RIVISTA della EDITORIALE. Guardia di Finanza

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1 RIVISTA della Guardia di Finanza Apriamo questo numero della Rivista con la pubblicazione del testo della "Lectio magistralis" tenuta il 12 maggio 2006 dal Comandante Generale della Guardia di Finanza, Gen. C.A. Roberto Speciale, presso la Facoltà di Economia dell'università degli Studi di Torino sul tema: "Riciclaggio e finanziamento del terrorismo internazionale. L'attività di contrasto della Guardia di Finanza". Viene fornita un'ampia descrizione dell'influenza e della portata che le suddette fenomenologie illecite hanno oggi sul sistema economico e produttivo nel suo complesso, focalizzando l'attenzione sulle metodologie e tecniche di contrasto messe in campo dalla Guardia di Finanza quale forza di polizia economica e finanziaria che opera a salvaguardia delle libertà economiche. In "Questioni d'oggi" affrontiamo la tematica della responsabilità amministrativa e contabile dei pubblici dipendenti, attraverso un'approfondita disamina degli elementi strutturali dell'illecito amministrativo, costituiti da: condotta, danno erariale, elemento psicologico e nesso causale. Vengono riportati alcuni tra i più autorevoli e recenti orientamenti dottrinali e giurisprudenziali sull'argomento, con l'approfondimento di aspetti specifici connessi alla responsabilità degli organi apicali dell'amministrazione pubblica, nonché di dirigenti e funzionari, per "culpa in vigilando", ovvero per omesso o inadeguato controllo sulla condotta del personale addetto all'ufficio, che comporti un danno per l'erario. In "Dottrina" pubblichiamo un articolo di commento ad alcune sentenze emesse dalle Commissioni Tributarie e riguardanti l'irap per i professionisti, con particolare riferimento alla sussistenza del presupposto impositivo del tributo costituito, come noto, dall'esercizio abituale di un'attività autonomamente organizzata diretta alla produzione o allo scambio di beni ovvero alla prestazione di servizi. Infine, due argomenti che attengono più da vicino all'attività d'istituto, inseriti in "Tecnica Professionale". Nel primo viene illustrata l'attività svolta dal Nucleo Speciale Tutela Pubblica Amministrazione della Guardia di Finanza, istituito nell'ambito del sovraordinato Comando Unità Speciali, dipendente dal Comando Reparti Speciali. In tale contesto, assume rilevanza strategica la collaborazione che il Nucleo presta a favore dell'"alto Commissario per la prevenzione ed il contrasto della corruzione e delle altre forme di illecito nella Pubblica Amministrazione"; un rapporto di collaborazione sancito dal Protocollo d'intesa sottoscritto presso il Comando Generale della Guardia di Finanza il 14 ottobre Nel secondo articolo vengono analizzate le disposizioni regolamentari del Corpo emanate in attuazione dello Statuto dei diritti del Contribuente, nel più ampio contesto normativo sul ruolo di polizia economica e finanziaria della Guardia di Finanza e sulle connesse competenze e potestà di indagine. A tutti l'augurio di una buona lettura. Il Direttore EDITORIALE

2 SOMMARIO Vita del Corpo RICICLAGGIO E FINANZIAMENTO DEL TERRORISMO INTERNAZIONALE. L'ATTIVITÀ DI CONTRASTO DELLA GUARDIA DI FINANZA Roberto SPECIALE... Pag. 313 RIVISTA della la Guardia di Finanza fondata dal Gen.C.A. Antonio NORCEN nel 1952 Periodico bimestrale, edito a cura del Comando Generale della Guardia di Finanza Comitato Scientifico Gen.C.A. Ferdinando DOSI - Gen.C.A. Giuliano OLIVA Gen.C.A. Gaetano NANULA A - Gen.C.A. Osvaldo CUCUZZA Gen.C.A. Salvatore D'AMATO - Gen.C.A. Nicolò POLLARI Gen.C.A. Sergio FAVARO - Gen.C.A. Nino DI PAOLO Gen.C.A. Giovanni ni MARIELLA A - Gen.D. Salvatore GOLINO Gen.D. Gino GORELLI - Gen.D. Daniele CAPRINO Gen.B. Alessandro ESPOSITO - Gen.B. Vincenzo SUPPA P Gen.B. Luciano CARTA A - Gen.B. Francesco ATTARDI Gen.B. Salvatore GALLO - Col. Alessandro BUTTICÈ Comitato di Redazione Presidente Gen.C.A. Italo PAPPA P Componenti Gen.D. Emilio SPAZIANTE - Gen.D. Pasquale al DEBIDDA DDA Gen.D. Saverio CAPOLUPO - Gen.B. Giorgio TOSCHI Col. t.st Carmine LOPEZ - Col. t.st Bruno BURATTI Col. t.st Giancarlo PEZZUTO - Col. t.st Bruno BARTOLONI Col. Vincenzo TEDESCHI Direttore e Responsabile Ten. Col. Marco DI PIERDOMENICO ICO Redattore Capo Cap. Cosimo LAMANUZZI Segretario etar di Redazione Lgt. Raffaele fael e POLI Redazione M.A. Michelangelo MASUCCI - M.C. Silverio io COSTANTINITI NI M.llo Simona IACAPRARO RO Realizzazione Grafica M.C. Loreto COLANERA App. Cosimo ATTANASIO A - App.m. Roberto CIAVARDINI Fotocomposizione, montaggio, stampa e allestimento: Centro Tipografico "FIAMME ME GIALLE" LE" Direzione e Amministrazione ministrazione Viale XXI Aprile, Roma tel. (06) fax Autorizzazione del Tribunale di Roma al n del Registro con Decreto 9 luglio Rivista associata all'unione Stampa Periodica Italiana Codice ISSN SN RIVISTA Rivista chiusa in Tipografia il 10 luglio 2006 Questioni d'oggi LE "MISURE MINIME" DI SICUREZZA IN MATERIA DI TUTELA DI DATI PERSONALI ED IL DOCUMENTO PROGRAMMATICO DI SICUREZZA Gennaro VECCHIONE... " 323 RESPONSABILITÀ PATRIMONIALE DEGLI AGENTI PUBBLICI Tommaso PARISI... " 336 Dottrina L'AZIONE DI CONTRASTO AL CONTRABBANDO DI T.L.E. SUL LITORALE NAPOLETANO Michele MOLA... " 351 SEMPRE INCERTA LA GIURISPRUDENZA SULL'IRAP DEI PROFESSIONISTI Salvatore GALLO... " 360 Tecnica Professionale GUARDIA DI FINANZA E TUTELA DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE Gaetano GIANCANE... " 367 IL CATASTO: GENERALITÀ, INNOVAZIONI E ALCUNI SUOI ASPETTI CONNESSI E COMPLEMENTARI CON ALTRI ISTITUTI PER L'INDIVIDUAZIONE DEI BENI IMMOBILI Fabio MIGLIORATI Mario TOCCI... " 375 LE DISPOSIZIONI REGOLAMENTARI DELLA GUARDIA DI FINANZA IN ATTUAZIONE DELLO STATUTO DEI DIRITTI DEL CONTRIBUENTE Valerio CELLINI... " 396 II

3 CONSIDERAZIONI IN TEMA DI OMISSIONI IN ATTI D'UFFICIO Francesco LAMBERTI... " 408 Storia LA BATTAGLIA DI MAGENTA, 4 GIUGNO 1859 Luciano LUCIANI... " 414 Rassegne DOCUMENTI a cura di Gaetano NANULA Pag. 427 NOTE A SENTENZE a cura di Salvatore GALLO " 443 NORME DELLA COMUNITÀ EUROPEA a cura di Francesco SCIARRETTA " 445 CORTE DI GIUSTIZIA DELLA COMUNITÀ EUROPEA a cura di Lorenzo SALAZAR " 447 GIURISPRUDENZA PENALE MILITARE a cura di Giuseppe SCANDURRA e Donatella SCANDURRA " 449 DIRITTO PENALE DELL'ECONOMIA a cura di Bruno ASSUMMA " 452 RASSEGNA MILITARE a cura di Osvaldo CUCUZZA " 456 MASSIMARIO a cura di Salvatore D'AMATO " 459 LEGISLAZIONE E PRASSI AMMINISTRATIVA a cura di Marco DI PIERDOMENICO e Cosimo LAMANUZZI " 461 RASSEGNA BIBLIOGRAFICA a cura della Redazione " 465 RECENSIONI a cura della Redazione " 467 La Rivista della Guardia a di Finanza pubblica studi originali di carattere giuridico, economico, militare, storico e tecnico-professionale onal allo scopo di contribuire alla formazione culturale e professionale degli appartenenti ent al Corpo e partecipare al dibattito dottrinale su argomenti e temi di attualità riguardanti il servizio d'istituto della Guardia di Finanza. Si avvale del contributo di pensieroero di docenti universitari, magistrati, appartenenti parte al Corpo, funzionari ed esperti nelle varie discipline. ipline. Le idee espresse negli articoli sono personali degli autori e non hanno riferimento rim ento con orientamenti ufficiali. ficialia i. La Redazione si riserva il diritto di modificare il titolo e l'impostazione grafica degli articoli, secondo le proprie esigenze editoriali. La Rivista della Guardia di Finanza è lieta di ricevere re articoli o studi su argomenti di interesse, riservandosi il diritto di decidere la loro pubblicazione. Nel caso di riferimenti ai suoi contenuti sarà gradita la citazione ione bibliografica. ica I dati forniti dai sottoscrittori ori degli abbonamenti vengono utilizzati esclusivamente en e per l'invio della pubblicazione e non vengono ceduti a terzi per alcun motivo. III

4 NUOVO ABBONAMENTO Chiunque, appartenente o non alla Guardia di Finanza, può sottoscrivere un nuovo abbonamento con le seguenti modalità: a) i militari, appartenenti al Corpo, in servizio, Euro 15,49 dovranno esclusivamente rivolgersi al Comando dal quale dipendono che provvederà a segnalarli all'ufficio Amministrazione - Sezione Conti Particolari - per la trattenuta dell'importo sullo stipendio; b) i militari, appartenenti al Corpo, in congedo, Euro 15,49 ed i civili Euro 25,82 che desiderino abbonarsi, dovranno versare l'importo tramite c/c postale compilando il bollettino, sia sul recto che sul verso. Si consiglia, inoltre, di segnalare il nuovo abbonamento con lettera e fotocopia della ricevuta di versamento al seguente indirizzo: Rivista della Guardia di Finanza, Viale XXI Aprile, Roma. ABBONAMENTO PER L'ESTERO Per l'invio della Rivista all'estero il prezzo dell'abbonamento annuo è fissato in Euro 36,15. CONDIZIONI DI ABBONAMENTO L'abbonamento viene rinnovato automaticamente per l'anno seguente, salvo rinuncia espressa dell'interessato da far pervenire entro il 30 settembre dell'anno in corso di validità. Le richieste di nuovi abbonamenti debbono pervenire entro la fine dell'anno, per l'anno successivo. ABBONAMENTI RIVISTA della Bimestrale a carattere e giuridico, economico e tecnico professionale IL RUOLO DELLA DIRETTIVA "ENFORCEMENT" NELLA TUTELA TELA COMUNITARIA DEI DIRITTII DI PROPRIETÀ INDUSTRIALE IL TRATTAMENTO FISCALE DEI FONDI DI INVESTIMENTO TO IMMOBILIARE MOBILIARE IN ITALIA IA COESIONE, ORGANIZZAZIONE ZAZIONE E AUTORITATIVITÀ NELLE FF.AA. F.RILETTUR RILETTURA RA DELLA SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE TUZIO N. 449/1999 LA LEGGEGE 150/2000 SULL'ATTIVITÀ DI INFORMAZIONE E COMUNICAZIONE CAZIONE DELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI ISTRAZIO LE ATTIVITÀ TIVITÀ "SOTTO COPERTURA": MARGINI DI UTILIZZABILITÀ ZAB LITÀ DELLE PROVE E CONTRASTI GIURISPRUDENZIALI L'AUTONOMIA DEI GIUDIZI IN SEDE DI DOCUMENTAZIONE CARATTERISTICA: TICA: ORIENTAMENTI GIURISPRUDENZIALI redazione.rivista@gdf.it Quelle per l'anno in corso sono condizionate alla disponibilità delle copie. Per gli appartenenti al Corpo in servizio l'importo dell'abbonamento annuo pari ad Euro 15,49 verrà trattenuto in unica soluzione sulle competenze degli interessati e versato, a cura dei Comandi che li amministrano, sul conto corrente Postale intestato al Comando Quartier Generale della Guardia di Finanza - Ufficio Amministrazione - Viale XXI Aprile, Roma. Pertanto, eventuali disdette dovranno essere inviate esclusivamente alla Sezione Conti Particolari del R.T.L.A. di competenza entro il previsto termine del 30 settembre. Ai sensi dell'art. 74, lettera e) del D.P.R. 633/1972, l'iva pagata dall'editore sugli abbonamenti è conglobata nel prezzo di vendita. Il cessionario non è tenuto ad alcuna registrazione ai fini Iva e non ha diritto alla detrazione dell'imposta. Guardia di Finanza GENNAIO - FEBBRAIO 2006, N. 1 RICHIESTA DI NUMERI ARRETRATI Le richieste di numeri arretrati verranno soddisfatte nei limiti della disponibilità, previo versamento di Euro 5,16, per ogni numero, sul conto corrente postale del Comando Quartier Generale, specificando la causale nell'apposito spazio e allegando fotocopia della ricevuta del versamento nella lettera di richiesta, con la quale dovranno essere, altresì, inviati valori bollati pari ad Euro 0,88 per ogni numero richiesto, a titolo di spese di spedizione. CAMBIO DI INDIRIZZO Il cambio di indirizzo deve essere comunicato con lettera alla Redazione della Rivista, che non risponde dei disguidi o smarrimenti di fascicoli dovuti alla mancata comunicazione del cambio. RIVISTA della Guardia di Finanza anno 2006

5 "Lectio Magistralis" del Comandante Generale della Guardia di Finanza, presso la Facoltà di Economia dell'università degli Studi di Torino. 12 maggio 2006 Riciclaggio e finanziamento del terrorismo internazionale. L'attività di contrasto della Guardia di Finanza di Roberto SPECIALE 1. Premessa - 2. Il riciclaggio ed i conseguenti effetti sul tessuto economico-finanziario - 3. Il finanziamento del terrorismo internazionale - 4. Struttura della Guardia di Finanza nell azione di contrasto alla criminalità economicofinanziaria - 5. Conclusioni 1. Premessa Porgo anzitutto il mio più cordiale saluto al Magnifico Rettore dell'università degli Studi di Torino, al Preside della Facoltà, al Direttore del Dipartimento di Economia Aziendale, al Professor Giovanni Ossola e a tutti i docenti presenti in aula. Un particolare saluto e ringraziamento desidero rivolgere al Professor Flavio Dezzani, il cui alto profilo scientifico ed accademico è ben noto in campo nazionale e la cui presenza onora questa riunione. Mi sia consentito di ringraziare infine il regista della giornata, Sergio Urru, Direttore Editoriale dell'istituto Studi, Ricerche e Informazioni della Difesa, profondo conoscitore delle tematiche che esporrò in questa mia lezione, il quale, in collaborazione con gli Ufficiali preposti del mio Stato Maggiore, ha efficacemente lavorato per concretizzare questo incontro, offrendomi la possibilità di intervenire in una sede universitaria così prestigiosa, di fronte ad un uditorio così qualificato e di rivolgermi ad un così folto numero di giovani studenti. Entrando nel merito, illustrerò l'attività svolta dal Corpo della Guardia di Finanza nei settori del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo, privilegiando, in ossequio alla materia di Vostra competenza, una descrizione dei riflessi economici che tali reati riverberano sulla società e sul mercato in luogo di elencazioni più marcatamente giuridiche. Procederò, quindi, prima a contestualizzare l'influenza e la portata di queste fenomenologie illecite nel sistema economico e produttivo nel suo complesso, per poi descrivere come la Guardia di Finanza operi nel settore. Terminerò con brevi riflessioni ed alcuni spunti propositivi. 2. Il riciclaggio ed i conseguenti effetti sul tessuto economico-finanziario Il termine "riciclaggio di denaro" definisce il trattamento dei profitti criminali provenienti dai più disparati reati, dal traffico di stupefacenti alla tratta di esseri umani, dalle frodi bancarie all'insider trading, e finalizzato ad occultare la loro origine illegale per consentirne la successiva immissione nel circuito monetario legale. È un fenomeno delinquenziale tipicamente economico-finanziario, caratterizzato da estrema complessità, da una crescente connotazione transnazionale e, soprattutto, in grado di influenzare il contesto economico, sociale e politico, sia statale che mondiale. Una analisi economica dei fenomeni criminali rappresentati dal riciclaggio non può però prescindere da un approfondimento, sia pur sintetico, della definizione data. A tal fine, riprendo i risultati di un filone di ricerca che dagli inizi degli anni novanta si occupa di tale area e che ha messo in luce le caratteristiche strutturali più rilevanti dell'illecito. La prima è quella dell'illegalità, ossia l'attività di riciclaggio riguarda qualunque provento originato da azioni criminali o illegali. Segue poi l'occultamento: atteso che lo scopo primario di tale comportamento delinquenziale è proprio quello di occultare l'origine illecita dei medesimi proventi. L'ultima caratteristica è quella della specificità, Vita del Corpo 313

6 Roberto SPECIALE Rivista della Guardia di Finanza, n in quanto l'attività di riciclaggio viene posta in atto utilizzando uno o più intermediari, principalmente finanziari o bancari, il cui atteggiamento può essere passivo o inconsapevole, ma anche, più di rado, attivo o consapevole. Il riciclaggio si configura, quindi, per la contestuale necessaria presenza di due elementi: - a commissione di un reato presupposto che origina una data ricchezza illecita; - l'autonoma attività economica criminale, con la funzione essenziale di trasformare la liquidità di provenienza illecita, o potere di acquisto potenziale, in potere d'acquisto effettivo, utilizzabile per scelte di consumo, risparmio e investimento o pre-investimento. L'organizzazione criminale, specie quella di stampo mafioso, è diventata - nel tempo - protagonista principale di tale meccanismo illecito. Sempre più costituite con forme e tecniche tipicamente imprenditoriali, con estensione transnazionale e con il fine di massimizzare il profitto, tali organizzazioni possono oggi essere tranquillamente identificate con il termine di "impresa criminale". Per impresa criminale intendiamo un insieme di individui e di beni strumentali organizzati, associati tra loro con lo scopo di scambiare o produrre in modo esclusivo servizi e beni di natura illecita, ovvero servizi e beni di natura lecita con mezzi illeciti o di origine illecita. Le associazioni criminali tendono, infatti, a conformarsi al modello delle imprese commerciali e a seguirne le medesime tendenze: specializzazione, crescita, espansione nei mercati internazionali e nei rapporti con altre realtà economiche, vincolandosi ad una logica economica che conosce costi di gestione, di mantenimento e necessità di investimenti. Il profitto dell'impresa criminale tende, pertanto, a permanere nelle ordinarie sedi dell'intermediazione (ad esempio le banche), utilizzando, sul versante degli investimenti, i canali istituzionali. Affinché questo possa rendersi possibile è necessaria proprio quell'attività di riciclaggio, finalizzata a trasformare la liquidità "sporca" in fondi che - in quanto "puliti", cioè privi di quelle tracce che possano collegarli ai reati di base - possono essere impiegati nei settori legali. Per espletare al meglio tale attività illecita e per meglio schermarsi ed inserirsi nel mondo dell'economia e dell'alta finanza, l'organizzazione di stampo mafioso ha anche sostituito le figure storiche dei "luogotenenti/consiglieri" con quelle dei cosiddetti "colletti bianchi": esperti di economia e finanza stabilmente inseriti nei settori legali e facenti parte integrante della compagine malavitosa. Questo rilievo economico e finanziario della criminalità ed i gravi rischi di contagio per l'economia appaiono ben chiari nella nozione codicistica del delitto di associazione di stampo mafioso, laddove è evidenziato, tra le finalità tipiche del sodalizio criminale, lo scopo di "acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche". Il crescente sviluppo ed utilizzo delle reti telematiche mondiali, in grado di collegare in tempo reale centinaia di milioni di elaboratori attraverso un unico sistema internazionale di interconnessione (comunemente noto come "Internet"), costituiscono ulteriori fattori di pericolosità. Internet sicuramente sintetizza e riunisce i migliori risultati del progresso, tecnologico e culturale, nelle telecomunicazioni degli ultimi quindici anni. L'indiscussa importanza e le molteplici conseguenze che l'affermarsi di questo sistema sta apportando nella società dipendono essenzialmente dal fatto che l'interconnessione mondiale delle reti informatiche e la possibilità di accedervi liberamente rappresenta qualcosa che va ben oltre il semplice strumento di comunicazione. L'anonimato che caratterizza le prestazioni via Internet e la possibilità di utilizzare moneta elettronica vengono a costituire, nei fatti, un ostacolo, tra gli altri, sia all'individuazione di emittente e beneficiario dell'operazione sia alla possibilità di ricostruirne, a posteriori, le modalità di attuazione. Ulteriore rischio è infine costituito dall'esistenza di imprese operanti su Internet e residenti in Paesi ove non sono vigenti le stringenti e necessarie disposizioni, preventive e repressive, contro il riciclaggio ed il finanziamento posto in essere sia dalla criminalità organizzata sia da organizzazioni con finalità terroristiche. Già da tali premesse risulta evidente come questi fenomeni illeciti abbiano forti e dannose ripercussioni nel sistema economico e produttivo. Ma scendendo ancor più nel dettaglio, si evince con maggiore chiarezza come il riciclaggio non esaurisca il suo effetto nell'area "illegale" ma, anzi, produca il massimo delle conseguenze negative proprio sull'economia legale, risultando 314

7 RICICLAGGIO E FINANZIAMENTO DEL TERRORISMO INTERNAZIONALE. L'ATTIVITÀ DI CONTRASTO DELLA GUARDIA DI FINANZA idoneo addirittura ad alterare l'ordinato assetto economico-finanziario e monetario di un Paese e, talvolta, di intere aree regionali. Da un punto di vista macroeconomico, la presenza di operatori e di strutture economiche colluse con la criminalità altera profondamente i meccanismi di mercato nelle regole e negli obiettivi; inoltre l'insorgenza di conseguenti fenomeni finanziari, connessi al riciclaggio del denaro di provenienza illecita da questi accumulato: - da un lato, può provocare effetti di rallentamento sulla crescita economica ed effetti distorsivi del mercato finanziario; - dall'altro, può compromettere la reputazione e la performance di interi sistemi economici e finanziari. È a voi ben chiaro come eventuali trasferimenti transfrontalieri di ingenti capitali sommersi possano influire sulla volatilità dei tassi di cambio e di interesse, così come sul gettito fiscale e sulla ripartizione della spesa pubblica (a causa di una falsata valutazione del gettito stesso e della ricchezza). Potenziale conseguenza del riciclaggio può essere anche la crescita della instabilità dei passivi delle Istituzioni finanziarie e, addirittura, una alterazione degli effetti distributivi specifici su altri Paesi: cioè può determinare quell'effetto cosiddetto "bolla speculativa" dei prezzi degli attivi dovuto alla disponibilità di denaro macchiato da matrice criminale. Questi fenomeni sono agevolati dalla crescente globalizzazione che non solo consente ai flussi economici finanziari di crescere a dismisura, ma permette anche una repentina mutazione della localizzazione dei fondi stessi, generando crisi di instabilità e, talvolta, anche sensibili conseguenze politiche. Il riciclaggio produce sicuramente le peggiori conseguenze nel governo dei fenomeni monetari. Difatti tale illecito, per l'enorme massa monetaria che coinvolge (il GAFI nel 2000 l'ha stimata pari al 2% del Prodotto interno lordo globale) e per le metodologie utilizzate, spesso inattese sulla base della mera disamina dei fondamentali politici ed economici, potrebbe anche disorientare le Autorità monetarie nazionali e sovranazionali, inducendole a perseguire politiche non adeguate, con effetti destabilizzanti anche sul piano economico-finanziario internazionale, a causa della natura integrata dei mercati finanziari globali. Si pensi allo spostamento di capitali da Paesi con buone politiche ed una stabile situazione economica che garantiscono elevati tassi di ritorno a Paesi con politiche meno sicure, attività più modeste e rendimenti notevolmente inferiori, ma disciplinati da una legislazione meno attenta al contrasto del riciclaggio. E i costi indotti da tale instabilità finanziaria possono facilmente determinare, specialmente nei sistemi economici più deboli, una consistente perdita di ricchezza e di risparmi, che si tramuta in un reale impoverimento di intere fasce di popolazione e, finanche, in un aumento dell'inflazione e della disoccupazione. È infine fin troppo ovvio affermare che gli investimenti leciti provenienti dall'estero ben si guarderebbero dall'essere indirizzati ed investiti in realtà economiche sospettate di essere utilizzate a scopo di riciclaggio, determinando ancora una volta un impoverimento della struttura economica e sociale sottostante. E il riciclaggio per di più produce costi molto elevati anche dal punto di vista socio-politico. Infatti, come già accennato, il crimine organizzato può infiltrarsi nel sistema finanziario, acquisire il controllo di ampi settori dell'economia e dotarsi così di una grande influenza economica e politica che può indebolire: - il sistema produttivo; - i valori etici collettivi; - e, specialmente nei Paesi che sono in transizione verso sistemi democratici, la democrazia stessa. Sotto il profilo microeconomico, al di là della già dannosa alterazione delle regole alla base della libera concorrenza di mercato, questo fenomeno produce, per chi ne usufruisce, il valore economico - in senso stretto - di trasformare pienamente in potere d'acquisto la liquidità proveniente dalle più varie attività criminali (effetto di trasformazione). Il successo di questa trasformazione permette, a sua volta, al soggetto criminale: - sia di passare al successivo momento dell'investimento e quindi di incrementare la penetrazione nei settori legali dell'economia (effetto di inquinamento); - sia di aumentare il tasso di dissimulazione dei soggetti e delle organizzazioni criminali nel sistema nel suo complesso (effetto di mimetismo). Questi ultimi due effetti (inquinamento e mimetismo) costituiscono forse l'elemento più Vita del Corpo 315

8 Roberto SPECIALE Rivista della Guardia di Finanza, n dannoso e subdolo per il sistema economicoproduttivo ed i suoi componenti. Difatti un riciclaggio efficace: - riduce, in primo luogo, le probabilità che un dato reato - quindi un determinato criminale - venga scoperto; - consente poi ai soggetti criminali di aumentare i propri investimenti e, in generale, le proprie dotazioni reddituali e patrimoniali nel settore legale; - aumenta, infine, il tasso di contaminazione del settore produttivo reale, spesso all'insaputa degli altri imprenditori, operatori commerciali, professionisti che in questo processo vengono coinvolti per sole logiche di mercato. La disciplina nazionale, a contrasto di tale fattispecie illecita, combina efficacemente norme di carattere repressivo con disposizioni prettamente preventive. In ordine alla repressione del fenomeno è perseguito penalmente per riciclaggio chi commette intenzionalmente, al di fuori del concorso nel reato presupposto, qualsiasi azione tesa a: - sostituire o trasferire denaro, beni o altre utilità provenienti da delitto non colposo, ovvero compiere altre operazioni in modo da ostacolare l'identificazione della loro provenienza delittuosa; - impiegare in attività economiche o finanziarie denaro, beni o altre utilità provenienti da delitto. La pena, peraltro, è aumentata quando il fatto è commesso nell'esercizio di una attività professionale. A livello preventivo gli obblighi antiriciclaggio sono previsti, in primis, dalle leggi 15/1980 e 197/1991, che impongono: - la canalizzazione delle operazioni in contanti di importo superiore ai euro; - l'identificazione del soggetto che esegue l'operazione, l'individuazione di operazioni frazionate e l'adozione degli strumenti tecnici idonei a conoscere in tempo reale le operazioni eseguite dal cliente; - la registrazione, entro i termini di legge, dei dati sensibili nell'archivio unico ovvero l'aggiornamento dello stesso e la conservazione delle informazioni e dei dati per dieci anni; - la segnalazione all'ufficio italiano dei cambi delle operazioni ritenute "sospette" che, dopo un'analisi di tipo finanziario, vengono trasmesse al Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza ed alla Direzione investigativa antimafia per i necessari approfondimenti successivi. Tale disciplina è stata integrata ed aggiornata dai decreti legislativi 374/1999 e 56/2004. Quest'ultimo, fra l'altro, prevede l'estensione degli obblighi antiriciclaggio citati (identificazione dei clienti, tenuta delle registrazioni e segnalazione delle operazioni sospette) anche ai commercialisti, ragionieri, consulenti fiscali, revisori dei conti e sindaci. La pericolosità del fenomeno e le sue dimensioni internazionali hanno reso necessaria l'implementazione dell'azione di prevenzione e di contrasto attraverso numerose iniziative di carattere internazionale e regionale, mutando così l'approccio al problema che, sino a pochi anni addietro, era prevalentemente di tipo repressivo e su base nazionale. In tale ottica, le prime disposizioni antiriciclaggio adottate in ambito internazionale si rinvengono nella "Dichiarazione di princìpi del Comitato di Basilea", emanata nel luglio 1988 dal "Comitato per la regolamentazione bancaria e le procedure di vigilanza" e nella "Convenzione delle Nazioni Unite contro il traffico di sostanze stupefacenti e psicotrope", stipulata a Vienna il 19 dicembre Si trattava, però, ancora di interventi di carattere quasi programmatico; le prime attività sostanziali per un contrasto globale di tale fenomeno illecito vengono intraprese con l'istituzione nel 1989 del "Gruppo di azione finanziaria internazionale contro il riciclaggio e (dal 2001) il finanziamento del terrorismo internazionale" - più noto come G.A.F.I. - e con la "Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale", la "Convenzione di Strasburgo" e le specifiche direttive in materia dell'unione Europea. In tale ambito un cenno particolare merita proprio il citato G.A.F.I., nel quale la Guardia di Finanza partecipa stabilmente con propri rappresentanti. Questo è un organismo intergovernativo che ha il compito di concepire e diffondere un vero e proprio "sistema antiriciclaggio", promuovendo l'adozione di idonee misure da parte di tutti i Paesi, in grado, quindi, di prevenire, individuare e reprimere il fenomeno. Inizialmente, vi presero parte unicamente esperti delle Amministrazioni dei Paesi del G7, ma, fin dalla prima sessione di lavori, il consesso fu 316

9 RICICLAGGIO E FINANZIAMENTO DEL TERRORISMO INTERNAZIONALE. L'ATTIVITÀ DI CONTRASTO DELLA GUARDIA DI FINANZA allargato ai rappresentanti della Commissione della Comunità Europea, a membri di altri otto Paesi interessati alla lotta al riciclaggio (Australia, Austria, Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi, Spagna, Svezia, Svizzera) ed a componenti delle Nazioni dell'area O.C.S.E. e del Gulf Cooperation Council (organismo che raggruppa alcuni Paesi dell'area del Golfo Persico). Nel giugno del 2000, ai 28 membri citati (26 Paesi e 2 organizzazioni internazionali) si sono aggiunti Argentina, Brasile e Messico, mentre nella sessione 2002/2003 sono stati invitati a partecipare ai lavori quali Paesi osservatori il Sudafrica, la Federazione russa e la Cina. Il GAFI è un organismo a carattere temporaneo non formalizzato, non nasce da un trattato o da una convenzione internazionale né, all'atto della costituzione, era previsto che potesse assumere un carattere permanente, come invece avvenuto di fatto; queste caratteristiche però non inficiano la funzionalità ed efficacia della sua azione in quanto corrisponde a un modello organizzativo, ormai diffuso soprattutto in ambito anglosassone, portatore di un approccio pragmatico alle questioni più diverse che, di volta in volta, si pongono all'attenzione degli Stati e dell'opinione pubblica internazionale. Viene in tal modo rovesciato l'usuale metodo di aggregazione del consenso a livello internazionale, che, normalmente, si fonda su un trattato o atto convenzionale che funge da base giuridica di una serie di attività successive, dirette a riempire progressivamente di contenuti l'iniziativa primaria, dimodoché, una volta realizzatosi l'accordo sulla sostanza, null'altro resta da aggiungere, almeno formalmente, per rendere efficace e vincolante quanto concordato. Al contrario, le Raccomandazioni che il GAFI elabora (40 in materia di riciclaggio e 9 speciali in tema di terrorismo) non hanno forza vincolante né per i Paesi membri, né per quelli esterni; esse si iscrivono, piuttosto, in quella attività di moral suasion tipica degli strumenti non normativi, assumendo forza vincolante allorché vengono successivamente richiamate e fatte proprie da atti giuridicamente vincolanti. Si può pacificamente affermare che mai come in questa materia la volontà "politica" si è tramutata in diritto attraverso l'interpolazione di numerose fonti composite ed un meccanismo che si potrebbe definire "ad efficacia ritardata", per cui spesso la norma comunitaria (vincolante), riallacciandosi o rifacendosi alla precedente fonte internazionale (in questo caso le raccomandazioni GAFI - senza cogenza giuridica) ha posto le basi della disciplina. La descritta internazionalizzazione degli interessi criminali non è, comunque, l'unica minaccia "globale" in grado d'incidere negativamente sullo sviluppo del sistema economico mondiale. È indubbio, infatti, che a seguito dei tragici e barbari attentati terroristici in America, in Europa, in Asia e in Africa, si è potuto ulteriormente rilevare che nelle metodologie di riciclaggio possono celarsi pericolose interazioni non solo con i flussi di capitale provenienti dal mondo della criminalità ma, soprattutto, con i flussi di denaro provenienti e/o diretti al finanziamento del terrorismo internazionale; nonostante la profonda differenza strutturale e concettuale che caratterizza i due reati. Nel riciclaggio infatti l'obiettivo è di trasformare i proventi che hanno origine da attività illecite in disponibilità lecite. Nel terrorismo, al contrario, la finalità è di movimentare i flussi di capitale, indifferentemente di origine lecita od illecita, per il conseguimento di un obiettivo illecito, che si sostanzia, di regola, nella costituzione delle disponibilità finanziarie necessarie per il sostentamento di una cellula/ organizzazione terroristica ovvero per il compimento di un'azione criminale. Considerato che le due tematiche, dal punto di vista normativo, vengono affrontate in maniera pressoché analoga, la Guardia di Finanza concentra l'attenzione investigativa su tutte quelle strutture economiche che potrebbero fungere da collettore di qualsiasi movimentazione finanziaria sospetta, indifferentemente che siano effettuate per finalità di riciclaggio ovvero di finanziamento del terrorismo. Tale riconosciuta analogia fra i due illeciti esiste per l'acquisita consapevolezza secondo cui per garantire il funzionamento continuo ed efficace di un organizzazione criminale o terroristica, avente ramificazioni in più Stati, è indispensabile che il sodalizio preveda sistemi rapidi ed efficienti per garantire all'intera struttura adeguati canali di finanziamento. In tale contesto si evince l'importanza annessa alla continua ricerca ed alla predisposizione dei più redditizi meccanismi di autofinanziamento, di reinvestimento ed, eventualmente, di riciclaggio dei proventi resisi disponibili per l'organizzazione. Vita del Corpo 317

10 Roberto SPECIALE Rivista della Guardia di Finanza, n Il finanziamento del terrorismo internazionale Le metodologie e le tecniche utilizzate per il riciclaggio di denaro di provenienza illecita hanno raggiunto un tale grado di evoluzione ed affidabilità da essere potenzialmente riprese anche da quelle organizzazioni che si pongono il fine di finanziare il terrorismo internazionale. Tale consapevolezza ha determinato, tanto in ambito nazionale quanto in quello internazionale, due evidenti conseguenze. La prima si sostanzia in una quasi integrale estensione delle norme di legge e delle tecniche operative utilizzate per il contrasto del riciclaggio anche per combattere le varie forme di finanziamento delle organizzazioni terroristiche. La seconda è costituita dalla creazione di alleanze internazionali tese a garantire una cooperazione globale contro tali attività criminali, fra cui la più significativa è ancora il citato Gruppo di azione finanziaria internazionale a contrasto del riciclaggio che dal 2001 si è esteso anche al contrasto del finanziamento del terrorismo. Entrando ora nelle peculiarità della fattispecie del finanziamento del terrorismo sorge l'obbligo di indicare le forme di finanziamento da sempre considerate tipiche del fenomeno in esame. Si tratta del sostegno di Paesi amici o di terzi sostenitori: i Paesi amici offrono appoggio pieno, spesso per fini politici, con finanziamento ovvero sostegno logistico, mentre i Paesi sostenitori assicurano il proprio supporto attraverso organizzazioni o associazioni che hanno apparenti fini istituzionali e pacifici. A questo si affiancano il controllo di attività industriali, commerciali e finanziarie, i traffici illeciti transnazionali (stupefacenti, armi, clandestini e contrabbando) ed i sequestri di persona. Vi sono poi ulteriori forme di autofinanziamento, di recente individuazione, consistenti nelle speculazioni in borsa e nella gestione dei circuiti bancari informali. Considerato il consesso odierno, ritengo che questi ultimi sistemi clandestini di trasferimento di valuta vadano esplicitati in maniera più analitica. Essi si fondano sulla fiducia reciproca dei membri gestori all'interno della comunità di appartenenza e sono conosciuti in diversi Stati con nomi specifici, tra cui Hawalla banking (Gran Bretagna, India, Pakistan), Hundi (Medio oriente), Chiti banking (Asia), Chop shop banking (Cina) e Stash house (Stati Uniti d'america e America latina). A prescindere dalla diversa denominazione assunta, un circuito bancario informale permette di trasferire ingenti somme di denaro da un Paese all'altro, senza la necessità di servirsi dei tradizionali circuiti di movimentazione finanziaria (quali Banche e Money transfer), senza lasciare tracce delle stesse movimentazioni e, soprattutto, senza la necessità di spostare effettivamente il denaro. Tanto premesso, è verosimile ipotizzare che se da un lato tali "sistemi alternativi" consentono di trasferire liquidità in Paesi dove, per questioni di stabilità politica, non esiste una struttura finanziaria efficiente, dall'altro permettono alle stesse organizzazioni che li gestiscono, qualora delinquenziali, non solo di inserire nelle transazioni lecite flussi finanziari destinati a supportare la causa terroristica ma anche di lucrare commissioni con cui finanziare organizzazioni terroristiche stornandole, in parte o completamente, a loro favore. Attraverso il sistema Hawala, un qualsivoglia soggetto, che volesse trasferire una determinata somma di denaro all'estero senza avvalersi dell'opera di un intermediario legale, concorderà con un banchiere clandestino la commissione ed il tasso di cambio e, a fronte del versamento della somma da trasferire, riceverà una "ricevuta" o più semplicemente un segno (ad esempio un codice alfa-numerico ovvero un simbolo). La presentazione e/o l'indicazione di tale "ricevuta/segno" da parte di qualsivoglia altro soggetto ad un corrispondente "banchiere" operante nel Paese straniero in cui si vuol far giungere detta somma, consentirà, di fatto, il perfezionamento della transazione, senza che si sia necessariamente verificato il materiale spostamento del denaro. Successivamente, i due "banchieri" informali opereranno specifiche compensazioni sulla base dei saldi attivi e/o passivi registrati a fronte dei diversi trasferimenti effettuati nel tempo. Giova sottolineare che in talune aree del Terzo mondo, in particolare in Asia ed in Africa, detti sistemi si sono sovrapposti ai circuiti finanziari ufficiali e trovano fondamento, principalmente, nelle rimesse dei lavoratori stranieri emigrati in ogni parte del mondo e sul credo islamico, pur degno del massimo rispetto, secondo cui è dovere di ogni buon musulmano, in qualunque parte del globo risieda, elargire una donazione 318

11 RICICLAGGIO E FINANZIAMENTO DEL TERRORISMO INTERNAZIONALE. L'ATTIVITÀ DI CONTRASTO DELLA GUARDIA DI FINANZA (detta zakat) a favore delle proprie organizzazioni, senza che debba conoscere lo scopo per cui tali fondi saranno utilizzati. Complessivamente si stima che la misura economica di tale sistema finanziario sommerso nell'area sud asiatica possa attestarsi intorno al 50% dell'economia legale. Il valore di tale mercato informale motiva il perché, in ambito giuridico, il contrasto a tale fattispecie illecita è stato attuato mutuando disposizioni di provata efficacia, quali quelle concernenti la criminalità organizzata ed il settore finanziario in genere. Nel dettaglio, la L. 438/2001 ("Disposizioni urgenti per contrastare il terrorismo internazionale") ha esteso alla disciplina antiterrorismo i princìpi cardini della normativa antimafia, introducendo l'associazione con finalità di terrorismo internazionale. Sotto il profilo repressivo saranno quindi effettuabili, anche per il contrasto del terrorismo, le speciali operazioni sotto copertura, le intercettazioni preventive, le intercettazioni di comunicazioni e conversazioni. Inoltre, ai sensi del D.L. 369/2001, le attribuzioni dell'ufficio italiano dei cambi e del Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza, previste in materia antiriciclaggio, "sono esercitate anche per il contrasto al finanziamento del terrorismo". Ciò significa che tutte le attività preventive, già citate, utilizzate per il contrasto del riciclaggio sono espletabili anche per prevenire il terrorismo sul piano finanziario. 4. Struttura della Guardia di Finanza nell'azione di contrasto alla criminalità economico-finanziaria Venendo ora all'attività della Guardia di Finanza nel settore, mi preme sottolinearne il ruolo di speciale Corpo di polizia ad ordinamento militare, con origini che risalgono al 5 ottobre 1774, allorché venne costituita, proprio qui a Torino, per volere del Re di Sardegna, la "Legione truppe leggere". L'Istituzione, che dipende direttamente dal Ministro dell'economia e delle finanze, fa parte integrante delle Forze Armate dello Stato oltre che della Forza pubblica. I compiti sono sanciti dalla legge di ordinamento del 23 aprile 1959, n. 189, e si suddividono in prioritari - prevenzione, ricerca e denunzia delle evasioni e delle violazioni finanziarie, vigilanza sull'osservanza delle disposizioni di interesse politico-economico e sorveglianza in mare per fini di polizia finanziaria - e concorsuali - mantenimento dell'ordine e della sicurezza pubblica e difesa politico-militare delle frontiere. Sin dalle origini, il ruolo di polizia tributaria ha costituito il primo e prioritario impegno istituzionale del Corpo. In tale contesto, la lotta all'evasione fiscale è andata progressivamente ampliandosi per comprendere tutte quelle forme di illegalità che recano pregiudizio al bilancio dello Stato italiano e dell'unione Europea (area finanziaria) nonché all'economia legale (area economica). Questo graduale processo di evoluzione si è affermato nel tempo ed ha ricevuto il naturale riconoscimento ordinamentale con l'emanazione del D.L.vo 19 marzo 2001, n. 68, che sancisce: - la missione della Guardia di Finanza come forza di polizia con competenza generale su tutta la materia economica e finanziaria; - l'estensione delle facoltà e dei poteri riconosciuti per legge ai militari del Corpo in campo tributario a tutti i settori in cui si esplicano le proiezioni operative della polizia economica e finanziaria; - la legittimazione del Corpo a promuovere e sviluppare, come Autorità competente nazionale, iniziative di cooperazione internazionale con gli organi collaterali esteri ai fini del contrasto degli illeciti economici e finanziari, avvalendosi anche di ufficiali da distaccare presso le Rappresentanze diplomatiche e gli Uffici consolari. In particolare, la citata norma demanda al Corpo compiti di prevenzione, ricerca e repressione delle violazioni anche nelle seguenti materie: - valute, titoli, valori e mezzi di pagamento nazionali, europei ed esteri, nonché movimentazioni finanziarie e di capitali; - mercati finanziari e mobiliari, ivi compreso l'esercizio del credito e la sollecitazione del pubblico risparmio. Ne consegue che la lotta alla "criminalità economica", intesa quale forma di contrasto ad ogni modello di organizzazione delinquenziale comunque ricollegato ad una logica di impresa e di profitto, rientra tra le priorità investigative della Guardia di Finanza. Vita del Corpo 319

12 Roberto SPECIALE Rivista della Guardia di Finanza, n Le fenomenologie illecite di matrice economica e finanziaria hanno da sempre costituito, e purtroppo ancora in parte costituiscono, comportamenti subdoli ed insinuanti la cui gravità non sempre viene percepita come tale per il basso livello di allarme sociale destato. Ciononostante, come abbiamo visto, queste forme delinquenziali incidono fortemente sul sistema nazionale ed internazionale, con gravissime ripercussioni sull'intera collettività, minando uno di quei cardini della vita democratica che a volte è poco sentito ma che costituisce un elemento imprescindibile per lo sviluppo civile e democratico della società: la sicurezza economica. A livello interforze si opera in stretta sinergia e collaborazione con le altre Forze di polizia e la Guardia di Finanza pone prioritaria attenzione al comparto della criminalità economica e finanziaria. Ciò anche in ossequio al Decreto del Ministro dell'interno del 22 gennaio 1992, in cui viene richiesta, per quanto attiene la repressione del riciclaggio, la valorizzazione della competenza specialistica della Guardia di Finanza, ottimizzandone il contestuale impiego quale organo di polizia tributaria. L'elemento che caratterizza l'azione del Corpo è costituito dalla capacità di esaminare in modo globale i contesti sottoposti ad approfondimento, tenendo in considerazione tutti gli aspetti che possono emergere nel corso delle indagini e coniugando i poteri di polizia giudiziaria con quelli, peculiari, di polizia tributaria e valutaria. Profilo questo di importanza cruciale, come anche sottolineato dalla Commissione Europea in data 16 aprile 2004, secondo cui "l'importanza della lotta al crimine finanziario organizzato va oltre il crimine specifico di per sé, in quanto, se coronata da successo, colpisce le fondamenta stesse delle reti criminose. Privare le organizzazioni criminali della capacità di riciclare il denaro sporco o di finanziare le attività criminose ostacola in misura significativa la loro motivazione d'essere e capacità di agire. Dagli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001, appare evidente che le reti terroristiche si avvalgono dei metodi del crimine organizzato per acquisire, trasferire e riciclare le proprie risorse finanziarie. Le indagini sul crimine finanziario organizzato richiedono generalmente un approccio pluridisciplinare, con competenze specifiche nei settori contabile, della revisione dei conti, legale, fiscale e bancario". Questo approccio pluridisciplinare si estrinseca per il Corpo attraverso una triplice linea d'intervento. La prima si sostanzia in controlli di tipo amministrativo, tesi a verificare il rispetto degli obblighi di identificazione, registrazione e segnalazione di operazioni sospette, e finalizzati ad impedire l'utilizzo del sistema bancario e finanziario a fini di riciclaggio o finanziamento del terrorismo. I controlli della specie devono essere svolti: - dal Nucleo speciale di polizia valutaria e, per delega, dai Nuclei regionali e provinciali di polizia tributaria, cui - in forza degli speciali poteri di polizia valutaria loro attribuiti - spetta l'esclusiva incombenza in ordine all'approfondimento delle segnalazioni di operazioni finanziarie sospette pervenute dall'ufficio italiano dei cambi e alle ispezioni ai soggetti obbligati, tese alla verifica del rispetto delle disposizioni antiriciclaggio ed antiusura; - indistintamente da tutti i Comandi della Guardia di Finanza, in merito al movimento, anche transfrontaliero, di valuta, titoli o valori mobiliari, per analizzare i flussi finanziari riconducibili a soggetti sospettati di trasferire, anche all'estero, somme provento di reato. Ulteriore e spesso concorrente profilo di intervento è costituito da articolate indagini di polizia giudiziaria, che mirano a disarticolare le reti del riciclaggio e a pervenire alla cattura dei responsabili, affidate distintamente: - ai Gruppi di investigazione sulla criminalità organizzata (G.i.c.o.) inseriti nell'ambito dei Nuclei regionali e provinciali di polizia tributaria, e al Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata, qualora le condotte illecite siano riconducibili ai sodalizi di stampo mafioso o similari; - al Nucleo speciale di polizia valutaria e agli altri Reparti del Corpo, nel caso di reati della specie commessi dalla criminalità comune. Sul versante delle indagini di polizia giudiziaria possono inoltre essere attuate metodologie operative estremamente efficaci - quali ad esempio: operazioni speciali sotto copertura; intercettazioni delle comunicazioni telefoniche e tra presenti; perquisizioni locali di interi edifici o blocchi di edifici; intercettazioni preventive. Precipuo rilievo assumono infine gli accertamenti patrimoniali, che il Procuratore della Repubblica o il Questore territorialmente competenti demandano alla Guardia di Finanza e alla polizia 320

13 RICICLAGGIO E FINANZIAMENTO DEL TERRORISMO INTERNAZIONALE. L'ATTIVITÀ DI CONTRASTO DELLA GUARDIA DI FINANZA giudiziaria, finalizzati all'adozione dei provvedimenti ablativi del sequestro e della confisca dei beni di illecita provenienza riconducibili, direttamente o indirettamente, alla disponibilità degli indiziati. In tale ambito, di assoluto rilievo, per la consistenza ed il valore dei beni oggetto di "confisca", è una operazione recentemente conclusa da un Reparto della Guardia di Finanza che ha portato al sequestro, ai danni di una famiglia mafiosa il cui capo è inserito nella lista dei trenta latitanti più pericolosi, di aziende commerciali, beni mobili ed immobili e conti correnti bancari per un valore complessivo di 303 milioni di euro. Nel 2004, con il D.L.vo 56/2004, il legislatore ha esteso la platea dei soggetti destinatari degli obblighi antiriciclaggio, facendovi rientrare anche le "categorie professionali" e le altre "Istituzioni non finanziarie" ed ha previsto che l'autorità che accerta una infrazione proceda alla sua immediata contestazione, imponendo così ai militari del Corpo di contestare gli illeciti amministrativi accertati "in relazione ai loro compiti di servizio e nei limiti delle loro attribuzioni" a prescindere dall'ambito di intervento. Per rispettare le modifiche legislative intervenute nel tempo, la Guardia di Finanza ha, più volte, provveduto ad un riassetto della propria struttura ordinativa, ottimizzando le singole specializzazioni dei Reparti. In questa ottica va letta la riforma generale della Guardia di Finanza, entrata in vigore il 1 gennaio 2000, frutto dell'elaborazione di progetti tesi a valorizzare, da un lato, il ruolo di strutture di comando a livello regionale, destinate a svolgere tutte le funzioni operative e logistiche utili all'esercizio dell'attività operativa sul territorio, dall'altro, la sfera operativa dei Reparti speciali. Ma ancor più, nel 2003, sotto il mio mandato, sono state ultimate le attività connesse al piano di ristrutturazione dei reparti territoriali minori (Gruppi, Compagnie, Tenenze e Brigate) con interventi di revisione e di sviluppo degli assetti ordinativi attuati mediante un modello "econometrico", che monitorizza la serie di indicatori più significativi ai fini istituzionali e consente di determinare una corretta relazione tra la struttura della Guardia di Finanza e le singole circoscrizioni territoriali. Nel 2004, in seguito alla espansione dei compiti di polizia economico-finanziaria, nonché ad una specifica analisi da me disposta, l'impianto organizzativo è stato riformato nuovamente nel suo complesso, disegnando strutture snelle, dotate di elevata flessibilità funzionale e capacità di integrazione verticale ed orizzontale. In tale struttura è stato introdotto il processo di lavoro cosiddetto a "progetto" e/o "integrato", che si sviluppa tra componente specialistica e Reparti territoriali ed è teso a perfezionare ulteriormente una strategia di contrasto "polifunzionale" finalizzata al raggiungimento di un elevato livello di coesione tra i Reparti ed idonea a rafforzare l'unitarietà, l'incisività e l'efficacia dell'azione di servizio. Da ultimo, mi preme segnalare che la Guardia di Finanza supporta sistematicamente la propria azione mantenendo stretti legami di collaborazione anche sul piano internazionale. Detti rapporti vengono gestiti in via esclusiva, a livello centrale, dal Comando Generale, il quale dispone di privilegiati canali di cooperazione sia con le Organizzazioni internazionali di polizia (Interpol ed Europol), sia con i paritetici organismi degli altri Stati. Tra le modalità di concreta attuazione di tale principio, vi è il distacco di dodici Ufficiali presso le Rappresentanze diplomatiche e gli Uffici consolari italiani all'estero. La scelta delle sedi estere è stata effettuata attraverso un esame basato su una "matrice di analisi", che ha preso in considerazione, per ciascun Paese straniero, indicatori riferiti ai flussi criminali e all'interscambio informativo nonché indici di carattere geo-politico-economico. Finora sono stati distaccati 8 Ufficiali: alle Ambasciate d'italia a Washington, Berna, Londra, Belgrado e Vienna nonché alla Rappresentanza permanente d'italia presso l'ocse, al Consolato Generale d'italia a Shanghai ed alla Rappresentanza permanente d'italia presso l'unione Europea. Nel corso di quest'anno, infine, saranno distaccati gli ultimi quattro esperti, presso le Ambasciate d'italia a Mosca, Panama City, Abu Dhabi e Buenos Aires. 5. Conclusioni In conclusione posso dire che l'attività di contrasto a queste fenomenologie criminali si presenta particolarmente complessa, visto che non riguarda solo il territorio nazionale ma abbraccia Vita del Corpo 321

14 Roberto SPECIALE tutto il contesto internazionale, e spesso ci si trova di fronte a Paesi, cosiddetti paradisi fiscali e finanziari, con i quali non esiste un adeguato rapporto di collaborazione, il che rende evidentemente più complesso l'accertamento di eventuali illeciti occultamenti di somme di denaro. Malgrado ciò, l'azione di contrasto è sempre caratterizzata da grande professionalità ed abnegazione, peculiarità che vengono ulteriormente esaltate da strutture capaci di adattarsi velocemente all'evolversi delle tecniche criminali. In tale contesto, il Corpo continuerà, in stretta sinergia con le altre Forze di polizia, a monitorare gli ingenti flussi finanziari che caratterizzano i nostri mercati finanziari e bancari, provvedendo, laddove ne ricorrono i presupposti di legge, ad intervenire per interrompere il concretizzarsi o la prosecuzione di pericolose fattispecie delittuose. Ciò, nell'ottica del mantenimento di un adeguato livello di sicurezza economica e sociale, anche estrinsecantesi nella salvaguardia del mercato economico e produttivo e nella tutela dei brillanti professionisti, quali Voi sicuramente sarete, in esso coinvolti. Da un punto di vista propositivo, posso dire che sotto il profilo internazionale è necessario: - proseguire nell'armonizzazione delle rispettive legislazioni nazionali; - sviluppare sempre più una effettiva cooperazione, sia sul piano giudiziario che amministrativo-investigativo. Sul piano interno occorre sottolineare l'opportunità che, quanto prima, vengano predisposti specifici Testi unici concernenti l'intera disciplina antiriciclaggio, che attualmente risulta estremamente frammentata, e venga recepita la terza Direttiva comunitaria antiriciclaggio. " Roberto SPECIALE, Generale di Corpo d'armata, Comandante Generale della Guardia di Finanza. Rivista della Guardia di Finanza, n

15 Atto tattico principale di una manovra strategica concepita da Napoleone III La battaglia di Magenta, 4 giugno 1859 Seconda parte di Luciano LUCIANI 5. La battaglia di Magenta - 6. Considerazioni conclusive Rivista della Guardia di Finanza, n La battaglia di Magenta a. I combattimenti preliminari (3 giugno) Nella mattinata, Napoleone III, non senza incertezze, delinea il suo disegno di manovra definitivo: il II corpo del gen. Mac Mahon, al quale sarà aggregata la divisione volteggiatori della Guardia già a Turbigo e che sarà sostenuto dall'armata sarda, attaccherà Magenta da ovest, lungo la direttrice Novara-Milano, ma una notevole aliquota dell'esercito dovrà essere mantenuta tra il Ticino, Galliate e Novara per proteggere il fianco destro da azioni nemiche da sud. Più tardi, poiché l'imperatore, è fortemente condizionato dalle prospettive di un attacco al fianco da sud, viene disposto che 2 divisioni piemontesi si mantengano nella zona di Galliate-Novara in riserva generale. Il capo di S.M. generale austriaco, Hess, la mattina del 3 giugno è alla testa di ponte di Bereguardo, ove stanno transitando il V e l'viii Corpo, e si consulta con il capo di S.M. della 2^ armata, Kuhn. Il primo sostiene la necessità di far sostare i due Corpi per organizzare una decisiva offensiva verso nord sulla riva destra del Ticino, offensiva che si presenta molto agevolata dal dispositivo di attacco francese, tutto proiettato all'offensiva con fronte ad est, e dal saldo possesso delle testa di ponte fortificate di Vigevano e S. Martino. Il Kuhn però si oppone, adducendo la stanchezza delle truppe, logorate da continui movimenti, e la poca conoscenza dell'effettivo schieramento nemico. Alla fine, quando giungono le notizie del forzamento del Ticino a Turbigo, e della distruzione del ponte di S. Martino, avvenuti la sera prima, lo Hess desiste dalla sua idea ed approva il concentramento di tutta le forze austriache nella zona tra Abbiategrasso e Magenta per combattervi la battaglia decisiva a protezione di Milano. Più a nord, intanto, il comandante del I Corpo, Clam Gallas, che deve assicurare il controllo della rotabile Novara-Milano e proteggere l'armata da attacchi da nord, fin dalla sera del 2, ha ordinato una ricognizione su Robecchetto al fine di accertare atteggiamento e consistenza delle forze francesi che minacciano il suo corpo da Nord. Il villaggio, che sorge su un'altura che domina da un'altezza di circa 20 metri la valle del Ticino, e si trova tra Turbigo e Boffalora, viene occupato nella mattinata dalla brigata austriaca Reznicek, sostenuta da una batteria e da uno squadrone di cavalleria. Subito dopo vi giungono le avanguardie francesi, tra le quali si trova anche il comandante del II Corpo, Mac Mahon, il quale ordina immediatamente al reggimento bersaglieri algerini della divisione, de la Motterouge, di attaccare decisamente il nemico. La carica travolgente dei bersaglieri ha ragione ben presto del l'avversario, che ripiega su Boffalora, lasciando in mani francesi un cannone e l'equipaggiamento individuale dei soldati austriaci che se ne erano liberati per essere più celeri nella ritirata. Mentre si svolge il combattimento (dalle ore 14 alle 16) sopraggiungono nella zona Napoleone e Vittorio Emanuele, che assistono alle ultime fasi dello scontro e prendono le decisive intese per le operazioni dell'indomani. Nella mattina del 3, invece, la divisione Epinasse occupa interamente la testa di ponte di S. Martino, che gli austriaci avevano evacuato nella notte. Il ponte di pietra sul Ticino era stato 414

16 LA BATTAGLIA DI MAGENTA, 4 GIUGNO 1859 fatto saltare ma l'effetto delle mine non era stato completo in quanto la carreggiata si era adagiata intatta sul fondo del fiume, permettendo il transito, sia pur solo a truppe a piedi. È così possibile ad un reggimento di Zuavi di spingersi in ricognizione ad est del Ticino. Più a sud ancora tre brigate del IV Corpo avevano effettuato una ricognizione da Novara verso Mortara e Vigevano: possono constatare che il nemico è ovunque in ritirata e sta sgombrando la Lomellina. b. La battaglia (4 giugno) La situazione alle ore 8. L'intero II Corpo francese più la divisione volteggiatori della Guardia è schierato tra Turbigo e Robecchetto. Le divisioni piemontesi che dovrebbero essere già sulla riva sinistra del Ticino, sono invece trattenute al di qua del fiume da numerosi contrattempi, sicché la sola 2^ divisione sarda potrà raggiungere l'area di dislocazione assegnatale nella zona di Turbigo-Castano, non prima però delle ore 12. Le altre divisioni dell'armata sarda (la 1^, la 3^ e la 4^, mentre la 5^ e a presidio dell'area fortificata Alessandria-Casale) si trovano nella zona di Galliate-Lumellongo, dalla quale nel corso della giornata non si potranno muovere, per l'intasamento delle strade. Nella zona di Novara-Galliate, sono scaglionate anche le rimanenti forze francesi e cioè: la Guardia (meno la divisione volteggiatori) a S. Martino, il III Corpo in seconda schiere a Novara ed il I e il IV Corpo alla Bicocca ed Olengo, con funzioni di riserva. Gli austriaci, schierano il I Corpo tra Boffalora e Ponte Nuovo, il II Corpo a Magenta, il III ed VII a Robecco, a sud di Magenta, il V Corpo a Binasco e l'viii a Bereguardo. Il IX Corpo presidia il Po e la stretta di Stradella. La divisione Urban, infine, lasciata una brigata a contrastare i Cacciatori delle Alpi, si trova nella zona di Gallarate. Il Quartier Generale austriaco era stato posto ad Abbiategrasso. Schieramenti e movimenti degli eserciti contrapposti provano, che il 4 non era prevista dalle due parti l'evenienza di una battaglia campale. Napoleone e soprattutto Gyulai pensavano di doversi affrontare il giorno successivo in una zona più a sud, tra Magenta e Pavia. Il teatro della battaglia. Il terreno della battaglia può essere contenuto in un quadrilatero avente agli angoli Boffalora, Magenta, Ponte Vecchio e Ponte Nuovo. La diagonale più lunga è formata dalla strada e dalla ferrovia Novara-Milano che corrono affiancate, mentre l'altra diagonale è materializzata dal Naviglio Grande, che corre parallelo al Ticino e sopraelevato rispetto al fiume, ad una distanza media di circa 2 km. Ne consegue che la riva sinistra del Ticino è scoscesa quasi ovunque e spesso impraticabile per l'artiglieria e la cavalleria. La vegetazione è fitta all'interno della valle per cui vengono in gran parte annullati i vantaggi del dominio dovuto alle sopraelevazioni delle rive. Gli elementi tatticamente più importanti della zona sono il Ticino, il Naviglio Grande e l'abitato di Magenta. Quest'ultimo deve la sua importanza alla confluenza di tutte le rotabili della zona, per cui risulta difficilmente aggirabile per forze che muovano sulla direttrice Novara-Milano; il Ticino, per contro, pur costituendo ostacolo con intrinseca elevata capacità impeditiva, non avrà grande rilevanza nel corso della battaglia. Rimane il Naviglio Grande che può considerarsi l'elemento ambientale caratterizzante delle operazioni del 4 giugno. Il canale artificiale, centocinquant'anni fa come ora, ha una larghezza media di 10 metri, una profondità di 2 metri ed una corrente rapida che non consente in alcun punto il guado. Le rive del canale sono costituite con materiale di risulta dello scavo e sono molto ripide, alte ancora due metri sopra il pelo della corrente ed anche rispetto al terreno circostante. Sugli argini corrono due stradicciuole campestri. Nel tratto di Naviglio interessato dall'area della battaglia vi sono soltanto 5 ponti, in corrispondenza degli abitati di Boffalora, Ponte Nuovo, Ponte Vecchio e Robecco. Boffalora è un villaggio facilmente difendibile, costruito sui due lati del canale; le abitazioni della riva sinistra, però sono costruite su un pendio sopraelevato per cui dominano completamente le costruzioni dell'altra sponda. La frazione di Ponte Nuovo di Magenta era allora composta da 4 case poste ai 4 angoli formati dall'incrocio del canale con la rotabile che da Novara e S. Martino adduce a Magenta e Milano. Sulla riva sinistra esisteva inoltre il grande fabbricato della dogana austriaca. Più a sud-est. a 350 metri dal Ponte Nuovo vi è il ponte della ferrovia che è costruito a fior d'acqua, in aperta campagna. A poco meno di un chilometro a sud-est, si trova il Ponte Vecchio di Magenta, attorno al quale sorge l'omonimo villaggio; nel 1859 a destra del canale sorgevano solo tre case, mentre la maggior parte dei fabbricati era sull'altra sponda. Storia 415

17 Luciano LUCIANI Rivista della Guardia di Finanza, n Infine, ancora metri a sud-est, il canale divide l'abitato di Robecco sul Naviglio, che sorge in prevalenza sul lato destro. La pianura circostante Magenta, nel 1859, era caratterizzata da coltivazioni di cereali in campi fittamente intersecati da gelsi che costituivano base sui quali erano tesi tralci di vite. Ne conseguiva che la visibilità dal livello del terreno ora modesta, come modesta era la percorribilità fuori strada per truppe sia a piedi che a cavallo. Il tiro delle artiglierie era possibile soltanto prendendo d'infilata le strade che generalmente corrono rettilinee. L'abitato di Magenta, infine, era accessibile da tutti i lati, ma era facilmente difendibile in corrispondenza di un robusto caseggiato a nord, sulla strada proveniente da Mercallo, dalla chiesa, al centro del paese, dal cimitero a sud-ovest e dalla stazione ferroviaria a nord-est. Anche il centro dell'abitato era facilmente difendibile essendo costituito da case a ridosso l'una dall'altra e fiancheggianti diverse strade che convengono tutte sulla piazza centrale. Gli ordini di operazione per il giorno 4 giugno. Gli alleati non prevedevano che nella zona di Magenta vi fossero consistenti forze nemiche, altrimenti non si spiegherebbero i motivi per cui la testa di ponte di S. Martino era stata sgomberata dagli austriaci senza combattere. L'imperatore pertanto aveva disposto che nella mattinata la Guardia (meno la divisione volteggiatori) raggiungesse Magenta attraverso il ponte di S. Martino, contemporaneamente al II Corpo al quale era stata aggregata la divisione volteggiatori della Guardia e due divisioni sarde, che sarebbero sopraggiunte da Turbigo. Il IV Corpo Niel doveva portarsi ad Oleggio per proteggere il passaggio di Turbigo da attacchi austriaci partenti da Vigevano e condotti sulla riva destra del Ticino ed anche il III Corpo doveva seguire il IV a Turbigo, principale punto di passaggio alleato. La Guardia, ridotta in sostanza ad una sola divisione (divisione granatieri Mellinet) sarebbe stata sostenuta dalla sola brigata Picard, del III Corpo. In sostanza si prevedeva che l'intero esercito alleato si portasse nella zona di Turbigo ed una sola divisione raggiungesse Magenta per la via più diretta. Le disposizioni della mattinata furono poi rapidamente variate, in relazione all'evolversi della situazione, e ciò prova esaurientemente che non si pensava di dover sostenere una battaglia per la presa di Magenta. Gli austriaci com'è noto, stavano completando lo spostamento della 2^ armata dalla Lomellina alla Lombardia. La difesa della zona di Magenta era affidata al I Corpo del conte Clam Gallas, agli ordini del quale si trovava anche il II Corpo del principe Liechtestein: in totale uomini, in quanto non era ancora giunta in zona la 2^ divisione del I Corpo ed il II Corpo non aveva ancora rimpiazzato le perdite della battaglia di Palestro, che aveva sostenuto appena 4 giorni prima. La principale linea di difesa austriaca correva sulla sponda sinistra del Ticino, tra il fiume ed il Naviglio Grande, che costituiva seconda linea. Per agevolare le comunicazioni con le retrovie il ponte Nuovo e il ponte della ferrovia non erano stati distrutti, a differenza di quelli di Boffalora e Ponte Vecchio. La scelta delle posizioni su cui irrigidire la difesa non era delle più felici: innanzitutto gli imperiali non erano preoccupati per nulla di un eventuale attacco da nord, nonostante che il combattimento del giorno prima di Robecchetto, facesse chiaramente intendere da che parte provenisse la minaccia principale; gli austriaci poi, non avevano tenuto conto del fatto che, una volta abbandonata la testa di ponte di S. Martino, non vi era alcuna ragione per mantenersi ad ovest del Naviglio, che formava un ostacolo pressoché insormontabile, una volta distrutti tutti i ponti. Al contrario, difendersi con il Naviglio alle spalle era oltremodo pericoloso in quanto per i pochi passaggi esistenti non era attuabile una rapida ritirata in caso di andamento sfavorevole delle operazioni, per cui vi era il rischio di lasciare imbottigliati ad ovest del canale interi reparti, come in effetti avvenne. Oltre le disposizioni per la difesa del Ticino ora esaminate e gli ordini di movimento per i Corpi che stavano trasferendosi in Lombardia, non risulta siano stati emanati altri ordini di operazioni nella mattina del 4. Soltanto verso le 12, vennero date disposizioni per l'afflusso delle truppe austriache contro i francesi che stavano avanzando oltre il Ticino verso Magenta. Ma questi ordini fanno parte della condotta della battaglia e di essi si parlerà in seguito. Lo svolgimento della battaglia. Ore La divisione granatieri della Guardia muove da Trecate alle 8, passa il Ticino, sul ponte semidistrutto di S. Martino sul quale erano state gettate delle tavole per renderlo pratica- 416

18 LA BATTAGLIA DI MAGENTA, 4 GIUGNO 1859 bile, ed alle 10,30 prende contatto con le prime linee di difesa austriache ad ovest del Naviglio. Il combattimento viene subito sospeso, per ordine di Napoleone che si trova sul posto, in attesa dello sviluppo dell'azione da nord, condotta dal II Corpo (Mac Mahon), che viene sollecitato ad accelerare la marcia. Gli austriaci trascorrono la mattinata nella più assoluta inattività. Il Clam Gallas, nonostante sia al corrente della presenza di un Corpo francese incombente da nord, non prende alcuna predisposizione difensiva e si limita a segnalare il fatto al Gyulai, il quale di conseguenza rinuncia a concedere una giornata di riposo alle truppe della 2^ armata, sfibbrate da una settimana di marce a tappe forzate, e ordina al V ed all'viii Corpo, rispettivamente a Binasco ed a Bereguardo, di portarsi in direzione di Magenta. Ore Il II Corpo francese (Mac Mahon) è disposto con la divisione Motterouge in prima schiera a destra lungo la direttrice Turbigo-Cuggiono-Boffalora, la divisione Epinasse in prima schiera a sinistra lungo la direttrice Buscate-Inveruno-Marcallo-Magenta, la divisione Camou in riserva dietro la divisione Mottorouge e la 2^ divisione sarda in riserva dietro la divisione Epinasse (tuttavia, per contrattempi nel passaggio del Ticino alle 12 la divisione al trovava ancora a Turbigo). Alla stessa ora la divisione di destra (Motterouge) giunge a contatto con gli avamposti austriaci a Cuggiono e Rubone (il battaglione Hartmann) e li costringe a ripiegare combattendo su Boffalora. Alle 12,30 inizia un attacco francese appoggiato da fuoco di artiglieria, alle posizioni di Boffalora, tenute dalla brigata Baltin. L'imperatore, che si trovava appena oltre il ponte di S.Martino, udito il rombo dei cannoni, ritiene che Mac Mahon abbia iniziato il previsto attacco da nord e da ordine alla divisione granatieri della Guardia (Mellinet) di investire frontalmente le posizioni austriache ad ovest del Naviglio. Alle 13 il primo imprevisto che da l'opportunità agli austriaci di capovolgere le sorti della battaglia: il capo di S.M. del II Corpo francese, ispezionando il terreno dall'alto di un campanile si accorge che innanzi alle sue truppe si trovano forze molto considerevoli e disposte in modo da separare completamente le due divisioni francesi 1^ schiera, e da impedire quindi loro di darsi reciproco concorso. Il Clam Gallas, infatti aveva ordinato, sia pure con grave ritardo, che una brigata (brigata Kudelka) si sistemasse a Cascine Nuove, a diretto sostegno delle forze in difesa di Boffalora, e questa brigata appare al Capo di S.M. Mac Mahon, in grado di operare sul fianco di una o dell'altra delle due divisioni francesi attaccanti. Mac Mahon, informato della situazione, e considerato che la divisione Epinasse, la divisione Camou e la divisione sarda sono attardate rispetto alla divisione Motterouge, ordina a quest'ultima di ritirarsi di circa un chilometro, sulla linea Cascina Valigio-Cascina Malastalla, allo scopo di prevenire un contrattacco nemico e di assicurare la coesione tattica tra le sue divisioni avanzate. È in questo momento che la sola divisione Mellinet sta attaccando, praticamente senza possibilità di sostegno, due Corpi d'armata austriaci. L'attacco è condotto con due colonne: quella di sinistra (2 reggimento granatieri ha per obiettivo Boffalora, ma dopo aver superato di slancio gli avamposti nemici, deve arrestarsi sulla riva destra del Naviglio, di fronte all'abitato, per l'impossibilità di passare il canale (il ponte è stato distrutto fin dalla sera prima). Il resto della divisione, con in testa il 3 reggimento granatieri attacca con impeto eccezionale lungo la ferrovia, in quanto la rotabile per Magenta è battuta dall'artiglieria nemica con fuoco d'infilata. Lo slancio del granatieri è inarrestabile: essi non solo risalgono la scarpata della riva del Ticino sotto il fuoco nemico, ma respingono gli austriaci oltre il Naviglio. Francesi e austriaci giungono a strettissimo contatto sul ponte del canale: i granatieri uccidono il sottufficiale austriaco incaricato di far brillare le cariche che avrebbero dovuto far saltare il ponte e si attestano oltre il ponte stesso. A questo punto (e siamo alle ore 14) anche il reggimento zuavi della Guardia attacca, lungo la rotabile, Ponte Nuovo, ma l'attacco è in procinto di fallire, quando i granatieri, risalendo la riva sinistra del canale, prendono sul fianco i difensori dal villaggio, costringendoli a retrocedere senza dar loro tempo di distruggere il ponte. Alle 14 dunque i francesi hanno conquistato la sponda sinistra del Naviglio nel tratto centrale e tagliato fuori dalle proprie basi un intero reggimento austriaco (il 45 ) che è costretto a ripiegare verso sud su Robecco. La vittoria sembra arridere agli alleati, ma le loro posizioni di consolidamento sono oltremodo deboli ed un deciso contrattacco austriaco potrebbe portare alla completa distruzione della divisione granatieri. Ore Giunge a Magenta da Abbiategrasso il Gyulai: la situazione è tale da imporre rapide Storia 417

19 Luciano LUCIANI Rivista della Guardia di Finanza, n decisioni, tanto più, che le alternative possibili sono solo due: attaccare decisamente la divisione Mellinet, oppure ritirare dalla battaglia il I ed il II Corpo, dato che il resto dell'armata non è in grado di intervenire in tempo utile nei combattimenti: soltanto alle 12 il III Corpo aveva ricevuto l'ordine di portarsi da Abbiategrasso a Robecco, la divisione Lilia del VII Corpo da Castelletto a Corbetta ed il V ed VIII Corpo da Binate a Bereguardo a Robecco. Le distanze però erano tali da non consentire che al III Corpo ed alla divisione Lilia di giungere nella località indicata entro le prime ore della sera. A Magenta il Gyulai trova anche il Fdm Hess, capo di S.M. Generale. La discussione tra i due ed il Clam si fa accesa: quest'ultimo ritiene le sue truppe non in grado di resistere, il Gyulai pensa, come in effetti è, che la battaglia si sta conducendo in condizioni di inferiorità, lo Hess, forse è dello stesso parere, ma siccome lo S.M. Generale aveva finora sempre imputato di eccessiva passività il comandante della 2^ armata, questi non se la sente di approvare un ordine di ritirata generale. È così che si decide di prendere tempo, tanto più che giunge notizia dell'inattività del II Corpo francese a Nord e della difficoltà di mantenersi sulle posizioni raggiunte, della divisione Mellinet. Il Gyulai reputa opportuno condurre una vigorosa puntata con il III Corpo da sud, tra Ticino e Naviglio sul fianco destro degli alleati, impegnati a fondo a Ponte Nuovo e Ponte Vecchio e si reca personalmente al comando del Corpo, a Robecco, per dare le disposizioni conseguenti. Dalla parte degli alleati, Napoleone si rende conto che il consolidamento sulla riva sinistra del Naviglio è precario e ordina al III ed al IV Corpo che sono in movimento da Novara verso Turbigo di invertire la marcia e di portarsi con immediatezza su Ponte Nuovo. I Corpi sono però distanti dalla zona della battaglia ed i loro comandanti sono perfino ignari che una parte dell'armata sta combattendo. L'unica unità in grado di accorrere è la brigata Picard del III Corpo, che, infatti, verso le 14,30 è già tra Ticino e Naviglio e si schiera a protezione del fianco sud, sostituendo nell'incarico, il 1 reggimento granatieri, che viene lanciato oltre il Naviglio, nell'intento di rafforzare le difese avanzate. I francesi sono però trasportati dalla loro impetuosità e avanzano temerariamente in direzione di Magenta. La penetrazione francese mette in pericolo di completo isolamento le posizioni austriache sull'ala destra, a Boffalora, che, viene sgomberata dalla brigata Baltin; il villaggio allora viene subito occupato dal 2 reggimento granatieri, che ripristina anche il ponte sul canale. Alle 14,40 la riva sinistra del Naviglio è completamente occupata dal francesi che sono anche riusciti a dare una certa profondità alle linee di difesa. Ma ecco che il gen. Reischach comandante di una delle due divisioni del VII Corpo austriaco, si pone alla testa della brigata Gablentz e con violento attacco la porta a travolgere i reggimenti granatieri della Guardia ed a rioccupare il ponte della ferrovia e le case sulla sponda sinistra del Naviglio di Ponte Nuovo. Nell'accanita difesa delle posizioni di Ponte Nuovo, cade colpito a morte il Gen. Cler, comandante della VI brigata della divisione granatieri della Guardia. Anche Boffalora, è investita dagli austriaci (brigata Labzeltern della divisione Reischach) ma i difensori hanno la meglio. Nello stesso tempo, il comandante del III Corpo (Schwarzenberg), senza attendere il grosso delle sue truppe ancora in marcia da Abbiategrasso su Robecco, si mette alla testa di una brigata del II Corpo (brigata Kintzl) che si trova schierata e Ponte Vecchio e la porta oltre il Naviglio, contro il fianco destro francese, protetto dalla brigata Picard. I francesi tuttavia respingono con facilità il nemico, lo contrattaccano, lo mettono in fuga e lo inseguono fino a Ponte Vecchio, dove occupano saldamente la riva destra del Naviglio (il ponte è stato già distrutto). Alle 15, per la terza volta gli austriaci hanno in pugno la vittoria: i francesi sono allo stremo ed un intero Corpo (il III) sta marciando sulla divisione Mellinet da sud. A ponte Nuovo e sul ponte della ferrovia gli austriaci sono sul punto di forzare il canale e l'imperatore non ha più riserve a disposizione per sorreggere le truppe avanzate (1). Ore L'imperatore invia tutti gli ufficiali d'ordinanza disponibili per sollecitare il II (Courobert) e IV (Niel) Corpo ad accorrere a ponte Nuovo e il III (Mac Mahon) ad attaccare con decisione le posizioni in difesa di Magenta. Il III ed il IV Corpo sono costretti a procedere lungo strade intasate dai carriaggi delle unità che stanno combattendo e sono fortemente intralciate nel movimento. Solo alle 16 la divisione Vinaj, in testa al IV Corpo, è in vista del Ticino. 418

20 LA BATTAGLIA DI MAGENTA, 4 GIUGNO 1859 Il Mac Mahon, per parte sua, ultimato con la consueta metodicità, lo schieramento, che prevede la divisione Motterouge a destra e la divisione Epinasse a sinistra, mentre la divisione volteggiatori (gen. Camon) e la divisione sarda (Fanti) sono in riserva, ordina di procedere con decisione verso sud partendo dall'allineamento Bernate-Cascina Guzzafame-Mercallo, raggiunto fin dalla mattina. La divisione Epinasse, a differenza della divisione Motterouge, aveva dovuto duramente combattere per superare il violento contrasto nemico, ed aveva acquisito il sicuro controllo dell'abitato di Mercallo, solo alle 15,30, dopo averne sloggiato il presidio austriaco, della forza di una brigata. La 2^ divisione sarda, che deve procedere lungo la direttrice Castano-Inveruno-Magenta, per dare sicurezza al fianco sinistro del II Corpo, è attardata nel movimento ed alle 16 è ancora a Buscate. Mentre a nord il II Corpo francese sta ultimando lo schieramento per l'offensiva, esattamente nello stesso tempo il III Corpo austriaco, a sud, in corrispondenza di Robecco assume a sua volta lo schieramento idoneo per l'attacco sul fianco destro francese tra Ticino e Naviglio. Sembra, a questo punto, che la battaglia sarà vinta da quello dei contendenti che sferrerà per primo l'attacco sul fianco avversario: la supposizione tuttavia è erronea, dal momento che l'attacco francese si svolge contro le truppe a difesa di una zona critica, la cui perdita per gli austriaci compromette definitivamente la possibilità di difesa, e l'attacco stesso ha luogo in terreno aperto che consente ampia possibilità di manovra. Il III Corpo austriaco invece, in caso di felice esito eliminerebbe dalla lotta forze francesi non consistenti, ed essendo incanalato tra Ticino e Naviglio, non potrebbe portare decisivo concorso alle forze impegnate a difesa di Magenta, contro l'offensiva Mac Mahon. Per di più il III Corpo ha scarse possibilità di manovra in terreno poco ampio che peraltro è più favorevole alla difesa che all'attacco. Mentre a sud ed a nord si preparano le masse per l'urto decisivo, sulla linea del Naviglio si continua a combattere aspramente per la conquista e la difesa di pochi casolari ormai completamente distrutti. L'eroica difesa dei granatieri e degli zuavi della Guardia è allo stremo, ma il sacrificio di quegli oscuri eroi consente ai francesi di predisporre le forze per l'attacco conclusivo. Il Gyulai, alle 15, dopo, aver impartito in Robecco gli ordini per l'offensiva del III Corpo, alle 15,30 è a Magenta per rendersi conto della situazione e rinviare in linea le unità in ritirata, ed alle 16,30 è nuovamente a Robecco per sollecitare la marcia del V Corpo che sta sopraggiungendo da Binasco. Ore Alle 16, contemporaneamente inizia l'attacco del III Corpo austriaco da sud e del il Corpo francese da nord, mentre sulla linea del canale tra Ponte Vecchio e Boffalora, francesi e austriaci si fronteggiano ormai esausti. Vediamo ora per prima l'azione offensiva austriaca. L'attacco è condotto con 4 brigate in prima schiera: tre ad ovest del canale ed una ad est. L'obbiettivo di primo tempo è la riconquista dell'abitato di Ponte Vecchio: la brigata di destra riesce nell'impresa con facilità, ma l'attacco delle tre brigate tra fiume e canale viene assorbito e frenato dalla brigata Picard, rinforzata dai battaglioni di avanguardia del III Corpo, condotti personalmente dal Maresciallo Canrobert. La mischia diviene furiosa attorno alle case di Ponte Vecchio ovest: il villaggio viene più volte perduto e riconquistato. Le tre brigate austriache, alla fine sono inchiodate sulla linea Molino Ventura-Ponte Vecchio. Alle 17,30 la svolta decisiva dei combattenti: è a disposizione dell'imperatore la divisione Vinay del IV Corpo, che viene subito schierata con un reggimento a destra del Naviglio ad una brigata a sinistra: i francesi rioccupano Ponte Vecchio est e consolidano la difesa di Ponte Vecchio ovest. Alle 18, infine, in quest'ultima località giunge di rinforzo una brigata del III Corpo francese e da questo momento gli austriaci perdono l'iniziativa e debbono porsi sulla difensiva per non essere ricacciati su Robecco. A nord, intanto, alle 16 il Mac Mahon, da ordine al suo Corpo di iniziare l'attacco. La divisione di destra (Motterouge) ha per obbiettivo Boffalora, (che si supponeva per mancanza di informazioni ancora in mano agli austriaci). Il villaggio viene però trovato occupato dal 2 reggimento granatieri della Guardia ed allora la divisione si spinge verso Magenta. La divisione Epinasse a sinistra, ha di fronte solo i resti della brigata Reznicek, che ha tentato senza successo la difesa di Mercallo. Il Gyulai, che alle 16 è a Magenta, spedisce in rinforzo alla brigata tutti gli sbandati che riesce a raccogliere, ma l'esito del combattimento è ormai compromesso ed alle 18, dopo un'avanzata lenta ma inesorabile la divisione Epinasse ricaccia gli austriaci nell'abitato e si schiera lungo la linea ferroviaria nei pressi della stazione di Magenta. Storia 419

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