TITOLO DELLA TESI. Informazione e Azione nei siti web del Movimento. Un analisi di alcuni casi esemplari

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1 UNIVERSITA DEGLI STUDI DI BOLOGNA CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE FACOLTA DI LETTERE E FILOSOFIA TITOLO DELLA TESI Informazione e Azione nei siti web del Movimento. Un analisi di alcuni casi esemplari Tesi di laurea (vecchio ordinamento) in Semiotica del testo Relatore Prof. Giovanna Cosenza Presentata da Oliver Panichi Sessione 1 Anno accademico 2004/2005 1

2 INDICE 1. Alcuni aspetti sociosemiotici delle testualità nel World Wide Web 1.1.La scelta del corpus Il mediattivismo e Internet Il mediattivismo Una definizione di media chiusi e media aperti Il paradosso dell extratestuale dentro al testo: testo e discorso Banner o non banner: una questione terminologica Analisi del testo Retelilliput.org 2.1. La metafora narrativa Semiotica della strategia e globalizzazione Strategie e tattiche in Retelilliput.org Le strategie Le tattiche L interdiscorsività, il contagio, le pratiche sociali Le nuove testualità della Rete e l agire discorsivo Oltre Retelilliput.org. Alcune osservazioni intorno al web 3.1. La teoria delle reti Portali, rimediazione, regimi di enunciazione Un tentativo di definizione: i siti inform-attivi 59 Bibliografia 62 2

3 1. ALCUNI ASPETTI SOCIOSEMIOTICI DELLE TESTUALITA NEL WORLD WIDE WEB LA SCELTA DEL CORPUS Questa analisi semiotica si concentrerà principalmente sul testo costituito dal sito Web Retelilliput.org, cercando di indagare sui suoi meccanismi interni a partire da un indagine sul contenuto verbale,visivo e plastico di alcune pagine del sito. Questi contenuti offriranno spunti di riflessione sugli aspetti semiotici dei concetti di strategia e tattica, sulla natura peculiare dei movimenti sociali rispetto alle logiche del partito politico tradizionale, sulle logiche di interdiscorsività tipiche nei panorami mediali contemporanei, su alcune problematiche relative all enunciazione nei testi del Web e, last but not least, sulla struttura della Rete e sulla sua orizzontalità e democraticità comunicativa troppe volte data per scontata al punto da essere entrata nella vulgata comune. Vedremo infatti che la Rete offre al suo interno gerarchie, percorsi obbligati e punti topici; si parlerà del problema del sovraccarico informativo e dei linguaggi chiusi, soprattutto in relazione a quella tendenza alla liberazione della produzione e della fruizione informativa che è stata denominata mediattivismo. La scelta del testo Retelilliput.org come principale oggetto d analisi è essenzialmente frutto di queste motivazioni: - interesse per il discorso sul fenomeno della globalizzazione all interno del discorso politico e per i testi che questo discorso produce nel Web. - intereresse per la tendenza contemporanea ad un informazione e a una comunicazione mediale indipendente dalle logiche politico-economiche tradizionali. - interesse per le nuove forme della testualità nell ambiente comunicativo del World Wide Web. - interesse per quella particolare tipologia testuale che è il portale Web. Nel corso dell analisi si è sentita l esigenza di provare una comparazione con altri siti Web riferibili al movimento dei movimenti 1. Data per scontata la sua natura multiforme e eterogenea, si è cercato di selezionare un corpus di testi Web che possa rendere conto almeno in parte di questi diversi orientamenti politici e ideologici, che sia cioè rappresentativo. Questo corpus si è costituito durante l analisi di Retelilliput, 1 In merito alle possibili definizioni del Movimento dei movimenti, segnalo un articolo di Giuseppina Ciuffreda scritto per il Manifesto un mese prima del G8 di Genova 2001 e poi una intervista a un membro del consiglio internazionale del Social forum mondiale rilasciata a mò di bilancio dopo la sequenza Seattle-Porto Alegre-Genova- Firenze. Gli indirizzi web per reperire queste fonti sono rispettivamente: 3

4 una volta che si è giunti alla consapevolezza che il genere di testo che ci interessava ci costringeva a mettere in primo piano la questione della pragmatica e dei vari tipi di efficacia (cognitiva, passionale, performativa). Siamo giunti dapprima a formulare il presupposto che Retelilliput.org è un testo che offre informazione organizzando azioni: in termini semiotici, diremo che si ha uno schema di modale che prevede un primo momento regolato da un /far-sapere/, quindi da una manipolazione di soggetti cognitivi e passionali, seguito da un /far-fare/ che organizza performanze di soggetti umani e da un /far-essere/ indirizzato a oggetti materiali. Si è poi passati alla considerazione intuitiva che questo schema sia presente anche in altri siti Web, che sono stati inseriti nel corpus al fine di verificare con l analisi la fondatezza di tale presupposizione. Questi siti sono italy.indymedia.org, Attac.org e Rekombinant.org. Si vede chiaramente come la nostra scelta di testi da analizzare non sia stata data a priori ma sia giunta a concretizzarsi nel corso dell analisi, in maniera tale che a un certo punto è avvenuta una trasformazione di oggetti empirici (i siti web) in oggetti semiotici (testi da analizzare con metodo semiotico) 1. Questo movimento teorico si rende necessario una volta assodato che il metodo semiotico deve essere applicato 2 a occorrenze testuali rappresentative poiché non ci è dato di raggiungere l esaustività e la totalizzazione neanche all interno di un campo semantico dai confini delimitati. Ci sono molte ragioni di ciò. A noi basta dire che: - raggiungere la totalizzazione nella ricerca di occorrenze testuali è impossibile o quantomeno poco praticabile per motivi di tempo, spazio e limitatezza insita nella mente umana. - un corpus di testi non può permettersi di essere totalmente aperto perché, se l apertura permette un guadagno in varietà di elementi eterogenei, tuttavia provoca una perdita in capacità definitoria e quindi in valore euristico dell analisi. - come conseguenza del punto precedente, una volta che l analista sceglie un corpus di testi chiuso, non può evitare di portarsi dietro le sue presupposizioni intuitive e le sue idiosincrasie teoriche e culturali, che lo influenzeranno nella ricerca delle pertinenze. In altre parole, una volta che si seleziona un corpus, si seleziona uno sguardo; in base a questo modo di vedere si costituirà poi l oggetto di studio nella sua fenomenologia. ( cfr. Marrone 2004) 1 Come ha segnalato Marrone (2004), oltre alla rappresentatività, nel momento della costruzione di un corpus di testi bisogna tenere presente un secondo aspetto, che è quello della paradossalità. Ciò vuol dire che la scelta dei testi non deve essere aprioristica ma deve andare di pari passo con l analisi. Si tratta di una costruzione progressiva di oggetti semiotici a partire da una generica collezione di oggetti non-semiotici. Si troverà dopo ciò che si stava cercando prima. 2 Usiamo la nozione di applicazione nel senso in cui la intende Eco (1984: xi-xii), il quale come noto formula una distinzione basilare fra semiotica generale (costituita da una riflessione filosofica globale sul senso), semiotiche specifiche (grammatiche di particolari sistemi di segni) e semiotica applicata. All interno di quest ultima troviamo quelle pratiche interpretativo-descrittive (ibidem) che servono alla comprensione di un testo per le quali non si devono porre questioni di scientificità ma solo di persuasività retorica. L analisi di un testo viene a essere condivisibile e intersoggettivamente controllabile solo se segue dei principi di coerenza, semplicità e adeguatezza. 4

5 1.2. IL MEDIATTIVISMO E INTERNET Quello che è stato definito con un neologismo mediattivismo 1 è un fenomeno di portata globale che ha come antecedente la controinformazione nata fra gli anni 60 e gli anni 70. Nasce da una consapevolezza ormai generalizzata del potere sociale e politico dei mezzi di comunicazione e dall esplosione tecnologica che ha portato alla cosiddetta società dell informazione. La sua origine è principalmente legata al mondo anglosassone ed è stata fatta risalire approssimativamente alle manifestazioni di Seattle nel Se adottiamo una definizione rigorosa di multimedialità 2, potremmo più precisamente parlare di Multi-media attivismo, poiché questa attitudine culturale interessa vecchi e nuovi media, ibridati e perciò ri-mediati. Le forme di comunicazione interessate vanno dall audiovisivo ( Telestreet o televisioni indipendenti di quartiere, produzioni video individuali in una logica no-copyight), alla radio (tramite lo streaming informatico), toccando la stampa e i suoi vari generi e formati (riviste periodiche, quotidiani) e persino la comunicazione pubblicitaria (le pratiche di cultural jamming e le simulazioni meta-linguistiche di spot famosi 3 ). La rete di reti Internet e il World Wide Web, in quanto sistemi multimediali di media, appaiono oggi come il principale contesto d azione per queste pratiche mediali innovative, anche a causa dell entusiasmo tipico degli anni novanta riguardo alla struttura reticolare e all ipertesto (cfr. Cosenza 2004:111, anche riguardo alla distinzione oramai sfumata fra ipertesto reticolare e forma-libro sequenziale ). Insomma, tenendo conto della dialettica fra enfasi ottimistica e rischio di smarrimento effettivo per gli utenti, bisogna prendere con le molle affermazioni come questa di Pasquinelli (a cura di, 2002 :12): (Il mediattivismo) E una nuova attitudine, un modello culturale, una forma mentis che consideriamo centrale nell umanesimo del mondo a venire ( ) Fare media come metafora, 1 Il testo di riferimento è Pasquinelli (a cura di) 2002; pubblicato all indomani di Genova G8 2001, risente indubbiamente di un atmosfera di generale entusiasmo intorno a fenomeni quali il movimento dei movimenti ed il popolo di Seattle. Tuttavia mi sembra ancora oggi un tentativo apprezzabile di sistemazione teorica delle nuove pratiche di consumo e produzione mediale, anche se per diretta ammissione dei protagonisti il Movimento antiglobalizzazione sta affrontando un periodo di stasi. Come rilevato peraltro nell introduzione da Pasquinelli, la questione della comunicazione indipendente non è esclusivo appannaggio dell ambito movimentista, ma è una preoccupazione di tutta la società globale. In un momento storico di crisi e svuotamento di senso dei partiti politici e delle istituzioni della democrazia rappresentativa, la guerriglia semiotica si trova di fronte un attore sociale inedito, soprattutto per le proporzioni che ha raggiunto ed il suo grado di concentrazione economica: il monopolio mediatico statuale-commerciale. Appare invece quantomeno discutibile la tesi filosofica di origine post-operaista (P. Virno, Bifo, Hardt e Negri ecc.) circa la diffusione di un pensiero unico contagiato dai media mainstream al servizio dell Impero. In realtà, l avvento di Internet e di tecnologie di comunicazione low-cost hanno dato una forte propulsione a nuove forme di comunicazione mediatica indipendente proveniente da molteplici settori sociali e da diverse estrazioni politico-filosofiche, non soltanto movimentista. Anche l Impero usa i nuovi media per nuove pratiche di senso. 2 Su questo concetto, cfr. Cosenza (2004 : 9-18) 3 Famoso è il caso dei canadesi di Adbusters, collettivo che ha come scopo esplicito quello di svelare le logiche del branding e della pubblicità multinazionale tramite operazioni di straniamento di origine situazionista. 5

6 modello, rispecchiamento, tappa fondamentale del fare società e di tutte le altre forme di attivismo e organizzazione. (Pasquinelli: 12,corsivo dell autore). I media dal basso hanno sicuramente una notevole importanza come fenomeno culturale e come laboratorio di innovazioni nella politica e nei generi mediali, però certi toni troppo utopici rischiano di forgiarne un immagine di panacea di tutti i mali. Ecco dei motivi per giustificare questa affermazione: - l esistenza del digital divide, cioè il fatto che permangono ancora troppi divari notevoli (generazionali, economici, intra e inter nazionali) nell alfabetizzazione all uso delle nuove tecnologie e alle pratiche interpretative su di esse. (Cfr. ad esempio Bentivegna 2002) - i media mainstream terranno ancora per molto tempo il loro primato nella traduzione della realtà per una fetta consistente della popolazione. E ciò non solamente per il loro potere diffusivo dato dall essere parti di conglomerati economici multinazionali in continua concentrazione: il fatto è che questi operatori mediali sono tuttora quelli a cui molti sono più abituati. - Un panorama mediale sempre più affollato di testi informativi, di entertainment, di edutainment, etc.- produce inevitabilmente un effetto di smarrimento cognitivo e percettivo. Molti testi, anche se meritevoli, possono non giungere mai al focus d attenzione degli utenti o addirittura permanere sconosciuti. Altri testi, come vedremo, presentano linguaggi iper-specializzati o autoreferenziali, e scoraggiano l utente medio. Forse nel futuro prossimo, almeno nel Web, assisteremo alla creazione di macro-generi, segmentati in base alle tipologie di utenti, sempre più mutamente esclusivi. L esatta dis-topia dell utopia della Rete UNA DEFINIZIONE DI MEDIA CHIUSI E MEDIA APERTI Caratteristica comune di molti siti web di informazione indipendente e di comunità è la nodalità: si tratta del fatto che questi testi costituiscono forme mediali ibride, inedite in quanto a forme dell espressione e forme del contenuto. La loro natura ipertestuale favorisce questa commistione di generi comunicativi e contenuti. La nodalità è una possibile denominazione della forma dell espressione di questi testi, che può rendere conto della loro organizzazione topologica, delle dinamiche verticali-orizzontali nelle interazioni fra gli utenti ed i siti ed anche degli stili enunciativi. Per quanto riguarda i contenuti, cioè i sotto-testi all interno dei siti, un livello d analisi interessante è quello della meta-medialità. Non è solo il fatto che questi siti abbiano esplicitamente e dichiaratamente una funzione per così dire di Watch-dog sui media tradizionali. Il punto è che questo controllo è esercitato anche in forma indiretta tramite l uso di testi provenienti da siti d informazione mainstream, 6

7 attaccati sulla pagina o solamente linkati 1 tramite un meccanismo di macro-rimandi intertestuali. La nodalità a livello di contenuto indica perciò il fatto che questi siti sono con modalità diverse collettori di informazione originale e di informazione citata proveniente da altri serbatoi. L informazione originale comprende tutti quei contenuti concepiti appositamente per la determinata situazione comunicativa - semplici messaggi, risposte e controrisposte in modalità chat, ma anche minisaggi più o meno articolati e corposi- mentre i testi provenienti da fonti esterne spesso vengono posti in pagina da uno o più utenti del sito. Insomma, una radicale modifica del tradizionale concetto di gruppo di redazione. Ciò è reso possibile dall open publishing 2. Vallauri (2002 : 44) dopo aver sottolineato quanto questa nodalità sfilacci l agenda tradizionale dei media, riporta l attenzione su un aspetto principale dell intera questione: il pericolo di sovraccarico informativo. Nel mediascape 3 globale, e a maggior ragione in Internet, le energie dei singoli tendono a disperdersi se non riprese (quindi linkate, riscoperte, rilanciate) da altri (ibidem). Nel testo citato si parla dei blog e della loro estetica, ma sono considerazioni estendibili anche a presenze in rete più complesse: la dialettica in gioco è fra una condivisione inedita di informazione (controinformazione, informazione alternativa), e un affollamento semiotico di informazione entropica, che tende al disordine e crea disordine in utenti scoraggiati e marginalizzati, sia dalla mole di dati, sia da un linguaggio a volte poco accessibile. Silvano mcsilvan Cacciari (2002) sembra onesto nell affermare che non sempre i media chiusi coincidono con i vecchi media tradizionali (che seguono la logica del broadcasting, cioè di una comunicazione uno-a-molti), mentre invece i nuovi media reticolari sarebbero media aperti tout court. Una volta fatto presente che apertura/chiusura sono la cifra della possibilità di accesso al medium e della comprensibilità dei suoi contenuti (nonché delle forme di socializzazione che il medium stesso rende possibili), Mcsilvan dice: 1 I quotidiani on-line più citati mi sembrano, ad un primo sguardo, Repubblica.it e il manifesto.it. 2 L open publishing è cifra della presenza di informazione dal basso : tuttavia, come nel caso di Indymedia, esso può essere fonte di vari inconvenienti (non controllo delle fonti, turpiloquio, infiltrazioni di provocatori esterni al sito). La natura aperta della Rete può dunque essere anche causa di problemi comunicativi. 3. Il Mediorama (è questa è la traduzione italiana più appropriata del termine inglese) è uno di quei flussi culturali globali di cui parla Appadurai (1996: 52). Fuori dalla singolarità di questa prospettiva, Mediascape è parola che dissemina le sue tracce perlopiù in testi di riflessione teorica non è ancora di uso comune e quotidiano e nelle discussioni sulla comunicazione indipendente e il mediattivismo, spesso via web. Se si visita oltre ad un utile vocabolario che definisce ad esempio infosfera o informazione critica, leggiamo la seguente definizione di mediascape: Panorama costituito dalle emittenti che producono informazione e influenzano l'immaginario e la mente sociale. Appadurai, oltre alle emittenti, fa rientrare nel mediascape globale anche giornali, riviste, film al cinema e in cassetta o DVD. Credo che vada evitata una connotazione esclusivamente visiva del mediascape, che privilegi quindi le forme di comunicazione per immagini; a maggior ragione oggi, nel momento in cui fenomeni come la convergenza dei media (Van Dijk, 1999) hanno reso sfumati confini fino a ieri ben definiti. Il mediascape è oggi popolato da creature ibride, mutanti e soprattutto mutate rispetto a pochi anni fa. Si stanno modificando i confini e le distanze fra gli abitanti di questo spazio, all interno di fenomeni come la ri-mediazione, di cui si parlerà in seguito. 7

8 Potevano definirsi radio e televisione dei media aperti? Sì, perché la loro capacità di funzionare da agenzia di socializzazione oltrepassava qualsiasi firewall linguistico e comportamentale, qualsiasi protezione semantica di pratiche discorsive di ceto sociale. (Cacciari, 2002). Si sentono gli echi di una sociologia dei media ottimista, come per esempio quella di Meyrowitz (1985) quando parla con un certo determinismo tecnologico della Tv come propulsore della modernità, che diffonde conoscenza negli strati meno acculturati, svelando retroscena sociali prima inimmaginati e permettendo una democratica e trasversale condivisione di saperi e informazioni: saperi comportamentali e simbolici, ma anche informazioni e immagini di tempi e spazi altri, che creano una comunità globale che va oltre il senso del luogo (è questa la traduzione del titolo No sense of space ). Comunque, ciò che qui conta dire è che l avvento della Rete Internet non segna una cesura definitiva fra un prima segnato dalla chiusura e un dopo all insegna dell apertura: al contrario, l apertura di un media va vista come categoria analitica alla luce della quale osservare sia un sito web di informazione alternativa o di movimento, sia un canale di Tv generalista. Il medium chiuso è specializzato 1, si rivolge ad un bacino di utenti ristretto, usa codici e linguaggi difficili e/o autoreferenziali; il medium aperto invece si propaga all interno di una comunità reale/virtuale inclusiva al massimo grado (anche questa caratteristica, come si vedrà, può essere causa di disguidi e distorsioni). Gli ottimismi esagerati sulle nuove tecnologie devono fare i conti con questa realtà: chi naviga nella Rete può incontrare perigli semiotici e arenarsi in fondali linguistici, cioè può incontrare siti chiusi davanti a cui si sente marginalizzato. Un media è chiuso in quanto utilizza un linguaggio autoreferenziale; anche se utilizza forme di comunicazione orizzontale che potrebbero far pensare ad una situazione di ideale partecipazione comunicativa, tuttavia tratta contenuti specialistici usando un linguaggio che a molti può risultare incomprensibile. La specializzazione insomma è altro dalla pura verticalità 2. Citando una ricerca della e-zine sociologica Cybersociology del periodo ( Mcsilvan rileva come le pratiche discorsive dei movimenti in rete si riproducano secondo dinamiche di chiusura autoreferenziale e non solo quindi attraverso i codici di orizzontalità che destrutturano i dispositivi di chiusura dei media tradizionali (ibidem: 51). 1 La specializzazione del linguaggio adottato da un media non ha nulla che vedere con la sua diffusione orizzontale, cioè secondo un modello molti-a-uno o molti-a-molti. 2 La verticalità mediatica per antonomasia è quella della vecchia TV generalista: il flusso comunicativo segue una dinamica top-bottom, o uno-a-molti. 8

9 1.3. IL PARADOSSO DELL EXTRATESTUALE DENTRO IL TESTO: TESTO E DISCORSO Le nozioni di testo e di discorso sono in stretto rapporto tra loro, secondo dinamiche descritte diversamente da vari autori. Il concetto di discorso sta senz altro ad indicare qualcosa che sta aldilà del testo, alla stessa maniera in cui il concetto di testo è chiamato in causa per poter compiere analisi su di un oggetto pratico e teorico che inglobi in una unità coerente parole, sintagmi e frasi nel linguaggio verbale- o formanti plastici, cromatici ecc. nei linguaggi visivi: è pacifico che la chiusura del testo sia un preliminare indispensabile al corretto svolgimento di un analisi semiotica (Pezzini 2001). Questo aldilà del testo, nelle parole di Marrone (2001: xxiii), sarebbe di tipo eminentemente contestuale, dato dalle attività produttive sia emissive sia ricettiveche rendono possibile l esistenza dei testi stessi. Detto in questi termini, il concetto di discorso potrebbe evocare il famoso contesto delle teorie sociologiche, se non fosse per il fatto che gli studi afferenti a questo campo negano la semioticità del contesto, lo trattano come realtà sociale esclusivamente materiale, come un fatto empirico dato una volta per tutte, non come un effetto di senso sempre in divenire. La semiotica invece non fa differenza fra sistemi di segni e azione, fra forme di comunicazione e comportamenti umani concreti, fra linguaggi e situazioni sociali. La scienza del senso si è dunque trovata a fare i conti con un paradosso: se da una parte tutta la scuola generativa poteva dire che fuor dal testo non v è salvezza negando apparentemente la pertinenza all extratestuale, proprio questo extratestuale buttato dalla porta rientrava dalla finestra. La semiotica infatti ha superato la diffidenza verso il contesto inteso unicamente come variabile sociologica non pertinente per i processi di significazione, ed ha iniziato ad interessarsi, diciamo così, dell azione che sta nel linguaggio (teorie degli atti linguistici, oppure Barthes che studia la frase io ti amo come enunciato performativo 1 ) e del linguaggio che sta nell azione (per esempio gli studi di Floch sull andare in metropolitana, o la semiotica dello spazio, degli oggetti). Si è sentita la necessità di andare oltre al testo come scatola chiusa in cui tout se tient, tutto si regge nell immanenza delle relazioni interne. L extratestuale è ridiventato pertinente: ciò vuol dire che il motto greimasiano è stato tradito? Oppure invece vuol dire che il testo non è un entità chiusa sterilmente in sé, ma è qualcosa di aperto (in entrata e in uscita, verso altri testi e altre semiotiche) e che in quanto tale è naturalmente portato a uscire fuori di sé? Bisogna propendere per la seconda ipotesi: la macchina testuale che studiamo è in una certa misura autosufficiente, nel senso che traccia al suo interno le linee della sua significazione 2, però ad un altro livello andare fuori dal testo non è tradire il testo stesso, perché questo fuori in 1 Il secondo esempio è tratto da. Marrone (2001: xxv) 2 L atteggiamento cosiddetto testualista, che ha in Greimas il capofila, è stato criticato da più parti, soprattutto per quanto riguarda l analisi di testi letterari e poetici: tuttavia, come rileva la Pozzato, Greimas stesso ha affermato più volte, del tutto onestamente, che ridurre il testo letterario alle strutture semio-narrative avrebbe costituito un impoverimento estremo e inopportuno dell oggetto (Pozzato 2001:144). 9

10 realtà è dentro il testo stesso. Il contesto dei sociologi sta veramente fuori dal testo, perché è una realtà ad esso incommensurabile, di un altro ordine di grandezza, e il suo studio comporta l uso di strumenti di una diversa natura. La nozione di discorso, invece, prende luce dalla nozione di testo e permette di illuminarla a sua volta: permette di allargarne la portata e lo sguardo, limitando quelli che potrebbero essere i vizi teorici di chi vede testi dappertutto, scambiandoli per entità già date ontologicamente e non invece costruite ai fini di un analisi efficace. Il testo perde la sua irreale natura di scatola chiusa, estraneo dal sociale, avulso dalla vita concreta o piuttosto dalla rappresentazione che ci diamo di essa. L ExtraTestuale, prima aborrito, diventa così qualcosa di pienamente semiotico e quindi pertinente per l analisi di diverse forme di testualità. Il discorso è proprio questo E.T. con cui dobbiamo venire ad avere un incontro ravvicinato: parafrasando Marrone, diremo che se siamo abituati a vedere il testo come un prodotto, allora dovremo abituarci a vedere il discorso come produzione, enunciazione 1, effettivo funzionamento di un sistema di segni in un evenienza concreta, che ha come immediata conseguenza il dispiegarsi di una testualità e il costituirsi di una o più soggettività (individuali, collettive). La discorsività è la strada della testualità, nel senso che fa percorrere all automobile dell enunciazione le direzioni più consone al sistema di regole in cui esso si viene a trovare e alla meta che deve raggiungere. Certo, una strada può essere percorsa con prudenza, velocemente, zig-zagando. Fuor di metafora: Il discorso, in tal modo, è sia un entità linguistica sia un processo sociale, è l insieme delle regole del linguaggio (di qualsiasi linguaggio) che vengono concretamente vissute, esperite, e dunque si affermano all interno di spazi intersoggettivi più o meno ampi, siano quelli di una conversazione a due o quelli di un intera organizzazione culturale. Ma il discorso è anche, cambiando punto di vista, l insieme delle costrizioni socioculturali che, per così dire, agiscono sulla lingua, la permeano e la ricostituiscono, con tutto il peso delle entità consolidate dagli usi semiotici condivisi e ripetuti, di quegli stereotipi che rimodellano i codici linguistici limitando la libertà espressiva del singolo individuo. (Marrone 2001, p. xxv, corsivi miei) Ha importanza evidenziare il fatto che si stia parlando di regole riferibili a qualsiasi tipo di linguaggio, per sgombrare l equivoco che relega la nozione di discorso al solo campo del linguaggio verbale. Le regole della discorsività agiscono sul livello sintagmatico (processuale) del linguaggio e ciò vale sia per le pratiche linguistiche (comportamenti verbali) sia per le pratiche non linguistiche, ossia i comportamenti somatici significanti, manifestati attraverso gli ordini sensoriali (Greimas e Courtés, voce discorso del Dizionario) 2. Nel campo delle pratiche linguistiche queste regole prescrivono ad esempio la linearità del significante. Come processo sociale, invece, il discorso va a essere definito come insieme di 1 Per E. Benveniste, l enunciazione costituisce la messa in discorso della lingua 2 I due autori, nella stessa pagina, dicono anche che, rispetto alle pratiche linguistiche, il termine discorso è sinonimo di testo mentre, rispetto alla linguistica, è sinonimo di enunciato. Tra breve vedremo che Marrone non è d accordo, preferendo mantenere separati questi concetti per renderli entrambi operativi. 10

11 vincoli 1 alla libertà espressiva di un individuo all interno della sua realtà socioculturale. Questi vincoli derivano dagli usi che sono venuti a sedimentarsi all interno della prassi accettata in una qualsiasi semiotica. Se prima si parlava di regole basilari, quasi fisiche, come ad esempio la planarità del discorso pittorico bidimensionale, adesso si tratta di regole che influiscono su di un secondo piano del linguaggio, che concerne valori e connotazioni dei testi. In questa seconda accezione, spunta fuori il tanto dibattuto problema dei generi di discorso e ci si sposta dal piano sintattico al piano semantico e assiologico. Infatti qui si impone la separazione teorica fra testo e discorso: i testi nel mondo si distinguono fra di loro perché appartengono a generi diversi, e non solo perché trasmettono contenuti differenti. Semplificando, si può dire che ogni testo fa parte di almeno un discorso, mentre non è detto che ogni discorso informi di sé dei testi. Possono esserci discorsi che ancora non si sono attualizzati in testi esistenti, discorsi inediti e futuri, che forse non possiamo neanche immaginare, ma che non possiamo escludere a priori: prima di Copernico e Galileo, ad esempio, il discorso scientifico come lo conosciamo oggi era inimmaginabile. Comunque, come dice Marrone (2001), il fatto che un testo venga classificato in un genere di discorso piuttosto che in un altro fa sì che esso si trovi ad avere funzionalità semantiche molto diverse 2. Per Greimas e Courtés, in una terza accezione di discorso come campo semiotico relativo ad un contesto culturale dato, l analisi della connotazione sociale dovrebbe precedere l analisi sintattica e semantica: la tipologia dei discorsi, suscettibile di essere elaborata in questa prospettiva, sarà dunque connotativa, propria a un area culturale geograficamente e storicamente circoscritta, senza rapporto con lo statuto semiotico dei discorsi stessi (Dizionario :109) 3. Marrone, in maniera un po diversa, ribadendo quanto la discorsività sia da intendere come nozione semantica, sottolinea che, se stiamo analizzando un tipo di discorso, possiamo relativamente trascurare il piano dell espressione dei testi su cui stiamo lavorando, cioè lo statuto semiotico di cui parla Greimas. Ciò che conta sono i temi e le configurazioni discorsive, le peculiarità con cui si organizzano spazio, tempo e 1 Preferisco la parola vincoli rispetto a costrizioni, perché in realtà non c è nessuno che punta la pistola alla testa a coloro che per scelta o meno si sottraggono al peso di un discorso semioticamente (e socialmente) accettabile. Non siamo veramente costretti a limitare la nostra libertà espressiva, neanche nel caso limite in cui il linguaggio che usiamo abbia le caratteristiche dell idioletto, o nel caso in cui le nostre connessioni semiosiche prendano strade inesplorate. Il peggio che ci possa capitare è di essere presi per pazzi e magari, successivamente, per grandi artisti e risultare incomprensibili all utente medio del sistema semiotico in questione. Preferisco l idea di vincolo, da intendere piuttosto (ad esempio) con l immagine dell uomo mentre cammina: nulla, tranne la scomodità, impedisce (a chi ci riesce) di deambulare sulle braccia invece che sulle gambe, però camminiamo sulle gambe, perché così riusciamo meglio a compiere le azioni della nostra quotidianità. Ciò non toglie che, con molta abitudine e sforzo, un giorno Tizio possa riuscire a mangiare il gelato a testa in giù: allora il vincolo della postura eretta sarebbe in parte risolto e, se Caio imita Tizio, questo strano atteggiamento potrebbe diventare uso diffuso e poi anche consolidarsi. Cambierebbe così il paradigma discorsivo del camminare, in barba alle precedenti costrizioni ineluttabili. Nulla impedisce realmente di creare inedite connessioni sintattiche o escogitare sistemi semantici inconsueti. Al limite, possiamo anche inventare (ad es.) lessemi arbitrari. Non lo facciamo perché siamo vincolati ai lessemi ordinari, che ci sono convenienti, e non perché siamo costretti alla non-invenzione. 2 A pag. xxvii di Corpi sociali, c è un illuminante esempio riguardo la famosa campagna pubblicitaria Benetton di Oliviero Toscani, con i suoi contenuti politico-sociali inseriti appunto in un discorso pubblicitario. 3 Greimas, in Per una sociologia del senso comune (1970), studia le connotazioni sociali nella lingua naturale, individuando quattro zone o campi di contenuto connotato. 11

12 attori. Comparando testi che usano differenti sostanze 1 espressive, la strada migliore da seguire è considerare il discorso specifico che questi testi svolgono presi nella loro globalità, a prescindere dalle unità di manifestazione prese nella loro località. Non è possibile paragonare una parola a un immagine, un fotogramma a un accordo musicale, ma possiamo comparare un intero romanzo a un intero film, l episodio di un poema epico a un quadro, una poesia a un balletto (Marrone 2001: xxiv). Ferraro si trova sulla stessa linea, affermando che il senso risieda soprattutto nel disegno globale, non realizzato a livello locale dai singoli testi ma rintracciabile attraverso e al di là di questi (Ferraro 2003, corsivi dell autore). E in ballo l idea classica di intertestualità vista ancora come evento di dimensione locale, che trascura il fatto che la totalità del testo, e di qualsiasi testo, richieda un riferimento alla rete di relazioni che lo collega ad altri testi (corsivo mio). L interessante articolo di Ferraro verrà ripreso più avanti, in quanto contiene spunti di rilievo per lo studio delle forme di testualità peculiari contenute in quello che egli chiama l universo non isolante del Web. In definitiva, si può dire che, fermo restando la non-identificazione fra i concetti di testo e discorso, ad una visione allargata del testo corrisponda una altrettanto larga e aperta visione della discorsività. Cosa significa ciò? Significa che i discorsi sociali (forse il vero oggetto di studio della sociosemiotica) non sono fermi e statici ma si rigenerano continuamente, informano testi che a loro volta tracciano linee di senso verso altri testi appartenenti ad altri discorsi. Lo spazio globale in cui avvengono questi passaggi è stato definito da Y. Lotman semiosfera (culturale), il meccanismo che li regola è stato chiamato traduzione (testuale e discorsiva), gli esiti possibili di questi scambi rientrano nella definizione di tradimento : un tradimento che però, se può scatenare gelosie, scatena anche ulteriori testi e discorsi. Insomma, un tradimento più o meno fecondo, che smuove le acque della cultura 2 di una società. 1.4.BANNER O NON BANNER: UNA QUESTIONE TERMINOLOGICA Come è noto, il banner rappresenta attualmente la forma di pubblicità più diffusa del Web (cfr. Polidoro 2002). In questi termini, dunque, sarebbe lecito parlare di banner solo per quelle cornici (fisse, in movimento, orizzontali, verticali etc.) 1 Nel senso in cui ne parla L.Hjelmslev. 2 Riportiamo una delle più recenti definizioni di cultura per mano di Umberto Eco, che mi sembra pertinente in questo discorso sul discorso: La cultura, quel complesso di idee, nozioni, dati, memorie che chiamiamo Enciclopedia, è la somma di tutte le cose che una data società (o l'umanità nel suo complesso) ha deciso di ricordare. Ma essa non agisce solo da contenitore. Agisce anche da filtro. La cultura è anche capacità di buttar via ciò che non è utile o necessario. La storia della cultura e della civiltà è fatta di tonnellate di informazioni che sono state seppellite (.) In un certo senso, però, questo è servito alle diverse culture per ringiovanirsi partendo da zero, per poi recuperare gradualmente il perduto. ( La bustina di Minerva, L espresso numero ) Forse sono proprio i discorsi sociali a fare da filtri nel mare culturale, selezionando l utile. 12

13 contenenti messaggi pubblicitari e/o link ipertestuali ai siti delle aziende o dei prodotti pubblicizzati. Sarebbe dunque una forzatura terminologica usare questa denominazione per definire quegli spazi testuali di una pagina web che contengono il titolo del sito e che come da generale consuetudine si trovano in alto alla pagina e in posizione centrale. Poiché qui stiamo analizzando un ristretto corpus di siti del movimento, riserveremo questa apparente forzatura ai titoli di questi siti web, senza pretendere nessuna generalizzazione oltre il campo di pertinenza di questa analisi. La nostra ipotesi consiste nell adottare le categorie d analisi introdotte nello studio dei banner pubblicitari e provarne l efficacia su una classe di oggetti distinta, quale ad esempio la classe che comprende i titoli sottostanti. fig.1 fig. 2 Fig. 3 13

14 Fig. 4 Fig. 5 Fig. 6 Dopo aver analizzato questi mini-testi, ci si renderà conto che avremo trovato una denominazione più elegante e soprattutto più pertinente rispetto ad altre, quali ad esempio titoli o testata. Questa denominazione sarà per l appunto Banner, sebbene bisogna riconoscere che questi esempi costituiscano una sotto-classe (Banner di movimento?) all interno della macro-classe dei Banner pubblicitari. Andiamo con ordine, vedendo a quali pagine del sito Retelilliput.org corrispondono i banner che mostriamo: 14

15 Sezione del sito Fig. 1: Prima pagina, Economia solidale, Vita da rete Figure del mondo riconoscibili un numero indefinito di manifestanti, striscioni della pace, per la Justicia, uno stendardo con l iscrizione Drop the debt Fig. 2: Ambiente prati verdi, colline, fumi di ciminiera industriale Fig. 3: Non violenza manifestazione (pacifista?), stretta di mano fra una donna e un personaggio di cui si vede solo il braccio destro, la famosa immagine dello studente cinese a piedi contro il carro armato durante gli scontri di Piazza Tien An Men del Fig. 4: Commercio monete di varie dimensioni, banconote sovrapposte, viso di George Washington (quindi si tratta di dollari americani) Fig. 5: Diritti Fig. 6: In movimento assemblea (ONU?, FAO?), mani che stringono pugni di riso e altri cereali si tratta del minitesto che presenta il più alto grado di astrazione o, il che è lo stesso, il più basso grado di figuratività all interno del gruppo che stiamo considerando. Si intravede la scritta Forum social mundial sulla destra, mentre la metà sinistra è occupata da piccole figure lontanamente antropomorfe (degli omini In movimento, appunto). Il forum social mundial è presumibilmente quello di Porto Alegre, uno dei primi eventi mondiali che hanno dato visibilità off-line al movimento lillipuziano. 15

16 Già ad un primo sguardo intuitivo ci rendiamo conto di una analogia per certi versi sorprendente fra questi minitesti del portale 1 Retelilliput ed una particolare classe di banner pubblicitari oggi molto diffusa, analizzata in dettaglio da Polidoro (2002).La prima caratteristica di questa classe all interno di un universo molto vasto, come è quello dei banner appunto- è la sua struttura ternaria, cioè il fatto che nei suoi esemplari si ha alternanza di tre diversi momenti, che corrispondono di solito a tre slides (anche se esistono banner in cui uno di questi "momenti", o termini, può essere composto da più slides). All interno di questa classe a struttura ternaria, Polidoro ha individuato una sotto-classe caratterizzata dalla presenza di questi tre elementi ricorrenti (schema tratto dal sito web di Piero Polidoro): brand: ha la funzione di visualizzare il marchio (cioè l'insieme di nome e logo, il brand appunto) del prodotto o della società che si vuole reclamizzare; topic: comunica l'argomento della pubblicità, rispondendo alla domanda "Cosa posso fare con questo prodotto? A cosa mi serve?". Essendo la parte più pratica dell'annuncio deve attenersi strettamente alle massime conversazionali; accento: è l'elemento destinato ad attirare l'attenzione. Solitamente è costituito da uno slogan (headline, in gergo pubblicitario), ma può essere anche una struttura domanda-risposta, o ancora una semplice domanda a cui risponde il brand. Ci pare di rintracciare la presenza di questi tre elementi anche all interno degli oggetti del nostro piccolo corpus, sebbene nel nostro caso non si ha successione di slides bensì una loro compresenza sulla stessa superficie. Infatti: Brand: sebbene Retelilliput.it non sia un sito di un azienda, è possibile rintracciare nelle sue pagine la funzione comunicativa Marchio (riconoscibilità, identità etc.). Il nome è retelilliput, il logo è il disegno composto dalla sfera ( mondo, pianeta..) e dalle due piccole ali bianche ai suoi lati. Anche fuori dall ambito del discorso pubblicitario, ci sembra che si possa ugualmente parlare di brand, in quanto visualizzazione grafica di un identità collettiva differenziata da altre identità. Ciò che cambia è il contratto comunicativo ed enunciazionale fra la marca e l enunciatariofruitore del testo. Accento: Per un economia di giustizia costituisce uno slogan presente su tutte le pagine del sito, un vero e proprio leit-motiv, paragonabile all headline dei testi pubblicitari per la sua presenza pervasiva. Inoltre non è difficile vedere questo slogan 1 Questa è la prima volta che poniamo il testo Retelilliput.it nella tipologia dei portali. In seguito forniremo delle motivazioni più esatte per questa collocazione e per le conseguenze che essa comporta. Per adesso, basta dire che il portale è una delle tipologie di siti web oggi più diffuse, caratterizzato da un aspetto visivo abbastanza costante (linee rette e perpendicolari, forme rettangolari, colori fondamentali e saturi) e da dispositivi (cornici, linee, piccoli sfondi colorati) che hanno la funzione di organizzare i testi più brevi che compongono la pagina. (cfr. Polidoro 2002, Polidoro sito web personale) 16

17 anche sotto le vesti di una risposta ad alcune domande: Cosa esalta questo sito? Qual è il valore profondo del suo agire comunicativo?. La risposta è appunto un economia di giustizia. La presenza di questo meccanismo comunicativo è una spia in più che rivela ulteriori affinità con il discorso pubblicitario. Topic: si tratta dell aspetto maggiormente peculiare del nostro corpus e che merita una riflessione maggiore. Come evidenziato sopra, i sei oggetti del nostro corpus sono legati ad altrettanti sezioni del sito web (Prima pagina, Ambiente, Non violenza etc.). E non si tratta di un legame casuale come potrebbe esserlo? ma di un associazione motivata su basi iconografiche, tematiche e simboliche. Monete e banconote fanno chiaramente parte del medesimo campo semantico commercio, così come prati e colline per il campo ambiente. Nel caso dell immagine dello studente di Piazza Tien An Men l associazione è meno motivata, oserei dire che siamo di fronte ad un rapporto quasi-simbolico: il lettore abbastanza competente inferirà correttamente la comune cornice valoriale fra lo studente cinese e la nonviolenza (e ciò gli potrà aprire il cammino per ulteriori e meno scontate inferenze). Il lettore meno competente rimarrà un po spiazzato, per lui l associazione potrà risultare arbitraria perché no?. E come per la colomba segno di pace: in termini peirceani, questo segno costituisce un simbolo, in quanto la relazione fra significante e significato è arbitraria e convenzionale, stabilizzata dall uso e dall habitus. Se nel testo pubblicitario il topic è la risposta alla domanda cosa posso fare con questo prodotto?, qui la domanda è di cosa parla questo testo? (che poi sarebbe qualcosa di molto vicino alla definizione stessa di topic-token, Eco 1979). Il topic è dunque l argomento della pagina. Ciò che qui conta è il fatto che siamo di fronte ad un topic grafico, visivo, cosa del resto comune anche ad alcuni messaggi pubblicitari. Se in testi non-sincretici, come ad esempio un testo letterario stampato nella forma di libro non illustrato, il topic può essere dato dal titolo o esplicitato lessicalmente, qui è l immagine che con il suo potere evocativo stabilisce i contorni ed evidenzia i tratti semantici salienti. Ad esempio, nella sezione Diritti potremmo aspettarci di trovare svariate figure e/o motivi, invece vediamo delle mani piene di cereali e comprendiamo che la pagina non parla, che so, di diritto alla casa o allo studio, bensì di quello che per molti è il diritto primario e inalienabile dell uomo, il diritto al cibo. Nella sezione In movimento, noi non possiamo pensare al movimento fisico (sic) o a qualsiasi tipo di movimento, ma siamo invitati a pensare al Forum social mundial, un referente dai connotati ben precisi. Questi topic grafici sono se vogliamo delle mini-narrazioni che organizzano sintagmaticamente spazi, attori e relazioni interattoriali: un ulteriore conferma di ciò è la compresenza di due o più oggetti distinti, che sfumano fra loro nel piano dell espressione della cornice, quasi a voler suggerire rapporti causali sul piano del contenuto e relazioni profonde (narrative, appunto) fra le situazioni compresenti. Questi topic grafici violano le massime conversazionali? Credo di no, forse l unica massima ad essere violata è quella del Modo (in particolare evita l oscurità di espressione ), in quanto le figure del mondo testualizzate, se pur riconoscibili nei loro tratti specifici principali, possono a volte permanere oscure in alcuni loro tratti secondari (ad esempio, a quali specifiche 17

18 manifestazioni per la Justicia e per la pace ci si sta riferendo? Dove sono accadute?). Ma forse questo aspetto non è molto importante, l effetto di senso previsto dall enunciatore rimane garantito. Non è come per quei banner pubblicitari in cui non si capisce neanche qual è il prodotto che si sta promuovendo 1. Anzi, forse qui una certa indeterminatezza comporta certi effetti emotivo-passionali nel fruitore del sito, influenzando positivamente la sua efficacia comunicativa. Non ci occuperemo di questi tratti estesici e patemici, anche se sarebbe molto interessante. In definitiva, l individuazione di questi topic visivi ci ha reso ancora più convinti di quello che è un assunto di base di qualsiasi ricerca sui siti web, e cioè che nel funzionamento di questi testi sincretici (e spesso multimediali) la componente visiva e grafica è determinante nella costituzione di una configurazione discorsiva e nella modulazione degli effetti di senso, in particolare quelli legati al registro passionale ed affettivo. Dopo tutto questo discorso, perché dunque non chiamare banner queste cornici testuali? Proveremo a vedere se, dopo analisi di altri siti del movimento, sarà possibile coniare una denominazione per questi strumenti testuali (banner sociali?, banner di comunità?). Ciò che sottolineiamo ora è che usare la denominazione di banner per gli oggetti del presente corpus non ci ha creato problemi né incoerenza, anzi ci ha facilitato la via per l indagine e ci ha illuminato su alcuni meccanismi comunicativi che riteniamo comuni a tipi di discorsi sociali anche molto distanti fra loro (es. il discorso pubblicitario ed il discorso politico non tradizionale, o movimentista ). Ci ha insomma fatto capire a maggior ragione quanto il meccanismo dell intertestualità (cfr. Ferraro 2003) sia determinante nei panorami testuali del World Wide Web. Anche da qui passa la sfida al concetto di testo. Per concludere, l ultimo motivo di questa sfida terminologica è il seguente: esportare l uso del termine Banner a diversi tipi di cornici testuali del web può essere utile in vista del raggiungimento di un linguaggio descrittivo (e operativo) della testualità dei nuovi media, il più possibile comune e condiviso, sia da chi produce i testi, sia da chi li interpreta navigando, sia da chi li studia con occhio semiotico. 1 Polidoro (2002) cita esempi del genere, all interno di un indagine sulle migliori tattiche comunicative per rendere un banner (e anche un portale) il più efficace possibile in relazione agli scopi comunicativi che l enunciatore si è preposto.. Un esempio della operatività della semiotica nella progettazione e produzione di testi (pubblicitari). 18

19 2. ANALISI DEL SITO RETELILLIPUT.ORG 2.1. LA METAFORA NARRATIVA L enunciato nella cornice è chiaramente diviso in due parti, che si distinguono per dimensioni del carattere e tinte cromatiche. E una distinzione che possiede valore semantico, in quanto /retelilliput/ indica il nome del sito, mentre /per un economia di giustizia/ rappresenta per così dire la ragione sociale: un po come nei quotidiani abbiamo la testata e sotto una denominazione che può specificare l organo di riferimento del giornale, la sua collocazione ideologica o politica. Ad esempio Il Manifesto, quotidiano comunista. Si tratta di un ulteriore conferma del fatto che ci troviamo di fronte a un caso di ri-mediazione di generi comunicativi, come vedremo in seguito. Credo che la testata /Retelilliput/ possa essere analizzata come un microtesto condensato, il cui contenuto ci può dare molte informazioni importanti riguardo al testo nella sua interezza. Ritengo che possa essere produttivo vedere questo microtesto come una metafora, sebbene di un tipo un po particolare. Sulla metafora esiste una bibliografia vastissima, all interno della riflessione filosofica, retorica, letteraria, psicologica, semiotica. Solo marginalmente però, e per lo più in questo secolo, ci si è interrogati sulla sua natura euristica e dunque sulla sua portata cognitiva (cfr. Lorusso 2005: 7). Nella teoria semiotica di Umberto Eco (cfr. Eco 2005, in cui l autore aggiorna le sue posizioni esposte precedentemente in Eco 1984) il potere cognitivo della metafora sta nel farci conoscere meglio il mondo in cui viviamo: si badi bene però che per mondo non si intende un insieme di proprietà reali o ontologiche ma un insieme di proprietà culturali organizzate in forma di Enciclopedia (cfr. Eco 1984). Per cultura si intende il modo in cui ci rappresentiamo il mondo in cui viviamo. All interno di questa rappresentazione, la metafora è quel processo conoscitivo per cui si viene a costruire un insieme inattesamente adeguato (Eco 2005: 271) di proprietà culturali relative al contenuto di espressioni distinte (cfr. Eco 2005: 258, 275, ). Paolo Fabbri ci offre una definizione di metafora chiara e accessibile, che offre interessanti spunti di riflessione: una metafora si presenta come un enunciato che mette in collegamento una parola 1 con un altra grazie ad alcune proprietà che hanno in comune (Fabbri 2001). Il modello classico di metafora è una frase del tipo Quella 1 Occorre precisare che non esistono solo metafore verbali, ma anche metafore visive e musicali. Anche alle metafore di genere non verbale si potrebbe ascrivere una dimensione conoscitiva (cfr. Lorusso 2005: 19), tuttavia gli studi in merito si trovano ancora agli esordi. 19

20 donna è una rosa ; si tratta di un procedimento retorico che ha importanti implicazioni cognitive perché apporta un incremento di informazione sul significato delle due parole, e quindi un incremento di conoscenza per chi la interpreta correttamente e anche per chi la produce nel suo discorso. In realtà, nel linguaggio verbale ordinario esistono le cosiddette metafore morte, rese trite dall uso 1, che usiamo senza accorgercene. Da queste formule consuete non ricaviamo un grande apporto conoscitivo, soprattutto perché vengono usate automaticamente, senza rifletterci su. Ci accorgiamo del vero potenziale della metafora quando incontriamo o produciamo accostamenti inconsueti, enunciati inediti che mettono alla prova il nostro senso comune e il nostro discorso ordinario. In queste evenienze comunicative ci accorgiamo della vera forza della metafora, che ci conduce su strade di senso inesplorate regalandoci un occhio nuovo con cui vedere la realtà o con cui costruirla tramite il linguaggio. Se dico /Piero è una pecora/ abbiamo una metafora del primo tipo, se invece dico /Agnese è una sigaretta/, probabilmente dobbiamo compiere un numero maggiore di inferenze, sia su Agnese che sulla sigaretta, per poter vedere cos hanno in comune in realtà. Potrebbe essere che Agnese sia bionda, che sia magra e sottile, che faccia male alla salute, ed altro ancora. Possiamo pensare a metafore ancora più spiazzanti: teoricamente non abbiamo nessun limite. Tornando a /Retelilliput/,si potrebbe dire che non si tratta di metafora perché le due parole non sono collegate da un verbo. Guardando la cosa un po più in profondità, si potrebbe invece pensare in termini di enunciazione, dicendo per esempio che l istanza di enunciazione di questo testo Web si rivolga al suo enunciatario dicendo io, il testo che tu hai di fronte, sono la rete di lilliput. Non importa che io sia un pronome. Come nota Fabbri (2001), si possono dare metafore pronominali anche se la nostra tradizione retorica accetta l idea di metafora solo quando i due termini sono due veri e propri nomi; anzi, queste metafore sono particolarmente interessanti per la semiotica, in quanto indicano che all interno di testi molto diversi, l istanza della soggettività può essere trattata metaforicamente (ibidem: 58). Seguendo la definizione di Fabbri, ritengo che /Retelilliput/ sia una metafora narrativa. Vediamo perché. Ci troviamo qui di fronte qualcosa che va oltre il mero collegamento fra due parole, cioè una metafora lessicale. Non si tratta neanche di una metafora enunciazionale, o almeno non si tratta solamente di questo. 2 La testata /Retelilliput/ possiede valenze distinte nell economia semiotica di questo testo. In primo luogo, svolge per così dire una funzione referenziale in quanto lì fuori, nel mondo off-line, esiste qualcosa, un entità, che si chiama Rete di Lilliput. Il testo Web che abbiamo di fronte ne costituisce la proiezione nello spazio informatico del World Wide Web. La presenza di una testata ci garantisce che quello che appare sullo schermo del nostro PC è il sito la traccia di presenza online della realtà Retelilliput e non di un altro movimento, che so, Indymedia. Di conseguenza, la 1 In termini tecnici, il processo di incorporazione di una metafora nel linguaggio ordinario si chiama catacresi. 2 Una metafora enunciazionale potrebbe essere quella che compie una donna un po vanitosa dicendo io sono una rosa. 20

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