LA TABLATURA NELLA METODOLOGIA MODERNA

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1 ISIUO MUSICLE VINCENZO ELLINI CNI iennio di II livello per la formazione dei docenti nella classe di concorso di strumento musicale () Strumento: Chitarra () GIUSEPPE ORRISI L LUR NELL MEODOLOGI MODERN esi di laurea Relatore: Prof. gatino Scuderi nno ccademico /8

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3 INDICE PREMESS pag. CPIOLO I INVOLUR: ORIGINI E CRERISICHE pag. CPIOLO II NEI PRIMI NNI pag. CPIOLO III L LUR DIGILE pag. CPIOLO IV L UILIZZO CORREO pag. CPIOLO V I VNGGI DELL LUR DIGILE pag. CPIOLO VI CONCLUSIONI pag. 6 ILIOGRFI pag.

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5 PREMESS Esiste un legame tra le antiche intavolature liutistiche e degli strumenti similari (vihuela, tiorba, chitarrone, etc.) sviluppatesi tra il XVI e il XVII secolo e le attuali tablature per chitarra? d una prima osservazione potrebbe sembrare azzardato, o per alcuni persino sacrilego, un tale accostamento. In italiano il termine tablatura (o tabulatura ) è ormai di uso comune e sta ad indicare le moderne intavolature chitarristiche per distinguerle da quelle antiche proprie degli strumenti a pizzico e a tastiera. «Una intavolatura è un metodo alternativo al pentagramma per scrivere la musica. nche se non è il termine italiano corretto, spesso si utilizza la dicitura tablatura o tabulatura (dal lat. tabula, tavola ).» (it.wikipedia.org/wiki/intavolatura). Le origini delle intavolature (risalenti al periodo tardo medioevale) trovarono concreta affermazione in una enorme quantità di musica, molta della quale di straordinario valore storico e musicale, e la loro esistenza era funzionale alla pratica esecutiva rappresentando una ingegnosa alternativa (più semplice ed immediata) alla notazione diastematica già in uso da qualche secolo. Le attuali tablature per chitarra, con l avvento della notazione moderna e la conseguente evoluzione verso una scrittura musicale sempre più completa di indicazioni per l esecutore (), secondo il parere di molti oggi non avrebbero ragione di esistere e difatti non sono pochi i detrattori che le considerano non solo inutili ma addirittura dannose. Il fil rouge che lega l antica intavolatura con la moderna tablatura è rappresentato dalla diretta e immediata percezione grafico-visiva che l esecutore viene ad avere del brano, byapassando tutte quelle componenti ( complicate ) della notazione su pentagramma, non indispensabili ai fini pratico-esecutivi. Naturalmente, come vedremo, la lettura su tablatura non è priva di controindicazioni ma, da un punto di vista metodologico, il ricorso ad essa come strumento didattico, è giustificato da una forte valenza positiva, soprattutto nella delicata fase propedeutica.

6 Il tutto si inquadra nella ricerca, confortata dai più moderni orientamenti metodologici, di un approccio all insegnamento strumentale che cominci dal suono e non da informazioni astratte di eoria musicale o di Solfeggio. ttraverso l uso della tablatura, ossia della rappresentazione grafico-visiva della posizione delle corde e dei tasti da premere con le dita sulla chitarra, l allievo principiante di Scuola Media ha la possibilità di un rapporto immediato con lo strumento attraverso una lettura musicale che è decisamente più intuitiva rispetto a quella legata alla canonica notazione sul pentagramma. nche se il contesto storico-musicale che vide l affermazione delle antiche intavolature era diverso da quello attuale, fondamentalmente il principio è lo stesso: l antica intavolatura e la moderna tablatura hanno in comune un sistema di rappresentazione grafico-visiva che comunica all esecutore (in maniera analogica) le posizioni da realizzare sullo strumento nella combinazione tra corda da pizzicare con la mano destra e tasto da pressare con la mano sinistra. Ma, per concludere questa breve premessa, la tablatura moderna ha sicuramente molte più frecce al proprio arco di quante non ne avesse la sua antica progenitrice: l uso delle moderne tecnologie (attraverso il computer) ne permette un utilizzo che va ben al di là della semplice visualizzazione grafica delle posizioni strumentali ampliandone enormemente la valenza didattica; di questo mi occuperò nei capitoli successivi, dedicati all esperienza maturata in tanti anni di insegnamento direttamente sul campo (di battaglia) : la Scuola! () La tendenza a precisare nella partitura le istruzioni per l esecuzione si rafforzò durante il XIX sec. e all inizio del XX, al punto che, in alcuni pezzi di rnold Schoenberg, si trovano istruzioni precise per l esecutore, si può dire di ogni singola nota; lo stesso Stravinskij pare abbia detto una volta, come gli fosse sufficiente che l esecutore suonasse le note esattamente come egli aveva indicato, piuttosto che le interpretasse. Secondo alcuni compositori del XX sec., il passo ulteriore da compiere per aderire alla logica, sarà l eliminazione dell esecutore, l intermediario fra il compositore e il suo pubblico.[howrd MYER ROWN, Notazione in DEUMM, il Lessico III, orino, UE, (ª ed. 8), p. 8]. 6

7 INVOLUR: ORIGINI E CRERISICHE Sappiamo bene quanto la scrittura sia stata importante e fondamentale nell evoluzione umana. Scrivere non rappresenta solo un mezzo per evitare una trasmissione orale meno precisa e meno sicura. nche se la motivazione a segnare nelle varie civiltà è scaturita, quasi sempre, dall esigenza a memorizzare meglio, tale gesto grafico si è sempre poi trasformato (nei vari linguaggi) in qualcosa di più profondo. Nell ambito musicale la notazione (da quella alfabetica sino ai nostri giorni) ha permesso non solo di tramandare/diffondere/eseguire con una relativa certezza ed efficacia dei messaggi culturali, ma via via ha cambiato il modo stesso di pensare/vedere (e di conseguenza di comporre/eseguire) la musica. La nostra indagine sulla tablatura, si fonda proprio su questa considerazione. Capire e scoprire come un procedimento di semplice scrittura si possa in realtà trasformare in un grande aiuto per la mente di chi si incammina (educatori e allievi) nel complesso iter dell apprendimento. «Normalmente i principianti iniziano a studiare la notazione musicale fin dalle loro primissime lezioni. Ci sono però convincenti argomentazioni di musicisti ed educatori musicali, nonché una notevole quantità di ricerche psicologiche, che suggeriscono che forse questo non è il modo migliore per sviluppare l alfabetizzazione musicale nei giovani discenti. l cuore di tali argomentazioni c è l idea che introdurre la notazione in una fase più avanzata degli studi, permette agli allievi di concentrarsi sullo sviluppo delle immagini uditive e delle abilità fisiche richieste per suonare lo strumento. Le ricerche suggeriscono inoltre che introdurre precocemente la notazione potrebbe di fatto essere dannoso per le intuizioni musicali spontanee dei bambini, poiché non li metterebbe nelle condizioni di comprendere la relazione tra le proprie conoscenze percettive e il sapere concettuale utilizzato per descriverle.» ()

8 L uso della tablatura per i principianti come grafia notazionale alternativa al pentagramma, si inquadra perfettamente in tali orientamenti metodologici in quanto, a mio parere, rappresenta una ideale via di mezzo tra la pratica musicale totalmente avulsa da ogni riferimento grafico-analogico e la complicata decodifica della notazione astratta tradizionale. ale via di mezzo infatti non comporta particolari sforzi di lettura e di memorizzazione al neofita, ma nello stesso tempo gli consente di avere un importante riferimento pratico di supporto allo sviluppo delle abilità strumentali. «La partitura è una riduzione grafica, una stesura sulla carta di un fenomeno che si svolge nel tempo e nello spazio. [ ] Una breve scorsa alla storia della notazione ci permetterà di cogliere meglio la relatività dei simboli legati alla descrizione del fenomeno musicale. abilonia, a partire dal XVI secolo a.c., sono annotati con un alfabeto i suoni strumentali; del resto, nella musica sumerobabilonese, la notazione della scala eptatonica si fa sotto forma di cifre. In Grecia, nel a.c., le lettere indicano le altezze delle note e i segni messi sulle lettere ne indicano la durata. isanzio i segni principali indicano soprattutto il movimento della voce. In Siria la trasmissione dei canti si fa oralmente. In rmenia i manoscritti dal IX a XVII secolo mostrano più di 8 segni che indicano melodia, durata, punteggiatura musicale, fatto che non impedisce anche la trasmissione orale. In Etiopia c è una grande diversità di segni: punti, tratti orizzontali, lettere per notare i suoni. Quanto ai Copti, per la preoccupazione di non «rivelare agli stranieri il patrimonio sacro della liturgia», preferiscono la tradizione orale. Dopo l uso della chironomia (semplice indicazione gestuale della mano che precisa al cantore il movimento del suono nello spazio e nel tempo), il Medio Evo occidentale vede la fioritura dei neumi segni musicali sempre legati ai testi liturgici. Questi segni danno delle indicazioni di movimenti e di pendenze, perché i movimenti delle altezze vocali sono tradotti con una rappresentazione spaziale.» () 8

9 Dunque si evince come la partitura abbia assunto in varie epoche e contesti storico-geografici diversi, differenti connotazioni ed è in tale ambito che possiamo inquadrare in Europa (verso la fine del ) la nascita delle prime intavolature. La caratteristica generale intrinseca delle antiche intavolature (così come delle attuali tablature) è una impostazione grafica che imita le caratteristiche fisiche dello strumento a cui si riferisce. «L Intavolatura è sistema di notazione per strumenti a corde e a tastiera (liuto, organo, cembalo e simili), adottato in Europa nel e 6, con cui si solevano trascrivere (intavolare), a uso di uno solo, composizioni destinate in origine a più esecutori. Si ebbero vari tipi di intavolatura a seconda dell epoca e del paese e a seconda che lo strumento fosse a tastiera (intavolatura detta d organo) o a corde (intavolatura detta di liuto). Nelle intavolature d organo le singole voci di una composizione polifonica venivano scritte parallelamente, una sotto l altra, ora mediante note su due righi musicali per la mano destra e la mano sinistra in modo analogo alla moderna scrittura per pianoforte (Italia, Francia, Inghilterra), ora per mezzo di semplici numeri, corrispondenti a determinati suoni (Spagna), ora mediante note su rigo musicale per la voce superiore, e semplici lettere dell alfabeto per le voci sottostanti, o addirittura (dopo il ) mediante sole lettere alfabetiche, per tutte le voci (intavolatura d organo tedesca). Per le intavolature di liuto, in Italia, Spagna e Francia si adottò un sistema di linee parallele orizzontali, ciascuna rappresentante una corda, sopra le quali venivano segnati i gradi progressivamente più acuti, a partire da quello della corda senza applicazione di dito (corda vuota): in Italia e Spagna, con la serie successiva dei numeri (, corda vuota,,, ecc.); in Francia, mediante la serie ordinata delle lettere alfabetiche (a corrispondente a corda vuota, b, c, d, ecc. corrispondenti ai gradi superiori). Più complicata di tutte, la intavolatura di liuto tedesca prescindeva dalla raffigurazione delle corde, valendosi di una quantità di segni particolari, fra le lettere, numeri e altri simboli, ciascuno indicante una determinata nota dello strumento. In tutte le intavolature le indicazioni di altezza erano accompagnate da quelle dei valori

10 ritmici, ora rappresentate dai normali segni musicali di durata, ora da segni speciali.» () Da una immediata analisi di quanto sopra scritto e dalla visualizzazione del relativo schema si possono trarre alcune interessanti considerazioni. I sistemi di intavolatura che maggiormente si avvicinano a quello della moderna tablatura sono quelli italiano e spagnolo che indicano i tasti da pressare attraverso dei numeri disposti sulle linee orizzontali che rappresentano le corde dello strumento.

11 Di contro, però, la disposizione delle corde stesse è diversa ossia la prima corda (il cosiddetto cantino e che è la più acuta) non è disposta in alto così come avviene nella attuale, ma esattamente al contrario (cioè a specchio rispetto ad essa). ale particolare disposizione si evince anche dall esempio successivo relativo alle trascrizioni in notazione moderna di due intavolature entrambe per chitarra a cinque ordini o cori (corde): una spagnola di Gaspar Sanz (con i numeri sulle corde a indicare i tasti come quella italiana) e l altra francese di Robert De Visée (con le lettere invece dei numeri). Si noti come le note più acute prodotte dal cantino siano segnate in basso nella intavolatura spagnola e in alto in quella francese: in pratica, dalla combinazione dei due sistemi, si ottiene la moderna tablatura.

12 Gaspar SNZ (6-) CNRIOS EN RE MJEUR de "Instruccion de musica sobre la guitarra española" (Zaragoça, 6) Révision pour guitare de Jean-François Delcamp qk» Ÿ V # # 6 8. Œ J. Œ J V # # j.... V # j #. j j j j. j J. J V # j #.. j j j Ó.. V # j j #. j j..... Œ.. V # #. j.. [ [.] Ó..] [..] V # j #. j. j.. [.] [.] [.] [..] Gaspar SNZ : CNRIOS EN RE MJEUR

13 V # j j j #... Œ. j j V # # # j j j j V # #. Œ.. j. J J j j V # #... j j j j. Œ J J V # j #... j j j j j. Œ J J V # #.. n j... Ó. Ó. J J. Œ J V # j C II j j #.... [ g g...]. Œ J V #. U #.. j... J.... u Gaspar SNZ : CNRIOS EN RE MJEUR C II

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15 Robert de VISEE (66-) PRELUDE de la SUIE VIII en ré mineur de "Livre de Pièces pour la guittarre" (Paris 686) daptation pour guitare de Jean-François Delcamp q» V b c J Ÿ Ÿ n b V b c II # Ÿ J j c II Ÿ. # Ÿ C III Ÿ. ^ # g C II C # Ÿ II n # V b n Œ Ÿ Ÿ J C I Ÿ j j g v J ^ g ^ g C III V b Ÿ. # g c II Ÿ # ^#. g j w w Robert de VISEE : PRELUDE de la SUIE VIII en ré mineur

16 «Le musiche per gli strumenti a corde erano generalmente scritti in intavolatura. Questo sistema si differenzia dalla normale notazione mensurale, perché indica esattamente quali tasti il suonatore deve premere e quali corde deve pizzicare o toccare con l arco per ottenere una certa successione di note o di accordi. In pratica l intavolatura è un sistema grafico legato strettamente a un determinato strumento e funzionante solo su quello. Questo sistema ha enormi vantaggi ed è molto più funzionale della normale notazione, soprattutto per la lettura dei brani polifonici: non occorre conoscere la reale intonazione dello strumento che si sta suonando e non esistono problemi nel suonare le alterazioni accidentali che sono tutte ovviamente annotate. Per quanto riguarda gli strumenti a corda, erano in uso vari tipi di intavolatura. Esse possono essere suddivise a grandi linee in tre tipi, l intavolatura italiana, la tedesca e la francese. Il tipo italiano, così come quello francese, segnava sulla carta un certo numero di righe, poste come un rigo musicale, che indicavano le corde dei liuto, della viola da gamba, o di un altro strumento; su ognuna delle righe erano annotati i simboli che indicavano il tasto da premere. ra i due sistemi esistevano però delle differenze: nell intavolatura italiana lo strumento era visto «a specchio», cioè la corda più acuta era la più bassa sulla carta, in quella francese avveniva il contrario. questo proposito scrive Mersenne: "isogna notare che gli italiani cominciano a contare i cori delle corde dalla più grossa, in modo tale che finiscono col cantino, dal quale invece noi partiamo, altrimenti non si potrebbero comprendere le loro intavolature". Gli italiani indicavano i tasti con numeri progressivi: indicava la corda vuota, il primo tasto e così via; i francesi usavano invece le lettere dell alfabeto, usando la «a» per indicare la corda vuota e le altre a seguire. Il ritmo del brano era segnato al di sopra del sistema, mediante valori mensurali o più comunemente con staffe a imitazione delle gambette delle note. Se la staffa non veniva ripetuta, significava che il valore ritmico rimaneva invariato fino all apparire di una staffa diversa. L intavolatura tedesca aveva un organizzazione del tutto differente dalle due precedenti; il primo a parlarne diffusamente è Virdung (), sebbene essa fosse in uso in Germania da almeno cinquant anni. Esiste infatti una raccolta 6

17 manoscritta, il Konigsteiner Liederbuch ( ca.) attualmente conservata nella biblioteca di erlino che riporta quattro brani annotati in intavolatura tedesca scritti per uno strumento a cinque cori. Il sistema tedesco è puramente simbolico, non legato alla raffigurazione dello strumento che accomuna l intavolatura italiana e la francese; ogni suono producibile è indicato da un simbolo grafico unico: le corde vuote sono simbolizzate da un numero progressivo dal grave verso l acuto (,,,, ) e ogni tasto è indicato con lettere diverse, che non si ripetono mai due volte. In questo modo la notazione consiste solo in una successione di simboli grafici che vengono annotati in colonna quando più suoni vanno prodotti contemporaneamente. Il ritmo è dato dalla notazione a staffa, ma a differenza dell intavolatura italiana l indicazione è ripetuta per ogni valore. Il sistema tedesco è più difficile da memorizzare, ma una volta imparato è di lettura molto agevole. La sua concezione, così avulsa dal fatto «visivo», è una prova a favore dell attribuzione da parte di Virdung della sua invenzione al musicista cieco Conrad Paumann (? ), nato a Norimberga e naturalizzato a Monaco. Virdung ipotizza che il liuto per il quale era stata concepita l intavolatura tedesca non avesse più di undici corde, distribuite su cinque cori, mentre al suo tempo era già di uso normale lo strumento a sei cori. Infatti il simbolo della corda più grave è stato sicuramente aggiunto in seguito. questa struttura di base, i vari autori aggiungevano nelle loro intavolature altre indicazioni utili per l esecutore: per esempio potevano essere notate le dita da utilizzare nel pizzicare le corde, oppure il verso delle arcate nelle composizioni per viola. Quando incominciò a prendere piede la tecnica di suonare la chitarra per accordi «strappati», quella che gli spagnoli chiamavano rasgueado, fu inventato un sistema di notazione che indicava con delle lettere gli accordi pieni da suonare ritmicamente. Una serie di linee verticali poste sotto o sopra una lunga linea orizzontale indicava la direzione delle «strappate», e a queste si aggiungeva la solita annotazione a staffa. L intavolatura per chitarra strappata fu usata per la prima volta in una pubblicazione del 86 intitolata Guitarra Espanola y Vandola di Juan Carlos y mat; venne ripresa durante il XVII sec. dagli italiani e denominata «alfabeto per chitarra spagnola». ()

18 Possiamo notare come, diversamente da quanto evidenziato precedentemente, il sistema che più si discosta da quello attuale è sicuramente quello tedesco che in pratica condivide ben poco con i suoi antichi parenti neolatini (nonché con la moderna tablatura); non essendo basato su un sistema di visualizzazione delle posizioni strumentali impiega semplicemente un sistema di notazione alternativa a quella convezionale su pentagramma. Nello stesso tempo è interessante la considerazione del matematico francese (scopritore dei numeri primi) Marin Mersenne (88-68) che osservava come il sistema italiano fosse speculare rispetto a quello francese riguardo la disposizione grafica delle corde nella intavolatura, e che la cosa avrebbe potuto generare una certa confusione. () GRY E. MCPHERSON e PUL EVNS, Il suono prima del segno in. VV. Orientamenti per la didattica strumentale, Lucca, LIM,, p. () CLIRE RENRD, Il gesto musicale, Milano, Ricordi, 88 (ed. orig. Parigi 8), pp. - (). VV., Intavolatura in Enciclopedia della musica, Milano, Garzanti, 6 (ª ed. 8), pp. - () < 8

19 NEI PRIMI NNI Nei primi anni, con la nuova legge sull autonomia scolastica, cominciarono ad attivarsi molti laboratori su iniziativa del Consiglio di Istituto delle varie Istituzioni Scolastiche nell ambito del nuovo cosiddetto Piano della Offerta Formativa (P.O.F.). I Presidi si rivolsero per le docenze a degli Esperti anche esterni alla scuola stessa soprattutto per quelle discipline che non erano previste nelle materie curriculari; nacquero così i primi Laboratori Musicali e naturalmente uno degli strumenti più richiesti dai ragazzi, data la sua popolarità, fu la Chitarra. quel tempo erano ancora poche le Scuole ad Indirizzo Musicale nel territorio nazionale e ancor meno nella provincia di Catania (soltanto una!). Per cui, finalmente, la chitarra (sia pure non ancora dalla porta principale ) fece il suo ingresso nell ambito scolastico e molti Diplomati furono chiamati a svolgere il compito di insegnare lo strumento a scuola. Cominciai così, nel 6 presso il Liceo Scientifico Ettore Majorana di Scordia, la mia carriera scolastica e subito dovetti scontrarmi con tutta una serie di nuove problematiche cui non ero abituato dal momento che la mia attività di insegnamento si limitava, fino ad allora, alle sole lezioni frontali e individuali. I Laboratori, spesso autofinanziati in toto o in parte dagli stessi allievi, invece erano strutturati in maniera diversa: il corso comprendeva (per ovvie ragioni) un numero considerevole di ragazzi cui fare lezione simultaneamente (da un minimo di cinque fino addirittura a quindici!). I contratti di collaborazione con la Scuola prevedevano un monte ore di lezioni già prefissato e solitamente, per motivi economici, non si andava oltre le - ore complessive. In tale contesto bisognava arrangiarsi per riuscire ad ottenere un minimo di risultato che potesse soddisfare le aspettative di

20 Docente, llievi e Presidi (le quali, peraltro, non sempre erano necessariamente coincidenti ). Il Preside, solitamente, misurava il successo dell iniziativa dal numero degli iscritti e da quanti alla fine terminavano il corso mentre l obiettivo dei ragazzi era generalmente quello, alla fine del corso, di sapere strimpellare qualche accordo per accompagnare le canzoni preferite. Il Docente si trovava di fronte a due possibilità: la prima (la più comoda) era quella di fare di necessità virtù escludendo a priori obiettivi più ambiziosi e limitandosi ad insegnare ai ragazzi semplicemente gli accordi più semplici senza badare troppo a problematiche quali la corretta impostazione, la postura, etc. Del resto il limitato numero di ore previste e viceversa quello elevato di allievi inevitabilmente abbassava in maniera inversamente proporzionale la qualità della docenza. Scegliendo questo percorso didattico di fatto però il Docente diplomato in chitarra era costretto a limitare molto il proprio raggio d azione e soprattutto ad insegnare lo strumento in maniera molto più riduttiva rispetto alle proprie competenze; per farla breve non era più un corso di chitarra classica nel senso di impostazione classica (per intenderci la chitarra suonata con le dita della mano destra) ma diventava automaticamente un corso di chitarra a plettro per aspiranti, usando una denominazione oggi molto in uso, chitarristi da spiaggia! Premesso che personalmente ritengo lo studio degli accordi realizzati col plettro importantissimo sia a livello pratico che propedeutico (se svolto in maniera corretta), sicuramente un percorso che si limitasse solo a trasmettere quelle poche nozioni personalmente non mi allettava molto. La seconda possibilità era, invece, quella di tentare di riuscire nel poco tempo a disposizione (e coi tanti allievi) ad insegnare ai ragazzi, oltre alle canzonette e agli accordi eseguiti col plettro, almeno i primi elementi di base tecnica per potere suonare qualche semplice brano di chitarra classica (è bene ribadire che per chitarra classica non si intende solo esecuzione di musica classica ma

21 piuttosto un modo classico di suonare, diverso per esempio da quello della chitarra elettrica, acustica, jazz, folk o, come appunto si diceva, a plettro ). Decisi di seguire la seconda possibilità e subito nacque l esigenza di trovare un metodo/sistema che potesse scavalcare tutta la parte teorica e il solfeggio in modo da potere mettere rapidamente i ragazzi nelle condizioni di suonare delle facili composizioni. Potrà apparire paradossale, ma proprio il tipico approccio che generalmente si ha da principiante autodidatta con gli accordi sulla chitarra mi venne in aiuto! Mi procurai un prontuario di accordi dal titolo significativo Chitarristi in ore e cominciai a riflettere sull ingegnoso sistema che questi manuali adottavano per schematizzare graficamente le posizioni degli accordi sulla tastiera. Ecco il classico giro di Do tratto dal suddetto prontuario:

22 In questo schema sono riportati tutti gli elementi essenziali per realizzare le posizioni corrispondenti: i punti neri indicano la corrispondenza esatta tra tasto e corda dove pigiare il dito della mano sinistra e a margine sono segnate esattamente quali dita della mano sinistra devono essere utilizzate: = corda vuota; = indice; = medio; = anulare; = mignolo. Per la mano destra-plettro non occorrevano chiaramente indicazioni. Perché non adottare lo stesso sistema anche per rappresentare ed indicare le varie posizioni della mano sinistra (e anche le corde da pizzicare con la destra) per eseguire delle composizioni per chitarra? Mi resi conto che quel modo di visualizzare gli accordi di accompagnamento, in fondo era assai simile a quello usato anticamente dai liutisti nelle intavolature! ll epoca l uso del PC era ancora estremamente limitato rispetto alla larghissima diffusione odierna e dunque, non conoscendone l uso, dovetti io stesso costruirmi a mano il materiale di cui avevo bisogno. Il mio approccio diretto con le tablature si limitava del resto ai primissimi rudimenti appresi da autodidatta e comunque (come abbiamo visto) relativo esclusivamente agli accordi; provenendo da una impostazione accademica (che si basa sulla notazione tradizionale), non avevo mai studiato un brano di chitarra classica scritto su tablatura. Ero, però, a conoscenza dell impiego di queste tablature in altri ambiti chitarristici, ad esempio negli assolo di chitarra elettrica o per rappresentare graficamente moltissimi brani del cosiddetto stile fingerpicking ().

23 «( Stile del dito, o pizzicare con le dita ) è una tecnica usata per suonare la chitarra, il basso o altri strumenti a corda, eseguita usando le punte delle dita o le unghie al posto del plettro.[ ] La tecnica è stata ideata dai chitarristi neri di blues acustico di inizio» (it.wikipedia.org/wiki/fingerstyle). Nel fingerstyle o fingerpicking (a differenza degli assolo di chitarra elettrica) si tratta di brani polifonici non di accompagnamento. Cercai allora di reperire qualcuna di queste tablature per poterle visionare e trarne spunti per il mio progetto notazionale. Un vecchio amico, dilettante e grande appassionato di chitarra fingerstyle, mi spedì alcune tablature di arrangiamenti di brani di vari autori e diversi brani del celebre chitarrista compositore francese Marcel Dadi (-6). Riportiamo qui sotto la prima pagina di un arrangiamento chitarristico in fingerstyle di un noto brano di George Gershwin (88-): I Got Rhythm.

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25 Si noti come il principio sia simile a quello che abbiamo osservato nel giro di Do, ma con una sostanziale e importante differenza: non viene riportata la diteggiatura da utilizzare con la mano sinistra! La diversa struttura grafica del brano (rispetto a quella del giro di Do) con le continue ripetizioni e sovrapposizioni di numeri indicanti i tasti da premere sulle sei corde orizzontalmente rappresentate sulla (abbreviazione di uso corrente del termine tablatura) impediscono di fatto l indicazione delle dita della mano sinistra da utilizzare giacché l eventuale utilizzo sovrapposto e/o affiancato di altri numeri (---) associati a ciascun dito della mano sinistra creerebbe confusione e una difficile lettura. Evidentemente questo tipo di tablatura non si rivolge a dei principianti bensì ad esecutori già in grado di realizzare autonomamente una loro diteggiatura. Inoltre l esecutore deve già conoscere il brano in oggetto altrimenti, non essendo segnato alcun riferimento relativo alla divisione musicale, è praticamente impossibile risalire ad una certa distribuzione metrica/ritmica. Il primo aspetto (diteggiatura non segnata) era, per il mio obiettivo, quello più debole : dovevo insegnare a dei ragazzi che non avevano mai imbracciato una chitarra e l indicazione della diteggiatura da utilizzare per entrambe le mani era fondamentale! Per quanto riguarda invece il secondo aspetto (assenza di riferimenti metrici/ritmici) mi fu molto utile un brano dello stesso Dadi Song for Kathy (vedi sotto), dove la durata dei suoni viene rappresentata graficamente in maniera abbastanza precisa (l unico inconveniente è che si presuppone comunque la conoscenza della notazione tradizionale dei valori ritmici).

26 6

27 La strada era tracciata, ma dovevo trovare una possibile soluzione grafica soprattutto per il problema della diteggiatura. Cominciai allora la ricerca di testi musicali che associassero alla tablatura anche la notazione sul pentagramma, con tutte le relative indicazioni per le diteggiature. nche in questo caso, l aiuto non mi venne da testi e pubblicazioni classiche ; l editoria musicale accademica non prevedeva nulla del genere, tutte le opere erano scritte in notazione tradizionale e i miglioramenti degli ultimi anni erano volti semmai a una maggiore cura grafica, a una più opportuna impaginazione e alla minuziosa indicazione di diteggiature e realizzazione di particolari effetti chitarristici: insomma di tablature neppure l ombra! Chi cerca trova e fu così che, poco tempo dopo, in edicola(!) trovai la ristampa completa della prima edizione (8) di un opera che a mio parere potrebbe entrare nella storia delle pubblicazioni didatticostrumentali per la Chitarra (e non solo di quella classica): il Corso di Chitarra di Franco Cerri (Milano, 6) e Mario Gangi (Roma, ) edito dalla Fabbri Editori. Franco Cerri, grande chitarrista jazz, si occupò della parte relativa alla chitarra moderna ( a plettro ), mentre Mario Gangi (docente di Chitarra al Conservatorio di S. Cecilia in Roma nonché illustre rappresentante e decano dei concertisti italiani) della parte relativa alla chitarra classica. Il corso si rivolgeva essenzialmente agli autodidatti aspiranti chitarristi, ma per me rappresentò una straordinaria fonte di preziosi suggerimenti: di seguito riporto alcuni esempi tratti dall opera sopra citata:

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