19 marzo 2001 Procedure di prevenzione incendi per le attività a rischio di incidente rilevante - D.M. 9 agosto 2000 Linee guida per l'attuazione del sistema di gestione della sicurezza - D. Lgs. 17 agosto 1999, n. 334 Attuazione della direttiva 96/82/CE relativa al controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose Rischio trasporti - D.M. 03 gennaio 2011 Direttiva 2010/61/UE e Trasporto interno di merci pericolose - D.Lgs. 10 agosto 2007, n. 162 Attuazione delle direttive 2004/54/CE e 2004/51/CE relative alla sicurezza e allo sviluppo delle ferrovie comunitarie - D.M. 19 settembre 2005 Disciplina del trasporto su strada delle merci pericolose in cisterne - D.L. 27 gennaio 2005 del Ministro dell'interno di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Istituzione presso il Ministero dell'interno di un Centro di coordinamento nazionale per fronteggiare le situazioni di crisi in materia di viabilità - D.Lgs. 8 luglio 2003, n. 188 Attuazione della direttiva 2001/12/CE, della direttiva 2001/13/CE e della direttiva 2001/14/CE in materia ferroviaria - D.Lgs. 15 gennaio 2002, n. 9 Disposizioni integrative e corettive del nuovo codice della strada, a norma dell'articolo 1, comma 1, della L. 22 marzo 2001, n D.P.R. 16 dicembre 1992, n. 495 Regolamento di esecuzione e di attuazione del nuovo codice della strada - D. Lgs. 30 aprile 1992, n. 285 Nuovo codice della strada 6

9 Normativa regionale - Decreto Dirigente Unità Operativa (d.d.u.o.) n del 30 dicembre 2013: Aggiornamento tecnico della direttiva per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allerta per i rischi naturali ai fini di protezione civile (d.g.r. 8753/2008) - Decreto Dirigente Struttura (D.d.s.) n del 24 dicembre 2013: Elenco territoriale delle organizzazioni di volontariato di Protezione Civile - Delibera Giunta (D.g.r.) n. X/1123 del 20 dicembre 2013: Determinazioni in ordine alla strutturazione della colonna mobile - Decreto Dirigente Struttura (d.d.s.) n.7626 del 7 agosto 2013: Modalità operative per la richiesta di attivazione dei benefici previsti dagli artt. 9 e 10 del dpr 194/2001, in applicazione della Direttiva PCM del 9 novembre D.G.R. 1 dicembre 2010, n. 924 Determinazioni in ordine alle modalità per il finanziamento delle opere di pronto intervento in relazione ai beni degli Enti locali - R.R. 18 ottobre 2010, n. 9 Regolamento di attuazione dell Albo Regionale del Volontariato di Protezione Civile - Direttiva Regionale Grandi Rischi D.G.R. 22 dicembre 2008, n. 8/8745 Determinazioni in merito alla gestione organizzativa e funzionale del sistema di allerta per i rischi naturali ai fini di protezione civile - D.G.R. 16 maggio 2007, n. 8/4732 Direttiva Regionale per la pianificazione di emergenza degli enti locali (l.r. 16/ art. 4, comma 11) - D.G.R. 1 agosto 2006, n Modifiche e integrazioni alla dgr 19723/2004 di approvazione del protocollo d intesa con le Province lombarde per l impiego del volontariato di Protezione Civile nella prevenzione del rischio idrogeologico - L.R. 11 marzo 2005, n.12 Legge per il Governo del Territorio - Decreto 7 marzo 2005, n Attivazione e operatività del Centro funzionale regionale presso la Sala Operativa dell Unità organizzativa di Protezione Civile della Regione Lombardia - D.G.R. 24 marzo 2005, n.7/21205 Revoca della D.G.R. N del e approvazione della Direttiva Regionale per l allertamento per rischio idrogeologico e idraulico e la gestione delle emergenze regionali - L.R. 22 maggio 2004, n. 16 Testo Unico delle disposizioni regionali in materia di Protezione Civile - D.G.R. 25 gennaio 2002, n Trasferimento alle Province della tenuta delle sezioni provinciali dell'albo Regionale del Volontariato di Protezione Civile delle organizzazioni di volontariato operanti nell'ambito del territorio provinciale per la Protezione Civile - D.G.R. 21 febbraio 2003, n. 7/12200 Revisione della direttiva regionale per la pianificazione di emergenza degli Enti locali - D.D.G. 27 febbraio 2001, n Approvazione delle procedure per la dichiarazione dello stato di crisi regionale e atti connessi alle emergenze di protezione civile di livello regionale, in attuazione della L.R. 5 gennaio 2000, n.1 "Riordino del sistema delle autonomie locali in Lombardia - D.G.R. 28 gennaio 2000, n Individuazione delle figure idonee alla funzione di Coordinatore di Emergenza in caso di calamità. Attuazione L.R. 54/90, art. 29 e successive modifiche ed integrazioni - L.R. 5 gennaio 2000, n. 1 Riordino del sistema delle autonomie in Lombardia. Attuazione del D.Lgs. 31 marzo 1998, n D.G.R. 29 dicembre 1999 n Linee guida sui criteri per l'individuazione e la costituzione dei Centri Polifunzionali di Emergenza in attuazione dell'art. 21, comma 1,2,3 L.R. 54/90 e successive modifiche - L.R. 4 luglio 1998, n. 11 Riordino delle competenze regionali ed il conferimento delle funzioni in materia di agricoltura - L.R. 24 luglio 1993, n. 22 Disciplina del volontariato 7

10 - L.R. 12 maggio 1990, n. 54 Organizzazione ed interventi di competenza regionale in materia di Protezione civile 1.4. Principali contenuti legislativi nazionali Legge quadro La L. 24 febbraio 1992, n. 225 e s.m.i., recentemente oggetto di ulteriori modifiche a seguito dell entrata in vigore del D.L. 14 agosto 2013, n. 93, ha provveduto ad istituire il Servizio Nazionale di Protezione Civile, con lo scopo precipuo di ( ) tutelare l integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l ambiente dai danni e dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi e da altri eventi calamitosi. Sono attività di protezione civile quelle volte alla previsione e alla prevenzione dei rischi, al soccorso delle popolazioni sinistrate e ad ogni altra attività necessaria e indifferibile, diretta al contrasto e al superamento dell'emergenza e alla mitigazione del rischio, connesso agli eventi naturali o ad attività umane. La previsione consiste nelle attività, svolte anche con il concorso di soggetti scientifici e tecnici competenti in materia, dirette all'identificazione degli scenari di rischio probabili e, ove possibile, al preannuncio, al monitoraggio, alla sorveglianza e alla vigilanza in tempo reale degli eventi e dei conseguenti livelli di rischio attesi. La prevenzione consiste nelle attività volte a evitare o a ridurre al minimo la possibilità che si verifichino danni conseguenti agli eventi, anche sulla base delle conoscenze acquisite per effetto delle attività di previsione. La prevenzione dei diversi tipi di rischio si esplica in attività non strutturali concernenti l'allertamento, la pianificazione dell'emergenza, la formazione, la diffusione della conoscenza della protezione civile nonché l'informazione alla popolazione e l'applicazione della normativa tecnica, ove necessarie, e l'attività di esercitazione. Il soccorso consiste nell'attuazione degli interventi integrati e coordinati diretti ad assicurare alle popolazioni colpite dagli eventi ogni forma di prima assistenza. Il superamento dell'emergenza consiste unicamente nell'attuazione, coordinata con gli organi istituzionali competenti, delle iniziative necessarie e indilazionabili volte a rimuovere gli ostacoli alla ripresa delle normali condizioni di vita. I piani e i programmi di gestione, tutela e risanamento del territorio devono essere coordinati con i piani di emergenza di protezione civile. Il governo e la gestione del sistema di allerta nazionale sono assicurati dal Dipartimento della protezione civile e dalle Regioni. Il Dipartimento della protezione civile predispone i programmi nazionali di previsione e prevenzione in relazione alle varie ipotesi di rischio, i programmi nazionali di soccorso ed i piani per l'attuazione delle conseguenti misure di emergenza. Il Presidente del Consiglio dei ministri, ovvero il Ministro per il coordinamento della protezione civile, al fine di consentire opportune verifiche della efficienza dei programmi e dei piani di emergenza, dispone la esecuzione di periodiche esercitazioni, promuove, d'intesa con il Ministero competente, studi sulla previsione e prevenzione delle calamità naturali e delle catastrofi ed impartisce indirizzi ed orientamenti per l'organizzazione e l'utilizzazione del volontariato. All'attuazione delle attività di protezione civile provvedono, secondo i rispettivi ordinamenti e le rispettive competenze, le amministrazioni dello Stato, le regioni, le province, i comuni e le comunità montane, e vi concorrono gli enti pubblici, gli istituti ed i gruppi di ricerca scientifica con finalità di protezione civile, nonché ogni altra istituzione ed organizzazione anche privata. 8

11 Sono Organi centrali del Servizio nazionale della protezione civile, istituiti presso il Dipartimento della protezione civile, la Commissione nazionale per la previsione e la prevenzione dei grandi rischi ed il Comitato operativo della protezione civile. Costituiscono strutture operative nazionali del Servizio nazionale della protezione civile: a) il Corpo nazionale dei vigili del fuoco quale componente fondamentale della protezione civile; b) le Forze armate; c) le Forze di polizia; d) il Corpo forestale dello Stato; e) i Servizi tecnici nazionali; f) i gruppi nazionali di ricerca scientifica, l'istituto nazionale di geofisica ed altre istituzioni di ricerca; g) la Croce rossa italiana; h) le strutture del Servizio sanitario nazionale; i) le organizzazioni di volontariato; j) il Corpo nazionale soccorso alpino CNSA (CAI). Le strutture operative nazionali svolgono, a richiesta del Dipartimento della protezione civile, le attività previste dalla presente legge nonché compiti di supporto e consulenza per tutte le amministrazioni componenti il Servizio nazionale della protezione civile. Le regioni partecipano all'organizzazione e all'attuazione delle attività di protezione civile, provvedendo alla predisposizione ed attuazione dei programmi regionali di previsione e prevenzione in armonia con le indicazioni dei programmi nazionali. Per tali finalità si avvalgono di un apposito Comitato regionale di protezione civile. Le province partecipano all'organizzazione ed all'attuazione del Servizio nazionale della protezione civile, assicurando lo svolgimento dei compiti relativi alla rilevazione, alla raccolta ed alla elaborazione dei dati interessanti la protezione civile, alla predisposizione di programmi provinciali di previsione e prevenzione e alla loro realizzazione, in armonia con i programmi nazionali e regionali. Per tali finalità in ogni capoluogo di provincia è istituito il Comitato provinciale di protezione civile. Il prefetto, anche sulla base del programma provinciale di previsione e prevenzione, predispone il piano per fronteggiare l'emergenza su tutto il territorio della provincia e ne cura l'attuazione. Al verificarsi di uno degli eventi calamitosi, il prefetto: a) informa il Dipartimento della protezione civile, il presidente della giunta regionale e il Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile del Ministero dell'interno; b) assume, coordinandosi con il presidente della giunta regionale, la direzione unitaria dei servizi di emergenza da attivare a livello provinciale, coordinandoli con gli interventi dei sindaci dei comuni interessati; c) adotta tutti i provvedimenti necessari ad assicurare i primi soccorsi; d) vigila sull'attuazione, da parte delle strutture provinciali di protezione civile, dei servizi urgenti, anche di natura tecnica. Ogni comune può dotarsi di una struttura di protezione civile ed il sindaco è autorità comunale di protezione civile; al verificarsi dell'emergenza nell'ambito del territorio comunale, il sindaco assume la direzione dei servizi di emergenza che insistono sul territorio del comune, nonché il coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alle popolazioni colpite e provvede agli interventi necessari dandone immediata comunicazione al prefetto e al presidente della giunta regionale. Il comune approva con deliberazione consiliare il piano di emergenza comunale previsto dalla normativa vigente in materia di protezione civile, redatto secondo i criteri e le modalità di cui alle indicazioni operative adottate dal Dipartimento della protezione civile e dalle giunte regionali e ne provvede alla verifica e all'aggiornamento periodico, trasmettendone copia alla regione, alla prefettura-ufficio territoriale del Governo e alla provincia territorialmente competenti. Quando la calamità naturale o l'evento non possono essere fronteggiati con i mezzi a disposizione del comune, il sindaco chiede l'intervento di altre forze e strutture al prefetto, che adotta i 9

12 provvedimenti di competenza, coordinando i propri interventi con quelli dell'autorità comunale di protezione civile. Il Servizio nazionale della protezione civile assicura la più ampia partecipazione dei cittadini, delle organizzazioni di volontariato di protezione civile all'attività di previsione, prevenzione e soccorso, in vista o in occasione di calamità naturali, catastrofi o eventi. D. Lgs. 31 marzo 1998, n. 112 Compiti di previsione e prevenzione sono inoltre stati attribuiti a Comuni dal Capo VIII del D. Lgs. 31 marzo 1998, n. 112 Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59, nel quale vengono distintamente indicate le funzioni svolte da ciascun livello amministrativo dello Stato. Funzioni mantenute allo Stato - indirizzo, promozione e coordinamento delle attività delle amministrazioni dello Stato, centrali e periferiche, delle regioni, delle province, dei comuni, delle comunità montane, degli enti pubblici nazionali e territoriali e di ogni altra istituzione ed organizzazione pubblica e privata presente sul territorio nazionale in materia di protezione civile - deliberazione e revoca, d'intesa con le regioni interessate, dello stato di emergenza - emanazione, d intesa con le regioni interessate, di ordinanze per l attuazione di interventi di emergenza, per evitare situazioni di pericolo, o maggiori danni a persone o a cose, per favorire il ritorno alle normali condizioni di vita nelle aree colpite da eventi calamitosi e nelle quali è intervenuta la dichiarazione di stato di emergenza - fissazione di norme generali di sicurezza per le attività industriali, civili e commerciali - funzione operative riguardanti: 1) gli indirizzi per la predisposizione e l attuazione dei programmi di previsione e prevenzione in relazione alle varie ipotesi di rischio; 2) la predisposizione dei piani di emergenza in caso di eventi calamitosi; 3) il soccorso tecnico urgente, la prevenzione e lo spegnimento degli incendi e lo spegnimento con mezzi aerei degli incendi boschivi; 4) lo svolgimento di periodiche esercitazioni relative ai piani nazionali di emergenza; - promozione di studi sulla previsione e la prevenzione dei rischi naturali ed antropici. Funzioni delle regioni - predisposizione dei programmi di previsione e prevenzione dei rischi, sulla base degli indirizzi nazionali - attuazione di interventi urgenti in caso di crisi determinata dal verificarsi o dall imminenza di eventi calamitosi - indirizzi per la predisposizione dei piani provinciali di emergenza in caso di eventi calamitosi - attuazione degli interventi necessari per favorire il ritorno alle normali condizioni di vita nelle aree colpite da eventi calamitosi - spegnimento degli incendi boschivi - dichiarazione dell esistenza di eccezionale calamità o avversità atmosferica, ivi compresa l individuazione dei territori danneggiati e delle provvidenze di cui alla legge 14 febbraio 1992, n interventi per l'organizzazione e l'utilizzo del volontariato. Funzioni delle province - attuazione delle attività di previsione e degli interventi di prevenzione dei rischi, stabilite dai programmi e piani regionali - predisposizione dei piani provinciali di emergenza sulla base degli indirizzi regionali - vigilanza sulla predisposizione da parte delle strutture provinciali di protezione civile, dei servizi urgenti, anche di natura tecnica, da attivare in caso di eventi calamitosi 10

13 Funzioni dei comuni - attuazione delle attività di previsione e degli interventi di prevenzione dei rischi, stabilite dai programmi e piani regionali - adozione di tutti i provvedimenti, compresi quelli relativi alla preparazione all emergenza, necessari ad assicurare i primi soccorsi in caso di eventi calamitosi in ambito comunale - predisposizione dei piani comunali e/o intercomunali di emergenza, anche nelle forme associative e di cooperazione, e cura della loro attuazione, sulla base degli indirizzi regionali - attivazione dei primi soccorsi alla popolazione e degli interventi urgenti necessari a fronteggiare l emergenza - vigilanza sull'attuazione, da parte delle strutture locali di protezione civile, dei servizi urgenti - utilizzo del volontariato di protezione civile a livello comunale e/o intercomunale, sulla base degli indirizzi nazionali e regionali Principali contenuti legislativi regionali L.R. 22 maggio 2004, n. 16 e s.m.i. Si riportano di seguito, in forma sintetica, i contenuti della norma regionale quadro in materia di protezione civile, limitando la trattazione al livello comunale di governo del territorio. Il comune: - si dota, anche attraverso forme associative, di una struttura di protezione civile, coordinata dal sindaco. Tale struttura interviene, in particolare, per fronteggiare gli eventi di livello comunale e per assicurare la necessaria collaborazione alle operazioni di soccorso coordinate dalla provincia o dalla Regione; con le medesime finalità i comuni possono promuovere la formazione di un gruppo comunale di volontari di protezione civile, anche attraverso il convenzionamento con una o più associazioni di volontariato di protezione civile presenti sul territorio, assicurandone comunque la formazione di base e l aggiornamento secondo gli standard minimi stabiliti dalla Regione - cura la predisposizione dei piani comunali o intercomunali di emergenza, anche nelle forme associative e di cooperazione previste dal decreto legislativo 18 agosto 2000, n cura l attivazione dei primi soccorsi alla popolazione e degli interventi urgenti necessari a fronteggiare l emergenza, nonché la vigilanza sull attuazione, da parte delle strutture locali di protezione civile, dei servizi urgenti; - dispone l utilizzo delle organizzazioni di volontariato di protezione civile a livello comunale e intercomunale, sulla base degli indirizzi nazionali e delle direttive regionali - cura la raccolta dei dati e l istruttoria delle richieste di risarcimento per i danni occorsi sul proprio territorio alle infrastrutture pubbliche, a beni privati mobili ed immobili, a insediamenti agricoli, artigianali, commerciali, industriali e di servizio; - provvede, in ambito comunale, alle attività di previsione e agli interventi di prevenzione dei rischi, contemplati dai programmi e piani regionali e provinciali. Al verificarsi di una situazione di emergenza nell ambito del territorio comunale, il sindaco assume la direzione e il coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alle popolazioni colpite e provvede agli interventi necessari, anche avvalendosi del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e delle organizzazioni di volontariato operanti a livello comunale o intercomunale, dandone immediata comunicazione alla provincia e alla Regione. La norma contiene importanti indicazioni relative anche alla funzione del volontariato quale forma spontanea, sia individuale che associativa, di partecipazione dei cittadini all attività di protezione civile a tutti i livelli, assicurandone l autonoma formazione e lo sviluppo. L'attività di volontariato di protezione civile può essere svolta da singoli cittadini, dalle associazioni di volontariato iscritte all'albo regionale del volontariato di protezione civile. 11

14 Il Presidente della Giunta regionale, dichiarato lo stato di crisi, può individuare le organizzazioni di volontariato in grado di intervenire in operazioni di prevenzione o di soccorso, dandone contestualmente comunicazione alla struttura nazionale di protezione civile per l attivazione delle procedure di autorizzazione e conseguente rimborso spese con indennizzo ai datori di lavoro dei volontari impiegati. Il comune ha la facoltà di organizzare sul proprio territorio, d'intesa con la provincia, la regione e la direzione regionale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, gruppi specializzati di volontari di protezione civile, denominati nuclei di pronto intervento, con il compito di prestare un primo soccorso tecnico urgente. Per la costituzione di tali nuclei, i volontari di protezione civile devono appartenere ad associazioni o gruppi comunali iscritti alle sezioni provinciali dell'albo regionale dei volontari di protezione civile, devono comunque essere in possesso dei requisiti psicofisici e attitudinali previsti dai vigenti regolamenti per i vigili del fuoco volontari e aver frequentato, con esito positivo, i relativi corsi di formazione, fatte salve le vigenti disposizioni in materia di antincendio boschivo. D.G.R. 16 maggio 2007, n. 8/4732 Tale documento, denominato Direttiva regionale per la pianificazione di emergenza degli enti locali (L.R. 16/ art. 7, comma 11), rappresenta il principale punto di riferimento per la predisposizione dei piani di emergenza comunali in Regione Lombardia. Il piano di emergenza comunale può essere così sinteticamente descritto. Step 1 Raccolta dei dati territoriali ed infrastrutturali Trattasi della ricognizione degli elementi territoriali (destinazioni funzionali nei centri abitati ed elementi infrastrutturali) e loro rappresentazione cartografica, per consentire una visione di insieme dell area interessata e per comprendere le caratteristiche del territorio: - analisi del sistema infrastrutturale: viabilità principale e minore, sedi istituzionali, operative, aree di emergenza, edifici sensibili, life lines e principali reti tecnologiche. - Valutazione delle tipologie di rischio: Idrogeologico (esondazioni dei corsi d'acqua di pianura e di fondovalle, dissesti quali frane, colate di detrito, erosione di versante, erosioni torrentizie) Sismico Incendio boschivo Industriale Viabilistico Altri rischi Step 2 Costruzione degli scenari di evento Con il termine scenario si intende una descrizione verbale sintetica, accompagnata da cartografia esplicativa, dei possibili effetti sull uomo, o sulle infrastrutture presenti in un territorio, di evenienze meteorologiche avverse (piene, inondazioni), di fenomeni geologici o naturali (terremoti, frane e valanghe), di incendi boschivi, oppure di incidenti industriali o a veicoli recanti sostanze pericolose. Inoltre si può indicare come scenario ogni possibile descrizione di eventi generici, o particolari, che possono interessare un territorio. Oltre all individuazione dello scenario di massimo impatto, sarà opportuno descrivere degli scenari intermedi, che interessino solo alcune aree del territorio, oppure innescati da eventi di differente intensità. 12

15 Step 3 Attività di previsione e prevenzione Queste attività sono sviluppate in due fasi: - previsionale, costituita dalla valutazione della situazione meteorologica, nivologica, idrologica, idraulica e geomorfologia attesa, nonché degli effetti che tale situazione può determinare sulle persone, sui beni e sulla collettività - monitoraggio e sorveglianza, articolata in: a) osservazione diretta e strumentale dell evento in atto; b) previsione a breve degli effetti mediante modelli previsionali meteo-idrologico-idraulici. Step 4 Associazione di un modello di intervento Il modello di intervento, ove possibile, dovrebbe essere agganciato a soglie di allarme, a ciascuno scenario di allarme individuato di: - rischio idrogeologico - rischio incendio boschivo - rischio industriale - rischio sismico - rischio viabilistico - rischi generici Il modello di intervento deve essere necessariamente tarato sulla base dell Unità di Crisi Locale, che andrà descritta nel dettaglio, individuandone le figure che la compongono ed i ruoli e le responsabilità di ciascuna, in ogni fase del processo di gestione dell emergenza. Step 5 Predisposizione delle modalità di aggiornamento del piano Il piano di emergenza necessita di un continuo aggiornamento, soprattutto per quanto riguarda il modello di intervento, pertanto, già in fase di pianificazione, dovrà essere individuata, all interno dell amministrazione comunale, una figura (persona o ufficio) responsabile di tale attività. Elementi fondamentali per una corretta gestione del piano sono: - le esercitazioni - l aggiornamento periodico. La durata del Piano è illimitata, nel senso che non può essere stabilita una durata predeterminata, ma obbligatoriamente si deve rivedere e aggiornare il Piano ogni qualvolta si verifichino mutamenti nell'assetto territoriale del Comune, o siano disponibili studi e ricerche più approfondite in merito ai rischi individuati, ovvero siano modificati elementi costitutivi significativi, dati sulle risorse disponibili, sugli Enti coinvolti, etc. In ogni caso, è necessaria una verifica interna annuale, in cui l'amministrazione comunale accerti e attesti che non siano subentrate variazioni di qualche rilievo. Step 6 Predisposizione di idonei allegati al piano Gli allegati devono contenere: l elenco delle persone coinvolte nella gestione dell emergenza (Unità di Crisi Locale, volontari di protezione civile, funzionari dell Amministrazione Comunale che ricoprono ruoli strategici ed utili in emergenza anagrafe, ufficio tecnico), l elenco delle risorse esterne con i relativi contatti e di mezzi ed attrezzature disponibili al momento della stesura del piano (ditte convenzionate), i modelli di provvedimenti d urgenza (Ordinanze Sindacali) e di comunicazioni, sia istituzionali che dirette alla popolazione. 13

16 14

17 2. Analisi territoriale 2.1. Introduzione A monte dell elaborazione delle indicazioni da riportarsi nel Piano di Emergenza Comunale, è fondamentale raccogliere alcuni dati di base per comprendere le caratteristiche della realtà territoriale in esame e per porre l accento sul fatto che il territorio comunale appartiene ad un sistema di riferimento geografico di più ampio respiro, il quale costituisce riferimento anche nella gestione dei possibili scenari di emergenza. Gli aspetti affrontati, che saranno dettagliati nel successivo capitolo, sono i seguenti: - ubicazione del comune rispetto alla rete infrastrutturale sovralocale e sottolineatura degli eventuali nodi di interscambio con la rete locale: ciò permette in una certa misura di comprendere quanto il territorio in esame sia integrato in un sistema di vasta scala per quanto riguarda i flussi di merci e persone; - evidenziazione della rete infrastrutturale: ciò consente di comprendere l eventuale valenza del comune in esame quale polo attrattore, territorio di attraversamento o ambito periferico, rispetto ai flussi di origine e destinazione del traffico locale; - comprensione della struttura del sistema insediativo locale: ciò consente di misurare l estensione territoriale del territorio in studio e la sua ubicazione nei confronti dei comuni confinanti e di riferimenti geografici particolari. Sistema infrastrutturale Sistema ambientale Sistema insediativo Estensione territoriale [km 2 ] Abitanti [ab] Densità territoriale [ab/km 2 ] Comuni contermini Ubicazione rispetto ai principali poli attrattori Altitudine [min / max m s.l.m.] Comune planiziale Comune collinare Corsi d'acqua 5,47 66/226 SI SI La Roggetta Fosso della Roggetta Fosso colatore detta Roggia Capella Rile del Manzo Rile del Pizzolo ,08 Barbianello Broni Pietra de Giorgi Santa Giuletta Broni (6 km) Pavia (24 km) Piacenza (43 km) Voghera (18 km) Stradella (10 km) 15

18 Sistema infrastrutturale Sistema ambientale Sistema insediativo Tracciato autostradale Tracciato ferroviario Principali poli di interscambio Strade Statali Strade Provinciali Centri abitati A21 Torino-Piacenza- Brescia Torino Alessandria Piacenza Casello autostradale di Broni Stradella sulla A21 Torino-Piacenza- Brescia (7 km a est ) Casello autostradale di Casteggio sulla A21 Torino-Piacenza- Brescia (10 km a sud-est) Casello autostradale di Castel San Giovanni sulla A21 Torino-Piacenza- Brescia (30 km a ovest) Stazioni ferroviarie sulla Torino Alessandria Piacenza : Broni (6 km a nord), Stradella (11km a est). SP ex SS 10 "Padana Inferiore SP 47 "Pietra de' Giorgi - Redavalle" SP 94 "Redavalle - Barbianello" Capoluogo Nuclei frazionali: Calcababbio, Casa Ramati Nuclei rurali: Cascina Bosco, Cascina Antoniana, Cascina Colombara, Cascina Nuova, Cascina Pinerolo, Cascina Rogna, Cascina Calcababbio 16

19 3. Analisi delle infrastrutture 3.1. Introduzione Il censimento delle infrastrutture presenti sul territorio è il primo passo indispensabile nella stesura del piano di emergenza; infatti ogni scenario di rischio ed il relativo modello di intervento, che saranno presentati nei capitoli successivi, sono strettamente connessi alla presenza di edifici vulnerabili o strategici, strade, mezzi e materiali. Si definisce edificio strategico un fabbricato sicuro, idoneo ad ospitare la popolazione nel caso di un determinato scenario di rischio e che assume pertanto la connotazione di infrastruttura di valenza strategica nella gestione dell'emergenza. Nell'individuazione cartografica nei modelli di intervento la colorazione assunta dal simbolo grafico identificativo dell'edificio è il verde. Si definisce edificio vulnerabile un fabbricato soggetto alle conseguenze derivanti da un determinato scenario di rischio e pertanto indisponibile nella gestione di una data emergenza. Nell'individuazione cartografica nei modelli di intervento, la colorazione assunta dal simbolo grafico identificativo dell'edificio è il rosso. Si pone in evidenza che il medesimo edificio può connotarsi come strategico in relazione ad un determinato scenario di rischio e 5come vulnerabile nel caso di altra emergenza. L'analisi del sistema viabilistico viene riferita: - alla viabilità principale (autostrade, superstrade, strade statali e provinciali), che funge da collegamento da e verso il comune. La lettura proposta si riferisce, per quanto riguarda la viabilità su gomma, al tracciato viabilistico ed alle sue caratteristiche, sottolineando in particolare i punti critici, quali strettoie, gallerie, sottopassi, incroci pericolosi, tratti a portata ridotta, ecc. - alla viabilità minore (collegamenti con le strutture sanitarie, le infrastrutture di trasporto principali, collegamenti intercomunali principali e relativi punti critici). - al sistema di trasporto pubblico. Vengono analizzati i percorsi dei collegamenti su gomma, con il numero di fermate ed il numero di corse giornaliere, nonché i collegamenti su ferro (ubicazione e raggiungibilità delle stazioni, numero di treni giornaliero, ecc.). L'analisi infrastrutturale viene inoltre estesa alle reti tecnologiche, agli impianti energetici ed alle life-lines. Queste ultime sono definite come l'insieme delle reti essenziali per la sopravvivenza di un insediamento antropico, attraverso la messa a sistema di più servizi indispensabili, quali fornitura di gas, energia elettrica, carburanti, l'adduzione ed il collettamento delle acque ed il sistema delle telecomunicazioni Edifici strategici e/o vulnerabili In merito agli edifici strategici e/o vulnerabili vengono identificate una serie di categorie significative, per ciascuna delle quali si riporta di seguito l'elenco degli edifici individuati, mappati nella Tavola PEC 01 - "Edifici di potenziale interesse strategico" - scala 1: Essi verranno successivamente classificati come edifici strategici o vulnerabili nell'ambito di ogni singolo modello di intervento, a seconda delle considerazioni derivanti dallo scenario di rischio in esame. L'elenco riporta anche alcune strutture private, che in caso di emergenza potrebbero ritenersi di interesse per la gestione della stessa; tali strutture sono state evidenziate con il colore grigio nel seguente elenco. Sedi istituzionali: Municipio, Via Giuseppe Garibaldi 14,

20 Sedi di strutture e centri operativi: Ufficio Postale, Via Giuseppe Garibaldi 24, Sedi di strutture mediche: Ambulatorio Medico, Via Peppino Capitani 32, Farmacia Forni, Via Emilia 54, Aree di emergenza, ossia spazi aperti idonei all'attesa, al ricovero, all'accoglienza ed all'ammassamento: Cortile interno sede comunale, Via Giuseppe Garibaldi 14. Superficie: mq ca. Parcheggio centro commerciale EKOM, Via Emilia 83. Superficie: mq ca. Scuole: Scuola dell'infanzia e primaria, Via Peppino Capitani 20, Scuola primaria "René Panis", Via Garibaldi 18, Strutture ricettive: Bed & Breakfast "La Rosa Bianca", Via Cesare Battisti 70, Campi sportivi: Campo sportivo comunale, Via San Rocco; il campo, recintato, è un'area libera, dotata di un fabbricato che contiene gli spogliatoi ed i servizi (superficie: 230 mq ca.); vi è annesso un parcheggio sterrato. Superficie totale: mq Campo da calcetto in erba, Via Gustavo Modena (SP 94); area dotata di fari per il gioco in notturna. Superficie: mq ca. Chiese e oratori: Parrocchia SS. Rocco e Martino, Via Roma 24, Centro ricreativo Oratorio Parrocchiale "M. Priora", Via Peppino Capitani 20; il centro è dotato bar e servizi igienici, ospitati in un edificio di ca. 100 mq. Superficie complessiva centro ricreativo: mq ca Piazzole omologate per atterraggio elicotteri: non presenti; tuttavia è possibile utilizzare: Campo sportivo comunale Accumulo acqua (per la localizzazione v. Tavola PEC.03-b): Pozzi a est del centro abitato, presso località Casa Ramati, a sud della SP ex SS 10, in prossimità del confine con il comune di Broni 3.3. Sistema viabilistico L'analisi del sistema della mobilità si concentra in primo luogo sull'indagine delle caratteristiche fisiche della rete viabilistica, evidenziando la morfologia della sezione stradale e sottolineando le criticità, quali strettoie, sottopassi, punti pericolosi, ecc. 18

21 Si procede inoltre a verificare lo stato del servizio di trasporto pubblico su gomma extraurbano, rilevando le linee presenti, il numero di corse giornaliere e le fermate effettuate in ambito urbano. Si pone in evidenza l'assenza di una linea urbana a servizio del solo abitato di Redavalle, anche se alcune corse del servizio extraurbano effettuano settimanalmente il tratto interno lungo la Via Emilia Bivio SP 94 (probabilmente errata indicazione: SP 66) - peso pubblico. Lo schema di rete viabilistica, completa di fermate dell'autobus, i punti singolari e criticità è stata riportata nella Tavola PEC 02 - "Sistema viabilistico" - scala 1: Autostrade: Autostrada A21 - "Torino - Piacenza - Brescia" Si rileva la presenza del casello autostradale di "Casteggio", sito a cavallo con il confine comunale di Casatisma a ca. 8 km a ovest di Redavalle e del casello autostradale di "Broni Stradella", ubicato a cavallo dei confini comunali di Broni e Stradella a ca. 6,5 km a est di Redavalle. Entrambi gli svincoli autostradali, a livelli sfalsati, hanno sbocco su strade provinciali secondarie, che hanno immediato accesso alla SP ex SS 10 "Padana Inferiore". L'autostrada presenta volumi di traffico contenuti e nessuna particolare criticità. I volumi di traffico sulle strade di arroccamento tra l'abitato di Redavalle ed i caselli autostradali più prossimi sono stati rilevati dal Piano del Traffico e della Viabilità Extraurbana provinciale (PTVE) sono stati stimati mediante simulazione modellistica. I risultati di tale indagine rivelano una saturazione modesta della rete viabilistica, con saturazione inferiore al 60%. In stretta prossimità degli svincoli autostradali, la saturazione si attesta su valori compresi tra il 60% ed il 70%, al di sotto di qualunque soglia di criticità, anche negli orari di punta. Inoltre, come segnalato dal citato PTVE, l'accessibilità autostradale per il comune di Redavalle risulta essere buona, compresa entro un'equidistanza massima di 10,00 km. Si segnala infine l'intervento di progetto che prevede l'inserimento dello svincolo autostradale di Redavalle, il quale dovrà fungere da punto iniziale dell'autostrada Broni-Mortara e da casello in uscita verso il comune, raggiungibile dalla SP 94. Per tale motivo, il PGT prevede la realizzazione concomitante di un tracciato tangenziale all'abitato in variante alla SP ex SS 10, al fine di disimpegnare i maggiori volumi di traffico che si realizzeranno in concomitanza con l'attivazione della nuova autostrada. Tali previsioni sussistono ad oggi esclusivamente sulla carta, pertanto si raccomanda di rivedere il presente documento ed i relativi allegati in occasione della modifica della viabilità autostradale ed ex statale. Strade statali ed ex statali SP ex SS 10 "Padana Inferiore" Trattasi di strada extraurbana secondaria di importanza sovraprovinciale a carreggiata unica, a doppio senso di marcia e con una corsia per senso di marcia, per lo più dotata di banchine laterali. Nei tratti urbani risulta anche essere parzialmente affianca da marciapiedi. Il tratto urbano assume denominazione di Via Emilia. Non si riscontrano particolari criticità. Il tracciato presenta inoltre i seguenti punti singolari: o incrocio semaforizzato in corrispondenza di: Via Giuseppe Garibaldi. Strade provinciali SP 47 "Pietra de' Giorgi - Redavalle" Trattasi di strada extraurbana secondaria di importanza provinciale a carreggiata unica, a doppio senso di marcia e con una corsia per senso di marcia, per lo più sprovvista di banchine laterali e di marciapiedi o di corsie dedicate alla mobilità ciclabile. La saturazione raggiunta dal tratto viabilistico è inferiore al 60%, pertanto il traffico risulta essere non congestionato anche nelle ore di punta. 19

SEZIONE CONEGLIANO VITTORIO VENETO

SEZIONE CONEGLIANO VITTORIO VENETO SEZIONE CONEGLIANO VITTORIO VENETO Elaborata a cura del U.N.U.C.I. Gruppo Provinciale Protezione Civile Ten. F. MESSINA Non dobbiamo mai dare per scontato che a risolvere i nostri problemi siano sempre

Dettagli

COMUNE DI CASALE LITTA - Piano di emergenza comunale

COMUNE DI CASALE LITTA - Piano di emergenza comunale Il servizio nazionale di protezione civile è regolato dalla legge 225/92 (modificata in seguito dal D. Lgs. 112/98 e dalla L. 152/2005), la quale - assegna al Sindaco il compito della prima emergenza sul

Dettagli

PIANO DI EMERGENZA COMUNALE

PIANO DI EMERGENZA COMUNALE PIANO DI EMERGENZA COMUNALE DOC. 02 - GLOSSARIO E RIFERIMENTI NORMATIVI GRUPPO DI LAVORO PER LA REALIZZAZIONE DEL : Responsabile di Progetto Il Sindaco: Luigi Chiesa Gruppo Tecnico di Lavoro Arch. Paola

Dettagli

Comune di Rieti Assessorato Protezione Civile

Comune di Rieti Assessorato Protezione Civile 1 Comune di Rieti Assessorato Protezione Civile PIANO COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE STRUTTURA DEL PIANO COMUNE DI RIETI SETTORE VI - Ufficio Protezione Civile CODICE DOCUMENTO ELABORATO 0 1-0 1-0 2-0 4

Dettagli

Comune di Luino. Piano di Emergenza Comunale di Protezione Civile

Comune di Luino. Piano di Emergenza Comunale di Protezione Civile Comune di Luino Piano di Emergenza Comunale di Protezione Civile Protezione Civile: le novità LEGGE 100 del 12 luglio 2012 (Riordino Protezione Civile) 3-bis. Il comune approva con deliberazione consiliare,

Dettagli

LA PIANIFICAZIONE E LA GESTIONE DEL TERRITORIO PER LA MITIGAZIONE DEL RISCHIO IDRAULICO E GEOLOGICO

LA PIANIFICAZIONE E LA GESTIONE DEL TERRITORIO PER LA MITIGAZIONE DEL RISCHIO IDRAULICO E GEOLOGICO 9 maggio 2015 - Teatro Martinetti Castellamonte (TO) LA PIANIFICAZIONE E LA GESTIONE DEL TERRITORIO PER LA MITIGAZIONE DEL RISCHIO IDRAULICO E GEOLOGICO Le misure di PROTEZIONE CIVILE: La Protezione Civile

Dettagli

Laboratori per la gestione associata di funzioni e servizi

Laboratori per la gestione associata di funzioni e servizi Laboratori per la gestione associata di funzioni e servizi Organizzazione e funzionamento della gestione associata di una funzione/servizio La funzione di pianificazione di protezione civile e di coordinamento

Dettagli

PROTOCOLLO D INTESA per la gestione e la valorizzazione dei magazzini idraulici di A.I.PO

PROTOCOLLO D INTESA per la gestione e la valorizzazione dei magazzini idraulici di A.I.PO ALLEGATO A ALLA DELIBERAZIONE N. DEL PROTOCOLLO D INTESA per la gestione e la valorizzazione dei magazzini idraulici di A.I.PO nel circondario idraulico di ROVIGO PROTOCOLLO DI INTESA tra l'agenzia Interregionale

Dettagli

r REGIONELOMBARDIA DECRETON Del Milano, 2 4 LUG. Oi4 RegioneLombardia 24/07/2014 DIREZIONE GENERALE SICUREZZA, PROTEZIONE CIVILE E IMMIGRAZIONE

r REGIONELOMBARDIA DECRETON Del Milano, 2 4 LUG. Oi4 RegioneLombardia 24/07/2014 DIREZIONE GENERALE SICUREZZA, PROTEZIONE CIVILE E IMMIGRAZIONE _ pagine DIREZIONE GENERALE SICUREZZA, PROTEZIONE CIVILE E IMMIGRAZIONE Identificativo Atto n. 243-7083 24/07/2014 DECRETON Del parte ntegrante di cui pagine di allegati, Lotto si compone di _ Milano,

Dettagli

Il Volontariato di Protezione Civile nella Regione Lazio

Il Volontariato di Protezione Civile nella Regione Lazio Il Volontariato di Protezione Civile nella Regione Lazio Direzione regionale di Protezione Civile Lucrezia Casto Nella Regione Lazio il Volontariato di Protezione Civile è disciplinato da due Leggi regionali:

Dettagli

FEDERAZIONE ITALIANA NUOTO (F.I.N.) - ASSOCIAZIONE NAZIONALE DI VOLONTARIATO DI PROTEZIONE CIVILE REGOLAMENTO DELLA STRUTTURA DI PROTEZIONE CIVILE

FEDERAZIONE ITALIANA NUOTO (F.I.N.) - ASSOCIAZIONE NAZIONALE DI VOLONTARIATO DI PROTEZIONE CIVILE REGOLAMENTO DELLA STRUTTURA DI PROTEZIONE CIVILE FEDERAZIONE ITALIANA NUOTO (F.I.N.) - ASSOCIAZIONE NAZIONALE DI VOLONTARIATO DI PROTEZIONE CIVILE Premessa La Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento di Protezione Civile, in base alla Legge

Dettagli

REGOLAMENTO DEL SERVIZIO COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE

REGOLAMENTO DEL SERVIZIO COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE COMUNE DI MONTECCHIO MAGGIORE Provincia di Vicenza REGOLAMENTO DEL SERVIZIO COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE COMITATO VOLONTARIO PROTEZIONE CIVILE MONTECCHIO MAGGIORE Via del Vigo 336075 Montecchio Maggiore

Dettagli

Terralba, 31 gennaio 2014 IL MODELLO DI GESTIONE DELLE EMERGENZE

Terralba, 31 gennaio 2014 IL MODELLO DI GESTIONE DELLE EMERGENZE REGIONE AUTONOMA DELLA SARDEGNA PRESIDENZA IL MODELLO DI GESTIONE DELLE EMERGENZE Ing. Maria Antonietta Raimondo Servizio Pianificazione e gestione delle emergenze Legge n. 225 del 1992 > Istituzione del

Dettagli

PROTOCOLLO D INTESA TRA UFFICIO SCOLASTICO REGIONALE PER IL LAZIO ROMA CAPITALE UFFICIO EXTRADIPARTIMENTALE PROTEZIONE CIVILE

PROTOCOLLO D INTESA TRA UFFICIO SCOLASTICO REGIONALE PER IL LAZIO ROMA CAPITALE UFFICIO EXTRADIPARTIMENTALE PROTEZIONE CIVILE PROTOCOLLO D INTESA TRA UFFICIO SCOLASTICO REGIONALE PER IL LAZIO (di seguito denominato U.S.R. Lazio) E ROMA CAPITALE UFFICIO EXTRADIPARTIMENTALE PROTEZIONE CIVILE (di seguito denominato Protezione Civile)

Dettagli

REGOLAMENTAZIONE DELLA CIRCOLAZIONE DEI VEICOLI PESANTI IN AUTOSTRADA IN PRESENZA DI NEVE

REGOLAMENTAZIONE DELLA CIRCOLAZIONE DEI VEICOLI PESANTI IN AUTOSTRADA IN PRESENZA DI NEVE REGOLAMENTAZIONE DELLA CIRCOLAZIONE DEI VEICOLI PESANTI IN AUTOSTRADA IN PRESENZA DI NEVE 1.Premessa Gli interventi finalizzati alla gestione delle emergenze che interessano il sistema viario autostradale

Dettagli

IL CONSIGLIO COMUNALE

IL CONSIGLIO COMUNALE Si chiede di iniziare dal punto 3 dell ordine del giorno. I Consiglieri sono d accordo. Illustra l Assessore Diegoli. IL CONSIGLIO COMUNALE PREMESSO CHE: - rientra tra gli obiettivi dell Amministrazione

Dettagli

Il SERVIZIO NAZIONALE DI PROTEZIONE CIVILE 15 NOVEMBRE 2011. Dott. Elvezio Galanti Direttore Ufficio Relazioni Istituzionali

Il SERVIZIO NAZIONALE DI PROTEZIONE CIVILE 15 NOVEMBRE 2011. Dott. Elvezio Galanti Direttore Ufficio Relazioni Istituzionali Il SERVIZIO NAZIONALE DI PROTEZIONE CIVILE 15 NOVEMBRE 2011 Dott. Elvezio Galanti Direttore Ufficio Relazioni Istituzionali elvezio.galanti@protezionecivile.it prima del terremoto del 1980 DPR n 66 1981

Dettagli

Il recepimento della Direttiva Alluvioni: Le attività di competenza del sistema di protezione civile

Il recepimento della Direttiva Alluvioni: Le attività di competenza del sistema di protezione civile Il recepimento della Direttiva Alluvioni: Le attività di competenza del sistema di protezione civile Stefano Vergante Dipartimento Ambiente Settore Protezione Civile ed Emergenza IL QUADRO NORMATIVO Direttiva

Dettagli

N O M I N A INCARICATI DELLE MISURE DI PREVENZIONE INCENDI, LOTTA ANTINCENDIO E GESTIONE DELLE EMERGENZE

N O M I N A INCARICATI DELLE MISURE DI PREVENZIONE INCENDI, LOTTA ANTINCENDIO E GESTIONE DELLE EMERGENZE DESIGNAZIONE DEI LAVORATORI INCARICATI DELL'ATTUAZIONE DELLE MISURE DI PREVENZIONE INCENDI E LOTTA ANTINCENDIO, DI EVACUAZIONE DEI LUOGHI DI LAVORO IN CASO DI PERICOLO GRAVE E IMMEDIATO, DI SALVATAGGIO

Dettagli

PROTEZIONE CIVILE A.N.A. PROTEZIONE CIVILE

PROTEZIONE CIVILE A.N.A. PROTEZIONE CIVILE PROTEZIONE CIVILE A.N.A. 3 RGPT SOTTOCOMMISSIONE INFORMATICA PROGETTO FORMAZIONE PERMANENTE 2011 SUPPORTO ALLE ATTIVITA DI COORDINAMENTO CORSO PER ADDETTI ALLA SEGRETERIA ED ALLA SALA OPERATIVA IL SISTEMA

Dettagli

ANALISI E GESTIONE DEL RISCHIO PER SCOPI DI PROTEZIONE CIVILE

ANALISI E GESTIONE DEL RISCHIO PER SCOPI DI PROTEZIONE CIVILE Territorio e Rischio Idrogeologico ANALISI E GESTIONE DEL RISCHIO PER SCOPI DI PROTEZIONE CIVILE DR. GEOL. FRANCESCO BENINCASA LIBERO PROFESSIONISTA PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE Il nuovo

Dettagli

Il sistema di allertamento per il rischio idraulico e le altre misure di Protezione civile previste nell ambito della Direttiva 2007/60/CE

Il sistema di allertamento per il rischio idraulico e le altre misure di Protezione civile previste nell ambito della Direttiva 2007/60/CE Il sistema di allertamento per il rischio idraulico e le altre misure di Protezione civile previste nell ambito della Direttiva 2007/60/CE Il piano di gestione del rischio di alluvioni Autorità di bacino

Dettagli

INTRODUZIONE ALLA PROTEZIONE CIVILE! LEGISLAZIONE in MATERIA di PROTEZIONE CIVILE

INTRODUZIONE ALLA PROTEZIONE CIVILE! LEGISLAZIONE in MATERIA di PROTEZIONE CIVILE Corso Base per Volontari Operativi Generici di Protezione Civile Cassano D Adda - 07.05.2010 INTRODUZIONE ALLA PROTEZIONE CIVILE! LEGISLAZIONE in MATERIA di PROTEZIONE CIVILE Materiale didattico a cura

Dettagli

ATTI AMMINISTRATIVI. Prefettura di Firenze - Protezione dei dati personali

ATTI AMMINISTRATIVI. Prefettura di Firenze - Protezione dei dati personali Prefettura di Firenze - Protezione dei dati personali DOCUMENTI IL PREFETTO DELLA PROVINCIA DI FIRENZE VISTA la legge n. 675/96 e successive modificazioni e integrazioni relativa a tutela delle persone

Dettagli

NORMATIVA e PIANIFICAZIONE. Protezione Civile. - Formazione per Operatore di Protezione Civile - Daniele Lucarelli

NORMATIVA e PIANIFICAZIONE. Protezione Civile. - Formazione per Operatore di Protezione Civile - Daniele Lucarelli NORMATIVA e PIANIFICAZIONE in Protezione Civile - Formazione per Operatore di Protezione Civile - Daniele Lucarelli Obiettivi della Lezione: - Definire gli attori del Sistema Nazionale di Protezione Civile

Dettagli

PIANO INTERCOMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE

PIANO INTERCOMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE REGIONE PIEMONTE PROVINCIA DI TORINO COMUNITA MONTANA DEL PINEROLESE EX VALLI CHISONE E GERMANASCA PIANO INTERCOMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE AGGIORNAMENTO 2011 Allegato 12 ELENCO DEI RIFERIMENTI NORMATIVI

Dettagli

REGIONE LOMBARDIA PROVINCIA DI MILANO. Piano Comunale di Protezione Civile Redazione: Novembre 2013

REGIONE LOMBARDIA PROVINCIA DI MILANO. Piano Comunale di Protezione Civile Redazione: Novembre 2013 REGIONE LOMBARDIA PROVINCIA DI MILANO Piano Comunale di Protezione Civile Redazione: Novembre 2013 Redazione: Dott. Alberto Ventura, Arch. e DI.MA. Graziella Vallone Regione Cantarana, 17 28041 ARONA (NO)

Dettagli

Piano di Emergenza. del Fiume Po Incontro 16 Settembre 2013

Piano di Emergenza. del Fiume Po Incontro 16 Settembre 2013 Piano di Emergenza Provinciale del Fiume Po Incontro 16 Settembre 2013 Normativa di Riferimento: - L. 225/92 Istituzione del Servizio Nazionale di - LR 16/2004 Testo unico in materia di protezione civile

Dettagli

CENTRO SEGNALAZIONE EMERGENZE 0971/415211 NUMERO VERDE U.R.P. 800 254169

CENTRO SEGNALAZIONE EMERGENZE 0971/415211 NUMERO VERDE U.R.P. 800 254169 CENTRO SEGNALAZIONE EMERGENZE 0971/415211 NUMERO VERDE U.R.P. 800 254169 Non essendo l evento sismico prevedibile, non è possibile stabilire delle soglie di allerta come, ad esempio, per gli eventi idrogeologici.

Dettagli

REGOLAMENTO PER LA DISCIPLINA DEL SERVIZIO COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE

REGOLAMENTO PER LA DISCIPLINA DEL SERVIZIO COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE COMUNE DI CASTENASO (Bologna) REGOLAMENTO PER LA DISCIPLINA DEL SERVIZIO COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE Adottato con delibera consiliare n. 92 del 20/12/01 INDICE : art. 1 Finalità art.2 Obiettivi comunali

Dettagli

visto il trattato sul funzionamento dell Unione europea,

visto il trattato sul funzionamento dell Unione europea, 17.11.2012 IT Gazzetta ufficiale dell Unione europea L 320/3 REGOLAMENTO (UE) N. 1077/2012 DELLA COMMISSIONE del 16 novembre 2012 relativo a un metodo di sicurezza comune per la supervisione da parte delle

Dettagli

PROTOCOLLO DI INTESA TRA REGIONE LAZIO

PROTOCOLLO DI INTESA TRA REGIONE LAZIO Collegio dei Periti Industriali e dei Periti Industriali Laureati PROTOCOLLO DI INTSA TRA RGION LAZIO ORDIN DGLI INGGNRI DLLA PROVINCIA DI RITI ORDIN ARCHITTTI P.P.C. DLLA PROVINCIA DI RITI COLLGIO PROVINCIAL

Dettagli

DOCUMENTI DI ANALISI E APPROFONDIMENTO

DOCUMENTI DI ANALISI E APPROFONDIMENTO SEZIONE II SCENARI DI RISCHIO DOC 2.1 LIVELLI DI ALLERTA MODELLO DI INTERVENTO, SCENARI DI RISCHIO E INFORMAZIONE ALLA POPOLAZIONE Sommario Scenari di rischio...2 Metodologia utilizzata...2 Gli scenari

Dettagli

tra la Regione Autonoma della Sardegna e il Consorzio di Bonifica. per lo svolgimento di attività

tra la Regione Autonoma della Sardegna e il Consorzio di Bonifica. per lo svolgimento di attività SCHEMA DI ACCORDO DI PROGRAMMA tra la Regione Autonoma della Sardegna e il Consorzio di Bonifica. per lo svolgimento di attività inerenti al servizio di piena e intervento idraulico e presidio territoriale.

Dettagli

Associazione Geologi dell Emilia Romagna per la Protezione Civile

Associazione Geologi dell Emilia Romagna per la Protezione Civile Associazione Geologi dell Emilia Romagna per la Protezione Civile Costituzione: 3 Luglio 2002 Sede: presso OGER Via Guerrazzi 6, Bologna Anno 2009: 70 iscritti www.geoprociv.it OBIETTIVI: 1. Offrire nei

Dettagli

Allegato A al CCNL 2006/2009 comparto Ministeri

Allegato A al CCNL 2006/2009 comparto Ministeri Allegato A al CCNL 2006/2009 comparto Ministeri AREA FUNZIONALE PRIMA ( ex A1 e A1S ) Appartengono a questa Area funzionale i lavoratori che svolgono attività ausiliarie, ovvero lavoratori che svolgono

Dettagli

Provincia di Savona Settore Difesa del Suolo e Tutela Ambientale Servizio Protezione Civile. Piano di Emergenza Speditivo per il Rischio Idrogeologico

Provincia di Savona Settore Difesa del Suolo e Tutela Ambientale Servizio Protezione Civile. Piano di Emergenza Speditivo per il Rischio Idrogeologico DEFINIZIONE DELLO SCENARIO Il dato fondamentale per la redazione di un piano di Emergenza, è la definizione dello scenario di riferimento. Per tale capitolo si fa riferimento ai risultati emersi dallo

Dettagli

DGR. n. 11496 del 17.3.2010

DGR. n. 11496 del 17.3.2010 DGR. n. 11496 del 17.3.2010 DEFINIZIONE DEI REQUISITI MINIMI DI ESERCIZIO DELL' UNITA' DI OFFERTA SOCIALE "CENTRO RICREATIVO DIURNO PER MINORI". ((PROSECUZIONE DEL PROCEDIMENTO PER DECORRENZA TERMINI PER

Dettagli

COMUNE DI CASTELLAR (Provincia di Cuneo) PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E L INTEGRITA TRIENNIO 2014/2016.

COMUNE DI CASTELLAR (Provincia di Cuneo) PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E L INTEGRITA TRIENNIO 2014/2016. COMUNE DI CASTELLAR (Provincia di Cuneo) PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E L INTEGRITA TRIENNIO 2014/2016. Indice: Premessa 1. FONTI NORMATIVE 2. STRUMENTI 3. DATI DA PUBBLICARE 4. INIZIATIVE DI

Dettagli

Quadro normativo delle Regioni e Province Autonome sulla VAS LIGURIA. Disciplina della valutazione di impatto ambientale.

Quadro normativo delle Regioni e Province Autonome sulla VAS LIGURIA. Disciplina della valutazione di impatto ambientale. L.R. 4/09/1997, n. 36. Pubblicata nel B.U. Liguria 17 settembre 1997, n. 16, L.R. 30/12/1998, n. 38. Pubblicata nel B.U. Liguria 20 gennaio 1999, n. 1. L.R. 4/08/2006, n. 20. Pubblicata nel B.U. Liguria

Dettagli

P R O V I N C I A D I NOVARA

P R O V I N C I A D I NOVARA P R O V I N C I A D I NOVARA SETTORE PROTEZIONE CIVILE CONVENZIONE TRA LA PROVINCIA DI NOVARA e CROCE ROSSA ITALIANA COMITATO PROVINCIALE DI NOVARA CONVENZIONE TRA LA PROVINCIA DI NOVARA e CROCE ROSSA

Dettagli

DETERMINAZIONE. Estensore ANCILLI STEFANO. Responsabile del procedimento ANCILLI STEFANO. Responsabile dell' Area L. CASTO

DETERMINAZIONE. Estensore ANCILLI STEFANO. Responsabile del procedimento ANCILLI STEFANO. Responsabile dell' Area L. CASTO REGIONE LAZIO Direzione Regionale: Area: AGENZIA REGIONALE DI PROTEZIONE CIVILE FORMAZIONE DETERMINAZIONE N. G07062 del 09/06/2015 Proposta n. 8269 del 25/05/2015 Oggetto: Individuazione dei criteri e

Dettagli

PIEMONTE. D.G.R. n. 76 688 del 1/8/2005

PIEMONTE. D.G.R. n. 76 688 del 1/8/2005 PIEMONTE D.G.R. n. 76 688 del 1/8/2005 Oggetto: Programmazione della rete scolastica nella Regione Piemonte - anni scolastici 2005/06-2006/07 art. 138 del D.lgs 112/98. Indicazioni programmatiche inerenti

Dettagli

Seminario su D.Lgs.81/08

Seminario su D.Lgs.81/08 Seminario su D.Lgs.81/08 La Valutazione del Rischio Per individuare le Misure di Prevenzione e Protezione a tutela della Salute e Sicurezza dei lavoratori Piacenza, 17/11/2010 Anna Bosi Dipartimento Sanità

Dettagli

il rispetto della legalità, la mediazione dei conflitti e il dialogo tra le persone, l integrazione e l inclusione sociale.

il rispetto della legalità, la mediazione dei conflitti e il dialogo tra le persone, l integrazione e l inclusione sociale. Comune di Modena Corpo Polizia Municipale PROGETTO VOLONTARI Il Corpo di Polizia Municipale di Modena, ai sensi di quanto previsto dall articolo 8 della legge regionale 24/03 intende realizzare forme di

Dettagli

B.U. 13 novembre 1998, n. 45, III Suppl. Straord. d.g.r. 2 novembre 1998, n. VI/39305. Adeguamento della V.I.A. Regionale alle Direttive Comunitarie

B.U. 13 novembre 1998, n. 45, III Suppl. Straord. d.g.r. 2 novembre 1998, n. VI/39305. Adeguamento della V.I.A. Regionale alle Direttive Comunitarie B.U. 13 novembre 1998, n. 45, III Suppl. Straord. d.g.r. 2 novembre 1998, n. VI/39305 Adeguamento della V.I.A. Regionale alle Direttive Comunitarie LA GIUNTA REGIONALE Premesso: che con D.P.R. 12 aprile

Dettagli

La prevenzione incendi

La prevenzione incendi Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco Direzione Regionale Emilia-Romagna Stabilimenti a rischio di incidente rilevante Nuova scheda tecnica (D.G.R. 392/2009: Direttiva per l applicazionel dell art. 2 della

Dettagli

D. LGS 81/2008. Informazione ai lavoratori

D. LGS 81/2008. Informazione ai lavoratori D. LGS 81/2008 L INFORMAZIONE E LA FORMAZIONE DEI LAVORATORI L ADDESTRAMENTO Informazione ai lavoratori 1. Il datore di lavoro provvede affinché ciascun lavoratore riceva una adeguata informazione: a)

Dettagli

R E G O L A M E N T O

R E G O L A M E N T O COMUNE DI VENZONE UDINE PROVINCIA DI ************************************************************************************************ R E G O L A M E N T O PER LA COSTITUZIONE ED IL FUNZIONAMENTO DEL GRUPPO

Dettagli

COMUNE DI VALLE MOSSO Provincia di Biella REGOLAMENTO

COMUNE DI VALLE MOSSO Provincia di Biella REGOLAMENTO REGOLAMENTO COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE (L.R. 14/4/2003, N. 7 D.P.G.R. 18/10/2004, nn. 7R e 8R) ART. 1 OGGETTO DEL REGOLAMENTO Il presente regolamento disciplina, nel rispetto dei principi fondamentali

Dettagli

DM.9 agosto 2000 LINEE GUIDA PER L ATTUAZIONE DEL SISTEMA DI GESTIONE DELLA SICUREZZA TITOLO I POLITICA DI PREVENZIONE DEGLI INCIDENTI RILEVANTI

DM.9 agosto 2000 LINEE GUIDA PER L ATTUAZIONE DEL SISTEMA DI GESTIONE DELLA SICUREZZA TITOLO I POLITICA DI PREVENZIONE DEGLI INCIDENTI RILEVANTI DM.9 agosto 2000 LINEE GUIDA PER L ATTUAZIONE DEL SISTEMA DI GESTIONE DELLA SICUREZZA TITOLO I POLITICA DI PREVENZIONE DEGLI INCIDENTI RILEVANTI Articolo 1 (Campo di applicazione) Il presente decreto si

Dettagli

LA PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA

LA PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA LA PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA Rischi naturali Idraulico-idrogeologico Sismico Vulcanico Incendi boschivi e d interfaccia Maremoto Rischi antropici tecnologico trasporti chimico-industriale CNR- IRPI CNR-IRPI

Dettagli

B. INDIVIDUAZIONE DEGLI SCENARI DI RISCHIO

B. INDIVIDUAZIONE DEGLI SCENARI DI RISCHIO B. INDIVIDUAZIONE DEGLI SCENARI DI RISCHIO Descrizione I rischi sono noti e quantificabili quando ci sono dei sistemi di monitoraggio presenti nel territorio che consentano di attivare la risposta locale

Dettagli

COMPETENZE DI CONTESTO (Capacità)

COMPETENZE DI CONTESTO (Capacità) DENOMINAZIONE POSIZIONE: CODICE POSIZIONE: TIPO DI POSIZIONE: STRUTTURA ORGANIZZATIVA DI APPARTENENZA: AREA SETTORIALE DI APPARTENENZA: FAMIGLIA PROFESSIONALE DI APPARTENENZA: GRADUAZIONE POSIZIONE: FINALITÀ

Dettagli

PO 01 Rev. 0. Azienda S.p.A.

PO 01 Rev. 0. Azienda S.p.A. INDICE 1 GENERALITA... 2 2 RESPONSABILITA... 2 3 MODALITA DI GESTIONE DELLA... 2 3.1 DEI NEOASSUNTI... 3 3.2 MANSIONI SPECIFICHE... 4 3.3 PREPOSTI... 4 3.4 ALTRI INTERVENTI FORMATIVI... 4 3.5 DOCUMENTAZIONE

Dettagli

LEGGE REGIONALE N. 36 DEL 27-11-2006 REGIONE PIEMONTE. Autorizzazione ed accreditamento dei soggetti operanti nel mercato del lavoro regionale.

LEGGE REGIONALE N. 36 DEL 27-11-2006 REGIONE PIEMONTE. Autorizzazione ed accreditamento dei soggetti operanti nel mercato del lavoro regionale. LEGGE REGIONALE N. 36 DEL 27-11-2006 REGIONE PIEMONTE Autorizzazione ed accreditamento dei soggetti operanti nel mercato del lavoro regionale. Fonte: BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE PIEMONTE N. 48 del

Dettagli

della manutenzione, includa i requisiti relativi ai sottosistemi strutturali all interno del loro contesto operativo.

della manutenzione, includa i requisiti relativi ai sottosistemi strutturali all interno del loro contesto operativo. L 320/8 Gazzetta ufficiale dell Unione europea IT 17.11.2012 REGOLAMENTO (UE) N. 1078/2012 DELLA COMMISSIONE del 16 novembre 2012 relativo a un metodo di sicurezza comune per il monitoraggio che devono

Dettagli

R E G O L A M E N T O C O M U N A L E S U I

R E G O L A M E N T O C O M U N A L E S U I COMUNE DI REGGELLO PROVINCIA DI FIRENZE Allegato alla delibera del Consiglio Comunale n. 05 del 08 gennaio 2013 IL VICE SEGRETARIO COMUNALE R E G O L A M E N T O C O M U N A L E S U I C O N T R O L L I

Dettagli

Ministero dell Istruzione, dell Università e della Ricerca

Ministero dell Istruzione, dell Università e della Ricerca Ministero dell Istruzione, dell Università e della Ricerca Dipartimento per l Istruzione Direzione Generale per lo Studente, l Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione S.I.C.E.S. SrL Società

Dettagli

UNIONE BASSA REGGIANA. Programma triennale per la trasparenza e l integrità 2014 2016

UNIONE BASSA REGGIANA. Programma triennale per la trasparenza e l integrità 2014 2016 Allegato 2 DGU 5/2014 UNIONE BASSA REGGIANA (PROVINCIA DI REGGIO EMILIA) Programma triennale per la trasparenza e l integrità 2014 2016 1. PREMESSA In data 20.4.2013, è entrato in vigore il D.lgs. 14.3.2013

Dettagli

REGIONE MARCHE GIUNTA REGIONALE

REGIONE MARCHE GIUNTA REGIONALE DELIBERAZIONE DELLA 2 L. 196/97 Art. 17. Approvazione del Regolamento istitutivo del Dispositivo di accreditamento delle strutture formative della Regione Marche (DAFORM). LA VISTO il documento istruttorio

Dettagli

UNIONE DEI COMUNI LOMBARDA DELLA VALLETTA Provincia di Lecco. Regolamento del Gruppo Intercomunale di Volontari di Protezione Civile della Valletta

UNIONE DEI COMUNI LOMBARDA DELLA VALLETTA Provincia di Lecco. Regolamento del Gruppo Intercomunale di Volontari di Protezione Civile della Valletta UNIONE DEI COMUNI LOMBARDA DELLA VALLETTA Provincia di Lecco Regolamento del Gruppo Intercomunale di Volontari di Protezione Civile della Valletta APPROVATO CON DELIBERAZIONE DELL ASSEMBLEA DELL UNIONE

Dettagli

PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E INTEGRITA ANNO 2014 2015 2016 -

PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E INTEGRITA ANNO 2014 2015 2016 - PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E INTEGRITA ANNO 2014 2015 2016-1 1. Introduzione: organizzazione e funzioni del Comune. Con l approvazione del presente Programma Triennale della Trasparenza e dell

Dettagli

PIANO INTERCOMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE INDICE

PIANO INTERCOMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE INDICE INDICE Scopo...2 Generalità...2 Mansionario Reperibile...3 Principi generali...3 Mansioni...3 Procedura Attivazione...3 Procedura reperibile... 12 Schede Segnalazione Criticità... 17 Schede Danni Ente

Dettagli

BREVI CENNI SULLE NOVITA INTRODOTTE NEL DM 19 MARZO 2015 STRUTTURA D.M. 19 MARZO 2015

BREVI CENNI SULLE NOVITA INTRODOTTE NEL DM 19 MARZO 2015 STRUTTURA D.M. 19 MARZO 2015 BREVI CENNI SULLE NOVITA INTRODOTTE NEL DM 19 MARZO 2015 Sulla GU 2573/2015, n. 70 è stato pubblicato il D.M. 19 marzo 2015 recante "Aggiornamento della regola tecnica di prevenzione incendi per la progettazione,

Dettagli

Documento in attesa di approvazione definitiva Nota per la Commissione Consultiva Permanente

Documento in attesa di approvazione definitiva Nota per la Commissione Consultiva Permanente Commissione Consultiva Permanente Comitato n. 4 Modelli di Organizzazione e di Gestione (MOG) Documento in attesa di approvazione definitiva Nota per la Commissione Consultiva Permanente Prima di procedere

Dettagli

La protezione civile questa sconosciuta

La protezione civile questa sconosciuta * La protezione civile questa sconosciuta Legge 24 febbraio 1992 n. 225 Art. 1 (Servizio nazionale della protezione civile) È istituito il Servizio nazionale della protezione civile al fine di tutelare

Dettagli

Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato

Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato PROTOCOLLO DI INTESA TRA l AUTORITA PER LE GARANZIE NELLE COMUNICAZIONI E L AUTORITA GARANTE DELLA CONCORRENZA E DEL MERCATO L Autorità per le garanzie

Dettagli

A cura di Giorgio Mezzasalma

A cura di Giorgio Mezzasalma GUIDA METODOLOGICA PER IL MONITORAGGIO E VALUTAZIONE DEL PIANO DI COMUNICAZIONE E INFORMAZIONE FSE P.O.R. 2007-2013 E DEI RELATIVI PIANI OPERATIVI DI COMUNICAZIONE ANNUALI A cura di Giorgio Mezzasalma

Dettagli

MANUALE DELLA QUALITÀ Pag. 1 di 6

MANUALE DELLA QUALITÀ Pag. 1 di 6 MANUALE DELLA QUALITÀ Pag. 1 di 6 INDICE GESTIONE DELLE RISORSE Messa a disposizione delle risorse Competenza, consapevolezza, addestramento Infrastrutture Ambiente di lavoro MANUALE DELLA QUALITÀ Pag.

Dettagli

REGOLAMENTO PROGETTO METANO

REGOLAMENTO PROGETTO METANO REGOLAMENTO PER LA COSTITUZIONE ED IL FUNZIONAMENTO DELL UFFICIO OPERATIVO DELLA CONVENZIONE DI COMUNI PROGETTO METANO Ufficio Progetto Metano - Comune di Torino 1 Art. 1 FINALITA 1. Il presente Regolamento,

Dettagli

La formazione degli addetti alle attività che comportano esposizione ad amianto

La formazione degli addetti alle attività che comportano esposizione ad amianto La formazione degli addetti alle attività che comportano esposizione ad amianto 1 Riferimenti normativi Decreto Legislativo 19 settembre 1994 n. 626 capo VI Decreto Ministeriale 16 gennaio 1997 Decreto

Dettagli

Preambolo. a) SVILUPPARE L'USO DELLA BICICLETTA QUALE MEZZO DI TRASPORTO ALTERNATIVO AI MEZZI MOTORIZZATI; b) AGEVOLARE IL TRAFFICO CICLISTICO.

Preambolo. a) SVILUPPARE L'USO DELLA BICICLETTA QUALE MEZZO DI TRASPORTO ALTERNATIVO AI MEZZI MOTORIZZATI; b) AGEVOLARE IL TRAFFICO CICLISTICO. REGIONE: PIEMONTE LEGGE REGIONALE 17 APRILE 1990, n. 33 (G.U. n. 040 SERIE SPECIALE N. 3 del 13/10/1990 - BU n. 017 del 24/04/1990) INTERVENTI PER LA PROMOZIONE DELLA BICICLETTA COME MEZZO DI TRASPORTO,

Dettagli

Organizzazioni di volontariato: quadro sintetico degli adempimenti in materia di salute e sicurezza dei lavoratori.

Organizzazioni di volontariato: quadro sintetico degli adempimenti in materia di salute e sicurezza dei lavoratori. Sede operativa via Ricasoli, 9-50122 Firenze Sede Legale via de' Martelli 8-50129 Firenze Tel. 055 271731 - Fax 055 214720 http://www.cesvot.it Organizzazioni di volontariato: quadro sintetico degli adempimenti

Dettagli

II.11 LA BANCA D ITALIA

II.11 LA BANCA D ITALIA Provvedimento del 24 marzo 2010. Regolamento recante la disciplina dell adozione degli atti di natura normativa o di contenuto generale della Banca d Italia nell esercizio delle funzioni di vigilanza bancaria

Dettagli

Comune di San Martino Buon Albergo

Comune di San Martino Buon Albergo Comune di San Martino Buon Albergo Provincia di Verona - C.A.P. 37036 SISTEMA DI VALUTAZIONE DELLE POSIZIONI DIRIGENZIALI Approvato dalla Giunta Comunale il 31.07.2012 INDICE PREMESSA A) LA VALUTAZIONE

Dettagli

Regolamento nazionale protezione civile A.N.P.AS.

Regolamento nazionale protezione civile A.N.P.AS. Regolamento nazionale protezione civile A.N.P.AS. Approvato dal Consiglio Nazionale il 10 settembre 2005 Art.1 - L A.N.P.AS. svolge attività di Protezione Civile direttamente o attraverso i Comitati Regionali

Dettagli

QUADRO NORMATIVO DI PROTEZIONE CIVILE - COMPITI DEI COMUNI

QUADRO NORMATIVO DI PROTEZIONE CIVILE - COMPITI DEI COMUNI QUADRO NORMATIVO DI PROTEZIONE CIVILE - COMPITI DEI COMUNI PROTEZIONE CIVILE La normativa nazionale sulla protezione civile Legge n. 225 del 24 febbraio 1992 (Istituzione del Servizio Nazionale di Protezione

Dettagli

REGIONE AUTONOMA DELLA SARDEGNA DELIBERAZIONE N. 36/ 7 DEL 5.9.2006

REGIONE AUTONOMA DELLA SARDEGNA DELIBERAZIONE N. 36/ 7 DEL 5.9.2006 DELIBERAZIONE N. 36/ 7 Oggetto: L.R. n. 8 del 25.11.2004, articolo 1, comma 1. Approvazione del Piano Paesaggistico - Primo ambito omogeneo. Il Presidente della Regione, di concerto con l'assessore della

Dettagli

La Direttiva Presidente Consiglio Ministri 9.11.2012 Principali novità introdotte con la Dir.PCM 9.11.2012:

La Direttiva Presidente Consiglio Ministri 9.11.2012 Principali novità introdotte con la Dir.PCM 9.11.2012: La Direttiva Presidente Consiglio Ministri 9.11.2012 Principali novità introdotte con la Dir.PCM 9.11.2012: Riordino degli elenchi nazionale e regionali Riordino della competenza per l'attivazione del

Dettagli

COMUNE DI MIRANO REGOLAMENTO

COMUNE DI MIRANO REGOLAMENTO COMUNE DI MIRANO PROVINCIA DI VENEZIA 2 Settore Ufficio LL.PP. REGOLAMENTO disciplinante LE ATTIVITÀ COMUNALI DI PROTEZIONE CIVILE Approvato: con deliberazione di Consiglio Comunale n 42 del 9.04.2003

Dettagli

ORDINANZA DEL SINDACO N. ORD-2015-376 DATA 27/10/2015

ORDINANZA DEL SINDACO N. ORD-2015-376 DATA 27/10/2015 117 11 0 - CORPO POLIZIA MUNICIPALE - SETTORE PROTEZIONE CIVILE E COMUNICAZIONE OPERATIVA ORDINANZA DEL SINDACO N. ORD-2015-376 DATA 27/10/2015 OGGETTO: MISURE DI SICUREZZA A TUTELA DELLA PUBBLICA INCOLUMITA

Dettagli

L Assessore degli Affari Generali, Personale e Riforma della Regione riferisce quanto segue.

L Assessore degli Affari Generali, Personale e Riforma della Regione riferisce quanto segue. Oggetto: Definizione dell assetto organizzativo della Direzione generale della Protezione Civile e modifica dell assetto organizzativo della Direzione generale del Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale.

Dettagli

PIANO DI PROTEZIONE CIVILE ED EMERGENZA COMUNALE STRUTTURA E FUNZIONI DEL CENTRO OPERATIVO COMUNALE (C.O.C.) Comune di: ATESSA

PIANO DI PROTEZIONE CIVILE ED EMERGENZA COMUNALE STRUTTURA E FUNZIONI DEL CENTRO OPERATIVO COMUNALE (C.O.C.) Comune di: ATESSA Comune di: ATESSA PREMESSA Il Sindaco in qualità di autorità di protezione civile, per la direzione ed il coordinamento del servizio di soccorso e assistenza alla popolazione, si avvale della struttura

Dettagli

La sicurezza sul lavoro. Concetti di base e accenni alla normativa vigente

La sicurezza sul lavoro. Concetti di base e accenni alla normativa vigente La sicurezza sul lavoro Concetti di base e accenni alla normativa vigente BENVENUTI! Contenuti: - Cenni storici; - Concetti di base: Infortunio e Malattia lavoro-corr. Pericolo Rischio Valutazione dei

Dettagli

DOCUMENTO A SUPPORTO DEL PIANO DI RISANAMENTO DELLA QUALITA DELL ARIA

DOCUMENTO A SUPPORTO DEL PIANO DI RISANAMENTO DELLA QUALITA DELL ARIA Agenzia Regionale per la Prevenzione e l Ambiente dell Emilia-Romagna Via Po, n. 5 40139 - BOLOGNA tel 051/6223811 - fax 051/543255 P.IVA e C.F. 04290860370 Sezione Provinciale di Forlì-Cesena C.P. 345

Dettagli

Norme per la sorveglianza e la prevenzione degli incidenti domestici

Norme per la sorveglianza e la prevenzione degli incidenti domestici Legge Regionale 28 aprile 2009, n. 15 Norme per la sorveglianza e la prevenzione degli incidenti domestici ( B.U. REGIONE BASILICATA N.22 del 2 maggio 2009 Articolo 1 Finalità 1. La presente legge, in

Dettagli

PIANO INTERCOMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE

PIANO INTERCOMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE PIANO INTERCOMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE PROCEDURA OPERATIVA: RISCHIO GAS Versione 0.0 del 01.07.2011 Redazione a cura di: Corpo Polizia Municipale Reno-Galliera GENERALITA Evento: Guasto o rottura con

Dettagli

DECRETO LEGISLATIVO 9 APRILE 2008 N. 81 E S.M.I. ASPETTI DELLA NORMATIVA CHE RIGUARDANO LE ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO

DECRETO LEGISLATIVO 9 APRILE 2008 N. 81 E S.M.I. ASPETTI DELLA NORMATIVA CHE RIGUARDANO LE ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO DECRETO LEGISLATIVO 9 APRILE 2008 N. 81 E S.M.I. ASPETTI DELLA NORMATIVA CHE RIGUARDANO LE ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO Decreto Legislativo 9 aprile 2008, n. 81 Decreto Legislativo 3 agosto 2009, n. 106

Dettagli

REGOLAMENTO SUGLI INTERVENTI DI VOLONTARIATO

REGOLAMENTO SUGLI INTERVENTI DI VOLONTARIATO REGOLAMENTO SUGLI INTERVENTI DI VOLONTARIATO Approvato con deliberazione del Consiglio Comunale n. 126 del 22.11.1999 www.comune.genova.it Regolamento sugli interventi di volontariato ART. 1 Finalità In

Dettagli

Tecniche di comunicazione e sensibilizzazione dei lavoratori, in particolare neoassunti, somministrati, stranieri

Tecniche di comunicazione e sensibilizzazione dei lavoratori, in particolare neoassunti, somministrati, stranieri SECONDO IL D.LGS. 81/2008 S.M. E L ACCORDO DELLA CONFERENZA STATO-REGIONI PER LA FORMAZIONE DEL 21 DICEMBRE 2011 Corso di formazione Modulo aggiuntivo per Preposti Tecniche di comunicazione e sensibilizzazione

Dettagli

INDICE CAPITOLI DEL PIANO DI EMERGENZA COMUNALE: PREMESSA A. ANALISI TERRITORIALE B. SCENARI DI RISCHIO C. METODI DI PREANNUNCIO

INDICE CAPITOLI DEL PIANO DI EMERGENZA COMUNALE: PREMESSA A. ANALISI TERRITORIALE B. SCENARI DI RISCHIO C. METODI DI PREANNUNCIO INDICE GENERALE INDICE CAPITOLI DEL PIANO DI EMERGENZA COMUNALE: A. ANALISI TERRITORIALE A1. ANALISI DELLE PERICOLOSITA A2. ANALISI DEL TESSUTO URBANIZZATO B. SCENARI DI RISCHIO C. METODI DI PREANNUNCIO

Dettagli

LEGISLAZIONE VOLONTARIATO

LEGISLAZIONE VOLONTARIATO LEGISLAZIONE VOLONTARIATO Presidente della Repubblica Decreto del Presidente della Repubblica 6 febbraio 1981, n. 66 Regolamento di esecuzione della legge 8 dicembre 1970, n. 996, recante norme sul soccorso

Dettagli

Udito il parere del Consiglio di Stato, espresso dalla Sezione consultiva per gli atti normativi nell'adunanza dell'8 novembre 2001;

Udito il parere del Consiglio di Stato, espresso dalla Sezione consultiva per gli atti normativi nell'adunanza dell'8 novembre 2001; Decreto 28 febbraio 2002, n. 70 Servizi di telefonia per anziani Preambolo, Art.1, Art.2, Art.3, Art.4, Art.5, Art.6, Art.7, Art.8, Art.9, Art.10, Art.11, Preambolo IL MINISTRO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE

Dettagli

UNIONE EUROPEA REPUBBLICA ITALIANA REGIONE AUTÒNOMA DE SARDIGNA

UNIONE EUROPEA REPUBBLICA ITALIANA REGIONE AUTÒNOMA DE SARDIGNA PROGRAMMA REGIONALE DI SVILUPPO 2014-2019 STRATEGIA 5.8 PROGRAMMAZIONE TERRITORIALE AVVISO PUBBLICO MANIFESTAZIONE DI INTERESSE FINALIZZATA ALL'ACQUISIZIONE DI PROPOSTE PER LA REALIZZAZIONE DI PROGETTI

Dettagli

Azienda Pubblica di Servizi alla Persona Opere Sociali di N.S. di Misericordia Savona

Azienda Pubblica di Servizi alla Persona Opere Sociali di N.S. di Misericordia Savona PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E L INTEGRITA La trasparenza è uno strumento per il controllo diffuso da parte dei cittadini dell attività amministrativa e un elemento dell azione di prevenzione

Dettagli

Avvertenza: il presente Regolamento è in attesa di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.

Avvertenza: il presente Regolamento è in attesa di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana. Avvertenza: il presente Regolamento è in attesa di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana. Regolamento recante la disciplina dell adozione degli atti di natura normativa o di

Dettagli

Corso di livello A1 01 Corso base per operatori volontari in conformità alla d.g.r. n. X/1371 del 14.02.2014 PREMESSA

Corso di livello A1 01 Corso base per operatori volontari in conformità alla d.g.r. n. X/1371 del 14.02.2014 PREMESSA Sede del Corso: Municipio di Rogno -Sala Consiliare- Piazza Druso Corso di livello A1 01 Corso base per operatori volontari in conformità alla d.g.r. n. X/1371 del 14.02.2014 PREMESSA Il corso si propone,

Dettagli

CITTÀ DI AGROPOLI. Regolamento per la pubblicazione delle Determinazioni sul sito internet istituzionale dell Ente

CITTÀ DI AGROPOLI. Regolamento per la pubblicazione delle Determinazioni sul sito internet istituzionale dell Ente CITTÀ DI AGROPOLI Regolamento per la pubblicazione delle Determinazioni sul sito internet istituzionale dell Ente Approvato con deliberazione della Giunta comunale n 358 del 06.12.2012 Regolamento per

Dettagli

Elementi essenziali dei corsi di formazione in materia di salute e sicurezza

Elementi essenziali dei corsi di formazione in materia di salute e sicurezza Elementi essenziali dei corsi di formazione in materia di salute e sicurezza La normativa italiana in materia di salute e sicurezza sul lavoro è il risultato di una serie di interventi, succedutisi in

Dettagli