L imposta personale sul reddito (IRPEF)

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1 L imposta personale sul reddito (IRPEF) L imposta personale sul reddito italiana è un imposta progressiva per scaglioni. I soggetti passivi dell IRPEF sono sia le persone fisiche residenti sia quelle non residenti, limitatamente al reddito conseguito nel territorio dello Stato. L imposta dovuta si calcola sottraendo dal reddito complessivo le deduzioni e ottenendo così il reddito imponibile. Al reddito imponibile si applica la scala delle aliquote e il risultato è l imposta lorda da cui si devono ancora sottrarre le detrazioni. L importo così calcolato è detto imposta netta.

2 L imposta personale sul reddito (IRPEF) L imposta personale sul reddito è un imposta diretta che si applica in base al principio della capacità contributiva. La definizione della capacità contributiva è un aspetto discusso dalla teoria economica. Si assume che il reddito sia una buona approssimazione della capacità contributiva e ci concentra sulla nozione di reddito. Quelle comunemente discusse come punto di riferimento per la normativa fiscale sono le seguenti: reddito-prodotto; reddito-entrata; reddito-consumo.

3 Le possibili definizioni di reddito L adozione della nozione di reddito-prodotto, teorizzata da De Viti De Marco (1934), implica che si considerino come componenti della base imponibile tutte le remunerazioni derivanti dalla partecipazione a un attività produttiva. In altri termini, sono tassabili solo i redditi da capitale e da lavoro, mentre sono escluse donazioni e plusvalenze patrimoniali. In alternativa è stata proposta la nozione di reddito-entrata nella prima metà degli anni 20 da Haig e Simons. Costituisce reddito fiscalmente rilevante quanto un individuo può consumare senza ridurre il valore del patrimonio iniziale. Rispetto alla precedente, la differenza principale è l inclusione delle plusvalenze patrimoniali nella base imponibile.

4 Le possibili definizioni di reddito Una terza alternativa è stata teorizzata da Einaudi negli anni 40 e poco dopo da Kaldor. Si tratta della nozione di redditoconsumo, secondo la quale la base imponibile tassabile dovrebbe coincidere con il consumo annuale del contribuente. Il consumo annuale del contribuente è dato dalla differenza tra tutte le entrate (reddito da lavoro, da capitale, donazioni ecc...) e il risparmio. Rispetto alle definizioni precedenti le differenze sono due: adottando questo approccio non sono soggetti a tassazione i risparmi e le plusvalenze sono tassate solo nel momento in cui diventano strumento di finanziamento del consumo.

5 La base imponibile dell IRPEF La definizione di reddito adottata per l IRPEF è una mediazione tra il reddito-prodotto e il reddito-entrata, con alcuni elementi che tengono conto della spesa. In effetti, le plusvalenze sono solo in parte considerate imponibili e le componenti di risparmio di natura previdenziale sono escluse dall imponibile. Il reddito complessivo è dato dalla somma delle seguenti categorie di entrate: -i redditi fondiari comprendono i redditi dominicali, agrari e da fabbricati; -i redditi da capitale sono costituiti dai proventi derivanti da rapporti aventi a oggetto l impiego di capitale; - i redditi da lavoro dipendente; - i redditi da lavoro autonomo; - i redditi d impresa - i redditi diversi.

6 La base imponibile dell IRPEF

7 Aliquote, detrazioni e deduzioni L IRPEF che è stata introdotta in Italia nel 1974 aveva 32 scaglioni e l aliquota marginale massima pari all 82%. Nei vent anni successivi scaglioni e aliquote sono stati ridotti, seguendo una tendenza comune ai Paesi industrializzati. Nel 1998, con la Riforma Visco, gli scaglioni sono stati portati a 5 e l aliquota marginale massima era pari al 46%. Il disegno di riforma previsto dal Ministro Tremonti con la Legge 80/03, anche se solo parzialmente attuato nel corso della legislatura, ha ulteriormente ridotto gli scaglioni (4), stabilito l aliquota marginale massima al 43% e realizzato parte della progressività dell imposta con le deduzioni. Infine, la Legge 296/06 ha reintrodotto un imposta personale sul reddito basata principalmente su più scaglioni, riportandoli a 5, e l uso delle detrazioni dall imposta per ottenere la progressività.

8 Le aliquote dell IRPEF in vigore

9 Le deduzioni in vigore Superato il sistema della no tax area della Riforma Tremonti, con la legislazione vigente le principali voci deducibili sono le seguenti: i contributi previdenziali e assistenziali versati per obbligo di legge; a questo proposito si osservi che il reddito da lavoro dipendente è imputato al netto dei contributi sociali, quindi questa deduzione ha il solo obiettivo di equiparare il trattamento del lavoro autonomo a quello dipendente; le spese mediche per l assistenza a portatori di handicap; i contributi sanitari obbligatori per l assistenza erogata nell ambito del servizio sanitario nazionale.

10 Le principali detrazioni in vigore Le principali detrazioni previste nel nostro ordinamento sono: per carichi familiari: il coniuge a carico e i figli a carico hanno diritto a somme maggiorate se sono portatori di handicap, minori di tre anni e variano in relazione al numero dei figli; per chi dichiara redditi da lavoro e da pensione; per gli oneri personali al 19%. Insieme a quella per i familiari a carico, questa detrazione permette di personalizzare l imposta sul reddito tenendo conto di alcune caratteristiche del contribuente che ne modificano la capacità contributiva. Nell elenco sono comprese le spese mediche, i premi assicurativi, gli interessi passivi sui mutui per l acquisto dell abitazione principale, le spese per la frequenza di corsi di istruzione secondaria e universitaria; sono infine previste altre detrazioni (per le spese per l affitto, se il reddito complessivo è inferiore a una certa soglia; le spese legate alla mobilità del lavoratore dipendente e quelle per le ristrutturazioni edilizie).

11 La scelta dell unità impositiva: l individuo o la famiglia? In Italia il sistema di tassazione è individuale e le detrazioni per familiari a carico rappresentano lo strumento adottato per tener conto delle caratteristiche della famiglia di appartenenza del contribuente; in particolare, le detrazioni sono articolate in modo da considerare la numerosità del nucleo familiare e il numero di percettori di reddito. La detrazione per il coniuge a carico ha la finalità di evitare che a parità di reddito, data la progressività e la natura individuale dell imposta, la famiglia monoreddito sia soggetta a un aliquota media superiore a quelle a cui sono sottoposti due coniugi che pagano il tributo separatamente.

12 L imposta sul reddito delle società In Italia la tassazione del reddito d impresa è distinta a seconda della forma giuridica adottata: il reddito prodotto dalle imprese individuali e dalle società di persona è tassato con l imposta personale sul reddito (IRPEF), mentre il reddito delle società di capitali è tassato con l imposta sui redditi delle società (IRES). La società di capitali è una forma di organizzazione imprenditoriale in cui il diritto di proprietà è rappresentato da certificati di partecipazione trasferibili e i soci hanno responsabilità limitata al capitale da essi investito. Le società sono entità legali separate dai proprietari; possono concludere contratti, detenere proprietà, contrarre debiti, citare ed essere citate in giudizio.

13 Perché un imposta ad hoc sulle società di capitali Ma perché esiste un tributo ad hoc per le società di capitali? Da un punto di vista giuridico la società è una persona, ma dal punto di vista economico questo concetto non ha molto senso: solo le persone in quanto tali sono in grado di pagare le imposte. Perché l attività di una società dovrebbe essere soggetta a una particolare imposta? Non è sufficiente tassare, come avviene per le società di persone, il reddito dei proprietari della società con l imposta personale sul reddito?

14 Le possibili giustificazioni 1. Esiste un autonoma capacità contributiva delle imprese rispetto alla capacità contributiva dei singoli soci: le società, soprattutto le grandi società, hanno migliaia di soci, per cui vi è una netta separazione tra chi le possiede e chi le amministra. 2. Le società di capitali hanno alcuni privilegi, primo fra tutti la responsabilità limitata dei soci, e l imposta dovrebbe essere intesa come il corrispettivo di questo beneficio. 3. L imposta sulle società assicura la completezza della tassazione sul reddito personale.

15 I soggetti passivi e l aliquota dell IRES I soggetti passivi dell IRES sono le società per azioni e in accomandita per azioni, le società a responsabilità limitata, le società cooperative e di mutua assicurazione, gli enti pubblici e privati diversi dalle società, le società e gli altri enti non residenti sul territorio dello Stato ma che operano stabilmente in esso. L aliquota IRES è stata portata dal 33% al 27,5% con la manovra di finanza pubblica del 2007; contemporaneamente è stata anche ridotta l aliquota dell IRAP (Imposta regionale sulle attività produttive), dal 4,25% al 3,9%. In quell occasione è stata quindi complessivamente ridotta l aliquota gravante sulle imprese dal 37,25% al 31,4%.

16 La base imponibile La base imponibile è data dal reddito d impresa, definito come l utile netto risultante dal conto economico. Nel calcolo dell utile netto le poste positive sono: i ricavi che derivano dalla cessione di beni o servizi alla cui produzione e scambio è diretta l attività d impresa; le variazioni delle rimanenze, ossia delle scorte; le plusvalenze patrimoniali per i beni dell impresa diversi da quelli alla cui produzione o scambio è dedicata l attività d impresa; le sopravvenienze attive, ossia proventi a fronte di costi sostenuti in altri esercizi o costi divenuti insussistenti; i dividendi e gli utili derivanti da partecipazioni in altre società, come pure gli interessi passivi su capitali dati a prestito.

17 La base imponibile Sono invece componenti negative: i costi di esercizio, tra cui fondamentali sono il costo del lavoro e gli acquisti di beni e servizi necessari all attività dell impresa; le minusvalenze; le sopravvenienze passive; gli interessi passivi; una deduzione forfettaria pari al 10% dell IRAP pagata su interessi passivi e spese per personale dipendente; gli ammortamenti.

18 Le imposte generali sulle vendite e l imposta sul valore aggiunto Le imposte generali sulle vendite possono colpire l intero valore di un bene o l incremento di valore che si registra in una determinata fase della produzione o dello scambio e possono essere applicate in diversi momenti del ciclo produttivo e distributivo.

19 In base a questi due criteri si possono distinguere: le imposte monofase sul valore pieno, che colpiscono una sola fase del processo produttivo e di scambio e sono commisurate al valore pieno del bene in quella fase (le imposte sulle vendite al dettaglio adottate negli USA e le imposte di fabbricazione italiane); le imposte plurifase sul valore pieno, che colpiscono tutte le fasi del processo produttivo e dello scambio e ogni volta sul valore pieno del bene (la cosiddetta IGE, Imposta generale sulle entrate, in vigore in Italia prima dell IVA); le imposte plurifase sul valore aggiunto (o non cumulative), che sono imposte che colpiscono tutte le fasi della produzione e degli scambi, ma ogni volta interessano solo il valore aggiunto realizzato in quel particolare stadio. In Italia nel 1973, nel rispetto di una direttiva comunitaria del 1967, è stata introdotta l IVA, un imposta plurifase sul valore aggiunto.

20 L aliquota dell IVA è pari al 20% applicata al valore aggiunto di ogni fase produttiva

21 Modalità di calcolo del valore aggiunto Per individuare l incremento di valore verificatosi in ciascuna fase si possono adottare due criteri: il metodo base da base (l imposta dovuta si calcola applicando l aliquota alla differenza tra il valore delle vendite e quello degli acquisti degli input necessari alla produzione); il metodo imposta da imposta (il tributo si applica al valore pieno di ciascun acquisto e di ciascuna vendita, ma il contribuente paga al fisco solo la differenza tra l imposta riscossa dal cliente a cui ha venduto il bene o servizio, l IVA a debito, e l IVA pagata sui suoi acquisti, l IVA a credito). I due metodi di calcolo danno lo stesso risultato se l aliquota è unica per tutti i beni e servizi scambiati.

22 Operazioni imponibili, non imponibili ed esenti Con questo tipo di imposta si possono prevedere casi di detraibilità dell IVA sugli acquisti o ammettere regimi speciali; per fare ciò si distinguono le operazioni di scambio in: operazioni imponibili (assoggettate all imposta sull intero loro valore, secondo le aliquote specificate dalla legge); operazioni non imponibili (o ad aliquota zero), per le quali l aliquota dell ultimo stadio produttivo è pari a zero e l imposta pagata negli stadi precedenti è rimborsata; operazioni esenti, per le quali nello stadio finale non si applica l IVA, ma l imposta pagata sugli stadi precedenti non è rimborsata (l onere dell imposta grava completamente sul produttore dello stadio precedente a quello finale di vendita).

23 La struttura delle aliquote: ragioni di equità ed efficienza La direttiva europea 112 del 2006 prevede un aliquota ordinaria che non può essere inferiore al 15% e la possibilità per gli Stati membri di adottare una o due aliquote ridotte non inferiori al 5%. La stessa direttiva prevede che possono essere stabilite delle cosiddette aliquote ultra ridotte su beni specifici. In Italia vigono ancora tre aliquote: due ridotte (al 4 e al 10%) e una ordinaria al 22%. Le aliquote variano a seconda del bene che colpiscono per ragioni di equità o perché si tratta di beni meritori.

24 La struttura delle aliquote: ragioni di equità ed efficienza Un imposta ad aliquote differenziali pone il problema di come stabilire le varie aliquote. Se lo scopo del legislatore è ottenere un certo gettito fiscale nel modo più efficiente possibile, le aliquote dovrebbero essere stabilite in modo che la domanda compensata di ogni bene sia ridotta in pari proporzione. Se la domanda di ogni bene dipende solo dal suo prezzo, vale la regola secondo cui l aliquota fiscale deve essere inversamente proporzionale all elasticità compensata della domanda rispetto al prezzo: se la domanda del bene è rigida l aliquota sarà relativamente alta e viceversa. Ai fini dell efficienza non è necessaria un imposta generale sulle vendite con la medesima aliquota per ogni bene.

25 La struttura delle aliquote: ragioni di equità ed efficienza Se invece l obiettivo del legislatore è quello di trovare un valido compromesso tra equità ed efficienza, la teoria dell imposizione ottimale suggerisce di abbandonare la regola dell elasticità inversa. Se il reddito delle fasce più povere della popolazione è destinato in gran parte a beni la cui domanda è relativamente rigida rispetto al prezzo, l imposizione su questi beni dovrebbe essere ridotta o assente. E questo è sicuramente il motivo per cui ai generi alimentari si applica l aliquota ridotta dell IVA.

26 Le accise sui prodotti energetici Il consumo di prodotti energetici è tassato in Italia anche con una serie di accise erariali (imposte in valore per unità di prodotto) e relative addizionali regionali o comunali; tra queste: l accisa erariale e addizionale regionale sul consumo di gas naturale; l accisa erariale e addizionale regionale sugli oli minerali (benzina, gasolio per auto, gasolio per il riscaldamento); l accisa erariale e addizionale comunale sul consumo di energia elettrica.

27 Le accise sui prodotti energetici Questo tipo di tributi hanno il pregio di assicurare un gettito consistente, data l ampiezza della base imponibile. Si tratta inoltre di beni la cui domanda è sostanzialmente rigida, elemento che rende non particolarmente distorsiva la tassazione. Infine la possibilità di diversificare le accise, o le aliquote delle addizionali, a seconda del tipo di prodotto consumato e del tipo di impiego permette allo Stato e agli Enti locali di perseguire specifiche finalità di politica industriale o di tutela del territorio.

28 Rosen H. S., Gayer T. (2010), Scienza delle finanze, McGraw-Hill, Milano, capp. 16, 17, 18.

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