Manuale di Protezione Passiva

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1 MPP.it Biblioteca Tecnica Knauf 07/2011 Manuale di Protezione Passiva L antincendio con Knauf Sistemi di Protezione Passiva con classificazione europea

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3 L antincendio con Knauf Sistemi di Protezione Passiva con classificazione europea

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5 Introduzione Con l introduzione dei Decreti Ministeriali del 2007 si è innescato un processo di profondo cambiamento nel trattare e risolvere il tema della sicurezza antincendio, processo che ha investito tutti gli Operatori del settore, nessuno escluso. Al Progettista si richiede oggi una sempre più profonda preparazione non solo sulle normative che disciplinano la materia, ma anche sui meccanismi di funzionamento dei sistemi per la protezione dal fuoco fino alla loro realizzazione in opera in condizioni che spesso sono differenti da quelle in cui quegli stessi sistemi sono stati testati in laboratorio, quindi necessariamente oggetto di attenta valutazione. I Laboratori di Prova hanno dovuto adeguare le loro strutture per realizzare i test di resistenza al fuoco conformemente alle modalità di prova dettagliatamente descritte dalle norme EN richiamate dalla Legge. Agli Istituti di prova italiani si sono affiancati d altra parte Laboratori di altri Paesi europei che sono altrettanto in grado di realizzare prove e produrre rapporti di prova e classificazione validi anche per l Italia. I Produttori, dal canto loro, hanno dovuto affrontare il nuovo scenario effettuando nuove prove di laboratorio secondo le metodologie descritte nelle norme europee e facendo opera di informazione per rendere disponibili con chiarezza sempre maggiore i risultati delle prove e le caratteristiche dei sistemi testati. Knauf, da sempre leader nella Protezione Passiva, ha profuso negli ultimi anni un vasto impegno nel rielaborare la documentazione tecnica (consultabile sempre anche online nella sezione del sito aziendale dedicata alla Protezione Passiva) oltre che nel rendere disponibile decine di prove di resistenza al fuoco conformi ai dettami dei DDMM e quindi largamente utili quali supporto indispensabile per la corretta progettazione antincendio. Oggi, trascorsi 4 anni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dei Decreti, presentiamo in Italia questo volume che vuole essere uno strumento di lavoro - principalmente per i Progettisti in cui si tracciano sinteticamente i contorni normativi e si delineano le numerose possibili soluzioni per la Protezione Passiva con i Sistemi in Lastre. Sicuramente molto si è fatto da parte di tutti (Ministero dell Interno in primis) per compiere un significativo e quasi epocale processo di rinnovamento di tutto l approccio alla Protezione Antincendio, ma è anche vero che c è ancora un pezzo di strada da compiere prima di aver chiarito completamente talune seppur limitate zone d ombra nell interpretazione di alcuni specifici passi normativi, piuttosto che prima di avere la disponibilità di tutti i documenti tecnici di riferimento (appendici nazionali agli Eurocodici, norme europee per le Extended Applications). Per questo confidiamo di aver reso un utile servizio alla Categoria, senza la pretesa di avere scritto un testo definitivo e, tantomeno, esaustivo. Sarà semmai un piacere ed un onore ricevere osservazioni e suggerimenti dai gentili Lettori che vorranno farlo per una reciproca crescita di conoscenza in questa materia. Il ringraziamento per questa pubblicazione che oggi, dopo tanto lavoro, vede la luce, va all Ing. Michela Fei ed al Geom. Thomas Galloni che hanno molto contribuito ai contenuti ed alla forma editoriale del testo. Un ringraziamento ed una conferma di grande stima professionale vanno al Prof. Ing. Paolo Setti, Docente del Politecnico di Milano ed all Ing. Sandro Pustorino, Coordinatore della Commissione Sicurezza delle costruzioni in acciaio in caso di incendio di Fondazione Promozione Acciaio, per aver entrambi partecipato alla definizione dei testi rispettivamente nella parte di approccio ingegneristico alla protezione passiva e in quella di progetto e verifica delle diverse tipologie di strutture portanti. Ing. Claudia Chiti Direttore Tecnico Knauf Italia

6 Indice Indice 1. SICUREZZA IN CASO D INCENDIO NELLE COSTRUZIONI Principi generali Strategie antincendio Prevenzione e protezione Riferimenti normativi REAZIONE AL FUOCO Requisiti prestazionali di reazione al fuoco Prescrizioni della normativa italiana per le principali attività soggette alla prevenzione incendi Classificazione europea di reazione al fuoco Classificazione dei prodotti Knauf RESISTENZA AL FUOCO Generalità e definizioni Carico d incendio e carico d incendio specifico di progetto Modelli di fuoco Classe di resistenza al fuoco Criteri di progettazione e di verifica degli elementi strutturali resistenti al fuoco Metodi di verifica della resistenza al fuoco COMPARTIMENTAZIONE Generalità Sistemi di protezione passiva dall incendio con Tecnologia Stratificata a Secco in gesso rivestito Materiali da costruzione ed elementi costruttivi Comportamento del gesso al fuoco Soluzioni Tecniche Knauf Pareti divisorie e contropareti Principi generali Determinazione in base ai risultati di prova Determinazione in base a confronti con tabelle Determinazione in base ai risultati di calcoli Caratteristiche generali di pareti e contropareti in lastre di gesso rivestito Porte tagliafuoco Attraversamenti Caratteristiche generali di pareti e contropareti in lastre di gesso rivestito Controsoffitti Principi generali Determinazione in base ai risultati di prova Controsoffitti in lastre di gesso rivestito su orditura metallica Controsoffitti speciali - Controsoffitti a membrana Soffitti modulari ispezionabili RESISTENZA AL FUOCO DEGLI ELEMENTI STRUTTURALI IN ACCIAIO Generalità Introduzione Proprietà meccaniche degli acciai strutturali Metodi di verifica degli elementi strutturali in acciaio Introduzione Metodo Tabellare Classificazione delle sezioni Elementi tesi Elementi compressi (colonne con sezione di classe 1, 2 o 3)

7 Indice Elementi sollecitati a flessioni e taglio (travi con sezione di classe 1, 2 o 3) Elementi sollecitati a pressoflessione (sezioni di classe 1, 2 o 3) Elementi di classe Temperatura degli elementi strutturali Il metodo della temperatura critica Uno strumento applicativo: il Nomogramma Esempi di applicazione dei metodi semplificati di verifica strutturale Procedimento di prova e valutazione ai sensi di ENV (2002) Metodi di prova per la determinazione del contributo alla resistenza al fuoco di elementi strutturali. Protezione applicata ad elementi di acciaio Rapporto di prova Knauf PB III / B Collaudo di travi in acciaio con e senza carico e di colonne senza carico rivestite con lastre Knauf Fireboard in conformità con la norma DIN ENV : in combinato disposto con la norma DIN EN : , per determinarne il contributo prestato in termini di resistenza al fuoco RESISTENZA AL FUOCO DEGLI ELEMENTI STRUTTURALI IN CALCESTRUZZO ARMATO Generalità Proprietà dei materiali e resistenza Proprietà meccaniche Proprietà termiche Mappature termiche sulle sezioni in cemento armato Contributo dei sistemi di protezione alla resistenza al fuoco Verifica strutturale in caso di incendio Metodo tabellare Metodi di calcolo semplificati Metodi di calcolo avanzati Esempi di applicazione dei metodi di calcolo semplificati RESISTENZA AL FUOCO DEGLI ELEMENTI STRUTTURALI DI LEGNO Generalità Proprietà dei materiali e resistenza Proprietà meccaniche Proprietà termiche Spessore di carbonizzazione Velocità di carbonizzazione per strutture non protette Carbonizzazione di superfici di travi e colonne inizialmente protette dal fuoco Verifica strutturale in caso di incendio Metodi di calcolo semplificati Metodo della sezione ridotta Metodo del fattore di riduzione delle proprietà meccaniche Collegamenti Collegamenti con connettori metallici Collegamenti con adesivi Esempi di applicazione dei metodi di calcolo semplificati RESISTENZA AL FUOCO DI CONDOTTE E IMPIANTI Principi generali Determinazione in base ai risultati di prova Soluzioni tecniche Knauf Condotte di ventilazione Condotte di evacuazione fumi APPENDICE: ELENCO CERTIFICATI ANTINCENDIO

8 Sicurezza in caso d incendio nelle costruzioni 1.1 Principi generali L incendio è un evento eccezionale che può manifestarsi nel periodo di vita utile di una costruzione. Nella letteratura di settore, la combustione viene definita come una rapida reazione chimica esotermica (ossidazione molto veloce) di una sostanza combustibile, accompagnata da sviluppo di calore, fiamme, fumo e gas caldi. L incendio sostanzialmente consiste in una combustione in atmosfera di ossigeno (quello contenuto nell aria), che avviene però in un luogo non predisposto ad accoglierla e che per tale motivo spesso sfugge al controllo dell uomo. Perché possa svilupparsi la combustione è necessario che siano presenti un combustibile, un comburente ed un adeguata sorgente di calore o innesco (energia di attivazione). La combustione può manifestasi solo in presenza di tutti e tre i componenti combinati in adeguate proporzioni. COMBURENTE ENERGIA DI ATTIVAZIONE FUOCO Triangolo del fuoco COMBUSTIBILE Se si considera poi la presenza di un 4 fattore, spesso non trascurabile, costituito dalla catalisi chimica, la combustione può anche essere rappresentata schematicamente da un quadrato i cui lati sono costituiti da quattro elementi necessari affinché questa si possa sviluppare. Ne consegue che per interrompere il processo di combustione è sufficiente eliminare uno dei tre componenti del triangolo facendo venire meno le condizioni necessarie per lo sviluppo dell incendio. Di conseguenza affinchè l incendio si spenga è sufficiente anche una sola di queste azioni estinguenti : esaurimento del combustibile soffocamento raffreddamento Considerando poi anche la catalisi vi sarebbe una quarta azione estinguente detta: anticatalisi Sottrazione del combustibile combustibile anticatalisi autocatalisi FUOCO comburente soffocamento temperatura o energia raffreddamento All inizio del fenomeno le reazioni tra combustibile e comburente sono innescate da una fonte esterna di energia (fase d innesco). Se tali reazioni producono una sufficiente quantità di calore in grado da coinvolgere il combustibile presente senza necessità di un innesco, il fenomeno si autoalimenta ed aumentano in modo significativo le quantità di energia rilasciata. In una prima fase la propagazione del fuoco avviene con il coinvolgimento del materiale combustibile presente nell ambiente, via via a contatto con le fiamme rilasciate della combustione (fase di crescita). In tale fase la temperatura dell ambiente interessato dall incendio cresce gradualmente. Se la temperatura dell ambiente raggiunge valori tali (circa 600 C) per cui tutti i materiali combustibili presenti nell ambiente reagiscono con il comburente anche in assenza di innesco diretto, si ha un repentino incremento della temperatura ambientale (flash-over). In tale fase (fase di incendio generalizzato) la temperatura può crescere fino a valori intorno ai C e può ritenersi uniformemente distribuita all interno dell ambiente. All esaurirsi del combustibile si ha una graduale diminuzione della temperatura dell ambiente fino al completo spegnimento del fuoco (fase di raffreddamento). Nella dinamica dell incendio si possono quindi sinteticamente individuare le seguenti quattro fasi caratteristiche: fase di ignizione fase di propagazione incendio generalizzato (flash over) estinzione e raffredamento 8

9 Sicurezza in caso d incendio nelle costruzioni La fase di ignizione dipende dai seguenti fattori: infiammabilità del combustibile possibilità di propagazione della fiamma grado di partecipazione al fuoco del combustibile geometria e volume degli ambienti possibilità di dispersione del calore nel combustibile ventilazione dell ambiente caratteristiche superficiali del combustibile distribuzione nel volume del combustibile, punti di contatto La fase di propagazione è caratterizzata da: produzione di gas tossici e corrosivi riduzione della visibilità a causa dei fumi di combustione aumento della partecipazione alla combustione dei combustibili solidi e liquidi aumento rapido delle temperature aumento delle energie di irraggiamento In questo stadio vengono coinvolti altri oggetti combustibili (mobili, rivestimenti di pareti ecc.). Il progredire dell incendio dipende dalle caratteristiche di infiammabilità dei materiali. La fase di incendio generalizzato (flash over) è caratterizzata da: brusco incremento della temperatura crescita esponenziale della velocità di combustione forte aumento di emissione di gas e di particelle incandescenti i combustibili vicino al focolaio sono soggetti ad autoaccensione, quelli più lontani si riscaldano fino a raggiungere la temperatura di combustione produzione di gas di distillazione infiammabili con conseguenti deflagrazioni coinvolgimento totale di tutti i materiali combustibili La fase di estinzione e raffreddamento è caratterizzata da: diminuzione dell apporto termico per esaurimento del combustibile diminuzione dell apporto termico per dispersione attraverso i fumi diminuzione dell apporto termico per fenomeni di conduzione termica decremento conseguentemente sensibile della temperatura Nella figura seguente è riportata una rappresentazione dell incendio attraverso un grafico che dà l andamento della temperatura media dell ambiente in funzione del tempo con evidenziate le diverse fasi in cui può essere schematizzato il fenomeno. Temperatura Sviluppo dell incendio e relative fasi - Curva temperatura-tempo Curva d incendio naturale Curva d incendio ISO 834 flash over Tempo Pre-Flash over Post-Flash over Ignizione Propagazione Incendio generalizzato Estinzione Una descrizione alternativa delle fasi dell incendio può essere associata alla potenza rilasciata dall incendio durante l evento. In una prima fase (ignizione) la potenza termica totale rilasciata nell ambiente, RHR (Rate of Heat Released), cresce in modo parabolico fino al flash-over, oltre il quale la potenza rilasciata resta costante fintanto che prosegue il processo di combustione, per poi ridursi gradualmente all esaurirsi del combustibile. RHR [W] 0 Sviluppo dell incendio e relative fasi - Curva RHR td 0 (RHR) dt = 0,7 Afi qd,fi qd,fi = γ qk,fi Tempo [min] I regolamenti di prevenzione incendi e le norme di prova fanno riferimento a modelli di incendio espressi nel dominio temperatura-tempo (curve di incendio nominali). Per analisi più complesse possono essere utilizzati modelli avanzati, basati sul rilascio energetico (curve RHR). td 9

10 Sicurezza in caso d incendio nelle costruzioni 1.2 Strategie antincendio Come definito dall art.1 del DPR577/82 la prevenzione incendi costituisce servizio di interesse pubblico per il conseguimento di obbiettivi di sicurezza della vita umana e incolumità delle persone e di tutela dei beni e dell ambiente secondo criteri applicativi uniformi nel territorio nazionale Per ogni tipo di probabile evento può essere quantificata sia l intensità del danno ipotizzabile, M (magnitudo), sia la sua frequenza F. Il prodotto tra frequenza F e magnitudo M definisce l indice di rischio IR = F M rappresentabile attraverso curve del tipo indicato in figura seguente. Qualora il valore dell indice di rischio IR di un determinato evento (incendio) non sia considerato accettabile, è possibile intervenire con misure che riducano la frequenza F (misure di prevenzione) o la magnitudo M (misure di protezione attiva e passiva). Curve di rischio IR = F M F IR2 IR1 IR = F M Protezione Prevenzione M La scelta di quando operare attraverso misure di prevenzione o di protezione attiva e passiva dipende dalla strategia antincendio adottata e dagli obbiettivi prefissati. Gli obbiettivi fondamentali delle strategie antincendio sono indicati dalla Direttiva Europea 89/106/CEE nel requisito essenziale 2-Sicurezza in caso d incendio, recepiti nella regola tecnica italiana D.M. 9 Marzo 2007 che riporta:... al fine di limitare i rischi derivati dagli incendi, le costruzioni devono essere progettate, realizzate e gestite in modo da garantire: la stabilità degli elementi portanti per un tempo utile ad assicurare il soccorso agli occupanti; la limitata propagazione del fuoco e dei fumi, anche riguardo alle opere vicine; la possibilità che gli occupanti lascino l opera indenni o che gli stessi siano soccorsi in altro modo; la possibilità per le squadre di soccorso di operare in condizioni di sicurezza. Per raggiungere tali obbiettivi, ai fini della sicurezza antincendio, è importante bilanciare in modo corretto misure di prevenzione e misure di protezione (attiva e passiva), cercando di allungare quanto più possibile la fase di ignizione ed anticipare la fase di estinzione. Le misure preventive riducono la probabilità del manifestarsi di un incendio attraverso ad es. la riduzione dei quantitativi di combustibile, l eliminazione delle cause di innesco e la messa in opera di provvedimenti atti alla salvaguardia delle persone. Le misure di protezione attiva, quali impianti di spegnimento, impianti di rilevazione ed evacuatori di fumo e calore (EFC), consentono di contrastare l incendio non ancora completamente sviluppato. Fino al raggiungimento del flashover l energia sviluppata dal fuoco è relativamente modesta e può essere contrastata da apposite misure di difesa; al contrario nella fase di post flashover l incendio sviluppa grandi quantità di calore, difficilmente contrastabili con misure di protezione attiva. Le misure di protezione passiva sono finalizzate alla conservazione della capacità portante degli elementi strutturali e al contenimento del fuoco in un ambiente confinato (compartimento) senza propagazione in altri ambienti. Tra le misure di protezione passiva sono da includere le misure atte a controllare la reazione al fuoco dei materiali, che quantifica l attitudine dei materiali ad innescarsi in caso di incendio ed a propagare la fiamma. 1.3 Prevenzione e protezione La salvaguardia delle persone e la limitazione dei danni materiali sono rispettivamente definite come sicurezza primaria e secondaria. La probabilità che un incendio causi vittime (pv) o danni (pd) è valutabile come probabilità composta: p v = pfi pfi,p pfi,v p d = pfi pfi,p pfi,d dove: pfi pfi,p pfi,v pfi,d è la probabilità che si manifesti un principio di incendio; è la probabilità che l incendio sfugga al controllo; è la probabilità che l incendio sviluppato sia causa di vittime; è la probabilità che l incendio sviluppato sia causa di danni. 10

11 Sicurezza in caso d incendio nelle costruzioni Le misure finalizzate a limitare la frequenza degli eventi (misure preventive quali la riduzione della pericolosità dei materiali, la riduzione delle cause di innesco, ecc.) ed i sistemi di pronto intervento, quali impianti di allarme e di spegnimento, abbattono le probabilità di evento pfi e le probabilità pfi,p che l incendio si sviluppi in modo pericoloso. Le misure di protezione attiva agiscono essenzialmente per ridurre la probabilità pfi,p, mentre le probabilità di vittime pfi,v e di danno pfi,d sono in genere limitate dalle misure di protezione passiva. Per ridurre i rischi totali si può intervenire su uno o più fattori, valutando di volta in volta quali siano le misure più efficaci. Nei regolamenti di prevenzione incendi spesso le scelte sono imposte in modo prescrittivo imponendo a priori le strategie antincendio; nelle norme di tipo prestazionale è invece lasciata libertà di scegliere quale sia la strategia migliore per abbattere il rischio. Lo schema nella figura illustra in modo sintetico le misure di prevenzione e di protezione adottate nella prevenzione incendi. MISURE DI PREVENZIONE Destinazione d uso dei locali Limitazione del carico d incendio Aree a rischio specifico Impianti a regola d arte Controlli periodici impianti Rispetto divieti e limitazioni Rispetto delle condizioni di esercizio Addestramento periodico del personale e squadre aziendali Piani d intervento PREVENZIONE INCENDI SALVAGUARDA DELLE VITE UMANE LIMITAZIONE DEI DANNI DIRETTI E INDIRETTI SUI BENI RIDUZIONE DEL RISCHIO = FREQUENZA X MAGNITUDO PROTEZIONE ATTIVA Rilevazione automatica Impianti fissi di estinzione Impianti per il controllo dello scarico dei fiumi Alimentazione elettrica di emergenza Illuminazione di sicurezza Vigilanza aziendale MISURE DI PROTEZIONE PROTEZIONE PASSIVA Ubicazione Distanze di sicurezza Resistenza al fuoco Compartimentazione Reazione al fuoco Vie di esodo Aerazione Superfici di minori resistenze Articolazione dell edificio L impiego di materiali a base gesso, caratterizzati da un grado di partecipazione alla combustione limitato o nullo, contribuisce a ridurre il rischio di incendio, permettendo anche la realizzazione di efficaci protezioni strutturali e di compartimenti antincendio Riferimenti normativi Il Ministero degli Interni è l organo dello Stato, che attraverso il Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile, ha il compito di emanare e di far rispettare le norme di prevenzione incendi che regolano le attività soggette al controllo dei Vigili del Fuoco. Al fine di perseguire gli obbiettivi della prevenzione incendi il Ministero degli Interni adotta, di concerto con le amministrazioni di volta in volta interessate, norme tecniche che devono specificare: misure, provvedimenti e accorgimenti operativi finalizzati a ridurre le probabilità dell insorgere dell incendio misure, provvedimenti e accorgimenti operativi finalizzati a limitare le conseguenze dell incendio Le norme di prevenzione incendi possono essere suddivise in: norme procedurali norme tecniche, che a loro volta si distinguono in: - norme tecniche orizzontali - norme tecniche verticali Alcune di queste sono di seguito riportate. Norme procedurali Il D.M. 16 Febbraio 1982 N 98 Modificazioni del D.M. 25 settembre 1965, concernente la determinazione delle attività soggette alle visite di prevenzione incendi indica le attività soggette al controllo dei Vigili del Fuoco e per le quali è necessario il rilascio del Certificato di Prevenzione Incendio (CPI) come stabilito dal D.P.R N 37 del 12 Gennaio Regolamento recante disciplina dei procedimenti relativi alla prevenzione incendi, a norma dell art. 20, comma 8, della legge 15 marzo 1997 N 59, e successivi chiarimenti contenuti nella CIR- COLARE 5 maggio 1998, n. 9. Decreto del Presidente della Repubblica 12 gennaio 1998, n. 37. Regolamento per la disciplina dei procedimenti relativi alla prevenzione incendi - Chiarimenti applicativi. Le modalità con cui devono essere presentati e avviati i procedimenti di prevenzione incendi sono regolati dal D.M. 4 Maggio 1998 Disposizioni relative alle modalità di presentazione ed al contenuto delle domande per l avvio dei procedimenti di prevenzione incendi, nonché all uniformità dei connessi servizi resi dai comandi provinciali del vigili del fuoco. 11

12 Sicurezza in caso d incendio nelle costruzioni Norme tecniche orizzontali Il D.M. 30 Novembre 1983 Termini, definizioni generali e simboli grafici di prevenzione incendi dà le definizioni e i simboli grafici convenzionali da adottare nei procedimenti di prevenzione incendi. Il D.M. 10 Marzo 1998 Criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione delle emergenze nei luoghi di lavoro regolamenta i criteri per la valutazione del rischio incendio e dà le linee guida per la gestione delle emergenze. Il D.M. 16 febbraio Classificazione di resistenza al fuoco di prodotti ed elementi costruttivi di opere da costruzione classifica i prodotti e disciplina le modalità con cui può essere attestata la resistenza al fuoco degli stessi. Il D.M. 9 marzo Prestazioni di resistenza al fuoco nelle attività soggette al controllo del corpo nazionale dei Vigili del Fuoco stabilisce i criteri per determinare le prestazioni di resistenza al fuoco, che devono possedere le costruzioni nelle attività soggette al controllo del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, ad eccezione delle attività per le quali le prestazioni di resistenza al fuoco sono espressamente stabilite da specifiche regole tecniche di prevenzione incendi. Il D.M. 9 Maggio Direttive per l approccio ingegneristico alla sicurezza antincendio consente una procedura alternativa a quanto previsto dal D.M. 4 maggio 1998, da utilizzarsi quando si avvii un procedimento di deroga o quando si adottino i metodi della fire engineering. Norme tecniche verticali Per alcune delle 97 attività indicate nel D.M. 16 Febbraio 1982, soggette al controllo dei vigili del fuoco, esistono norme specifiche (regole tecniche), quali quelle relative alla sicurezza al fuoco delle autorimesse, ospedali, scuole, locali di pubblico spettacolo, alberghi, uffici, ecc. Tali norme danno le misure antincendio da adottare nelle singole attività. Per le attività non specificatamente normate valgono i criteri generali indicati nel DM10 Marzo Nelle norme è specificato quali debbano essere i requisiti minimi prestazionali di reazione al fuoco dei materiali e di resistenza al fuoco degli elementi costruttivi, da valutarsi secondo quanto indicato dalle specifiche norme di classificazione: il D.M. 10 marzo Classi di reazione al fuoco per i prodotti da costruzione da impiegarsi nelle opere per le quali è prescritto il requisito della sicurezza in caso di incendio classifica la reazione al fuoco dei prodotti da costruzione conformemente alle EN e alle relative norme di prova; il D.M. 15 marzo 2005 Requisiti di reazione al fuoco dei prodotti da costruzione installati in attività disciplinate da specifiche disposizioni tecniche di prevenzioni incendi in base al sistema di classificazione europeo definisce i requisiti di reazione al fuoco dei materiali da impiegare nelle vie di esodo e negli altri ambiente; dà inoltre i criteri di corrispondenza tra la vecchia classificazione italiana (D.M. 26 giugno 1984) e le classi di cui al D.M. 10 marzo 2005; Accanto alle norme ed alle regole tecniche di prevenzione incendi emanate dal Ministero degli Interni, sono da tenere in conto le Norme Tecniche per le Costruzioni, che regolamentano la progettazione, l esecuzione ed il collaudo delle costruzioni. Tali norme considerano l incendio quale azione eccezionale e richiedono di verificare la resistenza degli elementi e la robustezza strutturale dell opera conformemente a quanto indicato nel D.M. 16 Febbraio 2007 e agli Eurocodici strutturali EN , EN , EN , EN

13 Sicurezza in caso d incendio nelle costruzioni DESTINAZIONE D'USO DELL'EDIFICIO NORMATIVA REAZIONE AL FUOCO RESISTENZA AL FUOCO PRESCRIZIONE CLASSE PRESCRIZIONE CLASSE Edifici di civile abitazione Capannoni industriali D.M Norme di sicurezza antincendi negli edifici civili Circ Prevenzione incendi fabbricati industriali DPR e Direttiva del Consiglio 89/106/CEE scale per parti comuni classe 0 vani scala e ascensore, filtri, porte, elementi di suddivisione dei compartimenti rivestimenti classe 1 - h.antinc. 32 (m) REI 60 - h.antinc. > 32 (m) e <80 (m) REI 90 - h.antinc. > 80 (m) REI 120 Localli di pubblico spettacolo Circ Norme di sicurezza nei locali di pubblico spettacolo Circ Norme di sicurezza nei locali di pubblico spettacolo atri, corridoi, scale rivestimenti e coperture classe 0 per il 50% delle superfici strutture REI in funzione del carico d'incendio REI 90 locali a diversa destinazione d'uso REI 120 D.M G.U Norme sul comportamento al fuoco delle strutture e dei materiali nei locali di pubblico spettacolo D.M Norme sul comportamento al fuoco delle strutture e dei materiali nei locali di pubblico spettacolo altri ambienti: classe 2 - pavimenti classe 1 - tendaggi classe 1 IM - poltrone classe 2 - altri sedilil classe 1 - lucernari classe 2 - scene classe 0 controsoffitti e materiali delimitanti intercapedini D.M Norme sul comportamento al fuoco delle strutture e dei materiali nei locali di pubblico spettacolo Circ Norme sul comportamento al fuoco delle strutture e dei materiali nei locali di pubblico spettacolo strutture - h antincendio 12 m R/REI 60 - h antincendio > 12 e fino a 24 m R/REI 90 - h antincendio > 24 m R/REI 120/90 D.M Norme sul comportamento al fuoco delle strutture e dei materiali nei locali di pubblico spettacolo Complessi multisala D.M Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per la progettazione, costruzione ed esercizio dei locali di intrattenimento e di pubblico spettacolo atri, corridoi, disimpegni, classe 0 per il rampe, passaggi in genere, vie 50% delle d'esodo superfici separazione di locali della stessa tipologia REI 60/90 Impianti sportivi D.M Norme di sicurezza per la costruzioe e l'esercizio degli impianti sportivi separazione di ogni settore da quello adiacente classe 1 elementi di separazione con altre attività REI 90 D.M Norme di sicurezza per la costruzioe e l'esercizio degli impianti sportivi depositi di materiali combustibili REI 60/90 Metropolitane D.M G.U Norme di prevenzione incendi sulle metropolitane superfici degli ambienti aperti al pubblico 30% classe 1 70% classe 0 strutture REI 120 pavimenti classe 0e1 elementi di separazione REI 90/120 controsoffitti e intercapedini classe 0 locali commerciali REI 60 gallerie classe 0 locali tecnici REI gallerie REI 120 Alberghi strutture classe 0 e1 strutture portanti e separanti D.M.I Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per la costruzione e l'esercizio delle attività ricettive turistico-alberghiere pavimenti classe 2 - h antincendio <= 24 m REI 60 D.M.I Approvazione della regola tecnica recante l'aggiornamento delle disposizioni di prevenzione incendi per le attivita' ricettive turistico-alberghiere esistenti di cui al decreto 9 aprile 1994 atri, corridoi, disimpegni, scale, rampe, passaggi in genere classe 0 per almeno il 50% delle superfici - classe 1 per la restante parte - h antincendio >24 e fino a 54 m REI 90 Autorimesse D.M Norme di sicurezza antincendi per la costruzione e l'esercizio delle autorimesse supporto di rivestimenti combustibili classe 0 - h antincendio > 54m REI 120 porte >=EI 30 corridoi >=REI 30 strutture classe 0 autorimesse con capacità 9 posti -suddivisione interna in box REI 30 autorimesse con capacità > 9 posti REI 120 -separazione da edifici adiacenti con sprinkler: REI 90 -strutture portanti REI 90 - separazione con altre parti dello stesso edificio in autosili: REI 90 - passaggi tra i piani, rampe pedonali, scale,a scensori, elevatori REI 120 atri, corridoi, passaggi i genere 50% classe 0 strutture REI 90 Scuole D.M Norme di sicurezza antincendi nelle scuole D.M Norme di sicurezza antincendi nell'edilizia tutti gli ambienti classe 1 REI in funzione del carico d'incendio scolastica supporto di rivestimenti classe 0 locali a diversa destinazione d'uso REI 120 combustibili Grandi magazzini Circ Prevenzione incendi nei grandi magazzini solaio, depositi REI 120 Edifici storici musei biblioteche archivi Lettera-circolare Prevenzione incendi nei grandi magazzini D.M n.569 Regolamento concernente norme di sicurezza antincendio per gli edifici storici e artistici destinati musei, gallerie, esposizione e mostre vani scale e vie di fuga separazioni con ambienti dove è svolta un'attività diversa vedi locali pubblico spettacolo REI 120 Uffici D.P.R n.418 Regolamento concernente norme di separazioni con ambienti dove è svolta sicurezza antincendio per gli edifici di interesse storico - un'attività diversa artistico destinati a biblioteche ed archivi REI 120 DM Approvazione della regola tecnica di prevenzione strutture e sistemi di compartimentazione incendi per la progettazione, la costruzione e l esercizio di per uffici con più di 500 presenze edifici e/o locali destinati ad uffici atri, corridoi, passaggi i genere 50% classe 0 - h antincendio < 24 m R/REI/EI 60 tutti gli ambienti classe 1 - h antincendio >= 24 e fino a 54 m R/REI/EI 90 supporto di rivestimenti combustibili classe 0 - h antincendio > 54m R/REI/EI 120 vano scala - h antincendio <= 24 m tipo protetto - h antincendio > 24 tipo a prova di fumo o esterno 13

14 Reazione al fuoco 2.1 Requisiti prestazionali di reazione al fuoco La Reazione al fuoco valuta il grado di partecipazione all'incendio dei materiali e prodotti da costruzione, individuandone l attitudine ad accendersi quando innescati da una piccola fiamma e la tendenza a propagare il fuoco in presenza di una fonte di calore radiante. Tale proprietà è significativa per i prodotti inseriti in una costruzione ed influenza le modalità di propagazione dell incendio nelle sue prime fasi (ignizione e sviluppo). La reazione al fuoco è definita dalla norma UNI CEI EN ISO 13943/2004 come il "comportamento di un materiale che contribuisce con la propria decomposizione al fuoco a cui è sottoposto in condizioni determinate". Non è da confondere con la resistenza al fuoco, che viene riferita ad elementi costruttivi ed è definita dalla stessa norma come la "capacità di un elemento di conservare, per un periodo di tempo stabilito, la richiesta stabilità e/o tenuta e/o isolamento termico al fuoco, e/o ogni altra prestazione attesa definita in una prova normalizzata di resistenza al fuoco". La normativa italiana definisce i requisiti di reazione al fuoco per i materiali che vengono inseriti in modo permanente negli edifici quali, ad esempio, i componenti di pareti, contropareti, pavimenti, controsoffitti e materiali da costruzione in genere, ma anche tendaggi, coperte, mobili imbottiti (sedie, poltrone, divani, divani-letto, materassi, etc.), mobili non imbottiti (sedie, tavoli, scrivanie, mobili contenitori, banchi scolastici, etc.), prodotti di finitura e vernici ignifughe applicate su materiali legnosi. La reazione al fuoco è in tutti questi casi sempre riferita alle condizioni di applicazione ed impiego del prodotto considerato. I prodotti destinati ad essere incorporati o assemblati in modo permanente negli edifici e nelle altre opere di ingegneria civile, sono soggetti anche alla direttiva europea 89/106/CEE "Prodotti da costruzione", che concerne anche la sicurezza antincendio e pertanto la classificazione di reazione al fuoco. Per il momento la marcatura CE si può applicare soltanto a un numero limitato di materiali, essendo in corso di elaborazione e/o pubblicazione le norme europee armonizzate per diverse famiglie di prodotti. I materiali da costruzione non ancora normati ricadono ancora nella classificazione di reazione al fuoco italiana. Le classi di reazione al fuoco riferite alla normativa italiana, con esclusione dei prodotti soggetti alla direttiva CEE/89/106, sono definite a partire dal D.M. 26/06/1984 in numero di sei, da 0 (nessuna partecipazione all incendio) a 5 (v. tabella 1). Altre classi (1.IM - 2.IM e 3.IM) sono definite per gli imbottiti. Nelle costruzioni sono ammessi in Italia solo materiali aventi classe di reazione 0, 1 e (raramente) 2. Classe di reazione al fuoco Definizione 0 Materiale non combustibile 1 Materiale non infiammabile 2 Materiale difficilmente infiammabile 3 Materiale mediamente infiammabile 4 Materiale facilmente infiammabile 5 Materiale altamente infiammabile Tabella 1 - Classi italiane di reazione al fuoco Il DM 14/01/1985 Attribuzione ad alcuni materiali della classe di reazione al fuoco 0 (zero) prevista dall allegato A1.1. al DM 26/06/1984 stabilisce che sono incombustibili senza necessità di prova: - materiali da costruzione, compatti o espansi a base di ossidi metallici (ossido di calcio, magnesio, silicio, alluminio ed altri) o di composti inorganici (carbonati, solfati, silicati di calcio ed altri) privi di leganti organici; - materiali isolanti a base di fibre minerali (di roccia, di vetro, ceramiche ed altre) privi di leganti organici; - materiali costituiti da metalli con o senza finitura superficiale a base inorganica. I prodotti edili compositi (composti cioè da più materiali tra loro assemblati o stratificati) devono essere classificati per la reazione al fuoco come tali: non è sufficiente una semplice lista delle classi dei singoli materiali che li compongono. Le procedure di certificazione sono stabilite dal D.M "Classificazione di reazione al fuoco ed omologazione dei materiali ai fini della prevenzione incendi", modificato dal D.M Modifiche ed integrazioni al decreto 26 luglio 1984 concernente classificazione di reazione al fuoco ed omologazione dei materiali ai fini della prevenzione incendi. Con la pubblicazione di questo decreto, i metodi di prova riferiti a prodotti non coperti da norma armonizzata sono esclusivamente quelli definiti dalle norme UNI. Queste hanno quindi sostituito i metodi CSE RF (identici alle norme UNI) che il Ministero dell'interno mise a punto negli anni '70. 14

15 Reazione al fuoco Con il DM dell 84, lo Stato italiano ha istituito una procedura di Certificazione (ad opera di Laboratori autorizzati dal Ministero dell Interno) e di Omologazione: alla classificazione di reazione al fuoco effettuata dal laboratorio autorizzato, segue l Omologazione ministeriale, che ha validità di 5 anni ed è rinnovabile su istanza del produttore, il quale nella richiesta di rinnovo dovrà dichiarare che il prodotto di cui è stato certificato un prototipo non ha subito variazioni. METODI DI PROVA ITALIANI CLASSE 0 (ZERO) Prova di non combustibilità: UNI ISO 1182 CLASSI 1, 2, 3, 4, 5 a) Prova della piccola fiamma su entrambe le facce: UNI 8456 b) Prova della piccola fiamma su una faccia: UNI A1 c) Prova della fiamma d'innesco con calore radiante: UNI A1 d) Prodotti vernicianti ignifughi applicati su materiali legnosi: UNI 9796 L art. 2.7 del DM dell 84 stabilisce inoltre che il Produttore è tenuto a rilasciare la Dichiarazione di conformità del prodotto fornito (con esplicito riferimento al documento di trasporto riferito alla consegna di quel materiale) rispetto al prototipo certificato ed omologato. Stesso tipo di dichiarazione è a carico di eventuali rivenditori del materiale, nella stessa forma. Tale procedura è gradualmente in via di esaurimento, man mano che sono pubblicate le norme armonizzate di prodotto ai sensi della CPD (Direttiva Prodotti da Costruzione). I prodotti coperti da norma armonizzata e pertanto soggetti a marcatura CE, sono infatti soggetti a classificazione conforme alle norme di prova e classificazione europea di cui si dirà più avanti e non rientrano più negli obblighi procedurali della Omologazione ministeriale. Per classificare un materiale (UNI 9177), la prova c) dev'essere abbinata alla prova a) o alla prova b). La UNI 9796 richiama le norme UNI 8457 e UNI 9174 come metodi di prova. CLASSI 1.IM, 2.IM, 3.IM Prova della piccola fiamma su mobili imbottiti: UNI F.A. PARAMETRI VALUTATI UNI ISO Aumento della temperatura - Durata delle fiamme - Perdita di massa UNI 8456 e UNI A1 - Tempo di post-combustione - Tempo di post-incandescenza - Zona danneggiata - Gocciolamento UNI A1 - Velocità media di propagazione della fiamma - Tempo di post-incandescenza - Zona danneggiata - Gocciolamento UNI F.A. - Tempo di post-combustione 15

16 Reazione al fuoco PROCEDURE AI FINI DELLA CERTIFICAZIONE DEI MATERIALI AI SENSI DEL D.M MODIFICATO DAL D.M Il D.M "Classificazione di reazione al fuoco ed omologazione dei materiali ai fini della prevenzione incendi", modificato nel 2001, stabilisce due procedure di certificazione: - art. 8: ai fini dell'omologazione ministeriale; - art. 10: non ai fini dell'omologazione ministeriale. Procedura art. 8 Per omologazione di un materiale ai fini della prevenzione incendi s'intende la "procedura tecnico-amministrativa con la quale viene provato il prototipo di materiale, certificata la sua classe di reazione al fuoco ed emesso da parte del Ministero dell'interno il provvedimento di autorizzazione alla riproduzione del prototipo stesso prima della immissione del materiale sul mercato per la utilizzazione nelle attività soggette alle norme di prevenzione incendi" (1). La procedura che conduce al rilascio dell'atto di omologazione si articola in due fasi distinte: a) rapporto Produttore (2) - Laboratorio (3); b) rapporto Produttore - Ente Omologatore. Nella prima fase il Produttore si rivolge al Laboratorio: presenta una serie di documenti (domanda, scheda tecnica, eventuali disegni ed eventuali dichiarazioni), consegna le campionature di prova e testimone (quelle testimone devono essere conservate per 5 anni dal Laboratorio) e versa anticipatamente l'importo richiesto per disposizioni ministeriali. Il Laboratorio esegue le prove ed emette il certificato di prova allegando il/i rapporto/i di prova e tutti i documenti del richiedente vidimati (4). Nella seconda fase il Produttore si rivolge al Ministero dell'interno presentando l'istanza corredata dai documenti rilasciati dal Laboratorio. L'ufficio preposto provvede alla valutazione tecnico-formale della documentazione inviata e, nel caso sia corretta, emette l'atto di omologazione. Una volta ottenuta l'omologazione, il Produttore dovrà apporre sui prodotti un marchio di conformità al prototipo omologato mediante un'indicazione permanente ed indelebile che riporti i seguenti dati: - nome o altro segno distintivo del Produttore; - anno di produzione; - classe di reazione al fuoco; - estremi dell'omologazione. Qualora non sia possibile apporre il suddetto marchio, il Produttore dovrà rilasciare una dichiarazione di conformità in cui attesti la conformità al prototipo omologato. La dichiarazione dovrà riportare tra l'altro gli estremi dell'omologazione. Sono previsti dei modelli ministeriali predisposti dal Ministero dell'interno. L'omologazione ha validità 5 anni ed è rinnovabile alla scadenza su domanda del Produttore. Il rinnovo non comporta la ripetizione delle prove purché il Produttore dichiari che il materiale non ha subìto modifiche rispetto a quello precedentemente omologato. L'omologazione decade quindi automaticamente se il materiale subisce una qualsiasi modifica. La procedura secondo l'art. 8 è indicata per i prodotti realizzati in serie. Procedura art. 10 In alternativa alla procedura di cui sopra, è possibile certificare un prodotto o una serie di prodotti senza dover richiedere l'omologazione al Ministero dell'interno. Tale procedura è prevista per materiali: - già in opera; - per usi specifici (prodotti non di serie); - per usi limitati nel tempo; - di limitata produzione. Tra quest'ultimi rientrano quei prodotti non di serie realizzati solo per una specifica fornitura. La certificazione ottenuta, però, è strettamente correlata alla fornitura, identificata dall'attività e dall'indirizzo ove verrà fornito il lotto, ed un'eventuale nuova fornitura dello stesso prodotto comporta la ripetizione della certificazione ed il cambiamento della denominazione commerciale del prodotto. Non è possibile, inoltre, seguire entrambe le procedure (art. 8 e art. 10) con un'unica certificazione ed anche in questo caso la denominazione commerciale del prodotto non può essere la stessa. 16

17 Reazione al fuoco 2.2 Prescrizioni della normativa italiana per le principali attività soggette alla prevenzione incendi Le cosiddette norme verticali, relative ai diversi edifici per attività soggette a controlli di prevenzione incendi, indicano, tra le diverse misure, anche la disposizione dei materiali in specifiche classi di reazione al fuoco (0, 1 e, più raramente, 2). Si deve inoltre prestare attenzione all applicazione di materiali di finitura incombustibili, i quali possono essere applicati solo su supporti in classe 0. Anche i materiali in classe 1 devono essere apposti su supporti incombustibili. 2.3 Classificazione europea di reazione al fuoco Dalla Direttiva Prodotti da Costruzione (CPD - Direttiva del Consiglio n 106/89/CEE), successivamente recepita con il DPR n 246 del 21/04/1993, discendono le norme di prodotto che il CEN (ente di normazione europeo con sede a Bruxelles) emette su mandato della Commissione Europea. In tutti questi anni sono state emanate, con un processo piuttosto lungo ma inesorabile, numerosissime norme che vanno a definire i requisiti imposti quali minimi per determinati prodotti da costruzione. Gli standard europei non sono da interpretare quali livelli prestazionali di qualità dei prodotti, andando piuttosto a definire le caratteristiche che ne consentono la commercializzazione e la libera circolazione nei Paesi membri della CE in conformità ai Requisiti Essenziali stabiliti dalla CPD. Una norma armonizzata di prodotto, una volta pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della CE, consente al Produttore di marcare il proprio materiale secondo le indicazioni della norma stessa, con o senza l ausilio di Laboratori di prova notificati. Successivamente alla data di pubblicazione della norma, c è sempre un arco di tempo (generalmente mesi) detto periodo di coesistenza, in cui il prodotto oggetto della norma può ancora essere realizzato osservando le sole norme nazionali o, viceversa, essere marcato CE. Alla fine del periodo di coesistenza, però, l applicazione della norma diviene cogente e non c è più possibilità di commercializzare prodotti che non abbiano i requisiti richiesti dallo standard europeo e riconoscibili dal marchio CE apposto sul prodotto stesso o, in alternativa, sulla confezione con cui viene venduto o ancora sul documento di trasporto che lo accompagna. I prodotti da costruzione soggetti a marcatura CE sono classificabili per quanto concerne la reazione al fuoco esclusivamente con riferimento al sistema europeo di prove e classificazione. Tale sistema normativo a carattere europeo è un grande passo in avanti nel processo di armonizzazione in considerazione soprattutto delle seguenti ragioni: i requisiti di sicurezza all incendio sono di tipo orizzontale, si applicano cioè trasversalmente a tutte le tipologie di prodotti da costruzione; finché ogni singolo Paese è dotato di propri metodi di prova, si ha a che fare con risultati non confrontabili. In questo quadro si collocano i due decreti ministeriali pubblicati nel marzo Il primo decreto (D.M. 10/03/2005 Classi di reazione al fuoco per i prodotti da costruzione da impiegarsi nelle opere per le quali è prescritto il requisito della sicurezza in caso di incendio) recepisce le Decisioni della Commissione dell UE (2000/147/CE e 2003/632/CE) secondo le quali la norma europea di classificazione per la reazione al fuoco è la EN pertanto recepisce le Euroclassi di reazione al fuoco. Il DM si completa con: l allegato A, contenente le tabelle di classificazione dei materiali e i relativi metodi di prova e criteri di classificazione; l allegato B, contenente la combinazione delle classi di reazione al fuoco previste nella EN ; l allegato C, contenente l elenco dei materiali a cui è attribuita la classe di reazione al fuoco senza onere di prova. Appare importante sottolineare che il D.M. 10/03/2005 prevede la possibilità di attribuire la classe di reazione al fuoco A1 e A1FL ad alcuni prodotti senza necessità di ricorrere a prove sperimentali. Il secondo decreto (D.M. 15/03/ Requisiti di reazione al fuoco dei prodotti da costruzione installati in attività disciplinate da specifiche disposizioni tecniche di prevenzioni incendi in base al sistema di classificazione europeo) definisce quali requisiti devono possedere i prodotti da costruzione per poter essere installati nelle attività comprese nel campo di applicazione delle vigenti disposizioni tecniche di prevenzione incendi, in luogo delle classi italiane previste dal precedente D.M. 26/06/1984, e successive modifiche ed integrazioni. In pratica vengono indicate quali sono le corrispondenti classi di reazione al fuoco europee utilizzabili, in funzione del tipo di impiego previsto (pavimento, parete, soffitto, ecc.), laddove nelle vigenti regole tecniche di prevenzione incendi di tipo verticale si richiede l impiego di prodotti rispondenti a determinate classi di reazione al fuoco, attualmente riferite al sistema di classificazione italiano (0, 1, 2, 3, 4, 5). Va osservato, tra l altro, come tale decreto non si applichi ai prodotti non riconducibili a prodotti da costruzione secondo la definizione della CPD (Art. 1.2), quali per esempio tendaggi, mobili imbottiti, guanciali, materassi, ecc.. Si tratta quindi di un atto legislativo che introduce rilevanti novità nel settore della reazione al fuoco e che ha un impatto su tutti gli attori coinvolti nel campo della prevenzione incendi (produttori, progettisti, professionisti della prevenzione incendi, Vigili del Fuoco), tenendo conto che il riferimento del settore è stato per anni il D.M. 26/06/1984. Il D.M. 10 marzo 2005, oltre a recepire il sistema di classificazione per la reazione al fuoco (EN ), definisce le regole di classificazione, distinguendo come in passato tra prodotti messi in opera a soffitto, parete, pavimento o destinati all isolamento termico di condutture. La norma europea fa infatti sempre riferimento all end use del prodotto qualificato. 17

18 Reazione al fuoco Le metodologie di prova armonizzate comprendono i seguenti tests: Prova di non combustibilità EN ISO 1182 Bomba calorimetrica EN ISO 1716 Esposizione a piccola fiamma EN ISO Single burning item EN ISO Pannello radiante per pavimenti EN ISO La classificazione europea di riferimento definisce 7 classi principali: A1, A2, B, C, D, E, F (tabella 3) che definiscono sia la combustibilità che le sottoclassi, ed è basata sulla misura di determinati parametri che sono quelli riportati in tabella 3. Sono quindi introdotte nel DM le Euroclassi principali di riferimento, distinte in: Classi europee di reazione al fuoco A1, A1 FL, A1 L Prodotti incombustibili A2, A2 FL, A2 L Prodotti combustibili B, B FL, B L differenziati C, C FL, C L per il grado D, D FL, D L di partecipazione E, E FL, E L alla combustione F, F FL, F L Prodotti non classificabili Tabella 2 in cui i suffissi FL e L indicano rispettivamente l impiego a pavimento (FL) o quale rivestimento isolante per elementi di forma lineare (L). La classificazione è completata per le classi A2, B, C, D da sottoclassi riguardanti: la produzione di fumi e la loro opacità che va a ridurre la visibilità (s1, s2, s3) (EN 13823): s1 s2 SMOGRA 30 m2/s2 TSP600s 50 m2 SMOGRA 180 m2/s2 TSP600s 200 m2 Scarsa emissione di fumo Moderata emissione di fumo s3 Non sono conformi ai criteri s1 e s2 Forte emissione di fumo l eventuale gocciolamento (d0, d1, d2), ovvero il rilascio durante l esposizione all incendio di gocce e/o particelle incendiate (EN 13823): d0 d1 d2 Non c è alcuna goccia/particella infiammata nei primi 600s di prova Non c è alcuna goccia/particella che persiste per più di 10 s, nei primi 600 s di prova Non si dichiara alcun comportamento oppure: non è conforme a d0 e d1 determina la combustione della carta nella prova di accendibilità in base alla EN ISO Parametri di valutazione della reazione al fuoco di un materiale (Allegato 1 - DM 25 ottobre 2007) B Codice Descrizione Valore T aumento di temperatura [ C ] m perdita di massa [%] t f durata dell incendio [s] PCS potenziale calorifico lordo [MJ/kg] FIGRA tasso d incremento dell incendio [W/s] THR 600s rilascio totale di calore [MJ] LFS propagazione laterale del fuoco presente e dove SMOGRA tasso di incremento del fumo produzione o meno di fumo Fs propagazione del fuoco [mm/s] TSP 600s produzione totale del fumo [MJ] Tabella 3 Nell Allegato 1 del DM 25 ottobre 2007 è descritto l elenco delle prove e relativi risultati che definiscono le varie classi. Ad esempio per la classe B è riportato: UNI EN (SBI) E UNI EN ISO Esposizione = 30s FIGRA 120 W s-1 LFS margine del campione THR 600s 7,5 MJ Fs 150 mm entro 60s Produzione di fumo e gocce/particelle ardenti Quindi le prove necessarie per definire la classe B sono la prova del single burning item e la prova della piccola fiamma con i risultati riportati nella terza colonna della tabella, inoltre è necessaria anche la prova di produzione fumi e gocciolamento. La classificazione finale è ottenuta combinando classi e sottoclassi in un formato del tipo: A1 prodotto incombustibile; A2 -s1, d0 prodotto scarsamente combustibile con basso grado di partecipazione alla combustione, scarsa emissione di fumo e assenza di gocciolamento. 18

19 Reazione al fuoco Le combinazioni possibili sono assai numerose, a fronte delle vecchie classi della normativa italiana (all. B del D.M. 10/03/ elenchi delle classi di reazione al fuoco attribuibili in conformità alla norma EN di cui si riportano sotto le tabelle): Prodotti da costruzione esclusi i pavimenti A1 A2-s1,d0 A2-s1,d1 A2-s1,d2 A2-s2,d0 A2-s2,d1 A2-s2,d2 A2-s3,d0 A2-s3,d1 A2-s3,d2 B-s1,d0 B-s1,d1 B-s1,d2 B-s2,d0 B-s2,d1 B-s2,d2 B-s3,d0 B-s3,d1 B-s3,d2 C-s1,d0 C-s1,d1 C-s1,d2 C-s2,d0 C-s2,d1 C-s2,d2 C-s3,d0 C-s3,d1 C-s3,d2 D-s1,d0 D-s1,d1 D-s1,d2 D-s2,d0 D-s2,d1 D-s2,d2 D-s3,d0 D-s3,d1 D-s3,d2 E E-d2 F Pavimenti A1 fl A2 fl -s1 A2 fl -s2 B fl -s1 B fl -s2 C fl -s1 C fl -s2 D fl -s1 D fl -s2 E fl - F fl - Il D.M. 10 marzo 2005 elenca inoltre nell Allegato C i materiali che possono essere considerati alle classi A1 e A1FL di reazione al fuoco senza l onere di essere sottoposti a prova (definiti in sede europea WFT, Without Further Testing) come da decisione 2000/147/CE. Tra questi sono compresi i materiali di impiego strutturale quali acciaio, calcestruzzo, murature in laterizio, la maggior parte dei materiali cementizi, il gesso e le malte a base gesso. Si riporta di seguito l ultimo elenco tratto dall allegato 2 del DM 25 ottobre 2007 (G.U. del 05/11/2007). Materiali classificati incombustibili senza necessità di prova (Allegato 2 - DM 25 ottobre 2007) Materiale Argilla espansa Perlite espansa Vermiculite espansa Lana di roccia Vetro multicellulare Calcestruzzo Calcestruzzo in granuli (granulati minerali leggeri a bassa densità, ad eccezione dell isolamento termico integrale) Elementi in cemento cellulare trattati in in autoclave Fibrocemento Cemento Calce Loppa di altoforno/ceneri volanti Aggregato minerale Ferro, acciaio e acciaio inossidabile Rame e leghe di rame Zinco e leghe di zinco Alluminio e leghe di alluminio Piombo Gesso e malte a base di gesso Malta con agenti leganti inorganici Elementi in argilla Elementi in silicato di calcio Prodotti in pietra naturale e in ardesia Elementi in gesso Mosaico alla palladiana Vetro Vetroceramica Ceramica Osservazioni Include il calcestruzzo pronto per l uso e i prodotti prefabbricati in cemento armato o in calcestruzzo compresso Può contenere aggiunte e additivi (come ceneri volanti), pigmenti e altri materiali. Comprende elementi prefabbricati. Elementi costituiti di leganti idraulici, come il cemento e/o la calce mescolati a materiali fini (materiali silicei, ceneri volanti, loppa di altoforno) e materiali cellulari. Comprende elementi prefabbricati. Non in forme finemente sminuzzate Non in forme finemente sminuzzate Non in forme finemente sminuzzate Non in forme finemente sminuzzate Non in forme finemente sminuzzate Può comprendere additivi (ritardanti, materiali di riempimento, fibre, pigmenti, calce idratata, agenti di ritenuta dell aria e dell acqua, plastificanti), aggregati compatti (per esempio sabbia naturale o fine) o aggregati leggeri (perlite o vermiculite, per esempio) Malte per rinzaffo e intonaco, malte per massetti e murature contenenti uno o più agenti leganti inorganici, quali cemento, calce, cemento per murature e gesso Elementi in argilla o in altre materie argillose che contengono o meno sabbia, combustibili o altri additivi. Comprende mattoni, pavimenti in mattonelle ed elementi in argilla refrattaria (per esempio rivestimenti interni dei camini) Elementi fabbricati a partire da un miscuglio di calce e di material naturalmente silicei (sabbia, ghiaia, rocce o miscuglio di questi materiali). Possono includere pigmenti colorati. Elementi in ardesia o in pietre naturali lavorate o non (rocce magmatiche, sedimentarie o metamorfiche). Comprende blocchi e altri elementi a base di solfato di calcio e di acqua contenenti eventualmente fibre materiali di riempimento, aggregati e altri additivi, e può essere colorato con pigmenti Include mattonelle prefabbricate e pavimentazione in situ Vetro temprato, vetro temprato chimicamente, vetro stratificato e armato Vetroceramica che comprende una fase cristallina una residua Comprende prodotti in polvere di argilla pressata, i prodotti estrusi, vetrificati o meno Tabella 5 19

20 Reazione al fuoco Il gesso, anche con l aggiunta di additivi, rientra nei materiali che non necessitano di prove per la definizione della classe di reazione al fuoco. In quest allegato vengono incluse anche le lastre in gesso rivestito (cartongesso) che sono classificate in classe A2-s1,d0 o B-s1,d0 in funzione della grammatura della carta di rivestimento e dello spessore e densità del pannello. Pannelli in cartongesso Spessore nominale dei pannelli (mm) Densità (kg/m3) Anima di gesso Classe di reazione al fuoco Grammatura della carta (1) (g/m2) Classe (2) (esclusi i materiali da pavimentazione) Conformemente alla EN 520 9,5 600 A1 220 A2-s1,d0 (escluso i pannelli perforati) 12,5 800 > B-s1,d0 (1) Determinata conformemente alla EN ISO 536 e contenenti non più del 5% di additivi organici. (2) Classi che figurano nella tabella 1 dell allegato alla decisione 2000/147/CE Pertanto per i pannelli in gesso rivestito (cartongesso), conformi alla norma armonizzata di prodotto UNI EN 520 e soggetti a marcatura CE, la classe di reazione al fuoco attribuita senza necessità di prova è la classe A2-s1,d0 alle condizioni indicate in tabella (DM 10/03/2005): Il decreto indica inoltre le norme generali di posa in opera delle lastre (end-use) che sono fondamentalmente riconducibili ai seguenti punti: la stuccatura dei giunti con stucco conforme alla norma di prodotto UNI EN (Jointing materials for gypsum plasterboards Definitions, requirements and test methods); l interasse degli elementi di fissaggio al supporto deve essere inferiore a 300 mm nel caso di pannelli fissati meccanicamente a una struttura di sostegno metallica o in legno, mentre nel caso di pannelli fissati direttamente al supporto l interasse del fissaggio può essere aumentato fino a un massimo di 600 mm; il materiale di supporto nel caso di fissaggio diretto delle lastre deve essere in classe A2-s1,d0 o superiore. La cavità formata dietro le lastre dalla struttura di sostegno può essere di aria o può essere riempita con materiale isolante con reazione al fuoco almeno nella classe A2-s1,d0. Il D.M. 25/10/2007 (G.U. del 5/11/2007) ha apportato modifiche al decreto 10/03/2005, concernente Classi di reazione al fuoco per i prodotti da costruzione da impiegarsi nelle opere per le quali è prescritto il requisito della sicurezza in caso d incendio. Il decreto, tra le altre cose, ha sostituito la tabella relativa alla classificazione di reazione al fuoco per i pannelli di cartongesso di cui sopra con la seguente nuova tabella: Pannelli in cartongesso Spessore nominale del pannello (mm) Densità (kg/m3) Nucleo in gesso Classe di reazione al fuoco Grammatura della carta (1) (g/m2) Substrato Classe (2) (esclusi pavimenti) Conforme alla norma EN 520 (escluso pannelli perforati) > 6,5 < 9,5 > 800 > 9,5 > 600 A1 220 > > Qualsiasi prodotto a base di legno con densità 400 kg/m 3 o qualsiasi prodotto almeno di classe A2-s1,d0 Qualsiasi prodotto a base di legno con densità 400 kg/m 3 o qualsiasi prodotto almeno di classe A2-s1,d0 o qualsiasi prodotto isolante almeno di classe E-D2 montato secondo il metodo 1 A2-s1,d0 B-s1,d0 A2-s1,d0 B-s1,d0 (1) Stabilito in base alla norma EN ISO 536 e con un contenuto in additivo organico non superiore del 5%. (2) Classi di cui alla tabella 1 dell allegato alla decisione 2000/147/CE in recepimento della decisione 2006/673/CE del 5 ottobre 2006 della Commissione dell'unione Europea che determina le classi di reazione all'azione dell'incendio per i materiali da costruzione tra cui i pannelli in cartongesso: Pannelli in cartongesso Spessore nominale del pannello (mm) Densità (kg/m3) Nucleo in gesso Classe di reazione al fuoco Grammatura della carta (1) (g/m2) Sostrato Classe (2) (suoli esclusi) Conforme alla norma EN 520 (escluso pannelli perforati) 6,5 < 9, ,5 600 A1 220 > > Qualsiasi prodotto a base di legno con densità 400 kg/m 3 o qualsiasi prodotto almeno di classe A2-s1,d0 Qualsiasi prodotto a base di legno con densità 400 kg/m 3 o qualsiasi prodotto almeno di classe A2-s1,d0 o qualsiasi prodotto isolante almeno di classe E-D2 montato secondo il metodo 1 A2-s1,d0 B-s1,d0 A2-s1,d0 B-s1,d0 20 (1) Stabilito in base alla norma EN ISO 536 e con un contenuto in additivo organico non superiore del 5%. (2) Classi di cui alla tabella 1 dell allegato alla decisione 2000/147/CE

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