MORTI, DISPERSI E FERITI

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1 I mobilitati e il numero dei morti MORTI, DISPERSI E FERITI Il numero dei mobiliati per la Grande Guerra fu veramente imponente, come appare nella seguente tabella, tenendo presente che la popolazione italiana nel censimento del 1911 era di di persone: In armi al 1 luglio Chiamati successivamente Totale assegnati ai Corpi Assegnati a stabilimenti industriali Esonerati e dispensati Regia Marina Totale chiamati alle Armi Per dare maggior significato ai numeri della tabella, si ricorda che nel 2014, con una popolazione quasi doppia di quella del 1911, l esercito italiano, più marina e aviazione, conta circa uomini ai quali vanno aggiunti i Carabinieri e la Guardia di Finanza, e tale numero è destinato a diminuire per esigenze di bilancio. I soldati dell esercito di terra dei reparti combattenti sono poco meno di : ai fini pratici l Italia attuale, dal punto di vista quantitativo (uomini) e qualitativo (mezzi e armamenti), si può ormai considerare una nazione disarmata nell ambito delle nazioni mediterranee. Interessante è anche la provenienza regionale del totale dei militari assegnati ai corpi: Italia settentrionale 48,7 % Italia centrale 23,2 % Italia meridionale 17,4 % Italia insulare 10,7 % Il numero di morti è oggetto di discussione fin dalla fine della Grande Guerra, non si è mai riusciti a fare un computo esatto e le cifre, sempre arrotondate, comunemente accettate sono di morti per cause di guerra a tutto il 1925 (altre fonti parlano di caduti). Per semplice paragone riportiamo le cifre dei militari caduti delle principali nazioni belligeranti: Cause di morte Germania Francia Gran Bretagna Russia Serbia Secondo le statistiche, le cause di morte dei soldati italiani furono: ferite in combattimento 48,59% malattia 33,05% dispersi e scomparsi 16,51% varie o non indicate 1,85% Veramente altissima fu la percentuale di soldati morti per malattia, indice di carenza igienica della vita nelle trincee, e di una scarsa, o almeno disorganizzata, assistenza sanitaria: le cause principali furono la tubercolosi, la malaria, il tetano, il colera, il tifo e negli ultimi mesi del 1918, l influenza detta spagnola. Pure alta la percentuale di dispersi, soldati non rientrati dai combattimenti e di cui si perse ogni traccia e morti non recuperati sui vari terreni di battaglia. La statistica ufficiale assieme ai dispersi mette anche gli scomparsi, che sono i soldati dei quali non si conosce nemmeno l anno della sparizione, uomini svaniti nel nulla, segnalati nell Albo d Oro come scomparsi in prigionia ; dei dispersi si conosce almeno la data del combattimento da cui non sono più tornati. Nella voce varie rientrano gli infortuni per fatti di guerra, e certamente con infortunio furono catalogati anche i casi di suicidio: ne è esempio il generale Giovanni Villani, di Arona, comandante della 19.a Divisione di Fanteria, che dopo la ritirata nell ottobre del 1917 e la

2 resa di quanto rimaneva della Divisione, si suicidò. Nell Albo d Oro la sua morte è registrata come infortunio. In combattimento si moriva per ferite dovute alle pallottole nemiche, di fucile e ancor più di mitragliatrice, e per ferite da bombe a mano e da arma bianca durante gli assalti alla baionetta. Moltissimi morirono durante i bombardamenti di artiglieria che duravano ore e qualche volta giorni: spaventosi erano gli effetti delle artiglierie di grosso calibro, che provocavano ampi crateri facendo letteralmente sparire gli sventurati soldati che si trovavano nelle vicinanze e che andavano a ingrossare il numero dei dispersi di cui non si aveva traccia. Nella Grande Guerra fa poi capolino la guerra chimica con l uso di sostanze gassose: iniziò a Ypres nel 1915 da parte dei tedeschi, e si avvaleva di sostanze di tipo incapacitanti in grado cioè di mettere fuori combattimento i soldati senza effetti permanenti e di tipo letale che provocavano la morte immediata attaccando l apparato respiratorio. Il primo attacco con i gas sul fronte italiano avvenne il 29 giugno 1916, sul monte San Michele, dove una nube tossica di fosgene portata dal vento si abbatté sulle nostre linee. L attacco fu fermato dalle seconde linee italiane e la nube tossica fu in parte riportata verso le linee austriache da un cambio della direzione del vento. Gli uomini fuori combattimento furono circa 8.000, di cui morti. Un altro attacco, questa volta riuscito, fu quello della Conca di Plezzo il 24 ottobre del 1917 nell ambito delle operazioni di sfondamento a Caporetto: 900 granate con gas asfissiante furono fatte esplodere simultaneamente sulle linee italiane e quasi 800 uomini morirono di colpo. Dopo le prime sorprese, furono distribuite ai soldati maschere antigas, molto rudimentali, con filtri che in molti casi non funzionarono ed erano scomodissime da portare: non solo nell esercito italiano, ma anche in quello degli altri paesi, la protezione individuale dai gas non fu mai totale. La dispersione di gas tramite nebulizzatori si rivelò sovente troppo legata alle condizioni atmosferiche, che in qualche caso riportarono le nubi tossiche sulle linee di partenza, e quindi l uso dei gas e dei liquidi tossici si generalizzò con l uso dei proiettili di artiglieria, soprattutto nelle operazioni di bombardamento delle batterie di cannoni avversarie, per mettere in difficoltà gli artiglieri. Un'altra causa di morte tipica del fronte alpino italiano, dove i combattimenti si svolgevano anche in alta quota, fu quella legata alle valanghe, precipitate per cause naturali, ma in tantissimi casi il distacco delle masse nevose fu provocato dai tiri delle artiglierie nemiche. Caduti varesini La registrazione dei caduti varesini si è basata sugli elenchi dei monumenti ai caduti e dell Albo d Oro, non sempre coincidenti: Caduti registrati 7539 Caduti doppi 757 Totale effettivo caduti 6782 Caduti con dati mancanti 734 Totale caduti per statistica 6048 Con registrati si vuole intendere tutti i caduti trovati sui monumenti o sull Albo d Oro, e sono in totale I doppi riguardano i caduti presenti su più monumenti, mentre i caduti con dati mancanti sono quelli presenti sui monumenti, ma che non hanno trovato riscontro nell Albo d Oro, e sono 734, cifra che corrisponde al 12,13% del totale effettivo dei caduti. Si ottengono così 6048 caduti varesini di cui si conoscono tutti i dati e che costituiscono la base per le statistiche di questo e dei prossimi capitoli. Basandoci sulle statistiche nazionali e arrotondando a i caduti, si ha un 13,6 % di morti sul totale dei soldati assegnati ai corpi combattenti: applicando la stessa percentuale al territorio varesino, con 3746 caduti, si ottiene un numero intorno ai uomini varesini combattenti nella Grande Guerra, numero però da considerare puramente indicativo.

3 Un analisi più approfondita delle cause di morte dei soldati varesini porta a questa tabella: In combattimento ,93 In combattimento, dispersi 503 8,32 Per gas asfissianti 17 0,28 Per caduta valanghe 41 0,68 Affondamento nave 26 0,43 Per malattia ,11 In prigionia 530 8,76 In prigionia scomparsi 26 0,43 Per infortunio 125 2,07 Totale ,00 Rispetto alla media nazionale è di poco minore la percentuale di morti per malattia. I morti per affondamento di navi sono marinai ma anche soldati di fanteria in trasferimento via nave. Contrariamente a quanto comunemente si crede, i soldati italiani non combatterono solo sul suolo nazionale, ma anche in altre località di guerra, Francia, Albania, Macedonia, Bulgaria e Libia, dove troviamo diversi caduti varesini. Varesini caduti sui vari fronti Fronte italiano ,83 Fronte albanese 61 1,01 Fronte francese 53 0,88 Fronte libico 46 0,76 Fronte macedone e bulgaro 91 0,98 Fronte turco 1 0, ,00 Se poi si esamina in particolare i caduti sui fronti non italiani, si evidenzia bene la pericolosità dell Albania, dove i caduti per malattia, quasi il 70%, furono ben di più della media nazionale (33%) e della media varesina (30%). Caduti in Caduti per % cad. totale combattimento malattia malattia Albania ,13 Turchia 1 1 Francia ,53 Libia ,09 Macedonia , In realtà la situazione del fronte macedone fu più tragica di quanto appare in questa statistica basata sui dati tratti dall Albo d Oro, e l argomento sarà ripreso nel capitolo dedicato appunto al fronte macedone. Ripartendo i caduti varesini per anno e per cause di morte, si ottiene la seguente tabella: Caduti > Tot. ferite dispersi infortuni malattia scomparsi dnc 26 prigionia Esiste un gruppo dei soldati di cui si sa solamente che sono scomparsi in prigionia in data non conosciuta, e sono stati attribuiti convenzionalmente al La prima colonna raccoglie i caduti prima del 24 maggio 1915, data dell inizio della guerra e riguarda i volontari italiani che hanno

4 combattuto in Francia nella Legione Garibaldina dei Volontari delle Argonne e ai caduti in Libia nelle operazioni di fine aprile, stranamente registrati in Albo d Oro (vedi schede relative al Fronte Francese e Libiio). Nell ultima colonna i caduti nel 1919 e anni successivi. Come si vede dalle cifre, anche se riguardanti un campione ridotto come la realtà varesina, i caduti in combattimento sono progressivamente aumentati fino a tutto il 1917, gli anni degli attacchi frontali di Cadorna e la diminuzione del 1918 è dovuta all avvento del generale Diaz al Comando Supremo e l abbandono delle insensate offensive. La diminuzione dei morti in combattimento fu purtroppo annullata nel 1918 dall aumento delle malattie: i soldati erano debilitati dai lunghi mesi di guerra e nell autunno del 1918 l arrivo dell epidemia di influenza detta spagnola provocò una vera decimazione.. terminologia di allora, affetti da quella che oggi si definisce sindrome o stress da combattimento). Gli ammalati che richiesero un ricovero più o meno lungo si calcolano in almeno La struttura sanitaria dell esercito La struttura sanitaria dell esercito iniziava dai posti di medicazione a contatto con la linea dei combattenti e dalle Sezioni di Sanità, dirette da un capitano medico, che operavano a livello di reggimento, con sottosezioni dirette da tenenti medici operanti a livello battaglione. I dispersi Sono considerati dispersi i soldati di cui non si da più niente, spariti nella tempesta della guerra, soldati andati all assalto e non più ritornati e i cui corpi non furono mai ritrovati, soldati polverizzati dallo scoppio delle bombe dell artiglieria pesante, soldati travolti da valanghe o frane. Soldati di cui non è rimasto nulla alle famiglie, se non il ricordo. Non furono pochi, poco più dell 8% dei caduti, a dimostrazione di quanto possa essere terribile una guerra condotta con grandi e potenti armamenti sia pure in fronti di estensione ridotta come quelli della Grande Guerra. L Albo d Oro registra alcuni dispersi in prigionia e non è chiaro a cosa si riferiscono: forse soldati dichiarati prigionieri dai ruoli dei reparti e di cui non è avuto notizia della morte in prigionia. I feriti e gli ammalati Secondo le statistiche ufficiali, i feriti passati dalle strutture sanitarie da campo furono circa , escludendo quelli che, dopo medicazione, furono rimandati subito ai reparti combattenti. Di questi, furono gli invalidi e mutilati con almeno il 10% di invalidità, mentre i grandi invalidi furono , dei quali quasi per lesioni al sistema nervoso irreversibili (dementi o scemi di guerra, secondo la Immagini rassicuranti di Ospedale Militare e di convalescenza Questi reparti, sistemati in tende, erano quelli che ricevevano i feriti dai posti di medicazione e li dividevano secondo la gravità delle ferite: gli intrasportabili erano operati sul posto mentre i trasportabili erano inviati ad altre strutture nelle retrovie. Come seconde linee vi erano gli

5 Ospedaletti da Campo, da 50 a 100 posti sistemati in alloggiamenti provvisori o in baracche, e infine dietro ancora una vasta organizzazione di Ospedali di Divisione, di Armata, Territoriali, creati in ogni luogo possibile, oltre alla normale struttura ospedaliera civile. Furono anche attrezzati numerosi treni e navi ospedale, utilizzate per sgombrare il fronte dai feriti. Esistevano Sezioni di Sanità someggiate che trasportavano i feriti dalla prima linea a dorso di mulo e Sezioni di autoambulanze, utilizzabili dove il terreno lo permetteva. Nel 1918 furono presenti molte ambulanze britanniche, francesi e americane, il cui personale era molto apprezzato. La struttura funzionava discretamente in tempi normali, ma quando vi erano le grandi offensive il flusso di migliaia di feriti travolgeva ogni struttura e dava luogo a scenari infernali, dove venivano subito a mancare bende e medicinali di ogni tipo. Le testimonianze di quei periodi sono veramente raccapriccianti, e il tutto si traduceva in una altissima mortalità fra i feriti, per le emorragie, le cancrene e il tetano. Molte ferite, soprattutto al ventre, non erano nemmeno operate, tanto scarse erano le possibilità di sopravvivenza. Le ferite più gravi agli arti non erano curate, ma si procedeva alla mutilazione dell arto per prevenire la cancrena. I feriti a lunga degenza destinati alle strutture ospedaliere di retrovia erano smistati con criteri per noi di difficile comprensione, a prima vista illogici, ma probabilmente dovuti a disorganizzazione o carenza di posti in alcuni ospedali che costringevano l invio dei feriti in altre strutture. Così, troviamo feriti varesini inviati in ospedali di tutte le regioni dell Italia settentrionale, ma anche in zone lontanissime, come Bari, Caserta, Lecce, Molfetta, Napoli, Sassari. sempre semplice su terreni rocciosi. Altri cimiteri erano ubicati intorno agli ospedali da Campo e alle altre strutture sanitaria. Questi luoghi di sepoltura vicino alle trincee erano sovente colpiti dai proiettili dell artiglieria che sconvolgevano le tombe provvisorie, portando allo scoperto i cadaveri, o quello che ne rimaneva. Alla fine della guerra una miriade di cimiteri semplici, costruiti con mezzi di fortuna, costellava i luoghi dei combattimenti, in alcuni dei quali vi erano ancora cadaveri insepolti, o almeno quello che ne restava. Prima quindi di procedere alla celebrazione dei caduti si dovette pensare alle sepolture e il compito fu affidato a Commissioni e Uffici del Ministero della Guerra. Negli anni successivi i soldati sepolti nei piccoli cimiteri furono traslati nelle grandi costruzioni cimiteriali celebrative del culto degli eroi, volute da regime fascista, come Redipuglia, il Sacrario del Monte Grappa, e gli altri grandi ossari. Bibliografia Associazione Nazionale Volontari di Guerra (a cura di), Il Decennale, X Anniversario della Vittoria, Vallecchi Ed. Firenze 1929, Pubblicazione Nazionale sotto l augusto patronato di S.M. il Re con l alto assenso di S.E. il capo del governo Sancimino Federico, Guida alle ricerche dei soldati italiani nella Grande Guerra, Stampa e Storia Lgd 2011 I molti morti per malattia, o anche per ferite, ai loro paesi, come risulta dall Albo d Oro, erano evidentemente soldati giudicati inguaribili e mandati a morire a casa loro. I cimiteri di guerra Durante la guerra erano sovente gli stessi soldati combattenti a dare sepoltura ai caduti in cimiteri dietro le linee, e questa operazione non era 12/2015

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