Giorgio Gentili - Brescia 11 aprile 2014

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2 Le cause della crisi 2

3 Le cause della crisi In relazione alle origini, è possibile 3 distinguere le seguenti tipologie di declino e di crisi situazioni di crisi a matrice esterna in essa, l influenza dei fattori non controllabili dal vertice aziendale è dominante. crisi economiche: calo della domanda, incremento della disoccupazione, aumento del prezzo delle materie prime; crisi ecologiche: esplosione di una centrale nucleare, riversamento di petrolio nel mare; crisi catastrofiche: terremoto, tzunami, inondazione situazioni di crisi a matrice interna la causa determinate è rappresentata da errori strategici ed organizzativi del vertice aziendale errore strategico: errata definizione del mix di portafoglio degli investimenti; crisi di posizionamento: errori nella scelta dei segmenti o delle nicchie di mercato; crisi dimensionali: sottodimensionamento o sovradimensionamento crisi da inefficienze: squilibrio tra costi sostenuti e risultati ottenuti

4 Le cause alla base della crisi 4 A seconda dell origine dello squilibrio, si possono distinguere squilibri che nascono dal conto economico (economici) rispetto a quelli che derivano dallo stock di debito (finanziari); In realtà essi sono sempre collegati, dal momento che, nel tempo, uno squilibrio economico genera debiti, i quali aumenteranno gli oneri finanziari, i quali ingrandiranno le perdite, che creeranno ulteriori debiti, ecc. seguendo un effetto a catena; In presenza di entrambi gli squilibri, si può parlare di crisi mista. Ogni crisi, a un certo livello, rischia di diventare mista; Gli squilibri di tipo economico tendono ad essere più difficili da curare rispetto a quelli di tipo finanziario.

5 Le cause alla base della crisi (2) SQUILIBRI ECONOMICI E FINANZIARI Squilibri di natura economica: 1) Problemi Prodotto-Mercato-Tecnologia; 2) Aumento costi variabili; 3) Aumento costi di struttura; 4) Perdite di natura straordinaria. Squilibri di natura finanziaria: 1) Sottocapitalizzazione; 2) Eccessivi investimenti finanziati con debito; 3) Eccessivo peso del capitale circolante; 4) Altre cause, operazioni straordinarie, ecc. L aumento del debito incrementa gli oneri finanziari. L aumento degli oneri finanziari incrementa lo squilibrio reddituale e le perdite. 5

6 Le cause alla base della crisi (3) 6 PRODOTTO-MERCATO-TECNOLOGIA Gli squilibri economici derivano molto spesso da errori nell interpretazione di uno di questi tre fattori: Prodotto: Superato troppo costoso Mercato: Maturo alti costi di trasporto; andamento della valuta delle vendite. Tecnologia: Costosa obsoleta inquinante o fuori norma

7 Le cause alla base della crisi (4) 7 AUMENTO COSTI VARIABILI Tipicamente per i mercati ciclici, i margini delle imprese dipendono dall andamento dei prezzi delle materie prime sottostanti: petrolio (ed energia in generale), acciaio (ed altri metalli), carta, grano (ed altri generi alimentari), ecc. ; L aumento dei prezzi delle materie prime, se non viene immediatamente trasferito dal consumatore più a valle (o finale), può generare un sensibile abbassamento dei margini; Così come per le vendite, anche per gli acquisti l andamento di una valuta di riferimento può condizionare sensibilmente i margini.

8 Le cause alla base della crisi (5) 8 AUMENTO COSTI STRUTTURA La diminuzione dei margini di contribuzione ha come effetto non secondario quello di aumentare il livello dei costi fissi aziendali, se non vengono prese immediatamente delle contromisure; Poiché i costi fissi sono composti principalmente da capitale e lavoro, uno dei primi interventi è il ricorso alla cassa integrazione (CIG) od ai contratti di solidarietà; Più difficile è il ricorso alla chiusura completa o alla dismissione di uno stabilimento o di un ramo d azienda.

9 Le cause alla base della crisi (6) 9 PERDITE STRAORDINARIE Risultati negativi possono anche essere generati da avvenimenti di tipo straordinario, quali: Insolvenza di un cliente chiave (da valutare se straordinario); Cause intentate da clienti, dipendenti, terzi in generale o accertamenti fiscali; Distruzioni derivanti da incendi e furti non coperti da assicurazione; Scioperi, ecc.

10 Le cause alla base della crisi (7) 10 SOTTOCAPITALIZZAZIONE La sottocapitalizzazione è uno degli elementi tipici della struttura finanziaria delle PMI; È evidente che più alta è la patrimonializzazione delle imprese più bassa sarà, a parità di altri fattori, il rischio di insolvenze e di fallimenti; Tuttavia la capitalizzazione varia molto dal settore e dal momento contingente; Se raffrontata ad altri paesi europei il livello di patrimonializzazione in Italia è effettivamente uno dei più bassi.

11 Le cause alla base della crisi (8) 11 ECCESSIVI INVESTIMENTI A DEBITO L azienda è possibile che faccia il passo più lungo della gamba e compia investimenti troppo onerosi e/o con rendimenti molto bassi o nulli; Non solo con riferimento a immobili, impianti, ecc. ma anche in relazione all acquisto di altre aziende, di intangibili, ecc.; L investimento diviene pessimo se finanziato interamente a debito, aumentando la leva finanziaria e i relativi oneri; L eventuale svalutazione da recepire in bilancio potrebbe annullare o diminuire fortemente il patrimonio netto, superando i limiti dell art c.c..

12 Le cause alla base della crisi (9) 12 ECCESSIVO PESO DEL CIRCOLANTE Il Capitale Circolante è formato da crediti commerciali, scorte e debiti commerciali; Il Capitale Circolante si comporta esattamente come spugna in quanto: In presenza di fasi di crescita tende ad assorbire liquidità, in quanto normalmente l aumento dei crediti commerciali e del magazzino non sarà controbilanciato da un pari aumento dei debiti commerciali; In presenza di fasi recessive e di crisi tende a restituire liquidità, per il calo dei crediti e del magazzino, ma subentrano altri pericolosi fattori, soprattutto se il periodo tra crescita e crisi è assai breve.

13 I sintomi della crisi 13

14 I sintomi Saturazione delle linee di credito 14 Episodiche irregolarità pagamenti forniture La crisi presenta dei sintomi di gravità crescente che si autoalimentano Frequenti Sconfina - menti di fido Strutturali irregolarità pagamenti forniture ignorarli porta ad un loro inesorabile aggravamento Revoche fido e richieste di rientro Segnalazio ne soffe - renza in CR Irregolarità pagamenti erario e dipendenti Azioni ingiuntive ed esecutive Dichiarazio ne insolvenza

15 Correttezza del presupposto della continuità aziendale Il principio di revisione n. 570 evidenzia alcuni esempi di situazioni che possono comportare rischi per l impresa: possono far sorgere significativi dubbi riguardo il presupposto della continuità aziendale: 15 Analisi del presupposto della continuità aziendale

16 Indicatori finanziari (1) 16 deficit patrimoniale o capitale circolante negativo prestiti a scadenza fissa e prossimi alla scadenza senza che vi siano prospettive di rinnovo o di rimborso eccessiva dipendenza da prestiti a breve termine per finanziare attività a lungo termine; indicazioni di cessazione del sostegno finanziario da parte dei finanziatori e altri creditori; bilanci storici o prospettici che mostrano cash flow negativi; principali indici economico-finanziari negativi;

17 Indicatori finanziari (2) 17 consistenti perdite di esercizio mancanza o discontinuità nella distribuzione dei dividendi impossibilità di saldare i debiti ed incassare crediti alla scadenza difficoltà nel rispettare le clausole contrattuali dei prestiti cambiamento di atteggiamento dei fornitori con richiesta di pagamento alla consegna incapacità di ottenere finanziamenti per investimenti

18 Indicatori gestionali Dimissioni dei Consiglieri e dei Sindaci Perdita di dirigenti senza riuscire a sostituirli Perdita di mercati fondamentali, franchising, concessioni, fornitori importanti Difficoltà nell organico del personale Scarsità di approvvigionamenti fondamentali 18

19 Altri indicatori 19 capitale ridotto al di sotto dei limiti legali contenziosi legali e fiscali che, in caso di soccombenza, potrebbero comportare obblighi di risarcimento che l impresa non è in grado di rispettare modifiche legislative o politiche governative dalle quali si attendono effetti sfavorevoli all impresa Sopravvenuta mancanza dei requisiti per il mantenimento delle autorizzazioni necessarie allo svolgimento attività sociale prevalente.

20 Analisi di bilancio 20 P R O F I L I I N T R O D U T T I V I

21 Indici di bilancio 21 L obiettivo di un analisi di bilancio per indici è quello di fornire al lettore delle indicazioni (campanelli d allarme) circa lo stato di salute dell impresa, valutando le performance delle diverse aree aziendali nello spazio e nel tempo. Ad esempio, attraverso l utilizzo di indici, confrontare: valori omogenei appartenenti alla medesima azienda (esercizi precedenti), oppure con le medie di settore ed i best performers di un gruppo omogeneo di aziende (stesso codice di attività, stessa classe di fatturato)

22 Indici di bilancio (2) 22 L analisi per indici si basa su di un processo logico/cronologico fatto di 4 momenti: Individuazione degli indicatori significativi Riclassificazione dello stato patrimoniale e del conto economico Calcolo indicatori prescelti Interpretazione degli indici

23 Analisi dei margini: Margine operativo lordo (EBITDA) 23 L EBITDA è un indicatore di reddittività evidenzia il reddito d azienda basato esclusivamente sulla gestione caratteristica Valore Aggiunto Costo del lavoro = Margine operativo lordo (EBITDA) Attraverso il suo utilizzo si evitano le distorsioni relative alla struttura finanziaria aziendale e si evita di considerare i costi non monetari. fornisce una indicazione dell incidenza percentuale del margine operativo sui ricavi aziendali

24 Effetto forbice 24 Esso deriva dall analisi della dinamica dei costi e dei ricavi in un intervallo temporale predefinito. I movimenti della forbice possono essere divergenti o convergenti: Il tasso di crescita dei costi è superiore alla crescita dei ricavi. Rischio di situazione di dissesto Tasso di crescita dei ricavi che eccede quello dei costi, generando un area degli utili progressivamente crescente. Situazione ottimale.

25 Analisi degli investimenti: Stato attuale delle immobilizzazioni tecniche 25 Per l'analisi dello stato attuale delle immobilizzazioni tecniche si può utilizzare questo indicatore: Un valore molto basso dell'indice indica che le immobilizzazioni sono piuttosto obsolete Al contrario, un rapporto elevato indica la presenza di immobilizzazioni di recente acquisizione e dunque in piena efficienza operativa.

26 Incidenza del capitale circolante netto commerciale 26 Due tipologie di investimenti in cui un azienda impiega le proprie risorse capitale circolante commerciale immobilizzazioni tecniche Se l'incidenza del CCNC è pari al 20%, significa che il 20% del giro d'affari annuo prodotto dall'azienda è «congelato» in rimanenze e crediti verso clienti. Tanto maggiore è l'incidenza del CCNC tanto più elevato è il fabbisogno finanziario che l azienda deve coprire mobilizzando risorse finanziarie di natura esterna.

27 Indici di durata del capitale circolante Il tempo medio d incasso ci informa su quanto tempo intercorre in media dalla vendita all incasso, facendo così luce sulla capacità dell azienda di riscuotere i crediti. 27

28 Indici di durata del capitale circolante L indice costituisce un buon indicatore: sia della competitività sia del fabbisogno finanziario Competitività Un elevato tempo medio d incasso, per esempio, può essere il risultato: di un limitato potere contrattuale nei confronti dei clienti; di una scarsa solidità dei clienti. Fabbisogno finanziario Un aumento della durata dei crediti, a parità di altre condizioni, determina un maggior investimento di capitale circolante e quindi un più elevato fabbisogno finanziario, che a sua volta genera maggiori oneri di natura finanziaria (interessi) 28

29 Indici di durata del capitale circolante 29 Anche questo indice fornisce informazioni: sulla competitività ( da un idea sul potere contrattuale nei confronti dei fornitori) sul fabbisogno finanziario (valori in aumento, a parità di altre condizioni, segnalano un minor investimento di capitale circolante, e in ultima istanza, minor fabbisogni finanziari)

30 Indici di durata del capitale circolante 30 Efficienza produttiva: Un elevata rotazione delle materie prime e dei semilavorati in magazzino è frutto di un buon coordinamento tra la gestione degli acquisti e la produzione Efficienza dell attività commerciale

31 Indici di durata del capitale circolante 31 Per chiudere l analisi è utile calcolare il ciclo del circolante. Indica il numero di giorni che intercorrono in media tra il momento in cui vengono pagati i fornitori e quello in cui vengono incassati i crediti da clienti per la vendita di prodotti.

32 Analisi dei finanziamenti Posizione finanziaria netta 32 Individua l indebitamento aziendale. Viene espressa dunque, come totale dei debiti finanziari, sia a breve sia a lungo termine, al netto della cassa e delle attività finanziarie in portafoglio e facilmente liquidabili

33 Posizione finanziaria netta (2) 33 Debiti finanziari a mediolungo termine Liquidità immediate Debiti finanziari a breve termine Posizione finanziaria netta negativa

34 Posizione finanziaria netta (3) 34 Strumento di valutazione delle performance aziendali confrontandolo con altri indicatori (MOL, fatturato, patrimonio) Permette di esprimere -livello di indebitamento della società (ove considerato isolatamente); - la solidità della struttura patrimoniale (quando viene rapportato ai mezzi propri); - capacità di restituzione dei debiti (quando rapportato al fatturato)

35 L equilibrio finanziario di medio periodo 35

36 L equilibrio finanziario di medio periodo (2) 36

37 37 GRAZIE PER L ATTENZIONE

38 38 GIORGIO GENTILI Senior Partner del Networkprofessionale si occupa prevalentemente di revisione contabile, compliance aziendale (ex D.Lgs. n. 231/01), due diligence, perizie contabili, bilanci straordinari, M&A, consulenza societaria, consulenza in materia di cooperative ed enti non profit. Dottore commercialista e revisore legale dei conti è membro del Collegio sindacale di enti e di Organismi di Vigilanza ex D.Lgs. n.231/01. Su incarico del Ministero dello Sviluppo Economico è Commissario liquidatore di alcune cooperative. È inoltre Revisore legale dei conti di società di capitali e cooperative. Coordinatore del quotidiano di informazionie onlinewww.larevisionelegale.it di FISCOeTASSE. È autore per IPSOA editore, Maggioli editore e Sistemi Editoriali Esselibri, di pubblicazioni in materia societaria, fiscale, compliance aziendale e revisione contabile e scrive sulle principali riviste specializzate. gentili@hepta.it Linkedin: Giorgio Gentili

39 Alcune pubblicazioni in materia 39

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