La pubblicazione di un nuovo libro sulla massoneria, fa discutere: tre studiosi a confronto su passato presente e futuro dell'istituzione.

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2 Fahrenhait: la trasmissione di Radio3 Rai, parla di libera muratoria (16 dicembre 2003). Il lavoro che viene presentato, è la trascrizione del dibattito, pubblicato su Erasmo Notizie Anno V Numero 22 del 31 Dicembre Felice Cimatti: "Abbiamo tre ospiti oggi per parlare di un tema che ci ha dato lo spunto per questa discussione: ce lo dà un libro di Fulvio Conti: Storia della massoneria italiana, dal Risorgimento al Fascismo, pubblicato da Il Mulino. Ci sono stati ulteriori sviluppi della questione massonica, se vogliamo chiamarla così in Italia, lo avrete sicuramente letto sui giornali in questi giorni, nuove ipotesi sulla morte di Calvi. Anche qui sembra che la massoneria abbia a che fare con tutto ciò. Intanto salutiamo Fulvio Conti. Buon pomeriggio Conti". Fulvio Conti: "Buon pomeriggio a voi". Felice Cimatti: "Conti che insegna Storia Contemporanea all'università di Firenze. Buon pomeriggio a Massimo Teodori. Teodori buon pomeriggio". Massimo Teodori: "Buon pomeriggio". Felice Cimatti: "Ricordiamo fra l'altro che Teodori, tra le tante cose della sua complicata attività, è stato anche membro della Commissione che si è occupata della P2. Aspettiamo un terzo che fra poco avremo con noi. Fulvio Conti, cominciamo intanto con una domanda generale per cominciare anche a

3 entrare nell'argomento. Perché la parola stessa massoneria, per tante persone fa subito storcere il naso? Qual è l'origine storica di questo sospetto, di questo atteggiamento?". Fulvio Conti: "L'origine storica di questo sospetto forse va ricercata in tempi abbastanza recenti, insomma. Nella sua storia, la massoneria del Settecento e dell'ottocento, ha avuto anche pagine molto interessanti, molto gloriose, personaggi che le hanno dato lustro. Poi dopo, per la particolare storia che ha avuto in Italia ed in altri paesi latini, per il ruolo anche pubblico che ha avuto, i sospetti inevitabilmente sono venuti, però spesso sono stati sospetti anche con poco fondamento". Felice Cimatti: "Dunque, è abbastanza recente, diceva Fulvio Conti questo atteggiamento"... Fulvio Conti: "Sì, è abbastanza recente anche se i sospetti sono venuti poi fuori anche da subito. Il mondo cattolico, per esempio, la chiesa cattolica ha sempre visto nella massoneria, fin dai primi decenni del Settecento, un nemico, perché sosteneva le teorie dell'illuminismo, del pensiero democratico, della tolleranza, del laicismo e quindi questo ha alimentato, anche una avversione costante alla massoneria che ha avuto anche una precisa matrice religiosa". Felice Cimatti: "E di questo parleremo fra poco, quando sarà in collegamento anche il terzo ospite di questa discussione, Massimo Introvigne. Cominciamo intanto ad esplorare alcune delle sollecitazioni che ci ha appena dato Fulvio Conti. Teodori, massoneria e politica fa subito un po' venire in mente trame, misteri, qualche cosa di non chiaro. É anche questa la sua sensazione?".

4 Massimo Teodori: "Guardi, bisogna distinguere le epoche storiche perché sicuramente fino al prefascismo, come è benissimo illustrato nel libro di Fulvio Conti, la storia della massoneria italiana è una storia che si intreccia con la vita civile e in parte anche con la vita politica del nostro paese, come degli altri paesi europei, legata al grande movimento della borghesia liberale, illuminista prima, che ha fatto i nostri Stati. Quindi se in quel periodo sospetti e voci ci sono state riguardavano quel particolare contesto. Per quanto riguarda, invece, la storia del dopoguerra in Italia, io distinguerei due cose diverse, nel senso che la massoneria in Italia, nel cinquantennio repubblicano, non ha svolto una grande funzione pubblica, quella che ha svolto prima del fascismo con la difesa dei grandi temi laici, razionali, umanistici e internazionalistici. Insomma, a me non pare che la massoneria, nel momento in cui è stata ricostruita, nell'immediato dopoguerra, abbia poi svolto in Italia quella funzione che sicuramente aveva realizzato in precedenza e proprio in questo ruolo non importante, non chiaro, sono nate quelle cose che tutti quanti conosciamo e che abbiamo di fronte agli occhi, tipo P2 e via di seguito, che però io non considero affatto come parte... ". Felice Cimatti: "Cioè, lei le vede come una degenerazione...". Massimo Teodori: " come parte di storia della massoneria. Quelli sono dei fenomeni di altro tipo che hanno usato semmai le cose massoniche come un paravento, ma è molto sbagliato a mio avviso: questa è anche un po' la tesi che ha accompagnato ciò che ho scritto dopo la partecipazione alla Commissione d'inchiesta sulla P2. É molto sbagliato appiattire la massoneria italiana - che, ripeto, non ha avuto una grande storia, in questo dopoguerra - sulle vicende che sono più o meno al limite dell'illegale e che appartengono piuttosto al sottobosco e al risvolto della politica o della partitocrazia. Quindi su questo starei molto attento...".

5 Felice Cimatti: "No, ci sembra un'importante precisazione, Teodori. Come sempre, bisogna fare chiarezza anche nelle nostre idee. É arrivato il terzo ospite, che salutiamo, Massimo Introvigne. Buon pomeriggio Introvigne". Massimo Introvigne: "Buon pomeriggio a voi". Felice Cimatti: "Ricordiamo, Introvigne è fondatore del Cesnur, Centro Studi sulle Nuove Religioni. Poco fa, quando non era in collegamento, Fulvio Conti parlava anche delle antipatie, esplicite antipatie del mondo cattolico nei confronti della massoneria. Ce ne vuole un po' lei ricostruire la genesi?". Massimo Introvigne: "Ma, direi che il mondo cattolico si è scontrato con la massoneria fin dal sorgere di quest'ultima. I primi documenti sono già settecenteschi, ma direi che questa ostilità è passata attraverso due fasi diverse. Nella prima la massoneria è stata criticata per i suoi contenuti, ritenendosi che si trattasse di contenuti anticlericali, l'espressione che si utilizzava legata certo ai tempi, era quella di un complotto contro la chiesa. Ultimamente, molto di questo è venuto a cadere, anche se non mancano, ad esempio, in certi paesi dell'america Latina, si pensi al Messico, massonerie caratterizzate da un forte anticlericalismo. Tuttavia, la chiesa cattolica ha mantenuto un giudizio negativo quanto alla possibilità per i cattolici di affiliarsi alla massoneria, non tanto più per i contenuti, ma per il metodo. Un documento per la congregazione per la dottrina della fede del 1983, precisa che i fedeli che appartengono ad associazioni massoniche, cito, sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Comunione.

6 Questo non più per una presunta ostilità della massoneria militante nei confronti della chiesa, ma perché il metodo massonico, come metodo non dogmatico, come metodo accusato di relativismo, mette in pericolo l'esperienza di fede. Quindi, paradossalmente ma non troppo, nel momento in cui istanze della chiesa cattolica avviano un dialogo sui grandi valori di carattere universale con ambienti di tipo massonico, si ribadisce però l'incompatibilità della doppia appartenenza alla chiesa e alla massoneria". Felice Cimatti: "Vediamo un po' di sviluppare anche questo aspetto per quanto riguarda la composizione sociale. Chi sono i massoni? Chi sono stati i massoni nella storia d'italia, Fulvio Conti?". Fulvio Conti: "Prima di dirle qualcosa dal punto di vista sociale, mi volevo ricollegare un attimo a quello che diceva poco fa Teodori sulla diversa esperienza, sulla diversi natura, sulla diversa caratura pubblica della massoneria in Italia nel periodo liberale fino al fascismo e nel secondo dopoguerra. Basta fare soltanto qualche nome, oltre a quello scontato di Giuseppe Garibaldi, che abbiamo visto anche qualche sera fa in una trasmissione televisiva. Basti pensare che in questo periodo, dall'unità d'italia fino al fascismo, la massoneria esprime almeno quattro presidenti del Consiglio del calibro di Depretis, Crispi, Zanardelli e Fortis e che nel 1914, alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, come io documento nel mio libro, cioè dopo le elezioni che videro per la prima volta la partecipazione al voto dei cattolici in chiave specificamente anti-radicale, antimassonica, nel Parlamento alla Camera, c'erano la bellezza di novanta deputati iscritti alla massoneria, quindi questo per dare l'idea del diverso peso specifico, del diverso ruolo politico che rivestiva allora la massoneria rispetto a tempi più vicini ai nostri. L'estrazione sociale, per molto tempo, contrariamente a quello che si pensa è varia perché la massoneria è, come dire, un'obbedienza, un'associazione, sostanzialmente interclassista, nel senso che per un po' di anni, vi trovano ospitalità prevalentemente certi borghesi, ma anche una fascia, specialmente in alcune regioni, abbastanza consistente di artigiani, piccoli

7 commercianti ed anche lavoratori manuali. Poi con l'età giolittiana, cioè con l'inizio del Novecento, la componente borghese diventa più spiccata. E anche qui, direi però, con una connotazione piccolo-borghese, soprattutto, anche se non mancano professionisti, avvocati, medici. Una componente piccolo-borghese che è data da una forte presenza di impiegati, di negozianti, di insegnanti, di commercianti, di militari. Anche questo fu poi all'origine di qualche scandalo, insomma, di qualche inchiesta in quel periodo". Felice Cimatti: "Teodori, si può dire anche ascoltando queste precisazioni e tornando a quella funzione della massoneria di Fulvio Conti ed a quella positiva di cui lei poco fa parlava, che almeno in una fase della storia italiana, perlomeno risorgimentale, la massoneria ha rappresentato uno dei pochi, dei pochissimi, conoscendo poi anche gli esiti successivi, momenti in cui c'è stata la possibilità di una cultura almeno in parte laica in questo paese?". Massimo Teodori: "Non c'è dubbio che nel corso dell'ottocento e soprattutto dall'unità d'italia fino al fascismo, la storia della massoneria è strettamente intrecciata con la storia delle forze politiche, ma direi che prima delle forze politiche, di quelle ideali della modernizzazione laica dello Stato moderno, con i grandi principi umanistici, umanitari, internazionalistici e via di seguito. Su questo non c'è alcun dubbio, diciamo che questo è il filone principale. Io però, quello che volevo dire, dopo aver letto in parte il libro di Conti che mi è parso un contributo piuttosto interessante, è quello che bisognerebbe stimolare a fare un lavoro analogo sulla massoneria nel cinquantennio repubblicano che per me, che ho partecipato con grande passione ai lavori parlamentari dell'inchiesta sulla P2, rimane ancora un oggetto misterioso per capire se in effetti la massoneria nel secondo dopoguerra ha avuto una qualche funzione pubblica, oppure non ha contato nulla nella storia d'italia, al punto tale che poi viene assimilata a quella cosa lì, diciamo P2, che io seguito a considerare estranea all'istituzione massonica, se vogliamo essere seri e non vogliamo appiccicare etichette

8 approssimative. Io credo che dobbiamo approfondire questo tema e vorrei dare anche uno spunto a Conti, perché ho l'impressione, ad esempio, che la massoneria in Italia nel secondo dopoguerra, abbia una funzione molto secondaria, sebbene sembra abbia avuto un certo ruolo soprattutto negli anni `40 e `50 nell'essere di supporto alla scelta atlantica dell'italia e con il mondo della guerra fredda. La mia impressione é che in quel momento, anche tra le forze politiche ed alcuni esponenti politici - potremmo ricordare ad esempio Pacciardi - la massoneria abbia avuto un ruolo di solidificazione dei legami europei e dei legami transatlantici in difesa dei valori occidentali contro il comunismo, il che di nuovo rinnoverebbe questa idea della massoneria che qualche volta ha avuto un ruolo alto e talvolta uno basso, ma che comunque é stata sempre contro i fondamentalisti cattolici, i fondamentalisti di sinistra di tipo comunista, contro i nazionalismi e contro il fascismo. Non dobbiamo infatti dimenticare che il fascismo ha sciolto la massoneria che é stata anche una parte dell'antifascismo militante all'estero. Questa caratteristica probabilmente si é anche ripetuta in una certa misura nel secondo dopoguerra con una funzione di spalleggiamento della scelta occidentale e atlantica fatta da De Gasperi e da Sforza nel 1947, 48 e 49". Felice Cimatti: "Introvigne, potrebbe essere questa la chiave di lettura per sviluppare quanto lei stava dicendo poco fa? Questa contrapposizione fra laicismo, quando si riesce ad esserlo, ed ogni forma di fondamentalismo? Forse da questo punto di vista, la chiesa cattolica ha sempre trovato disagio, fastidio per il mondo?". Massimo Introvigne: "Io mi sito più sul versante della sociologia che su quello della storia, anche se ho acquisito per la nostra biblioteca e ho cominciato a leggere l'eccellente volume di cui oggi si dibatte, e vorrei dire che mi colpisce molto la differenza tra la struttura che qui viene descritta, sociologica della massoneria in, Italia e gli Stati Uniti, dove invece esistono lavori che ci

9 mostrano non un laicismo nella massoneria americana ma il tentativo di offrire a una composizione sociale molto simile a quella che é stata descritta una sorta di religiosità debole, di panprotestantesimo liberale. Credo che anche da noi ci furono pastori valdesi...". Massimo Teodori: "Esatto". Massimo Introvigne: "... che pensavano a qualche cosa di simile, però di fatto la massoneria italiana, si é poi schierata in una posizione molto più decisamente laicista rispetto ai modelli anglosassoni, più ancora naturalmente di quella italiana ha operato in questo senso la massoneria francese. Mi chiedo allora se il rischio non sia quello di arrivare ad uno scontro di fondamentalismi. Almeno tre editoriali a proposito della questione del velo in Francia su cui non voglio entrare, hanno parlato della presenza accanto al fondamentalismo islamico e a possibili fondamentalismi di tipo cristiano, anche di un fondamentalismo laicista in Francia. Ecco, credo che questo sia il rischio che ha patito a lungo una certa massoneria continentale italiana, francese, spagnola, un rischio che vedo meno invece nelle massonerie anglosassoni". Felice Cimatti: "Una specie di ossimoro, un laicismo fondamentalista. Fulvio Conti, proiettandosi dagli anni di cui parlava poco fa Teodori, al presente e al futuro. Lei vede ancora un ruolo di questo tipo per la massoneria, in particolare per quella italiana?" Fulvio Conti: "Un ruolo di questo tipo di quello che ha avuto nell'italia liberale fino al fascismo?". Felice Cimatti: "Sì".

10 Fulvio Conti: "Bé, un ruolo di quel genere credo assolutamente no. Però, credo che nella società italiana di oggi, una dose di cultura laica, di difesa di principi che a me sembrerebbero fondamentali da accettare tranquillamente e che invece vediamo che con fatica si affermano, visto che si diffondono idee opposte, ne abbiamo esempi continui nella nostra quotidianità, basti pensare a tutta la vicenda recente, a tutta la querelle sul crocifisso nelle aule o affari similari. Io credo che una funzione di questo tipo possa ancora averla. Premetto che io parlo da studioso, da non massone. A volte ho anche un po' di diffidenza per certi orpelli, per certi riti, per certi aspetti iniziatici, però credo che i valori di difesa della cultura laica siano ancora oggi un campo importante di azione della massoneria, i Italia così come in altri paesi. Posso replicare brevemente a...". Felice Cimatti: "Certo, a Introvigne". Fulvio Conti: "... a Teodori ed anche a Introvigne, che ringrazio prima d tutto per i complimenti che hanno fatto per il mio lavoro. In effetti, anche negli anni dell'immediato secondo dopoguerra, dai pochi studi seri che abbiamo, primi inizi di lavori e di ricerca, diciamo la massoneria continua a collocarsi su una linea che era abbastanza simile a quella del periodo pre-fascista, cioè é molto vicina per esempio, ai partiti laici, al partito repubblicano, dopo il `47 al partito socialdemocratico, al partito liberale, e a una linea abbastanza precisa di scelta atlantica, ma anche in questo caso di difesa della cultura laica. Pensate che pur di avere un voto contrario all'articolo 7 della Costituzione, nel 1947 la massoneria non disdegna neppure qualche contatto con esponenti del partito comunista". Felice Cimatti: "É interessante questo...

11 Teodori, non potrebbe essere che quella degenerazione, stavamo parlando in questo caso della P2, nasca proprio dal fatto che forse i valori della massoneria originaria, cioè il laicismo, per quanto molto contrastati, siano molto diffusi nelle nostri società, perlomeno in quelle moderne e da questo punto di vista, forse proprio la funzione storica della massoneria si sia un po' affievolita, e abbiano prevalso quegli aspetti di cui poco fa parlava anche Conti, forse più immaginari, forse talvolta anche un po' di maniera che possono anche prendere pieghe pericolose addirittura, come nel caso della P2?". Massimo Teodori: "Guardi, innanzitutto io vorrei direi che la cosa che é stata un po' evocata da Introvigne e poi ripresa in parte da Conti e cioè che purtroppo nel secondo dopoguerra, cioè nei 50 anni repubblicani non c'è stata un'azione laica della massoneria in Italia. Io appartengo a una storia, ad una tradizione, quella radicale, che ha fatto tutte le battaglie laiche dei diritti civili e delle libertà individuali in queste paese, é inutile stare a ricordarle, ma devo francamente dire che pur troppo non ho mai incontrato in una maniera effettivamente attiva positiva, la massoneria. Quindi se c'è una cosa da dire per quante riguarda il secondo dopoguerra, é che la massoneria ha un po', non dico tradito, ma non ha tenuto vivi quelli che erano i suoi grandi ideali. Io non sono massone, ma apertamente difendo ad ogni costo i massoni contro tutti i fondamentalismi, contro tutti i tentativi che pur in Italia stanno facendo di metterli più o meno fuori gioco nei consigli regionali e via di seguito, ma dico sempre al mio grande amico, il gran maestro Raffi: "svegliatevi, perché avete fatto una piccola rivoluzione di trasparenza, però adesso datevi da fare nel fare quelle cose che sono nella vostra tradizione". Quindi purtroppo c'è un buco vuoto nella massoneria e naturalmente, quando ci sono i buchi vuoti...". Felice Cimatti: "Certo...". Massimo Teodori: "Naturalmente poi le organizzazioni finiscono pei diventare anche il paravento di cose del

12 tutto illegittime. Questo direi con molta franchezza, con uno sguardo retroattivo di questi ultimi 50 anni. In Francia la massoneria ha una storia molto diversa, come negli Stati Uniti e nei paesi anglosassoni, ma in Italia si é sentita la mancanza dell'organizzazione che svolgesse quella funzione che bene o male comunque ha svolto nell'italia unitaria". Felice Cimatti: "Per rispettare la sua ragione sociale, possiamo dire così grazie ai nostri tre ospiti. L'ultima che avete ascoltato era la voce di Massimo Teodori, abbiamo parlato anche con Fulvio Conti, che insegna Storia Contemporanea all'università di Firenze. Questa nostra discussione sul tema della massoneria ha preso spunto dal suo libro Storia della massoneria italiana, dal Risorgimento al Fascismo, lo pubblica Il Mulino. Grazie anche a Massimo Introvigne, fondatore del Cesnur, il Centro studi sulle Nuove Religioni". W.A. Mozart

13 Il Flauto Magico Il simbolismo del Flauto Magico I Midi e MP3 Il Flauto Magico Flauto magico, ultima opera di Mozart, apre una problematica vasta. Impossibile sarebbe trattarne in una breve conversazione tutti gli aspetti, che vanno, tanto per citarne alcuni, dalla genesi dell'opera alla confluenza in essa di una grande varietà, pur mirabilmente unitaria, di forme e di stili. Dalla paternità tuttora non identificata dell'elemento massonico introdotto nel libretto alla priorità del Flauto magico come opera nazionale tedesca. Infine, alla necessità di un'interpretazione degli elementi simbolici ed esoterici, per la piena comprensione di una vicenda, che a molti parve, e pare tuttora, oscura e confusa. In quanto alla genesi dell'opera, intesa, non materialmente come commissione dell'autore del libretto Schikaneder a Mozart perché lo musicasse, ma come rito e - come dice il Mittner - dramma dell'iniziazione massonica trasferiti in una fiaba orientale, si sa che è avvolta nel buio. Schikaneder, che era abile impresario, ottimo attore e uomo di mondo, gestiva a Vienna il

14 piccolo teatro di periferia Auf der Wieden ed era impegnato a reggere la concorrenza con altri teatri simili al suo, come quello gestito dal Marinelli, dove stava ottenendo grande successo il Kasperl dello stesso Marinelli. Sua preoccupazione, in quel periodo, era di allestire un'opera di macchine, spettacolare, nel genere fiabesco, che allora godeva il favore del pubblico. Del libretto che consegnò a Mozart, sembra perciò che egli fosse autore soltanto della parte favolistica e che l'introduzione degli ideali umanitari sia da attribuire allo stesso Mozart. Su questo aspetto del problema esiste una tesi suggestiva di Komorzynski, citata anche dal Paumgartner, ma non storicamente accertata, secondo la quale il disegno di esaltare nell'opera sia gli ideali umanitari, che la complessa liturgia dell'iniziazione massonica, sarebbe nato in seguito alle visite che Mozart e Schikaneder, entrambi massoni, facevano frequentemente al capo della maggior Loggia Massonica di Vienna, lo scienziato Ignaz von Born, nel periodo della grave malattia che lo condusse alla morte. Una cosa, comunque, sembra certa, almeno per qualche studioso dell'opera mozartiana, che il contenuto morale del Flauto magico segni un netto distacco dai lavori precedenti di Schikaneder, considerati più superficiali. L'intervento e la collaborazione di Mozart nella stesura del libretto è ritenuta, pertanto, molto fondata. In quanto alla varietà delle forme e degli stili trattati nel Flauto magico, vi si trovano mirabilmente fusi gli elementi dell'opera buffa e dell'opera seria, il Lied nella sua duplice accezione popolare e aristocratica, il parlato proprio del Singspiel tedesco e il recitativo di origine italiana. A proposito di questo recitativo, la 14.a scena, secondo il libretto italiano, in cui si snoda il dialogo fra Tamino e il vecchio sacerdote, è una delle più alte di tutta l'opera. É l'unica che offra un recitativo accompagnato dall'orchestra ed un esempio certamente raro per quei tempi. La parte del sacerdote, in conformità all'esigenza di una appropriata solennità, ha carattere religioso e a tratti suscita il ricordo di quel meraviglioso recitativo che Bach affida al personaggio di Gesti nella Passione secondo san Matteo. E sono pure evidenti, nel Flauto magico, stilemi corali che riecheggiano il corale protestante, espressione e anima del popolo tedesco attraverso i secoli. Tutto questo materiale, che da Bach, o comunque dal periodo barocco. ci porta alle soglie

15 del romanticismo, è filtrato alla luce della grande coscienza artistica di Mozart e riceve il segno inconfondibile della sua capacità di unità e di sintesi. Del resto, ciò non deve stupire. Quando scrisse Il Flauto magico, Mozart era alla fine della sua vita e aveva composto i capolavori che tutti conoscono e trattato con prodigioso magistero tutte le forme settecentesche: la sonata, la sinfonia, il concerto, il divertimento, la serenata, la cassazione, la fantasia, il trio, il quartetto, il quintetto e i più vari raggruppamenti strumentali per archi e per fiati, la cantata, il Lied, la danza, la messa, la litania, il vespro,il canone, la fuga, la variazione, l'opera. Mozart, insomma, aveva già esplicato quella versatilità, unica nella storia della musica, che gli aveva consentito di abbracciare tutti gli aspetti del mondo musicale del suo tempo. A questo proposito desidero leggere un passo del Mittner, che mi pare puntualizzi con acutezza i caratteri della personalità mozartiana: Wolfgang Amadeus Mozart dice Mittner, in cui culmina e si riassume tutta la musica europea del Settecento, è uno degli artisti più difficili a definirsi. Prodigiosa è in lui la capacità di assimilare senza fatica, di arricchirsi con un lento è felice processo autoeducativo e soprattutto di rifondere ogni nuova esperienza in nuove armonie, che sono sempre armonie sue, soltanto sue. Il suo lato recettivo non è mai a detrimento del lato creativo; egli è originale senza cercare di esserlo; ha molto da dire, ma non dice mai troppo; secondo la felice frase di Busoni, non trova mai senza cercare, ma cerca solo ciò che sa di poter trovare. In questo senso è esatto il tradizionale parallelo fra Mozart e Raffaello: grandissimi e sempre originali assimilatori l'uno e l'altro, tanto che in essi può talora sembrare felice e spontaneo ciò che invece è frutto di assiduo e metodico lavoro. Resta un ultimo accenno al Flauto magico, come opera che getta le basi del teatro nazionale tedesco. É noto che fin da giovane Mozart aveva coltivato l'ideale di un teatro nazionale e la prima opera che scrisse su testo tedesco fu Il Ratto dal Serraglio, di cui il Paumgartner dice che segnò la via al nuovo, grande teatro nazionale tedesco. Ma se il Ratto dal Serraglio ne segna la via, il Flauto magico la definisce; e non soltanto per la sintesi dei valori musicali, di cui si è detto, ma anche per l'alto valore morale del libretto, in cui si scontrano le forze del bene e del male e alla fine trionfano gli ideali massonici cari

16 a Mozart, dell'umanitarismo, della libertà, della tolleranza, della fratellanza universale. Sarà lo stesso Paumgartner a dire del Flauto magico che è la prima grande creazione drammatico-musicale nello spirito del secolo nuovo. L'opera andò in scena la prima volta il 30 settembre 1791 sotto la direzione dello stesso Mozart. Il pubblico l'accolse un po' tiepidamente, ma già alla seconda esecuzione, ancora diretta da Mozart, le tributò un successo più caloroso, che via via aumentò, tanto che nello stesso mese di ottobre Schikaneder poté fissarne ventiquattro recite. Dopo poche sere, Mozart, per l'aggravarsi delle sue condizioni di salute, dovette cederne la direzione ad un altro maestro e il 5 dicembre, quando morì, il Flauto magico si rappresentava ancora. Antonio De Curtis

17 Il Fratello Il Poeta 'A Livella 'O Schiattamuorto 'A Vita Il documento sulla appartenenza alla Massoneria di Totò, che viene presentato ai nostri visitatori esoterici, è uno stralcio di un lavoro di Rita Polverini datato 1998 e pubblicato su il "Laboratorio" n. 36 maggio-giugno Turri Copisteria, Scandicci-FI. L'autrice indaga un aspetto del grande comico sconosciuto ai più. Le informazioni documentate relative all appartenenza di Antonio de Curtis alla Massoneria sono state fornite dal Direttore dell Archivio Storico del Grande Oriente d Italia Palazzo Giustiniani, Vittorio Gnocchini, che, l'autrice, nell'articolo, ringrazia per: "La squisita disponibilità e, l entusiasmo e la serietà con cui sempre si mette a disposizione per il reperimento dei documenti". Antonio De Curtis

18 "Il Fratello" [ ] Il 21 aprile 1967 la Loggia Fulgor Artis annunciava dalle pagine del "Tempo" di Roma la scomparsa di Sua Altezza Imperiale Antonio Porfirogenito della stirpe dei Focas Angelo Flavio Ducas Comneno Bisanzio, principe di Cilicia, di Macedonia, di Dardania, di Tessaglia, del Ponto, di Moldava, di Illiria, del Peloponneso, duca di Cipro e di Epiro, conte e duca di Drivasto e Durazzo, in arte Totò. Difficile riuscire a ripercorrere le tappe dell iniziazione di Totò alla Massoneria, certo è che i documenti attestano la presenza di Antonio de Curtis a metà del 1945 come Fratello di 18 in una Loggia napoletana detta Fulgor e, qualche mese dopo, in ottobre, compare come Maestro Venerabile 30 nella Fulgor Artis di Roma, all Obbedienza della Federazione Massonica Universale del Rito Scozzese Antico ed Accettato In taluni casi (come per esempio ricorda Giordano Gamberini) si parla di un Officina promossa e fondata dal principe come Ars et Labor, ma non è possibile stabilire se essa fosse altra Loggia o se si fuse o confuse con la Fulgor Artis. La sua affiliazione viene fatta risalire al 1944, nella Loggia Palingenesi. Ma quelli, dopo le furie fasciste e la clandestinità, erano anni di grande confusione, e le Officine avevano ripreso i lavori in modo libero e spontaneo, prima dei riconoscimenti formali. Comunque, in breve tempo egli fondò a Roma una Loggia dal significativo nome Fulgor Artis, di cui probabilmente ricoprì sempre la carica di Maestro Venerabile e che riuniva vari attori di cinema e teatro Il principe Antonio de Curtis, un Fratello che avrebbe potuto senza difficoltà acquisire il 33 del Rito Scozzese, che avrebbe potuto arrivare cioè a far parte delle alte sfere della gerarchia massonica, nel Supremo Consiglio per la gestione del Rito, si fermò al 30 grado Nel 1998, anniversario dei cento anni della nascita di Totò (15 Febbraio 1898) l invito dell allora Gran Maestro del Grande Oriente d Italia, Virgilio Gaito al Sindaco di Napoli, Antonio Bassolino, perché nell occasione si ricordasse non solo l attore ma anche il

19 Fratello, suscitò sconcerto e scatenato repliche indignate: come immaginarsi Totò con indosso il grembiulino, a compiere rituali sotto l egida di squadra e compasso! (cfr. "La Repubblica", 15 febbraio 1998). Luciano De Crescenzo gridò allo scandalo. Renzo Arbore, invece, giustamente replicò: "Credo che Totò avesse molto forte il sentimento della solidarietà ed era in questo senso massone. [... ] Totò aveva queste due anime. Una voleva elevarsi, affrancarsi dal personaggio. Potrebbe aver visto questa strada, entrare a far parte di un club di persone rette e giuste, un modo, appunto, di esprimere la sua voglia di andare incontro al prossimo" [ ] Sulla carriera di Totò, sappiamo tutto, tutte le curiosità e tutti gli aneddoti, ma la presenza di Totò in Massoneria è stato un "segreto", nessuno fino ad ora ne aveva mai parlato pubblicamente [...] Evidentemente il principe de Curtis aveva pienamente aderito ai giuramenti degli antichi rituali, per i quali la Massoneria è essa stessa il "segreto": "V è qualche cosa di comune fra voi e me?" recitano "Sì, Venerabile Maestro", "E che cosa è, fratello mio?", "Un segreto", "E quale è?", "La Massoneria". E l ingresso ai segreti dei massoni è nascosto, come si apprende da altro rituale, "nel cuore, in cui sono racchiusi tutti i segreti dell Ordine"[ ] Il secondo dopoguerra segna, con l adesione alla Massoneria, una svolta nella vita di Antonio. Il giornalista Alessandro Ferraù, che scrisse una biografia di Totò già nel 1941, ha voluto sottilmente o ingenuamente segnare questo passaggio attraverso una piccola ma significativa dedica. Nel 1941 Totò gli regalò una foto e nel 1967 un volume di A livella entrambe con la stessa dedica ma nella seconda «aveva inserito al posto di carissimo Direttore, la frase al mio carissimo e fraterno amico».

20 Tutto gira, dunque, attorno a quella poesia, origine e fulcro della sua iniziazione, i cui primi versi sono apparsi nel 1953, in appendice al libro Siamo uomini o caporali? Un inno alla livella (dal lat. libella, bilancia), all orizzontalità perfetta, alla Grande Eguagliatrice. Il poeta ci racconta in versi di essere stato testimone, il giorno dei morti, al cimitero, di un fatto curioso; il fantasma di un marchese e quello di un netturbino si incontrano dove sono sepolte le loro salme, l una accanto all altra. Il marchese, irritato dalla vicinanza della spoglia e sporca tomba dell altro, lo aggredisce: "come avete osato di farvi seppellir, per mia vergogna, accanto a me che sono blasonato?! [... ] Ancor oltre sopportar non posso la vostra vicinanza puzzolente". Il netturbino, dopo averlo ascoltato, si spazientisce: "Ma chi te cride d essere... nu ddio? Ccà dinto, o vvuò capì, ca simmo eguale? Muorto si tu e muorto so pur io; ognuno comme a n ato è tale e qquale". I due protagonisti si presentano con caratteristiche umane e terrene: il nobile è vestito col cilindro e un gran pastrano, è marchese, signore di Rovigo e di Belluno, porta solo appellativi ma non possiede un nome e parla correttamente; lo "scupatore" è tutto sporco e misero, si chiama Gennaro Esposito e parla in dialetto napoletano. Immancabilmente presenti le due anime di Antonio de Curtis, il principe e il povero, il blasonato e il figlio di N.N. La morte che qui viene celebrata, non è la nemica, non rappresenta la fine, non è drammatica. Per i Fratelli la morte si lega alla simbologia della terra. È un rito di passaggio: rivelazione e introduzione. Putrescat ut resurgat: tutte le iniziazioni attraversano una fase di morte prima di spalancare le porte ad una vita nuova. La morte libera le forze ascensionali dello spirito, è la condizione per accedere ad una vita superiore. Il messaggio è affidato a Gennaro, lo scopatore: "nuje simmo serie... appartenimmo â morte!". La Morte è, del resto, il campo neutro, dove non esistono distinzioni né per bontà o cattiveria, né per nobiltà o povertà, né di gerarchia e potere: «A morte o ssaje ched è?... è una livella»[ ]

21 La livella e il filo a piombo sono gli attributi dei due Sorveglianti e la loro dualità corrisponde a quella delle due colonne del Tempio. La livella è costituita da una squadra al vertice della quale è sospeso un filo a piombo: quindi non solo determina l orizzontale, ma anche la verticale, l espansione cosmica. Il passaggio dalla perpendicolare alla livella esprime una crescita, quella dal grado di Apprendista a quello di Compagno. La sintesi della perpendicolare con la livella non è realizzata se non per mezzo della squadra, attributo del Venerabile. La livella si lega all iniziazione, all inizio del percorso muratorio, esprime la crescita del massone, e come tale possiamo pensare che fu scritta da Totò [...] "Il Poeta" 'A Livella Ogn'anno, il due novembre, c'é l'usanza per i defunti andare al Cimitero. Ognuno ll'adda fà chesta crianza; ognuno adda tené chistu penziero. Ogn'anno, puntualmente, in questo giorno, di questa triste e mesta ricorrenza, anch'io ci vado, e con dei fiori adorno il loculo marmoreo 'e zi' Vicenza.

22 St'anno m'é capitato 'navventura... dopo di aver compiuto il triste omaggio. Madonna! si ce penzo, e che paura! ma po' facette un'anema e curaggio. 'O fatto è chisto, statemi a sentire: s'avvicinava ll'ora d'à chiusura: io, tomo tomo, stavo per uscire buttando un occhio a qualche sepoltura. "Qui dorme in pace il nobile marchese signore di Rovigo e di Belluno ardimentoso eroe di mille imprese morto l'11 maggio del'31". 'O stemma cu 'a curona 'ncoppa a tutto......sotto 'na croce fatta 'e lampadine; tre mazze 'e rose cu 'na lista 'e lutto: cannele, cannelotte e sei lumine. Proprio azzeccata 'a tomba 'e stu signore nce stava 'n 'ata tomba piccerella, abbandunata, senza manco un fiore; pe' segno, sulamente 'na crucella. E ncoppa 'a croce appena se liggeva: "Esposito Gennaro - netturbino" : guardannola, che ppena me faceva stu muorto senza manco nu lumino! Questa è la vita! 'ncapo a me penzavo... chi ha avuto tanto e chi nun ave niente!

23 Stu povero maronna s'aspettava ca pur all'atu munno era pezzente? Mentre fantasticavo stu penziero, s'era ggià fatta quase mezanotte, e i'rimanette 'nchiuso priggiuniero, muorto 'e paura...nnanze 'e cannelotte. Tutto a 'nu tratto, che veco 'a luntano? Ddoje ombre avvicenarse 'a parte mia... Penzaje:stu fatto a me mme pare strano... Stongo scetato...dormo, o è fantasia? Ate che fantasia;era 'o Marchese: c'o' tubbo, 'a caramella e c'o' pastrano; chill'ato apriesso a isso un brutto arnese; tutto fetente e cu 'nascopa mmano. E chillo certamente è don Gennaro... 'omuorto puveriello...'o scupatore. 'Int 'a stu fatto i' nun ce veco chiaro: so' muorte e se ritirano a chest'ora? Putevano sta' 'a me quase 'nu palmo, quanno 'o Marchese se fermaje 'e botto, s'avota e tomo tomo..calmo calmo, dicette a don Gennaro:"Giovanotto! Da Voi vorrei saper, vile carogna, con quale ardire e come avete osato di farvi seppellir, per mia vergogna,

24 accanto a me che sono blasonato! La casta è casta e va, si, rispettata, ma Voi perdeste il senso e la misura; la Vostra salma andava, si, inumata; ma seppellita nella spazzatura! Ancora oltre sopportar non posso la Vostra vicinanza puzzolente, fa d'uopo, quindi, che cerchiate un fosso tra i vostri pari, tra la vostra gente". "Signor Marchese, nun è colpa mia, i'nun v'avesse fatto chistu tuorto; mia moglie è stata a ffa' sta fesseria, i' che putevo fa' si ero muorto? Si fosse vivo ve farrei cuntento, pigliasse 'a casciulella cu 'e qquatt'osse e proprio mo, obbj'...'nd'a stu mumento mme ne trasesse dinto a n'ata fossa". "E cosa aspetti, oh turpe malcreato, che l'ira mia raggiunga l'eccedenza? Se io non fossi stato un titolato avrei già dato piglio alla violenza!" "Famme vedé..-piglia sta violenza... 'A verità, Marché, mme so' scucciato 'e te senti;e si perdo 'a pacienza, mme scordo ca so' muorto e so mazzate!...

25 Ma chi te cride d'essere...nu ddio? Ccà dinto, 'o vvuo capi, ca simmo eguale?......muorto si'tu e muorto so' pur'io; ognuno comme a 'na'ato é tale e quale". "Lurido porco!...come ti permetti paragonarti a me ch'ebbi natali illustri, nobilissimi e perfetti, da fare invidia a Principi Reali?". "Tu qua' Natale...Pasca e Ppifania!!! T''o vvuo' mettere 'ncapo... 'int'a cervella che staje malato ancora e' fantasia?... 'A morte 'o ssaje ched''e?...è una livella. 'Nu rre, 'nu maggistrato, 'nu grand'ommo, trasenno stu canciello ha fatt'o punto c'ha perzo tutto, 'a vita e pure 'o nomme: tu nu t'hè fatto ancora chistu cunto? Perciò, stamme a ssenti...nun fa''o restivo, suppuorteme vicino-che te 'mporta? Sti ppagliacciate 'e ffanno sulo 'e vive: nuje simmo serie...appartenimmo à morte!"

26 'O Schiattamuorto I' faccio 'o schiattamuorto 'e prufessione, modestamente songo conosciuto pe' tutt' 'e ccase 'e dinto a stu rione, peccheè quann'io manèo 'nu tavuto, songo 'nu specialista 'e qualità. I' tengo mode, garbo e gentilezza. 'O muorto nmano a me po' sta' sicuro, ca nun ave 'nu sgarbo, 'na schifezza. Io 'o tratto comme fosse 'nu criaturo che dice 'o pate, mme voglio jì a cuccà. E 'o còcco luongo, stiso 'int' 'o spurtone, oure si è viecchio pare n'angiulillo. 'O muorto nun ha età, è 'nu guaglione ca s'è addurmuto placido e tranquillo 'nu suonno doce pe' ll'eternità. E 'o suonno eterno tene stu vantaggio, ca si t'adduorme nun te scite maie. Capisco, pe' murì 'nce vo' 'o curaggio; ma quanno chella vene tu che ffaie? Nn' 'a manne n'ata vota all'al di là? Chella nun fa 'o viaggio inutilmente.

27 Chella nun se ne va maie avvacante. Si' povero, si' ricco, si' putente, 'nfaccia a sti ccose chella fa a gnurante, comme a 'nu sbirro che t'adda arrestà. E si t'arresta nun ce stanno sante, nun ce stanno raggione 'a fa' presente; te ll'aggio ditto, chella fa 'a gnurante... 'A chesta recchia, dice, io nun ce sento; e si nun sente, tu ch'allucche a ffa'? 'A morta, 'e vvote, 'e comme ll'amnistia che libbera pe' sempe 'a tutt' 'e guaie a quaccheduno ca, parola mia, 'ncoppa a sta terra nun ha avuto maie 'nu poco 'e pace... 'na tranquillità. E quante n'aggio visto 'e cose brutte: 'nu muorto ancora vivo dinto 'o lietto, 'na mugliera ca già teneva 'o llutto appriparato dinto a nu' cassetto, aspettanno 'o mumento 'e s' 'o 'ngignà. C'è quacche ricco ca rimane scritto: «Io voglio un funerale 'e primma classe!». E 'ncapo a isso penza 'e fa' 'o deritto: «Così non mi confondo con la massa». Ma 'o ssape, o no, ca 'e llire 'lasse cca'?! 'A morta è una, 'e mezze songhe tante ca tene sempe pronta sta signora. Però, 'a cchiù trista è «la morte ambulante»

28 che può truvà p' 'a strada a qualunq'ora (comme se dice?...) pe' fatalità. Ormai per me il trapasso è 'na pazziella; è 'nu passaggio dal sonoro al muto. E quanno s'è stutata 'a lamella significa ca ll'opera è fernuta e 'o primm'attore s'è ghiuto a cuccà. A VITA 'A vita e' bella, si' è stato un dono, un dono che ti ha fatto la natura. Ma quanno po' sta vita e' 'na sciagura, vuie mm' 'o chiammate dono chisto cca'? E nun parlo pe' me ca, stuorto o muorto, riesco a mm'abbusca' 'na mille lire. Tengo 'a salute e, non faccio per dire, songo uno 'e chille ca se fire 'e fa'. Ma quante n' aggio visto 'e disgraziate : cecate, ciunche,scieme, sordomute. Gente ca nun ha visto e maie avuto 'nu poco 'e bbene 'a chesta umanita'.

29 Guerre, miseria, famma, malatie, crestiane addeventate pelle e ossa, e tanta gioventu' c' 'o culo 'a fossa. Chisto nun e' 'nu dono, e' 'nfamita' R. KIPLING Il Fratello Il Poeta Inno del punto di rottura

30 Loggia madre Se... La sera dell'agape Città, Troni e Potenze Congedo Kipling entra in Massoneria nell'aprile del 1886, all'età di 20 anni, a Lahore, nella Loggia "Hope and Perseverance" (N. 782). Dal verbale dei lavori della seduta regolare, tenutasi nella Casa Massonica (Anarkali) il lunedi 5 aprile 1886, si legge: "Maestro Venerabile: Fratello G.B. Wolseley. Punto 3: Votazione per il Signor Joseph Rudyard Kipling, di 20 anni e due mesi e mezzo, Vice Direttore della "Civil & Military Gazette", residente a Lahore, candidato per la iniziazione. Fratello presentatore il Fr. Col. Menzies. Appoggia il Fr. C. Brown. Si approva alla unanimità. Dispensa del Gran Maestro Distrettuale, in quanto non maggiorenne". Il suo attaccamento alla Libera Muratoria lo accompagnò lungo tutta la sua movimentata vita. Le notizie sulla vita di Kipling sono tratte da "Massoneria Oggi" anno III n. 6 - dicembre 1996, pag Editrice Società Erasmo da un articolo a firma di W.De D.

31 Kipling e la Massoneria Joseph Rudyard (luogo dove i genitori si erano incontrati) nasce a Bombay nel 1865 e muore il 18 gennaio 1936, poco dopo aver compiuto i 70 anni. Premio Nobel per la letteratura nel 1908, riceve nel 1921 la laurea ad honorem dell'università di Parigi. É ora sepolto nella Abbazia di Westminster, nel famoso Angolo dei Poeti. La sua fu un'infanzia provatissima e piuttosto infelice, sia a Bombay che a Southsea, in Inghilterra, lontano dai genitori, entrambi metodisti. Esordisce nel giornalismo come giovanissimo vicedirettore della Civil and Military Gazette di Lahore (attuale capitale del Pakistan dell'ovest). Kipling entra in Massoneria nell'aprile del 1886, all'età di 20 anni, a Lahore, nella Loggia Hope and Perseverance (N. 782). Dal verbale dei lavori della seduta regolare, tenutasi nella Casa Massonica (Anarkali) il lunedi 5 aprile 1886, si legge: Maestro Venerabile: Fratello G.B. Wolseley. Punto 3: Votazione per il Signor Joseph Rudyard Kipling, di 20 anni e due mesi e mezzo, Vice Direttore della 'Civil & Military Gazette', residente a Lahore, candidato per la iniziazione. Fratello presentatore il Fr. Col. Menzies. Appoggia il Fr. C. Brown. Si approva alla unanimità. Dispensa del Gran Maestro Distrettuale, in quanto non maggiorenne. Il verbale che ricorda la sua elevazione al Terzo Grado fu compilato di suo pugno, avendo Kipling svolto le mansioni di Segretario proprio nella seduta in cui fu elevato a Maestro. Una situazione singolare, probabilmente. Iniziato nell'aprile 1886, promosso al grado di Compagno nel maggio, elevato a Maestro sempre dello stesso anno. Nella tornata del febbraio 1887 è investito della carica di Segretario e nominato Cerimoniere.

32 In una lettera al quotidiano londinese The Times del 1925 scrive:... Per alcuni anni fui Segretario della Loggia Hope and Perseverance N. 782, Lahore, che aveva nel suo seno Fratelli di almeno quattro credi. Venni accolto da un membro della Bramo Samaj, un Indù, promosso da un Maomettano e elevato da un Inglese. Il Copritore era un Ebreo Indiano. Sappiamo del suo trasferimento ad Allahabad, presso il più noto e diffuso giornale The Pioneer, e della richiesta dell'exeat per poter aderire alla Loggia Independence with Philanthropy, N. 391, la quarta loggia, riguardo al numero, della Gran Loggia Distr. del Bengala. É presente, comunque, il 22 dicembre 1887, quando, davanti ad un'enorme assemblea, è installato Maestro Venerabile Sir John Edge, Magistrato Supremo delle Province Nord Occidentali. La partecipazione alla vita della nuova Officina dura poco meno di un anno. Si avvicinava infatti la partenza per l'inghilterra e Kipling non tornerà mai più ad Allahabad. Nel febbraio del 1889 compie una visita di commiato a Lahore e, subito dopo, parte per Calcutta. Viaggia e miete successi negli Stati Uniti. Dichiarato fuori pericolo, insieme alla moglie, da una brutta polmonite (i bambini subirono pertosse e bronchite), riceve a New York grandi attestazioni di simpatia e solidarietà: lettere, fiori, giornalisti in permanenza dentro e fuori l'albergo che lo ospitava, preghiere nelle chiese e incredibili manifestazioni di affetto. La bambina più grande, tuttavia, muore. Andrew Carnegie (famoso fabbricante di seta e filantropo di origine scozzese) offre alla famiglia, per la convalescenza, una casetta sugli altopiani della Scozia. In quell'occasione Kipling ottiene (ottobre 1889) la nomina a Membro Onorario della Loggia Canongate Kilwinning - la più antica e la più famosa del mondo - e, onore rarissimo, quella di Poet Laureate della medesima Loggia. La Massoneria é stata uno dei suoi primi interessi. Nel 1900 è in Sud Africa. Qui ha la prima diretta esperienza degli orrori di una guerra. Sviluppa un rapporto attivo e fraterno con Conan Doyle (massone, creatore di SherlocK

33 Holmes, ufficiale medico dell'ospedale di Campo di Langham). Insieme ad altri liberi muratori di rilievo, fondano a Bloemfontein la Emergency Lodge. Nel giugno del 1900 entra a far parte della Società dei Rosacroce. In Inghilterra, tale Società, più che di alchimia, è stata, ed è, cultrice di esoterismo cristiano. Risulta fra i fondatori della Authors Lodge, N (1910), ma non è presente in occasione della Consacrazione. Durante la prima guerra mondiale, si prodiga nell'ambito della Croce Rossa, visitando ospedali, campi di addestramento e scrivendo per Daily Telegraph. Un telegramma del 2 ottobre 1915 gli comunica che il figlio è rimasto gravemente ferito e risulta disperso; solo dopo due anni riesce a sapere che era stato colpito alla testa durante una azione della sua compagnia. Nel 1917 è in Italia al fine di raccogliere materiale, fra gli Alpini, per una storia della campagna nel nostro paese (The War in the Mountains). Nella Freemasons Hall di Londra, il 28 giugno 1918, viene consacrata la Motherlan Lodge, N Kipling è invitato, ma inviò una lettera di scuse; ne diviene però Membro Onorario. Nel gennaio 1922 è consacrata a St. Ome (Quartiere Generale della Commissione Imperiale per i Cimiteri di Guerra) una Loggia, col numero 12, alla Obbedienza della Grand Loge Nationale Indépendente et Régulière pour la France et les Colonies Françaises. Tra i fondatori troviamo Kipling che le dà il nome The Builders of the Silent Cities (Costruttore delle Città del Silenzio). Fra i primi iniziati, il Generale di Divisione Sir Fabian Ware vicepresidente della Commissione. In omaggio a Kipling, la Loggia adotta, per il Terzo Grado il rituale Sussex. Sarà sempre attivo, nonostante lutti e malattie. La sua casa è ormai meta di pellegrinaggi di ogni genere. Ad un invito del segretario della Loggia degli Autori così risponde: Bateman's Burnwash, Sussex 2 gennaio Caro Fratello Spalding, grazie assai dell'invito per il 15, ma sono spiacente di dover dire che ogni anno passo dalle fatiche per combattere il clima inglese al sollievo del Sud della Francia e per il 15 vorrei trovarmi in qualsiasi parte di questo pazzo mondo purché vi splenda il sole. Ti prego di trasmettere il mio rammarico e le mie scuse ai Fratelli e credimi fraternamente

34 tuo (firmato) Rudyard Kipling. Si spegne qualche giorno dopo. Nelle sue opere, spesso, i riferimenti massonici non hanno particolare rilevanza in rapporto alla storia narrata; sembrano essere scivolati nel testo quasi involontariamente, come se l'autore non riuscisse a trovare un modo migliore per esprimersi. Riflettono comunque una spinta interiore (una abitudine) che è, di per sé, misura dell'attaccamento di Kipling alla Istituzione. Ne L'Uomo che volle farsi Re compare la persuasione - diffusa fra viaggiatori e studiosi di folklore - che molte tribù primitive del vicino e del lontano Oriente facciano uso di segni e simboli noti e in opera nella Muratoria speculativa: la Parola, la stretta di mano, i gradi di Apprendista e Compagno, ad esempio. Uno dei suoi tanti racconti, With the Main Guard (1890) (La Gran Guardia), tratta di una spedizione punitiva contro gli uomini della tribù Pathan. Durante l'attacco, il reggimento, formato da rompicollo di una contea del nord d'irlanda, finisce schiacciato in una stretta gola montana. Ne conseguono feroci corpo a corpo: Ginocchio contro ginocchio! ordina con voce alta e forte Crook, accompagnando con una risata il venir meno del nostro slancio, e mentre si teneva stretto abbracciato a un grosso e irsuto Pathan, né l'uno né l'altro riuscendo così a sferrare colpi, nonostante la gran voglia di farlo. Petto contro petto! dice, mentre l'irlandese ci spingeva in avanti. Mano sulla spalla! fa un Sergente appena dietro di me. E vidi una sciabola lambire l'orecchio di Crook, simile alla lingua di un serpente, e andare a colpire quello della tribù Pathan al pomo della sua gola, come un maiale alla fiera di Dromeen. Grazie a te, Fratello Copritore Interno, dice Crook, imperturbabile... avevo proprio bisogno di spazio. The Mother-Lodge (1806) (La Loggia Madre) è la più nota e forse la più amata delle poesie massoniche di Kipling. Niente potrebbe meglio esprimere la profonda impressione che la universalità della Massoneria aveva compiuto su di lui. Nell'omonimo romanzo, Kim, bambino orfano, è sorpreso nell'accampamento di una pattuglia dal Padre Cappellano e scambiato per un ladruncolo. Mentre lotta per liberarsi, si rompe il cordoncino di un astuccio che portava sempre appeso

35 al collo e compaiono tre fogli: uno chiamato dal padre il suo "ne varietur", il foglio del suo congedo e, il terzo, l'atto di nascita di Kim. Si aprono allora le porte dell'orfanotrofio Massonico, ma poi fugge da un Lama e comincia una sua ricerca, in ogni direzione. Potrebbe risultare una forma di violenza riassumere In the Interest of the Brethren (1926) (Al Servizio dei Fratelli). In ogni rigo del racconto, infatti, si respira il senso autentico della Libera Muratoria. Un piccolo capolavoro di ispirazione massonica, al di là di ogni tempo, luogo o moda. Nella poesia Banquet Night (1926) (La sera dell'agape) si esortano i Fratelli a Dimenticare quelle cose, ossia le preoccupazioni del mondo esterno per godere della compagnia fraterna. In On the City Wall (1890) siamo nella casa di Lalun, una donna che esercita il più antico mestiere:... il salotto di Lalun è eclettico. Mai visto riunita una varietà simile di individui, se non in una Loggia Massonica, dove una volta ho banchettato persino con un Yahoudi!. 007 (1898) è la storia di una nuova locomotiva americana che passa rombando: è il Gran Treno Imperiale, l'espresso dei milionari, e Smistino, una piccola cordiale macchina per gli scambi dice: Si tratta del Maestro Venerabile della nostra Loggia... Te lo presenterò... Felice di fare la tua conoscenza, disse il Gran Treno Imperiale... In virtù dei poteri a me conferiti, in qualità di Capo e Guida della Strada Ferrata, io qui proclamo solennemente il N. 007 Fratello a pieno titolo della Fratellanza Unita delle Locomotive, e come tale autorizzato a godere di tutti i privilegi derivanti dall'officina, dallo scambio, dal binario, dal serbatoio e dal deposito... col grado di Treno Rapido Superiore, essendo a tutti noto ormai... che il nostro Fratello ha coperto quarantuno miglia in trentanove minuti e mezzo per compiere un'opera di misericordia in favore degli afflitti. Al momento opportuno, ti comunicherò il Canto e il Segno di questo grado affinché possa farti riconoscere nella notte più buia. Ed ora... prendi pure il tuo posto fra le Locomotive. Ne The Tender Achilles (1932) (Achille il Fragile) si assiste ad una discussione sui relativi meriti, tra chirurghi e medici generici, con la storia di Wilks, il batteriologo, ferito e affetto da turbe mentali dopo un duro periodo di guerra. Il chirurgo, durante il consueto giro di visite, traccia una distinzione tra le rispettive

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