Ministero dell Istruzione, dell Università e della Ricerca HORIZON 2020 ITALIA. ricerca & innovazione

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1 Ministero dell Istruzione, dell Università e della Ricerca HORIZON 2020 ITALIA ricerca & innovazione Marzo 2013

2 Hanno collaborato alla stesura del documento: Mario Alì, Gianluigi Benedetti, Carolina Bloise, Andrea Bonaccorsi, Mario Calderini, Luciano Catani, Fabrizio Cobis, Francesco Crespi, Cinzia Daraio, Fulvio Esposito, Renato Fà, Emanuele Fidora, Gioacchino Fonti, Luigi Gallo, Luciano Hinna, Salvatore La Rosa, Damien Lanfrey, Raffaele Liberali, Daniele Livon, Giorgio Martini, Carlo Maria Medaglia, Francesco Molinari, Michelle Perello, Francesca Rota, Simonetta Sagramora, Donatella Solda-Kutzman, Maria Uccellatore, Nicola Vittorio. La composizione editoriale è stata curata da Carolina Bloise, Mario Calderini, Fulvio Esposito, Raffaele Liberali. Il logo è stato realizzato da Francesca Cuicchio. L editing grafico è a cura di Egizia Marzocco, Andrea Quacquarini, Fabrizio Quadrani, Monica Straini. Il documento è stato chiuso con le informazioni disponibili al 21 febbraio 2013.

3 Ministero dell Istruzione, dell Università e della Ricerca HORIZON 2020 ITALIA Marzo 2013

4 Premessa 5 1. I punti di partenza Punti di forza e criticità del sistema italiano della ricerca Europa e Italia nella competizione scientifica e tecnologica internazionale Il posizionamento dei ricercatori italiani La partecipazione italiana ai Programmi Quadro dell Unione Europea I riflessi sul sistema economico e produttivo Conclusione Perché Horizon 2020 Italia - HIT Le caratteristiche salienti di Horizon 2020 EU Sintonizzare la programmazione nazionale con quella europea Verso una nuova governance del sistema della ricerca Strategia La ricerca italiana per una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva: una matrice di lettura Oggettivare la scelta delle priorità Come scegliere? I bandi Clusters Tecnologici Nazionali e Smart Cities and Communities, primi esempi di un metodo nuovo La governance della programmazione congiunta transnazionale: protagonisti nella definizione degli schemi collaborativi Valorizzazione, anche economica, dei risultati della ricerca ed accesso aperto: conciliare l inconciliabile? La declinazione regionale di HIT 2020: la smart specialisation a livello dei territori La Smart Specialisation: un nuovo modo di programmare L inte(g)razione con la strategia nazionale Armonizzazione tra cooperazione internazionale e strategia nazionale per la ricerca Strumenti Un piano per le infrastrutture di ricerca Priorità e strategie europee per le infrastrutture di ricerca Criteri per l identificazione delle infrastrutture di ricerca di livello europeo Strumenti di valutazione e supporto finanziario Verso la sintonizzazione con gli strumenti europei La generalizzazione della peer review e della ciclicità del processo valutativo Format unificato e periodicità affidabile dei bandi Risultati (in)attesi: misurare l impatto della ricerca e dell innovazione I meccanismi competitivi nei bandi Le caratteristiche dei bandi Excellent Science per la ricerca knowledge driven, dei bandi Industrial Leadership per la ricerca technology driven, e dei bandi societal challenges per la ricerca mission driven Il livello regionale: caratteristiche dei bandi territoriali I meccanismi competitivi nei finanziamenti ordinari Certezza, competitività e premialità nel finanziamento di università ed enti pubblici di ricerca Ruolo e modalità del public procurement Tasparenza, certezza e rapidità nel finanziamento dei progetti di R&I: il credito d imposta e gli strumenti a valutazione Accordi di programma e consorzi: trasparenza, valutazione e coerenza con HIT

5 Le risorse umane 4. Le risorse umane Efficacia ed efficienza nel modello di alta formazione a tre livelli Un dottorato di ricerca innovativo per un Paese innovativo Un quadro unico delle carriere della ricerca per favorire la mobilità intersettoriale Strumenti per lo sviluppo professionale dei ricercatori La terza missione : nuovi profili per nuove professioni Gender in science: le donne nella ricerca La valorizzazione del ruolo del ricercatore: comunicazione, condivisione e ricadute sociali della ricerca Le risorse finanziarie: risorse per cambiare, cambiare per crescere 119 Appendici 123 Appendice A Alcuni dati sulla Ricerca e Innovazione 123 Appendice B1 L esito dei bandi per i distretti e i cluster tecnologici 129 Appendice B2 L esito dei bandi Smart cities and Communities e Social Innovation 130

6 Premessa Se, negli ultimi vent anni, non si fossero manifestate criticità importanti per il posizionamento del sistema europeo della ricerca e dell innovazione e, al suo interno, in maniera più accentuata, di quello italiano, non ci sarebbe stato bisogno, per l Europa, di segnare una discontinuità con i Programmi Quadro, denominando il prossimo framework strategico per la ricerca dell Unione Horizon 2020 (anziché VIII Programma Quadro ), e, per l Italia, di sperimentare per la prima volta l adozione di un quadro strategico di riferimento coerente con quello europeo per durata e impostazione. Una decisione, questa, largamente condivisa dall opinione pubblica (Inserto 1), interpellata attraverso una consultazione pubblica ad hoc. 1 1 La Consultazione Pubblica sulle direttrici del Programma Quadro per il sistema della ricerca in Italia, Horizon 2020 Italia (HIT 2020), è stata aperta all indirizzo miur.it/horizon2020it/ dall 11 Ottobre al 16 Novembre Accanto al questionario, è stato messo a disposizione del pubblico un Ideario, nel quale erano proposti alcuni grandi temi di discussione, oltre alla possibilità di fornire contributi a tema libero. Nei 35 giorni di apertura, il sito ha registrato contatti, sono stati completati questionari, dei quali 77 per conto di istituzioni pubbliche, 88 da imprese ed enti privati e il resto a titolo individuale. All ideario hanno partecipato oltre cittadini, contribuendo con oltre voti e 500 commenti sulle 133 idee che sono state avanzate dagli utenti. I risultati della consultazione sono disponibili all indirizzo: ne.it/web/ministero/cs e su Inserto 1 Quale impatto sul sistema italiano della ricerca ritieni avrebbe un programma quadro nazionale per ricerca e innovazione di durata uguale a quello europeo (7 anni). Risposte individuali Enti privati / Imprese Enti pubblici 5

7 Premessa Come si vedrà nel primo capitolo del documento, nonostante gli sforzi compiuti per superare i limiti imposti dalla frammentazione statuale alla competitività della ricerca e della conseguente innovazione produttiva, i Programmi Quadro non hanno permesso all Europa né di ridurre il divario con gli Stati Uniti, né di fronteggiare il prepotente ingresso nella competizione per le posizioni di leadership di paesi come la Cina e la Corea. Per questo con il documento Europa 2020 si è avviata una riflessione radicale, ponendo con chiarezza l enfasi sulla necessità di guardare ai risultati concreti delle attività di ricerca in termini di risposte ai bisogni dei cittadini e alla capacità di sostenere la competitività dei sistemi produttivi europei e quindi alla crescita diffusa. Così, l Unione Europea tenta di percorrere nuove strade, di responsabilizzare gli Stati Membri attraverso strumenti come la Programmazione Congiunta della Ricerca sui grandi temi di rilevanza globale, la creazione di nuove grandi Infrastrutture di Ricerca d interesse europeo (o l upgrade di quelle esistenti), la sperimentazione di strumenti innovativi di finanziamento (risk sharing e pre commercial procurement) basati sulla condivisione del rischio, strumenti cui Horizon 2020 attribuisce ruoli di rilievo. L Italia, rimasta negli ultimi anni spesso ai margini del confronto sulle politiche comunitarie della ricerca e dell innovazione, non si accontenterà nel prossimo settennio di essere più presente e protagonista (come del resto è già avvenuto nel corso del 2012, con apprezzabili risultati), ma si dota oggi di uno strumento nuovo, Horizon 2020 Italia (HIT 2020). Il programma HIT 2020, pur coerente con quello comunitario, presenta elementi che lo distinguono e lo qualificano. Nella incomposta contrapposizione tra la ricerca volta al progresso della conoscenza (knowledge driven) e quella più vicina ai bisogni dei cittadini (technology driven), ovvero tra gli aspetti più tecnologici e quelli più sensibili alle variabili sociali, la Commissione Europea ha ritenuto di articolare il programma Horizon 2020 su tre grandi categorie concettuali, dotate ciascuna di un finanziamento proprio, denominate Excellent Science, Industrial Leadership e Societal Challenges. In questo, HIT 2020 si differenzia da Horizon: nella consapevolezza che ricerca knowledge driven e innovazione nei beni e nei servizi per i cittadini costituiscono un continuum che solo artificiosamente si può interrompere, che il sistema della ricerca pubblica, con la sua forte compo- 6

8 Premessa nente orientata alla conoscenza e competenza, e quello privato, naturalmente orientato al prodotto, debbano fluidamente interfacciarsi e che l inte(g)razione tra discipline tecnologiche e discipline sociali ed umane incrementa la qualità della ricerca e la sua competitività; anche su questo concetto si è registrato grande consenso da parte dell opinione pubblica (Inserto 2). Inserto 2 Quanto ritieni che l inte(g)razione fra discipline diverse sia decisiva per mantenere/incrementare la competitività del sistema della ricerca e dell innovazione nel suo insieme. Risposte individuali Enti privati / Imprese Enti pubblici L inte(g)razione fra discipline diverse è al primo o al secondo posto tra i dieci fattori proposti nella domanda quali determinanti la qualità della ricerca e dei suoi risultati per il 49,7% dei partecipanti a titolo individuale, per il 36% degli enti privati/imprese per il 50,8% degli enti pubblici L analisi descritta nel primo capitolo del documento (ed in parte, per renderne più spedita la consultazione, nell Appendice allo stesso) dimostrano che l Italia può contare su un pool di ricercatori e ricercatrici di elevata qualità e produttività. Tuttavia, nonostante gli sforzi compiuti, da una parte, da università ed enti 7

9 Premessa pubblici di ricerca e dall altra dal sistema produttivo, permane una difficoltà nel trasformare i risultati della ricerca in innovazioni di processi e di prodotti capaci di rispondere con sollecitudine ai bisogni dei cittadini. Questa difficoltà emerge con chiarezza da alcuni confronti con i principali competitori, per esempio in termini di capacità brevettuale e di export ad elevato contenuto tecnologico, dalle collaborazione tra sistema pubblico e sistema delle imprese (Cfr. Par ). Ed oltre alla menzionata scarsa fluidità nella traduzione dei risultati della ricerca in prodotti socialmente fruibili, permane anche una limitata capacità di comunicare la ricerca ed i suoi risultati, mentre un autentica esigenza in tal senso risulta chiaramente avvertita dall opinione pubblica (Inserto 3). Questa limitata capacità di trasferimento, diffusione e valorizzazione dipende sia dalle caratteristiche dei ricercatori italiani le cui conoscenze e competenze sono concentrate su abilità e tecniche di ricerca del proprio ambito disciplinare a discapito di attività di management della ricerca, di ricerca di finanziamenti, di networking, di diffusione e valorizzazione dei risultati in forme diverse dalla pubblicazione scientifica, sia dal fatto che le università e gli EPR nazionali offrono servizi di supporto ancora insufficienti su quest ultime tematiche e, salvo eccezioni virtuose, non presentano uffici, dotati di competenze specialistiche, dedicati a realizzare tali attività in modo sistematico. 8

10 Premessa Inserto 3 Comunicare efficacemente ad un pubblico non specialista i risultati della ricerca e le ricadute sociali dell innovazione è fondamentale per incrementare la quota di risorse pubbliche destinate alla ricerca e all innovazione. Risposte individuali Enti privati / Imprese Enti pubblici Per 829 su 1668 partecipanti (50%) a titolo individuale, per 27/75 enti privati/imprese (36%), per 33/65 enti pubblici (55%), illustrare le ricadute sociali dell innovazione è al primo o al secondo posto (su 10 opzioni proposte) per migliorare la comunicazione dei risultati della ricerca 2 Di cui al Decreto Direttoriale 257/2012 (da qui in avanti indicato come Bando Cluster). 3 Di cui al Decreto Direttoriale 391/2012 (da qui in avanti Bando Smart Cities). Nel corso dell ultimo anno, i bandi per i Clusters Tecnologici 2 e quelli per le Smart Cities & Communities 3 hanno rappresentato un chiaro segno, da parte del Governo, della volontà di rimuovere gli ostacoli che ancora si frappongono o rallentano un efficace interazione tra ricerca e produzione, spingendo verso un accentuata fluidità del ciclo ricerca-innovazione-produzione, ma sempre assumendo come primum movens i bisogni dei cittadini per la promozione di uno sviluppo qualificato e diffuso, quei major societal challenges che le amministrazioni locali e centrali devono imparare ad ascoltare e tradurre in domanda di ricerca. Con HIT 2020 s intende generalizzare questo approccio e formalizzare una sostanziale innovazione di metodo: 9

11 - nella definizione delle priorità nazionali e territoriali; - nello stimolo alla caratterizzazione delle istituzioni di ricerca e alta formazione del Paese; - nella valutazione dei programmi e dei progetti. La concretezza del Programma sarà assicurata da strumenti efficaci e semplici di gestione, tempi definiti per la realizzazione e dall indicazione delle risorse complessive allocate, adeguate e certe nel tempo. Da parte sua, il MIUR applicherà questo metodo nelle proprie attività istituzionali riferite ad Università ed Enti Pubblici di Ricerca, ma lo proporrà altresì al settore privato, nella consapevolezza che le collaborazioni pubblico-privato nella ricerca rappresentano il più interessante banco di prova circa la scalabilità del metodo stesso, non solo in termini dimensionali, ma anche di complessità. La diffusione pervasiva di tale metodo passa anche e soprattutto tramite la sua condivisione con le Amministrazioni Regionali: il raccordo fra il metodo proposto e le strategie di supporto e promozione attuate sui territori è fondamentale alla realizzazione di un sistema di azioni coerenti e coordinate in grado di moltiplicare i loro effetti e di generare le premesse di sinergie tra attori e politiche. A ben guardare, con HIT 2020 il MIUR indirizza uno stimolo, un ingaggio alla collaborazione tra ricerca pubblica e privata, affinché venga definita la visione complessiva delle strategie, costruendo finalmente un quadro generale, completo ed unitario, del sistema nazionale della ricerca. Si offre così una risposta concreta al bisogno espresso da tutti i soggetti di dotare il Paese di un vero programma per la R&I, con obiettivi chiari e condivisi, tempi definiti di attuazione, strumenti semplici e risorse adeguate chiare e certe nel tempo, ponendo la base metodologica per i futuri Programmi Nazionali della Ricerca (PNR) che ne costituiranno l implementazione di dettaglio. Se si riuscirà a raggiungere questo risultato, tanto insolito ed ambizioso, quanto necessario al Paese, non è fuor di luogo immaginare che HIT 2020 diventi anche un punto di riferimento importante per il Parlamento nell elaborazione dei futuri Piani Nazionali della Ricerca. 10

12 1. I punti di partenza 1.1 Punti di forza e criticità del sistema italiano della ricerca Europa e Italia nella competizione scientifica e tecnologica internazionale Per avviare una corretta revisione della programmazione comunitaria nonché delle priorità che l Italia intende darsi per il periodo è indispensabile elaborare una fotografia del contesto economico entro il quale si sviluppa la società della conoscenza. Il sistema produttivo attraversa una crisi che non sembra avere soltanto carattere congiunturale e che non pare territorialmente delimitata. Un analisi dei principali indicatori del sistema innovativo può dunque essere utile a posizionare l Italia nello scenario internazionale e a qualificare gli interventi di politica pubblica della ricerca proprio nella direzione dell uscita dalla crisi. Grafico 1 Capacità innovativa europea nella competizione globale 4 L indicatore sintetico dello IUS è calcolato aggregando indicatori che misurano: l intensità degli sforzi innovativi, in termini finanziari e di risorse umane impiegate; le attività innovative delle imprese; l intensità brevettuale; la capacità di produrre nuova conoscenza. Per il confronto su scala globale, il numero di indicatori semplici utilizzati è inferiore a quello relativo al confronto tra paesi europei. Fonte: Commissione Europea, Innovation Union Scoreboard 2011 Uno dei principali indicatori sintetici, che permettono la misurazione della capacità innovativa di un paese attraverso pochi dati che riassumono però la molteplicità di aspetti legati ai complessi processi di ricerca e innovazione, è l Innovation Union Scoreboard (IUS). 4 Esso indica (Grafico 1) che: - l Unione Europea dei 27 Paesi (UE27) ha prestazioni inferiori a quelle di 11

13 I punti di partenza Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud: negli ultimi cinque anni si è rafforzata la leadership della Corea del Sud, mentre il ritardo europeo nei confronti di Stati Uniti e Giappone si è ridotto, pur restando significativo per intensità di attività di R&I delle imprese, collaborazioni scientifiche tra settore pubblico e privato, realizzazione di brevetti ed acquisizione dei proventi esteri ad essi associati; - l UE27 possiede una capacità innovativa superiore a quella di Australia, Canada e tutti i paesi BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa), ma, se rispetto a Canada e Brasile l UE27 ha consolidato la propria posizione, nei confronti della Cina il vantaggio europeo si è ridotto, in particolare nel settore dell educazione, delle pubblicazioni scientifiche, dei brevetti e dell esportazioni a medio-alta tecnologia. In questo critico contesto di accentuata competizione, il sistema-italia non riesce ad emergere: il nostro Paese si colloca, nel confronto con i principali competitori europei, al quindicesimo posto della classifica basata sull IUS (Grafico 2) all interno del gruppo eufemisticamente denominato moderate innovators, che poi sono i Paesi con una prestazione complessiva al di sotto della media UE27. Grafico 2 Graduatoria dello Innovation Union Scoreboard, Summary Innovation Index 2011 Fonte: Commissione Europea, Innovation Union Scoreboard In questo elaborato la notazione R&I viene usata come sinonimo del più usuale, ma forse meno appropriato, R&S. Questo score insoddisfacente dipende da più fattori che, tutti, influenzano la capacità innovativa di un Paese; tra questi, per quanto riguarda l Italia, assumono particolare rilievo: - la mancanza di un chiaro programma di politica economica che punti sulla R&I, con interventi strutturali ed efficaci per strumenti e risorse adeguate e certe; - la propensione all investimento in R&I, 5,6 un indicatore (di input) dell attività innovativa che risulta molto penalizzante per il posizionamento italiano; 12

14 I punti di partenza - la frammentazione del sistema istituzionale di finanziamento, che parcellizza gli interventi, riconducibili a numerose amministrazioni, centrali e periferiche senza un efficace coordinamento; - la mancanza di strumenti fiscali per sostenere gli investimenti in R&I e i tempi lunghi nella gestione degli strumenti pubblici di cofinanziamento della R&I; - la forte presenza di piccole e medie imprese, che condiziona negativamente la quota di investimenti complessivi in ricerca e innovazione da parte del settore privato; - la scarsa propensione a collaborare tra sistema pubblico di ricerca e il sistema delle imprese, in particolare piccole e medie, e la debole attenzione ai risultati applicativi dei risultati della ricerca; - la mancanza di un vero sistema di Finanza per la R&I che sappia mettere a sistema strumenti pubblici e privati - la struttura del sistema produttivo caratterizzata anch essa da frammentazione, con un tessuto imprenditoriale costituito prevalentemente da PMI, meno propense a investire in attività di ricerca e sviluppo, e poche grandi imprese; - l elevata specializzazione delle imprese italiane che rende di fatto poco convenienti e scarsamente remunerati gli investimenti in ricerca con pochi sbocchi di mercato. 6 L Italia è il Paese, tra quelli avanzati, con uno dei più bassi valori del rapporto tra investimento in R&I e PIL (1,26% nel 2010). La media OCSE si attesta infatti al 2,4%, Stati Uniti e Germania sfiorano il 3%, soglia superata dal Giappone (3,4%). Il dato italiano è rimasto, invece, sostanzialmente invariato rispetto al valore di 20 anni fa (era al 1,25% nel 1990), seppure occorre sottolineare che, dopo la flessione registrata nel corso degli anni 90, questo rapporto ha ripreso a crescere da alcuni anni, in particolare grazie all aumento delle spese in R&I delle imprese. (Grafico A1 in Appendice). 7 Istat, La Ricerca e Sviluppo in Italia, dicembre HIT 2020 è nato infatti anche per razionalizzare gli interventi, favorire la semplicità delle norme, accrescerne la stabilità, garantire la certezza delle erogazioni in tempi rapidi, prevedere meccanismi di monitoraggio e di valutazione degli interventi in un contesto in cui trasparenza e accountability del settore pubblico devono essere veri pilastri. In questa logica, il coinvolgimento di soggetti privati specializzati, sia per il finanziamento sia nella gestione, potrebbe contribuire ad accrescere l efficacia della spesa riducendone l incidenza sulle finanza pubblica. Approfondendo un poco l analisi dei dati sulla R&I, si evidenzia l esistenza di una forte concentrazione degli investimenti in R&I nelle Regioni del centro-nord: al Nord-ovest è infatti attribuibile il 37,3% della spesa complessiva nazionale, seguito dal Nord-est (22,6%), dal Centro (24,2%), mentre nel Mezzogiorno la quota è appena del 15,9%. 7 Questa differenziazione nella spesa evidenzia ulteriormente il già noto problema di una differente propensione delle Regioni italiane a investire e richiama l attenzione sul tema della governance delle politiche pubbliche di R&I, ripreso nei capitoli 13

15 I punti di partenza 8 Grafico A2 in Appendice. 9 Cfr. Franco Amatori, Matteo Bugamelli, Andrea Colli, Le imprese italiane nella storia: dimensione, tecnologia e imprenditorialità, Banca d Italia, Quaderni dell ufficio ricerche storiche, N.13, ottobre In dettaglio, nel 2010 l investimento in R&I era così distribuito: 69% dalle imprese con piu di 500 dipendenti, 22% tra 50 e 249, il 9% per imprese con meno di 50 dipendenti. Istat, La Ricerca e Sviluppo in Italia, Dicembre Il confronto internazionale è realizzato su dati Eurostat che considera una popolazione di riferimento diversa da quella Istat. successivi del documento (Cfr. in particolare Par e 2.1.3). L insoddisfacente performance italiana in tema di investimenti in R&I si caratterizza per la peculiare composizione degli investimenti stessi. Se si guarda infatti al confronto internazionale, emerge la ridotta quota dell investimento in R&I attribuibile al settore privato: in Italia, nel 2010, tale quota ammontava al 57,5% (52,5% nel 2006), mentre in Germania il 67,2% della spesa in R&I è effettuata dal settore privato, nel Regno Unito e in Francia la percentuale è rispettivamente del 63,4% e del 62,3%. 8 L origine di questa bassa propensione delle imprese italiane ad investire in attività di R&I è, almeno in parte, dovuta ad una struttura produttiva sbilanciata dal lato delle piccole e medie imprese. 9 È pur vero che la bassa propensione agli investimenti in attività formalizzate di R&I non impedisce, in generale, l introduzione o l adozione di innovazioni da parte del sistema italiano delle imprese (Grafico 3): il Community Innovation Survey riporta che il 38% delle imprese italiane ha introdotto innovazioni di prodotto e/o di processo nel triennio (era il 37,6% nel triennio precedente). Tale dato è distante da quello tedesco (50,2%), ma superiore a quello di paesi come Francia (32,2%) e Spagna (26,4%). 10 Grafico 3 Percentuale di imprese che hanno realizzato innovazioni tecnologiche Fonte: Eurostat Community Innovation Survey (CIS 2008, CIS 2010) 14

16 I punti di partenza 11 È degno di nota il fatto che, negli anni della crisi per i quali sono disponibili i dati, la dinamica dell intensità brevettuale è stata migliore in Francia e Germania rispetto all Italia, determinando un ulteriore incremento del divario tra il nostro sistema di R&I e quello dei principali Paesi europei. 12 OECD, Science, Technology and Industry Outlook Dal confronto internazionale emerge chiaramente l importanza dei collegamenti con il sistema della ricerca pubblico e con altre imprese per favorire l aumento della propensione alla R&I anche delle piccole e medie imprese. In questa logica si inserisce inoltre l azione a supporto dello sviluppo di reti di imprese come strumento per facilitare l adozione di nuove tecnologie e d introdurre innovazioni, grazie ad una progressiva accumulazione di conoscenza tacita ed allo sviluppo di processi di apprendimento reciproco (mutual learning). Naturalmente, una generica capacità di introdurre o adottare innovazioni sviluppate da altri è ben diversa dalla capacità di produrre in proprio innovazioni radicali, di cui quelle brevettabili rappresentano un ampio sotto insieme. A tal proposito, il Grafico 4 mostra i dati relativi all intensità brevettuale dei principali Paesi industrializzati. Purtroppo, assai ampio è il divario tra la performance brevettuale registrata in Italia e la media dei paesi OCSE: nel nostro Paese, nel 2010, sono stati depositati 11,7 brevetti per milione di abitanti contro una media OCSE di 38,7, e soprattutto contro un valore per la Germania di 69,5 e per il Giappone di 118,2. 11 Grafico 4 Numero di famiglie di brevetti triadici* per milione di abitanti * depositati presso EPO, USPTO e JPO - Fonte: OECD, Main Science & Technology Indicators dataset, 2012 Tale criticità appare ancora più rilevante se si considerano le informazioni relative ai brevetti realizzati in collaborazione con inventori stranieri ed ai brevetti prodotti dalle nuove imprese. Per quanto riguarda il primo aspetto, che misura il grado di internazionalizzazione del sistema innovativo, in Italia, tra il 2007 e il 2009, il 13,5% dei brevetti è realizzato in collaborazione con inventori stranieri rispetto al 16,9% della Germania, al 17,6% della Spagna, al 20,6% della Francia, ed al 24,7% del Regno Unito

17 I punti di partenza I dati sui brevetti prodotti dalle nuove imprese consentono una valutazione prospettica della dinamica inventiva e della propensione dei newcomers a sviluppare nuove attività e prodotti. In Italia la percentuale di imprese di età inferiore ai 5 anni sul totale delle imprese che depositano brevetti è pari, nel periodo , al 16,8%, contro il 20,7% della Germania, il 23,4% della Francia, il 24,3% della Spagna, il 27,9% del Regno Unito e il 28,7% negli Stati Uniti. 13 Infine, anche la capacità delle imprese italiane di realizzare ricerca e innovazione in cooperazione con altre imprese, enti pubblici di ricerca e università risulta essere limitata, segnale di una criticità da risolvere per migliorare la capacità degli attori della ricerca e dell innovazione di fare sistema. Secondo la settima edizione della Community Innovation Survey, in Italia solo il 12,1% delle imprese innovative nei prodotti o nei processi ha cooperato con altri soggetti. È il valore più basso in Europa, dove la media è pari al 26,5%. Questo dato è coerente con il limitato ricorso del settore privato al sistema della ricerca pubblica, testimoniato: a) dal basso livello del contributo finanziario da parte del settore privato alla R&I pubblica: l Italia è al 33 posto su 38 paesi analizzati dall OCSE/OECD per quanto riguarda questo indicatore; 14 b) dalla bassa propensione italiana a realizzare pubblicazioni in cooperazione pubblico-privato: 20,7 pubblicazioni in partnership per milione di abitanti, contro le 36,2 realizzate in media in Europa OECD, Science, Technology and Industry Scoreboard OECD, Science, Technology and Industry Outlook Commissione Europea, Innovation Union Scoreboard Questa modesta capacità di dialogo dipende certamente dalle caratteristiche delle imprese italiane (costituite in larga misura da PMI, concentrate soprattutto in settori tradizionali, che esprimono una domanda di laureati e dottorati ancora molto bassa, che vedono una ampia diffusione di modelli di gestione tradizionali e familiari, ecc.) ma è anche riconducibile ad una non elevata propensione del sistema pubblico a sviluppare attività di ricerca su commessa o in collaborazione con il mondo delle imprese. La strategia di HIT 2020 mira a accompagnare le istituzioni di ricerca verso un ruolo più attivo nell attivazione di partenariati, nello sviluppo di network di ricerca internazionali, nella animazione di progetti congiunti sul territorio, trasformandole in attori dello sviluppo nazionale e dei territori ove operano. La Strategia che HIT 2020 propone si basa proprio sul principio della crea- 16

18 I punti di partenza zione di reti, fra imprese ma anche fra amministrazioni della ricerca ed imprese, al fine di favorire sia lo sviluppo delle economie di scala nella produzione di innovazione che l emersione e l immissione nel ciclo formazione-ricerca-innovazione dei saperi taciti presenti nel tessuto produttivo. Questa strategia, tutta basata sulla sinergia fra le componenti del sistema, si allinea con i principi ispiratori della smart specialization dei territori, appena agli esordi nel 2012, ma che continueranno ad informare il percorso di HIT Il posizionamento dei ricercatori italiani A fronte del quadro critico per il nostro Paese disegnato dai dati che precedono, l Italia presenta, negli ultimi cinque anni, tassi di crescita superiori alla media europea per alcuni indicatori legati alle risorse umane per la ricerca, quali i nuovi dottori di ricerca e gli studenti di dottorato extraeuropei. Anche il dato relativo al numero di addetti alla R&I in relazione al totale della forza lavoro, che pure risulta in Italia inferiore alla media europea (nel 2010, operano in Italia 8,8 addetti alla ricerca ogni occupati, mentre sono 10,4 nel complesso dell UE27), 16 presenta una dinamica positiva: l Italia ha infatti realizzato una delle migliori performance nel differenziale OCSE, Main Science & Technology Indicators dataset È dunque utile, nel momento in cui s impostano le politiche pubbliche per la ricerca , approfondire l analisi di questi punti di forza e valutare in particolare il posizionamento dei ricercatori italiani nel contesto internazionale. A tale scopo si possono esaminare alcuni indicatori chiave delle nostre capacità, quali: - la produzione di letteratura scientifica, in termini di numero di pubblicazioni in valore assoluto e normalizzato rispetto alla popolazione; - le citazioni ricevute da ogni pubblicazione (parametro considerato proxy della qualità della produzione scientifica); - le collaborazioni internazionali, come misura del grado di apertura del sistema. La produzione di letteratura scientifica è una misura della capacità del 17

19 I punti di partenza paese di condurre ricerca di frontiera in un contesto internazionale caratterizzato, negli ultimi anni, da una frenetica evoluzione in termini di distribuzione geografica, con l emergere di nuovi attori dotati di enormi potenzialità di sviluppo (Grafico 5). In particolare, nel periodo tra il 1996 e il 2011, la produzione di articoli scientifici della Cina è passata da articoli a ben , risultando così seconda solo a quella degli Stati Uniti ( ) e sopravanzando nettamente quella di Paesi come Regno Unito, Giappone e Germania. Non solo, dal 2011 la Cina si è collocata al primo posto, superando anche gli Stati Uniti, per la produzione di pubblicazioni scientifiche nelle aree dell ingegneria, delle scienze informatiche e dell energia. Grafico 5 Numero di pubblicazioni scientifiche Fonte: SCImago Journal & Country Rank Nella graduatoria dei primi venti paesi al mondo per numero di pubblicazioni scientifiche prodotte nell orizzonte , l Italia occupa un onorevole ottavo posto, con circa pubblicazioni complessive, valore superiore a quello della Spagna ( ), ma inferiore al dato di Francia ( ), Germania ( ) e Regno Unito ( ). In testa alla graduatoria figurano gli Stati Uniti, che superano i 6 milioni di pubblicazioni nel periodo considerato. Per quanto riguarda le citazioni ottenute dai lavori scientifici (Grafico 6), il 9,8% delle pubblicazioni italiane rientra nel gruppo delle 10% più citate, un dato superiore a quello della Spagna ed in linea con quello francese (10,1%), anche se inferiore alla media UE27 (10,7%) e alla quota di Germania (11,4%) e Regno Unito (12,8%). 18

20 I punti di partenza Grafico 6 Quota di pubblicazioni scientifiche appartenenti al gruppo delle pubblicazioni più citate (primo 10%) Fonte: Commissione Europea, Innovation Union Scoreboard 2011 Ogni articolo scientifico prodotto da ricercatori italiani ha ricevuto una media di 15 citazioni nel periodo Tale risultato è superiore a quello realizzato da Paesi come Spagna (13,7 citazioni per pubblicazione) e Giappone (12,1) e prossimo a quelli dei principali partner europei come Francia (15,6) e Germania (16,2). Guidano questa graduatoria Svizzera (22,5 citazioni per pubblicazione), Olanda (20,8) e Stati Uniti (20,5). In particolare, l Italia registra un numero di citazioni per pubblicazione nelle aree dell ingegneria e della medicina superiore sia alla Francia sia alla Germania. 17 Grafico A3 in Appendice. 18 Grafico A4 in Appendice. Infine, un ulteriore elemento di valutazione della qualità dei sistemi nazionali della ricerca è quello delle collaborazioni internazionali, che testimoniano l inserimento dei ricercatori nella comunità scientifica internazionale e il livello di partecipazione a programmi di ricerca su scala internazionale. In Italia, nel periodo , la percentuale di articoli scientifici aventi tra gli autori anche ricercatori di altre nazionalità è stato del 40,9%, dato inferiore alla media OCSE (46,8%), simile a quello spagnolo (40,2%), ma più basso dei valori registrati in Francia (47,6), Germania (47,2) e Regno Unito (44,9). 18 Come è ampiamente dettagliato nel Capitolo 4, HIT 2020 intende quindi potenziare le capacità dei ricercatori italiani puntando a: - ottimizzare l attività formativa universitaria e meglio raccordandola con il fabbisogno delle imprese attraverso la consultazione del tessuto produttivo e forme di partenariato quali stage aziendali e apprendistato di alta formazione, industrial PHD, assegni di ricerca congiunti tra università ed imprese, 19

21 I punti di partenza - stimolare la caratterizzazione industriale del dottorato di ricerca e qualificando il percorso dottorale secondo i criteri individuati in sede comunitaria, - favorire la mobilità intersettoriale dei ricercatori, nell ottica di una più ampia circolazione dei saperi e delle innovazioni da essa prodotta, - promuovere la mobilità inter-istituzionale dei ricercatori, favorendo lo sviluppo di percorsi di carriera che alternino periodi interni all accademia con periodi di ricerca e sperimentazione nelle imprese, e incentivando la mobilità fra istituzioni di ricerca sia nazionali che internazionali, - delineare e tutelare i nuovi profili professionali dei ricercatori nell ambito della comunicazione e delle ricadute sociali dell attività di ricerca La partecipazione italiana ai Programmi Quadro dell Unione Europea I tassi di partecipazione e di successo ai Programmi Quadro per la Ricerca e lo Sviluppo Tecnologico dell Unione Europea rappresentano un indicatore di rilievo per definire il posizionamento del sistema italiano della ricerca nel contesto internazionale e soprattutto per individuare i punti deboli su cui intervenire per riuscire a far crescere in qualità e quantità la partecipazione italiana. Da un analisi della partecipazione italiana al V, VI e VII Programma Quadro si può osservare che l Italia si colloca al quarto posto, sia in termini di proposte presentate che di finanziamenti ricevuti, dopo Regno Unito, Germania e Francia. Il trend della performance italiana, misurata come percentuale di finanziamenti ottenuti sul totale degli erogati, è andato però peggiorando nel tempo, come emerge dalla Tabella 1. 20

22 I punti di partenza Tabella 1 Partecipazione italiana ai Programmi Quadro Fonte: MIUR, Commissione Europea 19 Traducendo in mancate risorse per il sistema nazionale di R&I, il differenziale negativo si può calcolare in oltre 400 milioni di euro/anno, che supererebbero i 600 milioni di euro/anno in Horizon 2020, a meno d incrementare il tasso di successo. 20 I dati riportati di seguito sono ripresi dal rapporto del MIUR del Febbraio 2012, integrati con i dati del 5 Rapporto di Monitoraggio del VII PQ ad opera della Commissione Europea. Si è passati infatti da uno share del 9,4% nel V PQ all 8,4% nel VII PQ, che si avvia a conclusione. Questo trend discendente si può spiegare, almeno in parte, con la maggiore competizione generata dall apertura dei PQ ai nuovi Paesi Membri. Se consideriamo il differenziale tra il contributo italiano al budget europeo e i finanziamenti ottenuti sul VII Programma Quadro, il saldo netto per l Italia è negativo per -3,94 punti. 19 Da un confronto con i maggiori Paesi europei, la Francia ha un risultato peggiore di quello italiano (-4,99), mentre la Germania si trova in una situazione molto vicina al pareggio (-0,91) ed il Regno Unito ha un ritorno nettamente positivo (+4,4) (Tabella A1 in Appendice). Nel VII Programma Quadro, nonostante questo non si sia ancora concluso, è già possibile delineare un quadro della partecipazione italiana. 20 Secondo il rapporto del MIUR, a dicembre 2011, l Italia aveva ottenuto finanziamenti pari a milioni di Euro sui circa 27 miliardi di Euro nei bandi già assegnati. Rispetto ai precedenti PQ, è interessante osservare che l Italia occupa il terzo posto in termini di proposte presentate e detiene, per le stesse proposte, il primato per numero di coordinatori, mentre scivola in quarta posizione nelle proposte in negoziazione. Se ne ricava quindi che il tasso di successo del coordinamento italiano (12,3%) è inferiore al tasso di successo generale delle proposte (15,9%). Evidentemente si tratta di un dato medio, con settori più competitivi e altri meno. È importante sottolineare da qusto punto di vista che i settori che meglio sono riusciti a presentarsi in modo coeso, generando masse critiche più significative, hanno avuto superiori tassi di successo. 21

23 I punti di partenza Per quanto riguarda i finanziamenti per la mobilità dei ricercatori, la performance dell Italia è andata migliorando nel corso dei programmi, e nel VII PQ il programma Persone risulta essere l unico caso in cui il tasso di successo italiano supera la media europea. 21 La mobilità in uscita (ricercatori italiani che vanno all estero) rappresenta la quota più importante dei progetti finanziati. Già nel V PQ infatti l Italia rientrava nel gruppo con il più alto tasso di ricercatori in mobilità in uscita, insieme a Paesi come Romania, Repubblica Ceca, Ungheria, Slovenia e nel gruppo appena superiore alla media europea per numero di ricercatori ospitati. 22 Il divario tra mobilità in entrata ed in uscita si conferma nel VII PQ: il 78% della mobilità riguarda ricercatori italiani che vanno all estero contro un 22% di ricercatori stranieri in Italia, 23 un dato assai allarmante. 21 Tabella A2 in Appendice. 22 Commissione Europea, Impact assessment of the Marie Curie fellowships under the 4th and 5th Framework Programmes of Research and Technological Development of the EU ( ). 23 Commissione Europea, Directorate General for Research and Innovation, FP7-PEOPLE Marie Curie Actions - Country fact sheet: Italy, 18 Ottobre Tabella A3 in Appendice. 25 Grafico A5 in Appendice. 26 Commissione Europea, DG for Research and Innovation, SME in FP7, Report, Autumn Nel Programma Idee, che rappresenta una delle novità del VII PQ, il tasso di successo dell Italia è particolarmente modesto (3,2%) e nettamente inferiore alla media europea (14%). Un tasso di successo così basso si spiega con l alto numero di progetti presentati: il maggior numero di proposte presentate allo European Research Council provengono infatti da ricercatori italiani, mentre in termini di progetti approvati l Italia si colloca in quinta posizione, dietro a Regno Unito, Germania, Francia e Paesi Bassi. I ricercatori italiani finanziati nell ambito del programma sono 154 (65 per gli Advanced Grants, 89 per gli Starting Grants) 24 e 86 di questi (oltre la metà dunque) risultano essere ospiti in strutture estere, un altro dato che genera preoccupazione, anche perché si accompagna all osservazione che, come Paese di destinazione di ricercatori stranieri finanziati dal programma, l Italia risulta soltanto in settima posizione: i ricercatori ospitati operano principalmente nel campo delle scienze fisiche e dell ingegneria, seguiti da scienze della vita e scienze sociali e umanistiche in egual misura. 25 Rispetto al Programma Capacità, l Italia registra un tasso di successo del 17,3%, inferiore alla media europea (19%). All interno di questo programma le migliori performance si registrano nei bandi Scienza nella Società e Potenziale di Ricerca, con tassi di successo prossimi alla media europea. Infine, rispetto al VI PQ, si registra un peggioramento sulla quota di finanziamento ricevuta sul totale per i programmi a beneficio delle PMI. 26 Per avere successo nei programmi della R&I europei è necessario partecipare attivamente e in modo continuativo ai processi di definizione degli 22

24 I punti di partenza obiettivi (sia nella fase di stesura dei programmi sia nelle singole azioni) e di gestione delle attività. Richiede quindi un sistema Paese attento ai temi europei della R&I, nonché la strutturazione di un coordinamento interno e in Europa (Ministeri competenti, Regioni, Rappresentanze, esperti di programma e nei vari gruppi europei), la qualificazione e lo sviluppo di servizi per favorire la partecipazione (Cfr. Par ). Anche in questo ambito diventa indispensabile fare massa critica e quindi favorire processi di confronto e collaborazione per definire idee progettuali forti I riflessi sul sistema economico e produttivo Per quanto riguarda la competitività internazionale, l evoluzione delle competenze scientifiche e tecnologiche presenti all interno dei diversi Paesi costituisce un fattore essenziale nel determinare le tendenze della divisione internazionale del lavoro. A tal proposito, particolare interesse riveste l analisi della composizione delle esportazioni: essa riflette infatti caratteristiche legate alla struttura del sistema produttivo e consente una misura della capacità di competere sui mercati internazionali. Grafico 7 Esportazioni del settore manifatturiero per intensità tecnologica nei principali paesi industrializzati, 2009 Fonte: OECD, STAN Bilateral Trade Indicators Database, 2012) Purtroppo, i dati più aggiornati disponibili evidenziano che, seppure con lodevoli eccezioni in alcuni settori, la quota di esportazioni ad alto con- 23

25 I punti di partenza tenuto tecnologico è per l Italia appena del 10,8% sul totale dell export. Tale quota è la più bassa fra i Paesi considerati nel Grafico 7, meno della metà di quella della Francia, circa la metà della quota realizzata in Germania ed un terzo di quella del Regno Unito. Per contro, la quota complessiva di esportazioni a medio-basso o basso contenuto tecnologico è del 49,3% nel 2009, dato che conferma la specializzazione italiana nei settori più tradizionali dell economia. Questi dati sono ovviamente coerenti con la collocazione del sistema-paese Italia nel gruppo dei modesti innovatori (Cfr. Grafico 2). Anche se il Paese è caratterizzato da elementi di eccellenza, occorre riconoscere che il sistema nel suo complesso risulta poco innovativo. Quindi, se da un lato si possono enfatizzare la capacità e il merito delle singole eccellenze, dall altro bisogna prendere atto di come il Paese sia spaccato in due: a fronte di una componente dinamica e innovativa, la cui attività è soprattutto basata sull export, ce n è un altra che si rivolge esclusivamente al mercato interno e che rimane schiacciata per valore aggiunto e performance innovativa. Il punto cruciale, sul quale riflettere ed agire, riguarda dunque i meccanismi attraverso cui ricucire il Paese tra queste due componenti, tra le imprese innovative che ormai quasi interamente si rivolgono ai mercati internazionali e quelle che invece si concentrano sulla domanda interna e che non solo non innovano ma non riescono nemmeno ad assorbire innovazione dall esterno. In questa azione di ricucitura, il sistema pubblico della ricerca può esercitare un ruolo fondamentale, attraverso meccanismi di mobilità intersettoriale dei ricercatori, l attivazione di dottorati industriali, 27 incentivazione di spin off a capitale misto. 27 Esemplare a tale proposito il Progetto EUREKA della Regione Marche, con il finanziamento di dottorati a carico per un terzo della Regione, un terzo le Università ed un terzo le PMI presso le quali svolgono attività di ricerca i dottorandi Insomma, riconosciuta l importanza/preponderanza dei settori low- e medium-tech nel panorama produttivo italiano, attraverso HIT 2020 saranno previsti ed incentivati meccanismi che permettano d integrare innovazioni e output della ricerca scientifica e tecnologica in tali settori produttivi. Un elemento essenziale sarà poi l analisi degli effetti di HIT 2020 in termini d impatto sul sistema produttivo (cfr. Par. 3.3), soprattutto come capacità sia di generare nuova industria, sia di rigenerare industria esistente. Occorre infine sottolineare che, rispetto alla dinamica della produttività, il cambiamento tecnologico derivante dall introduzione e diffusione delle 24

26 I punti di partenza nuove tecnologie ha effetti rilevanti sulla produttività dei fattori impiegati nella produzione. La dinamica della produttività riflette quindi la capacità innovativa dei sistemi economici e influenza in maniera cruciale la competitività internazionale degli stessi e i tassi di crescita di un dato sistema economico. Le stime realizzate nell ambito del rapporto Innovation Strategy dell OCSE 28 evidenziano come gli investimenti immateriali legati all innovazione (R&I, software, capitale umano, nuove forme organizzative, etc.) contribuiscono in maniera decisiva alla crescita della produttività del lavoro. Le differenze in termini di capacità di ricerca e innovazione spiegano molto del gap presente tra paesi avanzati e paesi emergenti. Ciò implica che le prospettive di crescita future e il posizionamento nello scenario globale sia dei paesi avanzati sia dei paesi emergenti saranno sempre più legati alla qualità dei sistemi della ricerca e dell innovazione. Grafico 8 Produttività del lavoro, (base 2000=100) Fonte: OECD.Stat: Labour productivity growth in the total economy, ategy In tale contesto, alcune delle criticità evidenziate per il sistema italiano possono contribuire a spiegare come, negli anni più recenti, il valore della produttività del lavoro in Italia rimanga pressoché costante (Grafico 8): fatto 100 il dato relativo alla produttività del lavoro in Italia nel 2000, lo stesso nel 2011 è, in Italia, appena a 100,3. Incrementi decisamente maggiori vengono registrati negli altri Paesi considerati, soprattutto Stati Uniti (con un incremento complessivo del 22,4%), Giappone (20,7%), Regno Unito (18,4%); Francia e Germania registrano aumenti di produttività più modesti (rispettivamente 11,6% e 13,6%), ma comunque largamente superiori a quello italiano. 25

27 I punti di partenza Nell ultimo decennio, in Italia, i mancati aumenti di efficienza produttiva hanno contribuito a determinare una minore crescita dell economia nel suo complesso rispetto ai principali Paesi industrializzati e ad ampliare gli effetti negativi della crisi economica ancora in corso Conclusione I dati illustrati nei paragrafi che precedono documentano l esistenza di notevoli differenze tra i sistemi dell innovazione e della ricerca dei vari paesi. Tali differenze incidono fortemente sulla capacità di competere sui mercati internazionali. Gli effetti indotti dallo sviluppo tecnologico in relazione alla crescente entità del valore aggiunto per addetto delle produzioni hightech, rispetto a quello dei comparti a medio-bassa tecnologia, sono infatti sempre più rilevanti ai fini della crescita economica. Più in generale, il potenziale di ricerca di un paese incide in maniera determinante sulla sua competitività nella società della conoscenza, misurata come capacità di produrre innovazione e quindi di rispondere in maniera adeguata ai bisogni espressi dai cittadini. Un sistema della ricerca sano ed efficiente, non frammentato e privo di duplicazioni, forte, coeso e strategicamente orientato genera benessere economico e coesione sociale: questo è il grande obiettivo di HIT

28 I punti di partenza 1.2 Perché Horizon 2020 Italia - HIT Le caratteristiche salienti di Horizon 2020 EU La Commissione Europea ha presentato la sua proposta per il Programma Quadro di Ricerca e Innovazione il 30 novembre Il nuovo Programma, denominato Horizon 2020, esplicita il contributo che i sistemi di ricerca e d innovazione dei Paesi Membri e degli Stati Associati al Programma sono chiamati a fornire per conseguire gli obiettivi della Strategia Europa In particolare, con una proposta di budget di 80 miliardi di euro, Horizon 2020 rappresenta l elemento portante per la costruzione di quella Unione dell innovazione, 29 componente della Strategia Europa 2020 volta a potenziare la competitività globale del Sistema Europa. Con Horizon 2020, viene per la prima volta ricondotto ad un quadro unico l insieme degli investimenti dell UE per la ricerca e l innovazione. Il Programma dedica una forte attenzione alla conversione delle nuove conoscenze in prodotti, processi e servizi innovativi, che, al tempo stesso, offrano opportunità al sistema produttivo e contribuiscano al miglioramento della vita dei cittadini. Il Programma prevede infatti finanziamenti che coprono l intero percorso, dalla ricerca knowledge driven, alla sua traduzione in innovazione technology driven, fino alle applicazioni industriali e commerciali (society driven). Altro aspetto rilevante è lo sforzo di riduzione delle formalità burocratiche, testimoniato ad esempio dall adozione di un tasso forfettario unico per i costi indiretti e da procedure di valutazione dei progetti ed erogazione dei finanziamenti più rapide, per attrarre un maggior numero di ricercatori e, soprattutto, di piccole imprese innovative innovationunion/index_en.cfm Horizon 2020 articola le risorse su tre priorità. - poco meno di un terzo del budget complessivo del Programma (circa 25 miliardi di Euro nella proposta della Commissione) è destinato a rinforzare la posizione dell UE nella ricerca di frontiera (priorità Excellent Science). 27

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