Livelli di governo del territorio

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1 Università di Pisa Facoltà di Ingegneria AA 2008/2009 CORSO DI LAUREA IN INGEGNERIA CIVILE Livelli di governo del territorio A cura di Luisa Santini

2 CITTÀ E TERRITORIO L URBANESIMO, COMINCIATO DOPO LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE HA COMPORTATO: 1 LA CRESCITA DELLE CITTÀ A SCAPITO DELLE CAMPAGNE L ABBANDONO DELL ATTIVITÀ AGRICOLA LA PERDITA DI QUALITÀ DI LUOGHI NATURALI 2 LA CRESCITA DELLE LINEE DI TRASPORTO NELLA CAMPAGNA LA CRESCITA DELLE RELAZIONI TRA CITTÀ L URBANIZZAZIONE DEL TERRITORIO 3 LA CRISI DELLA CITTÀ LA RICERCA DI UN NUOVO RAPPORTO CON LA NATURA

3 PIANIFICAZIONE URBANA E TERRITORIALE NASCITA DELLA PIANIFICAZIONE PER DARE RISPOSTA AI PROBLEMI DELLA CITTÀ INDUSTRIALE INSIEME DI REGOLE EDILIZIE E IGIENICHE PER DARE UN ORDINE ALLA CRESCITA DELLE CITTÀ INSIEME DI LEGGI PER SVILUPPARE I TRASPORTI E I SERVIZI TECNOLOGICI LA PIANIFICAZIONE NASCE COME STRUMENTO PER LA CITTÀ, ALLA SCALA EDILIZIA-URBANA SOLO NEL DOPOGUERA SI COMINCIA A CAPIRE CHE NON CI SI PUÒ LIMITARE ALLA CITTÀ È NECESSARIO ESTENDERE LA PIANIFICAZIONE ALLA SCALA TERRITORIALE

4 LA PIANIFICAZIONE OGGI MUTANO GLI OBIETTIVI DELLA PIANIFICAZIONE URBANA E TERRITORIALE NON PIÙ GOVERNARE L ESPANSIONE DELLE CITTÀ MA RIQUALIFICARE (CENTRI STORICI E PERIFERIE) PIANIFICARE I SERVIZI TUTELARE E SALVAGUARDARE L AMBIENTE

5 Gli strumenti urbanistici nella Lg. 1150/1942 Legge Urbanistica Nazionale (LUN) Introduce il concetto di URBANISTICA come disciplina che si occupa della pianificazione dell intero territorio comunale INTRODUCE GLI STRUMENTI PTC PRG, PdF PRGI PP ambito: area vasta finalità: coordinamento degli interventi a scala sovracomunale ambito: territorio comunale finalità: assetto e sviluppo urbanistico ambito: territori di comuni confinananti finalità: assetto e sviluppo urbanistico ambito: aree interne al comune finalità: attuazione PRG

6 PROBLEMI Sul finire degli anni 80 ci si interroga sulle cause del cattivo funzionamento del PTCR MOTIVI PRINCIPALI: 1 LA REGIONE È TROPPO LONTANA DALLE REALTÀ COMUNALI PER POTER RECEPIRE LE LORO ISTANZE E AVVIARE UN EFFICACE RAPPORTO DIALETTICO 2 LE PRESCRIZIONI CHE LA REGIONE PUÒ DARE RISULTANO TROPPO GENERALI PER COSTITUIRE LINEE DI INDIRIZZO E DI ORIENTAMENTO 3 LA SCALA DI RAPPRESENTAZIONE È TROPPO PICCOLA PER POTER TRADURRE GRAFICAMENTE SU CARTA VINCOLI E PRESCRIZIONI

7 LA SOLUZIONE DEI PROBLEMI MA ALLORA QUALE È LA GIUSTA BASE TERRITORIALE IL PIÙ OPPORTUNO AMBITO TERRITORIALE DI RIFERIMENTO PER LA PROGRAMMAZIONE E IL COORDINAMENTO IN URBANISTICA? 1990, la legge 142 risolse la questione: individuò L AMBITO OTTIMALE DI RIFERIMENTO NELLA DIMENSIONE DEL TERRITORIO PROVINCIALE IL PTCP È LO STRUMENTO DI COORDINAMENTO TERRITORIALE

8 LA LEGGE 142/1990 Ordinamento delle autonomie locali detta i principi dell ordinamento dei comuni e delle province e ne determina le funzioni La REGIONE determina gli obiettivi generali della programmazione economico-sociale e territoriale COMUNI E PROVINCE concorrono alla determinazione degli obiettivi contenuti nei piani e programmi dello Stato e delle regioni e provvedono, per quanto di propria competenza, alla loro specificazione ed attuazione

9 LA LEGGE 142/1990 LE AREE METROPOLITANE zone comprendenti i comuni di Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Bari, Napoli e gli altri comuni i cui insediamenti abbiano con essi rapporti di stretta integrazione in ordine alle attività economiche, ai servizi essenziali alla vita sociale, nonché alle relazioni culturali e alle caratteristiche territoriali La REGIONE procede alla delimitazione territoriale di ciascuna area metropolitana Nell area metropolitana la PROVINCIA SI CONFIGURA COME AUTORITÀ METROPOLITANA con specifica potestà statutaria ed assume la denominazione di "CITTÀ METROPOLITANA". LE COMUNITÀ MONTANE enti locali costituiti con LEGGI REGIONALI tra comuni montani e parzialmente montani della stessa provincia, allo scopo di promuovere la valorizzazione delle zone montane, l esercizio associato delle funzioni comunali, nonché la fusione di tutti o parte dei comuni associati.

10 LA RIFORMA DELLE AUTONOMIE LOCALI Con il DL 112/1998, DELEGA alle REGIONI ed agli ENTI LOCALI delle funzioni e dei compiti amministrativi dello Stato (dettagliatamente per ogni materia: miniere, governo del territorio, ambiente, risorse idriche, ecc.) Legge 265/1999 modifica gli articoli relativi alle COMUNITÀ MONTANE E ALLE AREE METROPOLITANE DELLA LEGGE 142/1990 Legge costituzionale n. 3/2001, Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione

11 Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione Modifica dell Art. 114 della Costituzione La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i principi fissati dalla Costituzione.

12 Modifiche al titolo V della parte seconda Modifica dell Art. 117 della Costituzione La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali

13 Modifiche al titolo V della parte seconda Modifica dell Art. 118 della Costituzione Le funzioni amministrative sono attribuite ai Comuni salvo che, per assicurarne l'esercizio unitario, siano conferite a Province, Città metropolitane, Regioni e Stato, sulla base dei PRINCIPI DI SUSSIDIARIETÀ, DIFFERENZIAZIONE ED ADEGUATEZZA.

14 IL PRINCIPIO DI SUSSIDIARIETÀ A seguito della 142/1990 fu necessario fare una serie di leggi per delegare gli enti locali a svolgere funzioni prima svolte da organi sovraordinati LEGGE 15 MARZO 1997, N. 59 INTRODUCE PRINCIPIO DI SUSSIDIARIETÀ attribuzione della generalità dei compiti e delle funzioni amministrative ai comuni, alle province e alle comunità montane, secondo le rispettive dimensioni territoriali, associative e organizzative

15 IL PRINCIPIO DI SUSSIDIARIETÀ Trattato dell Unione Europea sottoscritto a Maastricht dai rappresentanti di dodici governi il 7 febbraio 1992 La Comunità interviene entro i limiti dei poteri ad essa conferiti da questo Trattato e degli obiettivi ad essa assegnati. Nei campi che non ricadono nella sua esclusiva competenza la Comunità interviene, in accordo con il principio di sussidiarietà, solo se, e fino a dove, gli obiettivi delle azioni proposte non possono essere sufficientemente raggiunti dagli Stati membri e, a causa della loro scala o dei loro effetti, possono essere raggiunti meglio dalla Comunità

16 IL PRINCIPIO DI SUSSIDIARIETÀ dove un determinato livello di governo non può efficacemente raggiungere gli obiettivi proposti, e questi sono raggiungibili in modo più soddisfacente dal livello di governo sovraordinato è a quest ultimo che spetta la responsabilità e la competenza dell azione SCELTA DEL LIVELLO GIUSTO NON in relazione a competenze astratte o nominalistiche, oppure a interessi demaniali BENSÌ in relazione alla scala dell azione (o dell oggetto cui essa si riferisce) o ai suoi effetti

17 LIVELLI DI GOVERNO DEL TERRITORIO Italia e Regioni Province in Toscana Comuni in Provincia di Pisa

18 LIVELLI DI GOVERNO DEL TERRITORIO NAZIONALE PROGRAMMAZIONE REGIONALE PROVINCIALE COMUNALE ATTUATIVO SETTORIALE PROGRAMMAZIONE TERR. REGIONALE PROGRAMMAZIONE E PIANIFICAZIONE TERR. PROVINCIALE PIANIFICAZIONE TERR. COMUNALE ATTUAZIONE TERR. SUB COMUNALE PIANIFICAZIONE TRASVERSALE

19 GLI STRUMENTI DELLA PIANIFICAZIONE PROGRAMMAZIONE PROGRAMMAZIONE URBANISTICA STRUMENTI DIRETTORI VALIDI A TEMPO INDETERMINATO PROGETTAZIONE DEFINIZIONE DELL ASSETTO DEL TERRITORIO STRUMENTI REGOLATORI VALIDI A TEMPO INDETERMINATO ATTUAZIONE REALIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI STRUMENTI ATTUATIVI VALIDI A TEMPO DETERMINATO

20 LIVELLI DI GOVERNO DEL TERRITORIO NAZIONALE finanziamento interventi di scala nazionale allocazione risorse agli enti locali REGIONALE PROVINCIALE PIANI DI AREA VASTA COMUNALE PIANI REGOLATORI ATTUATIVO PIANI ATTUATIVI SETTORIALE PIANI DI AREA VASTA PIANI SPECIALI PIANI LOCALI PIANI SPECIFICI

21 LIVELLI DI GOVERNO DEL TERRITORIO NAZIONALE Lg 1150/42 finanziaria REGIONALE LgR. 1/05 PIT PROVINCIALE PTC COMUNALE ATTUATIVO SETTORIALE PRG, PS+RU PP, PEEP, PIP Paesaggio, Bacini Idrografici, Rifiuti

22 LIVELLI DI GOVERNO DEL TERRITORIO NAZIONALE Lg 1150/42 finanziaria REGIONALE LgR. 1/05 Toscana PIT approvato 2007 PROVINCIALE PTC approvato 2006 COMUNALE ATTUATIVO SETTORIALE PRG, PS+RU PP, PEEP, PIP Paesaggio, Bacini Idrografici, Rifiuti

23 Il PIT REGIONE TOSCANA

24 Il SIT DEL PTC DELLA PROVINCIA PISA

25 Il SIT DEL PS di San Giuliano terme

26 Il SIT DEL RU di Pisa

27 Passaggi di scala e strumenti urbanistici Con l ausilio del PC lo studente può verificare gli strumenti urbanistici relativi alle diverse scale di intervento: REGIONE PROVINCIA di Pisa PTC PISA Intro_PTC_2004.htm COMUNE di Pisa PS Pisa COMUNE di S. Giuliano Terme PS S. Giuliano terme RACCOLTA DOCUMENTAZIONE TRAMITE PAGINE INTERNET DELLE AMMINISTRAZIONI RICERCA DI UN TEMA COMUNE AFFRONTATO A TUTTI I LIVELLI DI GOVERNO IN TUTTI GLI STRUMENTI

28 GOVERNO DEL TERRITORIO Sono necessari strumenti in grado di RICONOSCERE VALUTARE SIMULARE la struttura e il funzionamento dei sistemi territoriali non possono essere compresi unicamente attraverso lo studio separato delle loro singole parti Fasi del processo 1. analisi dello stato di fatto 2. individuazione delle problematiche e degli obiettivi 3. predisposizione di politiche di intervento 4. verifica e valutazione della loro efficacia (identificazione di possibili scenari futuri) 5. ripresa da punto 2 le varie categorie disciplinari specializzate sono tanti aspetti di una medesima realtà È necessario un approccio multidimensionale e multidisciplinare

29 FASI DEL PROCESSO DI PROGETTAZIONE 1. ANALISI dello stato di fatto QUADRO CONOSCITIVO 2. SINTESI (e valutazione) INDIVIDUAZIONE DELLE PROBLEMATICHE E DEGLI OBIETTIVI 3. PROGETTO PREDISPOSIZIONE DI POLITICHE DI INTERVENTO 4. VERIFICA E VALUTAZIONE IDENTIFICAZIONE DI POSSIBILI SCENARI FUTURI 5. ripresa da punto 2

30 1 ANALISI dello stato di fatto COSTRUZIONE DEL QUADRO CONOSCITIVO Risorse naturali Aria - Inquinamento acustico - Inquinamento atmosferico Acqua - Disponibilità della risorsa idrica - Inquinamento idrico - Sistemi idrografici e situazioni di rischio di esondazione Suolo - Disponibilità di suolo non edificato - Individuazione delle risorse per l agricoltura - Individuazione dei fenomeni di degrado (instabilità, erosione, rischio di inondazione o ristagno, abbandono dell uso agricolo) Ecosistemi - Ecosistemi della flora - Ecosistemi della fauna

31 1 ANALISI dello stato di fatto COSTRUZIONE DEL QUADRO CONOSCITIVO Altre risorse essenziali Città e sistemi degli insediamenti - Qualità e quantità dei servizi - Fenomeni di congestione o di degrado funzionale - Individuazione tipologica e dei caratteri storico-morfologici - Dimensionamento - Qualità dell ambiente urbano Paesaggio - Tipologie del paesaggio - Strutture del paesaggio Documenti materiali della cultura - Centri storici - Insediamenti sparsi - Manufatti diffusi (quali percorsi storici, opere idrauliche, tabernacoli, sistemazioni agricole di interesse culturale) Rilevazione del degrado

32 1 ANALISI dello stato di fatto COSTRUZIONE DEL QUADRO CONOSCITIVO Altre risorse essenziali Sistemi infrastrutturali e tecnologici Infrastrutture per la mobilità: loro tipologia, livelli di utilizzazione, fenomeni di congestione Altre infrastrutture tecnologiche: smaltimento rifiuti, approvvigionamento idrico, depurazione, approvvigionamento energetico, telecomunicazioni

33 1 ANALISI dello stato di fatto COSTRUZIONE DEL QUADRO CONOSCITIVO Atti della programmazione e pianificazione territoriale di settore inerenti il territorio comunale Atti di indirizzo della Regione Atti di indirizzo della Provincia Programmi di investimento da parte di soggetti pubblici e privati Atti della pianificazione comunale vigenti, anche di settore

34 2 SINTESI E VALUTAZIONE INDIVIDUAZIONE DELLE PROBLEMATICHE E DEGLI OBIETTIVI Livelli di criticità e di problematicità rilevazione dei livelli di inquinamento dell aria e dell acqua aree soggette a rischio di inondazione o ristagno aree instabili situazioni di degrado ambientale e socioeconomico o legate a fenomeni di abbandono degrado edilizio ed urbanistico fenomeni di congestione o di uso improprio delle infrastrutture per la mobilità insufficienza degli impianti tecnologici e delle opere a rete

35 2 SINTESI E VALUTAZIONE INDIVIDUAZIONE DELLE PROBLEMATICHE E DEGLI OBIETTIVI Rilevazione delle tendenze Caratteri del sistema produttivo e socio-economico Tendenze demografiche Ricognizione sugli strumenti urbanistici vigenti e sul loro stato di attuazione Giudizio sintetico sull efficacia del piano vigente, derivante dal raffronto tra gli obiettivi inizialmente previsti e le trasformazioni realizzate Potenzialità residue non utilizzate Livello di standard previsto e realizzato Descrizione dei motivi che hanno determinato la parziale attuazione del piano

36 3 PROGETTO PREDISPOSIZIONE DI POLITICHE DI INTERVENTO SOLITAMENTE PER OGNUNA DELLE PROBLEMATICHE E DEGLI OBIETTIVI INDIVIDUATI NELLA FASE DI SINTESI SI INDIVIDUANO UNA SERIE DI POLITICHE O STRATEGIE DI INTERVENTO CIÒ COMPORTA LA COSTRUZIONE DI UN ALBERO DEGLI OBIETTIVI

37 3 PROGETTO ALBERO DEGLI OBIETTIVI E DELLE STRATEGIE PROBLEMATICA OBIETTIVO STRATEGIE INTERVENTO CARENZA SERVIZI PER ANZIANI INQUINAMENTO ACUSTICO SODDISFACIMENTO DELLA DOMANDA RIDUZIONE IMPATTI ACUSTICI SOGLIA X 1 RECUPERO SERVIZI ESISTENTI 2 REALIZZAZIONE NUOVE ATTREZZATURE 1 RIDUZIONE DELL IMPATTO ACUSTICO INDUSTRIALE 2 RIDUZIONE IMPATTO ACUSTICO STRADALE RISTRUTTURAZIONE CENTRO SOCIALE X RICONVERSIONE EDIFICIO EX INDUSTRIA X REALIZZAZIONE SERVIZIO 1 REALIZZAZIONE SERVIZIO 2.. OBBLIGO ALLA REALIZZAZIONE DI SCHERMATURE ARBOREE REALIZZAZIONE DI SCHERMATURE NEI PUNTI Più TRAFFICATI LIMITAZIONI DEL TRAFFICO

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