Relatore: Dott. Ing. Andrea Alessandro MUNTONI

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1 Relatore: Dott. Ing. Andrea Alessandro MUNTONI

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3 L EMERGENZA DI PROTEZIONE CIVILE è definita come l evento atteso o prevedibile determinato da un fenomeno fisico o da un incidente dovuto allo svolgimento di attività antropiche che produce un impatto distruttivo sul territorio, la cui entità dipende sia dalle caratteristiche fisiche e fenomenologiche dell evento, sia dalle caratteristiche ambientali del territorio che dalla struttura socio politica dello stesso. 3

4 EMERGENZE DI PROTEZIONE CIVILE Tipologie di rischio di protezione civile: Rischio antropico: industriale; Rischio antropico: sanitario; Rischio antropico: nucleare; Rischio antropico: emergenze veterinarie; Rischio dispersi in superficie; Rischio balneazione; Rischio idrogeologico (alluvioni, allagamenti e frane); Rischio incendio boschivo e di interfaccia; Emergenze diverse: rischio di incidente stradale, aereo, ferroviario e in mare e incidenti durante il trasporto di merci e sostanze pericolose; Eventi meteo avversi eccezionali (raffiche di vento, trombe d aria, grandine, fulmini). 4

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6 La Protezione Civile NON è un corpo (civile e/o militare) gerarchizzato. La Protezione Civile è un insieme coordinato di Soggetti ed Enti più o meno specializzati che utilizzano, di norma, linguaggi e procedure specifici I linguaggi e le procedure normalmente adottati dai singoli "corpi" e "associazioni" vanno adattati alle situazioni di emergenza alle quali occorre fare fronte. 6

7 Il fallimento delle operazioni di protezione civile NON è, in genere, dovuto all insufficiente presenza di uomini e mezzi, bensì all incapacità di coordinare adeguatamente gli interventi, con personale generalista formato e addestrato appositamente per gestire un sistema complesso e articolato che deve far fronte a un emergenza anch essa complessa - non ordinaria. «I coordinatori ha affermato E. Galanti - spesso credono di essere infallibili, perché hanno collezionato decine di interventi specialistici (VVF, medici, ingegneri, geologi, ecc.) e credono di conoscere tutte le risposte di protezione civile. L esperienza specialistica, tuttavia, non basta per gestire situazioni di emergenza di protezione civile!». Occorre che nei luoghi del coordinamento siano presenti esperti di protezione civile con una forte propensione alla relazione e al dialogo, capaci di governare il sistema complesso dell emergenza di protezione civile. 7

8 Forze in campo IRPINIA (Basilicata) nel 1980 ESERCITO prime 24 h: uomini dopo 48 h: uomini entro 72 h: uomini AERONAUTICA MILITARE prime 24 h: uomini dopo 48 h: uomini entro 72 h: uomini MARINA MILITARE prime 24 h: 190 uomini dopo 48 h: 412 uomini entro 72 h: uomini CARABINIERI prime 24 h: uomini dopo 48 h: uomini entro 72 h: uomini POLIZIA DI STATO prime 24 h: uomini dopo 48 h: uomini entro 72 h: uomini VIGILI DEL FUOCO prime 24 h: uomini dopo 48 h: uomini entro 72 h: uomini GUARDIA DI FINANZA prime 24 h: 612 uomini dopo 48 h: 675 uomini entro 72 h: 1.217uomini CORPO FORESTALE entro 72 h: 633 uomini ESERCITI STRANIERI entro 72 h: 983 uomini TOTALE DEGLI UOMINI impiegati per la gestione dell emergenza prime 24 h: uomini; dopo 48 h: uomini; entro 72 h: uomini 8

9 Terremoto Umbria - Marche (1997) A B C D E F G H I L LEGENDA A: Vigili del Fuoco B: Volontariato C: Forze Armate D: Polizia E: Carabinieri F: Guardia di Finanza G: Corpo Forestale dello Stato H: Croce Rossa Italiana I: Centro operativi Misti Centro Coordinamento Soccorsi L: Squadre rilevamento danni 9

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11 Il Piano comunale di protezione civile è lo strumento in cui individuare le azioni prioritarie da porre in essere in situazioni di criticità e di emergenza, con l'obiettivo primario di salvaguardare l'incolumità dei cittadini e le cose. Il Piano comunale di protezione civile si rivolge alle persone; il piano provinciale, quello regionale e quello nazionale si rivolgono alle amministrazioni. Piano nazionale Piani comunali Piani provinciali Piani regionali Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 11

12 Livelli di competenza in caso di EVENTI NATURALI o di origine antropica (Art. 2 L. 225/1992) Eventi naturali o connessi con l attività dell uomo che a) possono essere fronteggiati mediante interventi attuabili da singoli enti in via ordinaria c) per intensità ed estensione debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari sono di competenza del b) per loro natura ed estensione comportano l intervento coordinato di più enti in via ordinaria sono di competenza dello COMUNE sono di competenza di REGIONE- PROVINCIA PREFETTURA - U.T.G. STATO 12

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14 METODO AUGUSTUS (gestire il sistema complesso della pc in una situazione di crisi) Il Metodo Augustus prevede l'elaborazione di piani di emergenza semplici e flessibili che rispondano ai seguenti criteri e contenuti: 1) Valutazione della pericolosità e della vulnerabilità e definizione degli scenari di evento (descrizione preventiva del contesto territoriale e stima delle perdite di persone, cose, animali, valori storico culturali e ambientali in genere) in base al rischio atteso 2) Individuazione degli obiettivi (scanditi nel tempo) in relazione al livello di emergenza 3) Chiarezza delle procedure da parte dei soggetti che partecipano alla gestione dell'emergenza di protezione civile Conoscenza e applicabilità delle norme di legge e regolamentari Capacità di coordinamento e di relazione e comunicazione da parte del Soggetto deputato all attuazione del Piano di Protezione Civile. 14

15 PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA PARTE GENERALE LINEAMENTI DELLA PIANIFICAZIONE dati di base scenario di evento indicatori di evento aree di emergenza obiettivi strategia soggetti che intervengono MODELLO DI INTERVENTO sistema di comando e controllo attivazioni in emergenza 15

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17 Il termine sussidiarietà deriva dal latino subsidium, che indica le truppe di riserva nell organizzazione militare dell esercito romano. Il principio di sussidiarietà orizzontale prevede l'aiuto e il supporto reciproco fra Enti di pari livello (per es. fra Comuni), che possono anche predisporre piani intercomunali di protezione civile. Il principio di sussidiarietà verticale prevede che le responsabilità pubbliche siano attribuite all autorità territorialmente più vicina ai cittadini interessati e lo Stato deve intervenire solo laddove e allorquando le Regioni, le Province e gli Enti locali non riescono assolutamente a provvedere da soli alla gestione dell emergenza di protezione civile. 17

18 PRINCIPIO DI SUSSIDIARIETA LIVELLO NAZIONALE PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI Dipartimento della Protezione Civile LIVELLO REGIONALE REGIONE AUTONOMA DELLA SARDEGNA c b LIVELLO PROVINCIALE PROVINCIA/U.T.G. LIVELLO COMUNALE SINDACO

19 Le azioni da porre in essere dipendono dalla capacità di dare forma al principio di sussidiarietà (orizzontale e verticale) tra i seguenti presidi territoriali di protezione civile presenti e attivi nella REGIONE AUTONOMA DELLA SARDEGNA: Dipartimento della protezione civile nazionale; Dipartimento del Servizio della protezione civile regionale; Amministrazione provinciale competente per territorio; Amministrazioni comunali; Servizio del genio civile Servizio del distretto idrografico della R.A.S. C.F.V.A. della R.A.S. Ente Foreste della R.A.S. Gestori dei serbatoi artificiali; Consorzi di bonifica; Associazioni di volontariato di protezione civile. Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 19

20 DIREZIONE REGIONALE DI PROTEZIONE CIVILE (DRPC) La Direzione Regionale di Protezione Civile esercita le seguenti funzioni: 1) predispone i programmi di previsione e prevenzione dei rischi, sulla base degli indirizzi nazionali; 2) attua gli interventi urgenti in caso di crisi determinata dal verificarsi o dall'imminenza di eventi naturali o connessi con l'attività dell'uomo che per loro natura ed estensione comportano l'intervento coordinato di più enti o amministrazioni competenti in via ordinaria, avvalendosi anche del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco; 3) detta gli indirizzi per la predisposizione dei piani provinciali di emergenza in caso di eventi naturali o connessi con l'attività dell'uomo che per loro natura ed estensione comportano l'intervento coordinato di più enti o amministrazioni competenti in via ordinaria; 4) dà attuazione agli interventi necessari per favorire il ritorno alle normali condizioni di vita nelle aree colpite da eventi calamitosi; 5) dichiara l'esistenza di eccezionale calamità o avversità atmosferica, ivi compresa l'individuazione dei territori danneggiati e delle provvidenze previste dal fondo di solidarietà nazionale; 6) attua gli interventi per l'organizzazione, il coordinamento e l'utilizzo del volontariato; 7) coordina le attività di protezione civile delle strutture della Regione, delle Province, dei Comuni. Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 20

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22 LEGISLAZIONE COMUNITARIA, NAZIONALE E REGIONALE La prevenzione del rischio idraulico e idrogeologico e la protezione della popolazione e degli altri elementi vulnerabili deve essere programmata tenendo in considerazione i seguenti disposti normativi: 1. Decreto legge 11/06/1998, n. 180 recante Misure urgenti per la prevenzione del rischio idrogeologico ed a favore delle zone colpite da disastri franosi nella regione Campania (convertito in legge, con modifiche, dalla L. 03/08/1998, n. 267); 2. D.P.C.M. 29/09/1998 recante Atto di indirizzo e coordinamento per l'individuazione dei criteri relativi agli adempimenti di cui all'art. 1, commi 1 e 2, del decreto-legge 11 giugno 1998, n Direttiva del P.C.M. 27/02/2004 recante Indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile ; Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 22

23 LEGISLAZIONE COMUNITARIA, NAZIONALE E REGIONALE 4. Direttiva Assessoriale 27/03/2006 recante Prima attuazione nella Regione Autonoma della Sardegna della Direttiva del P.C.M. 27/02/2004 <<Indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile>> ; 5. Direttiva 2007/60/CE del Parlamento europeo e del consiglio della Comunità europea del 23/10/2007, n. 60/2007 relativa alla valutazione e alla gestione dei rischi di alluvioni; 6. Comunicato 15/11/2008 della Presidenza del Consiglio dei Ministri recante Direttiva recante indirizzi operativi per prevedere e fronteggiare eventuali situazioni di emergenza connesse a fenomeni idrogeologici e idraulici ; 7. L.R. n. 3 del 07/08/2009 recante Disposizioni urgenti nei settori economico e sociale (BURAS n. 27 del 18 agosto 2009). Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 23

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25 CONFERIMENTO AI COMUNI DI COMPITI IN MATERIA DI PROTEZIONE CIVILE Con la L.R. 12/06/2006, n. 9, la Regione Autonoma della Sardegna ha inteso disciplinare, nell'esercizio della propria potestà legislativa in materia di ''ordinamento degli enti locali e relative circoscrizioni'' prevista dallo Statuto Speciale della Sardegna, il conferimento delle funzioni e dei compiti amministrativi agli enti locali in attuazione del D.Lgs. 17/04/2001, n. 234 e in coerenza con i princìpi della Costituzione. Relatore: Dott. Ing. Andrea Alessandro MUNTONI 25

26 CONFERIMENTO AI COMUNI DI COMPITI IN MATERIA DI PROTEZIONE CIVILE Per quanto concerne le risorse idriche e la difesa del suolo, sono attribuiti ai comuni le funzioni e i compiti di progettazione, realizzazione, gestione e manutenzione in materia di: a) interventi di difesa del suolo e di prevenzione del rischio di frana e/o idrogeologico, ivi compresa la pulizia dei corsi d'acqua naturali o inalveati comunque classificati o classificabili, ricadenti interamente nel territorio comunale ovvero in area urbana; b) opere idrauliche classificate o classificabili di V categoria (leggi: opere dirette alla difesa "dell'abitato di città, villaggi e di borgate contro corrosioni di un corso d'acqua e contro le frane", compresi lavori per conservazione di un ponte o di una strada pubblica, eseguite e mantenute a spese del Comune con il concorso "dei proprietari e possessori interessati in ragione del rispettivo vantaggio") o di interesse esclusivamente comunale. Relatore: Dott. Ing. Andrea Alessandro MUNTONI 26

27 CONFERIMENTO AI COMUNI DI COMPITI IN MATERIA DI PROTEZIONE CIVILE Spettano ai Comuni, ai sensi dell'art. 108 del D.Lgs. 112/1998, i seguenti compiti e funzioni: a) attuazione, in ambito comunale, delle attività di previsione e degli interventi di prevenzione dei rischi, stabiliti dai programmi e piani regionali; b) adozione di tutti i provvedimenti, compresi quelli relativi alla preparazione all'emergenza, necessari per assicurare i primi soccorsi, in caso di eventi calamitosi in ambito comunale; c) predisposizione e attuazione dei piani comunali e/o intercomunali di emergenza, anche nelle forme di gestione associata individuate ai sensi della L.R. 12/2005; d) attivazione dei primi soccorsi alla popolazione e degli interventi urgenti necessari a fronteggiare l'emergenza; e) vigilanza sull'attuazione dei servizi urgenti da parte delle strutture locali di protezione civile; f) utilizzo del volontariato di protezione civile, a livello comunale e/o intercomunale, sulla base degli indirizzi nazionali e regionali. Relatore: Dott. Ing. Andrea Alessandro MUNTONI 27

28 CONFERIMENTO AI COMUNI DI COMPITI IN MATERIA DI PROTEZIONE CIVILE Sono conferiti ai Comuni anche i seguenti compiti e funzioni in materia di protezione civile: a) esecuzione degli interventi, di rilevanza comunale, necessari per favorire il ritorno alle normali condizioni di vita nelle aree colpite da eventi calamitosi; b) esecuzione degli interventi urgenti, di rilevanza comunale, in caso di crisi determinata dal verificarsi o dall'imminenza di eventi di cui alla lettera b) del comma 1 dell'articolo 2 della L. n. 225 del Relatore: Dott. Ing. Andrea Alessandro MUNTONI 28

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30 Scenario alla vasta scala: bacino unico regionale Il Bacino Unico Regionale presenta un clima semiarido con un elevata variabilità temporale della precipitazione ed intensità orarie di elevato valore tipiche dei regimi idrologici pluviometrici marittimi. Nella Tabella VI della Relazione Generale (RG) del PAI sono riportati la media e la deviazione standard della precipitazione annuale per alcune stazioni pluviometriche; nella Tabella VII della RG del PAI si riportano le intensità orarie registrate durante il tragico evento del novembre 1999 nel basso Campidano confrontate con i corrispondenti valori medi annui. Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 30

31 Scenario alla vasta scala: bacino unico regionale In una rappresentazione cartografica, le isoiete sono linee che congiungono i punti in cui l altezza delle precipitazioni, in uno stesso lasso di tempo (1 ora, 24 ore, 1 anno, ecc.), raggiungono un uguale valore. L immagine a lato rappresenta le curve ad uguale altezza di precipitazione giornaliera, h24 (mm), nella Sardegna centro - meridionale. L intervallo tra le curve di isolivello è di 5 mm. Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 31

32 Scenario alla vasta scala: bacino unico regionale Con deliberazione G.R. n. 45/57 del 30/10/1990, il Bacino Unico Regionale è stato suddiviso in sette Sub Bacini, ciascuno dei quali è caratterizzato da generali omogeneità geomorfologiche, geografiche, idrologiche ma anche da forti differenze di estensione territoriale. I sub bacini NON coincidono esattamente con le zone di allerta. Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 32

33 Scenario alla vasta scala: bacino unico regionale L'idrografia regionale è caratterizzata dalla quasi totale assenza di corsi d'acqua perenni. Infatti, i soli fiumi classificati come tali sono costituiti dal Tirso, dal Flumendosa, dal Coghinas, dal Cedrino, dal Liscia e dal Temo, unico navigabile nel tratto terminale. La necessità di reperire risorse idriche superficiali da tutti i corsi d'acqua disponibili ha portato alla costruzione di numerosissimi invasi artificiali che di fatto hanno completamente modificato il regime idrografico, tanto che anche i fiumi succitati, a valle degli sbarramenti, sono asciutti per lunghi periodi dell'anno. La maggior parte dei corsi d'acqua presenta caratteristiche torrentizie che, per la conformazione geomorfologica dei bacini imbriferi, presenta pendenze elevate per la maggior parte del percorso, con brevi tratti vallivi che si sviluppano nei conoidi di deiezione o nelle piane alluvionali. Di conseguenza nelle parti montane si verificano intensi processi erosivi dell alveo, mentre nei tratti di valle si osservano fenomeni di sovralluvionamento che danno luogo a sezioni poco incise con frequenti fenomeni di instabilità anche per portate non particolarmente elevate. Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 33

34 Scenario alla vasta scala: bacino unico regionale La densa infrastrutturazione ed urbanizzazione del territorio in prossimità dei centri di attrazione turistica genera seri problemi dal punto di vista della difesa del suolo in quanto si osserva assai frequentemente come non vengano rispettate le condizioni necessarie ed un'evoluzione naturale dei bacini a causa dei vincoli apposti sul territorio dalla rete viaria, dalla intercettazione dei deflussi dovuta agli insediamenti, dall'incremento delle superfici impermeabili, ecc. L abbandono delle campagne, inoltre, ha fatto venir meno la cura e la manutenzione del territorio (invasione di alvei fluviali da parte della vegetazione, discariche abusive lungo e all interno dei corsi d acqua, ecc.). Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 34

35 Scenario alla vasta scala: bacino unico regionale Il Piano stralcio per l assetto idrogeologico evidenzia che il rischio di piena presente nell'intero territorio regionale risulta spesso indotto da una scarsa attenzione ai corsi d acqua ed alle loro aree di pertinenza, soprattutto quando questi interagiscono con infrastrutture, come si evince dalla figura seguente, che evidenzia le cause principali di pericolosità per i fenomeni di allagamento. La principale causa di insufficienza idraulica è da attribuirsi ai ponti stradali, che rappresentano spesso un collo di bottiglia rispetto al normale e straordinario deflusso delle acque. Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 35

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37 Analisi di un caso: Capoterra 2008 L'alluvione che ha colpito la Sardegna il 22 ottobre 2008, oltre a sottolineare ancora una volta la intrinseca fragilità idrogeologica dell Isola, ha ulteriormente confermato la crescente tendenza verso precipitazioni intense e localizzate su porzioni relativamente modeste del territorio regionale. L'evento, per quanto tempestivamente contrastato negli effetti è esempio evidente di situazioni meteorologiche critiche che richiedono, sempre di più, il dispiegarsi di una azione forte e diffusa per l'organica gestione del rischio idrogeologico alle diverse scale spaziali e temporali. A questi fenomeni si sovrappongono purtroppo quelli indotti dagli scenari a scala più vasta e che, in generale, risultano comunque preoccupanti in termini di effetti idrogeologici al suolo: ne è stato un esempio la perturbazione che nel mese di ottobre del 2008 ha interessato gran parte delle regioni italiane e che ha presentato caratteri di notevole estensione territoriale (cella temporalesca) e continuità temporale per la quale il Capo Dipartimento della protezione civile ha dovuto emanare specifiche indicazioni operative. Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 37

38 Analisi di un caso: Capoterra 2008 Dati della rete del consorzio SAR e AGRIS registrati il 22/10/2008 dalle ore 00:00 alle ore 24:00 (tabella; fonte: SAR) e precipitazione oraria rilevata dalla rete delle stazioni pluviometriche in tempo reale della Sardegna nelle stazioni dell area vasta di Cagliari (grafico; fonte: RAS Presidenza Agenzia Regionale del Distretto Idrografico della Sardegna Assessorato LL.PP. Servizio Difesa del Suolo). Nome stazione Pioggia [mm] Capoterra 372,2 Santa Lucia di Capoterra Is Cannoneris 276,4 6,8 Cagliari 94,6 Pula 0,8 Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 38

39 Analisi di un caso: Capoterra 2008 Interpolazione del cumulato di precipitazione giornaliero osservato dalle stazioni della rete SAR, integrate con alcune dell AGRIS, con alcune del Servizio Meteorologico dell Aeronautica Militare e con tre stazioni della protezione Civile più vicine al massimo principale di precipitazione (fonte: SAR) Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 39

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41 Approfondimento Servizio Specialistico Regionale Idrometeoclimatico Il Servizio Agrometeorologico Regionale per la Sardegna (SAR) opera nel settore applicativo del monitoraggio di parametri ambientali e della formulazione di previsioni nei settori della meteorologia Il Servizio Agrometeorologico Regionale per la Sardegna ha cessato l'attività il 30/11/2008 a seguito del trasferimento, come disposto dalla L.R. n. 6/2006, alla Agenzia Regionale per la Protezione dell'ambiente della Sardegna (ARPAS). Le attività un tempo di competenza del SAR vengono, pertanto, attualmente svolte dal Dipartimento Specialistico Regionale Idrometeoclimatico. Le stazioni che appartengono alla rete di proprietà del SAR sono 53, dislocate su tutto il territorio regionale, e sono tutte di tipo automatico con trasmissione remota dei dati. Il SAR gestisce direttamente altre 8 stazioni di rilevamento automatico, di proprietà di altri Enti oppure dello stesso SAR e installate nell ambito di collaborazioni e/o progetti. Le convenzioni per la gestione prevedono solitamente la configurazione, l acquisizione dei dati e la manutenzione delle centraline di rilevamento. Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 41

42 Approfondimento Servizio Specialistico Regionale Idrometeoclimatico Elenco dei sensori delle stazioni (Grandezza misurata, Altezza sensore, Unità di misura, Intervallo minimo disponibile) Temperatura aria 2 m, C, 1 ora Temperatura superficiale 5 cm, C, 1 ora Temperatura terreno -10 cm, C, 1 ora Temperatura terreno -50 cm, C, 1 ora Umidità aria 2 m, %, 1 ora Precipitazione piovosa 2 m, mm, 10 min Pressione atmosferica 2 m, hpa, 1 ora Intensità del vento 2 m, m/s, 10 min Intensità del vento 10 m, m/s, 10 min Direzione del vento 10 m,, 10 min Bagnatura fogliare 2 m, min, 1 ora Radiazione globale 2 m, W/m 2 ; MJ/m 2, 30 min Eliofania 2 m, min, 30 min Legenda: Azzurro: ARPAS Fucsia: AGRIS Giallo: Comunità Montana Nuorese Rosso: Ufficio Centrale Economia Agraria (UCEA) Verde: Comune di Orgosolo Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 42

43 Approfondimento Servizio Specialistico Regionale Idrometeoclimatico 500 Km 10:05 GMT 31/03/ :05 GMT 31/03/ :05 GMT 31/03/ :05 GMT 31/03/ :05 GMT 31/03/ :05 GMT 31/03/ :05 GMT 31/03/ :05 GMT 31/03/ :05 GMT 31/03/ :05 GMT 31/03/ :05 GMT 31/03/ :05 GMT 30/03/ :05 GMT 30/03/ :05 GMT 30/03/ :05 GMT 30/03/ :05 GMT 30/03/ :05 GMT 30/03/ :05 GMT 30/03/ :05 GMT 30/03/ :05 GMT 30/03/ :05 GMT 30/03/ :05 GMT 30/03/ :05 GMT 30/03/ :05 GMT 30/03/2009 Le immagini rappresentano la situazione come osservata dal radar meteorologico di Monte Rasu, ubicato in Provincia di Sassari, alle ore 09:05 GMT (Greenwich Mean Time) del 31/03/2009. I dati in esse contenuti sono ripuliti dagli echi fissi dovuti al terreno e pubblicati non appena disponibili. Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 43

44 Approfondimento Servizio Specialistico Regionale Idrometeoclimatico La Sardegna è stata suddivisa in 7 zone omogenee sia da un punto di vista orografico che meteorologico; esse NON coincidono esattamente con le zone di allerta Il bollettino ha due emissioni giornaliere: la prima, disponibile verso le 8:00 CET (Central European Time), è interamente basata sul modello meteorologico BOLAM operativo presso l'ex SAR, o, in assenza di esso, sul modello ECMWF; la seconda, disponibile intorno alle 12:00 CET, viene prodotta dai previsori dell'ex SAR con l'utilizzo di tutti i dati disponibili. Previsioni di dettaglio del SSRI per la serata e il giorno successivo ad un dato giorno (esempio) ZONA 7: Sud Previsioni per la serata Cielo: coperto. Precipitazioni: piogge sparse di debole intensità. Altri fenomeni: assenti. Venti: deboli da Ovest. Previsioni per domani mattina Cielo: molto nuvoloso. Precipitazioni: possibili piogge di debole intensità. Altri fenomeni: assenti. Venti: deboli da Sud-Ovest. Temperature minime: in diminuzione. Previsioni per domani sera Cielo: molto nuvoloso. Precipitazioni: rovesci di moderata intensità. Altri fenomeni: assenti. Venti: moderati da Sud-Est. Temperature massime: in diminuzione. Altezza di precipitazione media giornaliera (mm) Zona Mattina Sera 1. Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud-Est Centro- Ovest Sud-Ovest Sud Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 44

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46 ANALISI DEL RISCHIO Per pericolosità P (hazard) si intende una situazione di minaccia (alluvione, incendio boschivo, incidente, ecc.) che si propone come fonte di rischio e il cui valore è, tra gli altri, proporzionale alla probabilità di accadimento. La vulnerabilità V esprime la misura della possibilità che il sistema ambientale e socio economico sia colpito in un tempo ristretto da un evento esterno. Per rischio R (risk) si intende la probabilità che una situazione di pericolosità produca un emergenza specifica. Si assume in genere che il rischio (R) sia dato dal prodotto della pericolosità (P) per la vulnerabilità (V), secondo l espressione seguente: R = P V Per scenario di rischio si intende la valutazione preventiva del danno che potrebbero subire gli elementi vulnerabili al verificarsi dell evento atteso. La descrizione dello scenario di rischio è fatta previa individuazione delle aree o profili omogenei che hanno caratteristiche analoghe in relazione al rischio considerato. 46

47 Ogni area omogenea (o Ambito Territoriale Omogeneo, ATO) descritta nello scenario di rischio è caratterizzata da un codice alfanumerico che indica una classe di rischio: R1 (molto basso), R2 (basso), R3 (medio), R4 (alto). Le analisi delle differenti tipologie di rischio sono realizzate utilizzando, in generale, un criterio quali - quantitativo. Per alcuni rischi l algoritmo di calcolo è diverso da quello generale (R = P x V). Pericolosità 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 1 Bassa Media Alta Vulnerabilità 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 1 Bassa Media Alta 0,01 0,04 0,09 0,16 0,25 0,36 0,49 0,64 0,81 1 Rischio R1 R2 R3 R4 Molto basso Basso Medio Alto 47

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49 Al fine di redigere i PIANI (speditivi) COMUNALI DI EMERGENZA PER IL RISCHIO IDROLOGICO E IDROGEOLOGICO occorre innanzi tutto fare riferimento ai piani stralcio di bacino per l'assetto idrogeologico (P.A.I.) redatti ai sensi dell'art. 17, comma 6 ter, della Legge 18 maggio 1989, n. 183 e s.m.i., che contengono l'individuazione delle aree a rischio idrogeologico e la perimetrazione delle aree da sottoporre a misure di salvaguardia, nonché le misure medesime. L Assessorato LL.PP. della RAS ha approvato il Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico contenente l individuazione e la perimetrazione delle aree a rischio idraulico e geomorfologico e le relative misure di salvaguardia per il Bacino Unico Regionale (Legge n. 267 del 03/08/1998). Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 49

50 Le amministrazioni locali devono utilizzare le indicazioni del PAI come punto di partenza per indagini più accurate al fine di dedurne le azioni più idonee. Tali indagini, peraltro, anche successive a interventi strutturali, potranno integrare e modificare gli scenari di rischio descritti. PAI Piano di dettaglio comunale Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 50

51 Il P.A.I. perde in breve tempo la propria efficacia, soprattutto per quanto attiene alle finalità di protezione civile, se il patrimonio di informazione non è sostenuto da una attività di aggiornamento e revisione periodica. Il Piano di Assetto Idrogeologico, orientato alla gestione del rischio a scala di bacino regionale e su orizzonti temporali di lungo periodo, non consente il livello di dettaglio necessario alla pianificazione di protezione civile che, come è noto, si esplica spesso su scenari fortemente concentrati nel tempo e nello spazio. I comuni che abbiano in corso attività di adeguamento del P.U.C. devono prevedere uno studio di dettaglio del territorio per individuare aree a rischio idrologico e idraulico e aree a rischio frane non censite nel P.A.I.; circostanza, quest ultima, assai frequente. Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 51

52 Individuazione e perimetrazione delle aree a rischio idraulico Figura Comune di Pula. Rio S. Margherita. Asta fluviale (sorgente > foce) Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 52

53 Individuazione e perimetrazione delle aree a rischio idraulico Figura Aree di esondazione, Hi (T = 500). Comune di Pula. Rio S. Margherita. Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 53

54 Carte di rischio (P.A.I.) Le Carte di Rischio e di Pericolosità idraulica relative a tutto il territorio regionale sono state redatte adottando come supporto cartografico la Carta Tecnica Regionale (C.T.R.) in scala 1: Per ciascun tronco fluviale che presenta o per il quale sono stati ipotizzati fenomeni di esondazione è stata redatta : la mappatura degli elementi e delle superfici a rischio (carte E); la mappatura delle aree inondabili (carte Hi) dovute al passaggio, lungo un tronco critico, di una piena la cui portata al colmo fosse caratterizzata da tempi di ritorno pari a 50, 100, 200, 500 anni; la mappatura delle superfici a rischio (carte Ri) attraverso l'intersezione delle due mappe precedenti. In questo modo, mentre la carta rappresentativa del tema "rischio" fornisce il quadro dell'attuale livello di rischio esistente sul territorio, la carta del tema "aree inondabili" consente di evidenziare il livello di pericolosità che insiste sul territorio anche se non sono attualmente presenti elementi esposti; ciò allo scopo di prevenire un uso improprio del territorio in aree non sicure come ad esempio nuove aree d'espansione dei centri abitati, attività turistiche in aree attualmente non occupate, nuove infrastrutture. Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 54

55 Rischio idraulico Secondo la notazione usuale, il Rischio Idraulico, Ri, è definito come il prodotto di tre fattori secondo l'espressione: Ri = Hi * E * V Hi = pericolosità (natural Hazard) ossia la probabilità di superamento della portata al colmo di piena; in accordo al DPCM 29/09/1998 è ripartita in 4 livelli di frequenza (f = 1/T) pari a 0.02, 0.01, 0.005, 0.002, che corrispondono rispettivamente ai periodi di ritorno (T) di 50, 100, 200 e 500 anni (vedi Tabella I) E = elementi a rischio; ai sensi del DPCM 29/09/1998 sono costituiti da persone e cose suscettibili di essere colpiti da eventi calamitosi. Ai fini del lavoro di redazione del PCProCiv (in analogia col P.A.I.) ad ogni classe può essere attribuito un peso secondo una scala di valori compresa fra 0 e 1 (vedi Tabella II) V = vulnerabilità intesa come la capacità del sistema a resistere alla sollecitazioni indotte dall evento: grado di perdita degli elementi a rischio E in caso del manifestarsi del fenomeno (vedi Tabella III) Ri = rischio idraulico totale, quantificato secondo 4 livelli, dove sono evidenziati gli estremi superiori delle classi (vedi Tabella IV). Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 55

56 Individuazione e perimetrazione delle aree a rischio idraulico Per ciascun bacino idrografico ricadente nel territorio comunale l individuazione delle aree a rischio e dei conseguenti livelli di rischio può essere operata secondo la seguente articolazione: 1. individuazione dei tronchi critici del reticolo idrografico basata sui seguenti criteri: i. analisi storica delle inondazioni; ii. analisi geomorfologica dell'area e caratteristiche dell alveo; iii. intersezioni delle infrastrutture viarie stradali e ferroviarie con il reticolo idrografico; iv. presenza di dighe e bacini naturali lungo il tronco; 2. analisi idrologica e stima delle portate di piena relative ai quattro differenti periodi di ritorno (=> Hi); 3. analisi idraulica per ciascun tronco critico e delimitazione delle aree inondabili - per ciascun livello di pericolosità considerato - conseguenti ad un insufficiente capacità di deflusso delle acque; 4. individuazione degli elementi a rischio e loro vulnerabilità (=> E, V); 5. intersezione delle aree inondabili con gli elementi a rischio (=> Ri). Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 56

57 Individuazione e perimetrazione delle aree a rischio idraulico Figura Stralcio CTR. Comune di Pula. Rio Pula. Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 57

58 Individuazione e perimetrazione delle aree a rischio idraulico L individuazione delle aree pericolose, ossia quelle eventualmente allagabili, deve essere operata con la ricostruzione del possibile profilo di corrente in moto permanente, per i quattro livelli di pericolosità assegnati, in un numero di sezioni sufficientemente significative del tronco critico, tenendo conto dell effettiva configurazione degli alvei e delle aree del bacino interessate dalla potenziale espansione della piena secondo rilievi di dettaglio in situ (se necessari) ed aerofotogrammetrici. Le aree inondabili devono quindi appartenere ai seguenti tipi: area a molto alta probabilità di inondazione, se allagabile con portata con tempo di ritorno minore o uguale a 50 anni; area ad alta probabilità d inondazione, se allagabile con portata con tempo di ritorno minore o uguale a 100 anni; area a moderata probabilità d inondazione, se allagabile con portata con tempo di ritorno minore o uguale a 200 anni; area a bassa probabilità d inondazione, se allagabile con portata con tempo di ritorno minore o uguale a 500 anni. Tabella I - Relazione tra pericolosità, frequenza e periodo di ritorno di una piena Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 58

59 Individuazione e perimetrazione delle aree a rischio idraulico Figura Aree inondabili da piene (Hi). Comune di Pula. Rio Pula. Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 59

60 Rischio idraulico Gli elementi a rischio di inondazione (o frana), E, ai sensi del DPCM 29/09/1998 sono classificati in base al danno relativo (potenziale) che possono subire: le persone (loro incolumità, salute e sicurezza) ; gli agglomerati urbani comprese le zone di espansione urbanistica; le aree su cui insistono insediamenti produttivi, impianti tecnologici di rilievo (distributori di benzina, serbatoi di gas), attività a rischio rilevante; le infrastrutture a rete (reti distribuzione idrica, energetica, telefonica; reti di fognatura; reti di trasporto urbano); le vie di comunicazione di rilevanza strategica anche a livello locale (strade, porti, aeroporti, ferrovie); il patrimonio ambientale e i beni culturali, storici, architettonici d interesse rilevante; le aree sedi di servizi pubblici (strutture di soccorso - ospedali, vigili del fuoco) e privati, di impianti sportivi e ricreativi, di strutture ricettive e infrastrutture primarie. Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 60

61 Rischio idraulico Tabella II Elementi a rischio, E (0 1) Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 61

62 Individuazione e perimetrazione delle aree a rischio idraulico Figura Area a rischio (E). Comune di Pula. Rio Pula. Approccio a) Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 62

63 Rischio idraulico Per la vulnerabilità V si adotta una scala lineare (V = 0 1). In particolare, ogni qualvolta si ritenga a rischio la vita umana, ovvero per gli elementi esposti di tipo E4, E3 e parte di E2, la vulnerabilità V, secondo quanto si evince dal DPCM 29/09/1998, è stata assunta pari all'unità. Tabella III Vulnerabilità V (0-1) 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 1 Vulnerabilità V Bassa Media Alta (V = 0,8 0,9) e altissima (V = 1) Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 63

64 Rischio idraulico Tabella IV - Rischio idraulico (classificazione e valore superiore della classe) Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 64

65 Rischio idraulico Tabella V Matrice di rischio idraulico globale ottenuta come intersezione dei valori assunti dalla pericolosità Hi e dal peso assunto dagli elementi a rischio E nell ipotesi di vulnerabilità V = 1. Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 65

66 Individuazione e perimetrazione delle aree a rischio idraulico Figura Aree a rischio da piene (Ri). Comune di Pula. Rio Pula. Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 66

67 Individuazione e perimetrazione delle aree a rischio idraulico Nelle analisi idrologiche da condursi per i singoli bacini idrografici per la stima delle portate di piena possono applicarsi: a) metodi diretti, basati sulle serie storiche dei dati reperibili presso il servizio idrografico regionale; b) metodi di stima per le piene della Sardegna riportati in letteratura, basati sulle curve di possibilità pluviometrica, che consentono di valutare le portate per diversi tempi di ritorno in corrispondenza di diverse sezioni di chiusura. Per tutti i tronchi critici individuati o riconosciuti tali in ambito comunale, data la notevole specializzazione richiesta alle figure professionali che dovrebbero eseguire i calcoli idrologici e idraulici (ingegneri ambientali e/o idraulici, idrogeologi), si caldeggia, nella stesura dei piani speditivi comunali di protezione civile per il rischio idrologico e idrogeologico, di fare riferimento agli studi già condotti per gli stessi tronchi nel P.A.I. Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 67

68 Individuazione e perimetrazione delle aree a rischio idraulico Tabella Elenco dei comuni interessati da aree a rischio idraulico Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 68

69 Individuazione e perimetrazione delle aree a rischio idraulico Tabella Elenco dei comuni interessati da aree a rischio idraulico Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 69

70 Individuazione e perimetrazione delle aree a rischio idraulico Tabella Elenco dei comuni interessati da aree a rischio idraulico Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 70

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72 Individuazione e perimetrazione delle aree a rischio di frana Nel PAI la valutazione delle aree franose è stata condotta partendo delle informazioni desunte dagli archivi del progetto AVI del GNDCI-CNR, dal Servizio Geologico Nazionale (Miscellanea VII, 1996), da Enti territoriali regionali nonché da ricerche sul campo; le informazioni assunte hanno consentito di allestire la cartografia di inventario dei fenomeni franosi in atto o incipienti. Le aree a rischio di frana, Rg, sono state individuate in base all'intersezione tra zone pericolose e zone con elementi a rischio, in analogia con quanto già illustrato relativamente al rischio idraulico. Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 72

73 Individuazione e perimetrazione delle aree a rischio di frana Per quanto riguarda la pericolosità, si è considerata sia quella in atto che potenziale, mentre per gli elementi a rischio si è assunto quanto riportato nella Tabella III, considerando anche le aree in cui è prevista una futura antropizzazione. Proprio quest ultimo aspetto deve portare, all atto della redazione del PCProCiv ad un attenta riflessione: le previsioni circa l esposizione al rischio (E) sono basate su piani e programmi vigenti sino al 2004, cosicché le aree potenzialmente a rischio nel 2013 e nei prossimi anni potrebbero essere di più vasta estensione rispetto a quelle ipotizzate nel PAI, a seguito dell approvazione di nuovi strumenti urbanistici provinciali (PUP) e comunali (PUC). Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 73

74 Individuazione e perimetrazione delle aree a rischio di frana Analogamente a quanto già illustrato per la definizione del rischio idraulico, il rischio di frana totale Rg è definito come prodotto fra la pericolosità Hg (5 classi) dei fenomeni di dissesto, la presenza sul territorio di elementi a rischio E (4 classi) la loro vulnerabilità V. Rg = Hg * E * V La pericolosità geologica Hg, al contrario della definizione di pericolosità idraulica, è di non agevole definizione in quanto risulta spesso non quantificabile la frequenza di accadimento di un evento franoso. Gli elementi a rischio E, sono definiti comunemente alla parte idraulica. La vulnerabilità V è definita similmente alla parte idraulica e valgono le medesime considerazioni precedentemente espresse. Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 74

75 Individuazione e perimetrazione delle aree a rischio di frana Tabella A Classe di pericolosità Hg, intensità e descrizione Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 75

76 Individuazione e perimetrazione delle aree a rischio di frana Carta della pericolosità, Hg (vedi PAI) Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 76

77 Individuazione e perimetrazione delle aree a rischio di frana Tabella B Elementi a rischio, E (0 1) Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 77

78 Individuazione e perimetrazione delle aree a rischio di frana Carta degli elementi esposti, E (vedi PAI) Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 78

79 Individuazione e perimetrazione delle aree a rischio di frana Anche per il rischio di frana totale Rg, nel P.A.I. si è operata una quantificazione secondo 4 livelli riportati nella Tabella C, dove sono evidenziati gli estremi superiori delle classi di rischio. Tabella C Classe di rischio Rg, intensità, valore ed effetti attesi Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 79

80 Individuazione e perimetrazione delle aree a rischio di frana Assunta pari ad 1 la vulnerabilità V, nella Tabella D sono mostrate le possibili combinazioni (intersezioni) tra Hg ed E e le classi di rischio totale. L intersezione matriciale riflette l intersezione nella cartografia. Tabella D Classe di rischio Rg Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 80

81 Individuazione e perimetrazione delle aree a rischio di frana Carta del rischio totale, Rg (vedi PAI) Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 81

82 Individuazione e perimetrazione delle aree a rischio di frana Tabella Elenco dei comuni interessati dal rischio di frane Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 82

83 Individuazione e perimetrazione delle aree a rischio di frana Tabella Elenco dei comuni interessati dal rischio di frane Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 83

84 Individuazione e perimetrazione delle aree a rischio di frana Tabella Elenco dei comuni interessati dal rischio di frane Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 84

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86 A PARTE GENERALE DEL PCProCiv Nella parte generale del PCProCiv vengono raccolte tutte le informazioni da aggiornarsi almeno annualmente relative: alla conoscenza del territorio comunale in esame; ai rischi idraulici (o di frana) che incombono su di esso; alle reti di monitoraggio (laddove esistenti); agli scenari di rischio (che possono cambiare nel tempo); alla definizione delle aree di emergenza; alla localizzazione del Centro Operativo Comunale (COC). Tali informazioni costituiranno la base per dare visibilità sia agli obiettivi che si intende raggiungere col PCProCiv che agli interventi previsti nel piano di emergenza stesso. La parte A del PCProCiv è divisa in cinque capitoli: A1 - Scenario di evento A2 - Elementi esposti al rischio A3 - Monitoraggio A4 - Sistema di allertamento A5 - Aree di emergenza e ubicazione del COC. Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 86

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88 A1 Rischio frane: scenario di evento Per la redazione del PCProCiv speditivo per il rischio frane deve innanzi tutto considerarsi la perimetrazione delle aree a rischio frana individuate nella cartografia del P.A.I. (carta della pericolosità Hg, carta degli elementi esposti E, carta del rischio Rg). Nell ambito degli studi effettuati nei PAI per la delimitazione delle aree a rischio, lo scenario individuato è generalmente di tipo STATICO, ovverosia la perimetrazione delle aree di pericolosità e/o rischio frana coincide con le aree di effettivo dissesto. In alcuni casi, tuttavia, viene preso in considerazione anche uno scenario di tipo DINAMICO e viene considerata anche l area di possibile evoluzione e propagazione del fenomeno (area di salvaguardia + zona di transito + zona di invasione), introducendo il concetto di BACINO DI PERICOLOSITA. Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 88

89 A1 Rischio frane: scenario di rischio Nell elaborazione dello scenario di rischio è, pertanto, importante considerare la situazione prevista un punto di vista DINAMICO, utilizzando questo tipo di approccio quale riferimento per la predisposizione del Piano di emergenza; ciò può richiedere un elaborazione dei dati presenti nel PAI e, se del caso, un integrazione con informazioni di tipo tecnico che dovrà essere effettuata dalle strutture comunali e, ove necessario, con il concorso dei competenti servizi della Provincia e della Regione. In assenza di tali approfondimenti, lo scenario di riferimento potrà essere definito, anche in maniera speditiva, sulla base dell osservazione di: 1. sintomi quali fessure, lesioni, variazioni della superficie topografica connessi a piccoli movimenti franosi diffusi e/o ai maggiori corpi di frane attive e quiescenti; 2. evidenze connesse a movimenti franosi già diffusamente innescati e/o in atto che evidenzino la magnitudo del fenomeno. Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 89

90 A1 Rischio frane (scenario di rischio: analisi speditiva) Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 90

91 A1 Rischio frane (scenario di rischio: analisi speditiva) La definizione dello scenario di rischio richiede la descrizione della dinamica dell evento mediante la definizione dei seguenti dati ed informazioni: 1. tipologia di fenomeno meteorologico che può innescare l evento (per es. piogge brevi ed intense, ecc.) in relazione alle caratteristiche morfologiche e geologiche del territorio; 2. caratterizzazione del movimento franoso (tipologia di frana); 3. valutazione della velocità di movimento del fenomeno franoso; 4. valutazione della magnitudo dell evento. Si raccomanda, per lo studio delle frane, di fare riferimento sia al PAI sia all Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia (IFFI), gestito dall ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale). Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 91

92 A1 Rischio frane (scenario di rischio: analisi speditiva) Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 92

93 A1 Rischio frane (scenario di rischio: analisi speditiva) Magnitudo dell evento Classi di intensità (pericolosità) in relazione alla tipologia del fenomeno franoso e conseguenze attese Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 93

94 A1 Scenario di evento - Rischio frane (fonte dati IFII; Masua) Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 94

95 A1 Scenario di evento - Rischio frane (scheda dati IFII: Nebida) Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 95

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97 A1 Scenario di evento (rischio idraulico) Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 97

98 A1 Scenario di evento (rischio idraulico) Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 98

99 A1 Scenario di evento (rischio rischio idraulico) Figura Aree inondabili (T = 500). Comune di Pula. Rio Perdosu. Diga sul Rio Perdosu Lottizzazione Lottizzazione Porticciolo turistico di Cala Verde Complesso turistico (hotel, ecc.) Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 99

100 A1 Scenario di evento (rischio idraulico) Individuazione e perimetrazione delle aree a rischio idraulico Figura Comune di Villasimius. Rio Cruccuris. L asta fluviale è stata suddivisa in tronchi di diversa lunghezza distinti a seconda delle loro caratteristiche idrauliche, della loro posizione geografica ovvero altimetrica nel bacino nonché in relazione al fatto che attraversino villaggi, strade comunali o provinciali. Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 100

101 Tabella Rio Cruccuris. Indici geomorfici del bacino idrografico Indici geomorfici del bacino: area A (km 2 ) della proiezione della superficie del bacino imbrifero sul piano della rappresentazione cartografica; lunghezza P (m) della linea spartiacque del bacino; lunghezza L (m) dell'asta principale nelle varie sezioni considerate; quota H max (m s.l.m.) del punto più elevato del bacino; quota H min (m s.l.m.)della sezione di chiusura del bacino nei tronchi considerati; elevazione massima H M (m), differenza tra la quota del punto più elevato del bacino e la quota della sezione di chiusura presa in considerazione. Tronchi I + II-a I + II + III Sezione di chiusura Ponte nella lottizzazione Cruccuris Strada sterrata a monte del Villaggio dei Mandorli A (km 2 ) P (m) L (m) H max (m) H min (m) H M (m) 1, , La pendenza i m dell'asta principale del Rio Cruccuris decresce mano a mano che ci si sposta a valle: nei tratti a monte la pendenza massima è del 45% e l'acqua anziché scorrere tende a "saltare" sugli ammassi rocciosi; più a valle la pendenza diminuisce a valori compresi tra il 40% ed il 15% fino a raggiungere i valori dell'8% circa in corrispondenza della lottizzazione Cruccuris e diminuire a valori dell'ordine del 3% in prossimità del Rio Foxi. La pendenza media i m è di 0,167 se si considera l'asta fino allo sbocco a mare. Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 101

102 A1 Scenario di evento (rischio idraulico) Individuazione e perimetrazione delle aree a rischio idraulico Tabella Rio Cruccuris. Portata massima di piena e tempo di corrivazione La portata massima di piena può essere calcolata con la formula seguente: Q max = Φ A h / t c (m 3 /s), Essendo: - Φ il coefficiente di deflusso; - A la proiezione sul piano della rappresentazione cartografica della superficie del bacino [m 2 ]; - h l'altezza di precipitazione di durata pari a t c [mm]; - t c il tempo di corrivazione [s]. Il tempo di corrivazione dipende, ovviamente, dalla sezione di chiusura considerata. Il tempo di corrivazione può essere calcolato con diverse espressioni analitiche empiriche; per esempio si può fare riferimento alla nota formula proposta da Ventura: T c = 0,1272 (A / i m ) ½ [ore] in cui: - A (km 2 ) è l'area della superficie del bacino considerata - i m è la pendenza media dell'asta sottesa dalla sezione considerata. Tronchi I, II-a I, II-a, II-b, III Sezione di chiusura Ponte nella lottizzazione Cruccuris Strada sterrata a monte del Villaggio dei Mandorli Tc (ore) Tc (min) Tc (s) 0,423 25, ,427 25, Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 102

103 Tempo di ritorno N (anni) Frequenza di superamento F Probabilità di non superamentop Frattile della distribuzione normale u=(y-m)/s Tempo di corrivazione t (ore) Altezza di precipitazione (derivata dalle curve di ossibilità pluviometrica) (mm) Area del bacino imbrifero (m 2 ) Coefficiente di deflusso Portata massima di piena con tempo di ritorno N (m 3 /s) A1 Scenario di evento (rischio idraulico) Individuazione e perimetrazione delle aree a rischio idraulico Tabella Rio Cruccuris. Portata massima di piena per vari tempi di ritorno Nella tabella sono riportati i calcoli relativi alle portate di piena per il bacino imbrifero del Rio Cruccuris considerando come sezione terminale di chiusura quella posta all'altezza del ponte costruito nella lottizzazione omonima. La portata di massima piena a) con tempo di ritorno di 50 anni è pari a circa 48 m 3 /s; b) con tempo di ritorno di 100 anni è pari a circa 54 m 3 /s; c) con tempo di ritorno di 200 anni è pari a circa 60 m 3 /s; d) con tempo di ritorno di 500 anni è pari a circa 68 m 3 /s. 5 0, ,8000 0,842 0, , ,0 1,0 29, , ,9000 1,282 0, , ,0 1,0 35, , ,9500 1,645 0, , ,0 1,0 40, , ,9600 1,751 0, , ,0 1,0 42, , ,9667 1,834 0, , ,0 1,0 44, , ,9800 2,054 0, , ,0 1,0 48, , ,9900 2,326 0, , ,0 1,0 53, , ,9950 2,575 0, , ,0 1,0 59, , ,9980 2,880 0, , ,0 1,0 67, , ,9990 3,090 0, , ,0 1,0 73,85931 Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 103

104 A1 Scenario di evento (rischio idraulico) Individuazione e perimetrazione delle aree a rischio idraulico Figura Comune di Villasimius (CA). Rio Cruccuris. Profilo della corrente in moto permanente; fondo alveo; elementi a rischio (quota < pelo libero per T assegnato). Identificazione degli edifici esposti ad allagamenti in caso di piena (T = 500) e loro quota s.l.m. (rosso = sn idrografica; blu = dx idrografica) Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 104

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106 A2 Elementi esposti al rischio (approcci metodologici a confronto) L analisi degli elementi esposti al rischio, da cui dipende l attribuzione, a porzioni diverse di territorio, del corrispondente valore di E, può essere condotta in due momenti distinti: a) prima di individuare le aree di esondazione conseguenti ad un evento di piena. Il modus operandi in ispecie è stato adottato per la definizione delle aree degli elementi esposti al rischio nel PAI; b) dopo l individuazione delle aree di esondazione conseguenti ad un evento di piena stimato con studi di idrologia e verifiche idrauliche; c) dopo la perimetrazione (mediante GPS) delle aree di esondazione note, in quanto riferibili ad episodi di esondazione storicamente documentati. Nel caso a) lo studio del territorio abbraccia una superficie abbastanza estesa, che potrebbe anche non essere interessata da zone di esondazione del fiume o torrente in esame. Il vantaggio, tuttavia, è che consente una maggiore definizione dello scenario di rischio e dà modo di individuare anche elementi interconnessi con l emergenza non facilmente rilevabili se ci si limita a caratterizzare nel dettaglio le sole zone a rischio di esondazione. Nei casi b) e c) si concentra fortemente l attenzione su tutte le persone ed i beni effettivamente esposti al pericolo, in quanto ricadenti sicuramente nelle aree di esondazione, pur con un livello di rischio diverso. Si tratta di un approccio conveniente nel caso di redazione di piani speditivi => CONSIGLIATO. Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 106

107 A2 Elementi esposti al rischio Nel PCProCiv deve essere determinato il valore degli elementi esposti, sia in termini di popolazione sia in termini di strutture (edifici strategici e rilevanti, viabilità, servizi essenziali, attività produttive, ecc.). Se si è seguito l approccio metodologico di cui alla lettera a), le informazioni da raccogliere riguardano la popolazione ed i beni che ricadono anche all esterno delle aree a pericolosità idrologica; se, invece, si è seguito l approccio metodologico di cui alla lettera b) o c), le informazioni da raccogliere riguardano la popolazione ed i beni descritti e cartografati con riferimento al solo scenario di rischio. Le informazioni relative agli esposti dovrebbero, preferibilmente, essere riportate sotto forma di tabelle e di carte tematiche, che evidenzino l ubicazione delle strutture e le aree occupate dalla popolazione. Il modo migliore per collegare le tabelle alla cartografia è utilizzare un sistema informativo territoriale (SIT), che potrà agevolmente essere implementato nel tempo mediante software tipo ArcGis 9.3 o equivalenti. Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 107

108 A2 Elementi esposti al rischio Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 108

109 A2 Elementi esposti al rischio Figura Elementi esposti al rischio. Comune di Pula. Rio Perdosu (esempio). Diga sul Rio Perdosu Zona 1 (5 persone, di cui 1 H) Lottizzazione Lottizzazione Zona 2 (40 persone) Zona 3 (35 persone) Porticciolo turistico di Cala Verde Zona 4 (8 persone) Complesso turistico (hotel, ecc.) Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 109

110 A2 Elementi esposti al rischio Tabella Individuazione degli esposti per zone omogenee (popolazione) Area di invasione Residenti Non residenti Persone non autosufficienti e portatori di handicap Zona 1 (quartiere 2) Zona 2 (quartiere 2) Zona 3 (quartiere 3) Zona 4 (vedi Tabella seguente: stazione marittima) [*] Tabella - Strutture rilevanti (scuole, ospedali, case di cura, luoghi di culto, stazioni ferroviarie, stazioni bus/tram, aeroporti, porti) Struttura Indirizzo, telefono, fax, e- mail Persone (allievi, pazienti, degenti, utenti, ecc.) (TOTALE) Persone non autosufficienti e portatori di handicap (noti o stimati) Stazione marittima (Calaverde) Loc. Cala Verde Tel. 070/ Fax 070/ calaverde@calav erde.com 8 [*] 0 Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 110

111 A2 Elementi esposti al rischio Figura Elementi esposti al rischio. Schede di censimento (modello proposto e utilizzato dal SIAC A. A. Muntoni & P. per la stesura di PCProCiv del Comune di Selargius). Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 111

112 A2 Elementi esposti al rischio Relatore: Dott. Ing. Andrea Alessandro MUNTONI 112

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114 A3 Monitoraggio e sorveglianza Presidio idraulico e frane La fase di monitoraggio e sorveglianza ha lo scopo, tramite la raccolta, concentrazione e condivisione dei dati rilevati per le varie finalità dalle diverse tipologie di sensori nonché tramite le notizie non strumentali reperite localmente, di rendere disponibili informazioni e/o previsioni a brevissimo termine che consentano sia di confermare gli scenari previsti sia di aggiornarli e/o di formularne di nuovi a seguito dell evoluzione dell evento in atto, potendo questo manifestarsi con dinamiche diverse da quelle prefigurate nel PCProCiv. A tal fine le attività di monitoraggio e sorveglianza sono integrate dalle attività di vigilanza non strumentale sul territorio attraverso presidi territoriali tecnici adeguatamente promossi ed organizzati a livello regionale, provinciale, comunale per reperire localmente le informazioni circa la reale evoluzione dell evento e darne comunicazione alle sale operative regionali, provinciali e comunali. Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 114

115 A3 Monitoraggio e sorveglianza Presidio idraulico e frane Fatte salve le competenze dei Servizi del Genio Civile previste dall ordinamento regionale, il Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale (CFVA) svolge compiti di controllo, monitoraggio e presidio del territorio al fine di prevenire e governare situazioni di criticità in atto o previste. Nel PCProCiv deve essere chiarito e specificato in che modo si intende attuare la collaborazione con il CFVA per il monitoraggio dei fiumi e dei torrenti e delle aree a rischio di frana per il rilevamento non strumentale e/o l analisi delle grandezze il cui valore consente, talora in tempo reale, di verificare le situazioni di criticità e la loro evoluzione in situ. Occorre riportare in cartografia i punti in cui sono ubicati i sistemi di monitoraggio che si intende utilizzare o a cui si intende fare riferimento. Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 115

116 A3 Monitoraggio e sorveglianza Presidio idraulico Il MONITORAGGIO OSSERVATIVO dei livelli idrici dei corsi d acqua interessati dalla criticità è effettuato dal CFVA sin dalla fase di criticità moderata (codice di allerta 1). I sistemi per il monitoraggio delle situazioni di piovosità e conseguenti previsioni di piena sono rappresentati da: pluviometri per la misura della precipitazione media (24 ore) e pluviografi, per la misura anche oraria della precipitazione; aste idrometriche, per la misura del livello di innalzamento del pelo libero dell acqua in fiumi e torrenti in corrispondenza di ponti mulinelli idrometrici, per la misura della velocità della corrente. In assenza di sistemi di misura, il monitoraggio dell innalzamento del livello dei corsi d acqua in corrispondenza di ponti ed altre aree di esondazione preventivamente individuati in cartografia, è fatto a vista => monitoraggio non strumentale. Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 116

117 A3 Monitoraggio e sorveglianza Presidio idraulico Asta idrometrica. Le aste graduate per l indicazione del livello idrometrico di riferimento possono essere sia verticali che inclinate. Le aste verticali possono essere posizionate direttamente in alveo o in un pozzetto di calma idraulicamente connesso al fiume. Il pozzetto di calma elimina le turbolenze e le onde che possono essere presenti nella corrente permettendo delle misure molto più accurate. Solitamente le aste verticali sono utilizzate come strumenti campione per tarare strumenti più sofisticati in grado di registrare i dati. Le aste inclinate sono posizionate aderenti alla riva e assicurate su una fondazione permanente. In ogni caso si prende sempre nota della quota dello zero idrometrico rispetto ad un caposaldo topografico posto al sicuro dalle piene, così che in caso di distruzione dell idrometro si possa provvedere alla sua sostituzione senza dover determinare di nuovo la scala delle portate. Le aste possono essere in acciaio o lamiera di zinco. La graduazione e la numerazione possono essere ricavate per tranciatura o verniciate su ferro smaltato. Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 117

118 A3 Monitoraggio e sorveglianza Presidio frane Il MONITORAGGIO OSSERVATIVO delle aree di pericolosità di frana è effettuato dal CFVA sin dalla fase di criticità moderata (codice di allerta 1). Il monitoraggio delle aree a rischio di frana, in assenza di inclinometri ed estensimetri, è fatto a vista, ricercando i segni nel terreno e nelle strade che intercettano le aree a rischio di frana e che si trovano sia a monte sia a valle delle stesse, che possano far sospettare distacchi di massi, formazione di faglie e smottamenti. Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 118

119 A3 Monitoraggio e sorveglianza Relatore: Dott. Ing. Andrea Alessandro MUNTONI 119

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121 A4.1 Sistema di allertamento: zone di allerta Sulla base dei dati conoscitivi idrogeologici, idraulici e geomorfologici disponibili, il territorio della Sardegna è stato suddiviso in zone di allerta, che comprendono ambiti territoriali significativamente omogenei per l atteso manifestarsi della tipologia e della severità degli eventi meteoidrologici intensi e dei relativi effetti. Le zone di allerta corrispondono a quelle individuate dal progetto nazionale dei Centri Funzionali ricomprese nei 7 sub bacini idrografici in cui è stata suddivisa l Isola, al cui interno ricadono i territori di Province e Comuni di cui all Allegato B alla Direttiva Assessoriale del 27/03/2006. Nel PCProCiv Rischio idraulico e idrogeologico occorre specificare a quale sub bacino e zona di allerta appartenga il Comune. Ove un avviso dovesse essere diramato dal Servizio di Protezione Civile Regionale per una determinata zona di allerta, tutti i responsabili (regionali, provinciali, comunali) ad essa facenti capo dovranno assumere il medesimo codice di allerta e predisporre le azioni stabilite per quel codice. Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 121

122 A4.1 Sistema di allertamento: zone di allerta Tavola (a lato) Individuazione delle zone di allerta (Allegato A alla Direttiva Assessoriale del 27/03/2006) Tabella (sotto) - Comuni ricadenti nella zona di allerta del Campidano (stralcio della tabella di cui all Allegato B alla Direttiva Assessoriale del 27/03/2006) CODISTA T PROVINCI PROVINCIA L.R. A 10/03 ZONA D'ALLERTA COMUNE CODICE ZONA Sard-A & Sard ASSEMINI CA Cagliari Campidano B BARRALI CA Cagliari Campidano Sard-B BARUMINI CA Medio Campidano Campidano Sard-B Sard-A & Sard CAGLIARI CA Cagliari Campidano B DECIMOMANNU CA Cagliari Campidano Sard-B DECIMOPUTZU CA Cagliari Campidano Sard-B DOLIANOVA CA Cagliari Campidano Sard-B DONORI CA Cagliari Campidano Sard-B ELMAS CA Cagliari Campidano Sard-B ESCOLCA NU Cagliari Campidano Sard-B FURTEI CA Medio Campidano Campidano Sard-B GERGEI NU Cagliari Campidano Sard-B GESICO CA Cagliari Campidano Sard-B GESTURI CA Medio Campidano Campidano Sard-B GUAMAGGIORE CA Cagliari Campidano Sard-B GUASILA CA Cagliari Campidano Sard-B ISILI NU Cagliari Campidano Sard-B LAS PLASSAS CA Medio Campidano Campidano Sard-B LUNAMATRONA CA Medio Campidano Campidano Sard-B MANDAS CA Cagliari Campidano Sard-B MARACALAGONIS CA Cagliari Campidano Sard-B MONASTIR CA Cagliari Campidano Sard-B Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 122

123 A4.2 Sistema di allertamento: criticità Tenendo presente che gli eventi di natura idraulica o idrogeologica hanno spesso un tempo di latenza e sviluppo tali da renderli prevedibili, nel senso di poterne seguire l evoluzione attraverso attività di monitoraggio che preannunciano i tempi di manifestazione, si definiscono in ottemperanza a quanto previsto nella Direttiva Assessoriale 27/03/ i seguenti livelli di criticità, rispetto ai quali saranno attuate le azioni previste nel PCProCiv Rischio idrologico e frane. Situazione di criticità ordinaria: è quella che può essere affrontata con mezzi e procedure ordinarie, fatta salva l attenzione da porre in relazione all evolversi dell evento. Non viene emesso alcun avviso da parte del Servizio Protezione Civile Regionale. Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 123

124 A4.2 Sistema di allertamento: criticità Criticità moderata: è assunta sulla base degli avvisi meteo e dei bollettini di criticità del Centro Funzionale Centrale presso il Dipartimento Nazionale della Protezione Civile. Per durate brevi (fino a 6 ore) gli effetti sono limitati a probabili smottamenti in zone ad elevata pericolosità idrogeologica (PAI), ad aggravamento delle condizioni di smaltimento dei sistemi fognari nei centri urbani ed alla sollecitazione del reticolo idrografico minore. Per durate più lunghe (da 6 a 24 ore) si ha una saturazione del suolo con aumento della pericolosità di frana, un aggravamento delle condizioni dei reticoli principali dei bacini di medie e grandi dimensioni ed una diminuzione dei volumi di laminazione delle piene dei serbatoi artificiali, con conseguente necessità di scarico da parte dei soggetti gestori. Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 124

125 A4.2 Sistema di allertamento: criticità Criticità elevata: è assunta sulla base degli avvisi meteo e dei bollettini di criticità del Centro Funzionale Centrale presso il Dipartimento Nazionale della Protezione Civile. Per durate brevi (fino a 6 ore) si determina un probabile aggravamento delle situazioni indicate nel caso di criticità moderata con forte sollecitazione del reticolo idrografico minore ed esondazioni in zone ad elevata pericolosità idraulica. Probabili onde di piena nei bacini di piccole dimensioni (A < 100 km^2) e medie dimensioni (100 < A < 500 km^2). Per durate più lunghe (da 6 a 24 ore) si può attendere la formazione di piena nei reticoli idrografici principali dei bacini di medie e grandi dimensioni (A >=500 km^2) e il repentino innalzamento dei livelli sulle aste principali anche a seguito dello scarico dei volumi d acqua da parte dei gestori dei serbatoi artificiali. In tutti i casi, anche in assenza di avvisi da parte del Dipartimento Nazionale di Protezione Civile, ove la situazione dovesse evolvere verso criticità superiore, sono attuate le procedure corrispondenti a quel livello di criticità su iniziativa del Servizio Regionale di Protezione Civile. Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 125

126 A4.2 Sistema di allertamento: criticità Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 126

127 A4.2 Sistema di allertamento: criticità Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 127

128 A4.2 Sistema di allertamento: criticità Via Tigellio, 22 (intt. 4 & 6) CAGLIARI - I 128

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