INTERVISTA AL SINDACO DI GENOVA. S e l Italia buttasse lo sguardo oltre quelle

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1 CON IL QUOTIDIANO DEL MURETTO + EURO 9,90 CON LE MONDE DIPLOMATIQUE + EURO 1,50 Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, Aut. GIPA/C/RM/23/2013 ANNO XLIII. N VENERDÌ 13 SETTEMBRE 2013 EURO 1,50 OPERAI DELL ILVA DI TARANTO /FOTO ANDREA SABBADINI Il Cavaliere trova un alleato per la grazia. L ex agente della Cia Bob Lady IL COMMENTO Gaetano Azzariti pagina 4 DECADENZA Mercoledì in senato la notte della verità La Giunta voterà mercoledì prossimo in seduta notturna la decadenza del Cavaliere. Ma le colombe adesso puntano tutto sul voto segreto dell aula previsto a ottobre. Berlusconi non si fida e non esclude la crisi. Lanciata da un incursione televisiva nel salotto di «Porta a porta». COLOMBO PAGINA 4 IL SINDACO D ITALIA Piccoli leader crescono Ricatto d acciaio Il gruppo Riva chiude tutti gli stabilimenti Ilva italiani: lavoratori «messi in libertà». L annuncio dopo il sequestro di oltre 900 milioni da parte della procura di Taranto che indaga sul disastro ambientale causato dal siderurgico pugliese. Proteste ovunque. Landini: commissariare l azienda per salvare l occupazione PAGINA 6 Alfio Mastropaolo A scrivere un manuale su come si fa carriera politica nei regimi postdemocratici poche figure si prestano alle esemplificazioni come quella di Matteo Renzi. Non mancano altri casi esemplari. In cima Enrico Letta. Ma Renzi è così perfetto da far pensare di esser stato fabbricato in laboratorio. Regola 1. Per entrare in politica serve un capitale politico personale d avvio. Esperienza da scout, figlio d imprenditore prossimo alla Dc, rete larga di conoscenze, discreti mezzi economici, Renzi è in partenza già pronto a districarsi ai piani bassi della politica, accodandosi a un personaggio di qualche peso come Lapo Pistelli. Regola 2. In ogni schieramento politico le candidature alle cariche di rango si spartiscono tra le suediverse fazioni. Una a me, una a te. CONTINUA PAGINA 5 BIANI INTERVISTA AL SINDACO DI GENOVA «La Tav sostenibile non è in Valsusa» S e l Italia buttasse lo sguardo oltre quelle Alpi che si vorrebbero bucare a Chiomonte o a San Giuliano di Susa meglio però la via già pronta, che attraversa per esempioin trenoil SanGottardo sipotrebbe prendere esempio da quell ambientalismo maturo che valuta le grandi opere una per una. Come fa il sindaco genovese, Marco Doria. E tra un traforo ancora tutto da realizzare, «inutile e dannoso», come spiegano dadecenni ivalsusini, e un opera daultimare solo in territorio italiano, come l accesso a sud dell Alptransit svizzero, Doria non ha dubbi. MARTINI, RAVARINO PAGINE 2,3 LAVORI IN CORSO La folle giostra delle grandi opere Paolo Berdini U n Paese che guarda al futuro deve avere una struttura di programmazione pubblica in grado diavere ilcontrollo del quadro complessivo delle opere da realizzare in coerenzacon l Europa. E al variaredei parametri in gioco questa struttura dovrebbe essere in grado di compiere scelte nell interesse generale. Ritorna dunque il nodo scorsoio cui l Italia è stata appesa dalla scellerate politiche di deregulation che hanno cancellato i pochi strumenti di pianificazione dei trasporti che l Italia si era data con molta fatica. CONTINUA PAGINA 3 GOVERNO Il «circolo Canottieri» della sanità DOPO LA LETTERA A SCALFARI, LA CARTOLINA DEL PAPA AL MANIFESTO «Tutti i conventi ai poveri» SIRIA PAGINA 9 Ivan Cavicchi L e nomine fatte dalla ministra Lorenzin per il Consiglio Superiore della Sanità (Css) hanno suscitato risentimenti e polemiche. Alcuni deputati con finta ingenuità hanno chiesto alla ministra di poter conoscere i criteri delle nomine,come se non si conoscessero o come se i loro partiti fossero estranei. In generale a protestare sono stati gli esclusi quindi le nomine non fatte e che per alcuni avrebbero dovuto essere fatte (poche donne,niente infermieri,niente medici non universitari ecc) cioè le omissioni colpose. Pocosi è dettonel caso delle immissioni colpose, un vero e proprio caravanserraglio. CONTINUA PAGINA 15 Poteva, doveva succedere? È successo. Al papa, che noi diffidenti nati abbiamo bollato appena eletto: «Non è Francesco», non è bastato aprire ai laici non credenti e assai egotisti del giornale «la Repubblica». Ha visto questo manifesto comunista quotidiano, scelleratoe inmalearnesee, a quanto pare, ha deciso di scriverci brevi mail. Cartoline dal Vaticano. Una specie di papa-manifesto. Incredibile ma vero. Dunque anche per questo è valsa la pena tenere in piedi questo foglio. Da oggi cominciamo questa santa collaborazione. Sperando nella comprensione dei lettori. Che dio ci perdoni. «Fratelli, buon giorno. Ho letto sui giornali che visitando un centro di accoglienza di immigrati io avrei detto solo di Francesco apriamo a loro i conventi chiusi. In verità ho detto, pensato e comunicato ben di più. Voglio spiegarmi meglio, perché l idea è non fare ricchezza e profitto con strutture della Chiesa che deve tornare povera. Cristo, nella sua età adulta, era un senza casa. Apriamo allora anche i conventi aperti, quelli trasformati in hotel a 5 stelle, diventati appartamenti di alti prelati, direzioni di sedicenti opere pie, accomandite di confraternite multinazionali di santi che nemmeno io conosco. Diventino ostelli internazionali dell accoglienza e della pace, come dovrebbero diventare, trasformate, tutte le basi militari del mondo. Roma culla della cristianità è anche il cuore alberghiero e d affari del cattolicesimo organizzato. Da oggi lo chiudo. Aiutatemi a chiuderlo. La Chiesa non è una rendita immobile, appartiene ai sentieri dell umanità. Universalisti ed ecumenisti di tutto il mondo unitevi». Assad: «Consegnerò le armi chimiche» Gli Usa: vogliamo fatti Il presidente siriano promette di accettare il piano di mediazione russo e il trattato Onu contro le proliferazione delle armi chimiche. Ma Obama insiste: «Ora i fatti»

2 pagina 2 il manifesto VENERDÌ 13 SETTEMBRE 2013 Ferrovie ALTA VELOCITÀ Nell ottica del collegamento tra il nord Europa e il sud del Mediterraneo, la Torino-Lione sbiadisce nel confronto con la linea del San Gottardo Alpi, il corridoio «sostenibile» «Le zone industriali della Germania meridionale, della Svizzera e della Lombardia hanno bisogno di uno sbocco verso l esterno. E Genova è sempre stata il loro porto privilegiato». Intervista al sindaco Marco Doria (Sel) Eleonora Martini C ostruire sviluppo rinunciando a scambi mercantili e connessioni? «Difficile da immaginare». Se l Italia buttasse lo sguardo proprio oltre quelle Alpi che si vorrebbero bucare a Chiomonte o a San Giuliano di Susa meglio però la via già pronta, che attraversaper esempio in treno il San Gottardo si potrebbe prendere esempio da quell ambientalismo maturo che valuta le grandi opere «una per una». Come fa il sindaco genovese, Marco Doria, eletto da indipendente nelle liste di Sinistra, ecologia e libertà. E tra un traforo ancora tutto da realizzare, «inutile e dannoso», come spiegano da decenni ormai non solo gli irriducibili valsusini, e un opera da ultimare solo in territorio italiano, come l accesso a sud dell Alptransit svizzero (vedi articolo in pagina), Doria non ha remore a scegliere. E non solo per amore della sua Genova, e di un porto che rischia di perderela suatradizionale funzione di snodotra ilsuddel Mediterraneo eilnord dell Europa. Sindaco Marco Doria, se lei potesse decidere dove investire i fondi pubblici per potenziare un collegamento merci e passeggeri tra l Italia e il nord Europa a quale opera darebbe la priorità? Alla Torino-Lione? Senza dubbio la priorità - e non lo dico affatto con spirito campanilista - è il corridoio Genova-Rotterdam. Spiego perché: c è tutto un pezzo dell Europa produttiva che vuole affacciarsi verso l esterno per necessità di esportazione dei propri prodotti e di importazione delle merci provenienti dal resto del mondo. La Lombardia, la Svizzera e la Germania meridionale hanno bisogno di uno sboccomarittimo e Genovaè semprestato il loro portoprivilegiato. In alternativa, la Svizzera e la Germania potrebbero, e già lo fanno, spostareilorointeressisuiporti delnord Europa, Rotterdam o Amburgo. Non possiamo dimenticare la funzione storica del porto di Genova, una città che non riesco a immaginare possa diventare una sorta di grande Santa Margherita Ligure. Certo, ha una sua vocazione turistica sempre più consolidata, ma la città portuale è di vitale importanza. Anche dal punto di vista occupazionale. Perciò c è bisogno di intercettare il movimento merci, mettendosi al servizio dell hinterland naturale. Questa è la prospettiva più importante per Genova. A questo aggiungo la mia personale convinzione che il trasporto merci debba essere il più possibile trasferito su rotaia diminuendo quello su gomma, anche nel rispetto della direttiva europea , quella cioè che impone agli stati membri di arrivare entro il 2020 al 20% di abbattimento di emissioni, di produzione di energia rinnovabile e di risparmio energetico. Oltre al fatto che potenziare le ferrovie e ridurre il traffico di camion, come ha fatto la Svizzera, vuol dire anche un risparmio di costi sociali. In effetti la Svizzera è arrivata al 43% del traffico merci su rotaia, contro il nostro 8%. Nell ottica di ultimare le tratte di accesso a sud della Alptransit e fare di Genova il capolinea italiano del corridoio tra i due mari si deve però affrontare il nodo del cosiddetto Terzo valico a cui molte associazioni si oppongono per varie ragioni: è considerata un opera inutile per la diminuzione del flusso merci nel porto di Genova, e dannosa perché durante gli scavi sono state trovate tracce di amianto nelle rocce che potrebbero inquinare le falde acquifere. Qual è la sua posizione in merito? Diciamo subito che nonostante la crisi, l aumento della disoccupazione e la diminuzione dei consumi, gli indicatori economici di Genova attestano invece un buon andamento del traffico di container nel porto. (Tra il 2005 e il 2010, secondo i dati ministeriali del Piano nazionale della logistica, è aumentato dell 8%. Mentre a Marsiglia, per fare un esempio, è aumentato solo del 3% e Barcellona ha perso il 6%, ndr). Senza immaginare crescite vertiginose, ho motivo di ritenere che si continuerà su questo trend. Per evitare di asfissiare la città, c è bisogno dunque di spostare su ferrovia il flusso di merci. Se vogliamo parlare di grandi opere, invece, dico subito che non sono contrario a priori: ritengo che le grandi come le piccole opere vadano valutate una per una. Per esempio ritengo che l alta velocità Roma-Milano sia stata positiva. Sottolineo comunque l importanza della regia pubblica, italiana ed europea. Naturalmente il controllo sui costi deve essere effettuato con grande rigore al fine anche di evitare infiltrazioni della criminalità organizzata negli appalti pubblici. Per quanto riguarda l impatto ambientale del Terzo valico, non sono io a dover esprimere giudizi tecnici. Non sono un ingegnere dei trasporti né un tecnico ambientale. Le valutazioni ambientali cui a suo tempo fu sottopostoil progetto sono oggi verificate attraverso un Osservatorio nazionale che ha attivato un monitoraggio sulle opere, in collegamento con l agenzia regionale per l ambiente e il Comune, in particolare per controllare la presenza di rocce contenenti amianto, una questione cui va prestata la massima attenzione. Certo, non sono tra coloro che dicono che c è sempre un prezzo da pagare per il progresso. Nonè contrario all idea stessa dell altavelocità? Credo ci sia un equivoco in merito. Dobbiamo porci due obiettivi: ridurre i tempi di percorrenza tra Milano, Genova e la Svizzera, per incentivare l uso del treno nello spostamento delle persone e creare un asse forte con quelli che un tempo erano i due poli del triangoloindustrialeitaliano. Per lemerciinveceè menorilevante iltempo, un orainpiù o in meno non cambia. Ma c è l assoluta necessità di disincentivare il trasporto su gomma. Per questo non basta riferirsi alla sola tratta da Genova alla pianura Padana ma all intero collegamento, quindi anche alla tratta da Tortona fino a Milano che al momento non è stata né progettata né finanziata. Per Genova non c è alcuna attrattiva nell asse Torino-Lione? Per Genova, e direi per l Italia, l asse prioritario è quello nord-sud. Bisogna, infatti, chiedersi da cosa sono attratti i mondi economici della Svizzera e della Lombardia. Già all inizio NELLA CARTINA A FIANCO IL PROGETTO DELLE NUOVE LINEE FERROVIARIE ALPINE. NON A CASO, TUTTE LE MAGGIORI TRATTE FERROVIARIE CORRONO SULLA DIRETTRICE NORD-SUD, METTENDO IN COLLEGAMENTO LE ZONE EUROPEE DI MAGGIORE INTERESSE INDUSTRIALE. LA TORINO-LIONE CORRE ISOLATA VERSO OVEST. del 900 Luigi Einaudi scrisse alcuni bellissimi articoliper il Corriere della Sera sulla funzione fondamentale del porto genovese. Allora i cotonieri lombardi erano spesso costretti a ricevere il cotone sbarcato ad Amburgo, anziché da Genova. Il nostro porto può invece diventare uno snodo tra i paesi del sud del Mediterraneo e il nord Europa, e assumere un carattere strategico nell idea di potenziare quel corridoio mare-rotaia. Anche Carlo Cattaneo, dall esilio in Ticino, nel 1861 caldeggiava il finanziamento da parte italiana della galleria ferroviaria del San Gottardo, impresa ritenuta fondamentale (e difatto losarà) per modernizzare la penisola. E l Italia in effetti contribuì sostanziosamente all opera. Oggi nel porto di Genova alcuni lavori progettati sono fermi per mancanza di finanziamento, è vero? Qual è lo stato dell arte? Per quanto riguarda i lavori in corso per potenziare le aree operative del porto - le banchine a pettine di Sampierdarena e altre - ci sono finanziamenti nazionali (218 milioni di euro, secondo l Oti Nordovest, ndr). Non c è invece ancora alcun finanziamento disponibile per gli altri lavori previsti. Per ospitare le navi portacontainer più grandi, si sta ora discutendo il nuovo piano regolatore portuale, con l idea di spostare la diga foranea, un investimento di grandi proporzioni che il porto potrebbe anche autofinanziare sepotesse trattenerealmeno inparte ilgettito fiscale indotto dai suoi traffici. Come esponente della sinistra, lei esprime delle idee che sembrano un po in antitesi con quelle dell ambientalismo militante, con quel mondo associazionistico che preferisce - non senza qualche preconcetto - uno sviluppo senza cemento, magari più propenso al solo recupero delle infrastrutture esistenti e alla tutela dei beni ambientali. Non prova qualche imbarazzo? Sono anch io legato all idea di un nuovo modello di sviluppo che si fonda su una critica più che motivata allo status quo. Ma, pur non nascondendomi tutti i limiti e le distorsioni del modello di sviluppo vigente, non immagino un modello senza scambi mercantili, i quali anzi tendenzialmente continueranno a crescere. Ecco, credo anch io comerobertkennedychelafelicità di unpaese non si misuri solo con il Pil, ma, per mia formazione personale, ritengo che l indicatore Pil e l andamento dei traffici di scambio siano indicatori pur sempre molto importanti. Per la felicità e il benessere c è bisogno di molto altro, ma senza sviluppo economico è difficile raggiungerli. IL PORTO DI GENOVA/FOTO ROBERTO CANÒ. SOTTO, A DESTRA, MANIFESTAZIONE CONTRO IL TERZO VALICO Governo/RINNOVATO L ACCORDO BILATERALE «Alptransit pronto nel 2016» la Svizzera preme sull Italia D urante la scorsa settimana la consigliera federale svizzera Doris Leuthard, superministro di Ambiente, energia, infrastrutture e trasporti, ha incontrato a Roma i suoi tre omologhi italiani i ministri Lupi, Zanonato e Orlando per caldeggiare la conclusione dei lavori di adeguamento del raccordo ferroviario che costituirebbe, all interno delle nostre frontiere, l accesso sud all Alptransit svizzero. Non si tratta di "grandi opere": il foro alla base delle Alpi è già stato realizzato, tutto in terra svizzera e con il consenso delle popolazioni locali. Il tunnel ferroviario del San Gottardo è praticamente pronto: «Entrerà in funzione il 16 dicembre 2016», ha annunciato Leuthard spiegando che il suo Paese sarebbe pure disponibile a stanziare «un credito in favore dell Italia di 200 milioni di euro per adeguare al passaggio dei convogli alti fino a 4 metri la tratta ferroviaria tra Ranzo e Gallarate-Novara, una priorità per quanto riguarda il trasporto merci, e poi successivamente anche la linea Chiasso-Milano, per il trasporto passeggeri». Tutta l opera costerà però circa 700 milioni di euro. Durante l incontro, i due governi hanno aggiornato la dichiarazione d intenti stipulata nel dicembre 2012 dall allora Per completare le opere, il governo di Berna offre un prestito di 230 milioni di euro ministro Passera. La nuova road-map con il prestito svizzero dovrà essere ora sottoposta al vaglio di entrambi i parlamenti, italiano e svizzero. Le due tratte rientrano nel progetto più complessivo del cosiddetto «corridoio dei due mari», quella Genova-Rotterdam che la confederazione elvetica, come pure la Germania, considerano fondamentale per collegare le zone produttive dei loro paesi con il porto a cui tradizionalmente sono più legati. Senz altro più urgente e necessario del Tav Torino-Lione. Anche se la consigliera Leuthard su questo usa tutta la diplomazia possibile: «Quale opera merita la priorità di finanziamento? È decisione che spetta all Italia». Certo la Confederazione elvetica da tempo ha adottato la politica di trasferimento del traffico dalla strada alla rotaia. Ma anche questo corridoio non sembra essere così «sostenibile» come si vorrebbe. Sono molte le associazioni di cittadini, i movimenti ambientalisti e gli studiosi che vi si oppongono, soprattutto per la realizzazione del cosiddetto Terzo Valico, l attraversamento degli Appennini che raccorderebbe Tortona a Genova. Ma in questo caso siamo ancora nella fase progettuale. Comunque questa è tutta un altra storia. e. ma.

3 VENERDÌ 13 SETTEMBRE 2013 il manifesto pagina 3 ALTA VELOCITÀ No Tav Dopo l ultimo sabotaggio, riesplodono le polemiche sulle proteste valsusine. La comunità, compatta contro il traforo, prende distanze dalla violenza VAL DI SUSA Nuovo attentato a Gravere contro un azienda del cantiere. Il 13, nel 2013 Lupi: «Azioni terroristiche» «I n Val di Susa sta accadendo quello che capita quando lapolitica siarrendeagli affari e agli affaristi. Da sempre noi rivendichiamo la necessità di un confronto tra governo e istituzioni locali proprio per evitare degenerazioni simili», sbotta Nilo Durbiano, sindaco di Venaus, da sempre contrario all opera. Nella scorsa notte a Gravere, piccolocomune nondistante dasusa, si è verificato un nuovo attentato, il tredicesimodainizioanno. Ha colpito ancora una volta un azienda che lavora nel cantiere dell alta velocità Torino-Lione. Dopo la Imprebeton di Salbertrand (incendiate le sue ruspe), questa volta è toccato all Italcoge, a cui è stato distrutto un cassone contenente materiale plastico. Gli autori del gesto hanno anche tentato di incendiare le gomme di una pala meccanica già bruciata un anno fa. La Italcoge è fallita due anni fa, ma nel maggio del 2011 Ltf le ha assegnato senza gara d appalto i lavori della recinzione del sito di Chiomonte. Nel passato, i titolari, i fratelli Lazzaro, erano stati coinvolti in inchieste relative ad appalti truccati. Sul posto, è stata rinvenuta dagli inquirenti su uno dei mezzi della ditta la scritta «No Tav», fatto davvero insolito in queste azioni. I carabinieri hanno, inoltre, rinvenuto sei bossoli di lacrimogeni utilizzati dalle forze dell ordine in Valle. «Andare avanti in queste condizioni è sempre più difficile», si era sfogato Ferdinando Lazzaro, la seraprimaavirus, trasmissione della Rai. Il clima resta pesante. I sindaci della Valle di Susa, con un documento firmato da 22 amministratori e dal presidente della Comunità Montana Sandro Plano, invocano la calma e lo stop alle violenze in Valle di Susa: «Con riferimento ai recenti scontri con le forze dell ordine e all incendio di mezzi di alcune imprese, gli amministratori condannano ogni atto di violenza, intimidazione e vandalismo. Rivolgono un appello affinché questi non si ripetano più e che la protesta contro la costruzione di una nuova linea ferroviaria ad alta velocità si svolga nei limiti e nelle forme consentite dalla legge. Chiedono che sia data un informazione corretta su queste vicende e al governo di riaprire, con urgenza, un confronto tecnico e istituzionale anche con gli enti locali che hanno espresso critiche all opera». Il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi ha risposto picche: «Il luogo del confronto c è già, l Osservatorio sulla Torino-Lione, che ha fatto 208 incontri e audizioni. Grazie a questo dialogo il tracciato venne modificato radicalmente nel Ora la vera condanna della violenza, la migliore risposta ai violenti è la realizzazione dell opera». Parla di «delinquenti che compiono azioni terroristiche». Il dito è sempre rivolto contro i No Tav, seppur non ci siano prove. Lupi ha aggiunto: «Stiamo collaborando con la Procura di Torino e con il procuratore Caselli perché queste minoranze violente vengano isolate. Il loro ricorso alla violenza è il segno della sconfitta». Ieri, il presidente dell Osservatorio Mario Virano è stato ricevuto dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Per il sindaco Durbiano è in atto «una criminalizzazione» del movimento. «Se da un lato ci sono azioni che condanno, non posso che stigmatizzare la militarizzazione a cui è costretta la Val di Susa. Non so chi siano gli autoridegli attentati, non accuso nessuno. Ho fiducia nell azione investigativa. L unica soluzione per allentare la tensione è un ritorno della politica a questioni vere». In serata, è intervenuto il «Stop alle violenze»: l appello di 22 sindaci e del presidente della comunità montana presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinal Bagnasco: «Credo che un ulteriore riflessione onesta e il più possibile oggettiva del rapporto tra bene particolare e bene generale sia opportuna per tutti e a tutti i livelli». M. Rav. TERZO VALICO Le valli Scrivia, Lemme e Polcevera contro la linea ferroviaria ad alta velocità e alta capacità «Sarà dura»: tutti i no al traforo dei Giovi Mauro Ravarino S trategica, indiscutibile, fondamentale. «Se non si farà, saremmo tagliati fuori dall Europa». I binari, ancora virtuali, della alta velocità Torino-Lione sono stati spesso lastricati da diktat apparentemente inappellabili. Se non dai dati reali sul traffico merci tra Italia e Francia (dimezzato nell ultimo decennio e tuttora in calo), dai destini del fantomatico corridoio 5 Lisbona-Kiev, rimasto impressosolosulle carte, e dallamobilitazione di una valle. A duecentochilometri di distanza, a cavallo tra Liguria e Piemonte, c è un altra grande opera contestata, il Terzo Valico, dove le valli Scrivia, Lemme e Polcevera si incrociano e il dialetto non segue i confini regionali. Il «sarà düra!» valsusino qui si pronuncia «A saià düa!». Il Terzo Valico dei Giovi è un tratto ad alta velocità ed alta capacità di 54 chilometri, 39 dei quali in galleria, da Genova a Tortona, a Rivalta Scrivia per la precisione. Fa parte del corridoio 24, tra il porto della Lanterna e quello di Rotterdam. Se ne discute, come in Val di Susa, da oltre vent anni, almeno dall anno 1991, in cui nacque il general contractor che dovrebberealizzare l opera, ilcociv, il consorzio guidato da Impregilo. Il costo è di 115 milioni di euro al chilometro per una cifra totale di 6,2miliardidi euro. Per esserecaro, visti anche i tempi di magra, è Contestati gli espropri, il danno ambientale e la centralità del porto di Genova caro, l impatto ambientale è problematico (falde acquifere in pericolo e amianto nelle rocce appenniniche). La tesi di fondo, tra i sostenitori, è che sia indispensabile per uno sviluppo del porto di Genova. Il movimento che si batte contro il nuovo tunnel non la pensacosì. «Vogliono farci credere a un trend di crescita che non esiste. Nel 1992 si prospettava untraffico di containerpari quattro milioni di teu, nel 2012 ci si è fermati alla metà», dice Claudio Sanitadel comitato No Tav diarquata Scrivia. A luglio 2013, secondo dati dell Autorità portuale di Genova, si è verificato un calo del 3,8% rispetto al «Le linee attuali continua Sanita - non sono sature, basterebbe un ammodernamento. Le sorti progressive del porto di Genova non saranno certo risolte dal Terzo Valico che una volta terminato a Rivalta Scrivia riporterà la linea in un collo di bottiglia, su binari normali. Non contino balle, il corridoio 24 fino a Rotterdam vive solo sulle mappe». Da Trasta, un borgo di Genova (qui, la scuola villa Sanguineti che doveva diventare sede del Cociv è stata salvata da maestre e genitori), a Serravalle, in Piemonte, in questi mesi, la popolazione locale si è mobilitata contro gli espropri. Rasta e capelli bianchi si sono uniti nella lotta. «Fermando gli espropri abbiamo imposto una discussione chiarisce Gian Franco Marchesotti comitato di Serravalle Scrivia rispetto a ciò che veniva dato per certo. Parlare di Terzo Valico non è più tabù. La realtà dimostra che gli unici che vogliono farlo sono quelli con interessi diretti». UN CORTEO IN VAL DI SUSA CONTRO IL TAV TORINO-LIONE /FOTO SIMONA GRANATI Iprimiduecantieri sonopartiti nel genovese, ancora nulla si muove in Piemonte. Il Cociv avrebbe voluto avviare i lavori il 10 settembre a Voltaggio (Val Lemme, provincia di Alessandria), dove ametàanni 90 fu scavato uno dei due fori pilota, finito poco dopo sotto la lente della magistratura. Il ministro dell Ambiente Andrea Orlando ha imposto uno stop. Ad averlo sollecitato, tra gli altri, il sindaco di Alessandria, Rita Rossa, che aveva inviato una lettera al ministro, preoccupata dell avvio, prima della conclusione degli studi sulla presenza di amianto (stimato al 20% in Val Lemme e al 50% ad Arquata Scriva ) e dell approvazione del piano cave. L amianto è uno dei traumi più profondi di questa terra (Casale Monferrato con la sua Eternit dista pochi chilometri). «Esiste una pressione politica interviene Mario Bavastro, Legambiente della Val Lemme che giustifica ogni atto di fronte a un opera inutile come questa. Porteranno garanzie maldestre anche davanti ai rischi connessi alle rocce serpentinitiche, che contengono la fibra killer. I cittadini dovrebbero saper tuttodi un opera pubblica, invece continua la secretazione delle carte. Le merci non hanno bisogno di velocità ma di certezze e sicurezze. Elementi che forse il porto di Genova ancora non dà». Gli attivisti tirano fuori i documenti, le analisi dell Enel di alcuni anni fa che attestavano la presenza d amianto a Voltaggio. Ora, aspettano a breve quelle di Arpa e Regione Piemonte: «Che nascono però da sondaggi del Cociv, creando qualche perplessità in più», sottolinea Bavastro. Oltre all amianto, l altro problema è l acqua. «Temiamo aggiunge Claudio Sanita di fare la fine del Mugello, in Toscana, dove dopo diciassette anni di lavori per l alta velocità si sono ritrovati acquedotti fuori uso e sorgenti prosciugate». E poi c è lo shunt, lo svincolo sotterraneo di Novi Ligure: «Se fosse costruito produrrebbe un «effetto diga», perché la falda qui è superficiale». DALLA PRIMA Paolo Berdini La folle giostra delle grandi opere Era infatti costata venti anni di discussione l approvazione nel gennaio 2001 del Piano generale dei trasporti e della logistica, un quadro certo imperfetto, ma simile a quelli in uso negli altri paesi europei, e cioè una bussola per orientare il sistema paese. Nel dicembre dello stesso anno nasce la cultura delle «grandi opere» senza alcuna coerenza tra loro ma guidate dagli appetiti delle lobby: Con il secondo trionfo elettorale berlusconiano nasce la legge Obiettivo (443 - dicembre 2001). Con la consueta bravura mediatica subito amplificata dalla disinformazione imperante, quella decisione fu descritta come il passaggio da una "visione burocratica" alla modernità. In realtà era il contrario: si colpiva al cuore la giàdebolefunzionepubblicaeci allontanavamo dai paesi che conservano gli strumenti programmatori. Un solo esempio. Il primo programma delle infrastrutture strategiche del dicembre 2001 conteneva 115 opere mentre attualmente esse sono diventate 390: un gigantesco puzzle senza coerenza e efficacia. E mentre il primo fiume di soldi pubblici che doveva sostenere le opere spesso inutili era giustificato da segnali economici flebili ma positivi, dal 2008 siamo piombati nella più grave crisi economica mondiale. Eppure tutto continua peggio di prima: il primo programma prevedeva di 126 miliardi pubblici; oggi sono diventati 367. Contemporaneamente si continua a colpire senza pietà il welfare urbano e le reali condizioni di vita dei cittadini. A causa della crisi economica mondiale, il 21 marzo 2012 il governo portoghese ha annunciato l abbandono dell alta velocità ferroviaria e sono note le disastrose condizioni dei paesi dell Est europeo. La fantastica spina dorsale dell Europa così è stata descritta - Lisbona Kiev si è ridotta alla modesta tratta Torino - Lione. E addirittura il 12 luglio di quest anno il Sole24Ore riporta la seguente affermazione di Mario Virano, commissario di governo per l opera: «Laratifica deltrattatointernazionale da parte di Francia e Italia e l ok dell Europa a garantire il 40% di copertura dell opera» sono le condizioni per partire. Condizioni senza le quali, aggiunge il Sole, «probabilmente i francesi potrebbero tirarsi indietro forse anche prima degli italiani». Dunque abbiamo una grande "operetta" inutile di fronte ad una prospettiva del corridoio del San Gottardo in grado di garantire l ancoraggio tra nord e sud Europa entro pochi anni. Se avessimo quella struttura pubblica di controllo scientificamente competente e indipendente dalle lobby che fu cancellata dalla cultura berlusconiana ci sarebbero le condizioni per ripensare il sistema di trasporto transnazionale alla luce delle mutate condizioni. Non sene vedono le condizioni. Il ministro Lupi presidiala cassaforte per le grandi opere e il governo pensasolo amisure di poliziacontro la popolazione della Val di Susa. Ma non è con la criminalizzazione di tutte le persone che non sono d accordo con i cacciatori di soldi pubblici che si risolvono i problemi di prospettiva del sistema Italia. Bisogna invece prendere atto che è la deregulation che hadominato il paese negli ultimi 20 anni la causa principale della mancanza di un moderno sistema di infrastrutture e delfallimento economicoin cui cidibattiamo. E questa l unica prospettiva per uscire dal tunnel.

4 pagina 4 il manifesto VENERDÌ 13 SETTEMBRE 2013 Senato IMMORAL SUASION Il leader del Pdl vuole la crisi, la «colomba» Schifani tenta un ultimo appello: aspetta il voto segreto in aula e il risultato potrebbe rovesciare i pronostici La notte della verità Accordo fatto in Giunta per la prima votazione sulla decadenza dell ex premier. La seduta decisiva convocata per mercoledì prossimo a partire dalle Esito scontato, la reazione di Berlusconi no Andrea Colombo T ra chi chiedeva il voto sulla relazione Augello martedì prossimo e chi insisteva per il giovedì, ben 48 ore dopo, non è che ci volesse un titanico sforzo di fantasia per individuarelamediazione possibile. Unsalomonico mercoledì, proposto dal presidente della Giunta per le immunità del Senato Dario Stefàno, ha messo d'accordo tutti. Unanimità. La discussione iniziata ieri proseguirà lunedì e martedì, con tutti i componenti della Giunta già iscritti a parlare, poi, mercoledì si dovranno trarrele conclusioni. E' giorno d'aula, dunquelaseduta piùattesainizierà alle con voto notturno. Nessunissima suspence sull'esito della votazione: la relazione che propone di convalidare il senatoriale seggio di Silvio Berlusconi verrà respinta. E poi? Beh, poi dovrebbe esserci la nomina di un nuovo relatore, dopo una decina di giorni il nuovo voto sulla relazione bis, se richiesta la seduta pubblica con l'imputato/condannato a difendere le proprie ragioni con immancabile codazzo d'avvocati. Intorno al 10 ottobre la proposta di far decadere il seantore più famoso d Italia e forse del mondo sarebbe approvata La parola passerebe in tempi rapidi all'aula, che non potrebbe che convalidare e rendere operativo il severo verdetto. Tra la sentenza d'appello di Milano sull'interdizione e il voto al Senato sarebbe dunque un testa a testa. Questionedi ore. Il Collepreferirebbe che adire la parola definitiva fosse la Corte, per depotenziare la minaccia di crisi evitando la defenestrazione del pregiudicato per mano degli alleati di governo. Le colombe pdl concordano entusiaste e considerano un risultato prezioso anche il ritardo di due giorni conquistato in Giunta. In realtà, però, nessuno può dire cosasuccederàdopoilvotodi mercoledì. Nella tempesta di voci impazzite che da giorni e giorni imperversano nel Palazzo, adesso è il turno dell' ideona, cioè la mossa a sorpresa che Berlusconi starebbe preparando. Impossibile Ad Arcore preparano un ultimo colpo di scena, forse nel salottino di «Porta a porta» dire se la voce è fondata, e tanto meno in cosa consisterebbe la succitata ideona. Potrebbe passare per un'incursione a Porta a Porta e di certo Bruno Vespa ci spera. Ma per dire cosa? L'ipotesi dimissioni resta in campo, ma con quotazioniin picchiata. Berlusconipare che non ci pensi per niente, nonostante i consigli filiali ( sui quali, peraltro, non c'è nessuna certezza: anche gli eredi temono di ritrovarsi candidati alla ghigliottimna subito dopo papà, e nemmenolorosono convintichela resa sia più sicura della guerra). Molto più probabile la rottura che, in un colombaio mai così depresso, veniva data ieri per ormai inevitabile, con dimissioni dei ministri tra giovedì e venerdì. I lavori della Giunta proseguirebbero comunque ma la tempistica, a fronte di una crisi e del rischio di elezioni anticipate dietro l'angolo inevitabilmente sarebbe un po' modificata. Ma a quel punto i riflettori sarebbero puntati su un altro scenario, quello del possibile Letta bis, e dopo l'estenuante tira e molla sulla sorte di Silvio Berlusconi inizierebbe quello, fortunatamente più breve, sul destino del governicchio dimezzato e di una legislatura nata sotto i peggiori auspici ma proseguita peggio. Sempre che, invece, il ghigliottinando non decida di affidarsi al voto dell'aula, come gliavrebeb consigliatoieri il capo dei senatori Schifani, in un etremo sforzo per evitare l inevitabile. Nel segretodel pulsanteelettorale, leprevisioni sono per forza molto più incerte. Sulla carta la decadenza è certa, ma di senatori che non vogliono tornare a casa dopo pochi mesi ce ne sono tanti, le correnti pd potrebebro decidere di giocarsi un pezzo di congresso ricorrendo ai già noti franchi tiratori, nel M5S qualchetestafinapotrebbe tendereun trappolone bocciando la decadenza per poi addossarne la colpa all immoda casta. Il voto segreto è sempre un po' un tiro di dadi: Silvio ripensaci. Di certo, per ora, i segnali di guerra tra i sedicenti alleati non mancano. Uno per tutti, eloquente. In commissione cultura il Pdl ha bocciato il decreto cultura. Trenta milioni per Firenze. Troppi soldi per un sindaco che dà già per cadavere l'amato e perseguitato leader. E per capire con quanta serenità si attende il voto della verità si consiglia visione del garbato scambio tra Marco Travaglio e Daniela Santanchè nel corso del programma di Gianluigi Paragone La gabbia: un duello a colpi di Delinquente, mi sa che a te le donne non ti piacciono. Mica mi faresti godere, che ci vuole un uomo, Per te ci vuole l'esorcista. E comunque la prova praticanonte ladò. Robadafarmorire d'invidia i benemeriti protagonisti dell'indimenticato cinema trash dei vecchi tempi: Pierino, Bombolo, Aldo Maccione... IL QUIRINALE E LA GRAZIA Bob Lady, l ex agente della Cia che potrebbe dare una mano al Cavaliere S ilvio Berlusconi ha trovato un buon alleato in Bob Lady, ex agente della Cia condannato per il sequestro dell imam egiziano Abu Omar. Ieri quest ultimo ha inviato una lettera al nostro capo dello Stato per chiedere la grazia o la commutazione della pena per il caso che lo riguarda. L eventuale accoglimento della richiesta potrebbe rappresentare un segnale di apertura anche nei confronti del leader del centro-destra. Nel comunicato del 13 agosto, infatti, Napolitano haindicato lecondizioni necessarieaffinché un atto di clemenza possa essere adottato nei confronti di Berlusconi. Tra queste, da unlato, la giurisprudenza, dall altro, la prassi seguita in passato. Ora, mentre la giurisprudenza costituzionale renderebbe assai ardua la concessione della grazia, la prassi fin qui seguita appare più controversa. SecondolaConsultailpotere presidenzialepuò essere esercitatosolo «per eccezionali ragioni umanitarie», non potendo fondarsi su motivazioni esclusivamente politiche. Nel caso del leader del centrodestra è palese invece che sia proprio la ragione politica a porsi a fondamento della richiesta. Se ci si dovesse attenere alla giurisprudenza più recente non si vede come il presidente della Repubblica possa concedere la grazia a Berlusconi. Le tesi dei favorevoli alla pacificazione politica tramite l atto di clemenza presidenziale al leader di uno dei partiti che sostengono l attuale Governo cercano allora di fare affidamento su alcuni precedenti, in verità assai controversi e - almeno sino ad ora - Gaetano Azzariti SILVIO BERLUSCONI /FOTO REUTERS isolati. Precedenti specifici, non interpretabili come prassi consolidata. Valgano i numeri. Napolitano ha concesso 23 grazie, solo in due casi i profili umanitari sono risultati essere recessivi rispetto a quelli politico-diplomatici. Nel primo caso s è trattato di porre fine a unavecchiaquestionerelativaa 5terroristi altoatesini, ai quali, dopo 40 anni, sono state cancellate solo le pene accessorie. Furono vivacilepolemicheinquelcaso. Soprattutto da parte del Pdl: fu l onorevole Michaela Biancofiore a esprimere «la più profonda indignazione per la decisione di concedere la grazia ai terroristi». Unsecondo caso di grazia politico-diplomatica è stata quella concessa al colonnello Joseph Romano, coinvolto anch egli nel sequestro di Abu Omar, adottatasia susollecitazionedell amministrazionestatunitensesiaper favorirelasoluzione dei nostri marò detenuti in India. Anche questo secondo intervento fu ritenuto del tutto eccezionale e fuori dai criteri umanitari dettati dalla Corte costituzionale. Ora, il caso dell ex agente dalla Cia pone per la terza volta il problema di una richiesta di grazia finalizzata a dare soluzione a political questions. Se anche in questo caso il Presidente dovesse alla fine attivarsi, allontanandosi dalle indicazioni della Corte costituzionale, qualcuno potrebbe cominciare a far valere i troppi precedenti controversi alla stregua di una (più o meno) consolidata prassi. C è da aggiungere che, in ogni caso, una differenza fondamentale rimarrebbe. In tutti e tre gli episodi richiamati, infatti, la ragione politica che ha motivato gli atti di clemenza (o la loro richiesta) era unita a una ragione diplomatica e di rapporti con gli altri Stati: l Austria per la vicenda dei terroristi altoatesini, gli Stati Uniti per le questioni collegate a Abu Omar. Nel caso di Berlusconi, francamente, non si vedono ragioni di carattere internazionale da far valere. Ciò dovrebbe, in ognicaso, far continuare a rendere difficilmentepraticabile lasoluzione politica della grazia per il leader del Pdl. Ma accrescendo la confusione si può sempre sperare di rendere meno limpido il cielo.

5 VENERDÌ 13 SETTEMBRE 2013 il manifesto pagina 5 IMMORAL SUASION Palazzi Si allunga la carriera del primo consigliere di Craxi e può non essere finita. Una riserva della Repubblica per la quale Berlusconi ha da sempre un debole LA MISSION DI FICO Il presidente della vigilanza Rai, il 5 Stelle Roberto Fico, insiste. Vorrebbe che la commissione visionasse prima della messa in onda «The Mission», programma previsto per il 4 e l 11 dicembre su Raiuno che ha già allarmato gli esponenti del Pd Michele Anzaldi, segretario della vigilanza, Gero Grassi, Luigi Bobba, Federico Gelli. Un docu-reality («social tv», dicono a viale Mazzini) con personaggi famosi inviati nei campi dei profughi di guerra ad «aiutare» gli operatori di Unhcr e Intersos. Tra i protagonisti dovrebbero esserci Albano, Michele Cucuzza, Emanuele Filiberto. Mix azzardato, ma quella di Fico è una pretesa in odore di censura preventiva che allarma la Rai, anche per il pericoloso precedente che si creerebbe, e preoccupa il vicepresidente della vigilanza del Pd Salvatore Margiotta: «Non è mai accaduto che la commissione visionasse in anticipo un format per autorizzarne la messa in onda. Proprio Fico, che si spende per sottrarre la Rai dalle mani dei partiti, ora pretenderebbe che sia la politica a dettare la linea della tv pubblica». DEMOCRACK-CONGRESSO PD Match Epifani-Renzi Guerra di guerriglia del sindaco su Letta DALLA PRIMA Alfio Mastropaolo NOMINE Napolitano sceglie il dottor sottile per la Consulta: apoteosi delle larghe intese Amato, omaggio al governissimo Andrea Fabozzi G iorgio Napolitano e Giuliano Amato, trent anni fa. Il futuro presidente della Repubblica è seduto alla camera tra i deputati comunisti, di cui è capogruppo. Sta attaccando il rappresentante del governo per il decreto che regalaalletv diberlusconi - oscurate dieci giorni prima da tre preture della Repubblica - la possibilità di tornare in onda. È incostituzionale, dice tra l altro Napolitano. Amato è il rappresentante del governo, sottosegretario alla presidenza del Consiglio del Craxi primo. È l autore di quello che è passato alla storia come il «decreto Berlusconi» - «leggeadpersonam» si direbbe oggi - ed è venuto a difenderlo in aula. È un frammento di storia che non si incastra con il traguardo di ieri, quando Napolitano ha scelto proprio Amato come nuovo giudice della Corte Costituzionale. Ma è solo un frammento fuori posto. Nel resto della loro lunga storia politica, Napolitano e Amato non sono mai stati troppo distanti (così come il Pcinonfece lebarricate contro il «decreto Berlusconi»). E negli ultimi anni sono stati vicinissimi, con Amato alternativamente candidato a sostituire Il sindaco di Firenze è l esempio perfetto di come si fa carriera politica nei regimi postdemocratici Napolitano al Quirinale o a ricevere da lui l incarico per palazzo Chigi. Invece, nel nome dell inclinazione originaria per il diritto costituzionale - negli anni messa un po da parte in favore dell economia, delle scienze e delle presidenze in generale - ecco la nomina alla Consulta. Con la quale Amato L IRRESISTIBILE ASCESA DEL ROTTAMATORE Dieci regole per diventare leader GIULIANO AMATO /SINTESI VISIVA Il Nostro si è trovato al posto giusto quando si trattò di bilanciare con un ex-dc alla provincia la candidatura dell'ex-pci Domenici a sindaco di Firenze. Regola3. Le cariche pubblichesono preziose per incrementare il proprio capitale personale. L azione di governo conta poco. Una presidenza della provincia è invece una postazione eccellente per guadagnare conoscenze, amicizie e tifoserie. Consente mille contatti: categorie professionali, parrocchie, associazioni, salotti. Qualche committenza azzeccata, qualche assunzione, ed ecco ciò che basta a puntare più in alto. Il Nostro l ha capito. Regola4. Leprimariele vincenonilcandidato più credibile e più capace, ma il più dotato di capitale politico. Alle primarie per scegliere il successore di Domenici a Palazzo Vecchio Renzi l ha spuntata battendo nientemeno che un deputato in carica. Il quale non poteva reggere il confronto, quanto a capitale politico, con un presidente di provincia. Regola 5. La qualità di un politico si misura anzitutto col gradimento dei media, non col suo operato. A scorrere le classifiche stilate dal Sole 24 Ore, i fiorentini non stravedono per il loro sindaco. Che in compenso sa mettersi in mostra. Eletto sindaco, si è subito messo in lizza perla partitasuccessiva. Firenze è un vetrina di lusso, lui è giovane, pronto di battuta e non gli manca l inventiva. Si è infilato finanche nella tana di Arcore. Regola 6. Ai media serve anzitutto un buon racconto. A Renzi l occasione l hanno offerta le primarie del centrosinistra. Bersani giocava la carta dell esperienza, della forza tranquilla, dell uomo di governo che si era preso la croce di un partito reduce da una umiliante disfatta. Vendola ha scelto il ruolo del perdente in partenza, ma ostinato nel rendere omaggio ai vecchi e nuovi temi della sinistra. Renzi è stato il vero e perfetto antagonista. Contro un apparato possente, la contesa non aveva storia e si profilava noiosissima. Lui è riuscito ad animarla. È stato il rottamatore, il Grillo fatto in casa, il discolo che scompaginava il gioco. Le primarie sono pertanto servite più a lui che a Bersani. Vi è entratodaoutsider senza speranza, ne è uscito da leader del futuro. Pronto a cambiar tutto, contro uno che si attardava in tortuosi equilibrismi: tra i notabili del partito, tra potenziali e incompatibili alleati e tra contraddittori e incerti progetti di governo. Come premio di consolazione Renzi s è portato a casa una nutrita pattuglia di parlamentari, sul cui impiego - alle elezioni del presidente della Repubblica - più di un sospettoè legittimo. Èpure probabile che la sua foga rottamatrice abbia dato un aiutino a Grillo. Ma chi osa più rimproverarglielo? Regola 7. I media a larga audience pretendono parole semplici. Niente storia, niente tradizioni politiche, valori, progetti di società. Niente costituzione, antifascismo e resistenza. Berlusconi ha ridotto la parola a invettiva: contro giudici e comunisti. Renzi, che è assai più lieve, l ha risolta in battuta. Regola 8. La sinistra per vincere deve prendere voti al centro. Di battuta in battuta Renzi ha percorso a grandi balzi l ultimo tratto della china condivisa dalle sinistre europee di governo. Ha concluso la storia iniziata alla Bolognina. Stando ai sondaggi, potrebbe realizzare il vecchio sogno di prendere voti al centro. Hanno fallito Occhetto, D Alema, Veltroni, Rutelli e pure Prodi. Lui potrebbe farcela Regola 9. Di carisma non si campa. Sono decenni che l immaginario politico nazionale è intossicato dalla promessa del leader salvatore. Renzi è l ultima invenzione. Ammesso però che il suo sia carisma - ovvero un insieme di straordinarie virtù personali - il rottamatore, che è per nulla sciocco, si è presto dato al riciclaggio. Attirando a sé pezzi di notabilato nazionale e locale, porzioni e porzioncine di partito in cerca di futuro. Renzi potrà pur guadagnare di suo un po di voti al centro e anche a destra, ma deve assolutamente mantenere quanto più può del seguito tradizionale del partito. Alla trattativa partecipano anche gli altri candidati alla leadership. Benché la partita paia ormai decisa, restano in lizza per alzare il prezzo. Anche loro vogliono qualche poltrona. Cuperlo e Civati hanno imparato da lui la lezione, Regola 10. I voti contano, le risorse decidono. Ovvero: per governare non basta vincere le elezioni. Su quali risorse può contare Matteo Renzi? Qui tutto è da vedere. Ma già adesso sappiamo che dappertutto anche i leader più volenterosi sono paralizzati. Visto che di carisma non si campa, Renzi sta firmando altre cambiali. Agliinteressichecontano. Vincessele elezioni, dovrà pagarle. Altro che leadership autorevole e dotata di capacità di decidere. Riuscirà Renzi a sottrarsi alle paludi d impotenza in cui da tempo affonda ogni azione di governo? Le prescrizioni della troika continueranno a fioccare. I cittadini resteranno estranei alla politica e quindi scontenti. I sondaggi ne registreranno il malumore e gli faranno da cassa di risonanza. E inizierà tosto la caccia al nuovo salvatore. La campagna elettorale non si ferma mai. Nessuno nel frattempo si curerà di occupazione, servizi pubblici, Mezzogiorno. Non senza vantaggio per qualcuno, perché il non governo è un modo assai efficace e redditizio di governare. allunga il suo cursus honorum ormai imprendibilmente, ma non per questo definitivamente. Perché con la sua biografia di socialista riformista assai gradito a Berlusconi è la personificazione delle larghe intese. Una riserva della Repubblica cheperilmomentosi accomoda in quel palazzo della Consulta (di fronte al Quirinale) dove tra un paio di mesi si deciderà la sorte della legge elettorale. Avendo fatto il politico per tutta la sua vita pubblica - ed avendo anche teorizzato in un famoso articolo su Repubblica che i giudici costituzionali vanno meglio scelti tra i politici che tra i tecnici - Amato non ha nascosto niente dei suoi pensieri sul Porcellum, la legge elettorale sulla quale la Consulta si dovrà esprimere il prossimo 3 dicembre. Lo detesta, lo ritiene «peggio della legge truffa», uno «sberleffo». Amato, costituzionalista sottile che prende il posto del tributarista Gallo, potrà meglio fornire argomenti a un giudiziochesi presentaassaidelicato, e che comunque dovrà prima superare il non facile ostacolo dell ammissibilità: lo sta studiando il giudice Tesauro che ha fama di giurista assai rigoroso. Se la Corte dovesse decidere per la cancellazione del premio di maggioranza (da Amato sempre criticato) dal Porcellum verrebbe fuori un sistema proporzionale puro. L anticamera di nuove e obbligate larghe intese. Alla Consulta potrebbe poi in qualche modo arrivare (più verosimilmente dai tribunali amministrativi, piuttosto che dall aula del senato come invoca il Pdl) la legge Severino che sta facendo perdere il sonno a La Corte prepara il giudizio sul Porcellum: può spianare la strada al Letta bis Berlusconi. Sul punto non si conosce il pensiero di Amato, anche perché l argomento è diventato caldo mentre lui era già in quel prudente silenzio che precede le nomine importanti. Però si ricorda una sua uscita sul dossier affine dell'ineleggibilità del Cavaliere in quanto titolare di concessione pubblica: Amato è convinto che per Berlusconi non ci sia alcun problema (lo sostenne nel 2001, da premier del centrosinistra, in piena campagna elettorale). A guardare la Corte Costituzionale con il metro della politica di palazzo, con l ingresso di Amato cresce la pattuglia di giudici «terzisti» ed è ormai è in grado di bilanciare, se unita a quelli di orientamento di centrodestra, i voti dei giudici di centrosinistra. E nel perfetto spirito delle larghe intese, il primo risultato dell arrivo di un nuovo giudice che culturalmente proviene dalla sinistra, è quello di far risalire, si dice a «compensazione», le quotazioni per la presidenza della Consulta di un giudice marcatamente di centrodestra qual è Luigi Mazzella. Così marcatamente da essere stato anche ministro nel secondo governo Berlusconi, oltre che ospite di una famosa e inopportuna cena con il Cavaliere nelle more della decisione sul lodo Alfano. Daniela Preziosi U n ora di faccia al Nazareno fra Epifani e Renzi, il clima - giuranoallasede delpd - era «sereno». Ma la premessa erano le parole caustiche pronunciate dal sindaco di Firenze a Porta a Porta mercoledì sera: «Capisco che Letta si preoccupi della seggiola, ma bisogna pensare a quel che serve al paese». E: «Una cosa è dire che serve la stabilità, altra cosa è l immobilismo». Parole poi derubricate dallo stesso Renzi a «una battuta». Che però sono piaciute poco al segretario Pd. E che hanno costretto persino i sostenitori dell ultima ora di Renzi a prendere le distanze. «È molto grave e ingiusto l attacco di Renzi a Letta. Prima del congresso Pd viene il paese», twitta Pier Luigi Castagnetti. Mercoledì sera la componente Aredem di Franceschini e Fassino ha confermato l appoggio al sindaco invitandolo peròa un «sostegnoconvinto» al governo Letta. Letta «sta facendo un lavoro straordinario», ha insistito ieri il ministro dei rapporti con il parlamento, «con autentico spirito di servizio». Dal gruppo si smarca l ex ministro del lavoro ed ex Fiom Damiano, impegnato nella Costituente delle idee a fianco di Cuperlo. Epifani e il sindaco hanno provato non rendere pubblico il «franco confronto» di ieri. Ma all ordine del giorno c era la richiesta di non indebolire Letta nel difficile passaggio della decadenza di Berlusconi - il voto in giunta sarà mercoledì. «Sarebbe un gravissimo errore - dice poi Epifani al Tg3 - nel momento in cui c è un governo che sta affrontando tra mille difficoltà i problemi del paese chiedere al Pdl responsabilità e non farlo noi che abbiamo alla guida uno dei nostri». Sul tavolo c era anche la bozza di un accordo sulle regole del congresso Pd, sulle quali ufficialmente deciderà l assemblea del 20 e 21 settembre. Un nuovo scontro in casa Pd non sarebbe un buon biglietto davisita per le assise. I renziani negano cedimenti. E negano anche, da parte loro, intenzioni ostili al governo. «Polemica inesistente» (DarioNardella) e «strumentale» (Ernesto Carbone), Renzi ha giurato di voler dare «non una ma due mani» a Letta. Ma fino a quando? Un voto fra febbraio e aprile resta l opzione preferita - anche se sempre meno probabile - per il sindaco. Che comunque, per correre da premier dovrà necessariamente mettere «non una ma due» distanze dal premier in carica. Per questo è difficile che Renzi possa rinunciare alla «guerra di guerriglia» su Letta: utilissima per posizionarsi in vista delle primarie contro le larghe intese, tollerate ma mai amate dal popolo democratico. Cosa che tornerebbe utile anche un domani, dopo le primarie, per una saldatura - che i renziani danno per certa - con l area di Pippo Civati. Ma la guerra a bassa intensità contro l alleanza di governo e l «immobilismo» delle larghe intese serve a «chiarire» il peso limitato che il sindaco vuole attribuire ai nuovi alleati, rottamati, scomodi e molto governisti: da Franceschini a Castagnetti al lettiano pontiere Boccia, escludendo Beppe Fioroni (verso il quale il sindaco, davanti a Vespa, ha scandito un secco: «No, lui no»). Per distinguersi, Gianni Cuperlo è costretto alla difesa delle larghe intese: «ingeneroso» il giudizio di Renzi, «noi abbiamo dato un sostegno leale a questo governo, ma anche incalzandolo». Meno diplomatico Massimo D Alema, per il quale il problemafraidue - Lettae Renzi - nonesiste, almeno per ora. Perché «le elezioni politiche non ci saranno. A meno che Berlusconi non dia di matto». Eventualità cui ormai nessuno crede più.

6 pagina 6 il manifesto VENERDÌ 13 SETTEMBRE 2013 ITALIA IL RICATTO I Riva chiudono diversi stabilimenti in tutta Italia e accusano i magistrati: «Necessario dopo i sequestri» L ultima dell Ilva: via 1400 lavoratori Gianmario Leone TARANTO A partire da ieri il gruppo Riva Forni Elettrici, ex Riva Acciaio, ha annunciato la cessazione di tutte le attività dell azienda, con conseguenti 1400 esuberi: si fermeranno quindi Verona, Caronno Pertusella Landini (Fiom): «Così si scarica tutto sui dipendenti. Il governo commissari subito il gruppo» (Varese), Lesegno (Cuneo), Malegno, Sellero, Cerveno (Brescia) e Annone Brianza (Lecco), servizi e trasporti (Riva Energia e Muzzana Trasporti). Il gruppo ha spiegato che queste attività «non rientrano nel perimetro gestionale dell Ilva e non hanno quindi alcunlegame con levicende giudiziarie che hanno interessato lo stabilimento di Taranto». Il che è vero in parte. Infatti, la stessa società sottolinea come la decisione «si è resa necessaria poiché il sequestro preventivo ordinato dal gip di Taranto e notificato alla società lo scorso 9 settembre, sottrae all azienda ogni disponibilità degli impianti - che occupano addetti - e determina il blocco delle attività bancarie, impedendo la normale prosecuzione operativa della società: ciò fa sì che non esistano più le condizioni operative ed economiche per la prosecuzione della normale attività». La società ha annunciato che «impugnerà nelle sedi competenti il provvedimento di sequestro, già attuato nei confronti della controllante Riva ForniElettrici e inopinatamente esteso al patrimonio dell azienda, in lesione della sua autonomia giuridica»: nel frattempo «sospende le attività e procede alla messa in sicurezza degli Silvia Colangeli L a vertenza Italcementi è arrivata anche in Parlamento. Ieri i deputati abruzzesi del Movimento 5 Stelle hanno presentato un'interrogazione parlamentare a sostegno dei lavoratori del cementificio di Scafa (Pe). Intanto i sindacati che stanno seguendo il caso, appoggiati dagli enti locali interessati, hanno convocato un incontro nazionale per il 23 settembre, in cui si deciderà se proseguire le mobilitazioni con una manifestazione nazionale a Bergamo, sotto la sede principale dell'azienda. «Aspettiamo per quella data risposte dall Italcementi. Se non ci saranno proseguiremo con le mobilitazioni», precisa Mauro Livi, delegato Fillea Cgil, che ha partecipato agli incontri istituzionali del 5 e del 10 settembre, convocati presso il ministero dello Sviluppo economico. «Si è trattato di incontri istituzionali, in cui sono stati esposti i problemi dei vari stabilementi. La forte presenza delle istituzioni, dai Comuni al governo, è stata una testimonianza della grande solidarietà ottenuta dai lavoratori, che intanto manifestavano in Via Veneto. Al prossimo incontro speriamo che l azienda confermi quanto stabilito in un accordo a gennaio». Partendo da sud, l'impianto calabresedivibo Marina èfermo daun anno, con 82 persone in mobilità e 30 aziende dell'indotto vicine al fallimento. Il 26 a Roma sarà convocato un tavolo tecnico, costituito da enti locali e rappresentanze sindacali «Per capire spiega Livi quali impianti cui seguirà, nei tempi e nei modi previsti dalla legge, la sospensione delle prestazioni lavorative del personale, a esclusione degli addetti alla messa in sicurezza, conservazione e guardiania degli stabilimenti e dei beni aziendali». Che sia una mossa da rappresaglia, lo testimonia un fatto in particolare: a Taranto, l unica società interessata dal fermo produttivo è la «Taranto Energia», che conta 114 dipendenti. Nell autunno del 2011, il gruppo Riva acquistò le due centrali termoelettriche di proprietà della Edison, per 164,4 milioni di euro. L azienda ha convocato per oggi i sindacati, paventando problemi per il pagamento degli stipendi. Il problema è che dalle COSTRUZIONI Centinaia di posti restano a rischio Italcementi, ancora nessuna soluzione Il gruppo non ha chiarito le sue intenzioni ai sindacati. Incontro il 23 potrebbero essere le scelte alternative in termini di produzione. Rinviata invece al 20 settembre la presentazione dello studio commissionato dalla stessa Italcementi alla società Nomisma, che dovrebbe contenere i possibili scenari futuri dello stabilimento calabrese. A Scafa 70 dipendenti, fino a gennaio sicuri che il loro cementificio sarebbe rimasto aperto, rischiano di non avere nemmeno i fondi necessari per la cassa integrazione. Stessa situazione a Monselice, lo stabilmento veneto, in cui fino all'anno scorso lavoravano in 102: oggi sono 30, mentre gli altri dovrebbero usufruire degli ammortizzartori sociali fino al 2015, se la multinazionale rispetterà gli impegni sottoscritti.su Monselice il delegato aggiunge: «Due anni fa lo stabilimento era stato incluso in un progetto di rinnovamento. Una parte dei cittadini si è opposta al revamping, impugnando il progetto davanti al Tar del Veneto e vincendo. Il Consiglio di Stato ha invece respinto il verdetto ma Italcementi è stata scoraggiata nell investire e ha abbandonato il progetto». Scioperi e proteste si sono susseguiti per tutta l'estate: a luglio 13 operai calabresi sono saliti su un silos, dove sono rimasti per 24 giorni a novanta metri d'altezza, mentre ad agosto la strada statale Tiburtinaè stata bloccataalmeno trevolte dai dipendenti del cementificio abruzzese. In Veneto le agitazioni sono iniziate il giorno in cui è stata annunciata la chiusura.e fino al 23 intuttiglistabilmenti continueranno le assemblee e i presidi. due centrali della Taranto Energia dipende l alimentazione dell intero sito produttivo pugliese. Dunque, se si fermano gli impianti termoelettrici, si ferma anche l Ilva: per volere del gruppo Riva però, non certo della magistratura tarantina. Nel sequestro effettuato in tutta Italia tra martedì e mercoledì dalla Guardia di Finanza, sono confluiti beni immobili per oltre 456 milioni di euro, disponibilità finanziarie per oltre 45 milioni di euro, nonché azioni e quote societarie per circa 415 milioni di euro: totale 916 milioni di euro. Nella rete sono finite 9 società controllateinviadirettae indirettainforma dominante da Ilva Spa, 3 società controllate in via diretta in forma dominante da Riva Forni Elettrici Spa, una società controllata mediante influenza dominante da Riva Fire Spa. Il maggior numero dei sequestri è avvenuto tra Milano (le società hanno quasi tutte sede nel capoluogo lombardo) e Taranto. Per gli ultimi sequestri, il gip ha emesso un ordinanza che estende il provvedimento del OPERAI DELL ILVA DI TARANTO DAVANTI ALL ENTRATA DELLO STABILIMENTO PER IL LAVORO/FOTO ANDREA SABBADINI Riccardo Chiari L e operazioni partiranno lunedì alle prime luci dell alba, quando i venti di nordest previstiquelgiornononavranno alcunimpatto sul mare circostante il porticciolo dell Isola del Giglio. Lì dove un gigante del mare, lungo 300 metri e pesante 114 mila tonnellate, semi sommerso da venti mesi, dovrà essere riportato in posizione verticale. «Un impresa mai tentata prima», ricorda Franco Gabrielli. Poche parole che fanno capire bene cosa significhi il «parbuckling», la rotazione del relitto della Costa Concordia. Fino a farla adagiare su un fondale artificiale pesante 18 mila tonnellate, costruito con sacchi di malta di cemento e con sei piattaforme sorrette da 21 pali conficcati nella roccia a una profondità media di 9 metri. Nelle previsioni dei tecnici l opera di rotazione dovrebbe durare 12 ore. Il tempo necessario per far ruotare il relitto di circa 65 gradi. Per prima cosa si dovrà disincagliare la Costa Concordia dai due speroni di roccia che hanno in parte bucato lo scafo, impedendo alla nave di scivolare nella scarpata marina sottostante. Per smuovere il relitto sarà fornita una forza di circa 24 mila tonnellate, grazie a trentasei martinetti idraulici telecomandati, agganciati a nove degli undici cassonisistemati sul lato emerso della nave. Dopo essere stata «tirata» fuori dalle rocce 56 le catene installate, ciascuna lunga 58 metri e pesante 26 tonnellate partirà la rotazione vera e propria, attuata meccanicamente fino ai 20 gradi. A 24 maggio scorso, in base alla legge 231 del 2001 sulla responsabilità amministrativa delle imprese. L estensione richiama l art.2359 del Codice civile che parla di «società controllate, collegate o comunque sottoposte all influenza dominante». Il 24 maggio scorso infatti, il gip ordinò un sequestro preventivo per equivalente per 8,1 miliardi nei confronti delle società Riva Fire, Riva Forni Elettrici e Ilva Spa, con esclusione solo di quanto funzionale alla continuità produttiva del sito di Taranto, poiché salvaguardato dalla legge 231 del L intero sequestro, ha affermato la GdF, è «funzionale alla confisca per equivalente». Iperitidell autorità giudiziaria stimarono in 8,1 miliardi di euroiltesorosottratto indebitamente alle attività di ambientalizzazione e messa in sicurezza degli impianti, e pertanto il magistrato dispose un sequestro per la stessa cifra. Immediata la levata di scudi dei sindacati metalmeccanici. Per la Fim Cisl, questo è «l ennesimo epilogo, di cui a fare le spese sono i lavoratori». Mentre la Uilm, attraverso il segretario nazionale Mario Ghini, attacca la magistratura, sostenendo che quanto accaduto «è la diretta conseguenza del sequestro preventivo di questi giorni». «La scelta di Riva di mettere in libertà più di lavoratori e di non pagare loro gli stipendi è un atto di drammatizzazione inaccettabile perché scarica sui dipendenti responsabilità non loro», ha dichiarato Maurizio Landini, della Fiom. «La situazione non è più gestibile sostiene Landini Chiediamo al governo di commissariare tutte le società controllate dalgruppo, alfinedigarantire l occupazione e la continuità produttiva». BCE Draghi: per l Italia c è un rischio deficit La Bce registra segnali di miglioramento nella zona euro e alza le stime sul Pil, sottolineando che il recupero sarà «lento», sulla scorta di «un progressivo miglioramento della domanda interna, sostenuta dall orientamento accomodante della politica monetaria». L istituto guidato da Mario Draghi mette però in guardia l Italia sul deficit: il peggioramento del fabbisogno, dovuto soprattutto al rimborso dei debiti verso le imprese, «mette in risalto i rischi crescenti per il conseguimento dell obiettivo di disavanzo» al 2,9% del Pil per il Al rimborso dei debiti della Pa, si sommano anche le misure per compensare l abolizione dell Imu e il rinvio dell aumento Iva. Il naufragio / LUNEDÌ SI TENTERÀ DI RADDRIZZARE LA NAVE Giglio, al via il disincagliamento del gigante Costa Concordia quel punto, aiutata dal peso dei cassoni che inizierannoa essere riempiti d acqua, la Concordia dovrebbeprogressivamente raggiungerela posizione verticale. «Tutte le fasi del progetto ha puntualizzato Gabrielli sono state approvate. Lunedì ci sarà la prova del nove e vedremo i riscontri del lavoro fatto in questi mesi. I modelli preparati per il parbuckling indicano come remota la possibilità di rottura della nave. Ma i rischi maggiori per la riuscita del progetto sono proprio la capacità della struttura di resistere agli sforzi cui sarà sottoposta». «Dobbiamo procedere prima che arrivi lo scirocco ha proseguitoo Nick Sloane della Titan-Micoperi è il momento ideale». Sono pronti all azione 120 subacquei, 70 saldatori e carpentieri, 60 tecnici e piloti, 60 addetti alla logistica, 50 ingegneri, 140 membri dell equipaggio a bordo di 30 mezzi navali e 10 biologi. Pronti anche cameramen e giornalisti di mezzo mondo. Se tutto andrà come previsto, dopo il ritorno inasse dellaconcordia saranno recuperatiicorpi della passeggera Maria Grazia Trecarichi e del membro dell equipaggio Russel Rebelli, i due ancora dispersi delle 32 vittime del disastro. Poi i tecnici dovranno verificare lo stato della fiancata di dritta, quella sommersa, prima di montare altri 15 cassoni che assicureranno il galleggiamentoperilviaggio finaledellaconcordia. Operazioni che richiederanno mesi. E dopo? «Se sarà pronto certifica Gabrielli il porto di Piombino accoglierà il relitto per le procedure di smantellamento». LAMEZIA TERME Esplode un silo: due operai morti e un ferito grave N uova tragedia sul lavoro, ieri in Calabria. Una cisterna di un industria per la trasformazione di oli combustibili è esplosa nell area industriale di Lamezia Terme, in provincia di Catanzaro. Tre operai che stavano lavorando su una gru alla manutenzione del silo sono stati investiti da una fiammata improvvisa. Due sono morti carbonizzati, mentre il terzo è gravemente ferito. Le vittime sono Daniele Gasbarrone di Latina e Alessandro Panella di Velletri, in provicia di Roma, entrambi saldatori di 32 anni. Il terzo operaio, Enrico Amati, di 47 anni, della Val di Chiana in Toscana, è rimasto a lungo all interno della cisterna e quando i vigili del fuoco lo hanno estratto aveva ustioni su tutto il corpo. L uomo è stato trasferito d urgenza in ospedale a bordo di un eliambulanza. L esplosione è avvenuta nello stabilimento di San Pietro Lametinodella «IlsapBiopro», un azienda con sede a Latina che produce oli raffinati, biomasse, glicerina e biodiesel ed è stata avvertita ad alcuni chilometri di distanza. Una donna che ha assistito all incidente ha detto di avere sentito uno scoppio e di avere visto una fiammata e qualcosa che volava in aria. Sgomento e cordoglio anche dal sindaco della città, Gianni Speranza: «Siamo vicini alle famiglie delle vittime e dei feriti. La polizia municipale e i responsabili di altri settoridel comunesono giàsulposto a portare i primi soccorsi, io mi sto recando personalmente a rendermi conto della situazione», ha detto ieri dopo l infortunio. «Abbiamo appreso con sgomento e profonda tristezza la notizia del grave incidente nell area industriale di Lamezia Terme ha commentato il vescovo di Lamezia, Luigi Antonio Cantafora In questo momentopenso allemogli eai figli che a casa sono venuti a conoscenza di questa tragedia. Sono particolarmente vicino a loro». Accanto alla disperazione, arrivano anche rabbia e polemiche: «Quanto accaduto non fa altro che confermare ulteriormente il senso delle nostre quotidiane denunce finalizzatea garantiremaggioritutele ai lavoratori e cioè più sicurezza e attenzione per le condizioni di salute sui luoghi di lavoro», ha commentato la Cisl calabrese. Cordoglio anche dalla Cgil nazionale, che esprime «profondo cordoglio» alle famiglie dei lavoratori coinvolti dal grave incidente sul lavoro alla Ilsap di Lamezia Terme che ha provocato due morti e un ferito in gravissime condizioni. «Auspichiamo si legge in una nota congiunta di Cgil nazionale e Calabria che in tempi brevi gli organi competenti accertino dinamiche e responsabilità dell incidente». Cordoglioanchedaparte digiuseppe Scopelliti, governatore della regione: «Si tratta dice in una nota di un incidente gravissimo e sconcertante, che addolora tutta la comunità calabrese». «L esplosione del silos dice Rosi Bindi, del Pd riporta all ordine del giorno la questione della sicurezza sul lavoro, che vede il nostro paese ancora in gravissimo ritardo nel resto dell Europa». «La morte di due giovani operai e il ferimento di un terzo ci addolorano profondamente dichiarano Sebastiano Barbanti e Francesco Molinari, del M5S Non possiamo che rimanere sconcertati dal fatto che nel 2013 ancora possano accadere incidenti sul lavoro, un luogo che dovrebbe nobilitare l uomo e che invece si trasforma in una gabbia mortale».

7 VENERDÌ 13 SETTEMBRE 2013 il manifesto pagina 7 SOCIETÀ UNA PROTESTA STUDENTESCA IL GIORNO DELLA RIAPERTURA DELLA SCUOLA ISTRUZIONE Le assunzioni dei precari e borse di studio finanziate con le tasse su casa e alcolici Scuola, risorse dal taglio dell Aspi Nei primi sette mesi del 2013 sono state presentate più di un milione di domande di assicurazione contro la disoccupazione, il 19,8% in più rispetto al Roberto Ciccarelli I l decreto scuola sarà finanziato dall aumento delle tasse sul consumo del vino e della birra, una tassada168a 200eurosugliatti ipotecari e catastali e l aumento dell imposta di registro su operazioni aziendali, un altra di 50 euro sul comodato d uso degli appartamenti. Una parte non trascurabile di un provvedimento che costerà 465,243 milioni di euro nel 2016 deriverà inoltre dal taglio di 52 milioni di euro dell Aspi, l Assicurazione sociale per l'impiego che garantisce un'indennità dell'80% sull ultimo stipendio per massimo 18 mesi a chi viene licenziato. La scommessa del governo «che investe sulla scuola» è duplice: da un lato, aumenta la pressione fiscale suiconsumi e sulla proprietà quella che dovrebbe essere protetta dall abolizione dell Imu sulla prima casa e per le aziende; dall altro lato, punta alla fine della disoccupazione di massa, tagliando il sussidio che dovrebbe tutelare chi perde il lavoro. Nelle bozze del decreto in attesa di essere pubblicato nella Gazzetta Ufficiale la spesa è stata ripartita in tre anni in questo modo: nel 2013 si prevedono 13 milioni di euro, 315,535 milioni nel 2014, 411,225 milioni di euro nel 2015, 413,243 milioni di euro a decorrere dall anno Questi fondi serviranno, tra l altro, ad assumere 43 mila insegnanti, 26 docenti per il sostegno degli alunni disabili, rifinanziare il fondo per il diritto allo studio (100 milioni di euro) e il welfare dello studente, più una serie di interventi contro la dispersione scolastica o la riduzione del costo dei libri di testo e il loro comodato d uso. Sono tre gli articoli del decreto, dal 25 al 27, che riguardano la copertura finanziaria e gli importi dei singoli provvedimenti. Dalle tasse sull alcol e le imposte il governo si aspetta entrate per 413 milioni di euro dal Dal taglio degli ammortizzatori sociali verranno 52,302 milioni di euro, sempre a decorrere dal Nel 2014 la dotazione per l Aspi perderà 8,7 milioni di euro, 34,8 milioni nel L aumento dell accisa sugli alcolici a copertura economica degli impegni di spesa previsti porterà a un calo dei consumi di birra del 5 o 6% che colpirà «35 milioni di italiani». La stima è di Assobirra, l associazione di settore che cura gli interessi dei produttori, secondo la quale l Italia è diventata il paese produttore europeo con la pressione fiscale sulla birra più alta. Dal 1 gennaio 2014 le imposte sulla produzione e sui consumi della birra passerà a 2,70 euro per ettolitro e grado, quelle sui prodotti alcolici intermedi a 78,81 euro per ettolitro, quelle per l alcol etilico a 920 euro. Dal 2015 passeranno, rispettivamente, a 2,99, a 87 e 1019 euro. Il taglio dell Aspi è un salto nel buio. Così impegnato a scommettere sulla «crescita» in arrivo, il governo non dev essersi soffermato troppo sull ultimo dato comunicato dall Istat: nel 2013il crollodel Pil sarebbe già arrivato a -2,1%. A fine anno raggiungerà probabilmente il -2,4% del Si dice che l anno prossimo sarà tutta un altra musica e la crescita arriverà, ma non si sa se insieme alla nuova occupazione. È tuttavia certo che, al momento, la disoccupazione continua ad aumentare. Lo ha confermato l Inps secondo il quale le ore di Cassa Integrazione sono aumentate del 12,4% ad agosto rispetto allo stesso mese del Le U n giorno, durante una mensa scioloastica, una mia alunna di 9 anni mi ha detto una frase che non scorderò mai. Parole testuali: «Sai, maestro, prima di essere in questa classe con Matteo un compagno disabie seguito per 24 ore su 40 certificate dall Asl a me, quei bambini come lui, facevano un po paura. E anche un po schifo. Perché non li conoscevo. Invece adesso ho capito che sono bambini come noi e capiscono, si emozionano, ci puoi parlare Non mi fanno più schifo, ma tenerezza. Non mi fanno più paura». Basterebbero queste parole per giustificare, se mai ce ne fosse bisogno, la presenza dei bambini diversamente abili nelle classi dei nostri figli. Un valore aggiunto non solo per loro, ma per i nostri figli. Ma si potrebbe anche parlare della loro inclusione come unadelle qualità maggiori della nostrascuola pubblica che, fino al 2008, era studiata in tutto il mondo: perché rappresentava non solo una conquista di civiltà, ma anche, nell ampio perioro, un risparmio economico. Oppure basterebbe ascoltare le parole di un esperto internazionale del problema come il professor Canevaro, fino al 2008 consulente del ministero all Istruzione, che in quell anno, perprotesta, diede le sue dimissionimotivandole in modo ineccepibile senza che nessun media ne parlasse. Peccato che dal 2008, con i tagli fortissimi ai docenti di sostegno, oggi a scuola si rischi di promuovere il razzismo tra i genitori. Invece della solidarietà a chi ha più difficoltà e meno opportunità iniziali. Perché questi alunni spesso ricadono sui docenti di classe già tartassati. Perché in tanti dicono che con loro in classe si rallenta il famoso programma. Perché nessun docente, purtroppo, possiede ancora il donno dell ubiquità. E così i bambinin diversamente abili smettono di essere bambini e, improvvisamente, diventano solo un problema. Ci sono genitori-utenti/clienti della scuola-azienda che chiedono o pretendono, nella scuola pubblica, che nella classe dei loro figli «quelli lì» non siano presenti. Per quanto riguarda le scuole private il problema non si pone: non sono quasi mai ammessi. Farebbero crollare il bilancio. Perchè costano circa venti/trenta volte un bambino «normale». Lo stipendio di un docente di sostegno equivalea quellodiuninsegnante unicoche gestisce 25/28 alunni «normali». Si arriva così, quasi senza accorgersene, all istigazione alla discriminazione. E una delle conseguenze più aberranti e incivili della controriforma scolastica Gelmini. E una vergogna nazionale di cui tutti tacciono. Adesso le mamme di questi bambini protestano. Si attiva una rivolta. Si organizzano insieme. Su facebook. Sono diventate un migliaio in pochi giorni. Hanno figli in età scolastica, ma a ore autorizzate da gennaio di quest anno sono state 704 milioni, con una diminuzione dello 0,4% rispetto allo stesso periodo dell anno precedente. Ma visto che il governo intende tagliare l Aspi bisogna osservare l andamento di quest ultima nel A luglio erano state presentate domande, di mini- Aspi. Nei primi sette mesi dell anno sono state presentate domande. Nel 2012 le domande di assicurazione contro la disoccupazione erano state L aumento è stato dunque del 19,8%. I 69 mila neo-assunti iniziano a sperare che la recessione finisca davvero. In caso contrario, il ministero dell Economia può decidere di chiudere i cordoni della borsa. In alternativa è sempre possibile che i disoccupati non ricevano l Aspi a cui avrebbero diritto. CARROZZA «Studenti, ribellatevi e cambiate il mondo» «Ragazzi, siate ribelli e non accettate le cose come sono. Cambiate questo mondo, è lì che vi aspetta». Lo ha detto ieri il ministro dell'istruzione Maria Chiara Carrozza agli studenti del Socrate, liceo classico di Roma ricostruito due mesi dopo un incendio appiccato da quattro allievi. All iniziativa erano presenti anche il sindaco della Capitale Ignazio Marino e il presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti. Nelle interviste rilasciate nel corso della giornata, il ministro ha rivelato altri aspetti del suo passato «ribelle». A Radio Capital ha detto di avere partecipato al movimento della «Pantera». «Ho fatto molte assemblee quando ero studentessa e partecipavo attivamente, capisco le proteste degli studenti». Il ministro si è soffermata sul governo: «Non è facilissimo lavorare non sapendo se domani ci saremo ancora». Carrozza si è detta fiduciosa sulla durata dell esecutivo. Il portale Skuola.net segnala un altra serie di affermazioni del ministro sull abolizione del «bonus maturità»: «Era di difficile applicazione e comportava troppe disparità: il voto è soggettivo e dipende dalla commissione, non può essere conforme per tutti». Poi una critica ai genitori e agli studenti che hanno annunciato ricorso contro l abolizione del bonus: «L idea di fare ricorso a prescindere è sbagliata, dev essere invece una scelta estrema. Dire io mi ribello a prescindere non è giusto». Affermazioni contrastanti che hanno scatenato uno tsunami sui social network. SCUOLA La discriminazione degli alunni disabili La contro-riforma Gelmini ha dimezzato le ore di lavoro degli insegnanti di sostegno ai bambini diversamente abili. Una grave lesione del diritto Giuseppe Caliceti Ma ora le mamme di questi bambini protestano, si organizzano su Facebook (un migliaio in pochi giorni) e chiedono di essere ascoltate scuola non ricevono l'aiuto che dovrebbe avere. Almeno stando all articolo 3 della Costituzione. Si sono rivolte a un giudice. Per intentare una causa al tribunale civile. Collettiva. Per discriminazione. Nonostante il governo Letta, alcuni giorni fa, abbia annunciato l'immissione in ruolo di oltre 26mila insegnanti di sostegno in tre anni. Troppo pochi. Non bastano. Non vogliono le briciole, per i loro figli. Non vogliono risolvere la soluzione solo per il proprio figlio, ma per i figli di tutte. Negli ultimi 8 anni, secondo la Fish, la più grande associazione in difesa dei disabili, ci sono state almeno 20mila cause intentate da genitori con figli disabili a cui i Tar (i Tribunali amministrativi regionali) hanno dato ragione e torto al ministero dell Istruzione. Senza docenti di ruolo non è che in classe l'insegnante di sostegno non c'è: ma si deve ricorrere ai supplenti, e si perde la continuità didattica che soprattutto per gli handicap psichici è molto pesante. E la presenza degli alunni con disabilità è in crescita. Sono circa 204mila nella scuola italiana, il 4% del totale, secondo i dati della Fish. Seimila alunnil anno inpiùnell'ultimo decennio, ha calcolatol Istat. Più dellametà, 81mila, frequentano la scuola primaria, altri 63 mila studiano nelle scuole medie. Il ritardo mentale, i disturbi del linguaggio, quelli dell apprendimento e dell attenzione sono i problemi più frequenti. Uno su 5 (il 19,8%) ha un handicap abbastanza grave e ha bisogno di essere aiutato nel mangiare, o per spostarsi e andare in bagno. Il 7,8% non riesce a fare nessuna di queste tre cose. Alunni che richiedono un'assistenza costante. E la scuola sfigurata dai taglial bilancio non riesce più e a darla. Con iltaglio della spesapubblica siè ridotto il numero delle ore di sostegno e dalle 22 settimanali previste se si arriva a 11 è già tanto. E quando non c è il docente di sostegno il bambino viene lasciato in solitudine nella classe. Perso. Seguito a fatica dagli insegnanti di «posto comune» che non hanno una preparazione specifica. E gli insegnanti di sostegno, con gli spezzoni di ore sono spesso costretti a dividersi in scuole diverse. Così corrono da una parte all altra. Ma non è solo questione di insegnanti. Le amministrazioni locali faticano sempre più a sostenere la spesa. Si affidano a educatori di cooperative sociali senza preparazione e spesso sottopagati a 6 euro l ora, meno di una baysitter. Ripetiamo: senza esperienze e senza una preparazione specifica. In alcuni casi anche i bidelli, anche loro sempre meno, finiscono per trovarsi ad aiutare nella gestione dei disabili, anche se è una pratica fuorilegge. Così capita spesso che i genitori devono riportare a casa il figlio disabile prima della fine delle lezioni per non lasciarli soli, visto che non è garantito loro il diritto allo studio e neppure un assistenza adeguata. NAPOLI «Francesco pensaci tu». I senza casa scrivono al papa Adriana Pollice G li ex occupanti della scuola Belvedere non credevano alle loro orecchie quando, al telegiornale, hanno sentito papa Francesco affermare durante la visita al centro Astalli di Roma: «A cosa servono alla Chiesa i conventichiusi? I conventidovrebbero servire alla carne di Cristo. I conventi vuoti non servono alla Chiesa per trasformarli in alberghi e guadagnare i soldi». Certo, l invito era a convertirli in centri di accoglienza per migranti ma le parole del pontefice descrivevanoconuna precisione impressionante quello che sta succedendo a Napoli. Quando si dice che la città ha un certo feeling con l Argentina Nel quartiere collinare del Vomero una cinquantina di senza casa, soprattutto famiglie con bambini piccoli, coppie costrette a vivere in auto, qualche precario, una ragazza con una malattia rara, avevano trovato un tetto in un antica villa nobiliare, finita alla chiesta negli anni 30 grazie al lascito della duchessa Maria Sofia Capece Galeota, donata con il vincolo che fosse usata per l assistenza all infanzia. L ordine la trasformò in una scuola elementare, arrivando a incassare un fitto dalcomune di 20milaeuro al mese. Poi nel 2010 dissidi sulla ristrutturazione delle aule e il ritardonelpagamentodeicanoni portarono allo sfratto di 300 alunni. Voci di quartiere, all epoca, dicevano che le monache preferivano convertire la struttura in un bed &breakfast. Nel 2011 arrivò una prima occupazione della rete Reclaim, conclusasi quasi subito con lo sgombero. A marzo scorso, con l edificio ancora vuoto, la nuova ondata di occupanti. I rapporti con l ordine sembravano buoni, ma le suore hanno continuato a inviare segnalazioni in Procura e il 19 agosto è arrivato lo sgombero, cinque i denunciati. La piccola comunità per ora si è sistemata in un edificio abbandonato del comune, l ex Annona, in attesa di una soluzione dignitosa. La Curia e l amministrazione fanno melina, ma il papa sembra aver centrato il problema: a che servono i conventi vuoti? e allora gli occupanti ieri hanno preso carta e penna e hanno scritto al pontefice: «Siamo un gruppo di famiglie e precari in emergenza abitativa. Abbiamo occupato quelle stanze perché nessuno in città ci ha aperto le porte. A noi, come a tantissimi altri. I palazzi restano vuoti e le personein mezzo a una strada. Noi ci siamo detti: mai più!. Ci hanno colpito le sue parole, quando ha detto con convinzione che i conventi chiusi non devono diventare alberghi ma luoghi di accoglienza per i profughi, per i senza tetto, per chi ne ha bisogno». Gli sgomberati della Belvedere ci tengono a essere chiari: «Tra noi alcuni sono credenti e altri no. Lo diciamo perché odiamo l ipocrisia, ma abbiamo letto anche il suo messaggio ai non credenti con cui fa capire che vuole rivolgersi a tutti. Noi non ci permettiamo di darle suggerimenti, però immaginiamo il significato di una sua telefonata all Ordine del Buon Pastore. Ci sembra infatti che non sia ancora chiaro a tutti il senso e l importanza delle sue parole». Insomma visto che il papa non si formalizza ad alzare il telefono e chiamare, magari potrebbe anche fare un colpo alle suorine del Vomero tanto per capire che idea hanno dei beni avuti in lascito. Scrivere al papa potrebbe sembrare un po esagerato, ma ad agostoil cardinale Crescenzio Sepe ci ha tenuto a dire agli sgomberati che la Curia non ha giurisdizione sugli ordini religiosi e quindi non ci poteva fare niente. Forse Francesco dovrebbe fare una telefonatina pure al cardinale.

8 pagina 8 il manifesto VENERDÌ 13 SETTEMBRE 2013 Michele Giorgio GERUSALEMME S embra ieri e invece sono passati già venti anni dalla firma, il 13 settembre 1993 alla Casa Bianca, della Dichiarazione di Principi, primo atto degli Accordi tra Israele e Olp concepiti in segreto qualche mese prima ad Oslo. Salutati, a queltempo, come la «soluzione» del conflitto israelo-palestinese, quelle intese non sono mai arrivate allo sbocco annunciato, all accordo definitivo. E ora complicano e non poco la vita dei palestinesi sotto occupazione israeliana. Nonseneparlanelle stradema solo in dibattiti e conferenze. Di chi è la colpa del fallimento? La pace di Oslo è stata solo un (pericoloso) miraggio? Esiste ancora un futuro per questi accordi? Sono solo alcunidegliinterrogatividi questoventesimo anniversario. Noi li abbiamo posti all ex primo ministro palestinese Ahmed Qrea (Abu Alaa) uno dei principali protagonisti degli Accordi del Oggi a venti anni di distanza dalla stretta di mano tra Yitzhak Rabin e Yasser Arafat si festeggia un compleanno o si partecipa a un rito funebre? Certo noi palestinesi non abbiamo motivi per festeggiare. Sono molto dispiaciuto che sia andata a finire così. Soprattutto se penso che gli Accordi di Oslo erano provvisori e che, dopo cinque anni, avrebbero dovuto cedere la strada a un accordo definitivo e, quindi, alla creazione di uno Stato palestinese sovrano accanto a Israele. Dopo venti anni ci ritroviamo nelle stesse situazioni, con gli stessi problemi persino più gravi e con la popolazione palestinese che vive con profonda frustrazione la vita che deve affrontare ogni giorno. Yair Hirschfeld, teorico israeliano degli Accordi di Oslo, dice che i palestinesi puntano l indice contro Israele, piuttosto dovrebbero riconoscere i loro errori Replicosenza esitazioni: la colpa dell insuccesso è di Israele. Guardiamo alla realtà. Israele era ed è la potenza occupante nei Territori palestinesi e può sbloccare tutto applicandogliaccordipassati e quelli possibili del futuro. Sino a oggi però ha rispettato ben poco dei suoi impegni. Se si esclude il periodo (dei due premier laburisti) Yitzhak Rabin e Shimon Peres ( , quando Israele ha ritirato le sue truppe dalle principali città palestinesi della Cisgiordania e parzialmente da Gaza, ndr), pochissimo è cambiato sul terreno. Dopo Rabin e Peres è venuto Bibi I, il primo governo del premier israeliano Netanyahu (che aveva osteggiato la firma della pace di Oslo, ndr) che ha paralizzato l applicazione delle intese e rilanciato la colonizzazione delle terre del futuro Stato palestinese. Tutto questomentrenoiavevamo compiuto un passo eccezionale: il pieno riconoscimento palestinesedello Statodi Israelee di un compromesso territoriale sulla Palestina storica. Facemmo quel passo in nome della pace tra i due popoli. In cambio Netanyahu ordinò la costruzione di nuove colonie. Il resto sapete come è andata. Falliti i colloqui di Camp David (luglio 2000) scoppiò la seconda Intifada, il premier israeliano Sharon tenne il presidente Arafat confinato nel suo ufficio (la Muqata, a Ramallah) fino alla morte (novembre 2004). Con il nuovo premier di Israele Ehud Olmert abbiamo tenuto colloqui di rilievo ma che non sono giunti alla fine. Quindi è arrivato Bibi II e ora Bibi III. E vent anni dopo siamo ancora fermi al palo di partenza. Il percorso di Oslo però è segnato dalle polemiche, talvolta dallo sdegno della popolazione palestinese verso il modo di governare dell Autorità nazionale palestinese, l Anp nata nel Le forze politiche di opposizione affermano che l Anp svolge una funzione Giuseppe Grosso MADRID S e INTERNAZIONALE MEDIORIENTE Vent anni dalla firma della Dichiarazione dei principi, primo atto degli accordi di Oslo Abu Alaa: «Palestinesi al palo» VENT ANNI FA, LA STRETTA DO MANO TRA RABIN E ARAFAT SOTTO GLI OCCHI DELL ALLORA PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI BILL CLINTON /FOTO REUTERS La stretta di mano tra Yitzhak Rabin e Yasser Arafat, una promessa sempre calpestata CILE, SCONTRI E ARRESTI Manifestazioni contro il governo di Sebastian Piñera Giornata di incidenti, in Cile, nel quarantennale del colpo di stato contro Salvador Allende messo in atto dal generale Augusto Pinochet l 11 settembre del Ogni anno, nella ricorrenza, i manifestanti scendono in piazza, sempre duramente repressi dai carabineros. L anno scorso, vi sono stati 255 arresti e un carabiniere morto, questa volta gli arresti sono stati 264 e i feriti 45. Il presidente a fine mandato, il miliardario Sebastian Piñera, ha chiesto alla magistratura di usare il pugno di ferro contro «i responsabili delle violenze» - durante le quali sei carabinieri sarebbero rimasti gravemente feriti - e ha chiesto alla popolazione di collaborare nell identificazione dei responsabili. Per la seconda notte consecutiva, l altroieri ci sono stati scontri e barricate. Il prossimo 17 novembre, ci saranno le elezioni. L ex presidente di centrosinistra Michelle Bachelet risulta favorita nei sondaggi. A lei, gli strati popolari chiedono di farla finita con la costituzione rimasta in vigore dai tempi della dittatura e di indire un assemblea costituente. Ogni anno, tra i manifestanti scendono in piazza anche i nativi mapuche, che lottano per il recupero delle loro terre ancestrali e vengono condannati secondo le leggi antiterrorismo. tutto andrà come previsto, la fine dell anno in corso dovrebbe coincidere con la fine definitiva dell Eta. Lo hanno riferito all agenzia di stampa spagnola Efe fonti coinvolte nel processo di pacificazione. Hanno assicurato che l organizzazione indipendentista intraprenderà entro la fine di dicembre a due anni dall annuncio del cessate il fuoco definitivo - il processo di disarmo che segnerà l abbandono irreversibile della lotta armata. La consegna dell arsenale che tace dal 2010, anno dell ultimo attentato, ma è ancora nelle mani dell organizzazione sarà un processo «lento» che avverrà sotto il controllo di un organismo internazionale, dato che l Eta non riconosce come interlocutori né il governo centrale né le istituzioni basche, che in un primo momento sembrava dovessero essere coinvolte. Il disarmo secondo quanto riferito all Efe - procederà per fasi: USA, OBAMA, NETANYAHU, ABU MAZEN NEL 2010/FOTO REUTERS che, di fatto, consolida più che rimuovere l occupazione. Ci sono tante critiche alla cooperazione di sicurezza tra Anp e Israele. Quando si negoziò Oslo non si aveva in mente di cucire un vestito su misura per una bella ragazza ma, partendo da intese temporanee, di arrivare a un accordo definitivo con Israele che garantisse ai palestinesi la libertà e la piena indipendenza. La realizzazione delle nostre aspirazioni era prevista dopo cinque anni, non durante il periodo transitorio. Però quelle intese transitorie durano da venti anni, con i risultati che sappiamo. Il mancato raggiungimento dell obiettivo finale non è una responsabilità dell Olp o dell Anp, ma di Israele. Nonostante il coinvolgimento degli Stati uniti, dell Europa, dell Onu, di mediatori, inviati, Piano Mitchell, Road Map e così via non è cambiato nulla. Non per colpa nostra ma di Israele. Ecco, gli Stati uniti. A distanza di venti anni potete ancora considerare la mediazione di Washington imparziale e onesta? A mio avviso non è una questione di mediazione onesta o disonesta. Mi aspetto che gli Stati uniti facciano il possibile per far rispettare le risoluzioni internazionali, le intese che loro stessi hanno sottoscritto. Quindi che usassero la loro grande influenza per spingere le cosein avanti, suibinari della legalità. Gli americani dicono che costruire colonie israeliane (nei Territori palestinesi, ndr) è illegale, significa che queste colonie devono essere smantellate. Dalle dichiarazioni però non si passa ai fatti. Vent anni di negoziati non sono bastati ad arrivare alla soluzione dei due Stati, Israele e Palestina. All inizio dell estate sono ripartire le trattative ma a quella soluzione di compromesso ormai credono in pochi. Cosa resta, lo Stato unico per ebrei e palestinesi? Quella dello Stato unico è una possibilità ma guardiamo in faccia alla realtà, Israele la respinge e questa è anche la posizione della comunità internazionale. Non è un opzione credibile. Perciò puntiamo a concretizzare la soluzione possibile, quella dei due Stati. In ogni caso dev essere chiaro un punto. La mia generazione forse ha fallito ma questo non significa che i palestinesi hanno perduto i loro diritti. Israele non ha voluto trovare un accordo con noi ma deve sapere che la prossima generazione palestinese non rinuncerà ai suoi diritti legittimi. I palestinesi non cesseranno mai di reclamare libertà e indipendenza. CYBERSPIONAGGIO Israele e Usa, uniti nel Datagate Geraldina Colotti L 'Agenzia per la sicurezza americana (Nsa) ha condiviso con Israele le informazioni intercettate illegalmente, in entrata e in uscita dagli Usa. Lo ha rivelato il Guardian, attingendonuovamente aldatagate. Le collaborazionifraintelligence di diversi paesi spiega il giornale britannico sono frequenti. L'anomalia è che lo scambio sia avvenuto su dati non filtrati, e abbia così violato la privacy degli statunitensi e non solo. La Nsa e il gemello israeliano Insu hanno infatti stilato un accordo per scambiarsi i dati su milioni di comunicazioni internet e telefoniche. Il documento di cinque pagine, che sembra delmarzo 2009, nonprecisa seil tribunalesegretoincaricatodi controllare le attività della Nsa, il Foreign Intelligence Surveillance Court (Fisc) abbia dato il suo accordo all'operazione. Sulla carta, la legge nordamericana che regola le attività della Nsa vieta di spiare le comunicazioni dei cittadini Usa o di quelli stranieri che risiedano legalmente sul suo territorio, in assenza di validi motivi. Le rivelazioni di Edward Snowden, l'ex consulente Cia che ha fatto conoscere il più grande scandalo delle intercettazioni illegali messo in campo Scandalo Prism, da Edward Snowden altre rivelazioni. Yahoo: la Nsa ci tiene in pugno SPAGNA Trattative di pace tra governo e guerriglia indipendentista Eta pronta al disarmo entro l anno, resta il nodo dei prigionieri dalle agenzie di intelligence Usa a livello planetario, hanno invece dimostrato che la Nsa agiva al di sopra delle leggi, violando le norme internazionali e quelle del paese. Uno strapotere dilagato dopo gli attentati dell'11 settembre 2011, giustificato con il pretesto della guerra al terrorismo e la prevenzione di attentati. Snowden ha mostrato come, attraverso sofisticati programmi come il Prism o l'xkeyscore, le agenzie hanno carpito i dati di chiunque, cittadino o struttura pubblica che fosse. Altri dati li ottenevano dalle grandi compagnie come Google o Microsoft: obbligate a fornirli «per evitare di essere accusati di tradimento», ha detto l amministrazione delegato di Yahoo, Marissa Mayer. L imprenditrice ha precisato di non poter spiegare i dettagli delle richieste ricevute per la stessa ragione. La Nsa ha spiato anche ambasciate straniere e uffici Onu, capi di stato e imprese. I servizi segreti britannici si servivano a loro volta del programma Prism. Averlo rivelato è costato al compagno di Gleen Greenwald, il giornalista del Guardian autore degli scoop sul Datagate, una giornata di intimidazioni da parte dei servizi segreti e al quotidiano britannico la distruzione dei dati, imposta dall intelligence in base alle leggi antiterrorismo. Il Datagate ha mostrato le implicazioni economiche e geopolitichedellospionaggio. GliUsahanno controllatoancheipaesi europei, e lo stesso Israele era a sua volta monitorato. «Così fan tutti», ha peraltro riassunto il presidente Usa Barack Obama, rassicurandoipiùinsistenti conlapromessadifuturespiegazioni. Il Brasile - che ha fornito protezione a Greenwald - si è fattoperò più insistente. InSudamerica, la Nsaaveva installato illegalmente 16 postazioni di controllo (e anche militari). In questo modo ha tenuto sotto osservazione non solo i governi non graditi come il Venezuela (e il suo petrolio), ma anche lo stesso Brasile. Nel mirino dello spionaggio, la presidente Dilma Rousseff, che ha per ora sospeso il previsto viaggio negli Statiuniti, programmato perottobre. Sottoosservazione, anche la Petrobras, la principale impresa petrolifera statale: «Se è così, si tratta di spionaggio industriale», ha dichiarato Rousseff, chiedendo spiegazioni agli Usa. Per questo, una delegazione parlamentare brasiliana ha intenzione di recarsi in Russia, dove risiede Snowden, che ha ottenuto asilo politico temporaneo da Mosca. In Messico diverse personalità sudamericane sosterranno il negoziato la prima, quella che dovrebbe iniziare nelle prossime settimane, si limiterà alla diffusione dell inventario delle armi, degli esplosivi e dell ubicazione delle basi della guerriglia; per la consegna effettiva dell armamento bisognerà invece attendere una fase successiva per la quale non è ancora stata fissata alcuna data. Pur così, si tratterebbe di un passo storico, atteso da più parti: dal governo, ovviamente, dalla società spagnola, ma anche dalla sinistra abertzale il braccio politico dell organizzazione - che con la dissoluzione di Eta, in vista degli appuntamenti elettorali del 2014, potrebbe portare avanti l attività politica senza l incombente ombra dell Eta. La decisione avrebbe inoltre ripercussioni importanti sui prigionieri politici. Con il disarmo, gli etarras attualmente in carcere riceverebbero il via libera per usufruire dei benefici penitenziari individualiprevisti dalla legge e mai richiesti da nessuno, come imposto dalla linea di condotta dell organizzazione; segno che ormai sia l Eta sia la sinistra abertzale, considerano impraticabile la strada di un negoziato con il governo per la concessione di benefici collettivi ai detenuti. Sulla sorte deireclusi alcentrodelletrattative di pace inciderà anche la decisione dell esecutivo in merito all applicazione della dottrina Parot, già dichiarata illegale dal Tribunale dei diritti umani di Strasburgo. Questa legge fa sì che l applicazione degli sconti di pena avvenga sul totale degli anni imposti dalla condanna anziché sul periodo massimo di detenzione stabilito dalla legge spagnola, cheèdi30anni. Se l attuazione di questa legge - che di fatto istituisce una forma dissimulata di ergastolo - dovesse essere sospesa, più di50 etarras potrebbero uscire dal carcere. Intanto si guarda ai prossimi appuntamenti sulla strada verso la consegna delle armi e la dissoluzionedi Eta: il primo è previsto per il 16 e 17 settembre in Messico, dove si ritroveranno varie personalità sudamericane per discutere e sostenere il processo di pace; un secondo meeting internazionale sarà organizzato dal partito di sinistra abartzale EH-Bildu e si terrà ad ottobre nella città spagnola di San Sebastian (governata proprio da Bildu). Dopo 55 anni e più di 800 persone uccise, la parabola dell Eta potrebbe essere davvero sul punto di esaurirsi, e in questo processo i prossimi mesi saranno cruciali. Qualcuno è scettico, ma gli esperti e le parti coinvolte nel lungo percorso di pacificazione sembrano non avere dubbi: questa volta non ci sarà marcia indietro.

9 VENERDÌ 13 SETTEMBRE 2013 il manifesto pagina 9 CRISI SIRIANA RIBELLI SIRIANI MUOVONO VERSO LE CASERME DI HANANO. IN BASSO I COLLOQUI DI GINEVRA: IL SEGRETARIO DI STATO USA JOHN KERRY DAVANTI ALL INVIATO DELLA LEGA ARABA E DELLE NAZIONI UNITE, LAKHDAR BRAHIMI /REUTERS Il regime accetta il piano della Russia e presenta la richiesta di adesione al trattato di non proliferazione di armi chimiche. A Ginevra il segretario di stato Usa Kerry incontra Lavrov: «Le parole non bastano» Anna Maria Merlo PARIGI L a mossa di Bashar al-assad, che ha inviato una lettera all Onu contenente l intenzione di Damasco di voler aderire al trattato di non proliferazione di armi chimiche, seguita dall intervista rilasciata alla tv Rossia 24 in cui ha annunciato di accettare il piano russo e che invierà i documenti necessari, tende ad anticipare il contenuto del rapporto degli esperti Onu, che secondo il ministro degli esteri francese Laurent Fabius, dovrebbe essere reso noto lunedì. Foreign Policy anticipa che il dossier degli ispettori Onu contiene «prove convergenti» contro il regime siriano per la responsabilità dell attacco chimico del 21 agosto, mentre l ultimo rapporto della Commissione d inchiesta sulle violazioni dei diritti umani in Siria, espressione dell Onu, ha denunciato «crimini contro l umanità» da parte delle forze governative e «crimini di guerra» daparte dell opposizione peril periodo 15 maggio-15 luglio. In queste ore si apre dunque uno spiraglio per la diplomazia. A Ginevra si sono incontrati ieri sera Serguei Lavrov e John Kerry, dopo gli incontri separati del ministro degli esteri russo e del segretario di stato Usa con Lakhdar Brahimi, inviato in Siria dell Onu e della Lega Araba. I colloqui tra Lavrov e Kerry proseguono oggi e potrebbero prolungarsi anche domani. Obama ha detto di attendere «risultati concreti», dopo aver giudicato «credibile» la proposta russa. LaRussiaha presentato ilsuo piano di uscita dalla crisi, che vuole essere una risposta al piano francese, giudicato «inaccettabile» da Putin. Il piano russo è in quattro tappe: prevede prima di tutto l adesione della Siria alla Convenzione del 93 che mette al bando le armi chimiche, a tutt oggi firmata da 189 paesi (ma in due - Israele e Birmania - non l hanno poi ratificata). A non sottoscrivere il trattato oltreché la Siria, anche SIRIA Ma l ultima parola spetta agli ispettori Onu. Atteso per lunedì il rapporto Assad rinuncia ai gas Si apre uno spiraglio IL PROGRAMMA DI MOSCA Lo smantellamento in quattro tappe Il piano in quattro tappe elaborato dalla Russia, trasmesso mercoledì agli Usa e accettato dal regime di Damasco, per mettere l arsenale chimico siriano sotto il controllo internazionale e smantellarlo non indica i tempi, ma secondo alcuni esperti potrebbero volerci anni. E almeno mezzo miliardo di dollari. La prima tappa dovrebbe essere una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell Onu. Prima però occorrerà un accordo tra Usa e Russia su tutti i dettagli. Nel frattempo Damasco dovrà aderire alla Convenzione per il divieto delle armi chimiche, come ha già promesso Assad annunciando ieri l invio dei relativi documenti all Onu. Quindi il governo siriano dovrà dichiarare con esattezza quali e quante armi chimiche possiede e dove sono custodite, compresi i luoghi di produzione: si parla di oltre 1000 tonnellate di agenti e precursori chimici stoccati in decine di posti. Damasco dovrà poi autorizzare e garantire il libero accesso degli ispettori internazionali. Ultima tappa la distruzione dell arsenale. Non è ancora stato deciso chi sarà incaricato delle operazioni di smantellamento ma non è escluso che esse siano effettuate congiuntamente da Usa e Russia nell'ambito dell'accordo sul disarmo Nunn-Lugar del Mi. Gi. È un Bashar Assad disponibile verso l iniziativa dell alleata Russia e, allo stesso tempo, pronto ad alzare la posta quello che ieri è apparso davanti alle telecamere della televisione russa Rossia 24. «Nel giro di qualche giorno, la Siria invierà un messaggio all Onu e all organizzazione per il divieto delle armi chimiche, nel quale ci saranno i documenti tecnici necessari per firmare l accordo», ha annunciato il presidente siriano confermando il «sì» di Damasco alla proposta di Mosca. Ponendo però delle condizioni. «Voglio che sia chiaro a tutti che questi impegni non saranno rispettati in modo unilaterale, che non vuol dire che la Siria firmerà i documenti, adempierà alle condizioni e che ci si fermerà lì», ha spiegato Assad. «È un processo bilaterale - ha aggiunto - quando noi vedremo che gli Usa vogliono effettivamentelastabilità nellaregione, finiranno di minacciare e dicercare di attaccarci e di fornire armi ai terroristi (i ribelli), allora noi riterremo di poter condurre i processisino alla fine e che saranno accettabili per la Siria». I ribelli evocati dal presidente siriano non hanno mancato di esprimere la loro furia per il «sì» di Obama e dei suoi alleati all iniziativa russa, rinunciando alla guerra. L Esercito libero siriano (Els, la miliziadella CoalizioneNazionale dell opposizione) ha respinto la propostadimosca e loha fattoattraverso il suo personaggio più in vista, il capo di stato maggiore Selim Idriss. «L Els respinge categoricamente l iniziativa russa di porre le armi chimiche sotto controllo internazionale», ha detto. Per Idriss, che con l opposizione invocava l attacco militare americanoalla Siria, «noncisipuò limitare a ritirare le armi chimiche che sono l arma del crimine, ma bisogna giudicare di fronte alla corte penale internazionale l autore del crimine, che ha ammesso di possedere l arma e che ha accettato di disfarsene». Assad non ha mai negato il possesso da parte Corea del Nord, Sudan del Sud, Egitto, Angola e Libano (Israele ha fatto sapere ieri che non intende ratificarlo fino finché tutte le armi chimiche detenute dai suoi vicini non saranno statedistrutte). La seconda tappa è la localizzazione degli stock e dei luoghi di produzione, seguita dall autorizzazioneche Damasco dovrà concedere agli ispettori Onu di recarsi in Siria e, in ultimo, dalla distruzione delle armi. La proposta francese, che non ha entusiasmato neppure gli Usa, prevedeva invece il ricorso alla forza in caso di violazione degli delle sue forze armate delle armi chimiche - che la Siria descrive come un deterrente alla bomba atomica israeliana - ma ha smentito che siano state usate durante la guerra civile. Il generale disertore Idriss, che rappresenta per conto dell Arabia Saudita il variegato fronte dell Esl, ha quindi affermato che i Paesi anti-assad devono sostenere «con maggiori quantità di armi» i ribelli. A suo sostegno è intervenuto il premier turco Erdogan che, incurante della forte ripresa delle proteste popolari nel suo Paese, ha trovato il tempo per accusare il accordi da parte della Siria, in nome del capitolo VII della Carta dell Onu, proposta appoggiata anche da Londra. Putin ha messo in guardia, in un intervento pubblicato ieri sul New York Times: «Un attacco eventuale della Siria da parte degli Stati uniti - ha scritto il presidente russo - malgrado la ferma opposizione di numerosi paesi e dirigenti politici e religiosi di primo piano, come il papa, farà vittime innocenti e provocherà un escalation, rischiando di estendere il conflitto al di là delle frontiere della Siria». Putin continua ad affermare che i gas tossici sono stai usati dall opposizione, come «provocazione» per favorire un intervento internazionale. In attesa di saperne di più dal rapporto degli esperti Onu, è un dato di fatto che ormai anche la Russia e la Siria ammettono che ci sono le armi chimiche e che sono state usate. «Nessuno dubita che del gas tossico sia stato usato in Siria» ha scritto Putin sul quotidiano americano. Ieri, delle foto di un esecuzione di un miliziano di Assad da parte dei ribelli vicino ad Aleppo, pubblicate su ParisMatch, hanno scosso un po le certezze francesi. Hollande ha aperto a una «soluzione politica», anche seafferma che «mantienelapressione». Lavrov, che è un diplomatico di lungo corso già con incarichi ai tempi dell Urss, ha affermato ieri che «c è una possibilità di pace e non bisogna lasciarla passare». La delegazione statunitense ha sottolineato le difficoltà oggettive che rappresenta l ipotesi di una distruzione delle armi chimiche siriane, «forse il più grande arsenale al mondo», secondo William Hague, ministro degli esteri britannico. I 15 giorni dell ultimatumfrancese sonoevidentemente troppo brevi. Nei fatti, per arrivare fino in fondo al piano russo ci vorranno anni. PerilParlamento europeo, che ieri ha discusso sulla Siria, la risposta militare «non deve essere esclusa», resta un «deterrente». Il Parlamento europeo ha chiesto agli stati della Ue di aumentare l aiuto ai rifugiati siriani. La Francia, in prima fila nella linea dura ma molto in ritardo sull accoglienza dei rifugiati, ha dovuto accettare di rendere più facile la richiesta di asilo. LE CONDIZIONI Il presidente siriano intervistato da una tv russa: «Basta minacce americane» Damasco: «Rispetteremo il piano solo se sarà un processo bilaterale» I ribelli respingono la proposta di un controllo internazionale e chiedono rinforzi Intervento di Putin sul New York Times: «Un attacco provocherà un escalation» presidente siriano di «guadagnare tempo per nuovi massacri». I giornali turchi ieri raccontavano della frustrazione del governo islamista per l apparente allontanamento dell ipotesi diun attacco americano dopo l accettazione siriana della proposta russa. In Siria intanto la guerra civile va avanti. L aviazione governativa hacolpito di nuovo Aleppo e fonti dell opposizione parlano di morti in un ospedale da campo colpito dalle bombe. Si combatte ancora a Maaloula, il villaggio cristiano presoda gruppiqaedisti. Ai soldati governativi si sono affiancati giovani cristiani. L impresa di liberare il villaggio dalle ultime sacche di resistenza si preannuncia molto ardua, per la struttura stessa del villaggio, dove le case sono arroccatesulle pendici della montagna. L agenzia Fides riferisce un bilancio di tre giovani greco cattolici uccisi e di sei cristiani tuttora sequestrati. I religiosi tuttora presenti nel villaggio sono sani e salvi. Sono 20 invece i civili della minoranza alawita - la stessa cui appartiene il presidente Bashar Assad - uccisi tre giorni fa nel villaggio di Maksar al Husan, vicino a Homs, durante un incursione di ribelli qaedisti del Fronte Al Nusra.

10 pagina 10 il manifesto VENERDÌ 13 SETTEMBRE 2013 CULTURE FESTIVAL DELLA FILOSOFIA KERMESSE Il mainstream da sovvertire Benedetto Vecchi U n format consolidato quello del festival della filosofia. Nessuno, agli inizi, avrebbe mai scommesso sul fatto che le lezioni in piazza su temi poco «spettacolari» avessero la capacità di attrarre attenzione. Invece è proprio questo ciò che è accaduto. Il triangolo che ha come vertici Modena, CarpieSassuoloè diventato una delle tappe scelte da centinaia di migliaia di uomini e donne per fare «turismo culturale». Per comprendere il fenomeno non serve però quell attitudine radicata tra gli intellettuali che vedono nella cultura di massa un antitesi alla qualità e all autenticità di una buon manufatto culturale. C è produzione culturale se esiste un industria dove case editrici, università, televisione e kermesse di massa sono i propri atelier e momenti distributivi. Il festival della filosofia è divenuto, nel tempo, nodo di questa rete produttiva. Senza scomodare l invocazione della necessaria autonomia dell intellettuale dall industria culturale c è da annotare che non sempre il successo di pubblico sia da registrare come indice di vitalità della produzione culturale. Da questo punto di vista i festival culturali scontano una evidente difficoltà: l individuazione di temi e autori innovativi. Ad esempio, al festival della filosofia ci sono nomi nuovi accanto a quel gruppo di studiosi divenuti una presenza stabile a Modena, Carpi e Sassuolo, ma sono nomi che non sono accompagnatidaun aura diinnovazioneteorica, bensì di conferma di un ordine del discorso consolidato. La responsabilità della scelta di nomi «rodati», insomma di «garanzia» per attirare l attenzione può certo essere assegnata alla crisi economica, che morde anche i bilanci e le casse di iniziative di successo, manon èsoloquesto chespiega la presenza dei «soliti noti». Inoltre, il festival emiliano è gratuito, a differenza del suo fratello maggiore di Mantova. Il suo format è stato reso possibile dall apporto sia di sponsor privati che di finanziamenti pubblici. Se c è stata riduzione di fondi, è da lì che ha avuto origine. La riproposizione degli stessi intellettuali va semmai cercata in quel «blocco» della produzione culturale, incapace di fare i conti con una realtà sociale segnata da conflitti, inquietudini, forme di vita chenon sempre sono riassorbiti di un meccanismo produttivo che in questo settore tende comunque a standardizzare l offerta di prodotti. In un saggio, contenuto nel volume La fine della cultura (Rizzoli) Eric Hobsbawm si dilunga a lungo sul successo di festival dedicata alla musica classica o al jazz. Lo storico inglese lo saluta favorevolmente, avvertendotuttavia cheessonon è proporzionalealla vitalità di tali manufatti culturali. Un indicazione preziosa quella di Hobsbawmn per capire l offerta emergente nei tanti festival culturali. Più che luoghi dove vengono messe in piazze sperimentazioni, percorsi culturali eterodossi, si preferisce infatti un ordine del discorso mainstream. La domanda di cultura di chi corre in massa a Modena, Mantova, Pordenone, Sarzana, Milano o Piacenza non va sottovalutata. La posta in gioco, dunque, sta quindi nel favorire la manifestazione di una attitudine critica tanto nella produzione che nell accesso ai manufatti culturali. Solo così sarà possibile la circolazione di idee e percorsi di ricerca tematica e teorica eterodossi che già sono presenti dentro, fuori e contro l industria culturale. Separati con passione Da oggi prende il via l annuale kermesse di Modena, Carpi e Sassuolo. Dopo le «Cose», il tema portante di quest anno è «Amare». Un anticipazione della relazione che l antropologo tedesco terrà il 14 settembre Christoph Wulf N ell erotica cortese dei secoli decimo-dodicesimo si sviluppa un ulteriore concezione dell amore, l «amour passion». Si tratta di una forma d amore eterosessuale che riconosce, all interno della relazione uomodonna, il maggior potere soprattutto alla donna. L amour passion si definisce come una forma d amore puro. Benché sulle pagine dei tutt altro che puri trovatori l amour passion giochi spesso maliziosamente con l idea della trasgressione del vincolo matrimoniale, il presupposto su cui esso si fonda è precisamente la rinunzia al superamento di questo limite. Nel suo alveo si sviluppa un erotica dello sguardo, del linguaggio, del contatto. Ilpoeta trovapiacerenel sottrarre ai suoi desideri ogni forma di soddisfacimento sensibile. Elogia il divieto e con esso l idea di un amore puro (fin amours), una via tra l immaginazione e la realtà. Non si va alla ricerca dello spregevole adulterio, bensì di un amore puro tra uomo e donna, anche se irrealizzabile. Così ha origine la passione dell amore, precisamente dalla separazione dall oggetto amato e dalla castità. L amante ama l amore e dell amata ama il fatto che ella infiammi i suoi sentimenti. Unirsi all amata significherebbe la fine dell immaginare e con ciò dell amore la perdita dell immaginario, sacrificato sull altare del piacere sensuale. L amata è altro; ella è il totalmente altro e perciò estranea all amante. Come unica via d uscita allo smarrimento dell amore resta solo il ritrarsi, la separazione il discorso d amore oppure la morte, quella dell amante o dell amata. In generale, più spesso, quella dell amante. Con la forza vi trascina l amore! Così si legge nell antico romanzo francese di Tristano, del dodicesimo secolo. L amore si impadroniscedi TristanoeIsottanonappena la serva Brangania, casualmente, porge loro il filtro incantato. Stregati da questa bevanda, non potranno che cedere al loro amore. (...). Eccesso di desiderio La passione d amore ha dunque origine dalla separazione dall amato e dalla castità. A caratterizzarlo è un eccesso di desiderio. L amante ama l amore, amabo amare come dice Agostino, e non l amata. Non si ama l altro, bensì la funzione dell altro di infiammare i propri sentimenti. Il trovatore si consegnasenzariserveall amata divinizzata e accetta le sue condizioni. «Nessuna gioia mi piace tanto quanto il godere questo amore lontanto» (de Rougemont, L amore e l occidente). E Amanun de Sescos afferma arriva ad affermare: «Sapete, è proprio così: un uomo ama di tenero amore una donna che non ha mai visto, solo perché sente che la si elogia». L amore è una ferita che procura all amante dolori senza sosta, dei quali egli gode con pieno piacere, poiché sa che il suo desiderio non potrà mai essere soddisfatto, sicché l unica possibilità che gli resta è sopportarlo, re-indirizzarlo, oppure farsene soffocare. Nel codice d amore di Andrea Cappellano (dodicesimo secolo) vengonofissatele lineefondamentali del tipo dell amor passionale nel contesto cortese (Andrea Cappellano, De Amore, 1980). In base a questo scritto, l amore non deve essere legato al matrimonio. Piuttosto, si dispiega soltanto al di fuori delle costrizioni e delle sicurezze del matrimonio, soprattutto quando rinuncia al suo soddisfacimento sensibile, cosa in cui sta la sua condizione di possibilità. Volontarietà ed esclusività sono i fondamenti dell amore: ciò che l amante strappa all amata con la forza non gli può dar piacere, e le carezze l amante può desiderarle solo dalla sua amata, poiché nessuno può tenere in sé due amori allo stesso tempo. E tuttavia l amore è volubile. Può diminuire o aumentare in qualunque momento. Un nuovo amore fa dimenticare il vecchio. Un amore in declino si spegne velocemente, ed è assai raro che si riaccenda. L amore può accrescersi solodalla speranza di essere corrisposto. Un successo facile gli sottrae fascino, gli ostacoli ne accrescono il valore. Chi ama è totalmente posseduto dal suo amore. L amore lo rende debole, gli toglie il sonno e l appetito. (...) A chi ama dà piacere solo ciò che dà piacere anche all amato. L amante non è mai sazio del godimento di colei che ama. La separazione è dunque condizione tanto dell amore passionale quando dell illuminazione. Solo se l amata è lontana e non è accessibile al desiderio dell innamorato può nascere l amore puro. Nell amante, ripiegato su se stesso, cresce la nostalgia, questa forma sottile del desiderio, che al tempo stesso vorrebbe possedere l amata FERNAND LEGER, "NATURA MORTE CON STATUETTA", 1929 Distretti culturali/ IL FORMAT CHE GARANTISCE IL CONSENSO DEL PUBBLICO Tre città invase da relatori e da spettatori plaudenti Elena D Alessandri P renderà il via oggi, e si protrarrà fino a domenica, la tre giorni del Festival della Filosofia di Modena, Carpi, Sassuolo. Giunto ormai alla tredicesima edizione, il festival rappresenta un appuntamento di grande rilievo per le tre città del distretto culturale dell Emilia. Anche con la benedizione dell alto patronato del Presidente della Repubblica. Si ricordi che Walter Veltroni, durante il suo mandato da Sindaco di Roma, aveva provato a imitare il Festival della Filosofia, senza però raggiungere lo stesso successo di pubblico né riuscire a proporre un offerta competitiva di relatori di prestigio internazionale. Dopo «Felicità», «Bellezza», «Vita», «Mondo», «Sensi», «Umanità», «Sapere», «Fantasia», «Comunità», «Fortuna», «Natura» e «Cose», tema-cardine dell edizione 2013 è «Amare». Nonil tema dell amore quindi ritenuto «inflazionato» dal patron della kermesse Remo Bodei ma dell «amare», come nuovo modo di affrontare le pulsioni o ancora, nella sua versione più pubblica e filantropica, come generosità, volontariato, nuovo aspetto dell economia sociale. Ma anche come amore religioso, o, ancora, amore della conoscenza e del sapere. Un tema quindi ampio e polisemico, che si presterà alle molteplici interpretazioni che i relatori della kermesse emiliana sapranno assegnargli. L amore sarà visto anche con gli occhi della musica e della narrazione, delle immagini e di laboratori per bambini a cielo aperto. Bodei concentrerà il suo intervento sulle «Attrazioni fatali», il giurista Stefano Rodotà sul «Diritto d Amare», Marc Augè su «La solitudine degli amanti». Non mancherà l appuntamento l eterodosso critico d arte Philippe Daverio, che affronterà la questione sotto il profilo della distinzione «Amor sacro e amor profano», ma neppure il famoso sociologo polacco Zygmut Bauman (il teorico della «modernità liquida»), presenza storica del festival, che si occuperà dei «Legami fragili». La sociologa della famiglia Chiara Saraceno presenterà invece «Lectio magistalis», mostre, letture di classici e sofisticati itinerari gastronomici per una iniziativa giunta alla sua tredicesima edizione una relazione «Tra norme e pratiche relazionali», mentre la filosofa glamour e neodeputata Michela Marzano (ha pubblicato dapochesettimane «L amoreètutto: è tutto ciò che so dell amore», Utet, saggio che è stato oggetto di accuse di banalità). Le tre città emiliane saranno animate durante il fine settimana da oltre 200 appuntamenti, che troveranno consacrazione in oltre 40 spazi cittadini, piazze, musei, gallerie d arte e biblioteche. Attraverso mostre, installazioni e concerti, saranno coinvolti tutti gli istituti di cultura pubblici e privati. Il festival si caratterizza, come sempre, per la gratuità dell offerta artistico-culturale che, grazie all indotto turistico che porta sul territorio, viene ampiamente ripagato nei suoi costi. La kermesse registra un indiscusso consenso di pubblico. Bastipensare alla continua crescita dell afflusso di visitatori/spettatori, confermata dalla quantità di partecipanti delle ultime due edizioni. Se in occasione del decennale della manifestazione (2010), è stato calcolato un afflusso complessivo di circa 1 milione di presenze nel decennio, il 2011 ha registrato 176mila presenze, cresciute ulteriormente fino a 184mila nel Al successo crescente del festival ha contribuito una attenzione sempre più amplificata dai media: dal 2012, la Rai, sia a livello televisivo (Rai2, Rai Educational, «Ballarò») sia radiofonico (Radio Rai, in particolare «Fahrenheit»). Si prevede che l edizione 2013 possa sfiorare le 200mila presenze. La formula resta la solita, ma del resto, squadra che vince non si cambia: viene mantenuta una predilezione per la formula della lectio magistralis (il programma ne prevede ben 50), ritenuta più adatta ad affrontaretematichechenecessitano ditempo (e calma), abbinata alla lettura di «classici», ovvero di 10 testi ritenuti «fondamentali» per gustare appieno il festival. La manifestazione, tra i primi festival di approfondimento culturale (circa 30 sul totale complessivo di 1200 festival che si stima vengano organizzati ogni anno in Italia), è progettata e organizzata dal Consorzio FestivalFilosofia, istituito nel Storica direttrice Michelina Borsari, che guida la manifestazione sin dalla sua nascita, affiancata da un Comitato Scientifico. L attesadelfestivalèstataturbataa Modena nei giorni scorsi dalla polemica provocata dalla Confcommercio che ha contestato l apertura di un maxi-cantiere nelle vicinanze delle sedi del Festival, proprio nei giorni subito antecedenti uno dei pochi eventi di rilievo per una città il cui carnet, in termini di offerta turistica, è abbastanza limitato. L amministrazione comunale ha risposto che l area cantierata sarà ridotta in modo da consentire un flusso assolutamente regolare dei turisti e dei partecipanti alla kermesse.

11 VENERDÌ 13 SETTEMBRE 2013 il manifesto pagina 11 CULTURE AL MARINI DI FIRENZE, LA MEMORIA COLLETTIVA DI DEIMANTAS NARKEVICIUS Per il ciclo di mostre «Early One Morning» che si tengono nel museo Marino Marini di Firenze, dal 21 settembre sarà la volta del lituano Deimantas Narkevicius. Formatosi come scultore nella Lituania sovietica, la sua pratica artistica si è concentrata sulla narrazione filmica della Storia, lavorando sul legame con le identità, le tradizioni, i linguaggi locali, cioè quella memoria collettiva drammaticamente segnata, nell'europa dell'est, dalla caduta del muro di Berlino e dalla conseguente disgregazione dell'ex Urss. e che sa, tuttavia, che il possesso di leidecreterebbe lamortedell amore. Parimenti, la separazione il distacco dalle cose del mondo è la condizione decisiva per l illuminazione, l obiettivo più importante nella vitadel Perfetto, il cataro. Anche l anelito alla sofferenza e il desiderio di morte sono, infine, parte dell «amorepassionale». I trovatori si struggono nelle loro pene d amore e sospirano l unione con l amata almeno nella morte. Il perfetto attende la morte che lo libererà da questo mondo. Perciò il suicidio mosso non dalla disperazione, ma dalla convinzione che solo così si possa raggiungere l unione con Dio è una delle possibili vie verso l illuminazione. Figure immaginarie L amore è rivolto a un amata immaginaria, che non è in grado di fornire alcuna risposta e non può soddisfare il desiderio struggente dell amante. L amata è lontana e tace. Il suo tacere la eleva, ne fa un essere superiore ed enigmatico, cui corrisponde il discorrere senza sosta dell amante, che col suo ripeterelamenti e detti tenta di afferrare ciò che non si lascia cogliere, ciò che sempre si sottrae alla presa. Ma chi è che fugge? L amante dinanzi all amata o l amata dinanzi all amante? Non è forse l amante a mutarsi continuamente, mentre l amata resta sempre uguale a se stessa, immagine immutabile del suo desiderio? Qual è il luogo dell amata? Non è forse ella senza-luogo, figura dell immaginario, che l amante non può mai raggiungere? Da questa non-localizzabilità dell amata discende il fascino che ellaesercita. Non èunaqualitàdell amata ad attrarre l amante, bensì il sentimento di una unicità della relazione con lei, che produce un fascino magico cui l amante non può resistere. Ella gli ispira parole sempre nuove, come se le parole potessero aiutarlo a liberarsi dal potere dell amata. Il discorso d amore è dunque il tentativo di far fronte all integrità dell amante, all esser altro dell amata, alla sua inconcepibilità. In questo esser altro dell amata sta anche il suo fascino; ella ispira sempre nuove immagini di sé. È nell amore che le immagini dell amata trovano la loro ultima parola. Sono superiori al linguaggio, che invano tenta di catturarle e restituire così all amante la sualibertà. Le immaginitormentano l amante, ne indirizzano il desiderio nel regno dell immaginario, lo imprigionano, ne provocano la follia. Sono la contraddizione; la presenza assente, contro cui il linguaggio lotta invano. Voler possedere l amata impossibile. L amata vaga tra le immagi- L eros cortese contempla distanza nell amore, alimentando una visione manichea delle relazioni sentimentali ni dell amante, senza uno scopo, senzaunluogo. Unirsiall amata significa porre fine alla fonte delle immagini, cioè estinguere l amore il sacrificio dell immaginario sull altare del piacere sensuale. All amata non è dovuto di soddisfare le attese del suo amante. Ella è altro. È il totalmente altro e perciò sacra agli occhi dell amante. Con l aiuto delle immagini dell amata prodotte dall amante ella si installa nel suo immaginario o rivivifica immagini che erano già lì presenti in forma rudimentale sin dalla prima giovinezza. Nessun sentimento può fare a meno di istruzioni, neppure l amore. Catari e trovatori mostrano in che cosa consiste il desiderio e quali forme e figure assume. Come il sacro, così anche il desiderio richiede un istruzione per immagini e norme. Come via d uscita dalla follia d amore resta solo il ritrarsi, la separazione, il discorso d amore o la morte, o dell amante o dell amata, o anche il matrimonio, che assoggetta l immaginario dell amore alla realtà della vita insieme, in cui è inevitabile una mutua affermazione della volontà di potenza e perciò la fine dell amore. La cancellazione dell altra L amorcortesehaavutoper effetto la valorizzazione della donna, che viene descritta come un soggetto determinante negli affari d amore. Certo ella è il destinatario del desiderio maschile, ma in quanto tale è anche soggetto parlante e agente. Si annuncia una parità, se non una superiorità addirittura della donna negli affari d amore. La perfezione dell altro è fondamento dell amore. Grazie all amore per la donnaperfetta l uomoprende parte alla sua perfezione, cioè può egli stessi divenire perfetto. Questa è una delle possibili interpretazioni. Un altra interpretazione legge invece nell ardente venerazione per la donna un processo di progressiva astrazione, da parte dell amante, dalla persona dell amata. Dinanzi ai suoi occhi non c è più la donna concreta. A venir venerata è una figura idealizzata, che si origina perché l amante è più interessato alla sua estasi che ai sentimenti della donna. Così egli onora e venera la donna, ma non ha orecchie per i suoi sentimenti, i suoi desideri e i suoi appetiti. Se si radicalizza questa interpretazione, si può addirittura rinvenire in questa forma dell amore passionale l ipertrofia dell amore maschile di sé, che induce a tralasciare la realtà della donna per amore della venerazione della sua immagine. SAGGI «Albadorata» di Dimitri Deliolanes per Fandango edizioni Il risentimento dei posticci führer ellenici Antonello Cresti L Occidente si ritrova piegato sotto il peso di una terribile crisi economica, sociale e culturale, ma, come al solito, c è sempre qualcuno che ha qualcosa da guadagnare. È il caso delle destre radicali che, alimentando paure ataviche e sventolando teorie complottistiche, si ritrovano nella condizione di raccogliere consensi elettorali altrimenti insperati. «Non è una novità», avrebbero cantato i punk Disciplinata, e non è neanche un caso che laddove si è registrato l epicentro della crisi europea, in Grecia, si annidila formazione di estrema destra di maggior successo: «Alba Dorata» ha infatti raccolto il 7% dei consensi nelle elezioni del La ricetta è sempre la stessa: retorica nazionalistica di importazione, dosi industriali di xenofobia e, magari, tanto per gradire, un po di strali assortiti contro le Banche e la Finanza Internazionale, privi di qualsiasi volontà di approfondimento. Alba Dorata punta sulla disperazione e sul risentimento, sentimenti sui quali queste destre speculano avidamente e scriteriatamente. Afarechiarezza esceadesso unlibrodelgiornalista e saggista greco Dimitri Deliolanes, intitolato Albadorata (edizioni Fandango, pp. 201, euro 15), chericostruiscela storiadelmovimento xenofobo greco e dei suoi principali leader e militanti; si trattadiunlavoroutile edocumentato, chehailmerito principale di consegnare al lettore quella che è la reale cifra di un simile movimento: ancor più cheunaminacciaperlademocrazia europea (adispetto dal sottotitolo scelto dagli editori), una accolita di teppisti di estrazione lumpenproletariat che con molto cinismo è riuscita ad assicurarsiun po di potere e che meriterebbe di esser riconsegnata ben presto alle oscurità da cui proveniva. Le pagine che ricostruiscono puntigliosamente i vari episodi di violenza di cui il leader Michaloliakos e camerati si sono ripetutamente macchiati sono cronache necessarie e avvincenti, ma, soprattutto, è apprezzabile la volontà dell autore di glissare riguardo a presunte radici culturali del fenomeno in questione che, troppo spesso, in questo come in altri casi, vengono mitizzate da analisti e cronisti finendo per donare ai movimenti avversati un alone di «magnetismo di minoranza» che non meritano. La verità è che destre radicali come quelle incarnateda «AlbaDorata» rappresentano il gradozero della ideologia politica e non bastano certo qualchemaldestro einappropriatoriferimento all esoterismo (il nome del movimento discenderebbe dall ordine ermetico inglese della Golden Dawn, in cui operò anche il famigerato mago Aleister Crowley), qualche fantasia storica priva di qualsiasiriscontro (comequella chevorrebbeimmaginare un Hitler filoelleno), l eterna, schizofrenica, oscillazionetraunneopaganesimoda adolescenti turbati e un Cristianesimo di stampo fondamentalista (unitinerario, quest ultimo, chenon èsconosciuto alla Lega Nord) e magari l intreccio tra la militanza politica di alcuni dei suoi membri con le attività musicali in ambito black metal, per creare un soggetto politico degno di una seria analisi. Tanto per fare un parallelismo il cosiddetto settore editoriale sui «misteri nazisti», spesso affidato a Demetrio Paolini I l saggio di Daniela Brogi Giovani. Vita e scrittura tra fascismo e dopoguerra (:duepunti edizioni) è un libro importante. Il lavoro della studiosa, infatti, concentra il proprio sguardo sul fatto che la critica letteraria sia poco incline a comprendere gli anni che vannodalla presadi poteredi Mussolini all 8 settembre, anni che precedono e prefigurano la lotta partigiana. Una della parti più interessanti di questo saggio è la ricognizione del romanzo di Cassola Fausto e Anna, uno dei romanzi più belli e interessanti sulla resistenza, che la Brogi poneaccantoa Una questioneprivata di Beppe Fenoglio. L autrice svolge un azione semplice: prende il testo e ne analizzastrutturee varianti. Così facendo fa conoscere un opera completamente diversa da quella letta sui banchi di scuola. In questa ottica Fausto e Anna non ha veramente nulla da invidiare al testo di Fenoglio, anzi i due libri presentano una serie, veramente impressionante, di aderenze (la storia d amore tormentata, una visione antieroica della resistenza, l amore per la letteratura inglese). Altro esempio di questa capacità sta nel saggio iniziale su Amici di Romano Bilenchi, un altro autore così come Cassola estravagante rispetto ai canoni della letteratura del dopoguerra. Per l autrice, Bilenchi è uno scrittore interessante perché racconta una gioventù vitale, di una «vitalità disperata» (per citare un altro degli autori a cui la critica dedica un saggio nel libro: Pasolini) nella difesa di un progetto di cambiamento. La parabola di Bilenchi fascista prima e antifascista poi ha pubblicazioni di scarso livello, ha un pubblico vastissimoetrasversale econtinuaadispirareanche moltiautori di narrativa (è propriodi questi giorni un bel romanzo di Roberto Franco All alba dei nidi infranti, in cui si immagina unanuova forma di terrorismo nero, allo scopo di disintegrare l Unione Europea). Si farebbe un errore a credere a tali suggestioni e forse ancor più sbagliato sarebbe voler criminalizzarequei riferimenti, riguardoaiqualigioverebbe invece una cospicua opera di «disvelamento», fuori dalle categorie precostituite. «AlbaDorata» e altre realtà simili, dunque, sono movimenti reattivi alla modernità i cui aderenti, pernutrirequellavoglia di «mistero» chegli osservatori sembrano spesso morbosamente mostrare. È evidente che non si può addossare la colpa del successo di un movimento come Alba Dorata all atteggiamento della stampa e dei media, ma eliminare qualsiasi forma di mitizzazione sarebbe comunque cosa giusta e necessaria. È auspicabile che «Alba Dorata» cada da qui a qualche tempo nel dimenticaio, anche se è altamente probabile la comparsa di altri analoghi demagoghi, checontinuerannoa specularesullepaure della gente non fornendo al contempo alcuna risposta meritevole di riflessione, e l oblio che seguirà sarà il medesimo. In questo senso ancora una volta, la conoscenza è l anticorpo più efficace. Se su Hitler e il nazionalsocialismo continueranno ad uscire milioni di pagine in tutto il mondo, questi «Führer parastatali», così come li ha beffardamente definiti Deliolanes, sciatti e prevedibili nella loro vis polemica, diverranno tante oscure parentesi della storia. Ed è forse questa la pena peggiorepermovimenti comequestodi «Alba dorata». SAGGI 2 «Vita e scrittura tra fascismo e dopoguerra» di Daniela Brogi L antifascismo nelle pieghe dei libri Da Bilenchi a Pasolini a Cassola, appunti su una generazione divenuta adulta durante il regime qualcosa di questo sentimento, che si salda ad un altro molto forte legato all amicizia (non è un caso quindi che il memoir di Bilenchiabbia cometitoloamici). Anche in questo frangente la Borgi smonta il testo lo analizza e lo mette sotto la lente della critica, lo confronta con quelli degli altri sodali dell autore - Rosaie Vittorini - tracciando unritratto della gioventù al tempo delfascismo per nulla scontato. L atteggiamento problematico di Daniela Brogi emerge quando si sofferma sulle sfumature, suicontesti doveilbenee ilmale, il giusto e l ingiusto si confondono. Dove forse si comprende come il passaggio di moltigiovanidiallora dascrivere per i giornali fascisti all antifascismo. La Brogi, anche negli altri due saggi del testo che parlano dipavesee di Pasolini, hailmerito, partendo dai libri e rimanendosu di essi, di consegnarci dei ritratti di persone, e non di personaggi; di persone reali e vive con le loro diverse e molte qualità e i loro difetti.

12 pagina 12 il manifesto VENERDÌ 13 SETTEMBRE 2013 Media VISIONI Assoldare gli studios per vendere il «sogno cinese». Attraverso il suo leader Xi Jinping la Cina cerca di creare nel mondo una nuova visione del paese grazie al cinema Hollywood all ombra della grande muraglia Simone Pieranni PECHINO A ssoldare Hollywood per vendere il «sogno cinese». La Cina attraverso ilsuo leader Xi Jinping ha lanciato loslogan, neltentativodi rinverdiresia il patto tra Partito e cittadini, sia soprattuttoperaffermare unimmaginario capace di creare una nuova visione della Cina, solitamente rappresentata in modo negativo nella produzione culturale mediatica mondiale di massa. Ying Zhu è professoressa di Cultura dei Media all Universitàdi NewYork e sui rapporti trapotere politico cinese e media ha scritto molto, compreso un libro sulla storia della televisione di stato cinese, intrecciata con le vicende politiche nazionali (Two Nel marzo 2013, l Ufficio Cultura del governo municipale di Pechino ha annunciato un progetto tramite un Concorso Internazionale per incoraggiare sceneggiatori statunitensi a presentare script per lungometraggi e cortometraggi incentrati su Pechino e la sua cultura. I finalisti riceveranno un viaggio spesato a Pechinoper incontrare ipotenziali investitori. I vincitori riceveranno premi in denaro per un totale di più di 100mila dollari. Si può immaginare quanti affamati aspiranti sceneggiatori a Los Angeles e New York si siano mobilitati per evocare storie positive su Pechino». Esono arrivati i primi esempi di collaborazione che coinvolgono colossi americani, come spiega la professoressa Ying Zhu: «alla fine di aprile 2013, DreamWorks Animation ha annunciato che collaborerà con il China Film Group su un film di animazione denominato Codice Tibet. La decisione della DreamWorks ha scatenato un acceso dibattito riguar- «Il potere del grande schermo permette - spiega la studiosa Ying Zhu - di plasmare le idee del pubblico» «Pechino apre il mercato ai film americani, però ora ha chiesto di ricambiare il favore» billion eyes, the story of China Central Television, The New Press, New York, 2012). Al momento sta scrivendo un nuovo volume, che raccoglierà invece l evoluzione dei rapporti tra la Cina e l industria cinematografica mondiale, con un focus proprio sugli Usa e Hollywood. Ed è al riguardo che ha accettato di rispondere ad alcune nostre domande, nel tentativo di fornire un quadro circa l impegno cinese nell industria cinematografica mondiale, alla ricerca di soft power e diffusione del «sogno cinese». «Quello che è certo spiega Ying Zhu - è il tentativo di spingere al massimo il concetto di «sogno cinese». Il Beijing Daily eilquotidiano del Popolo ad esempio, hanno pubblicato editoriali per istruire il governo di Pechino e altre amministrazioni locali al fine di lanciare campagne per il «sogno cinese» capaci di diffondere i principi di base per tutti, dai quadri di alto livello ai bambini delle scuole elementari. A Pechino, per esempio, il lavoro di enfatizzazione del «sogno cinese» avviene attraverso la sottolineatura del socialismo con caratteristiche cinesi e lo studio dello spirito del diciottesimo Congresso del Partito, così come attraverso il discorso che Xi Jinping ha effettuato durante i suoi viari viaggi. I media di stato con la loro campagna, TV Fiction e format alla conquista del «celeste impero» La televisione italiana si «globalizza» e prova a muoversi alla conquista del mercato cinese, per la prima volta in tv. E non solo, perché sarà possibile seguirla anche su smartphone, table, pc. È un operazione che è partita martedì scorso in partnership con il colosso locale Cibn dal Gruppo Giglio, primo editore tv italiano a sbarcare nel paese dell «impero di mezzo» non con un canale a pagamento bensì con una vera e propria vetrina gratuita tutta dedicata all Italia. Per la precisione si tratta di tre canali televisivi con un palinsesto che mescola tante produzioni del belpaese (sugli scudi Mediaset e Class Life), e che propone una sorta di percorso tematico; dalla moda al cibo fino ai viaggi, il cinema e le serie tv. Qualche titolo, dai format di M.O.D.A., ai concerti alla Scala, i «Viaggi di Gulliver» e le fiction come «Carabinieri», «Squadra Antimafia», «Distretto di Polizia», «RIS», «L'Onore e il Rispetto» ma anche «Crociera Vianello», «L'ultimo bacio» e «Immaturi». Investimento di notevole portata, 40 milioni di dollari, ma con un bacino d utenza che conta potenzialmente ben 150 milioni di telespettatori su tutto il territorio cinese. chiedono ai cittadini di essere anch essi responsabili nella realizzazione del sogno cinese collettivo». Questo per quanto riguarda la propaganda interna, naturalmente. Ma lo sforzo della nuova leadership è ormai da considerarsi mondiale e insiste proprio sull esempio supremo del sogno americano: Hollywood. «L industria cinematografica cinese, con il suo stretto legame con gli studios dihollywood, è inprima lineanellapromozione del soft power cinese a livello globale. Non vi è alcun dubbio circa il potere del cinema nel plasmare le percezioni del pubblico riguardo la cultura. I ritratti dei cinesi e della Cina nei film di Hollywood fino a poco tempo non sono stati particolarmente lusinghieri. I primi film, basti pensare ad alcune pellicole relative alla Cina degli anni 90 come Kundun, Sette anni in Tibet,eRed Corner erano tutti critici nei confronti del regime cinese, contribuendo a perpetuare la narrativa dominante sulla Cina come stato repressivo e disumano. Nella sua ricerca di attrarre il mercato cinese, Hollywood ha modificato quindi la propria rappresentazione della Cina in questi ultimi anni, offrendo al mondo un ritratto roseo del paese, lasciando fuori le ingiustizie sociali e gli abusi dei diritti umani». I soldi sono capaci di tutto, purtroppo: anche nell ambito dell alchimia misteriosa della celluloide, capace di plasmare gli immaginari: «l immagine della Cina come una terra promessa e dei cinesi come salvatori del mondo nell abito di nuovi film di Hollywood potrebbe effettivamente contribuire a sollevare l immagine della Cina nel mondo, spiegala professoressa, attestando l efficacia dell industria cinematografica come soft power. E la Cina è pienamente consapevole di questo potenziale nella sua campagna globaleper unanuova immagine. Lo stato cinese sta da tempo corteggiando talenti di Hollywood per modificare l immaginario collettivo a proposito della Cina. L ultimo sforzo da parte di Pechino per promuovere la sua influenza culturale all estero è una campagna per reclutare gli sceneggiatori statunitensi per raccontare e vendere storie sulla Cina. dante il ruolo di Hollywood nel raccontare la versione cinese di storie come quellariguardanti i rapporticon Tibet. LaCina, ponendo l acceleratore nell espansionedel proprio soft power, promuovendo la cultura cinese in tutto il mondo, ha fatto diventare il cinema un importante motore economico. Quale strumento migliore di Hollywood del resto per diffondere il soft power cinese?» Naturalmente non è un percorso univoco: la Cina apre il portafoglio, ma chiede, al solito, qualcosa in cambio: «pur consentendo alle produzioni hollywoodiane di un certo tipo ad entrare in Cina, l industria cinematografica cinese ha chiesto ad Hollywood di ricambiare aprendo il mercato cinematografico statunitense ai film cinesi. Sono state richieste politiche favorevoli agli studios di Hollywood che facilitano la distribuzione e la proiezione di film cinesi negli Stati uniti. E studios di Hollywood con grande partecipazione al mercato del cinema cinese, come Dreamworks, Disney e Warner Bros hanno tutti accettato. Come risultato, i film cinesi sono ora hanno un più alto tasso di penetrazione di altri film stranieri negli Stati uniti, con un rilascio molto più ampio nelle sale americane. Così l industria cinematografica cinese e Hollywood stanno plausibilmente trovando accordi anche per produrre qualcosa che abbia a che vedere con il «sogno cinese», il nuovo slogan del Pcc».

13 VENERDÌ 13 SETTEMBRE 2013 il manifesto pagina 13 VISIONI BEATLES Ufficializzata la pubblicazione di «On air - Live at the BBC, volume 2», seconda parte della raccolta di registrazioni (parte delle quali ad oggi inedite) effettuate dai Beatles presso gli studi londinesi tra il 1962 e il Conterrà 37 esecuzioni, 23 spezzoni parlati e sarà corredato da un booklet di 48 pagine ICONE POP Aperta a Modena una mostra dedicata a John Lennon I cinque colpi di pistola che non fermarono il genio Fabio Francione MODENA L amore ha tutto il tempo. Questo doveva aver pensato John Lennon, quella fredda notte di dicembre quando Mark David Chapman gli esplose contro cinque colpi di pistola. L ultimo autografo lo aveva firmato pochi minuti prima alla centralinista degli studi Record Plant. Diretto come sempre: Love, firmato John Lennon Yoko Ono1980. Asinistra un piccolodisegnino dei suoi occhialini. E se le pallottole dello sconosciuto delle Hawaii, con il Giovane Holden stirato nelle tasche hanno fermato per sempre l uomo, la Storia ha continuato a giocare a dadi con il giovane ribelle e «fottuto genio» venuto fuori dal suburbio di Liverpool. Da quei dadi, a volte truccati, sono usciti tanti Lennon che hanno continuato a moltiplicarsi nel corso dei suoi 40 anni di vita, fedeli a se stessi ma mai uguali: chitarrista, cantante, epigono di Gene Vincent, ironico e affilato versificatore di nonsense, pop starplanetariae battutista fulminante, intenso attore in fin dei conti di un solo regista (Richard Lester che gli regalò il ruolo del soldato pacifista in «Come ho vinto la guerra»), e ancora con un prima e un dopo Yoko, performer, artista totale e pacifista militante tanto popolare da essere ritenuto pericoloso e avere contro, una volta aperti gli archivi americani, tutta gli U.S.. Ma, John Lennon era soltanto questo o era altro? Una risposta definitiva non è possibile averla, grazie anche ai trenta e passa anni trascorsi da quel lontano 8 dicembre costantemente spolverati dai tanti fan sparsi nel mondo. Ciò che è però possibile è adoperare un bisturi di precisione nel tagliare la sua biografia e iscrivere in una prospettiva storica rovesciata i valori artistici nostri contemporanei. Al di là delle canzoni I curatori rigenerano e non in senso «vintage» il gusto di un epoca ritenuta, sbagliando, lontana UN RITRATTO DI JOHN LENNON/FOTO HENRY GROSSMAN, SOPRA COPERTINA «ROLLING STONE» edè questo uno degli assunti principali dei curatori di All You Need Is Love. John Lennon artista, attore, performer, antologia visiva inaugurata alla Galleria Civica di Modena e aperta fino al 20 ottobre prossimo. La sottolineatura è fondamentale per comprendere e allo stesso tempo isolare l autore di Imagine e Come Together dal protagonista di celebri happening e Bed-in. Il tutto pur restando consapevoli che alla fine Lennon era uno solo. Ma, altrettanto sagace è la limatura critica usata da Marco Pierini, Enzo Gentile e Antonio Taormina nel delineare gli ambiti curatorialidell esposizionecheperla rapidità del colpo d occhio proposto e la costruzionedell allestimento, anche in funzione allargata al futuro della galleria, rigenera e non in senso «vintage» il gusto di un epoca, ritenuta erroneamente ormai lontana e lasciata ai cascami propri di una critica non più in sintonia con il tempo e i nuovi media. Qui si fa interessante il confronto serrato con le avanguardie e i movimenti culturali e artistici esplosi negli anni sessanta. Ad incarnare e vivo il sogno utopistico e performativo e in certo qual modo ad allontanarlo dal pianeta Beatles è l arrivo nella sua vita di Yoko Ono, già celebre icona del movimento Fluxus. Siamonel1968, edinfatti, fino adallora Lennon sia nei suoi libri non-sense ( InHisOwn WriteeA Spaniardin The Works del biennio 64-65) sia negli album beatlesiani poggia la sua febbrile e incontrollata creatività su disordinate letture restando sostanzialmente un autodidatta. Scomodare Joyce è troppo, l ancoraggio è ancora tardo-ottocentesco con Edvard Lear. Il matrimonio con Yoko poi è lo spartiacque definitivo, l oltre da cui non si può tornare indietro. La serie di litografie Bag One, servita alla mostra dalla collezione Giambelli, testimonia non solo il dono di nozze all amata, ma anche l indissolubilità della loro unione, licenziosa, protestaria, confidenziale e comunitaria con il mondo. Fu esposta una volta anche in Italia nel 1970 a Roma. Mai prima di allora una coppia sarà così popolare. La stessa Yoko lo introdurrà all improvvisazione e alla performance artistica e collettiva, propria di Fluxus. Nella mostra non mancherà il cinema, quattro ore e mezza, raccolta di tutti i film dei due in cui l underground si unisce all home-movies e al diario più intimo. Meno sorprendenti sono i documenti fotografici dei Bed-in provenienti dalla collezione Bonotto, mentre commuove ancora lo scatto di Anne Leibowitz per la copertinadi Rolling Stones che doveva celebrare l uscita di Double Fantasy ed invece divenne il testamento visivo di uno dei più grandi geni artistici del 900. RICORDO Jimmy Fontana, l addio di mister «mondo» Pochi forse sanno che «Che sarà» - uno dei grandi successi scritti da Jimmy Fontana, fu anche la causa per qualche anno di un suo ritiro. Pensava di cantarla a Sanremo, gli preferirono Josè Feliciano e i Ricchi Poveri. Già nel 1970 per molti era superato e lui ci rimase molto male. Fontana - morto mercoledì a 79 anni - ha rappresentato una via di mezzo tra la vecchia generazione musicale italiana dove «amore faceva sempre rima con cuore» e la nascente onda che tutto travolse degli urlatori. Nato come jazz performer nei cinquanta, si affermò grazie alla musica leggera e al pop. Due Sanremo significativi, nel 1961 «Lady Luna» e nel 1967 «Nasce una vita» con l amico Edoardo Vianello, ma il successo - quello eterno - glielo garantì Un disco per l estate, nel 1965, con «Il mondo», testo di Gianni Boncompagni e musica scritta da lui con Carlo Pes e l arrangiamento di Ennio Morricone. Un hit da milioni di copie e mille versioni. Dagli ottanta ad oggi molta tv «nostalgia» e feste di paese. Il funerale si svolgerà domani nella basilica romana di Santa Maria dei Miracoli in piazza del Popolo alle 15. SPORT Lega e società sono ai ferri corti Calcio e diritti tv, le sette sorelle giocano al rialzo Nicola Sellitti C alcio italiano, ecco un nuovo big bang. E poco c entrano stavolta aule di tribunali, sim galeotte, calciatori che truccano le partite. Si litiga per i diritti audiotelevisivi del campionato. Per il nuovo accordo per la cessione del triennio Guelfi e ghibellini del pallone sono da tempo ad affilare le armi. Perché il temadei dirittitvè soloilprimoatto di una resa dei conti tra i potenti del pallone che si rinvia da mesi. Forse, anni. L assemblea di Lega prevista per oggi segue la lettera inviata al presidente di Lega, MaurizioBeretta dasette clubdella serie A (Juventus, Roma, Inter, Fiorentina, Verona, Sampdoria, Sassuolo, con l appoggio esterno del Napoli) che mettono in discussione il ruolo di Infront - società che gestisce la vendita dei diritti tv del calcio italiano sino al in vista della cessione dei diritti televisivi del triennio In gioco ci sono i 2/3 del fatturato della serie A. Per i sette club ci sarebbero sul mercato alcuni advisor più competitivi per il nuovo accordo collettivo. Come Img, società che si è già fatta poco casualmente - avanti con una «manifestazione d interesse» con il presidente Beretta, dopo la lettera dei sette club. In sostanza, le «nuove sette sorelle» vorrebbero un gioco al rialzo nella ripartizione della tortatelevisiva, un «piano disviluppo alternativo» che partirebbe mettendo fuori gioco Infront. Tra i motivi del ribaltone, il prodotto serie A che non sarebbe adeguatamente sviluppato, con ricavi troppo bassi. Ben sotto il miliardo di euro complessivo garantito dal duo Mediaset-Sky, se non dovesse scendere in campo il terzo incomodo (Al Jazeera?). Ma sotto osservazione anche il sistema MP Silva che gestisce i diritti esteri della A: appena 127 milioni di euro nelle casse dei club di massima serie (500per quellidi Premier League). Fin qui, i numeri. Poi, ecco le trame, i giochi di palazzo, secondo consolidata tradizione italiana. Tra le pieghe della missiva c è una forte critica dei club ai dirigenti chenegli anni hannogestito la Lega. Colpevoli di mancanza di progettualità. Senza una visione di ampio respiro del motore del calcio italiano. Critiche che vanno In particolare al presidente Beretta, eletto lo scorso gennaio dall asse Adriano Galliani - Claudio Lotito. Le altrebig, Juve, Inter, Roma, Napoli, Fiorentina, che avevano appoggiato la candidatura di Andrea Abodi, capo della Lega di serie B, rimanevano fuori dal nuovo consiglio di Lega. Dove fioccavano poltrone per Galliani (vicepresidente), Lotito (consigliere federale), Massimo Cellino ed Enrico Preziosi (consiglieri). Insomma, alla prima occasione, l opposizione, in testa Andrea Agnelli e Diego Della Valle, si mette in moto. Puntando diritto su Infront pagata 35 milioni dalla Lega -, sulla sua familiarità con Fininvest. Minacciando implicitamente di avere la forza di bloccare qualsiasi delibera di Lega, compresa quella sull advisor. Che, in presenza di un duopolio (Mediaset-Sky) non è di fondamentale importanza. La ricca Premier League conta su una sola consulenza pro tempore, la Wasserman. E vende molto meglio il suo prodotto, soprattutto in Asia, risparmiando milioni di euro. Senza trascurare che i nodi italiani sono strutturali. Che il calcio dipende quasi esclusivamente dagli introiti televisivi, bassi e distribuiti male (40% suddiviso tra i 20 club, 30% bacino d utenza, 30% risultati). Con le tv che dettano l agenda alle società. Negli altri Paesieuropei, la formulapergenerare ricavi prevede stadi di proprietà deiclub (in Italia siè messainpari solo la Juve), sponsor, marketing, merchandising. Qualcosa si muove (il Napoli vede crescere il suo fatturato di anno in anno). Troppo poco per un cambio di marcia. OTTO SANDERS Morto «angelo» di Wenders Tra i maggiori attori teatrali in Germania, protagonista anche nel cinema, non ultimo come angelo del regista Wim Wenders ne «Il cielo sopra Berlino», è morto a 72 anni Otto Sanders. Negli anni '70 l'attore ha fatto parte di una delle ensemble teatrali più note in Germania, quella del Berliner Schaubuehne, dove militava Bruno Ganz. Grazie alla sua caratteristica voce profonda, Sander si era ritagliato anche uno spazio importante nel mondo del doppiaggio. RAISTORIA Viaggio nell Italia che cambia Rai Educational manda in onda da domani alle su Raistoria «Viaggio nell Italia che cambia», un progetto di Giuseppe Giannotti, Davide Savelli, Eugenio Farioli Vecchioli, condotto da Edoardo Camurri. Nel 1963 la Rai produsse un reportage itinerante, affidato al giornalista Ugo Zatterin, per raccontare un paese in trasformazione durante e dopo il boom economico, dal titolo Viaggio nell Italia che cambia. Cinquant anni dopo l Italia sta vivendo un nuovo cambiamento, di segno diverso, forse opposto, ma tra i molti segnali di crisi s intravedono anche alcune visioni per il futuro. Una trasformazione che Rai Storia racconta in una nuova serie tv. VAJONT Il 15 un concerto di Remo Anzovino In occasione del cinquantenario del più grande «disastro evitabile» nella storia della nostra Repubblica, la diga del Vajont si fa teatro di musica con il concerto gratuito del pianista e compositore friulano Remo Anzovino. Domenica 15 settembre alle ore 16 Remo Anzovino sarà protagonista del «Concerto della memoria» dalla diga del Vajont, Erto e Casso (Pn). Un evento gratuito, inserito nelle celebrazioni per il 50 anni dal disastro, che nel fine settimana chiude la tre giorni intitolata «La Protezione Civile ed il Vajont: prevenzione, soccorso, memoria». DAVID BYRNE/FOTO MUSACCHIO & IANNIELLO LIVE L ex Talking Heads e la stella indie di Brooklyn insieme a un ottetto di fiati David Byrne e St. Vincent, saettanti freak Stefano Crippa ROMA L a testa, il genio e la follia. Tutto insieme, in un unico corpo; quello saettante e felino del sessantunenne David Byrne. L ex magnifico istrione dei Talking Heads, autore di colonne sonore, collaborazioni a più riprese con Brian Eno, escursioni nella musica etnica, il Brasile. E poi inventore di mobili (!), regista e attore (anche per Sorrentino in This must be the place) e di una disco opera Here Lies Love con Fat Boy Slim. Un artista che si rimette sempre in discussione. Un anno fa ha iniziato una collaborazione con la stellina fulgida di Brooklyn, che è ormai una sorta di mecca della scena indie a stelle e strisce, Annie Clark in arte St. Vincent, e insieme hanno prodotto un disco a quattro mani Love This Giant che stanno promuovendo attraverso un tour mondiale che ha fatto tappa in Italia a Brescia, Padova, Roma per chiudere ieri sera al teatro Verdi di Firenze. Un album che è un concentrato di idee, pieno di pop e rock, sorretto da una ritmica che sollecita più di un giro birichino sul dance floor. Maa rendereilmix esplosivo è la sezione fiati, un terremoto sonoro formato da un ottetto (tromboni, tromba, sassofoni, tuba e corno francese) che mette insieme membri degli Antibalas e dei Dap-Kings. Non a caso, perché è proprio l apporto dei fiati ad aver suggerito quattro anni fa la collaborazione fra Byrne e St. Vincent, costretti da un amplificazione «indecente» durante una esibizione a Manhattan a risolvere senza cavi e microfoni, il problema della sonorizzazione. Un risultato così soddisfacente e alla base della genesi delle canzoni di Love This Giant alternate, nel live, a pezzi tratti dei rispettivi repertori. Annie - ora con zazzera bionda platino, gonna corta, zatteroni, si muove sulla scena come una bambola-robot seguendo il canovaccio «suggerito» da Byrne, bretellone su un completo rigorosamente bianco. Un caos - in realtà molto ordinato - dove ogni musicista e allo stesso tempo comprimario e protagonista e si muove di conseguenza. Almeno questo è quello che l ex Testa Pensante vuole farci credere, perché lo show è una perfetta macchina del ritmo dove nulla è lasciato al caso. Una scaletta che mescola le novità - The Forest Awakes, Optimist - cantate all unisono da due voci diverse, vibrante e apparentemente sconnessa quella dell autore di Psycho Killer, sensuale e squillante l ugola della stella americana, ma che si armonizzano alla perfezione. Byrne gioca e ripesca dal passato - Wild Wild Life e nei bis fa letteralmente saltare la platea dell Auditorium di Piano con incandescenti versioni di This Must be the Place e di Road to Nowhere, suonate salutando la platea e sgattaiolando, leader e musicisti, dalle uscite laterali. «Siamo due freak, ma di quelli innocui» - scherza Annie durante la presentazione della band - a dimostrazione che l arte musicale con la A maiuscola può anche far divertire. Moltissimo.

14 pagina 14 il manifesto VENERDÌ 13 SETTEMBRE 2013 CALABRIA Sabato 14 settembre, ore 18 GLI INTOCCABILI L Anpi organizza la presentazione del libro di Umberto Ursetta «Processo agli intoccabili da Andreotti a Contrada, da Dell'Utri a Cuffaro». Partecipano Mario Vallone, Anpi Catanzaro, Silvio Messinetti, Il Manifesto, l'on. Angela Napoli, Commisione Parlamentare Antimafia e l'autore Umberto Ursetta. Libreria Ubik, via del Progresso, 2, Catanzaro CAMPANIA Domenica 15 settembre, ore 18 UBUNTU FEST «Umuntu ngumuntu ngabantu» «io sono ciò che sono in virtù di ciò che tutti siamo». Questo è Ubuntu, il primo festival a Napoli che rende onore ai migranti, al mare, ai vivi. Un intera serata per festeggiare l incontro di tutti i popoli che in qualche modo hanno attraversato il Mediterraneo. La serata sarà presentata dallo scrittore Judicael Ouango. Sul palco: l Orchestra Multietnica Mediterranea, Sandro Joyeux, Bifalo Kouyate, Mc Mariotto&Sadix, Nilmini Academy. Piazza a Mare Bagnoli, Napoli EMILIA ROMAGNA Sabato 14 settembre EUROPA INCONTRI Il 14 e 15 settembre a Faenza due serate di cinema all aperto con musica e teatro saranno dedicate ai video prodotti dai giovani partecipanti al progetto europeo Incontri, che ha animato le piazze romagnole nel giugno scorso con le azioni di strada «La libertà è una casa». Ultima tappa del Progetto europeo Incontri: la proiezione dei corto prodotti dai partecipanti ai laboratori di cinema realizzati in Bolivia, Brasile, Italia, Portogallo. Gli appuntamenti sono gratuiti e si terranno anche in caso di maltempo. Teatro Due Mondi, via Oberdan 9/a, Faenza (Ra) LAZIO Venerdì 13 settembre, ore DODI MOSCATI Va in scena al Gay VIllage «Il mio nome è follia» di Dodi Conti e Paola Mammini, liberamente tratto da «Elogio della Follia» di Erasmo da Rotterdam. Con Dodi Conti, regia di Francesco Zecca. Gay Village, via delle Tre Fontane, 2, Roma Venerdì 13 settembre, ore 9 VOCI MIGRANTI Convegno conclusivo del del progetto Alma-Dc, un occasione per presentare le «Linee Guida per insegnanti e formatori che lavorano con donne migranti» e per discutere insieme a cittadini, migranti e operatori del settore delle prospettive di integrazione sociale offerte dalle politiche di apprendimento permanente. L'iniziativa è accreditata dal Miur per la formazione e l'aggiornamento del personale della scuola, e permette ai docenti di ottenere attestazione di frequenza e esonero dal servizio. All iniziativa interverranno Andrea Fusco Capo Dipartimento III della Provincia di Roma, Filippo Lange consigliere del X Municipio del Comune di Roma. Porta Futuro, via Galvani 108, Roma LOMBARDIA Venerdì 13 settembre, ore CIRCOLO ARCI Il Circolo Arci La Lo.Co. ricomincia le attività culturali dopo la pausa estiva e riparte con un weekend di iniziative ad ingresso libero rivolte sia agli adulti che ai bambini. Stasera apertura con il concerto della band Llargo.Sabato 14 settembre alle 16 stage di improvvisazione teatrale rivolto ai bambini e dalle 21 spettacolo di milonga. Domenica 15 settembre alle concerto blues. Circolo Arci La Lo.Co, via Trieste-Stazione FS Osnago (Lc) le lettere Gli alunni dei baraccati Ho appena finito di leggere il pezzo di Caliceti sul numero odierno, ed il mio pensiero è tornato indietro nel tempo, ai primi anni 70 quando io, figlio di portiere, ero alle elementari in una scuola pubblica del quartiere Trieste. C erano ancora le classi differenziali, di fatto anche se da poco abolite, e la nostra maestra - fascista dichiarata - si lamentava durante il the della ricreazione con le colleghe, che la sua classe era piena di figli di portieri e di donne di servizio. La stessa scena si è ripresentata alle medie, dove la differenza era fatta dal mettere i figli del proletariato insieme ai figli dei baraccati del «fosso di S. Agnese» nell unica sezione di francese in un container nel cortile della scuola, così, tanto per non «contaminare» i privilegiati figli della borghesia arricchita del quartiere. Ed oggi la scena non è ancora cambiata, si è solo mascherata, come ben evidenzia l articolo. I miei figli sono andati in una scuola ed in una classe con bimbi rom ed immigrati, e ne sono orgoglioso, hanno avuto insegnanti che non hanno fatto pesare le differenze ma le hanno usate per arricchire tutta la classe. Dobbiamo ancora lavorare molto, tutti, per far capire che le differenze arricchiscono. Nazzario Rossi Roma COMMUNITY Ho vinto il concorso ma... In questi giorni mi è capitato di leggere lettere di proteste sui giornali e sul web da parte di insegnanti non abilitati contrari all inserimento di nuovi abilitati nelle graduatorie per le supplenze nel nuovo anno scolastico. Sono una docente neoabilitata. Come i colleghi non abilitati che protestano, insegno da diversi anni; ma non mi sono limitata ad «aspettare» un percorso abilitante: ho partecipato ad un concorso bandito dal Miur per pochissimi i posti del Tirocinio Formativo Attivo (Tfa ordinario), ho superato tre prove selettive iniziali, sono rientrata nell esiguo contingente di posti messo a concorso, ho sostenuto e superato quindi varie prove in itinere e una finale, ho seguito lo scorso anno lezioni pomeridiane fuori sede coniugando queste attività con il mio quotidiano lavoro di docente -, ho sostenuto una tassa di iscrizione pari a più tutte le spese, totalmente a mio carico. Ho quindi ritenuto di investire tempo, energie e denaro sulla mia formazione e sulla mia professionalità. Come molti altri colleghi che hanno superato un concorso piuttosto che aspettare, mi trovo nella paradossale situazione di avere conseguito un titolo prettamente professionalizzante - l abilitazione all insegnamento attualmente privo di spendibilità. Non è infatti stata fino ad oggi prevista alcuna modalità per dichiarare il titolo di abilitazione, nonostante esso sia stato conseguito a seguito di un bando di concorso emanato dallo Stato per un numero di posti calcolato sull effettivo fabbisogno di docenti. Mentre si cerca una possibile soluzione, al danno si aggiunge la beffa per cui non vincitori di concorso precedono nell assegnazione delle cattedre docenti abilitati che invece il concorso lo hanno vinto, salvo non poterne trarre alcun beneficio. La Costituzione Italiana (art. 97) indica nel pubblico concorso la via ordinaria per l accesso ai ruoli della Pubblica Amministrazione; inoltre, la normativa scolastica prevede da lungo tempo la precedenza nell assegnazione delle cattedre ai docenti abilitati: tutto ciò, nell interesse primario degli studenti cui sono dovute le migliori opportunità di apprendimento. Non si comprende allora la richiesta dei colleghi non abilitati, considerato che la precedenza agli abilitati nell assegnazione delle cattedre consegue semplicemente all applicazione delle leggi vigenti, ed anzi è stata fino ad oggi prassi consolidata e affidata ad automatismi (che purtroppo finora in questo caso sono mancati). Nessuna guerra tra poveri. Solo rispetto delle leggi vigenti che, peraltro, corrisponde all interesse generale. Mi auguro, a questo punto, che il Ministero emani al più presto un provvedimento finalizzato a valorizzare chi ha acquisito un titolo professionalizzante che i non abilitati semplicemente non hanno, e certamente non a causa degli abilitati. Prof.ssa Silvia Rita Viola Il valzer per la supplenza C ero anch io a piazza Montecitorio l altro pomeriggio insieme ai miei colleghi di scuola precari e qualcuno di ruolo. In questi giorni, nonostante sia la numero 208 nela graduatoria del provvedditorato per la classe di concorso AO32 e musicale presso le scuole medie, essendo diplomata in pianoforte ed abilitata all insegnamento presso le scuole medie di primo e di secondo grado AO32 e AO31 dal 2007, sto facendo giri turistici presso le scuole medie di primo grado, presenziando alle convocazioni dei dirigenti a volte per una cattedra intera di 18 ore per musica altre volte per spezzoni di cattedra, altre volte per cattedre di sostegno. Naturalmente torno da queste gite senza aver ottenuto neanche un ora di supplenza, si parla di coscienza di classe... quando riusciremo, noi docenti e non docenti, tutti e dico tutti a mobilitarci fino ad arrivare ad occupare piazze, a boicottare l inizio dell anno scolastico, i collegio docenti, i consigli di classe, gli scrutini, gli esami, svolgendo lezioni al di fuori della struttura scolastica, unendoci alle altre categorie dei lavoratori con i più disparati contratti, alle famiglie che hanno dovuto occupare palazzi dismessi perchè gli è stato tolto il diritto all abitare, come in Spagna oppure in Grecia? Vorrei scrivere altro ma poi rischierei di essere troppo prolissa. Monica Palmieri I «meriti» della Began Disoccupati, inoccupati, esodati alla deriva, tanti diplomati e laureati di valore non trovano alcun lavoro, tanti precari devono fare i salti mortali per arrivare in qualche modo a fine mese, numerosi assegnisti e ricercatori universitari non vedono rinnovati i loro contratti accademici. La vorace economia capitalistica genera di continuo sacche di disagio: anche da noi, come in altre parti del mondo, intere generazioni di giovani e meno giovani vivono ai margini, senza poter soddisfare neppure i più elementari bisogni primari, tagliate fuori di fatto dal connettivo sociale. Ma, al cospetto d una situazione amara ed emergenziale, non si può non provare un moto di gioia e compiacimento nel sapere che certuni, supportati dalle loro indiscusse competenze e capacità, realizzano a pieno sogni e desideri. In questi giorni abbiamo appreso che la bella e giovane Sabina Began, aspirante attrice, di origine tedesca, tempo fa amica fidata e devota di Silvio Berlusconi, ha ottenuto un fruttuosissimo impiego nel mondo del calcio. La donna contratta sponsor e diritti sportivi, guadagnando 370mila euro l anno. L affascinante consulente ha confidato che le partite di pallone, anni fa, la annoiavano tanto da farla addormentare. La sua cultura calcistica è nata quando il Cavaliere cominciò a portarla allo stadio e le regalò un orologio del Milan. Oggi, la Began può sfoggiare il suo titolato e cristallino curriculum vitae: «Merito questo incarico importante, a Berlusconi non ho chiesto niente, tanto meno soldi, è giusto che abbia un lavoro, dopo tutto quello che abbiamo passato insieme, io e lui». Marcello Buttazzo Lequile (Le) Tutti gli appuntamenti: eventiweb@ilmanifesto.it NUOVA FINANZA PUBBLICA INVIATE I VOSTRI COMMENTI SU: lettere@ilmanifesto.it Arriva un treno carico di privatizzazioni Marco Bersani È stato approvato pochi giorni fa il nuovo piano industriale di Cassa Depositi e Prestiti, che prevede nel triennio investimenti per 95 miliardi di euro. Accolto con le fanfare dai mass media, si pone obiettivi altisonanti : una crescita del Pil del 2% all anno, il focus sui motori sani dello sviluppo, investimenti per gli enti locali, le imprese e il Mezzogiorno. «Siamo il nuovo capitalismo di Stato ha dichiarato l ad Giovanni Gorno Tampini, evitando di precisare il contesto in cui si colloca questo piano triennale. Vuoto subito colmato dal premier Letta, che ha dichiarato : Il Governo sta lavorando al Piano Destinazione Italia, che a fine settembre presenteremo e approveremo, con dentro un grande pacchetto di dismissioni e incentivazioni per l attrazione degli investimenti esteri». Ciò che si profila all orizzonte, tenuta delle larghe intese permettendo, è un nuovo sacco del Paese, alla cui riuscita Cdp dedicherà anima e corpo. Per gli enti locali saranno 23 i miliardi di euro messi in campo al preciso scopo di «valorizzare» le partecipazioni degli Enti e per la «valorizzazione del patrimonio immobiliare». Tutto questo in sinergia con la Sgr del Ministero del Tesoro Invimitnei cui programmi c è l acquisto e la RECESSIONE Le previsioni meteo di Giorgio Squinzi Pierfranco Pellizzetti I l «fenomenale» miglioramento delle stime sul Pil italiano 2013, con il recupero da meno 1,9 a meno 1,7, induce i congiunturalisti di Confindustria a emettere l annuncio gaudioso: fine della recessione. Facendo finta di non ricordare come, l anno scorso, un identica profezia fosse il cavallo di battaglia dell allora responsabile economico del governo presieduto da Mario Monti, il fin troppo lungimirante Vittorio Grilli (a suon di premonizioni i rabdomanti della ripresa possono andare avanti per decenni, fino a quando non incapperanno nel momento giusto; come l orologio rotto, che segna due volte al giorno l ora esatta). In ogni caso, si è fatto portavoce della lieta novella lo stesso presidente degli industriali Giorgio Squinzi, permaggiorgloria delministrodell EconomiaFabrizioSaccomannie dunque - delpremierenricoletta; il tandem governativo che su tale congettura da tavolo verde ha puntato un consistente pacchetto di fiches. D altro canto l annuncio che conferma come - a parere di un congruo numero di presunti esperti - l economia non sarebbe altro che una branca della meteorologia: il susseguirsi automatico di stagioni, di tempo brutto e bello, secondo alternanze dal decorso «naturale»; in cui l azione umana è del tutto ininfluente. Insomma, la ripresa arriverà come le rondini a primavera; così comela recessioneera iniziata con la partenza degli ultimi uccelli migratori. Una interpretazione che quasi parrebbe il ricorso alla benevolenza/malevolenza divina, con cui i medici cinquecenteschi spiegavano l andamento delle epidemiedi peste, ildiffondersi omenodellasifilide. Ma dato che tutti questi autorevoli esponenti dell establishment non sono né auguri e neppure cerusici, c èdacapirecomemaicontinuinoaripetere questi annunci rassicuranti quanto un placebo, destinati a durare fino al prossimo bollettino (sulla disoccupazione o sulle quote di mercato perdute) che li smentisca impietosamente. Icasisonodue: o nonsapendoche pescipigliare (come è evidente che non sanno) puntano sul meccanismo vagamente scaramantico della «profezia che si autoavvera» (spargendo generico ottimismo, qualche operatore ne sarà contagiato, qualche soldo imboscato nei materassi sarà rimesso in circolo), oppure come più presumibile l intento è squisitamente illusionistico, con obiettivo il quadro politico. Letta continua a parlare di riprese in arrivo come deterrente per chi vorrebbe far cadere il governo (e quindi si accollerebbe la scomoda posizione di andare alle elezioni dovendo spiegare agli elettori le ragionipercui avrebbeimpedito l avventodellanuova età dell oro lettiana). Squinzi si spende a suffragare la tesi cara all attuale governo per ricavarne vantaggi e benefici per la propria categoria, a carico dello Stato: un bel po di soldoni per detrazioni e tagli, che gli esperti quantificano nella cifra monstre di 25 miliardi. Di cui 4/5 da destinare direttamente alla ripresa. Il punto d incontro tra interessi governativi e confindustriali è rappresentato dall affermazione di Letta che la ripresa passa attraverso la riduzione del costodellavoro. Ossia farcostaremenoquellochefabbrica-italia produce, accantonando come un fastidioso ronzio ogni osservazione riguardo al «che cosa produce» e al «come lo produce». Ossia i temi della qualità e dell innovazione che inducono feroci emicranie a chi dovrebbe orientare, tanto il Paese come le imprese, verso la mitica Thule del riposizionamento competitivo. Molto meglio battere le strade abituali degli illusionismi che rimandano all infinito lo scioglimento di nodi troppo stretti per gente più portata alla chiacchiera da convegno che ai duri compiti di governo del cambiamento. Tanto questo è il paese dove il discorso pubblico ha fatto proprie le regole della pubblicità: ripetere uno slogan all infinito, fino a conficcarlo nella testa dei clienti/utenti. Sempre che non arrivi un presidente Barroso qualunque a rovinare l effetto-spot, dichiarando che in Italia la ripresa non c è. Come è logico, visto che in questi anni si è ulteriormente deteriorato il livello produttivo che ci aveva visti retrocedere nelle graduatorie dei Paesi industrializzati. successiva messa sul mercato di 350 immobili del Demanio. Non potranno mancare i servizi pubblici locali: e mentre Cdp annuncia nuovi interventi, per favorire la fusione fra multiutilities collocate in Borsa, è il ministro Del Rio a prefigurare un intervento di «riordino» della materia, con il preciso scopo di mettere una pietra tombale a quella stravagante vittoria referendaria con la quale gli italiani hanno osato dire che l acqua è un bene comune da sottrarre al mercato e ai profitti finanziari. Accanto a ciò, negli orizzonti di Governo e Cdp sono previsti interventi per superare gli ultimi «tabù»: la privatizzazione della Rai, lo spezzettamento di Finmeccanica, la definitiva privatizzazione delle Ferrovie e di Poste Italiane, quest ultima sull esempio delle recenti decisioni del governo inglese riguardo alla Royal Mail. Ma affinché nessuno tema il crollo del Paese, consoliamoci con l importante joint-venture che il Fondo Strategico Italiano (controllata da Cdp) ha stretto con il Fondo Sovrano del Qatar per fondamentali investimenti nel made in Italy di lusso e nel turismo in Sardegna! Tutto questo naturalmente all unico scopo di ridurre il debito pubblico, che tuttavia, dispettoso, continua a salire. Ma non sarà questo particolare ad intaccare le certezze dei sacerdoti neoliberali; come ben si è espresso in un discorso all università di Princeton nel 2010 Ben Bernanke, presidente della Federal Riserve : «I modelli macroeconomici standard non sono riusciti a vedere la grande crisi finanziaria perché questi modelli sono stati progettati per periodi di non crisi (..) Il problema non è tanto che i modelli siano irrilevanti o scorretti, piuttosto è lo scoppio della bolla finanziaria e la crisi successiva che rappresentano eventi che non avrebbero dovuto accadere». Resta un ineludibile domanda: si può lasciar decidere la strategia industriale di un Paese a una società privata, libera di perseguire i propri interessi di profitto, qualunque essi siano, nei settori che appaiono più interessanti e senza vincoli di alcun tipo? E se questo è il ruolo attuale della Cassa Depositi e Prestiti, è accettabile che le priorità di intervento nel sistema industriale ed economico del Paese non vengano stabilite nelle sedi deputate e che i mezzi per perseguirle escano dal controllo pubblico? * Attac Italia

15 VENERDÌ 13 SETTEMBRE 2013 il manifesto pagina 15 COMMUNITY Le elezioni tedesche e la democrazia minore U na delle lezioni che abbiamo imparato da questa lunga crisi è che non tutti i cittadini hanno gli stessi diritti, e non ci riferiamo alle ben note e ormai grottesche vicende giudiziarieitaliane. L Europa è chiaramente composta da cittadini di serie A e cittadini di serie B. I cittadini di serie A, esercitando liberamente il loro diritto di voto, hanno il potere di decidere l indirizzo politico del proprio paese e determinare anche forti influenze nel resto dell Unione. I cittadini di serie B, quando si avvicina il momento in cui sono chiamati a votare, sono soggetti a sempre più frequenti limitazioni, condizionamenti, vere e proprie minacce, ormai anche esplicite, provenienti dall estero, che sia un altro paese o un organismo sovranazionale. Il 5 giugno 2011 le elezioni portoghesi sancirono la vittoria del centrodestradi PedroPassos Coelho, dopo che in marzo il socialista José Sócrates era stato sfiduciato per aver proposto delle misure di austerità, richieste da Bruxelles e dai paesi creditori della zona euro. Per mesi il governo era stato spinto dall esterno ad applicare dure misure di austerità, contro le intenzioni del Parlamento. Questo aveva debilitato Sócrates, che fu costretto alle dimissioni e ad una prevedibile sconfitta elettorale. Il 31 ottobre 2011 il governo greco di George Papandreu propose di sottoporre a un referendum l accettazione delle durissime condizioni richieste al paese per ricevere gli aiuti finanziari e rimanere nell eurozona. Un semplice e legittimo esercizio democratico, nella culla della democrazia. La levata di scudi tempestiva e furibonda dei principali leader europei costrinse il premier greco a fare marcia indietro in soli tre giorni, accettare tutte le condizioni e dimettersi una settimana più tardi. Il 17 giugno 2012 i cittadini grecifurono chiamatia votare per la seconda volta nel giro di pochi mesi, dopo un lungo periodo di commissariamento politico, affidato al governo "tecnico" di Lucas Papademos. Tutti i principali capi di governo europei si adoperarono esplicitamente per "spiegare" al popolo greco cosa avrebbero dovuto votare, cosa avrebbero dovuto assolutamente evitare, equalieranoirischicui andavano in contro se avessero disatteso quelle "indicazioni". La propaganda politica internazionale riuscì così a limitare l ascesa della nuova forza politica, Syriza, che rappresentava l unica vera discontinuità col sistema passato, favorendo invece un governo di larghe intese pronto ad accettare i diktat esterni. Il 24 e 25 febbraio 2013 gli elettori italiani sono stati chiamati alle urne, anche qui dopo un governo "tecnico" in carica per oltre quindici mesi, tanto auspicato dall estero e guidato da Mario Monti. Inquesto casoleingerenze dirette dall estero sono state certamente minori, o meno esplicite, del caso greco, ma è significativo ricordare un punto chiave dellacampagna elettorale. Il premier in carica, Monti, sponsorizzava la sua nuova forza politica come la più amata dagli stranieri, in particolare dalla Germania, dalle istituzioni comunitarie, e dai principali governi conservatori d Europa. Per tutta risposta, il favorito per la vittoria, Pier Luigi Bersani, andavaacercare aberlino un esplicito riconoscimento dall austero Ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, rassicurandolo che, nonostante rappresentasseunpartito dicentrosinistra, in caso di vittoria non Agenor Portogallo, Grecia, Italia: le gabbie dei parlamenti di serie B. E l obbedienza alle ragioni politiche della Cancelliera, che va al voto nascondendo che prima o poi arriverà un conto da pagare avrebbe mai disatteso agli impegni presi dal precedente governo, così benvoluto da quelle parti. Tutto questo a un paio di settimane dal voto. Si è spesso sostenuto che le dure condizioni richieste o imposte a questi paesi e al resto della periferia della zona euro, così come le inusuali ingerenze nella politica nazionale e la sempre più evidente limitazione della sovranità fosseromali necessari per garantire la ripresa economica. Ora, se non bastasse la teoria economica, anche la prova dei fatti e i risultati ottenuti dimostrano che tutto ciò non era necessario da un punto di vista economico. Le ragioni sono invece politiche, ma più che di politica internazionale si tratta di semplice politica interna di altri paesi, in particolare la Germania. Anche a Berlino c è piena consapevolezza delle storture insite in un unione monetaria incompleta, inefficiente e fortemente squilibrata. C è anche la consapevolezza che prima o poi arriverà un conto da pagare, o sotto forma di maggiori trasferimenti netti (unione fiscale) per tenere in vita la zona euro, o di una perdita di competitività per il rapido apprezzamento della propria valuta (in caso di rottura della zona euro). La necessità di non turbare la sensibilità dell elettorato tedesco, però, ha congelato qualunque discussione in merito, almeno fino alle elezioni del 22 settembre prossimo. L elettore tedesco non va disturbato, l unica priorità per il governo che sta determinando le sorti dell Unione europea è quella di evitare grossi problemi prima del voto, così da garantire la rielezione della Cancelliera. A tal fine tutto è concesso: chiudere un occhio sul rispetto delle condizioni, così come sulla povertà dilagante in Europa, dare il minimomargine dimanovranecessario a Mario Draghi per evitare tempeste sui mercati finanziari, rimandare ogni decisione difficile o impopolare, insomma congelare la politica europea. La rielezione di Angela Merkel sembra scontata, con oltre il 40% dei seggi nel Bundestag. Poi tutto ricomincerà a muoversi. I partner di governo attuali, i liberali, non dovrebbero riuscire a garantirle una maggioranza, quindi accetterà un alleanza con i verdi o con i socialdemocratici, così da usarli come capro espiatorio per le concessioni che sa di dover fare in termini di trasferimenti verso la zona euro. La Cancelliera sa bene che i benefici che finora la Germania ha tratto dall unione monetaria vanno compensati con maggiori trasferimenti. La teoria economica non è sconosciuta a Berlino. La realpolitik neanche, però. Quindiquale migliore occasione di rimandare tutto a dopo le elezioni e scaricare poi le responsabilità di un cambio di rotta sui nuovi alleati? Poco importa che intanto lì fuori la crisi continui, la povertà aumenti, la disoccupazione raggiunga cifre mai conosciute, la sovranità politica sia limitata, l Unione europea sia paralizzata. Ipaesidi seriea, sempre gelosi della propria sovranità, devono giustamente esercitare i propri diritti democratici senza troppeinterferenze esterne. I paesi di serie B, invece, che cercavano il famoso "vincolo esterno", si rassegnino ad accettare varie ingerenze esterne, sempre più vincolanti. * Nella mitologia greca Agenore è il padre di Europa. Agenor è un esperto di questioni europee che vive a Bruxelles. SANITÀ Un Consiglio superiore lottizzato, costoso, inutile DALLA PRIMA Ivan Cavicchi Una carovana che va dal medico personale di Berlusconi, aiparenti importanti, agliex sottosegretari, agliemeriti dell'accademia, agli amici degli amici, alle esigenze dei partiti ecc. Ogni nomina appare del tutto tecnica,quindi neutrale, ma ognuna di essa è connotabile da una relazione politica o da una amicizia di un qualche tipo. Vi è persino un giornalista che in passato è stato l'addetto stampa di un ministro della sanità. Naturalmente vi sono anche le foglie di fico cioè le persone notevoli..ma per quello che conosco mi sembrano drammaticamente minoritariee a quantoparedisponibili quando serve a turarsi il naso. A giustificare questa specie di "zoodi Berlino" sono soprattutto i titoli accademici come se fossero in quanto tali una garanzia, cioè come se non conoscessimo come in Italia si va in cattedra e come si fanno le carriere universitarie. Il titolo accademico, di cui sia chiaro non mi sogno di negare l'importanza,in questi contesti clientelari rientra nell argomentum ad homini quello che i logici considerano argomentazioni paraconsistenti e fallaci. Cioè né vere e né false. In pratica specchietti per le allodole. Insomma la differenza che esiste tra un prestigioso circolo canottieri di Roma e il Css è una sola: sono entrambi dei circoli ma nel primo caso per farne parte si paga mentre nel secondo caso si è pagati dallo stato, cioè pagano i cittadini. Questa differenza oggi in piena spending review crea un imbarazzante problema politico e una profonda ingiustizia. In cosa consiste? Il Css è stato istituito nel lontano 1847 con un regiodecreto quale organismo tecnico-scientifico del ministero degli interni allora titolare della salute pubblica con funzioni di vigilanza e articolato in consigliprovinciali. Aquel tempo esso svolgeva le funzioni che oggi molto più efficacemente sono svolte da quel sistema articolato e complesso che ruota intorno ad un ministero della salute e che comprende, l'agenas, l'istituto superiore di sanità, l 'Aifa e tante altre istituzioni Con l'attuale sistema istituzionale non c'è una sola ragione che giustifichi il mantenimentodelconsiglio superioredella sanità. Tutte le sue competenze sono ampiamente garantite da altre qualificate istituzioni dentro e fuori il ministero. Per capire l'assurdità di questo inutile orpello messo al servizio della vanità di pochi raccomandati, basti ricordare che esso si occupa tra le varie cose di prevenzione, di sanità pubblica, di programmazione, farmaci, ricerca...ebbene per le stesse materia la Tab14 (bilancio previsionale del ministero della salute), prevede una assegnazione di spesa per il 2013 distribuita tra i vari dipartimenti ministeriali rispettivamente all'incirca di 87 milioni dieuro, 34 milionidieuro, 205milioni di euro, 373 milioni di euro, 445 milioni di euro. Che senso ha spendere tutti questi soldi per svolgerequestefunzioni nelleloro sedi istituzionali elettive per poi duplicarle presso un ente inutile? L'assurdità diventa massima se siconsidera che traimembridi dirittodel Csscisono tutti i dirigenti responsabili che dirigono, nel ministero e fuori, questi settori. Cioè sono duplicati financo i soggetti senzaiqualiilcss nonsireggerebbe in piedi. Cioè vi sono persone che in contesti diversi si occupano due volte degli stessi problemi. L'altraobiezione èche ilcss nonostante sembri un parterre du roi quasi mai offre un qualche valore aggiunto all'elaborazione tecnico scientifica ordinariamente svoltadalleistituzioni sanitarie interessate e comunque compresa nella letteratura scientifica corrente. Cioè a parte il nome altisonante non è questo gran pensatoio che si crede. Non ricordo una sola questione trattata dal Css che non fosse già stata trattata esaurientemente dagli organismi di merito. Del resto anche se vi fosse bisogno di coinvolgere saperi esperienze conoscenze scientifiche particolari, fare "adunanze" di approfondimento, la Tab14 prevede per queste eventualità compensi, rimborsi spese, consulenze da poter effettuare in tutte le articolazioni importanti del ministero della salute in particolare nei dipartimenti. Anzi quasi sempre avviene che certi referenti esperti del Css siano anche referenti esperti dei dipartimenti e delle altre istituzioni. Quindi ancora una duplicazione. Insomma non esiste un motivo razionale per tenerci questo inutile carrozzone del quale dobbiamo pagare una presidenza, un comitatodipresidenza, lesezioni dilavoro, le adunanze, gli apparati di sostegno, le segreterie tecniche, i gettoni di presenza, spese di ogni tipo. Per quanto esista da qualche parte una quantificazione di quanto costi allo stato il Css non sono riuscito a ricostruire il suo costo complessivo, pur rincorrendo decreti ministeriali e regolamenti. Quindiinvoco ildirittoalla trasparenza e chiedo alla ministra Lorenzin che renda pubblico lo spreco di denaro che rappresenta questo relitto di altri tempi. Anche se fosse di un solo euro. Le critiche rivolte alla ministra Lorenzin alla fine sono tutte riconducibili ad un problema di consociativismo nel quale scienza e politica si intrecciano scambiandosi favori, e al quale, da quel che ho letto, in tanti tuttavia vorrebbero partecipare. Non si può tagliare sul diritto delle persone, sui servizi, bloccare i diritti contrattuali di chi lavora, spingere i più poveri verso l'abbandono...e nello stesso tempofinanziareconi nostrisoldi "il circolo canottieri della sanità"e, meno che mai,chiedere di farne parte. Benzinai in sciopero Proteste in Sudafrica DURBAN SALARI PIÙ ALTI Giornata di sciopero nazionale ieri per la Numsa, il sindacato dei metallurgici sudafricani che rappresenta anche i benzinai. La protesta è diretta a ottenere un miglioramento delle condizioni di lavoro e salari più alti. foto rogan ward - reuters il manifesto DIR. RESPONSABILE Norma Rangeri CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE Benedetto Vecchi (presidente), Matteo Bartocci, Norma Rangeri, Silvana Silvestri, Luana Sanguigni il nuovo manifesto società coop editrice REDAZIONE, AMMINISTRAZIONE, Roma via A. Bargoni 8 FAX , TEL REDAZIONE redazione@ilmanifesto.it AMMINISTRAZIONE amministrazione@ilmanifesto.it SITO WEB: TELEFONI INTERNI SEGRETERIA 576, ECONOMIA 580 AMMINISTRAZIONE ARCHIVIO POLITICA MONDO CULTURE 540 TALPALIBRI VISIONI SOCIETÀ 590 LE MONDE DIPLOM LETTERE 578 iscritto al n del registro stampa del tribunale di Roma autorizzazione a giornale murale registro tribunale di Roma n ilmanifesto fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge n.250 ABBONAMENTI POSTALI PER L ITALIA annuo 260 semestrale 135 versamento con bonifico bancario presso Banca Etica intestato a il nuovo manifesto società coop editrice via A. 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16 pagina 16 il manifesto VENERDÌ 13 SETTEMBRE 2013 storie L ULTIMA Montesilvano CAPUT MUNDI MANIFESTAZION E CONTRO IL RAZZISMO/FOT O SIMONA GRANATI Mario Di Vito MONTESILVANO (Pescara) B envenuti a Montesilvano, comune derazzistizzato. Entri o esci dalla città e il segnale deve essere chiaro: qui la discriminazione, l odio e il terrore per il diverso non hanno cittadinanza. Nel paese in cui la clandestinità è un reato e in cui tirano le banane a un ministro dalla pelle nera, nella regione in cui Alba Dorata si è affacciata per la sua prima italiana annunciata da squilli di tromba, finita malamente alle urne, nella città in cui una persona su dieci ha il passaporto straniero, un sindaco chiamato Attilio Di Mattia lancia il suo sasso nello stagno e prova a smuovere le acque con un progetto che nei prossimi giorni verràapprovato dal consigliocomunale: divieto di transito in città per tutto ciò che puzza di xenofobia. Una figurinastilizzata con il braccio destro teso a mo di saluto romano dentro a un cerchio rosso sbarrato, e sotto la scritta: «Comune derazzistizzato». La firma è d artista: ilprogetto grafico, già pronto, l ha fatto Pep Marchegiani, «l ultimo grande della pop art» secondo la critica. Il cartello all entrata del paese è chiaro: la discriminazione non ha cittadinanza. Ma l ultima idea del sindaco Attilio Di Mattia va oltre una lotta simbolica Non saranno dei cartelli stradali a sconfiggere il razzismo, senza dubbio, ma il segnale in sé è forte: se a Novara alcuni genitori ritirano i propri figli da scuola perché «ci sono troppi rom in classe», in Abruzzo almeno c è qualcuno che prova a dire basta e a invertire la rotta di un paese che sembra ormai la versione grottesca del «Buio oltre la siepe», senza Gregory Peck ma con un Borghezio sempre pronto a esaltare il proprio elettorato a colpi di battute che fanno rabbrividire, accostando, per esempio, le fattezze del ministro Kyenge a quelle di un orango. «L obiettivo diceilsindaco è chiarificare e porre preventivamente le basi culturali e comunicative affinché Montesilvano non diventi mai una città razzista e intollerante». L idea è nata dopo una delle ultime affermazioni di Bergoglio sull accoglienza dei rifugiati: «Bisogna specchiarsi nelle dichiarazioni di papa Francesco, che propone di aprire i conventi ai profughi, manifestando una chiara posizione antirazzista». Un bel tipo, questo Di Mattia. Eletto nelle file del centrosinistra, è adorato dai suoi e odiato dalla destra, ultimamente si è parlato di lui prima per l iscrizione ai Radicali e la sottoscrizione dei dodici referendum della discordia, poi per una recente apparizione nel programma pomeridiano di Barbara D Urso per parlare di un altra idea: i «garage del sesso» o «lovely park» che dir si voglia. A Montesilvano, come in gran parte della costa Adriatica d altra parte, il fenomeno della prostituzione in strada dilaga, tanto che, ha spiegato Di Mattia in tv «un giorno sono andato in una scuola, ho visto dei disegni dei bambini. Quando disegnano la nostra città fanno il mare, le palme, gli stabilimenti balneari e le donnine vicino ai marciapiedi. I genitori dicono loro che sono persone che aspettano l autobus». La cosa divertente è che questa proposta ha spaccato l opposizione: nel Pdl gridano allo scandalo ma in realtà gli alleati di Fratelli d Italia stanno preparano una raccolta di firme contro la legge Merlin. I detrattori gli danno dell esibizionista («I problemi non si risolvono in televisione»), ma per una volta si riesce a parlare di una città nel bene, e non per fatti di cronaca nerissima o episodi tremendi tipo «la caccia allo zingaro» che si scatenò nella vicina Pescara l anno scorso, quando un regolamento di conti tra un rom e un ultras locale finì con un morto ammazzato e lanci di molotov in strada. L Abruzzo è terreno fertile per la destra più estrema: l alta concentrazione di stranieri e di campi per i nomadi ha generato un numero imprecisabiledi comitati cittadini. Il giorno prima dell annuncio di Di Mattia sui cartelli antirazzisti, proprio davanti al municipio di Montesilvano è apparso uno striscione di Forza Nuova che è tutto dire: «Agli italiani nessun tetto, agli africani un bel ghetto». Dal canto suo il sindaco ha negato ai neofascisti unasalacomunaleperuna conferenza stampa prevista per oggi: «Mi sembra doveroso non concedere tale opportunità a chi si dimostra così sprezzante rispettoai principi e i valori della dignità umana». La situazione è quella che è: il giornalista inglese John Foot, in un articolo uscito sul Guardian nel giugno scorso, sottolineò come gran parte dei media italiani usino senza vergogna né consapevolezza l espressione «vu cumprà» per indicare gli ambulanti che cercano di vendere paccottaglia sulle spiagge, chéil razzismoè unfenomeno politico soltanto fino a un certo punto e il fatto è anzitutto culturale, e comincia con le parole che usiamo più o meno con cognizione di causa. E allora, se la battaglia deve consumarsi prima di tutto sui simboli e sui modi di fare, una prima risposta arriva proprio da Montesilvano: un comune, il primo in Italia, derazzistizzato. Preparati a un autunno caldo Abbonati al manifesto COUPON (comprende Alias, Alias Domenica e Le Monde Diplomatique) Annuale sostenitore 500 euro Annuale coupon + Web 420 Annuale coupon 330 Semestrale coupon 165 Trimestrale coupon 90 (entro il 31 luglio) POSTALE (comprende Alias, Alias Domenica e Le Monde Diplomatique) Annuale postale 6 numeri Web Annuale postale 6 numeri 260 TARIFFE WEB Annuale Trimestrale 45 Mensile 20

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