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2 Gli inventari degli archivi della Fondazione Ansaldo sono pubblicati con il patrocinio della Direzione generale per gli archivi.

3 Archivio Francesco Manzitti Inventario a cura di Barbara Celsi Claudia Cerioli 2009 STRUMENTI III

4 Il volume è stato stampato con il contributo della In copertina: Francesco Manzitti ed il sindaco di Genova Vittorio Pertusio insieme al Presidente della Repubblica Luigi Einaudi al Convegno internazionale per lo studio dei problemi economici della Federazione Europea, Genova 1952 Fondazione Ansaldo Editore Corso Ferdinando Maria Perrone, Genova - Italia Tel Fax ISBN

5 SOMMARIO INTRODUZIONE Nota storica a cura di Guido Levi Nota archivistica a cura di Claudia Cerioli VII XXI INVENTARIO Struttura dell archivio Affari diversi 3 Consiglio superiore della Marina mercatile 41 Corrispondenza 67 Finmare 71 Corrispondenza Finmare 111 Consorzio autonomo del porto di Genova 187 Contabilità personale 191 Materiale a stampa 193 INDICI Indici dei nomi 203 Indici degli enti, istituzioni e società

6 Si ringraziano il dirigente del Servizio III della Direzione generale per gli archivi, dott.ssa Patrizia Ferrara, la dott.ssa Ludovica De Courten e la dott.ssa Antonella Mulè la cui collaborazione ha permesso la realizzazione di quest opera. Si ringrazia altresì la Soprintendenza archivistica per la Liguria per la collaborazione nelle attività di salvaguardia e riordino del fondo archivistico.

7 NOTA BIOGRAFICA Il nome di Francesco Manzitti viene generalmente associato alle attività che egli svolse in campo economico nel secondo dopoguerra, in particolare come presidente della Camera del Commercio di Genova, del Consiglio superiore della Marina mercantile, del Comitato internazionale degli Scambi, della Finmare e del Consorzio autonomo del porto di Genova, tanto per ricordare solo le principali cariche da lui ricoperte nel momento centrale della sua vita, cioè tra la metà degli anni Quaranta e la metà degli anni Sessanta. Egli fu infatti uno dei protagonisti sia della stagione della ricostruzione sia di quella del cosiddetto miracolo economico, con un ruolo prevalentemente genovese, ma in parte anche nazionale. Com è noto, si trattò di un momento cruciale nella storia della società italiana, passata dalla miseria degli anni del conflitto a un certo livello di benessere, seppure non esente da contraddizioni e particolari situazioni di criticità: basti pensare che tra il 1951 e il 1958 il tasso di crescita del prodotto interno lordo si attestò mediamente intorno al 5,5% annuo e tra il 1958 e il 1963 si innalzò addirittura al livello record del 6,3%. In quello stesso periodo a Genova, pur nel quadro di un contesto anomalo caratterizzato dalla necessità della riconversione produttiva delle aziende a partecipazione statale e dalla debolezza delle imprese private, la siderurgia superava le cifre record del milione e poi dei due milioni di tonnellate d acciaio prodotte annualmente e il porto raggiungeva la soglia dei 16 milioni di tonnellate di merci movimentate, mentre nel contempo si realizzavano grandi opere pubbliche e infrastrutturali dall ampliamento della rete stradale e autostradale alla Fiera del Mare, dall acquedotto del Brugneto all aeroporto di Sestri Ponente e i consumi crescevano in modo esponenziale. Un sintetico quadro del fervore che animava il capoluogo ligure in quegli anni è stato tracciato dal fratello di Francesco Manzitti, Giuseppe che per un lungo periodo è stato direttore e poi presidente dell Associazione degli industriali di Genova, oltre che fondatore dell Intersind nel suo libro di memorie, Tempo di ricordare: Contrariamente a quanto si pensa non c erano imperi da liquidare, aziende da chiudere, anzi lo spirito era di riaprire le aziende

8 VIII Fondo Manzitti, e incominciare a lavorare per ricostruire. Tale spirito era unanime, sia nei padroni che nei lavoratori. Qualsiasi occasione era buona per produrre: c erano imprenditori quasi scatenati. Il settore che mi aveva colpito di più per le sue dimensioni era stato quello siderurgico, l industria del ferro 1. Si tratta di un giudizio molto interessante, non solo perché tende a non sopravvalutare le tensioni sociali degli anni Cinquanta, neppure quando esse sfociarono in episodi di protesta clamorosi durante alcune vertenze sindacali, ma anche perché questa interpretazione interclassista dei fatti, che si poneva già al di là delle logiche settarie della guerra fredda, avrebbe senz altro potuto essere sottoscritta dal fratello, anch egli uomo di dialogo e di mediazione. A dispetto dell importanza economica, sociale e politica rivestita da Genova in quegli anni, quale vertice di un triangolo industriale che rappresentava la parte più avanzata del sistema produttivo nazionale, nonché per il suo carattere di città operaia capace di esprimere una grande coscienza democratica come i fatti del 30 giugno 1960 avrebbero inequivocabilmente dimostrato, manca a tutt oggi uno studio complessivo su quel periodo, uno studio capace cioè di inquadrare le singole vicende già oggetto di attenzione degli studiosi di storia locali, e talvolta anche dei suoi protagonisti e testimoni, in un contesto più ampio che permetta di coglierne appieno il significato, le caratteristiche e le eventuali specificità. Tale lacuna non deve tuttavia sorprendere, se è vero che sono effettivamente tanti i momenti della storia genovese e ligure che non sono stati sino a oggi oggetto di adeguate indagini. Questo dato di fondo spiega forse il perché di una conoscenza solo parziale e superficiale della figura di Francesco Manzitti, perfino tra gli studiosi di storia economica o tra quei cultori della storia locale sempre attenti a non lasciar scendere l oblio su personaggi significativi e momenti salienti del recente passato. Solo nel maggio del 2004, nell ambito di un convegno intitolato Da Genova all Europa. La vocazione europea negli ambienti economici della Liguria nel secondo dopoguerra, un convegno che aveva uno dei suoi punti di forza proprio nella multidisciplinarietà dell approccio, è stata avviato un lavoro di ricostruzione delle sue vicende biografiche e una riflessione sul significato 1 G. MANZITTI, Tempo di ricordare. Dalla ricostruzione del dopoguerra ai binari del futuro, Genova, De Ferrari, 2009, p. 103.

9 IX Nota storica della sue molteplici attività. I contributi degli studiosi sono stati successivamente raccolti in un volume, curato da Daniela Preda, ed edito nel novembre del 2006 nella collana Polis della Ecig 2, che ha soprattutto cercato di evidenziare il ruolo avuto da Manzitti, sul piano politico, all interno dell antifascismo genovese, con particolare riferimento alla sua giovanile esperienza nella rivista Pietre e poi alla lotta di liberazione nazionale, senza peraltro dimenticare il suo impegno nel dopoguerra nell ambito dei movimenti per l unità europea, espressione emblematica della sua capacità di guardare oltre le contingenze del proprio tempo. Dal punto di vista economico e professionale è invece emerso chiaramente l ambito internazionale della sua attività basti pensare alla vertenza Andrea Doria-Stockholm la sua critica radicale a ogni interpretazione di stampo nazionale, o peggio nazionalista, del diritto marittimo, le doti di grande economista di cui fece mostra dapprima in qualità di presidente della Commissione economica del CLN Liguria e poi della Camera di Commercio di Genova, sino all impulso che egli seppe imprimere all ampliamento e alla modernizzazione del porto durante la sua breve presidenza del CAP negli anni Sessanta. Da più parti è infine stato messo in rilievo il fatto che il culto per la libertà, intesa da un lato come libertà di pensiero e di espressione e dall altro come libertà d impresa, costituiva il punto di congiunzione, se non addirittura il collante, tra il momento politico e quello economico della sua attività. Tale convegno aveva preso le mosse dal ritrovamento dei diari che Francesco Manzitti aveva puntualmente scritto per ben diciassette anni, tra il 1950 e il 1966, diari in cui egli aveva annotato fedelmente non solo le vicende personali e della sua famiglia, ma anche, più in generale, i momenti più significativi della storia della città, vagliati da uno sguardo critico, e talvolta accompagnati anche da giudizi pungenti, per giunta arricchiti di informazioni e retroscena di cui lui solo, per le cariche che ricopriva, poteva essere a conoscenza. Questo prezioso materiale documentario era rimasto a lungo 2 D. PREDA (a cura di), Da Genova all Europa. La vocazione europea negli ambienti economici della Liguria nel secondo dopoguerra, Genova, Ecig, Il Convegno era stato organizzato dal Dipartimento di Ricerche europee dell Università degli studi di Genova, in collaborazione l Associazione universitaria di Studi europei, la Camera di Commercio di Genova e il Comitato Genova 2004.

10 X Fondo Manzitti, depositato tra le carte private della famiglia, quindi non accessibile alla comunità degli studiosi, anche per volontà testamentaria che i diari non fossero resi noti per almeno 25 anni dalla sua scomparsa, sino a quando, alcuni anni or sono, il figlio Beppe, consapevole dell interesse pubblico che essi rivestivano, dietro suggerimento di Paolo Murialdi, il noto giornalista nonché storico del giornalismo, si adoperò per farli trascrivere e mettere a disposizione degli storici. Francesco Manzitti era nato a Genova l 11 marzo 1908, da Giuseppe e Virginia Preve, nell elegante quartiere residenziale di Castelletto. Il padre, di origine abruzzese, aveva studiato a Genova grazie a una borsa di studio, si era sposato nel 1905 e nel primo dopoguerra aveva fondato la Mutua Marittima Nazionale, probabilmente la prima iniziativa previdenziale nel settore marittimo della città. La madre era invece nata a Laigueglia, dove era anche cresciuta, e si era trasferita a Genova con la famiglia solo da ragazza. Primogenito di cinque figli, Francesco aveva frequentato il prestigioso Liceo classico Colombo, prima di iscriversi all Istituto superiore di Studi commerciali, futura Facoltà di Economia e Commercio. Sin dall adolescenza il giovane Manzitti aveva fatto mostra di un intelligenza pronta e vivace, di una notevole vocazione alla lettura e allo studio, di precoci interessi politici e sociali, nonché di un istintiva propensione antifascista. Per aver espresso pubblicamente queste posizioni politiche, già nel 1924, quando cioè aveva solo 16 anni ed era presidente del Fascio Studenti secondari cattolici, egli subì la prima aggressione squadrista. Negli anni successivi la sua avversione al regime divenne più consapevole, grazie soprattutto all incontro con docenti dichiaratamente antifascisti quali Attilio Cabiati, Salvatore Ortu Carboni, Emanuele Sella e il giovane Carlo Rosselli, allora incaricato di Istituzioni di Economia politica presso l Istituto superiore di Studi commerciali. A proposito di Rosselli, ricordiamo che Manzitti si schierò in più occasioni dalla sua parte e figurò anche tra gli organizzatori di una coraggiosa iniziativa studentesca in suo sostegno tenutasi all indomani dell agguato fascista da questi subito in via Roma, nel centro di Genova, proprio davanti al Palazzo della Prefettura.

11 XI Nota storica In quel periodo egli si riconosceva già nei valori del liberalismo, ma nel contempo contestava l acquiescenza dei liberali italiani verso il fascismo. Proprio per questa ragione egli rifiutò di iscriversi al Partito, non raccogliendo l invito espressamente rivoltogli in tal senso da Umberto Vittorio Cavassa, futuro direttore de Il Secolo XIX, e per lo stesso motivo fu anche tra i fondatori di quella rivista Pietre che, in nome dei supremi valori della democrazia, superava i vecchi steccati del liberalismo e, sulla scia dell insegnamento di Piero Gobetti, apriva a sinistra ai socialisti, come avrebbe dimostrato la collaborazione con i giovani Franco Antolini e Virgilio Dagnino. Pietre era una rivista culturale di indirizzo prevalentemente letterario, e proprio su questo terreno polemizzava a distanza col fascismo, avversando la retorica di poeti, scrittori e intellettuali esaltati dal regime, nonché la loro faziosa interpretazione degli eventi e della storia. Per questa ragione ebbe vita breve, dato che la sua esistenza fu circoscritta ai due anni compresi tra il marzo del 1926 e il marzo del 1928, quando fu costretta a cessare le pubblicazioni a seguito dell improvviso arresto, avvenuto nella notte tra il 12 e il 13 aprile, di molti redattori, a seguito di un attentato avvenuto il giorno precedente in Piazza Giulio Cesare a Milano, nel corso del quale persero la vita venti persone. Ovviamente i giovani di Pietre erano del tutto estranei al crimine che venne loro imputato, ma erano invece reali i rapporti che molti di loro avevano stretto nel frattempo con l organizzazione clandestina della Giovine Italia. Già da alcuni mesi tuttavia Pietre era diventata un altra cosa, essendo la redazione passata a Milano, sostanzialmente nelle mani di Lelio Basso, essendosi il giornale trasformatosi in un quindicinale, e soprattutto avendo accentuato il suo carattere politico, tanto da assomigliare perfino graficamente a Rivoluzione Liberale. Il nome di Francesco Manzitti era strettamente vincolato a questo periodico, poiché egli risultava tra i suoi fondatori e redattori, poiché vi scrisse i suoi primi articoli di natura politica ed economica 3 e svolse un ruolo importante nel reperimento delle risorse finanziarie necessarie alla 3 Cfr., in particolare, F. MANZITTI, I problemi del lavoro. La partecipazione agli utili, in Pietre, a. I, n. 7, ottobre 1926, pp ; ID., Problemi e soluzioni. La questione mineraria inglese, in Pietre, a. I, n. 9, dicembre 1926, pp ; ID., 16 febbraio, in Pietre, a. II, n. 2, febbraio 1927, p. 33; ID., Lucien Romier e l Europa, in Pietre, a. II, n. 4, aprile 1927, pp

12 XII Fondo Manzitti, pubblicazione, e infine perché l indirizzo della sua abitazione di Corso Carbonara costituiva la sede ufficiale di Pietre, anche se le riunioni generalmente si tenevano presso la Società di Letture e Conversazioni Scientifiche. Anche negli ultimi mesi di vita della rivista, Manzitti continuò a svolgere un importante ruolo di collegamento tra la serie genovese e quella milanese, dato che continuò a collaborare con essa insieme all amico Enrico Alpino. Non deve perciò stupire se tra gli arrestati figurasse anche Francesco Manzitti, mentre sorprende il contemporaneo fermo dei fratelli Cesare e Giuseppe. I tre fratelli vennero interrogati in Questura e quindi trasferiti nel carcere di Marassi. Dopo quindici giorni Cesare e Giuseppe furono rilasciati, mentre Francesco, la cui posizione era indubbiamente più delicata, fu trasferito in manette alla prigione di Milano. A San Vittore egli fu trattenuto per circa un mese prima di essere rilasciato, ma avendo in quel momento rifiutato di fare atto di sottomissione fu comunque deferito alla Commissione provinciale per il confino e sottoposto a due anni di ammonizione. Le misure più restrittive, che consistevano nel non poter rincasare la sera dopo le 22 e nel divieto di spostarsi fuori città, vennero tuttavia presto revocate. Di tanto in tanto si presentava però alla porta di casa un agente dell OVRA per una visita di controllo, per ricordare probabilmente sia a Francesco che ai suoi fratelli che la polizia continuava a sorvegliarli e che ogni loro piccolo passo falso sarebbe stato scoperto e punito. Ed effettivamente questa strategia del regime sortì qualche risultato, allontanandoli sostanzialmente dall impegno politico, pur rafforzando la loro fede antifascista. Nel frattempo Francesco aveva conseguito una seconda laurea in Giurisprudenza all Università di Milano, una laurea presa quasi contemporaneamente e perciò all insaputa delle autorità accademiche che non lo avrebbero potuto consentire in base al regolamento a quella genovese in Scienze economiche e commerciali. L ultimo strascico dell arresto Francesco lo subì alla metà degli anni Trenta, quando venne respinta per indegnità politica la sua domanda per svolgere il servizio militare come ufficiale; venne perciò addestrato come soldato semplice, prima a Capua e poi in Calabria, si sposò con Cici Zarri, intraprese l attività professionale di liquidatore di avarie marittime, aprendo uno studio nel centro storico di Genova. Avendo

13 XIII Nota storica occasione di recarsi sovente all estero per lavoro, instaurò contatti con alcuni esuli politici. Negli anni del consenso degli italiani al regime, l antifascismo di Manzitti si limitò a questi piccoli gesti, forse in attesa di tempi migliori: nel 1940 il suo nome venne perciò cancellato da quel Casellario politico centrale in cui il regime schedava i suoi oppositori. La guerra, e poi la tragedia dell occupazione tedesca, cambiarono però nuovamente le cose. Sin dal 28 luglio 1943, quindi durante i cosiddetti 45 giorni di Badoglio, Manzitti rientrò sulla scena politica, andando a rappresentare il Partito liberale italiano, congiuntamente a Enrico Martino, nel locale Comitato dei partiti antifascisti. Nelle settimane successive si dedicò principalmente alla ricostruzione del Partito liberale insieme a Martino, Bruno Minoletti e Mario Albini, tutti liberali eterodossi, provenienti dall esperienza di Pietre o di Giustizia e Libertà. Si trattava di ripartire praticamente da zero, perché il partito, soppresso nel 1926 dal fascismo insieme a tutte le altre forze democratiche, non aveva conservato alcuna organizzazione clandestina. Si trattava di un attività tollerata, anche se non ancora legalizzata, e comunque visibile. Di conseguenza, dopo l 8 settembre Manzitti dovette muoversi con particolare cautela e non poté pertanto rappresentare il partito nel neonato Comitato di Liberazione Nazionale. Egli non restò comunque ai margini dell organizzazione resistenziale, tanto che nel mese di ottobre assunse la presidenza del Comitato finanziario futura Commissione economica del CLN Liguria, con la responsabilità di reperire non solo le risorse necessarie per la lotta, ma anche per aiutare le famiglie dei partigiani alla macchia e quelle dei prigionieri, dei deportati e degli uccisi. Ed effettivamente egli svolse nel migliore dei modi il delicato incarico, grazie soprattutto alla brillante intuizione del cosiddetto Prestito della Liberazione. Si trattava di un emissione di buoni di diverso taglio da parte del CLN, che avrebbero dovuto essere risarciti a guerra finita, e poiché stampare tali buoni in tipografia rappresentava un grande pericolo si ricorse allo stratagemma di contrassegnare con un piccolo foro a forma di stella le banconote già in circolazione, aumentandone di cento volte il valore nominale. L iniziativa ebbe un notevole successo e venne pertanto fatta propria anche da alcuni Comitati di liberazione di altre regioni.

14 XIV Fondo Manzitti, Nell aprile 1944, allorché le maglie della polizia politica si andavano stringendo intorno all organizzazione resistenziale, Manzitti fu chiamato a sostituire il liberale Umberto Lazagna nel Comitato militare del CLN Liguria. Tutte queste attività non potevano però sfuggire alla rete di spionaggio italotedesca, e così nel luglio 1944 le SS fecero nottetempo irruzione nella sua casa di Portofino, dove era sfollato con la famiglia. Riuscì tuttavia a sottrarsi miracolosamente all arresto essendo quella notte rimasto, per precauzione, a dormire nell abitazione di un amico, ma per tredici ore consecutive i nazisti perquisirono la casa e terrorizzarono la moglie, i due bambini e il personale di servizio. Avvisato da un amico di quanto era avvenuto, Manzitti non poté far altro che fuggire a Milano, dove non essendo conosciuto avrebbe potuto continuare la lotta sotto le mentite spoglie del conte Fausto Marchetti. Nel capoluogo lombardo egli divenne infatti il rappresentante del Partito Liberale nel Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI), ed entrò a far parte anche del suo Comitato economico. In tali vesti egli si occupò principalmente dei contatti tra il CLNAI e il CLN Liguria, ma gli furono affidati anche incarichi particolari quali la delicata questione dei rapporti tra partigiani italiani e sloveni nella regione giuliana e il problema della ricostruzione del porto di Venezia, gravemente danneggiato dai bombardamenti alleati. Parallelamente egli si interessò pure alla ricostruzione del Partito liberale, questa volta a livello nazionale. Il 25 aprile 1945 Manzitti si trovava ancora a Milano con l amico Minoletti per seguire gli ultimi sviluppi della guerra e del destino di Mussolini, ma erano già in corso i preparativi per il ritorno a Genova. All indomani della Liberazione, Manzitti assunse l incarico di presidente della Commissione economica del CLN Liguria, organismo che su richiesta del CLNAI era stato profondamente riformato proprio nella prospettiva postbellica di essere chiamato a predisporre un piano organico per la ripresa immediata dell economia. E in tale veste egli si mise subito al lavoro, occupandosi in primo luogo della questione degli approvvigionamenti cittadini e del funzionamento dei trasporti pubblici, cercando di instaurare buone relazioni con gli Alleati e rivendicando maggiore autonomia dal CLN regionale.

15 XV Nota storica Ma la situazione era davvero drammatica, col porto bloccato dalle mine e dai relitti, le fabbriche che non riuscivano a produrre a pieno regime per mancanza di materie prime e per scarsità di commesse, e una disoccupazione di massa. Contemporaneamente Manzitti guidava anche il Consiglio provinciale dell economia, futura Camera di Commercio, Industria e Agricoltura di Genova. Proprio quest ultima divenne la sua carica più importante a partire dai primi mesi del 46, allorché in Liguria la Commissione economica venne sciolta, come del resto nelle altre regioni. Su questa vicenda egli entrò tuttavia in contrasto con il suo partito, che, a differenza di Manzitti, era favorevole a quel provvedimento: alcuni mesi dopo egli ne trasse perciò le debite conseguenze, abbandonando un PLI che sempre più spesso andava assumendo posizioni conservatrici. Manzitti restò alla guida della Camera di Commercio sino al 1954, e di questo ruolo egli fu sempre particolarmente orgoglioso essendo profondamente convinto che l economia genovese dovesse puntare più sul commercio che non sull industria, anche perché quest ultima, a suo avviso, era poco dinamica e troppo legata all IRI. Nella seconda metà degli anni Quaranta egli provò pertanto a stimolare gli scambi e incentivare il turismo, ricostituì la Borsa merci, promosse la nascita dell Istituto di Economia internazionale un centro di alto livello con finalità di studio e di ricerca e fu tra i primi sostenitori della costruzione dell aeroporto. Nel frattempo egli ricoprì altre cariche importanti nel mondo economico, a cominciare dalla nomina nel 1946 a componente del Consiglio d amministrazione dell Istituto bancario San Paolo di Torino. Nel 1948 gli venne invece affidata la presidenza del Consiglio superiore della Marina mercantile, proprio in anni cruciali caratterizzati dal ripristino di navi che durante la guerra erano state affondate nei bacini portuali o sottocosta, dall acquisto di navi americane come le Liberty, oltre che dalla necessità di arrivare alla completa riattivazione di porti e cantieri. In virtù di tale qualifica tra il 1948 e il 1952 presiedette anche il Comitato tecnico per le assegnazioni delle nuove costruzioni navali. A cavallo tra gli anni Quaranta e Cinquanta crebbe parallelamente anche il suo impegno nel Movimento federalista europeo (MFE), il più importante tra i movimenti per l unità europea allora presenti in Italia.

16 XVI Fondo Manzitti, Europeista sin dai tempi di Pietre, Manzitti nel 1949 entrò infatti a far parte del Comitato direttivo della sezione di Genova del MFE e l anno successivo partecipò attivamente alla Campagna della petizione per il patto di Unione federale dell Europa 4. La sua attività politica non si riduceva però in quegli anni soltanto alla militanza nel MFE, dato che nella primavera del 1951 egli venne eletto per la prima volta in Consiglio comunale come indipendente nella lista della Democrazia cristiana, grazie alle preferenze raccolte. La presidenza del Comité international des échanges, assunta nel 1951, lo costrinse a viaggiare molto all estero e a recarsi sovente a Parigi, e fu premiata dal governo francese con il conferimento dell onorificenza di Cavaliere della Legione d onore. Impressionante è la mole di impegni che si susseguivano nelle sue settimane non ultimi quelli derivanti dalla vicepresidenza dell Unione italiana delle Camere di Commercio, un organismo di rappresentanza che intendeva porsi come interlocutore per le politiche nazionali, che gli consentivano solo rari e brevi momenti di riposo. Quando però nel 1952 assunse la presidenza della Finmare cioè la Società Finanziaria Marittima del gruppo IRI costituita negli anni Trenta al fine di assumere la partecipazione azionaria delle Società di Navigazione, nonché di coordinarle e di prestare loro un opportuna assistenza finanziaria Manzitti fu costretto a dimettersi, per ragioni di incompatibilità, dalla Presidenza del Consiglio superiore della Marina mercantile, dal Consiglio d amministrazione delle società di assicurazione Savoia e Levante, dal Consiglio della società di navigazione Chiarella e da quello del Rina, il Registro Navale Italiano. Era stato nominato alla guida della Finmare per le sue capacità professionali da Paolo Cappa, ministro della Marina mercantile, e aveva accettato con soddisfazione il nuovo incarico visto l importanza che allora aveva la flotta di stato. Non furono però quelli anni facili per Manzitti, non solo per i gravosi problemi che dovette affrontare per provare ad appianare un cronico buco di bilancio, ma anche perché si trovò coinvolto in un duro scontro sindacale, il cui momento culminante fu rappresentato dallo sciopero dei marittimi del 1959, nel corso del quale venne duramente attaccato con l accusa di essere 4 A questo proposito mi permetto di segnalare il mio volume, Per una storia dell europeismo in Liguria. Documenti e materiali, Genova, Ecig, 2007, con particolare riferimento alla scheda su Francesco Manzitti elaborata da Giorgio Grimaldi.

17 XVII Nota storica subalterno alle posizioni di Confindustria. Questo scontro avvenne proprio nell ultimissimo periodo della sua presidenza, quando egli aveva già presentato da alcuni mesi le sue dimissioni ritenendo ormai raggiunti gli obiettivi prefissati, ed era in attesa della nomina del suo successore. Nel 1952 Manzitti fu inoltre uno dei principali organizzatori di quello straordinario Convegno internazionale per lo studio dei problemi economici dell Europa federata che ebbe luogo a Genova e che rappresentò la prima occasione per una riflessione seria e scientifica su questa tematica. Egli ebbe un ruolo da protagonista in questa iniziativa sia come presidente della Camera di Commercio sia come dirigente del MFE, ma sono tantissimi, come già accennato, gli enti, le organizzazioni e le associazioni che negli anni Cinquanta lo annoveravano tra i loro dirigenti e soci, e che spaziavano dal Comitato italiano del Lloyd s Register of Shipping, di cui fu anche presidente, al Comitato italiano atlantico, in cui ricoprì la carica di vicepresidente, passando per l Istituto nazionale per la storia del Movimento di liberazione in Italia, la Società autostrada dei fiori, di cui fu anche presidente per un breve periodo, l Associazione Italia-Usa, l International Law Association, il Comité Maritime International e molti altri ancora. Il 1959 rappresentò per certi aspetti un altro momento di svolta nella vita lavorativa di Manzitti, avendo egli concluso nel mese di novembre la sua esperienza alla Finmare. Cominciarono però a prospettarsi subito nuovi incarichi, dato che al momento della formazione del governo Segni il suo nome circolò come possibile ministro delle Partecipazioni statali insieme ad ipotesi di altri incarichi come la presidenza della società Italia o del Consorzio autonomo del porto, quest ultima prospettatagli da Carlo Russo sin dal 1961 ma che divenne operativa solo nell agosto 1963 a seguito della nomina governativa, dopo aver superato non poche resistenze di alcune parti politiche. Manzitti ben conosceva quell ambiente, non solo per aver sempre operato nel settore marittimo, ma anche perché in qualità di presidente della Camera di Commercio era stato per molti anni membro di diritto dell Assemblea generale del CAP e del Comitato sezione opere portuali e di gestione. Operò pertanto con competenza, varando tra l altro il primo piano regolatore portuale, completando l espansione a ponente della diga foranea,

18 XVIII Fondo Manzitti, potenziando i mezzi meccanici di scarico, costruendo nuovi terminal e magazzini, ampliando i bacini di carenaggio e la stessa Stazione marittima. Nel dicembre 1966, tuttavia, Manzitti ufficializzò le sue dimissioni, lamentando la scarsa collaborazione incontrata nell espletamento delle sue funzioni e denunciando, nel suo discorso di commiato, la pesante onerosità degli egoismi portuali che travagliano il nostro emporio. All inizio del 1967, quando era ancora alla guida del CAP, fu improvvisamente colpito da un ictus: rischiò la vita, ma pur essendo riuscito a superare la crisi non fu più in grado di recuperare completamente. Di conseguenza negli ultimi anni ridimensionò progressivamente le proprie attività, sino al momento dell aggravamento e della scomparsa, avvenuta a Genova l 8 settembre Guido Levi

19 XIX Nota storica BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE ASSERETO GIOVANNI, DORIA MARCO (a cura di), Storia della Liguria, Roma- Bari, Laterza, 2007; DAGNINO VIRGILIO, Gli incorporati, Milano-Varese, Industrie Grafiche Amedeo Nicola, 1964; GIACCHERO GIULIO, Genova e Liguria in età contemporanea. Un secolo e mezzo di vita economica: , Genova, Cassa di Risparmio di Genova e Imperia, 1970; GIBELLI ANTONIO, RUGAFIORI PARIDE, Regione improbabile, regione possibile. Un percorso nella storia della Liguria contemporanea, in Storia d Italia. Le regioni dall Unità a oggi. La Liguria, Torino, Einaudi, 1994; LEVI GUIDO (a cura di), Per una storia dell europeismo in Liguria. Documenti e materiali, Genova, Ecig, 2007 MANZITTI GIUSEPPE, Tempo di ricordare. Dalla ricostruzione del dopoguerra ai binari del futuro, Genova, De Ferrari, 2009; MARCENARO GIUSEPPE, Pietre : più che una rivista un intenzione, in Pietre. Antologia di una rivista ( ), Milano, Mursia, 1973; MINOLETTI QUARELLO VIRGINIA, Via Privata Siracusa, Milano, Due Torri, 1946; PREDA DANIELA (a cura di), Da Genova all Europa. La vocazione europea negli ambienti economici della Liguria nel secondo dopoguerra, Genova, Ecig, 2006; RUGAFIORI PARIDE, Resistenza e ricostruzione in Liguria, Milano, Feltrinelli, Per la stesura di questa introduzione sono stati infine consultati i Diari inediti di Francesco Manzitti e la documentazione conservata nel Fondo Manzitti presso la Fondazione Ansaldo.

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